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I PLURALISTI

Salvare i fenomeni
Dopo Parmenide i cosiddetti pluralisti si cimentano nel tentativo di tener fermo il panlogismo
parmenideo e nello stesso tempo salvare i fenomeni (cioè non svalutare i fenomeni come mere
illusioni). I principi primi dei pluralisti conservano i caratteri dell’essere parmenideo, escluse unicità
e immobilità e, con l’eccezione di Democrito, omogeneità. Le cose del mondo, secondo i pluralisti,
nascono e muoiono per composizione e scomposizione, non per una qualche variazione interna al
principio (come invece avveniva con i filosofi precedenti a Parmenide).
I pluralisti prendono il loro nome dal fatto di ammettere una pluralità di principi primi (vs monismo
ionico), per Empedocle e Anassagora qualitativamente distinti, per Democrito distinti solo
quantitativamente.

Empedocle
Nato ad Agrigento probabilmente tra 484 e 481 a.C. muore in esilio nel 425 a.C. Di origine
aristocratica, pare parteggiasse per i democratici. Ha composto due opere in versi, intitolate Sulla
natura e Purificazioni (rimangono frammenti, che sono i più numerosi tra quelli dei presocratici).

Principio della realtà per Empedocle sono le quattro radici: acqua (elemento liquido), aria (elemento
gassoso), fuoco (elemento luminoso e caldo), terra (elemento solido). Il mondo dei fenomeni, cioè
l’insieme di tutte le cose sensibili, è risultato della mescolanza delle quattro radici in proporzioni
diverse.
La mescolanza delle radici è dovuta al movimento, a sua volta dovuto a due forze cosmiche: amicizia
e inimicizia. Talvolta prevale l’uno, talaltra l’altro nel ciclo cosmico seguente: sfero (massimo di
amicizia, tutto è unito e dunque non esistono i mondi delle cose determinate, cioè i mondi come il
nostro), fase intermedia (quella in cui esistono mondi come il nostro), caos (massimo di inimicizia,
tutto è disgregato e dunque non esistono i mondi delle cose determinate, cioè i mondi come il nostro),
poi di nuovo una fase intermedia e poi lo sfero, una nuova fase intermedia e il caos e così eternamente.

Gnoseologia (teoria della conoscenza): la conoscenza avviene secondo Empedocle attraverso il


riconoscimento del simile col simile: le cose emanano effluvi che penetrano nei corpi attraverso i
pori. Ad esempio, il fuoco esterno a noi è conosciuto col fuoco dentro di noi, la terra con la terra etc

Pare che Empedocle ammettesse la metempsicosi, anche se forse solo come processo fisico per cui
gli stessi ingredienti che hanno dato vita a un individuo potrebbero aggregarsi nuovamente.

Anassagora
Nato a Clazomene tra 500 e 496 a.C. Intorno al 462 a.C. giunge ad Atene, dove entra nella cerchia di
Pericle. Intorno al 438-37 a.C. è accusato di empietà perché afferma che il sole è una pietra
incandescente e la luna un corpo terroso, il che sembra implicare che in essi non vi sia nulla di divino.
Quello di Anassagora è il primo esempio di conflitto tra filosofia e cultura mitico-religiosa
tradizionale della città. Muore a Làmpsaco intorno al 428 a.C. Scrive un’opera dal titolo Sulla natura.

Per Anassagora principi di tutte le cose sono i semi, tanti quante le qualità possibili (cioè infiniti),
chiamati da Aristotele omeomerie, cioè parti uguali (probabilmente perché la scomposizione non
comporta mutamento di caratteristiche). Pare che Anassagora ammettesse l’infinita divisibilità dei
semi.
La differenza tra le cose determinate che appaiono nel mondo è data dal prevalere in esse di un dato
seme. Infatti, in ogni cosa sono presenti semi di tutte le cose (un frammento di Anassagora afferma
che “tutto è in tutto”), ma un certo seme è presente in quantità maggiore degli altri. La tesi secondo
cui “tutto è in tutto” appare necessaria per evitare passaggi dall’essere al non essere, cioè per non
incorrere nella contraddizione di affermare che l’essere è e non-è, già mostrata come impossibile da
Parmenide. Infatti, che cosa avverrebbe se non ammettessimo che “tutto è in tutto”? Per esempio, i
capelli che non sono nel cibo ma sono in noi verrebbero dal nulla (l’esempio è di Anassagora). Ma,
dato che ciò sarebbe assurdo, è necessario affermare che anche nel cibo ci sono i capelli e che le
trasformazioni sono solo cambiamenti di prevalenza, ma niente nasce o muore (cioè niente passa dal
non-essere all’essere o dall’essere al non-essere).
Nel caos primordiale i semi sono mescolati. A ordinarli è una sorta di forza cosmica, l’Intelletto (in
greco Noùs), che imprime il primo impulso al movimento turbinoso da cui sorgono i mondi a partire
dalle opposizioni iniziali caldo-freddo, luce-tenebra. Non è chiaro se il Noùs sia separato dai semi o
sia una cosa formata da semi ma più pura di ogni altra. In ogni caso, non sembra presente nella dottrina
di Anassagora alcun finalismo, cioè non v’è alcuno scopo nell’azione ordinatrice del Noùs.

Gnoseologia: ponendosi esattamente agli antipodi rispetto a Empedocle, Anassagora afferma che il
dissimile conosce il dissimile => il caldo è percepito più acutamente da una mano fredda (esempio di
Anassagora stesso). L’assenza di una data qualità rende percepibile quella qualità.

Antropologia (concezione dell’uomo): pare che Anassagora abbia affermato che l’uomo è superiore
agli altri animali perché ha le mani, intendendo forse dire che il sapere e le tecniche di cui l’uomo
dispone non sono frutto di una rivelazione divina, ma del lavoro che l’uomo svolge con il proprio
corpo. L’esperienza delle cose che percepisce e delle azioni che compie, una volta fissata nella
memoria, costituisce il sapere dell’uomo, per mezzo del quale egli riesce a costruire le tecniche con
cui predispone l’ambiente al proprio benessere.

Democrito
Nato ad Abdera intorno al 460 a.C. Ignoto l’anno di morte, ma in età molto avanzata. Forse fu allievo
di Leucippo, di cui non si sa nulla. Forse soggiornò ad Atene. Oltre a numerose altre opere, gli sono
attribuite una Grande cosmologia, una Piccola cosmologia e una Cosmografia: di tutto ciò rimane
qualche frammento.

Per Democrito principi della realtà sono gli atomi, indivisibili (è il significato letterale della parola a-
tomo, dal greco a=non + temno=tagliare) ed eterni, inframmezzati dal vuoto. Tutto ciò che appare ai
sensi, cioè il mondo dei fenomeni, nasce dalla loro aggregazione e scomposizione. Differiscono tra
loro solo per forma, posizione e ordine. Come spiega Aristotele, la differenza tra gli atomi può essere
esemplificata ricorrendo alle lettere dell’alfabeto: A è diverso da N per forma, N è diverso da Z per
posizione, AN è diverso da NA per ordine.
Dunque, tra gli atomi vi sono secondo Democrito solo differenze geometrico-quantitative, non
qualitative. In altre parole, gli atomi sono un unico tipo di cosa (è un completo rovesciamento rispetto
ai semi di Anassagora).

Gli atomi sono oggetti di ragione non percepibili attraverso i sensi. Secondo Democrito è necessario
affermarne l’esistenza perché è inammissibile la divisibilità infinita della materia, altrimenti si
arriverebbe al nulla, ma poi sarebbe inspiegabile la materia (perché non si capisce come potrebbe
sorgere dal nulla).
Gli atomi sono eternamente ed intrinsecamente in movimento turbinoso in ogni direzione e
muovendosi producono dei vortici atomici dai cui incontri e scontri sorgono i fenomeni del mondo
sensibile. Come in Anassagora, non v’è nessun finalismo nel movimento degli atomi, ma, a differenza
di quanto affermato da Anassagora, non v’è in Democrito neppure alcun Intelletto a organizzare tale
movimento. L’universo democriteo funziona esclusivamente in base alla meccanica degli atomi e a
rapporti di causa-effetto necessari. In altre parole, tutto ciò che accade dipende da quanto accaduto
prima ed è quindi un effetto necessario della propria causa, ma questo insieme di cause ed effetti è
un meccanismo assolutamente privo di una mente e di una volontà indirizzate verso qualche scopo.
Questo tipo di prospettiva prende il nome di meccanicismo.
Oggetto di ragione è anche l’esistenza del vuoto. Infatti, poiché caratteristica intrinseca degli atomi è
il movimento, è necessario affermare l’esistenza del vuoto come prerequisito per il movimento (e
quindi per la nascita del mondo dei fenomeni), il quale in uno spazio pieno non potrebbe prodursi (si
pensi a un autobus completamente stipato, nel quale è, appunto, impossibile muoversi).

Gnoseologia: non siamo in grado di ricostruire esattamente la teoria della conoscenza di Democrito,
ma, in base alle informazioni giunteci dalla tradizione, pare ritenesse che le sensazioni dipendano da
effluvi di atomi, cioè agglomerati di atomi che si staccano dalle cose, vanno a colpire gli organi di
senso umani e lì riproducono la configurazione degli oggetti da cui provengono.
In ogni caso, secondo Democrito le sensazioni qualitative sono pura convenzione perché gli atomi
non hanno caratteristiche qualitative ma solo quantitative. Quindi, posto che la verità intellettiva sono
solo gli atomi e il vuoto, ciò che è frutto di sensazione è sia oggettivo sia soggettivo. Oggettive sono
le caratteristiche quantitative delle cose (ad esempio forma, posizione, ordine, grandezza) perché
anche gli atomi hanno in sé caratteristiche quantitative; invece, soggettive sono le caratteristiche
qualitative delle cose (ad esempio dolce, amaro, colori, caldo, freddo) perché gli atomi non
possiedono tali caratteristiche, che quindi dipendono solo dagli organi di senso umani e, di
conseguenza, esistono solo per convenzione umana.

Etica: le massime di Democrito di argomento etico sono centrate sul valore della euthymìa
(tranquillità dell’anima) e del controllo di sé.
Politica: a giudicare dai frammenti di argomento politico, pare Democrito fosse di tendenza
democratica e cosmopolita (cosmopolitismo = atteggiamento di chi si sente cittadino del mondo al di
là e al di sopra della propria appartenenza particolare alla comunità in cui è nato e cresciuto).

Antropologia (concezione dell’uomo): similmente ad Anassagora, anche Democrito sottolinea che


l’uomo progredisce grazie al proprio lavoro (tecniche), adattando a sé un ambiente non pensato per
lui.

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