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Grammatica Fonologia e Ortografia

Le lettere o GRAFEMI sono segni scritti che rappresentano i suoni o FONEMI delle
parole. Le unità minime della lingua sono costituite da grafemi e fonemi.

● L’USO DELLE MAIUSCOLE


Le lettere dell’alfabeto possono essere minuscole o maiuscole.
Le maiuscole si usano nei seguenti casi:
1. All’inizio di una frase e dopo il punto fermo (.)
2. Con tutti i nomi propri di persona, animale, cose personificate, con prodotti
commerciali, marchi registrati, società, società sportive, cognomi e
soprannomi.
3. Con i nomi geografici e topografici, vie o piazze, con i punti cardinali nel caso
in cui indichino un territorio, o una realtà socio-economica.
4. All’inizio di un discorso diretto.
5. Dopo il punto esclamativo (!) , o interrogativo (?) - se conclusivi di un
discorso -
6. Con nomi di popoli che non siano aggettivi
7. Titoli di opere letterarie, brani musicali, film, giornali.
8. Nomi della sfera religiosa, festività religiose o civili.
9. I nomi dei mesi se indicano delle festività.
10. Nomi dei secoli, di periodi o avvenimenti storici.
11. Nomi di istituzioni, enti o simili.
12. Titoli onorifici, nomi indicanti particolari cariche a meno che siano seguiti dal
nome proprio di persona.
13. Segni Zodiacali, nomi di pianeti, costellazioni PS.( Fanno eccezione Terra,
Sole, Luna che si scrivono in maiuscolo quando fanno fede al riferimento
astronomico
14. Nelle sigle, o con i numeri romani.

● LE VOCALI
Le vocali sono lettere che si possono pronunciare da sole, senza appoggiarsi ad altre,
ogni vocale può formare una sillaba.
Le vocali sono 5 (a,e,i,o,u) alle quali corrispondono 7 fonemi, visto che (e) e (o)
possono avere un suono aperto (è,ò) - Accento fonico aperto- o chiuso (é) - Accento
fonico chiuso - .
Le Vocali si distinguono in:
1. Deboli o Dolci (i,u)
2. Forti o Aspre (a,e,o)

2 Vocali che si pronunciano con un'unica emissione di fiato formano un DITTONGO


3 Vocali che si pronunciano con un'unica emissione di fiato formano un TRITTONGO
Quando le Vocali possono essere separate si ha uno IATO = formato da 2 Vocali F
forti, o 1 Vocale forte e 1 Vocale debole accentata, si trova di solito dopo : ri-,bi-tri-

Dittongo = Incontro tra 2 Vocali deboli (i+u) , oppure una vocale forte e una debole
non accentata (u+o) (i+a)
Trittongo = Incontro tra 1 Vocale debole e 2 Vocali Forti

Se l’accento è sulla seconda delle 2 Vocali il dittongo si dice ASCENDENTE


Se l’accento è sulla prima delle 2 Vocali il dittongo si dice DISCENDENTE

Nel caso di (uo e ie) si parla di dittonghi mobili poiché nelle parole derivate e nella
coniugazione dei verbi essi si possono trasformare in Vocali semplici.

● LE CONSONANTI
Sono 15 lettere che hanno un suono proprio, ma possono formare una sillaba solo
appoggiandosi a una Vocale.
Si dividono in:
1. Labiali (b,p,f,v,m) → con le labbra;
2. Linguali (l,n,r) → con la punta della lingua;
3. Dentali (t,d,s,z) → con la lingua appoggiata ai denti anteriori;
4. Palatali (c e g dolci) → lingua appoggiata al palato;
5. Gutturali (c e g dure) → articolate nella gola

Se la loro pronuncia è accompagnata dalla vibrazione delle corde vocali le consonanti


si dividono in:
1. Sonore (b,d,g,v)
2. Sorde (c,f,p,t)

C,G
La C, e la G hanno un suono:
- dolce, davanti alle vocali (e) ed (i)
- duro, davanti alle rimanenti vocali , e davanti a (e) e (i) interrotte da (h)
H
L’H è priva di suono, è detta lettera muta, di solito non è compresa tra le consonanti.
Non si pronuncia, ma è usato come segno grafico.
Q
E’ sempre seguita da u + altra vocale
S,Z
Possono avere 2 suoni:
1. Dolce o Sonoro → La S è sempre sonora quando è seguita da una consonante
sonora. La Z sonora è meno frequente, soprattutto se preceduta da L, o seguita
da I + altra vocale.
2. Aspro o Sordo → La S è sorda quando è : doppia (SS), quando è all’inizio di
una parola davanti a una vocale, preceduta da una consonante, quando è finale
di parola, e quando è seguita da una consonante sorda.

La S si dice IMPURA quando è seguita da un'altra consonante.

● GRUPPI CONSONANTICI
Sono gruppi di 2 o 3 consonanti che unite in gruppi formano i NESSI
CONSONANTICI , nei quali ogni consonante mantiene il proprio suono.
Davanti a B o P si trova sempre M .
I Nomi propri composti ammettono entrambe le consonanti, mentre altre eccezioni si
hanno con i composti di BENE

● CONSONANTI DOPPIE
Tutte le consonanti tranne l’H possono raddoppiare in una parola, a patto che siano
precedute da una vocale.

Regole da rispettare:
1. G e Z non raddoppiano nelle parole che finiscono in -ione;
2. B non raddoppia davanti a -ile;
3. Q si raddoppia nella forma CQ. L’unico caso di parola con due Q è soqquadro.

● DIGRAMMI E TRIGRAMMI
Essi sono suoni dell’italiano che non possono essere rappresentati con una singola
lettera, e per trascriverli si usano gruppi di due lettere: i DIGRAMMI. Essi sono:
1. ch seguito da (e) o (i);
2. gh seguito da (e) o (i);
3. non va mai inserita la (i) tra (gn) ed (a,e,o,u) ad eccezione dei verbi con
l’infinito in -gnare; -iamo; -iate; poiché la (i) fa parte della desinenza.
4. gl seguito da i. Fanno eccezione termini come glicine, in cui (g) ed (l) seppur
seguiti dalla (i) si pronunciano separatamente, e quindi non costituiscono un
diagramma.
5. sc seguito da (e) o (a)
6. ci e gi, poiché la i serve a addolcire i suoni duri di c e g

I TRIGRAMMI invece sono:


I gruppi gli, sci, chi, ghi seguiti da vocale.

● LE SILLABE
SILLABA = Gruppo di lettere pronunciato con una singola emissione di fiato, che
contiene almeno una vocale.
In base se le parole sono composte da 1,2,3,4 sillabe si dicono : monosillabe,
bisillabe, trisillabe, quadrisillabe. Le parole con + di 3 sillabe si dicono :
POLISILLABE.
SILLABE:
1. Aperte: se terminano per vocale;
2. Chiuse: se terminano per consonante.

Un vocabolo può perdere una delle proprie sillabe. Si parla di:


1. AFERESI: indica la caduta di 1 vocale o 1 sillaba all'inizio della parola;
2. SINCOPE: indica la caduta di 1 vocale o 1 sillaba all'interno della parola;
3. APOCOPE: indica la caduta di 1 vocale o 1 sillaba alla fine della parola.

Vi sono anche casi di accrescimento delle parole, mediante l’aggiunta di una sillaba o
di una sola lettera.
L’esempio più noto è quello della D eufonica, che viene usata per rendere più
armoniosa la pronuncia. Questo avviene con: la preposizione a; con la congiunzione e
seguita da una parola che inizia con la medesima vocale.

● DIVISIONE IN SILLABE
Regole per dividere le parole in sillabe.

Per le vocali:
1. La vocale iniziale di una parola, seguita da una o più consonanti, può formare
una sillaba a sé;
2. Si possono dividere le vocali di uno iato, ma non quelle dei dittonghi e dei
trittonghi.
Per le consonanti:
1. Bisogna sempre dividere le doppie;
2. Una consonante semplice può creare una sillaba con la vocale o il dittongo da
cui è seguita;
3. Più consonanti formano una sillaba con la vocale che segue, a patto che la
sillaba possa costituire l’iniziale di un’altra parola italiana, altrimenti devono
essere divise.

I prefissi : -dis, -ben, in- possono rimanere invariati o divisi, ma è bene attenersi al
principio di non andare mai a capo con una vocale.

● L’ALFABETO FONETICO INTERNAZIONALE


L’alfabeto fonetico internazionale (AFI) è il sistema di segni grafici, che viene usato
per indicare i suoni linguistici nelle varie lingue. E’ composto da lettere dell’alfabeto
latino o greco e da altri segni.

a alba

b banco

c + e,i cera
c + a,o,u casa
ch + e,i china
qu + a,e,i,o quadro,questione

d danno

é (chiusa) sera

è (aperta) bene

f festa

g + a,o,u gatto
gh + e,i ghetto,ghiro

g (palatale) + e,i gesto,giro

i rima

i semiconsonantica fiore

gl + i gli
gli + a,e,o,u paglia

o (chiusa) sole

ò (aperta) nove

s (sorda) sasso

s (sonora) mese

sc + e,i scena, scivolo


sci + a,o,u sciame

u semiconsonantica uomo

z (sorda) zio

z (sonora) zero

● FORME E UTILIZZO DELL’ACCENTO GRAFICO


La sillaba pronunciata con tono più intenso = SILLABA TONICA , così detta perché
sulla vocale (Vocale tonica) cade l’accento TONICO.
Le altre sillabe prive di accento vengono dette ATONE.

L’accento tonico non si scrive, quando ciò avviene; si parla di ACCENTO


GRAFICO, e può avere 3 forme:
1. Grave (è), usato sulla a,i,u e sulle e ed o aperte;
2. Acuto (é), usato su e ed o chiude;
3. Circonflesso (^) per indicare nel plurale di alcuni nomi/Aggettivi terminanti
in -io, la contrazione delle due i in una sola, ad oggi usato molto raramente, un
tempo rappresentava la contrazione di alcuni termini, o la caduta di alcune
lettere.
PS. L’accento utilizzato per distinguere un suono aperto da uno chiuso di e ed o si
dice ACCENTO FONICO.

E’ obbligatorio usare l’accento grafico:


1. Sulle parole tronche con 2 o più sillabe;
2. Sui monosillabi ciò,può,già,più,giù,piè;
3. Sui monosillabi per non confonderli con altre parole uguali nella pronuncia,
ma diverse per significato e valenza grammaticale:

dà - verbo - da - preposizione -

dì - giorno - di - preposizione -

è - verbo - e - congiunzione -

ché = perché che - pronome relativo, congiunzione -

là - avverbio - la - articolo, pronome, nota -

lì -avverbio - li - pronome -

né - congiunzione - ne - pronome, avverbio -

sé - pronome - se - congiunzione -

sì - avverbio - si - pronome, nota -

tè - nome - te - pronome -

L’accento grafico non si usa sui monosillabi qui, qua, so, sa, sto, sta, va, tra, fra, fu,
fa, tre, blu, no, re, i cui composti invece vanno sempre accentati.
PS. il pronome SE’ se seguito da STESSO può essere anche senza accento.

In base a qual’è la sillaba su cui cade l'accento, le parole si dividono in:


1. Tronche, se l’accento cade sull’ultima sillaba;
2. Piane, se l’accento cade sulla penultima;
3. Sdrucciole, se l’accento cade sulla terzultima;
4. Bisdrucciole, se l’accento cade sulla quartultima.

In base a quale parola si legano le parole monosillabe atone, se nella pronuncia si


legano:
1. Alla parola che segue si dicono : PROCLICHE, esse sono costituite da
articoli determinativi (il, lo, la, gli, le) e dalle preposizioni (di, a, da) ;
2. Alla parola che le precede si dicono : ENCLITICHE, in questo caso la parola
monosillabica raddoppia la consonante iniziale.

PS. Sono sia procliche, che enclitiche le particelle pronominali e avverbiali (mi, ti, ci,
si, vi, ne).

Esistono vocaboli detti OMONIMI, che, pur avendo la stessa grafia e/o lo stesso
suono, hanno significati diversi.

E si distinguono in:
1. OMOFONI : quelli che essendo dotati di significato diverso , hanno la stessa
pronuncia , e a volta anche la stessa grafia;
2. OMOGRAFI : si scrivono allo stesso modo, ma hanno pronuncia e significato
diverso.

● L’ELISIONE
La caduta della vocale finale di una parola davanti un'altra parola che cominci per
vocale, determina l’ELISIONE, determinabile in virtù della presenza dell’apostrofo,
segno che si mette al posto della vocale soppressa, per indicarne la caduta.

L’Elisione è obbligatoria:
1. Con gli articoli ( lo, la, una e con le preposizioni articolate con lo e la);
2. Con ci seguito dal verbo essere comincianti per e;
3. Dopo bello, quello, Santo, seguiti da nomi che iniziano per Vocale.

L’Elisione è facoltativa:
1. Con le particelle pronominali ( mi, ti, si, vi, ne);
2. Con la preposizione semplice di;
3. Con ci, vi, gli davanti a i;
4. Con ciascuna, alcuna, nessuna, buona;
5. Con questo/questa, tutto/tutta, quando, grande, povero.

PS. Non si usa l’apostrofo dopo la preposizione da, tranne per le locuzioni : (d'altra
parte, d’altronde)

L’apostrofo si usa anche in caso di APOCOPE. Ciò avviene con parole come : come
modo ( a’ mo di) , o con gli imperativi di’, da’, sta’, fa’, va’.
L’apostrofo può essere usato infine anche davanti a numeri che iniziano per Vocale, o
per indicare un determinato anno in forma abbreviata.
● IL TRONCAMENTO
Il troncamento è la soppressione finale della vocale o della sillaba di una parola
d’innanzi a un altra che cominci per consonante o per vocale , esso non richiede mai
l’APOSTROFO. Ed è possibile solo con le parole che abbiano prima della vocale
finale una delle seguenti consonanti : l, m, n, r.

Il troncamento è obbligatorio:
1. Con buono e con uno e i suoi composti dinanzi a parole maschili che
comincino per vocale o consonante;
2. Con bello e quello davanti a parole maschili che inizino per consonante ;
3. Con suora davanti a nomi propri;
4. Con santo e frate davanti a nomi propri che comincino per consonante.

Il troncamento è facoltativo:
1. Con tale e quale davanti a vocale o consonante, essi non vogliono MAI
l’accento davanti a vocale;
2. Con grande davanti a parole che inizino per consonante.

PS. Non c’è troncamento davanti a parole che iniziano per x, z, ps, gn, s impura.

● I SEGNI DI INTERPUNZIONE
Per rappresentare graficamente le pause che si fanno nel discorso si ricorre ai SEGNI
DI PUNTEGGIATURA, utili per indicare le diverse intonazioni della voce, sia
l’alternarsi degli interlocutori dei dialoghi.

Sono segni di Interpunzione:


1. Il punto fermo (.) indica una pausa prolungata , posto sempre a conclusione
di una frase di senso compiuto. Per segnalare lo stacco tra 2 concetti diversi si
usa il (punto a capo). Il punto si usa infine per le Abbreviazioni ma non dopo
simboli o sigle;
2. Il punto interrogativo (?), Il punto esclamativo (!) , si trovano dopo una
frase interrogativa o esclamativa , e servono a specificare l’intonazione con cui
va letta la frase;
3. Il punto e virgola (;) è una pausa intermedia tra il punto e la virgola, serve a
dividere frasi di senso compiuto, ma fortemente correlate tra loro per
significato, può essere usato per separare gli elementi di un elenco, quando
ciascuno di essi è formato da un'intera frase o un gruppo di parole;
4. I due punti (:) indicano una pausa breve nel discorso e svolgono 3 funzioni
principali:
a. introdurre un elenco;
b. segnalare che il prosieguo del discorso è la causa, la conseguenza, o la
spiegazione di quanto detto subito prima;
c. introdurre un discorso diretto.
5. La virgola (,) è una pausa breve e serve a separare parole o frasi. E’ il segno
di interpunzione più frequente, perché svolge numerose funzioni come:
a. Separare gli elementi di un elenco;
b. Dividere una frase principale da una subordinata, o unire frasi
coordinate, dando vita alla “coordinazione per ASINDETO”
c. Evidenzia degli incisi; dopo un vocativo, un richiamo, o
un’esclamazione, i quali inseriti tra altre parole vengono anche
preceduti dalla virgola.
d. E’ consigliabile metterla dopo le locuzioni: d’altra parte, concludendo,
in breve, al contrario.

La Virgola NON deve mai interrompere l’unità del discorso, né è possibile


utilizzarla quando una Proposizione Principale è seguita da una Subordinata
che ne completi il significato;

6. I puntini sospensivi (...) indicano una pausa o un’interruzione del discorso, e


possono essere usati anche nel discorso diretto per segnalare esitazioni nel
parlato;
7. Le virgolette basse o alte (<<>>; “”) usate in apertura e in chiusura del
discorso diretto, possono essere usate anche per riportare una citazione, o per
evidenziare il significato particolare di una parola o un’espressione;
8. Le parentesi tonde () racchiudono parole o frasi non indispensabili al
discorso, ma possono chiarire un concetto o fornire altre informazioni;
9. Le parentesi quadre [] racchiudono parole o frasi che non fanno parte del
testo ma servono a chiarirlo;
10. La lineetta (―) può determinare un inciso, o introdurre o racchiudere un
discorso diretto;
11. Il trattino (-) più corto della lineetta, si usa per la divisione in sillabe, specie
negli “a capo” per unire due termini legati da una determinata correlazione;
12. L’asterisco (*) usato come richiamo di nota, oppure al posto di parole che si
vogliono omettere , o per indicare lacune nei testi antichi.

● ABBREVIAZIONI / SIGLE

Spesso capita di leggere o scrivere parole abbreviate, al termine delle quali si mette un
puntino, ad esempio:
1. Termini indicanti una carica o una professione (Es. Avvocato → Avv.);
2. Per alcuni titoli Onorifici (Es. Sua Eccellenza → S.E.);
3. Nelle date (Es. avanti Cristo → a.C.);
4. Nelle intestazioni (Es. signore → sign.);
5. Per esprimere indicazioni editoriali (Es. pagina → pag.);
Diverse sono invece le Sigle , che costituiscono l’iniziale di una o più parole, queste
ultime vanno intese come veri e propri Nomi, conservano quindi il genere della parola
da cui derivano, PS sono sigle anche le targhe automobilistiche.

● TRASLATI O FIGURE RETORICHE

La connotazione è alla base di tutti i procedimenti di “Trasferimento di significato” ,


che ci permettono di donare ai termini un “SIGNIFICATO FIGURATO” ossia
“Traslato”.
Si definiscono Traslati le parole o espressioni “trasportate” da un significato a un
altro e utilizzate in senso figurato.

I Traslati più comuni sono:


1. La Metafora o “trasferimento” è un traslato consistente nella sostituzione di
un termine “proprio” con un termine “figurato” legato al primo da un rapporto
di somiglianza.
Nel linguaggio corrente usiamo spesso le metafore, allo scopo di colorire le
nostre espressioni e renderle originali (Es. Quella ragazza è una gazzella)
La Metafora è usata soprattutto nel linguaggio pubblicitario e in quello
giornalistico, in particolar modo nella titolazione;
2. La Metonimia o “scambio di nome” è un traslato consistente nel trasferimento
del significato di una parola data a un’altra legata alla prima da un rapporto di
contiguità, cioè appartenente allo stesso campo semantico
E’ possibile suddividere i tipi di Metonimia a seconda che lo spostamento
riguardi:
a. La causa per l’effetto (Es. Ha sempre vissuto del suo lavoro);
b. Il contenente per il contenuto (Es. Quell’ubriacone ha bevuto un
bicchiere);
c. La materia di cui è fatto l’oggetto per l’oggetto stesso (Es. Nell’ultima
gara il bronzo è andato all’italia);
d. Il concetto per l’astratto o viceversa (Es. Bisogna aver rispetto per i
capelli Bianchi);
e. L’autore di un'opera per l’opera stessa (Es. Adoro leggere Manzoni);
3. La Sineddoche o “prendo insieme” è un traslato che attribuisce a un certo
termine il significato di un altro termine legato al primo da un rapporto di
estensione del significato.
Essa può indicare:
a. La parte per il tutto (Es. Palmo per la mano);
b. Il tutto per la parte (Es.Una borsa di coccodrillo per una borsa fatta in
pelle di coccodrillo);
c. Il Genere per la Specie (Es. Felino per il gatto)
d. Il singolare per il plurale (Es. il francese non rinuncia alla sua
baguette per i francesi non rinunciano alla loro baguette)
4. L’Antonomasia o “parola al posto di” è un traslato consistente nella
sostituzione di un nome comune con un nome proprio, o viceversa di un nome
proprio con un nome comune ( Es. Sono proprio Fantozzi rappresentante una
persona sfortunata)
5. La Perifrasi o "circonlocuzione" consiste nell’indicare indirettamente una
persona, un animale, una cosa o un concetto attraverso un “giro di parole”
(Es. Quell’uomo ha deciso di passare a miglior vita )
La perifrasi è usata per motivi di convenienza, per ragioni di riguardo o per
dare maggiore chiarezza a quel che si dice o scrive.

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