Melisso, originario di Samo, vissuto dopo la metà del V secolo a.C. fu un militare di Samo. La sua
importanza è legata soprattutto al tentativo di una deduzione rigorosa degli attributi dell’essere vero.
Melisso afferma che l’essere è: uno-tutto(come per Senofane), ingenerato, incorruttibile, immutabile,
unico, infinito(a differenza di Parmenide) e incorporeo(non è smembrabile, non può avere parti altrimenti
non risulterebbe uno). Per Melisso inoltre l’eternità non è più assenza di tempo ma un tempo infinto.
Parmenide aveva negato non soltanto il divenire, ma anche la molteplicità, considerandoli entrambi
compromessi dalla presenza del non essere. Pur negando, come Parmenide, il divenire(le cose che
divengono non appartengono veramente all’essere, ma al non essere) Melisso non condanna la
molteplicità, almeno sul piano logico. Per Melisso infatti essere diverso, ossia non essere qualcos’altro, non
significa non esistere. Inizia così a nascere il concetto di “non essere relativo”.
I fisici pluralisti
Si chiamano pluralisti quei filosofi che, a differenza dei primi filosofi della scuola di Mileto, ritengono
insufficiente un unico principio per spiegare la realtà e ricorrono a una molteplicità di principi che unendosi
e separandosi, ma non modificandosi nella propria natura, danno vita al divenire delle cose sensibili.
Empedocle parla di quattro principi-elementi e Anassagora di un'infinità di semi o principi, detti
omeomerie. Tutti tendono a salvare il divenire e la molteplicità dei composti, ma nel contempo l’eternità e
l’immutabilità dei componenti: mutano i composti, ma non gli elementi costitutivi.
EMPEDOCLE Nato ad Agrigento nel sec. V a.C., è il primo dei filosofi pluralisti, autore di due poemi Sulla
natura e Purificazioni. Come Parmenide, Empedocle ritiene che l’essere non possa nascere, né perire; ma, a
differenza di Parmenide, egli intende spiegare l’apparenza della nascita e della morte, e lo fa ricorrendo
all’idea del combinarsi e del dividersi degli elementi. L’unione degli elementi è la nascita delle cose, la loro
disgiunzione la morte. Gli elementi sono 4: fuoco, acqua, terra e aria. Il nome “elemento” comparirà nella
terminologia filosofica solo più tardi, con Platone: Empedocle parla delle “quattro radici” di tutte le cose.
Queste quattro radici sono animate da due forze cosmiche antagoniste: l'amore, o amicizia, e l'odio, o
discordia che tendono rispettivamente a unire e separare gli elementi. Si crea così il cosiddetto ciclo
cosmico, caratterizzato da varie fasi. C’è una fase in cui l’amore domina su tutto: è la fase dello sfero, nel
quale tutti gli elementi sono unificati e legati nella più completa armonia. In questa fase non ci sono le cose,
perché non c’è altro che un tutto uniforme, una divinità che gode della sua solitudine. L’azione della
contesa, o dell’odio, rompe questa unità e comincia a separare gli elementi. Ma non si tratta di una
separazione distruttiva, poiché essa a un certo punto determina la separazione delle cose che sono nel
nostro mondo. Dunque le cose del mondo e il mondo stesso si creano per una combinazione tra odio e
amore. Continuando però l’odio ad agire, le cose stesse si dissolvono e si ha la fase del caos, con il puro
dominio dell’odio. A questo punto spetterà di nuovo all’amore ricominciare la riunificazione degli elementi.
Così si avrà di nuovo il mondo attuale e poi si ritornerà alla sfero, con l’inizio di un nuovo ciclo. I quattro
elementi e le due forze che li muovono sono anche le condizioni della conoscenza umana. Il principio
fondamentale della conoscenza afferma infatti che il simile si conosce con il simile.