Sei sulla pagina 1di 3

Democrito

Democrito nacque ad Abdera, in Tracia, probabilmente intorno al 460 a.C. e morì piuttosto
vecchio, pare più che centenario.

Viene incluso tra i filosofi presocratici, nonostante fosse contemporaneo non solo di Socrate,
ma addirittura del suo più grande allievo, Platone. Questo perché la denominazione di
“filosofi presocratici” indica una differenza non cronologica ma concettuale/tematica:
con Socrate (e anche con i sofisti) il centro della ricerca filosofica, infatti, non è più la
natura/la realtà fisica ma l’uomo e la realtà sociale umana.
Democrito, però, porta l’indagine filosofica sulla natura iniziata dai primi filosofi al suo livello
più alto con l’atomismo, una teoria filosofica che ha avuto un peso molto importante nel
corso non solo della storia della filosofia ma anche della scienza.

La concezione filosofica di Democrito parte in realtà da quella del suo maestro Leucippo,
originario di Mileto, e rappresenta, potremmo dire, un’unione tra la ricerca dell'archè, che
aveva contraddistinto i primi filosofi, in particolare quelli ionici della Scuola di Mileto, e la
filosofia di Parmenide e della Scuola di Elea, basata sulla distinzione fondamentale tra
essere e non essere.
L’intento alla base della teoria di Leucippo e di Democrito è quello di trovare un principio che
abbia le caratteristiche di eternità, immutabilità e indivisibilità, che Parmenide attribuiva
all’essere, ma che al tempo stesso possa rendere conto/spiegare la molteplicità e la
varietà delle cose che osserviamo in natura e il loro divenire, cioè la loro continua
trasformazione.
Democrito identifica, così, l’essere con una pluralità di elementi fisici/materiali (ecco
perché viene inserito anche tra i cosiddetti “fisici pluralisti”), ognuno dei quali è eterno,
pieno (senza cioè spazi vuoti al proprio interno), immutabile e indivisibile, proprio come
l’essere di Parmenide.
Questa pluralità di elementi sono definiti atomi (àtomos, in greco, significa proprio
“indivisibile”) e sono, per Democrito, particelle infinite e indivisibili di materia che si
muovono nel vuoto.
Il binomio di essere e non essere della filosofia di Parmenide assume nella teoria di
Democrito una valenza fisica: l’essere viene identificato con la materia piena (cioè che non
ha in sé spazi vuoti) degli atomi, e il non essere con il vuoto, che è lo spazio in cui queste
particelle di materia, piene e indivisibili, si muovono.

Questa è la caratteristica nuova e fondamentale di Democrito: il movimento degli atomi nel


vuoto. Gli atomi si muovono incessantemente e senza alcun fine/scopo nel vuoto e sono
proprio i loro movimenti con cui si aggregano e si disgregano a generare tutto ciò che
esiste ed è osservabile in natura.
Gli atomi sono capaci di generare tutte le cose del mondo fisico semplicemente muovendosi,
cioè componendosi e scomponendosi tra di loro: le cose si formano in seguito a
movimenti degli atomi che li portano ad avvicinarsi e aggregarsi, mentre le cose si
disgregano e infine distruggono quando il movimento degli atomi li portano ad allontanarsi gli
uni dagli altri.
Anche noi esseri umani e tutti gli altri esseri viventi sono, per Democrito, aggregati di
atomi, in cui la vita è determinata dal calore che genera il loro movimento.
A differenza però degli atomi, che sono perfettamente pieni, senza cioè spazi vuoti al loro
interno, le cose formate da aggregazioni di atomi hanno, invece, al loro interno spazi vuoti.

Nella Metafisica Aristotele riporta un paragone usato da Democrito stesso per spiegare i
movimenti di composizione e scomposizione degli atomi con cui questi ultimi danno vita alle
cose esistenti: gli atomi sono simili alle lettere dell’alfabeto, che differiscono tra loro
soltanto per la forma e danno luogo a parole e discorsi diversi in base al modo in cui si
dispongono e si combinano. Per esempio la lettera A si distingue dalla lettera N per la forma,
la sequenza di lettere AN differisce da quella NA per l’ordine, la lettera Z differisce dalla N
per la sua posizione/orientamento). Allo stesso modo, gli atomi differiscono tra loro per la
forma, per l’ordine nello spazio e per il loro orientamento. Non solo, gli atomi sono
considerati indivisibili, non sono cioè ulteriormente divisibili/scomponibili in elementi più
piccoli, e sono numericamente infiniti, così come le loro possibilità di combinazione.
Democrito riteneva, infatti, che dal movimento continuo degli atomi nel vuoto, e dunque dal
loro aggregarsi e disgregarsi, continuamente nascessero e morissero/si distruggessero
infinite cose esistenti e infiniti mondi.

L’aspetto fondamentale della teoria di Democrito è che il movimento degli atomi è reso
possibile proprio dal vuoto, che ne è la condizione necessaria perché senza il vuoto gli
atomi rimarrebbero perennemente fermi, bloccati gli uni dagli altri, e di conseguenza
impossibilitati ad aggregarsi e disgregarsi.
Se, però, il vuoto corrisponde nella teoria di Democrito al non essere parmenideo questo
significa che il non essere è, per Democrito, qualcosa di pensabile, contrariamente a
quanto sosteneva invece Parmenide. Il non essere anche per Democrito non è, perché il
vuoto, che per lui coincide con il non essere, è uno spazio vuoto in cui non c’è nulla: è il
nulla.
Ma, questo vuoto, questo nulla possiamo pensarlo proprio come lo spazio entro il quale si
muovono gli atomi.

L’atomismo rappresenta la prima forma di materialismo della filosofia, termine che indica la
concezione secondo cui la materia è l’unica sostanza e l’unica causa delle cose.
È anche una forma di meccanicismo: una teoria che spiega, cioè, la realtà e i suoi
fenomeni soltanto attraverso i concetti di materia, movimento dei corpi nello spazio e un
sistema di cause ed effetti, concependo così l’universo come una sorta di grande
“macchina”, e senza fare riferimento a uno “scopo finale” o a un “progetto divino”.
Gli atomi si muovono, infatti, per Democrito, senza alcuna finalità, senza cioè un fine
ultimo deciso da una qualche volontà o mente superiore che li governa. Semplicemente gli
atomi si muovono spinti da una necessità insita nella natura stessa: il loro movimento
accade e non può non accadere, è una legge naturale appunto necessaria, che determina
il modo in cui funziona il mondo fisico.
L’atomismo risulta, quindi, anche un esempio di causalismo o determinismo, ovvero una
spiegazione/visione secondo cui tutto ciò che avviene nell’universo è basato su un preciso
sistema di cause ed effetti, che lo determina.

Dal momento che non viene ammesso/considerato nessun fine ultimo, nessun progetto
superiore, nessuno scopo, l’universo di Democrito può dare l’impressione di essere
abbandonato al caso. Ecco perché Dante in un celebre verso del IV canto dell’Inferno parla
di Democrito come di colui che “il mondo a caso pone”, come cioè di colui che considera
ciò che accade nel mondo come qualcosa di del tutto casuale.
Democrito, in realtà però, per “caso” non intendeva l’assenza di causalità, ma l’assenza di
un disegno superiore di origine divina: il cosmo è, infatti, per Democrito, il risultato di
cause naturali ben precise e necessarie, ma non è programmato o predeterminato da una
mente divina.

[Sulla base dell’atomismo, Democrito elabora anche una sua teoria della conoscenza,
ovvero di come sia possibile e avvenga la conoscenza umana. Secondo Democrito, noi
uomini possiamo conoscere le cose della realtà perché flussi di atomi si staccano dalle
cose e colpiscono i nostri sensi producendo nella nostra anima delle immagini di tali cose.
Per cui, secondo Democrito, quando vediamo un oggetto, per esempio un fiore, un insieme
di atomi si separa dal fiore e raggiunge gli atomi di cui sono fatti i nostri organi di senso
producendo in noi la visione di quel fiore con tutta una serie di caratteristiche, come il colore,
l’odore o il profumo, la forma, la grandezza, ecc.
Ma non tutte queste caratteristiche sono proprietà reali delle cose. Alcune sono, al contrario,
caratteristiche non delle cose ma delle immagini che la nostra anima produce per effetto dei
flussi di atomi che ci colpiscono.
Democrito propone, così, una distinzione che avrà un’importanza fondamentale non solo
nella filosofia ma anche nella scienza moderna, in particolare nel pensiero di Galileo Galilei,
ovvero la distinzione tra:

1) proprietà reali delle cose (o, in linguaggio moderno, “proprietà oggettive” o “qualità
primarie”) che corrispondono a caratteristiche di tipo quantitativo e spaziale, come la
forma, il numero, la grandezza, che appartengono agli oggetti, indipendentemente
da noi e dalla nostra percezione;

2) proprietà che dipendono dal nostro modo di percepirle (o, in linguaggio moderno,
“proprietà soggettive” o “qualità secondarie”), che corrispondono a caratteristiche
di tipo qualitativo, come il sapore e l’odore, che esistono soltanto in relazione ai nostri
organi di senso. Per esempio, in natura non esiste il “dolce”, ma esistono certe
sostanze che, per via di determinate configurazioni atomiche (chimiche, diremmo
oggi), quando vengono in contatto con le nostre papille gustative generano la
sensazione del dolce.

Da questa distinzione Democrito consegue che dalla nostra esperienza percettiva noi
ricaviamo soltanto opinioni ingannevoli; per cui, per cogliere la verità delle cose del mondo
fisico e capire come sono fatte realmente (cioè di atomi), dobbiamo ricorrere a una forma
superiore di conoscenza, raggiungibile solo attraverso la ragione.]

Potrebbero piacerti anche