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BIRMANIA/MYANMAR

Cenno storico e panorama contemporaneo

La Birmania, chiamata ufficialmente Myanmar dal 1989, è il paese più vasto dell'Asia sud-
orientale, dotato di una forte eterogeneità etnolinguistica: sono 135 i gruppi riconosciuti
ufficialmente dal governo. Tale tratto di spiccata diversità culturale, unita all'egemonia dell'etnia
maggioritaria, i bamar, sarà un fattore costante nella storia della nazione. Elemento sottostante,
anteriore alla maggior parte delle tradizioni storiche del paese è l’influsso del buddismo, che a
partire dalla sua introduzionene, collocabile fra il III-VI d. C., ha costituito la confessione
maggioritaria e ha innervato le cultura del paese; i numerosi monaci buddisti hanno costituito una
presenza assai significativa fino ad oggi, svolgendo anche un ruolo politico.
Il paese fu annesso all'Impero Britannico al termine di tre sanguinose guerre (1824-26; 1852;
1883-86), dopo di che venne amministrata come una provincia dell'India dalla potenza inglese fino
al riottenimento dello status di colonia a se stante nel 1937 e la definitiva indipendenza nel 1948. Il
periodo di dominio straniero (1886-1948) fu attraversato da fermenti nazionalistici e rivolte,
arrivando fino alla collaborazione durante la Seconda Guerra Mondiale con il Giapppone in chiave
anti-inglese degli indipendentisti; a fronte del sostanziale rifiuto nipponico di dare al paese una reale
sovranità essi si unirono allora nella Lega anti-fascista per la libertà del popolo, che legandosi agli
Alleati potè liberarsi dal morente imperialismo giapponese per negoziare con i vecchi nemici, gli
inglesi, le condizioni per l'indipendenza nazionale. In tale processo ebbe somma importanza il
generale Aung San, che nel corso della conferenza di Panglong aveva raggiunto un accordo con
alcune delle maggiori etnie del paese per un assetto federale dello stato. Prima della dichiarazione di
indipendenza (4 gennaio 1948) Aung San venne ucciso.
Il successivo quindicennio di governi democratici (1948-62) venne segnato da rivolte e
instabilità dovute a rivalità fra partiti politici ed etnie, anche in relazione ad un assetto costituzionale
inadeguato a contenere vari interessi e aspettative. Dopo le elezioni del 1960 il clima non migliorò,
e con l'emergere di spinte secessioniste si impose il golpe del generale Ne Win. Da allora la
Birmania è in preda ad una serie di governi militari che, con variabili dosi di brutalità, hanno
conculcato i diritti civili e umani, reprimendo le proteste in maniera violenta e proibendo la
dissidenza politica.
Fra il 1962-1988 la figura di Ne Win fu il principale riferimento politico del paese, nella
creazione di uno stato di polizia, della nazionalizzazione delle industrie e in un estremo
isolazionismo, che secondo il leader militare costituivano la via birmana al socialismo1. Tali
politiche condussero a una precaria situazione economica che alimentò la dissidenza politica,
sfociata nel biennio 1987-88 in una sollevazione generale di studenti, monaci e persone non armate,
il cui punto apicale avvenne il giorno 8 agosto 1988, con centinaia di migliaia di manifestanti che
chiedevano il ritorno alla democrazia e la fine dello stato di polizia; le proteste costrinsero Ne Win a
dare le dimissioni, ma immediatamente dopo un nuovo colpo di stato instaurò un organismo
chiamato Consiglio di Stato per la Restaurazione della Legge e l'Ordine – sempre di estrazione
militare – che inaugurò una durissima repressione poliziesca verso le opposizioni. Le reazioni
internazionali spinsero però il regime a cercare una forma di conciliazione, proclamando
ufficialmente di preparare le elezioni per il ritorno alla democrazia.
Nel corso delle sollevazioni era diventata assai celebre nel paese Aung San Suu Kyi, la figlia del
padre dell'indipendenza birmana, appena tornata dall'esilio, in particolare in occasione della sua
perorazione per un ritorno alla democrazia di fronte a mezzo milione di persone. Nei mesi

1
Accanto a tali elementi, solo vagamente desumibili da principi prossimi al marxismo sovietico, compaiono
curiosamente credenze vicine alla versione locale del buddismo ma declinate in una forma particolarmente
superstiziosa, fra cui la numerologia e l'astrologia; ciò è da vari osservatori ricondotto al carattere personale di Ne
Win.
successivi divenne il segretario del nuovo partito di opposizione, la Lega Nazionale per la
Democrazia. Nelle elezioni del 1990 la sua vittoria fu schiacciante, ma la giunta militare la invalidò.
Fino ad oggi si è mantenuto il dominio militare sul paese ad opera dell'organismo
precedentemente citato che ha assunto la denominazione di Consiglio di Stato per la Pace e lo
Sviluppo. Anche il nuovo regime ha ricevuto accuse di pesanti violazioni dei diritti umani in ogni
campo: lavoro forzato e infantile, limitazione dell'attivismo politico e della libertà di espressione 2,
processi penali iniqui, uccisioni extragiudiziali, torture, incarcerazioni secondo modalità inumane e
degradanti, stupri come sanzioni di stato. Da notare che, di contro a un crescente biasimo
internazionale, il governo birmano ha cercato una qualche promozione della propria immagine
pubblica avendo rinunciato al severo isolazionismo precedente e anzi una integrazione
nell'economia globalizzata3; allo stato attuale la giunta sopravvive avvalendosi del sostegno di
potenze alleate (in specie Russia e Cina) e di aziende straniere compiacenti.
Frattanto il paese è diventato uno dei più poveri del mondo, in cui un terzo dei bambini è
cronicamente malnutrito; nel tale contesto di periodici aumenti dei prezzi dei generi primari (una
notevole ondata inflazionistica si era registrata dopo il 1990) il prezzo degli alimenti di base subì
una impennata del 30-40% alla fine del 2006 4, creando le condizioni per una nuova grande ondata
di proteste che raggiunsero l’apice nell’estate del 2007. La scintilla fu l’aumento del prezzo del
carburante e contestualmente dei generi alimentari 5, che portò pochi giorni più tardi a
manifestazioni di piazza, represse con la violenza dal governo; tale reazione, duramente condannata
dalla comunità internazionale, favorì una ulteriore espansione del movimento in diverse città
birmane. Le mobilitazioni continuarono per tutto il settembre successivo, allargando la sfera delle
rivendicazioni fino alla deposizione della giunta e l’ottenimento della democrazia; in testa ad esse si
posero, oltre gli studenti, i monaci buddisti, gruppo molto numeroso e rispettato nella società
birmana6. Fu la loro partecipazione, oltre che al carattere quasi completamente nonviolento delle
azioni di protesta, che vennero però represse con violenza estrema (inclusi i monaci, fatto inaudito
per molti birmani), che provocò varie difficoltà al governo arrivando al rifiuto da parte di settori
dell’esercito di partecipare alle operazioni di repressione. Dopo altri due mesi le proteste si
smorzarono senza alcun cambiamento rilevante nell’assetto politico-istituzionale del paese, ma
facendo della democrazia birmana argomento di interesse internazionale isolarono ulteriormente il
governo militare, oramai considerato pressoché universalmente una brutale dittatura. La indizione
di un referendum costituzionale nel 2008 e la programmazione di elezioni politiche generali nel
2010 hanno avuto luogo in un contesto di saldo controllo dei militari su tutti gli aspetti
fondamentali, nonché il sostanziale blocco delle attività dell’opposizione con metodi formali (cavilli
giuridici) e materiali (confische, arresti), per cui il tentativo di accreditare a favore del governo una
svolta democratica non ha sortito reazioni positive né all’estero né nel paese.

Principali aspetti geopolitici

Nome: Unione di Myanmar. Il nome più conosciuto, Birmania, venne ufficialmente cambiato nel
1989, dato che deriva da bamar, l’etnia maggioritaria e politicamente dominante.
Aspetti geografici: estensione 656.578 kmq (più del doppio dell’Italia), abitanti 48 milioni (etnia
2
Risultano addirittura esplicitamente proibiti i commenti diretti contro il governo.
3
In calce al giornale ufficiale del regime, New Light of Myanmar, si trovano i seguenti propositi economici così
sbandierati: Proper evolution of the market-oriented economic system; Development of the economy inviting
participation in terms of technical know-how and investments from sources inside the country and abroad. Si
aggiunge però che “The initiative to shape the national economy must be kept in the hands of the State and the
national peoples”.
4
Nella classifica dell’Indice di sviluppo umano 2006 la Birmania si collocava al 130° posto su 177. Oggi (2010) è al
133°.
5
Nello stesso periodo si sono verificate diverse sommosse in molti paesi in relazione alla crisi alimentare, esplosa nel
2007-08, che ha fatto da innesco allo scoppio tensioni sociali preesistenti in contesti molto diversi.
6
Da qui l’appellativo giornalistico di “Rivoluzione Zafferano”, riferendosi alle “rivoluzioni colorate” avvenute in
anni vicini in paesi dell’est europeo e mutuando la connotazione cromatica dal tipico vestito dei monaci.
maggioritaria bamar, cui si aggiungono altri 135 ufficialmente riconosciuti; le stime sono
fortemente controverse in quanto il governo è accusato di manipolare i dati per amplificare la
prevalenza bamar); risorse: petrolio, gas naturale, legname, stagno, zinco, tungsteno e altri minerali.
Forma di Stato e Governo: governo militare del Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo,
organo monocratico di 11 alti ufficiali dell’Esercito con a capo il gen. Than Shwe. L’assemblea
legislativa non si è mai riunita, e il consiglio assomma le potestà esecutive e legislative oltre che a
controllare l’apparato giudiziario.
Apparato militare: Totale Forze Armate 492000, l’apparato militare più numeroso del sudest
asiatico. Le forze di polizia, comprendenti 72000 elementi, sono state poste nel 1995 sotto il diretto
controllo dell’Esercito.
Aspetti economici: dopo un lungo periodo di forte isolamento (1962-88) e di autarchia il governo
ha cercato di attrarre turismo e investimenti. Tutte le maggiori attività economiche rimangono sotto
uno stretto controllo statale; l’agricoltura resta la principale attività lavorativa, in quanto assorbe il
70% della forza-lavoro del paese. I maggiori partner commerciali sono i paesi vicini (Cina,
Thailandia, Singapore, Malaysia). In relazione alle violazioni di diritti umani alcuni paesi hanno
stabilito sanzioni economiche (UE, USA) che secondo alcuni osservatori sono inefficaci sia perché
gli stati vicini subentrano alle potenze occidentali, sia perché alcune aziende multinazionali non le
rispettano (si accusa in particolare la francese Total e la statunitense Chevron). Va segnalato che la
Birmania in base alle classifiche internazionali si colloca fra i primi tre paesi più corrotti al mondo 7.
Aspetti sociali: la classifica dello Human Development Report 2009 colloca Myanmar al 138°
posto su 182 paesi, la peggior collocazione del sudest asiatico.
Diritti: oltre alle già citate violazioni in merito ai diritti civili (mancato rispetto dei processi
elettorali, lesione delle libertà di espressione, trattamento inumano e degradante per detenuti,
sistema giudiziario iniquo ecc.) va segnalato l’impiego massiccio di forza lavoro minorile per
mansioni faticose e insalubri; si valuta inoltre che il 20% delle Forze Armate sia composto da
bambini-soldato.
Conflitti: Fin dalla fondazione della Birmania indipendente le etnie di minoranza hanno lottato
per ottenere l’autonomia dal governo centrale. A fronte della indisponibilità dei governi militari i
maggiori gruppi (shah, karen, karenni, kachin) hanno costituito gruppi paramilitari. Si registrano
scontri periodici nelle relative aree fra essi e l’Esercito nazionale. Le vittime sono nell’ordine delle
migliaia (circa 30000 solo nella popolazione karen dal 1948) e va aggiunto più di mezzo milione di
rifugiati e sfollati a causa degli scontri.

I testimoni di libertà

 AUNG SAN SUU KYI. Figlia del generale Aung San, morto quando lei aveva solo due
anni, indiscussa leader dell’opposizione democratica e Premio Nobel nel 1991, può essere
considerata la più famosa figura di nazionalità birmana vivente, oltre che premier de iure
democraticamente eletto. San Suu Kyi è assurta a enorme popolarità nel suo paese durante la
sollevazione nonviolenta del 1988, nel cui contesto tenne un famoso discorso in favore della
democrazia di fronte a mezzo milione di dimostranti, davanti alla Pagoda Shwedagon. Da allora è
rimasta la principale protagonista dell’opposizione, ruolo solo in parte derivatole dall’essere
segretario della Lega Nazionale per la Democrazia: diverse fonti giornalistiche riportano svariate
manifestazioni di affetto e stima tributatele da cittadini dei ceti sociali più svariati. A tale
venerazione in patria corrisponde la sua proiezione mediatica all’estero quale simbolo non solo di
aspirazioni a democrazia e diritti del popolo birmano ma di valori universali quale libertà e
nonviolenza di fronte all’oppressione. Acutamente consapevole della sua importanza e notorietà si è
dimostrato il governo militare, che ha condannato Aung San Suu Kyi agli arresti domiciliari dal
7
Sorpassato solo dalla Somalia secondo l’Indice di Trasparency International del 2007 e del 2008 (mentre nel 2009
viene superato dall’Afghanistan tenendosi però saldamente al terzo posto).
1989 a oggi (2010), salvo un intervallo fra 1995-2000. A tale serie di provvedimenti va aggiunto
l’isolamento dalla famiglia, rimasta in Gran Bretagna 8. A destare grande interesse intorno alla sua
figura, a parte le condizioni di forte oppressione cui lei e il suo partito sono soggetti, è il rifiuto
rigoroso di ogni uso della forza e l’esprimersi sempre in termini di bene comune nazionale aprendo
le porte alla riconciliazione; Suu Kyi è una devota buddista (nella variante Teravada, la confessione
maggioritaria nel paese) che usa trasfondere nella sua attività pubblica alcuni principi di tale
religiosità, quali il valore estetico degli atti quotidiani, la semplicità, lo stile dimesso e asciutto.
Riportiamo di seguito ampi brani del discorso tenuto nel 1988 alla Pagoda Shwedagon9.

Monaci reverendi e popolo! Questa assemblea pubblica è destinata a far conoscere a tutto il mondo il volere del popolo.
Perciò questo a questo raduno di massa il popolo deve mantenere disciplina e unità, per mostrare che davvero c’è un
popolo che può essere disciplinato e unito. La nostra finalità è di mostrare che l’intero popolo sente dentro di sé l’acuto
desiderio di un sistema di governo democratico e multi-partitico.

Credo che tutte le persone qui radunate siano venute con l’incrollabile desiderio di sforzarsi per ottenere un sistema
democratico multi-partitico. Per conseguire tale obiettivo, tutti dovrebbero marciare in unità e in modo disciplinato
verso l’obiettivo della democrazia.

Mio padre si impegno con grandi sforzi fisici e mentali nella causa di una Birmania indipendente, ma senza trarne mai
un guadagno personale; ed è per questo che dopo non avrebbe voluto immischiarsi in seguito nei giochi politici che ne
sarebbero conseguiti. Così anch’io volevo mantenermi a distanza da tali dinamiche. E’ per questo che me ne sono tnuta
lontana. E qualcuno potrà domandare, se volevo starne fuori perché mi sono impegnata in questo movimento? La
risposta è che la crisi attuale è questione di un’intera nazione. Non sarei la figlia di mio padre se rimanessi indifferente
di fronte a ciò che si sta muovendo. Questa crisi nazionale potrebbe in effetti essere chiamata la seconda lotta
d’indipendenza.

Questa grande lotta si è originate dall’intenso e profondo desiderio del popolo per un sistema di governo pienamente
democratico e parlamentare. Vorrei leggervi qualcosa che disse mio padre a proposito della democrazia:
“Dobbiamo far diventare la democrazia il credo del popolo. Dobbiamo cercare di costruire una Birmania libera in
accordo con tale credo. Se falliamo, il nostro popolo sarà destinato a soffrire. Se la democrazia dovesse fallire il mondo
non può stare a guardare e scrutare, e così la Birmania verrebbe un giorno disprezzata. La democrazia è la sola
ideologia coerente con la libertà. E’ anche un’ideologia che promuove e rafforza la pace. E’ l’unica ideologia che
dovremmo ambire”.

Questo è ciò che disse mio padre. E’ il motivo per cui partecipo a questa lotta per la democrazia e la libertà seguendo le
orme e le idee di mio padre. Per raggiungere la democrazia il popolo dove essere unito. Ciò è molto chiaro. E’ un fatto
semplice. Se non c’è unità di intenti non raggiungeremo niente.

La forza del popolo cresce giorno dopo giorno. Tale forza accresciuta dev’essere controllata dalla disciplina. Una forza
non disciplinata o non conforme ai giusti principi non può dare dei buoni frutti, può portare a pericolo per molti. A
questo snodo, quando la forza del popolo raggiunge il suo apice dovremmo badare bene di non opprimere chi è più
debole. Questo è un comportamento malvagio che fa perdere la dignità e l’onore. Il popolo deve dimostrare chiaramente
la sua capacità di perdonare. […] Deve continuare a mobilitarsi per la democrazia multi partitica con mezzi pacifici e
disciplinati. Vorrei sottolineare che non siamo ancora arrivati alla nostra preziosa meta.

Poiché ho parlato di unità, dirò adesso dell’unione di stati di cui è composta la Birmania. I diversi popoli dela
Birmania dovrebbero rimanere uniti. La maggioranza sarà sempre ovviamente composta dai bamar. Essi devono
sforzarsi con crescente impegno di vivere in pace e amicizia. Poiché essi costituiscono la maggioranza sono loro a
dover fare i più grandi sforzi per vivere in tale accordo e amicizia per raggiungere quel che occorre per l’unità e la
fratellanza fra tutti i gruppi etnici nazionali.

8
Le modalità giuridico-legali della vicenda si inquadrano nel contesto di una attenuazione dei diritti di libertà personale
in maniera da porre l’ordinamento birmano al di fuori del costituzionalismo moderno: l’art. 10b dello State Protection
Act consente l’imprigionamento di sospetti senza processo per cinque anni, prescrivibili a chi si considera possa
possibilmente [sic!] “minare la pace e stabilità della comunità” (art. 10a). Da notare che secondo analoghe norme venne
negato il visto ai familiari di Suu Kyi – compreso il marito cui era stato diagnosticato un cancro del quale morirà, senza
avere la possibilità di rivedere la consorte.
9
Testo rinvenibile al seguente indirizzo web. Traduzione mia.
http://www.birmaniademocratica.org/ViewDocument.aspx?
catid=5740bdf13053487d875349301bd2ec63&docid=7f1f06c258a449f08e7c47e087930711
Chi possiede maggior forza dovrebbe mostrare ritegno e tolleranza verso coloro che ne hanno meno. Vorrei dire una
cosa cosa a proposito di coloro che ancora sostengono il partito unico. Il fatto è che molti membri di esso hanno perso
fede e fiducia nel loro partito. Dovrebbero dimettersi e restituire le tessere. Ma coloro che vi rimangono senza ormai
convinzione non dovrebbero essere perseguitati. La democrazia è una ideologia che consente a ognuno di conservare il
proprio credo. Essi non debbono essere minacciati o messi in pericolo. Ognuno può perseguire la propria meta. Non
siate vendicativi in base alla vostra maggior forza verso i più deboli.

Che tutto l’intero popolo possa essere unito e disciplinato.


Che tutto il nostro popolo faccia ciò che è coerente coi retti principi morali.
Che il popolo sia libero dal male.

 U Win Tin: Giornalista, attivista per i diritti civili e militante politico fra i fondatori della
Lega Nazionale per la Democrazia, U Win Tin è stato a lungo detenuto per aver preso parte alla
rivolta pacifica del 1988.
Nel corso della sua carriera giornalistica divenne direttore di uno dei principali quotidiani birmani,
l’Hanthawaddy, al tempo del consolidamento del regime di Ne Win (anni sessanta-settanta). Alla
fine degli anni settanta la pubblicazione venne chiusa per ordine del governo come ritorsione per la
pubblicazione di un libro critico del regime, e il giornalista dovette adattarsi a incarichi occasionali.
Nel settembre 1988 divenne membro del comitato esecutivo della nascente Lega Nazionale per la
Democrazia, e fu fra i primi leader ad essere arrestato. Venne condannato l’anno seguente dapprima
a tre, poi ad altri quindici anni di reclusione. Il suo status di oppositore incarcerato per reati
d’opinione, unite alla sua salute precaria hanno suscitato una campagna d’opinione che alla fine è
sboccata nella liberazione di U Win Tin, oramai più che ottantenne. A differenza di Aung San Suu
Kyi, cui lo accomuna la durata della pena, il giornalista ha subito il carcere nelle sue forme più
pesanti e oppressive, incluse forme di privazione del sonno e del cibo, isolamento, negazione di
cure mediche; tutto ciò ha aggravato le sue condizioni sanitarie. Rilasciato il 23 settembre 2008,
dopo 19 anni, rifiutò di dismettere la divisa da carcerato asserendo che l’intero popolo birmano è
prigioniero della tirannia. Riportiamo il discorso da lui divulgato nel successivo novembre 2008,
indirizzato all’Alleanza della stampa del sudest asiatico e al mondo:

E’ molto tempo che sono stato bandito dalla mia professione con la prigionia per ordine del regime militare a causa
delle mie attività in materia di stampa libera, democrazia e diritti umani. Sono passato attraverso due decadi di
prigionia. Quelli sono stati giorni cupi per la mia lunga vita professionale.
Durante la nostra lotta, molti dei miei compagni giornalisti furono perseguitati dal regime militare assieme ad altri
dissidenti politici in tutto il paese. Dieci dei miei più stretti collaboratori, incluso il famoso giornalista e scrittore Maung
Thaw Ka, morirono negli inumani tormenti dei campi di prigionia. Qualcuno, come me, è stato rilasciato dopo lunghi
anni di sofferenza in quelle infernali celle di prigionia. Ci sono ancora molti giornalisti e scrittori che soffrono immani
tormenti dietro le sbarre. Qualcuno di loro forse è diventato mentalmente o fisicamente menomato, e alcuni potrebbero
essere morti. Abbiamo scarse informazioni sui nostri compagni sparsi per i campi in tutto il paese. Mentre eravamo
dietro le sbarre ci era proibito scrivere, leggere, e persino, talvolta, parlarci.
Ci hanno messo fuori, ma non siamo stati accecati. Vedevamo sempre la luce, sebbene scarsa e flebile, alla fine del
tunnel. Vedevamo la luce nella forma di notizie e messaggi. Li abbiamo scorti nei notiziari; i prigionieri politici, al pari
degli altri detenuti ne erano informati, incoraggiati e rischiarati.
Al mio rilascio dalla prigione ho trovato persecuzioni politiche, sfruttamento economico, discriminazione sociale e
violazioni dei diritti umani dappertutto nel paese.
Di questi tempi il potere e il prestigio della stampa sono cresciuti immensamente nel mondo. Ma non si tratta di una
realtà universale. Ho appreso che molti giornalisti in Birmania sono discriminati, perseguitati e imprigionati. Molti sono
stati sottoposti a processo e persino uccisi come in molti paesi del sudest asiatico, nel resto dell’Asia, in Africa ecc. in
tutto il mondo. Diversamente che in tutti gli altri paesi in Birmania i giornalisti sono colpiti da leggi repressive,
minacciati di accuse di coinvolgimento in atti terroristici, o in materie riservate di sicurezza nazionale. Queste sono le
situazioni che dobbiamo fronteggiare oggi in Birmania. Dobbiamo lottare duramente per la democrazia e la libertà di
espressione, lottare per la libertà di stampa e il sostegno ai diritti umani. Questa è la lotta che noi giornalisti del sudest
asiatico dobbiamo condurre fino alla fine.
Bibliografia

Aung San Suu Kyi, La mia Birmania, Corbaccio 2008


Id., Lettere dalla mia Birmania, Sperling & Kupfer 2007
Id., Liberi dalla paura, Sperling & Kupfer 2003
Carmen Lasorella, Verde e zafferano. A voce alta per la Birmania, Bompiani 2008

Risorse multimediali

Voci libere dalla Birmania, dir. Anders Ostengaard, 2009 DVD, distr. Feltrinelli 2010 (inchiesta
trasmessa dal programma Report in data 6 giugno 2010, disponibile in streaming sul sito RAI).
Inside Burma. Land of fear, dir. D. Munro, riprese di John Pilger, 1996, Film (documentario
disponibile solo in lingua inglese online al seguente indirizzo: http://video.google.com/videoplay?
docid=253734287578732261# )
Oltre Rangoon, dir. John Boorman, interpreti Patricia Arquette, U Aung Ko, 1995, Film

Fonti dati e statistiche, risorse online

Ires Toscana e Regione Toscana, Mappamondo dei conflitti (consultato ad agosto 2010),
http://www.irestoscana.it/mappamondi/conflitto_Mya.html
CIA The World Factbook, (consultato ad agosto 2010) https://www.cia.gov/library/publications/the-
world-factbook/geos/bm.html
Transparency International, http://www.transparency.org/news_room/in_focus/2010
Human development Report 2009,
http://hdrstats.undp.org/en/countries/country_fact_sheets/cty_fs_MMR.html
UNDATA, http://data.un.org/CountryProfile.aspx?crName=Myanmar#Summary
Earthrights International, Energy Insecurity. How How Total, Chevron, and PTTEP Contribute to
Human Rights Violations, Financial Secrecy, and Nuclear Proliferation in Burma,
http://www.earthrights.org/publication/energy-insecurity-how-total-chevron-and-pttep-contribute-
human-rights-violations-financi

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