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Nella 1a pillola di "Catechismo alternativo" Mauro Biglino con questo video inizia il progetto di

rilettura comparata del Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica e della Bibbia. La prima
analisi è dedicata alla professione di fede (il Credo) vista nelle sue varie formulazioni (greca,
latina e italiana) e confrontata con la preghiera fondamentale del giudaismo: Shemà Israel.
Dall'analisi scaturisce il dubbio formulato nel titolo.

Buongiorno, cominciamo con questo filmato, quella serie di video che come ho detto dedicheremo
al Catechismo della Chiesa Cattolica facendo una lettura parallela tra ciò che ci insegna la teologia
e le corrispondenze che troviamo nei cosiddetti testi sani e ritengo che la cosa migliore sia proprio
iniziare a partire dalla formula principale della fede del testianesimo che è il credo, il cosiddetto
credo niceno costantinopolitano. Si chiama così perché è stato redatto una prima volta al concilio
di Nicea nel 325 d.C. Nei decenni successivi ha generato tutta una serie di discussioni perché
diciamo padri conciliari e Padri della Chiesa non erano concordi sulla formulazione e quindi poi è
stata trovata una nuova e definitiva formulazione nel Concilio di Costantinopoli del 381 nel quale
tra l'altro sono stati aggiunti delle affermazioni circa lo Spirito Santo, eccetera. Bene, il credo, noi
lo conosciamo, tutti, o almeno abbiamo sentito sicuramente recitare e inizia così. Credo in un solo
Dio padre onnipotente creatore dei cieli e della terra.

Innanzitutto intendiamoci sul concetto di credo e qui vi leggo la definizione che ne dà la tre cani
così almeno prendere una definizione ufficiale. Credere significa ritenere vera una cosa, avere la
persuasione che una cosa sia tale quale appare. O quale ci è detta da altri o quale il nostro
sentimento vuole che sia. Ecco, queste ultime due definizioni secondo me sono quelle che calzano
perfettamente con il sentimento religioso, con l'attitudine religiosa. Credere che sia vera una cosa
così come ci è stata detta da altri, e questo è quanto avviene con la religione, oppure quale il
nostro sentimento vuole che sia.

Cioè noi crediamo che esista una cosa perché abbiamo il forte bisogno che quella cosa esista
perché è in un qualche modo per noi raffigurante, gratificante, eccetera. Quindi questo è il
concetto di credo. Bene, credo in un solo Dio. La formulazione Pistewerman as enateon che
significa crediamo quindi non al singolare, ma al plurale, crediamo in un Dio. Ena è l'accusativo del
numerale Eis, che significa un.

In genere quando volevano mettere l'accento sul fatto che fosse uno solo gli aggiungevano
l'aggettivo monos. Cioè Eis Monos. In questo caso sarebbe stato ENA Monon Teon, però in greco
non c'è. In latino nella cosiddetta bulgata, il pistewoman plurale, crediamo, diventa credo in unum
deum ancora una volta credo in un dio Ora uno ha diversi significati. Tra gli altri, per esempio, ha il
significato di uno tra tanti.

E se si vuole, se si voleva mettere l'accento sul fatto che fosse uno solo, anche qui aggiungevano
l'aggettivo Solus, quindi in questo caso sarebbe stato credo in un solum oppure in un solum un
deum. Cosa che invece non è. Quindi l'aggettivo solo compare nelle traduzioni, nelle cosiddette
lingue volgari, quindi usciamo dalle lingue antiche, entriamo nelle lingue moderne. Ora, questo
solo si presta almeno a che sono, diciamo così, entrambe teoricamente lecite. Credo in un solo Dio
tra I tanti possibili.

Ora questo ovviamente non viene accettata dalla Chiesa. Eppure è fortemente testimoniata
all'interno dei cosiddetti testi sacri e adesso lo vediamo. La seconda credo che esista un solo Dio,
ma questo non c'è né nella versione greca né nella versione latina. Quindi è una, come dire,
successiva attribuzione di significato ovviamente di origine teologica, ma direi non testuale. Perché
dicevo che il La prima chiave di lettura oltre a non essere fantasiosa è ampiamente, ampiamente
giustificata.

Per una serie di motivi. Voi sapete che il fondatore del cristianesimo è Paolo Noi non sappiamo
quale delle chiavi di lettura fosse con certezza, quali delle chiavi di dura fosse presente nella testa
dei padri conciliari che hanno redatto il credo sia nella prima che nella seconda formulazione, però
siccome Paolo è il padre della chiesa siamo quantomeno autorizzati a pensare che di sicuro
conoscessero molto bene ciò che lui scriveva ciò che ha scritto nella prima Lettera ai Corinzi, dove
parlando della carne immolata agli dèi, agli altri dèi, dice che quella carne non va consumata,
eccetera perché dice al versetto 4 del capitolo 8 perché Oti UDAIS Teos AME AIS, perché nessuno è
Teos se non uno e subito dopo spiega verso in realtà, anche se vi sono cosiddette pretese divinità
in cielo e in terra, e di fatto vi sono molti dei e molti signori, per noi c'è un solo Dio. Quindi qui
Paolo dice chiaramente Osper è Sin teoi Polloi, così come e qui viene tradotto dalle edizioni San
Paolo, di fatto ci sono molti dei. Quindi di fatto ci sono, ma per noi conta uno solo e quindi questo
ci rimanderebbe a quella chiave di lettura.

Credo in un solo Dio tra I tanti possibili. Ma andando avanti in questo esame abbiamo ad esempio
il padre della chiesa Giustino martire scusate, ma il libro mi era accaduto. Giustino martire siamo
nel II secolo dopo Cristo il quale Santo naturalmente in quanto martire il quale, scrivendo
all'imperatore Antonino Pio, cerca di giustificare il comportamento dei cristiani e cerca di
giustificarlo dicendo ma in realtà noi diciamo le cose che dite voi, cioè il nostro non è così diverso
dai vostri, Dice testualmente al capitolo 21 delle sue apologia. Non portiamo alcuna novità rispetto
a quelli che presso di voi sono chiamati figli di Zeus. Se come abbiamo affermato sopra noi
affermiamo che egli è stato generato da Dio come logos di Dio stesso in modo speciale e fuori dalla
normale generazione, questa concezione è comune alla vostra quando dite che Ermete è il logos
messaggero di Zeus.

Se poi qualcuno ci rimproverasse il fatto che egli fu crocifisso, Anche questo è comune ai figli di
Zeus annoverati prima, I quali, secondo voi, furono soggetti a sofferenze. Così neppure nella
particolarità della sofferenza egli sembra essere inferiore. Se poi diciamo che è stato generato da
una Vergine, anche questo sia per voi un elemento comune con Perseo. Del discorso della Vergine
avremo modo di parlare. Quando affermiamo che egli ha risanato zoppi e paralitici e infelici dalla
nascita e che ha resuscitato dei morti, anche in queste affermazioni appariremo concordare con le
azioni che la tradizione attribuisce ad Asclempire.

Quindi Giustino martire ci dice il nostro in questo caso lui parla di Gesù, cioè del figlio di Dio, dice è
esattamente uguale ai vostri. Non c'è nessuna differenza. Ora questo è importante. Paolo dice
come è vero di fatto ci sono molti dei, ma noi crediamo in uno solo perché per noi conta quello.
Giustino dice il nostro figlio di Dio è uguale ai vostri e che cosa dicono gli ebrei?

Perché c'è una preghiera ebraica che è assolutamente paragonabile per importanza al credo
cristiano ed è il famoso Shemà Israel, che è una preghiera che si trova nel libro del Deuteronomio,
il capitolo 6, è una preghiera della quale ho parlato in uno dei libri resi umani perché ho spiegato
come per gli ebrei e ho citato la studiosa ebraica che lo documenta, per gli ebrei questa preghiera
sia importante addirittura per formare le reti neuronali all'interno dell'embrione che si sta
sviluppando nel ventre della madre, quindi cominciare a creare l'ebraicità già nel feto. Che cosa
dice questa preghiera? Al versetto 4 del capitolo 6 dice esattamente Shema Israel Yua e l'okinu,
Yuahahad. Quando se vi capita di sentirla recitare da degli ebrei, sentirete che dicono Shemà,
Israel, Adonai, Elorenau, Adonai, Had, perché loro non possono nominare il nome di Dio, quindi
non possono nominare Jawè che qui però nella in questo in questo versetto come in molti altri
nella Bibbia, nell'ebraico masoretico è vocalizzato come Yowa, quindi non come Jawè e loro dicono
ad una che significa signore. Che cosa significa questa preghiera?

Significa ascolta Israele Yauè Elohim nostro, Yauè, 1, Hud. Quindi anche qui si dice Yauè è uno.
Bene, che cosa dicono gli ebrei di questo numerale? Quindi teniamo a mente ciò che ha detto
Paolo, e gli ebrei nelle loro edizioni in cui commentano la Bibbia dicono a questo proposito è
necessario dapprima capire una ben nota difficoltà riguardo allo Shemà in cui si afferma che Dio è
uno, ma non che è unico, ricordiamo Paolo, Il termine 1 è infatti un aggettivo che si attribuisce a
qualcosa che si può contare, è compatibile con un secondo, e così via. Unico invece esclude la
possibilità di altri elementi.

Noi qui siamo di fronte ad una affermazione precisa. Nello Shemai Israel si dice che Dio, cioè che
Yahweh non è unico, ma è uno di una serie numerabile. Ora questo lo sappiamo, ma avremo modo
di tornare a parlare quando il catechismo appunto ce ne darà l'occasione perché di qui sempre
prendiamo spunto, gli Elohim nell'Antico Testamento erano indubitabilmente tanti. Paolo dice
come è vero, fatto, ci sono molti dei ma noi crediamo in uno solo. Il credo nella versione greca dice
Pistewoman, Hays enateon, crediamo in un dio, la vulgata latina dice credo in unum, theum uno
che, lo ricordo, può anche voler dire, come è scritto nei dizionari, uno tra I tanti, nelle tradurre
nelle lingue, come ho detto prima cosiddette volgari, diventa credo in un solo Dio.

Però, attenzione, Questa è una chiave di lettura. La prima è credo in quel Dio e quindi credo in
quello solo, ma sono consapevole del fatto che lui è uno tra I tanti e questa chiave di lettura trova
assolutamente conferma sia innanzitutto ovviamente a partire dall'Antico Testamento dove si
parla della molteplicità degli Elohim ma poi trova anche ulteriori conferme nei testi a noi più vicini
e quindi non è una chiave di lettura fantasiosa è una chiave di lettura assolutamente lecita e io
starei per dire forse proprio la più vicina ai testi sacri. Nei prossimi video continueremo a parlare,
parleremo Padre Onnipotente, parleremo del creatore sempre facendo riferimento a quello che
dicono I testi sacri. Grazie, ciao!

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