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Gli insegnanti di sostegno sono “coloro che aiutano” gli alunni tutti, i colleghi, i genitori, sono un
ponte di congiunzione fra persone diverse che entrano in relazione e ancora, sono le persone che
devono, che hanno il compito di creare un punto di contatto positivo.
Il punto di contatto è l'elemento essenziale per poter creare situazioni di ascolto e apprendimento
costruttivo, è solo con “quella corda” che si può far suonare tutto lo strumento: la capacità di entrare
in contatto rende possibile la comunicazione con tutti, anche con chi NON PARLA O CON CHI
NON VUOLE SENTIRE.
Coloro che non parlano possono essere i nostri alunni e coloro che non vogliono sentire sono
gli adulti che circondano i nostri alunni; è proprio qui che entrano in azione gli insegnanti di
sostegno, con una capacità comunicativa che deriva da una profonda volontà di capire l'altro
e provare a mettersi nei panni dell'altro, per demolire le divergenze e/o le differenze.
Questo concetto possiamo chiamarlo un insieme di assertività, relazione, convivenza,
collaborazione e comunicazione.
Sono parole chiave per un buon insegnante, non solo per un insegnante di sostegno.
Entrano in gioco i valori personali e quelli condivisi, il senso di responsabilità di ciò che si sta
facendo e vivendo nei confronti dell'altro: tutto questo ci porta alla parola SOCIETA'.
Io sono parte della società e ne sono responsabile, ogni azione ha una conseguenza e lavorare con
gli alunni, bambini e/o ragazzi, aumenta il senso di responsabilità di un docente, perché sono loro
che formeranno la società di domani e sono loro il futuro ( SENSO DI RESPONSABILITA' E
DELLA CITTADINANZA).
E' compito di noi insegnanti essere presenti, vigili, severi, assertivi e propositivi, umani e
comprensivi, avendo sempre la volontà di mettersi in gioco per poter cambiare ciò che non va in noi
o fuori di noi, o ciò che si potrebbe fare meglio.
I bambini, i ragazzi ci guardano e osservano ogni piccolo cambiamento e ogni singola emozione,
sono sempre in ascolto e noi abbiamo il dovere di entrare in relazione con loro.
“Ogni docente è immerso costantemente in una grande molteplicità di relazioni. E' nelle relazioni
che si mette in gioco il significato di ciò che si sta facendo a scuola, tutti insieme e in quel
luogo, e la cura delle proprie abilità personali non può essere considerata una opzionalità.
Questa è parte dello sviluppo della professionalità di ciascun docente. La competenza relazionale si
esplica nel e col gruppo degli allievi, ma anche del team docenti.” estratto dal
forumscuolapiemonte.
Ora per poter entrare in relazione con l'altro è necessario avere una propria identità cosciente prima
di persona e poi di insegnante, persona facente parte di un gruppo allargato, famiglia e poi società,
insegnante come persona appartenente un gruppo ben distinto quale la Scuola, poi l'Istituto
rendendosi conto di essere Istituzione.
Ricordo quando sono entrata in ruolo la soddisfazione e l'orgoglio di essere parte integrante
di una Scuola, la mia, di un Istituto, il nostro e quanto fosse importante credere in un valore
comune: l'educazione delle nuove generazioni, il far parte di un presente costruttivo per un
futuro migliore. Sembra un sogno, ma è il mio sogno perché ci credo, voglio credere che
INSIEME si può cambiare ciò che non va, insieme si può crescere e migliorare.
Ci sentiamo tutti appartenenti al gruppo di appartenenza, con la nostra identità e con la voglia di
cambiare in meglio?
La parola identità vuol dire identità come persona:
• come mi vedo io,
• come mi vedono gli altri,
• qual è il mio posto nel “mondo, ossia ho bisogno di trovare il mio posto come identità
compiuta, all'interno di un gruppo che ha dei valori comuni, che ha degli obiettivi comuni.
Nel libro “La disponibilità ad apprendere” di G. Blandino e B. Granieri si sottolinea che “...il
pensare la propria situazione lavorativa concreta e quotidiana per rifletterci sopra è un'efficace via
non solo per SENTIRSI MENO SOLI o disorientati, ma anche e soprattutto per far crescere una
consapevolezza e sviluppare un'identità di ruolo che non potrà non avere benefici effetti sul
piano professionale e organizzativo e -perché no- sul piano individuale”
Questo concetto si chiama AUTOVALUTAZIONE con una riflessione personale ed è importante
poter confrontarsi fra colleghi TUTTI, “...comunicare le proprie esperienze positive e negative per
elaborarle in comune, anche attraverso l'esperienza del conflitto tra molteplici punti di vista...” e
trovare la via migliore per una crescita professionale.
La crescita presuppone sempre un miglioramento operativo nei confronti degli alunni e
dell'Istituzione cui facciamo parte.
Si tratta solo di essere pronti ad entrare in gioco e lavorare su se stessi e con gli altri.
Noi insegnanti di sostegno del gruppo di studio abbiamo condiviso le nostre esperienze, le nostre
frustrazioni, i nostri successi, la storia di ognuno che è diventata storia di NOI come gruppo, come
Istituzione SCUOLA.
Nel Noi ci sono:
• il maestro Michele che ha iniziato pochi anni fa ad essere insegnante dopo altre esperienze
lavorative; si vede in lui la voglia di lavorare insieme per introdurre, integrare e includere gli
alunni disabili nel gruppo classe. L'insegnante di sostegno è mediatore come abbiamo detto
nella nostra introduzione e ogni giorno ci sforziamo di “mettere insieme” ciò che è diviso
o semplicemente è differente;
• la maestra Marina che ha raccontato la formazione universitaria e la sua storia di
trasformazione culturale e professionale; la sua esperienza come educatrice comunale le ha
permesso di “fare fatica per integrare” gli alunni disabili, una fatica sempre ripagata
da un piccolo gesto e/o progresso che è il nostro “sale” e la nostra “motivazione” per
essere insegnanti;
Insieme abbiamo riflettuto sul ruolo dell'insegnante di sostegno che spesso viene considerato
di serie B, ma noi siamo andati avanti ugualmente condividendo ogni azione educativa, che è
frutto di uno scambio di opinioni fra colleghe e ci auspichiamo anche una scambio di “ruoli”;
• la maestra Mariangela, fresca di studi universitari e con tanta voglia di lavorare e mettersi in
gioco, mettersi in discussione per il bene degli alunni tutti. Ha iniziato a fare l'insegnante di
sostegno “per caso”, ossia con le supplenze, ma ora lo sceglierebbe per tanti motivi,
personali e professionali, con il desiderio di altruismo e perché è soddisfatta della ricerca
continua di “lavorare bene insieme ai bambini tutti e alle colleghe tutte;
• la maestra Marta, entrata di ruolo nel 2009, che ha idee molto chiare e afferma con decisione
l'importanza di un'integrazione degli alunni disabili nella scuola e nella società,
attraverso le competenze di tutti gli insegnanti, di tutti i compagni e qui entra in gioco
la nostra cara RELAZIONE EDUCATIVA, entro in relazione con l'alunno per creare
il legame di crescita individuale e collettivo;
• la maestra Francesca che insegna dal 1998 ed è particolarmente legata alla maestra Marta
perché ne è stata la tutor durante il tirocinio nell'anno di formazione universitaria, quando ha
scelto di specializzarsi come insegnante di sostegno: insieme hanno fatto un percorso di
formazione che è stato confronto sulle metodologie, sul senso di essere insegnante di
sostegno e hanno condiviso un progetto comune per il bene degli alunni tutti;
• la maestra Stefania, fresca fresca di ruolo ma con anni di precariato, che racconta la sua
esperienza riportandoci cosa voglia dire maestra prevalente in una scuola privata e la
differenza con la scuola statale. Insieme riflettiamo che in qualsiasi luogo siamo noi
insegnanti a dover prendere l'iniziativa e l'elemento che ci DEVE contraddistinguere è
la voglia di metterci in gioco, in discussione sempre per migliorare noi stessi e la scuola
che vogliamo.
• la maestra Damiana, nuova nell'Istituto ma che è subito entrata a far parte del nostro gruppo
di studio e nel grande gruppo scuola che intendiamo con la curiosità contagiosa di chi ha
voglia di scoprire il nuovo luogo e le nuove persone: racconta che è insegnante di francese e
poi ha lavorato come insegnante di sostegno vivendo anni deprimenti, perché si sentiva
messa da parte e si domandava: “Che ci sto a fare qui?”. Ora, invece, è contenta,
perché considera questo anno scolastico come un REGALO, un anno premio per
valorizzare se stessa e gli altri.
E' normale, fa parte del sostegno e non solo del sostegno, insieme abbiamo condiviso queste
opinioni e insieme abbiamo detto BASTA, succede ma non serve chiudersi in se stessi, è
necessario condividere (anche per questo ci sono i gruppi di studio) con i colleghi ogni
preoccupazione e “ansia” per trasformarla, ancora una volta INSIEME, in un progetto di
lavoro positivo.
Il gruppo ha ragionato e condiviso e poi affermato anche con un po' d'orgoglio che noi insegnanti di
sostegno siamo ricchi di esperienza e possediamo quella sensibilità che ci fa vedere oltre (oltre
alla disabilità e alle difficoltà).
• il maestro Giuseppe che ha una storia di lavoro molto variegata, dalla posta alla marina,
dagli scouth al volontariato in Croce Rossa sino a giungere all'insegnamento nella scuola
primaria con un punto in comune in ogni occupazione, ossia fare del bene agli altri e
capire le difficoltà degli altri: ASCOLTO E AZIONE.
Ognuno di noi ha questa esigenza di fondo che lo spinge a lavorare sempre al meglio delle proprie
possibilità e a volte anche oltre: questa si chiama motivazione fondamentale per essere un
insegnante di sostegno e un insegnante in genere, noi vogliamo ascoltare e capire per poi agire in
funzione di un inserimento e di una integrazione degli alunni disabili e di tutti gli alunni nella
scuola e quindi nella società.
PROFESSIONALITA' DOCENTE
PRENDERSI CURA---------------------------------------------PERSONA
BISOGNI--------------------------------------ESIGENZE
Il nostro orizzonte ideale di riferimento, che Maritain chiama “personalismo educativo integrale”, è
e deve essere a nostro avviso, un compito o Il compito, che coinvolge:
• l'azione educativa
• la relazione educativa
• i rapporti con i colleghi
• i rapporti con i genitori
• l'organizzazione del sistema scolastico
• la cultura.
Il professore Cicatelli nell'articolo “L'identità degli insegnanti italiani”, dalla rivista La scuola e
l'uomo, sottolinea che “la scuola è il luogo in cui avviene, in modo istituzionale, la maturazione
delle nuove generazioni”, a scuola si risponde ai bisogni di persone che crescono e tutto ciò è
realizzabile grazie “all'impegno degli insegnanti, che a questo obiettivo dedicano la vita”.
Noi insegnanti ci sentiamo importanti, perché appunto dedichiamo la nostra vita ad un obiettivo
comune e lo facciamo con responsabilità: questo significa per noi PROFESSIONALITA'
DOCENTE.
Tutti gli insegnanti e in particolare gli insegnanti di sostegno, per la specificità del compito e delle
relazioni, devono avere delle “direttrici”( A.Porcarelli) comuni per essere Scuola, per essere
Istituto e per essere Istituzione.
• E' necessario far emergere i principi e le convinzioni personali, che sono alla base della
professione di ogni insegnante, e metterli in relazione con la “MISSION” della scuola: è per
questo che si studia e si condivide il POF.
• Bisogna individuare strategie per ricostruire e RIVITALIZZARE le profonde
MOTIVAZIONI alla cura del sé professionale.
Ogni docente elabora il proprio percorso professionale con un'identità personale che si trasforma in
identità di gruppo, di appartenenza ad una categoria ben specifica e importante, con un ruolo sociale
definito e fondamentale. Ora se ognuno non ricorda questa chiave di lettura all'interno della propria
professione non può dichiararsi insegnante.
Siamo noi che facciamo la Scuola e siamo Scuola, solo noi possiamo cambiare ciò che ci circonda
in meglio, dalla condivisione dei progetti educativi all'integrazione dei disabili, dall'intercultura al
vivere bene insieme per un futuro positivo per i nostri ragazzi.
Più volte ci siamo soffermati sul significato della parola professionalità docente.
Infatti proprio a tal proposito sempre più si parla di formazione, una formazione che sia sempre più
specifica in modo da “plasmare” docenti con un’alta professionalità. L’insegnamento è una
professione che richiede una continua modificazione di strumenti di lavoro e un continuo
aggiornamento.
Basti pensare a quando lavoriamo con i nostri alunni che siamo soliti cambiare spesso modalità e
strumenti di lavoro.
Essere oggi insegnanti comporta il riuscire a svolgere un compito complesso, cioè saper insegnare e
trasmettere conoscenze, saper insegnare ad apprendere per tutto l’arco della vita e saper insegnare
ad essere cittadini responsabili in una società.
Per quanto riguarda la professionalità docente, nello specifico quella di sostegno, consiste nel saper
far integrare gli alunni diversamente abili a scuola, nella scuola di tutti.
Credo che una parola che sia collegata alla parola insegnamento (sostegno) sia proprio
INTEGRAZIONE, cioè creare e realizzare una programmazione che sia individualizzata, in modo
che ciascun alunno possa dare il meglio di sé, lavorando con gli altri.
E’ importante far sentire l’alunno uguale agli altri, senza farlo sentire diverso. Bisogna
convincersi che le diversità non esistono nei diritti, in quanto sono uguali per tutti, ma nei
bisogni, differenziandoli e seguendo le varie esigenze, ritmi e caratteristiche personali.
Inoltre si può affermare come i punti fondamentali della professionalità docente siano:
- Conoscenza dell’alunno e della classe
- Capacità di costruire modalità didattiche/educative
- Capacità di elaborare una documentazione
- Capacità di integrare il proprio intervento specializzato nella progettazione collegiale
- Capacità di realizzare specifiche strategie di insegnamento
Credo che sia importante per far si che ciò si verifichi è che l’insegnante di sostegno non debba
sentirsi ed essere considerato un insegnante di serie B. Infatti l’insegnante di sostegno è un
insegnante specializzato, previsto dalla Legge 104/92 (già L.515/77), che viene assegnato in piena
contitolarità con gli altri docenti alla classe in cui è inserito l’alunno con difficoltà.
Penso che fondamentale sia darsi da fare per cambiare le cose, invece di
cambiare e abbandonare questo lavoro difficile.
Educare
differentemente per
integrare tutte
le differenze.
Novara, giugno 2013
“I disabili sono spesso definiti in base a ciò che non hanno piuttosto a quello che
hanno.
Non sono considerati uguali agli altri e i loro talenti e perfino le loro emozioni sono
spesso ignorati.
Non di rado gli vengono negate le opportunità che per i loro coetanei sono scontate,
come una buona istruzione, una vita sociale piena e il rispetto della dignità di essere
umani.
In molti paesi i disabili non hanno il diritto al voto, di proprietà o alla privacy; a
volte, al bambino disabile non è garantito neanche il diritto all’istruzione”
Kahlil Gibran
Da molti anni ormai, l’insegnante di sostegno lavora fianco a fianco con le insegnanti
di classe e con gli alunni disabili e normodotati.
Nonostante essa sia una figura specialistica, con un percorso formativo completo e
articolato, spesso viene considerata una figura di “serie B”
Sono insegnante di sostegno da parecchi anni eppure, a volte mi sembra di non essere
vista.
Innanzitutto, all’inizio dell’anno devo specificare ai genitori che sono un insegnante
di supporto e di aiuto alla classe, che sono insegnante di classe e quindi co-
responsabile insieme alle altre insegnanti. Già il fatto di doverlo sottolineare, mi fa
pensare che il mio ruolo non sia così scontato.
Non ho mai sentito fare un discorso simile neanche dall’insegnante di religione!
L’anno scorso, durante un questionario in cui i genitori dovevano indicare chi
secondo loro, era da considerare un insegnante meritevole, una mamma mi disse che
riteneva io fossi molto valida e competente, ma essendo “solo” un’ insegnante di
sostegno, e tra l’altro non di suo figlio, pensava che non potessi rientrare nella lista
delle insegnanti meritevoli.
Mi figlia, indicandomi tutte le sue insegnanti, si era scordata di nominare l’insegnante
di sostegno. Quando gliel’ho fatto notare , lei mi ha risposto “Ma lei è solo di
sostegno…” Forse per lei la bidella conta di più poiché perlomeno, porta la merenda
e tiene in ordine la scuola…
I regali a Natale e alla fine dell’anno, vengono fatte alle insegnanti di matematica, di
geografia…ma niente per l’insegnante di sostegno oppure, un pensierino più
piccolo…e magari si ha l’orario completo in una classe sola e conosci i loro figli e gli
sei stata vicino, proprio nel momento in cui avevano maggior difficoltà, per tutti i
cinque anni.
Selwa Ibrahim
13 anni
Albert Camus
Nel corso degli incontri ognuno è stato invitato a pensare al proprio percorso e ad
esprimere delle considerazioni.
Io ho avuto l’occasione di leggere il libro “Il sostegno è un caos calmo” da cui ho
estratto alcune frasi che sento particolarmente veritiere per quanto mi riguarda:
“Una bambina affetta da sindrome di Down, giocava sulla spiaggia con un bambino.
“Sei disabile?, le chiese. “No, sono Daisy”, rispose e continuarono a giocare.”
Per rispondere alla domanda “Chi è l’insegnante di sostegno?” credo non ci siano parole più adatte
di quelle utilizzate da Andrea Canevaro nel sul scritto “Pedagogia speciale”.
Da quando ho intrapreso il mio percorso come insegnante di sostegno questa è stata la citazione
nella credo di potermi rispecchiare maggiormente.
La figura dell’insegnante specializzato è assegnata alla classe o alle classi nelle quali sono presenti
alunni con Bisogni Educativi Speciali: alla classe e non all’alunno poiché l’azione di inclusione e di
integrazione è compito di tutti gli operatori del sistema scolastico, con l’obiettivo di attivare e
facilitare una positiva collaborazione di tutti gli alunni della classe in relazione ai propri percorsi di
apprendimento.
Sono entrata a scuola, il primo giorno dell’anno scolastico, con un “bagaglio leggero” costituito
prevalentemente da ciò che avevo imparato dai miei studi, ma con un’esperienza ancora tutta da
1
Canevaro, A., Pedagogia speciale, Bruno Mondadori, Milano, 1999, p. 7.
vivere e costruire. Entrando gradualmente nella realtà della scuola, e nello specifico nella realtà
delle classi dove ho lavorato, ho reso tale bagaglio ogni giorno più ricco, imparando a conoscere i
miei alunni e facendo in modo che loro conoscessero me riuscendo, in tal modo, a instaurare delle
relazioni positive sulle quali poi costruire un percorso di crescita e di apprendimento.
Un buon insegnante di sostegno deve essere disponibile a incontrare l’altro, deve saper ascoltare,
deve saper costruire dei significati condivisi: questo è proprio ciò che ho cercato di fare non solo nel
rapportarmi con i miei alunni e le loro famiglie, ma anche con le mie colleghe.
RIFLESSIONI
La mia scelta di fare/essere insegnante di sostegno nasce dal desiderio di aiutare
bambini in difficoltà ad affrontare più serenamente eventuali ostacoli che troveranno
nel loro percorso d'apprendimento. Risiede nella capacità dell'insegnante rendere tali
difficoltà meno insidiose e quindi facilmente affrontabili. Ciò comporta un arrancare
nel buio e procedere per tentativi ed errori, uno sperimentersi e sperimentare.
Sperimentarsi significa cambiare, modificare, quindi adattare ad ogni singolo alunno
qualsiasi attività, dalla metodologia di insegnamento agli argomenti proposti, ma
anche migliorarsi professionalmente, quindi cercare quei piccoli "espedienti" che
permettono di andare oltre la mera lezione frontale.
Durante il mio percorso professionale le occasioni di scoraggiamento non sono
mancate e a volte mi sono trovata in difficoltà di fronte agli insuccessi dei miei
alunni. Il mio sconforto è scaturito dal non osservare risultati immediati e tangibili
durante il processo di apprendimento-insegnamento. In queste occasioni ho cercato di
reagire, estraniandomi emotivamente in modo da analizzare la situazione e cercare le
strategie più idonee al superamento dei problemi.
I momenti di demoralizzazione sono stati ripagati nel vedere i miei alunni più
integrati all'interno del gruppo classe, più motivati ad apprendere e più fiduciosi nelle
loro capacità.
Essendo una persona molto insicura, in alcune situazioni erroneamente ho creduto
che la causa degli eventuali insuccessi dei bambini fosse imputabile alla mia persona.
Con il tempo ho maturato la consapevolezza che lavorando nell'ambito
dell'insegnamento siamo responsabili solo delle procedure che attiviamo, dello
atteggiamento umano che vi implichiamo, e non siamo in discussione come persone
nella nostra totalità.
La massima gratificazione l' ho sempre tratta dal rapporto con gli allievi.
Credo che l'esperienza scolastica sia per gli alunni che per gli insegnanti è
principalmente un’esperienza relazionale. Occorre che si crei un rapporto empatico.
Ho avuto modo di constatare che una relazione empatica e di comprensione con
l'insegnante crea quella base di fiducia, di responsabilità e autonomia che consente
all'alunno maggiore impegno e motivazione nel percorso di apprendimento.
Il ruolo di insegnante alcune volte risulta complesso ed impegnativo, poiché mette in
moto una fitta rete di dinamiche relazionali. Gli ostacoli sono tanti, l'importante è non
viverli in senso negativo, in quanto sono elementi di arricchimento. Se elaborati in
modo positivo, sono occasione di crescita.
La professionalità insegnante
L’idea di una certa professionalità dei docenti c’è sempre stata, ma con il tempo si è sviluppata una
coscienza deontologica sempre più marcata ed estesa ad ogni tipo di docenza. E’ aumentata la
consapevolezza che fare l’insegnante non è un mestiere facile, non si tratta più solo di trasmettere la
cultura o la buona educazione, perché per far questo oggi bisogna conoscere le nuove metodologie e
le ultime teorie sull’apprendimento e soprattutto occorre saper mettere in pratica un grande quantità
Con il termine docente indichiamo genericamente una persona che insegna qualcosa a qualcuno.
Docente può essere un istruttore sportivo, una maestra di ballo o di musica o semplicemente un
genitore, seriamente impegnato, che deve condurre i suoi figli sulla via dell’apprendimento. Questa
è l’dea che mi piace di più di questo lavoro, riuscire a “condurre” altri sulla via dell’apprendimento
delle conoscenze e delle competenze sempre più complesse e articolate, a volte difficili da mettere
in pratica. Inoltre non è una professione dove tutto fila liscio o dove ogni cosa è prevedibile, non è
una quadratura di un conto dove i risultati devono essere per forza quelli; si devono fare
continuamente delle valutazioni e di conseguenza delle scelte sempre diverse per poter raggiungere
Una persona, bambino, ragazzo, adulto, anziano, ha sempre qualcosa di nuovo da imparare, si parla
infatti oggi di apprendimento permanente che dura per tutta la vita. Ciò vale in particolar modo per
Un docente dovrebbe essere sempre aggiornato non solo sulle nuove nozioni delle varie materie che
gli competono, non solo sulle varie metodologie di insegnamento apprendimento più consoni agli
alunni di cui si occupa ma deve anche e soprattutto aprirsi alle nuove concezioni e alle nuove teorie
sull’educazione sociale.
Ad un docente oggi è richiesta la collaborazione con gli alunni, con le famiglie degli alunni, con il
riferimento a quelle agenzie educative extrascolastiche con le quali dovrà condividere una parte del
lavoro. Un docente di qualità, quindi professionista, deve saper interagire con l’ambiente in cui è
inserito collaborando, coinvolgendo e coordinando, dove gli compete, tutte le risorse che ritiene
Ultimamente si parla di inclusione scolastica come elemento base per lo sviluppo di una società
più sostenibile e per garantire anche una certa equità sociale. Anche se il discorso può sembrare
uno dei suoi compiti principali, è un obiettivo indispensabile che tutti dovrebbero cercare di
raggiungere almeno all’interno del gruppo di appartenenza. Questi principi di equità, inclusione,
integrazione, devono essere perseguiti fin dove ognuno di noi può arrivare, tutti questi piccoli sforzi
messi insieme possono rendere il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. E’ comunque
indispensabile essere riflessivo e attento verso il mondo che ci circonda, partecipare attivamente
Per fare il docente ci vuole una certa predisposizione naturale, a volte è una scelta di vita, non ci
puoi capitare per caso e se così fosse devi essere predisposto. Bisogna essere flessibili disposti ai
Il panorama didattico metodologico è ormai molto vasto ci sono tante correnti di pensiero
pedagogico, ci tocca fare spesso delle scelte. Per fare queste scelte ci ritornano utili le qualità
Il termine stesso professione indica due cose diverse, seppur simili sotto alcuni aspetti. Può essere
sentimento... di sé stessi.
Il fine ultimo dell’insegnamento dovrebbe essere quello di contribuire ognuno come può, per creare
un mondo migliore più vivibile per tutti, con gioie e dolori sicuramente, ma un mondo dove
economica e soprattutto sociale, non esiste si tratta solo di una ingiusta e iniqua suddivisione delle
risorse disponibili.
E’ necessario quindi sforzarci tutti quanti il più possibile per salvaguardare quel prezioso
lavorare per il bene comune prima che il sipario della nostra vita si chiuda e soprattutto prima che il
Io personalmente mi sono sempre messo dal lato delle categorie più deboli e ho cercato fin da
ragazzo a collaborare sul territorio, dove mi sono trovato nei vari periodi della mia vita, per creare
una società migliore più inclusiva e più giusta per tutti. D’altronde lo scoutismo si basa proprio su
questi principi che fanno purtroppo fatica ad emergere in una società simile alla nostra. Bisogna
credere, insegnare e professare. Esprimersi pubblicamente attraverso il lavoro e l’esempio personale
IL DOCENTE DI OGGI
Il docente di oggi dovrà certamente possedere almeno tre connotati: saper insegnare e trasmettere
conoscenze avanzate; saper insegnare ad apprendere per tutto l'arco della vita; saper insegnare ad
competenze didattico - culturali, quelle metodologico - formative e quelle etico -educative non
potranno rimanere giustapposte; e nella gestione del curricolo formativo del futuro insegnante
bisognerà trovare le vie della più efficace integrazione tra le conoscenze necessarie al docente, le
abilità proprie del formatore e le qualità dell'educatore, per poter realizzare un progetto educativo
capace di rispondere alle complesse istanze della società contemporanea. L'attuale profilo
professionale degli insegnanti è tenuto ad assumere almeno tre dimensioni, attorno alle quali
giustificare la propria identità e le proprie funzioni: la competenza disciplinare nella sua dimensione
competenza educativa nella sua dimensione valoriale. Se sotto il profilo della competenza
nella prospettiva della competenza formativa ed educativa gli si richiedono non soltanto
capacità di lettura - interpretazione del contesto socio-culturale di vita e dei valori in esso
emergenti. La nozione di contesto ci porta oggi dal locale al globale ed implica dimensioni culturali
per nulla univoche, che si definiscono e si articolano nella situazione complessa, multiculturale,
multietnica e post-ideologica della nostra società; questo significa che l'onere di imparare ad
adeguati alle nuove istanze di apprendimento, e li impegna verso orizzonti caratterizzati dalla
antropologia filosofica, al alcune filosofìe dei valori e quindi ad un esteso orizzonte pedagogico
questa direzione, del resto, si collocano anche certe iniziative ministeriali a sostegno di
problematiche socio educative di grande rilievo sotto il profilo della identità professionale
dell'insegnante, oltre che della efficacia educativa della scuola: pensiamo, ad esempio, agli
interventi a supporto della educazione alla differenza, della educazione alla tolleranza, alla legalità e
alla cittadinanza, alla pace e allo sviluppo, interventi non esauribili sicuramente nell'area delle
singole didattiche disciplinari e tali da richiedere progetti formativi multi disciplinari e percorsi
didattici trasversali. A questo si aggiunga che il nostro Paese è protagonista in questi anni di un
europeo sotto il profilo socio culturale oltre che socio economico e impegna ad un notevole sforzo
perché, nei diversi percorsi di apprendimento, si consegua quello che è stato definito il "valore
aggiunto dell'educazione" e si perseguano life skills adeguate alle esigenze del mondo presente.
Realizzare, oggi, un progetto educativo interculturale non vuol dire soltanto preoccuparsi di
essere in grado di realizzare un percorso educativo capace di far conseguire a tutti le attitudini
necessarie a comunicare ed a convivere con la differenza, quella presente in noi e quella che si
coglie fuori di noi, per superare le tensioni che derivano dalle difficoltà ad accettare la diversità.
Dopo anni di dibattito e diversificati contributi della ricerca e della letteratura, un accordo diffuso si
è oggi creato sull'idea che, per realizzare a pieno il proprio compito, l'insegnante ha bisogno di un
progetto educativo cui si correlino tutte le attività didattiche e rispetto al quale sia resa funzionale
l'organizzazione stessa della scuola nelle sue articolazioni interne di carattere logistico e
amministrativo e nelle sue relazioni con le istituzioni e con tutte le risorse culturali del territorio.
Perché riforma della scuola e innovazione didattica, sempre nuove e pur antiche espressioni del
discorso sull'educazione, non si inseguano senza mai giungere alla meta, occorre davvero che la
classe docente consegua un profilo professionale adeguato al tempo presente, da non intendere
come tempo della crisi dei valori, ma come momento di riconoscimento di valori emergenti e di
PER CONCLUDERE
I CARE…….WE CARE
4. FORMAZIONE / AGGIORNAMENTO
AUTOVALUTAZIONE
6. CONFRONTO – COOPERAZIONE
7. SCAMBIO DI RUOLI :