Sei sulla pagina 1di 1

SPECIALISMI O UNIVERSALISMO PROGETTUALE E DI AZIONE?

La risposta corretta è chiaramente l’universalismo progettuale e di azione ma per realizzarlo bisogna


agire nel contesto istituzionale, nel gruppo di lavoro d’istituto e poi negli altri (sul territorio, sulla
provincia, nel ministero per chiedere risorse, per segnalare ciò che non funziona, ciò che andrà messo nel
PTOF e nel piano di miglioramento e che non fanno riferimento al singolo alunno ma a tutti gli alunni che
rientrano nella macrocategoria BES).

L’universalismo è creare un contesto che sia accessibile a tutti senza dover separare nessuno o trattare
qualcuno in modo diverso, è questo ciò che si cerca di proporre nella scuola di oggi, provando ad
abbattere lo specialismo che fino ad ora è prevalso sia nelle soluzioni organizzative, sia negli
atteggiamenti dei docenti.

Per fare questo la prima cosa da fare è modificare l’idea che ho io di quell’alunno perchè questo cambia
la percezione che il bambino ha di se stesso. Nella mia azione non devo essere guidato dal buonismo o
dal curing, questo non fa l’inclusione. Bisogna innanzi tutto tutelare tre bisogni del bambino: il bisogno di
autonomia, di essere concepiti come meritevoli dotati di potenzialità e sentirsi in relazione con gli altri.

Il PEI e il PDP sono documenti dove viene scritto come abbattere quelle barriere che impediscono la
realizzazione di questi bisogni e gli strumenti che uso per permetterli.

GESTISCO O ASSISTO?

L’insegnante di sostegno ha un tormento educativo,, (professionale e non emotivo) un buon tormento


che è quello di vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto dell’alunno e di cercare le strade per riempire
quel bicchiere, di avere sempre questa tensione. Il tormento distingue e chiarifica il nostro mestiere che
non è quello di assistere perché la parola assistere ci fa pensare a mantenere il bicchiere così com’è, a
fare in modo che l’acqua non esca. Gestire e potenziare è tutta un’altra cosa.

Fondamentale è avere una postura professionale che crede che qualcosa di nuovo possa succedere.
L’assistenza non prevede questa fatica, quell’atto di fiducia, ma si concentra nel mantenere lo status che
trova.

Se assisto vuol dire che ho già deciso di collocare l’azione di apprendimento dove sa già come muoversi e
stabilire il PEI per obiettivi differenziati significa che il bambino non viene a scuola per imparare, direbbe
Don Milani “Avete trasformato un ospedale in una clinica che ammala”. La scuola deve imparare ad
esaltare le potenzialità che non vediamo, che nemmeno la clinica ve

Potrebbero piacerti anche