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I FISICI PLURALISTI

“Così come l'uno ha appreso a sorgere da più cose, così di nuovo dissolvendosi l'uno ne risultano più cose; e
come non cessano di mutare continuamente, così sempre sono immobili durante il ciclo cosmico.”

1 Immutabilità e Pluralità del Principio


RAGIONE ED ESPERIENZA
Nel VI secolo a.C., i filosofi ionici cercarono di spiegare la natura individuando un'unica sostanza come
principio fondamentale. Talete identificò l'acqua, Anassimandro l'ápeiron, Anassimene l'aria, e Eraclito il fuoco.
Tra il VI e il V secolo a.C., la scuola eleatica mise in discussione questo metodo. Parmenide e gli eleati
ritenevano che un uso corretto della ragione richiedesse la distinzione netta tra essere e non essere. L'essere
è e non può non essere. Quindi, il principio fondamentale non può essere una sostanza che si trasforma. Deve
essere immutabile per soddisfare la razionalità, altrimenti il suo essere si mescolerebbe con il non essere.
Questo requisito di immutabilità contrasta con le spiegazioni monistiche dei fisici. Se l'acqua è il principio, deve
trasformarsi in tutte le cose, violando l'immutabilità. Gli eleati concludono che le osservazioni non esistono
realmente, ma sono solo apparenze ingannevoli, eliminando il problema anziché risolverlo.
La sfida per i filosofi del V secolo è trovare un principio fondamentale che sia immutabile ma che "salvi" i
fenomeni, integrando l'essere immutabile degli eleati con la varietà della natura ionica.

LA SOLUZIONE PLURALISTA
I filosofi del V secolo ipotizzano una pluralità di elementi come fondamento della natura, evitando la necessità
di trasformazioni per generare le cose. Empedocle li chiama radici, Anassagora semi, Democrito atomi. La
pluralità consente agli elementi di generare tutto componendosi e scomponendosi, mantenendo l'immutabilità.
Gli elementi violano requisiti razionali come unità e immobilità, ma per i fisici pluralisti, la pluralità e la mobilità
non intaccano l'essere degli elementi, non esponendoli al non essere.

I FILOSOFI DEL V SECOLO: UN CLIMA CULTURALE COMUNE


Pur condividendo la strategia generale di spiegazione della natura, i fisici pluralisti non costituiscono una
scuola nel senso proprio del termine, con ricerche dislocate in diverse aree del mondo greco.
Empedocle, Anassagora, e Democrito, pur con origini geografiche diverse, appartengono a un clima culturale
comune favorito dagli scambi commerciali e dal coalizzarsi delle città greche per fronteggiare le mire persiane.
Questo contesto storico, con una pluralità di città e opinioni in un sistema democratico, influisce sulla
concezione della natura dei fisici pluralisti.
I fisici pluralisti, pur ponendo la natura al centro delle loro ricerche, indagano anche sulle caratteristiche degli
esseri umani e sul rapporto tra natura e società.

2 Empedocle
LO SCIENZIATO POETA
Empedocle, nato circa nel 484-481 a.C. ad Agrigento, fu un instancabile indagatore dei fenomeni naturali, un
medico abilissimo e un autorevole esponente della fazione democratica. Dall'altro lato, venne dipinto come
mago e taumaturgo capace di compiere atti miracolosi, nonché capo di una setta di adoranti discepoli. Fu
simultaneamente uno scienziato e un poeta, ispirandosi a Parmenide e esponendo le sue teorie in forma di
componimento poetico. Dei suoi scritti, circa quattrocento versi ci sono pervenuti, rappresentando il filosofo
presocratico con il maggior numero di frammenti. Questi frammenti si suddividono in due gruppi: i "fisici,"
miranti a spiegazioni razionali della natura, e i "religiosi," che si ispirano all'orfismo e alla filosofia pitagorica,
attribuendo alle creature viventi un'anima immortale destinata a purificarsi mediante reincarnazioni.

LE RADICI
Empedocle sviluppò le sue principali tesi filosofiche nei frammenti "fisici," sostenendo che tutto deriva dalla
mescolanza e separazione di quattro elementi fondamentali: aria, acqua, terra e fuoco. Questi elementi
mantengono la loro identità mentre si muovono nello spazio, congiungendosi e scomponendosi. Empedocle
giustifica l'esistenza di cose mutevoli e transitorie come effetto dei processi di mescolanza e scomposizione
delle quattro radici, sfatando termini come "nascita" e "morte" utilizzati dagli uomini in modo filosoficamente
impreciso.

LE FORZE: AMORE E ODIO


Empedocle, per illustrare come le radici costituiscano le varie cose in natura, paragona il processo a un dipinto
in cui i colori di una tavolozza creano figure. I processi di mescolanza e scomposizione sono regolati da due
forze, Amore e Odio. L'Amore attrae masse di radici differenti, promuovendo l'armonia, mentre l'Odio spinge
masse di una radice ad attrarsi esclusivamente tra loro, generando discordia. L'alternanza tra l'Amore e l'Odio
determina ciclicamente uno stato di ordine e uno stato di caos nella natura.

LA CONOSCENZA E L’AGIRE COME PREROGATIVE DELL’ESSERE UMANO


Empedocle spiega come gli esseri umani percepiscano e conoscano le cose in natura attraverso la
mescolanza delle radici e l'influenza delle forze di Amore e Odio. La filosofia di Empedocle non si limita
all'indagine "ontologica," ma si estende all'indagine "epistemologica" sulla conoscenza. L'essere umano,
secondo lui, è una mescolanza peculiare delle quattro radici. La percezione si basa sulla somiglianza tra la
combinazione di radici e forze che costituiscono una cosa e quella che si attiva in noi quando entriamo in
contatto con quella cosa. In ultima analisi, Empedocle sostiene che i sensi umani non ingannano; presentano
le cose come sono realmente. Gli esseri umani sono parte integrante di una natura in cui tutto è mescolanza di
radici ed effetto delle forze di Amore e Odio. Tuttavia, godono di due privilegi inestimabili: la capacità di
conoscere il loro ambiente e di agire, soprattutto nella società, per favorire l'Amore a scapito dell'Odio.
Empedocle contribuì alla democrazia ad Agrigento e, anche dopo l'esilio, continuò a impegnarsi fino alla sua
morte. Sulle circostanze della morte di Empedocle, le interpretazioni sono contrastanti: alcuni vedono un
delirio di onnipotenza, mentre altri considerano il gesto come l'ultima lezione di un grande sapiente che
accoglie serenamente la fine delle vicende umane.

2 Testo - “Sulla Natura”


L’AZIONE DI AMORE E ODIO
Nel seguente testo, Empedocle spiega l'azione delle due forze, Amore (tradotto come "Amicizia") e Odio
("Contesa"), che determinano il ciclo cosmico. Si passa dalla perfetta unificazione delle cose in una realtà
compatta e sferica, regno incontrastato dell'Amore, alla totale disgregazione che genera il caos, regno
assoluto dell'Odio. Successivamente, il ciclo si inverte, dalla disgregazione verso l'unificazione. L'esistenza
delle cose si sviluppa nelle fasi intermedie, dove il conflitto tra Amore e Odio genera la vita.
[DALL’UNITA’ ALLA MOLTEPLICITA’] Dirò due cose: talvolta l'uno si accresce da molte cose, talvolta molte cose
ritornano a essere una. La genesi dei mortali è duplice, così come la morte: l'una è generata e distrutta dalle
unioni di tutte le cose, mentre l'altra, prodotta, si dissolve quando esse si separano di nuovo.
[INCESSABILE MUTABILITA’ E IMMUTABILITA’] Queste cose, mutando incessantemente, non cessano mai;
talvolta si riuniscono tutte nell'uno per l'Amicizia, altre volte sono portate in direzioni opposte dalla Contesa.
[COME L’USO SORGE DA PIU’ COSE] Così, dissolvendosi, l'uno genera più cose, e così esse si formano, ma la
loro vita non è immutabile; continuando a mutare costantemente, rimangono sempre immobili durante il ciclo.
COMPRENDI IL SIGNIFICATO FILOSOFICO
RIGHE 1-5 Empedocle illustra come il ciclo cosmico comporti la transizione dalle condizioni di disgregazione e
separazione assolute a un'aggregazione e unità totali, e viceversa. La nascita e la morte sono definite "duplici"
poiché le cose del mondo sono create e distrutte sia dall'Amore sia dall'Odio. Esse nascono dalla dissoluzione
dell'unità per effetto dell'Odio, ma anche dall'unificazione degli elementi per effetto dell'Amore. Allo stesso
modo, muoiono sia per la disgregazione causata dall'Odio, sia per l'effetto dell'Amore che impedisce il
contrasto degli elementi e tende alla loro unificazione.
RIGHE 6-12 Nell'universo, le cose si trasformano costantemente a causa delle forze contrapposte di Amore e
Odio. Tuttavia, poiché gli elementi immutabili, le quattro radici, sono quelli che si uniscono e si disgregano,
sotto il cambiamento incessante si cela l'immutabilità dell'essere. Tutto si trasforma, ma gli elementi rimangono
immutabili.

3 Anassagora
IL SUCCESSO E LO SCANDALO
Nato a Clazomene, in Ionia, intorno al 500 a.C., Anassagora si trasferisce ad Atene nel 462 a.C. Entrato a far
parte della cerchia di amicizie del grande statista democratico Pericle, pubblica un trattato in prosa che
riscuote grande successo. L'ampia diffusione dell'opera si deve in larga misura allo scandalo suscitato dai suoi
contenuti: Anassagora sostiene infatti che «il sole è una pietra e la luna è fatta di terra» (Apologia di Socrate,
26d), sfidando la credenza religiosa dei Greci per cui il sole e la luna erano divinità. Tali tesi procurano ad
Anassagora non soltanto grande popolarità ma anche dure critiche: la campagna denigratoria nei confronti del
filosofo si inasprisce fino al punto che, nel 432 a.C., Anassagora subisce un processo per empietà in seguito al
quale è costretto a lasciare Atene per tornare in Asia Minore, dove trascorre gli ultimi suoi anni e muore
intorno al 428 a.C.

I SEMI
Di questo libro così scandaloso e controverso ci è giunta una ventina di frammenti sotto il titolo *Sulla natura*.
L'obiettivo di Anassagora è spiegare tutto quello che si può osservare in natura - compresi il sole e la luna, gli
esseri umani e la società - in termini di processi di composizione e scomposizione. Secondo Anassagora
questi elementi sono particelle invisibili, infinitamente numerose e infinitamente piccole e divisibili (è possibile
dividere ognuna di esse in parti sempre più piccole senza che ciò ne comporti l'annullamento); egli le chiama
semi. I vari semi si distinguono gli uni dagli altri in base a una qualità specifica: ad esempio, vi sono semi
«dell'umido e del secco, del caldo e del freddo, del luminoso e dell'oscuro» (DK 59 B 4), così come vi sono
semi specifici per tutte le altre qualità riscontrabili in natura.
In ogni cosa vi sono semi di ogni tipo - «c'è parte di ogni cosa» (DK 59 B 11) -, ma vi è una prevalenza
numerica di semi di un certo tipo, e questo fa sì che quella cosa abbia l'aspetto che possiamo osservare. Ad
esempio, nell'oro ci sono anche i semi dell'acqua, e nell'acqua ci sono anche i semi dell'oro, ma una massa
d'acqua ci appare come acqua perché in essa prevalgono i semi dell'acqua, e un lingotto d'oro ci appare come
oro perché in esso prevalgono i semi dell'oro.

L’INTELLETTO COSMICO
Come è possibile che da questi elementi infinitamente piccoli si formino tutte le cose che esistono?
Anassagora ipotizza innanzitutto che la natura abbia avuto origine da uno stato primordiale in cui i semi si
trovavano mescolati e confusi in un unico blocco; poi per spiegare come i semi si siano separati da questo
blocco unitario generando la varietà delle cose, introduce la nozione di intelletto cosmico, in greco *noús*, un
principio ordinatore che imprime un «movimento rotatorio» all'insieme dei semi, determinandone la
separazione. Il *noús* esiste separatamente dai semi: l'intelletto cosmico è una sostanza materiale - qualcosa
che esiste nello spazio e nel tempo, così come i semi -, ma risulta completamente autonomo, non mescolato
con nessun'altra cosa, «solo in sé stesso», e inoltre «è la più sottile di tutte le cose e la più pura» (DK 59 B
12). Nel mondo di Anassagora, l'intelletto è un'eccezione alla regola per cui tutte le cose sono fatte di semi:
l'intelletto è fatto di una sostanza speciale, diversa dai semi, e questo gli permette di agire sui semi ordinandoli
in modo da costituire tutte le cose che esistono.
Questo fermo rifiuto di qualsiasi ruolo delle divinità nella spiegazione della natura è all'origine delle rozze
accuse di empietà in seguito alle quali il filosofo viene processato e deve fuggire da Atene.

L’ESSERE UMANO E LE SUE PREROGATIVE


Per Anassagora, tutto quello che accade in natura va spiegato esclusivamente considerando quello che si
trova nella natura stessa. Egli applica la sua teoria dei semi anche alle esperienze e conoscenze che
caratterizzano l'esistenza umana. Dunque la filosofia di Anassagora, al pari di quella di Empedocle,
comprende non soltanto un'ontologia, ma anche un'epistemologia. Tuttavia, l'epistemologia di Anassagora
differisce nettamente da quella di Empedocle: secondo Anassagora noi non conosciamo le cose mediante
somiglianze, bensì mediante differenze. Ad esempio, se ravvisiamo che una pietra è pesante, non è perché la
pietra attiva nella nostra mente i semi della pesantezza; anzi, è proprio perché nella nostra mente non
vengono attivati i semi della pesantezza che possiamo riconoscere che la pietra è pesante.
Secondo Anassagora, il conoscere consiste in un'immagine del mondo che la nostra mente si costruisce a
partire da caratteristiche che la distinguono dalla cosa conosciuta: identifichiamo il pesante mediante il leggero
che è in noi, il caldo mediante il freddo che è in noi e così via. Anassagora concepisce pertanto la mente
umana come imperfetta e limitata: a differenza dell'intelletto cosmico, essa non conosce le cose per come
sono veramente, ma soltanto mediante differenze e immagini.
I limiti della conoscenza umana sono tuttavia compensati da un'altra caratteristica che contraddistingue gli
esseri umani: la capacità di agire. Come riportato da Aristotele nella Fisica, Anassagora afferma che l'uomo è
il più intelligente tra gli animali in quanto dotato delle mani. Gli esseri
umani non sono fatti soltanto per conoscere la natura, ma anche e soprattutto per plasmarla e modificarla a
proprio vantaggio. Con questa insistenza sulla dimensione pratica dell'intelligenza umana, Anassagora -
l'uomo che ha portato la filosofia dall'Asia Minore all'Atene di Pericle - lega l'indagine ionica sul mondo fisico
alla cultura ateniese del V secolo a.C., la quale pone al centro dei propri interessi l'azione umana.

3 Testo - “Sulla Natura”


IL PRINCIPIO ORDINATORE DELL'UNIVERSO
Anassagora esplora nel testo proposto il concetto di noús, il principio razionale che egli colloca alla base
dell'universo e del suo ordine. Il noús, con la sua autonomia rispetto alle altre cose e la sua forza intrinseca,
imprime un moto vorticoso alla molteplicità primordiale e caotica dei semi, conducendo alla formazione di un
universo variegato e differenziato.
[LA PECULIARITÀ DEL NOÚS] Tutte le altre cose partecipano a tutto, mentre l'intelletto è qualcosa di illimitato e
autocrate, non mescolato a nulla, ma solitario, esistente in sé stesso. Se fosse mescolato a qualcos'altro,
parteciperebbe a tutte le cose. Poiché in ogni cosa c'è parte di ogni altra, la miscela impedirebbe al noús di
avere potere su qualsiasi cosa, come lo ha quando è solo in sé stesso. Poiché è la più sottile e pura di tutte le
cose, possiede una conoscenza completa e un dominio supremo su tutte le forme di vita, sia maggiori che
minori.
[IL PRINCIPIO ORDINATORE DELL'UNIVERSO DA "SULLA NATURA"] E sull'intera rivoluzione, il noús ha avuto il
potere di iniziarla. Inizialmente, ha avviato questa rotazione a partire dal piccolo, poi questa rivoluzione è
diventata sempre più ampia. Il noús conosce tutte le cose che si mescolano, si separano e si dividono. Ha
ordinato tutto ciò che doveva essere, ciò che ora non è più, ciò che attualmente esiste e ciò che sarà in futuro.
Questo include la rotazione degli astri, del sole, della luna, dell'aria, e dell'etere che si stanno separando. È
proprio questa rotazione che li ha fatti separare, e dal raro per separazione si forma il denso, dal freddo il
caldo, dall'oscuro il luminoso, e dall'umido il secco. Molte cose partecipano a molte altre, ma nessuna si
separa completamente l'una dall'altra, tranne il noús. L'intelletto è uniforme, sia che sia più grande o più
piccolo. Nessuna altra cosa è simile a un'altra, ma ognuna è e era la più evidente di tutte le cose, in massima
misura.
COMPRENDI IL SIGNIFICATO FILOSOFICO
RIGHE 1-8 Anassagora descrive il noús cosmico come infinito e totalmente indipendente. Questo principio,
essendo sottile e puro, possiede una conoscenza completa e un controllo supremo su ogni forma di vita. La
sua natura indipendente è essenziale per mantenere il suo potere e influenza su tutte le cose.
RIGHE 9-15 Il noús ha avviato un movimento rotatorio nella molteplicità primordiale dei semi, generando
nascite e separazioni. Ha anche guidato il moto degli astri, la creazione dei cieli e la rotazione che ha causato
la differenziazione degli elementi contrari. Il noús è il motore del divenire e regola il corso del mondo.
RIGHE 16-19 Anassagora distingue ulteriormente l'intelletto dalle cose. Mentre il noús è semplice, uguale a sé
stesso e indifferenziato, le cose contengono semi di ogni tipo, sebbene prevalga un tipo particolare. Questa
caratteristica le rende unite, in qualche modo affini tra loro, ma non completamente separate e autonome, a
differenza del noús.

4 Democrito
IL PRESOCRATICO FUORI DAGLI SCHEMI
Nato ad Abdera, in Tracia, intorno al 460 a.C., Democrito è di circa dieci anni più giovane di Socrate. Può
sembrare anomalo includerlo tra i filosofi presocratici, specialmente considerando che, dopo la morte di
Socrate nel 399 a.C., Democrito continua a vivere e a scrivere opere filosofiche per circa trent'anni, fino alla
sua morte intorno al 370 a.C. Tuttavia, esiste una ragione importante che giustifica la collocazione tradizionale
di Democrito tra i presocratici, nonostante la sua cronologia: mentre Socrate orienta la filosofia verso nuove
questioni, principalmente sulla condizione umana e la realtà sociale, Democrito prosegue con convinzione le
indagini sulla natura iniziate quasi due secoli prima dai filosofi di Mileto.

ATOMI E VUOTO
La concezione della natura di Democrito parte dall'idea del suo maestro Leucippo, proveniente da Mileto e
giunto ad Abdera dopo un periodo ad Elea. Leucippo, basandosi sulle ricerche dei filosofi precedenti,
suggerisce che si possa affrontare la questione fondamentale della natura, ossia trovare il principio
fondamentale, utilizzando la distinzione tra essere e non essere introdotta dagli eleati.
Leucippo riteneva che questa distinzione dovesse essere liberata dai vincoli eleati per spiegare tutto ciò che
accade nella natura. Democrito sviluppa questa intuizione identificando l'essere con una pluralità di elementi
materiali, chiamati atomi, ognuno con le caratteristiche di immutabilità e indivisibilità. Gli atomi sono piccoli, di
dimensioni finite e non ulteriormente divisibili. Contrariamente agli eleati, Democrito introduce l'innovativa idea
che gli atomi si muovono nel vuoto, generando tutto ciò che esiste nella natura attraverso i loro incessanti
movimenti.

DETERMINISMO E RUOLO DEL VUOTO


Democrito propone una forma di determinismo, in cui ogni cosa che accade obbedisce a una necessità interna
alla natura. La condizione necessaria per il movimento degli atomi è il vuoto; senza di esso, gli atomi
sarebbero irrimediabilmente stipati e bloccati gli uni dagli altri. Democrito riesce a far coesistere l'essere e il
non essere nella natura stessa, identificando il non essere con il vuoto, che può essere pensato anche se non
è, rendendo il vuoto un principio fondamentale nella sua spiegazione della natura. Questa affermazione è
rivoluzionaria nel contesto della cultura greca, che fino ad allora aveva considerato la natura come uno spazio
completamente riempito.

CARATTERISTICHE DEGLI ATOMI


Democrito spiega che tutte le cose osservabili derivano dai movimenti degli atomi, che si avvicinano e si
aggregano. La differenza cruciale tra atomi e cose da essi costituite è che, mentre gli atomi sono indivisibili e
indistruttibili, le cose formate dalle aggregazioni di atomi contengono spazi vuoti. Quando il movimento degli
atomi li allontana, gli spazi vuoti si espandono fino a distruggere la cosa stessa. Rispetto ad Anassagora,
Democrito introduce due innovazioni decisive: gli atomi hanno dimensioni finite e sono differenziati solo per
forma geometrica, orientamento e ordine nello spazio.
Testimonianze successive, come quella di Aristotele nella Metafisica, spiegano che gli atomi possono differire
come le lettere dell'alfabeto, permettendo combinazioni infinite che generano il mondo.

ORGANISMI VIVENTI
Nella visione meccanicistica di Democrito, gli organismi viventi, compresi gli esseri umani, sono aggregati di
atomi. La peculiarità dei viventi risiede nella composizione di atomi il cui movimento genera calore, la base
della vita. Gli organismi si mantengono assorbendo atomi attraverso la respirazione e la nutrizione,
riproducendosi tramite la combinazione di atomi con quelli di un organismo di sesso opposto. Quando il
movimento degli atomi si esaurisce, l'organismo muore. La capacità di movimento degli organismi viventi
deriva da un'anima, anch'essa un aggregato di atomi destinato a morire quando il suo movimento si esaurisce.

TEORIA DELLA CONOSCENZA


Democrito sviluppa un'epistemologia basata sull'idea che flussi di atomi si staccano dalle cose, colpendo gli
organi di senso e producendo immagini (éidola) delle cose da cui provengono. La percezione fornisce solo
apparenze ingannevoli, mostrando qualità delle cose come colore o sapore che sono effetti del modo in cui gli
atomi ci colpiscono. Le proprietà reali sono le caratteristiche geometriche, quantitative e spaziali determinate
dal posizionamento degli atomi che compongono la cosa. Questa distinzione tra proprietà reali e qualità
percepite sarà cruciale nelle filosofie successive di Galileo Galilei e John Locke.
Democrito sostiene che l'esperienza percettiva non è una fonte affidabile di conoscenza, poiché mostra solo
opinioni ingannevoli, non la verità. La percezione fornisce opinioni, mentre per cogliere la verità, Democrito
identifica la ragione come una forma superiore di conoscenza, seguendo le orme degli eleati per cui la ragione
guida alla verità.

DIMENSIONE PRATICA DELL’ESISTENZA UMANA


Democrito non si interessa solo della conoscenza teorica, ma anche della dimensione pratica dell'azione
umana. Sottolinea l'importanza dell'imitazione attraverso la quale gli esseri umani apprendono dagli animali e
dagli altri uomini tramite l'educazione. L'educazione serve a far sì che le persone seguano le leggi della loro
comunità. Democrito ritiene che, anche se idealmente gli individui sarebbero più liberi senza leggi, l'invidia e la
discordia umane rendono necessarie le leggi per evitare conflitti distruttivi. Solo le leggi permettono una
società giusta, contribuendo alla felicità individuale.
Nella visione politica di Democrito, la società è uno strumento per perseguire la felicità individuale. L'individuo
non è obbligato a legarsi a una particolare comunità, ma può unirsi a qualsiasi società contribuisca alla sua
felicità. Questo atteggiamento cosmopolita, trattare il mondo intero come la propria città, è un concetto che
emerse nel V secolo a.C., riflettendo gli intensi scambi culturali e commerciali tra le città greche. Tuttavia, per
Democrito, la società giusta è solo un mezzo, non il fine ultimo dell'esistenza umana. La società giusta è uno
strumento efficace per perseguire la felicità individuale, che consiste in un distacco sereno e razionale dal
mondo e dalle sue vicissitudini, spiegabili interamente in termini di movimenti di atomi nel vuoto.

Testo - Testimonianza di Simplicio


ATOMI E VUOTO DA UNA TESTIMONIANZA DI SIMPLICIO
Riportiamo un passo tratto da una testimonianza di Simplicio, in cui viene esposta la dottrina democritea
secondo la quale l'universo, composto da un'infinità di mondi differenti, ha avuto origine dal movimento caotico
degli atomi nel vuoto.
[PIENO E VUOTO] Analogamente, Democrito di Abdera, discepolo di Leucippo, pose come principi il pieno e il
vuoto, definendo il primo come "essere" e il secondo come "non essere". Considerando gli atomi come la
sostanza primaria dei corpi, essi spiegano l'origine di tutte le cose attraverso le differenze intrinseche degli
atomi stessi.
[LE DIFFERENZE TRA GLI ATOMI E LE INFINITE MODALITÀ DELLE LORO AGGREGAZIONI] Le differenze
comprendono la misura, la direzione, il contatto reciproco (cioè la forma), la posizione e l'ordine. Gli atomisti
ritengono che, per natura, il simile sia messo in movimento dal simile. Le cose simili sono attratte l'una verso
l'altra, e ogni forma, unendosi in un complesso diverso, genera un nuovo ordinamento. Partendo dall'ipotesi di
un numero infinito di principi, Democrito prometteva di spiegare razionalmente le modificazioni e le sostanze,
delineando da cosa e come si generano i corpi.
[L'ESISTENZA DI INFINITI MONDI] Democrito afferma che le sostanze sono in eterno movimento nel vuoto. I
mondi sono infiniti e differiscono per grandezza. In alcuni non esistono né sole né luna, in altri sono più estesi
rispetto al nostro mondo, e in altri ancora ci sono più soli e lune. Le distanze tra i mondi sono diseguali,
determinando variazioni nel numero di mondi in diverse regioni cosmiche, alcuni in crescita, altri nel pieno
sviluppo, e altri ancora in fase di dissoluzione. La distruzione di un mondo avviene per l'urto di un altro. Alcuni
mondi sono privi di esseri viventi, piante e umidità.
COMPRENDI IL SIGNIFICATO FILOSOFICO
RIGHE 1-4 Democrito, seguendo Leucippo, associa l'essere agli atomi, identificati come immutabili, ingenerati
ed eterni, e il non essere al vuoto, fondamentale per il movimento degli atomi e l'origine delle cose. Le
differenze tra le cose derivano dalle differenze quantitative degli atomi.
RIGHE 5-13 Gli atomi sono indifferenziati qualitativamente ma diversificati nella forma, posizione e ordine.
Democrito nega l'esistenza di una forza esterna per il movimento degli atomi, sostenendo che la dinamicità è
intrinseca alla materia. Gli atomi, muovendosi spontaneamente, si uniscono in configurazioni varie.
RIGHE 14-21 Dall'agitarsi caotico degli atomi nel vuoto e dalla loro aggregazione, non solo si forma il nostro
cosmo, ma anche una molteplicità infinita di mondi. L'infinità degli atomi implica un'infinità di configurazioni e
possibilità di aggregazione, determinando la diversità dei mondi, ognuno con un ciclo vitale proprio.

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