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WTO, CAFTA, TISA, TTIP: sigle ignote all'uomo della strada, trascurate nei talk show,

disertate dai giornali, se non come necessit inaggirabili perch garantiscono il "libero commercio".
Sigle dietro le quali esiste un formidabile potere, il progetto di una societ fondata sul profitto e sul
consumo, in mano alle multinazionali e alle forze a loro asservite. Sigle che designano i Trattati di
libero mercato.
Se un profondo scetticismo per la politica se non un aperto disgusto diviene sempre pi
diffuso, il panorama sottostante vede da una parte una politica sempre pi spettacolarizzata e
avvolta in dispute autoreferenziali; dall'altra i meccanismi di potere reale, sorretti da organismi e
regole poco conosciuti e visibili eppure estremamente incisivi. Una sorta di governo invisibile
diffuso, radicato tanto in apparati sovranazionali che in istituzioni nazionali, la cui scarsa visibilit
fa sembrare che gli indirizzi economico-politici dominanti scaturiscano dalle cose stesse. Un
governo che contribuisce ad affossare ogni istanza di emancipazione democratica.
Si pone quindi come necessit ineliminabile il disvelare e smantellare tali meccanismi di
dominio per mettere in cantiere qualsiasi tipo di alternativa politica, ponendoli come termine di
confronto con le forze sociali e politiche, di cui va verificato l'atteggiamento, traendone le
conseguenze: acquiescenza e servilismo, ovvero contrasto e antagonismo.
Nel complesso di elementi di dominazione attuali vi sono senza dubbio i Trattati di libero
mercato. Si tratta di una materia per lo pi tecnica e difficile, un tempo confinata nella manualistica
del diritto commerciale e nel dibattito fra pochissimi operatori del settore, assurti a una qualche
notoriet solo in seguito alle proteste di vari movimenti. Le loro caratteristiche rendono sempre una
sfida la divulgazione presso chi non ne sa nulla. Ma uno sforzo necessario, perch si tratta di
meccanismi enormemente potenti, tanto da influire pesantemente sulla vita di milioni di persone.
Accordi negoziati la cui opacit e segretezza proporzionale alla forza di piegare le sovranit
democratiche alle implacabili regole del commercio globale. Accordi che estendendosi sull'intero
pianeta costituiscono una vera gabbia d'acciaio per i popoli e gli Stati, sovvertendo dall'interno le
costituzioni democratiche e piegando le politiche agli interessi forti. Merci, servizi pubblici,
energia, alimentazione ambiente; nessuna sfera della vita pubblica ne risulta immune: mettendo sul
mercato quello che precedentemente non lo era e spingendo le forme di regolazione ad una
conformit agli interessi padronali; marginalizzando il ruolo dei Parlamenti a favore di tecnici e

burocrati non eletti e al servizio delle multinazionali; persino elevando le aziende pi forti al livello
degli Stati sul piano giuridico, in grado di trascinarli in tribunali privati e censurandone le leggi.
Perci stante la necessit di confrontarsi con tale realt, si richiede uno sforzo di comprensione e
diffusione non sempre facile. Questa la responsabilit e il compito di chi lotta per l'alternativa.
L'impermeabilit del Potere alla conoscenza dei suoi meccanismi la migliore garanzia della sua
vittoria, ed questa opacit che va sfidata.
I Trattati di libero mercato sono testi giuridici che gli Stati stabiliscono fra loro per la
regolamentazione dei commerci e degli scambi. In realt essi divengono in misura crescente dei veri
e proprio strumenti per plasmare il panorama economico delle societ, inducendo fenomeni enormi
e talvolta irreversibili. Il testo ne ripercorre i caratteri salienti e la loro storia, da come dall'inizio
degli anni Novanta, col vento in poppa della globalizzazione, si impongono come i ferri del
mestiere del nuovo mondo votato al mercato e alla concorrenza, dominato dalle multinazionali e
segnato dall'egemonia statunitense; in tale periodo si impongono l'accordo fra USA, Canada e
Messico (NAFTA) e la potente Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). A tutto ci
dedicato il primo capitolo (Anni '90 e l'ascesa dell'utopia mercatista: WTO e NAFTA).
Nel decennio seguente sorgono considerevoli problemi, con l'irruzione sulla scena mondiale delle
potenze emergenti (BRICS) che rendono l'accordo a livello mondiale impossibile; mentre trattati di
ampiezza regionale o continentale dividono il mondo in zone d'influenza in reciproca competizione,
movimenti popolari e cittadinanza consapevole contestano il nuovo che avanza, facendo fallire
anche importanti negoziati, come l' ALCA, che doveva comprendere l'intero emisfero occidentale.
Mentre il WTO tende ad eclissarsi. A tale fase dedicato il secondo capitolo (Anni Duemila fra
impasse e vittorie).
L'ultimo capitolo prende in considerazione i trattati nella fase della congiuntura degli ultimi anni,
segnati dalla crisi economica globale e gli scricchiolii dell'egemonia occidentale (Il rilancio postcrisi: TTIP, TISA, TPP) cui si cerca di reagire lanciando una nuova generazione di trattati, la cui
praticabilit non sembra scontata, complessi dal punto di vista dell'articolazione interna e pi
incentrati sulla armonizzazione delle regole. Nuova fase, stesso progetto sottostante: plasmare le
societ all'utopia aziendalista.
La conclusione traccia un bilancio di massima di quale sia la dimensione di tali accordi: un
insieme di regole e vincoli vlti a blindare gli interessi pi forti in una forma di nuovo
costituzionalismo for-profit imbrigliando la sovranit popolare; richiama ad un attivismo di prassi
liberatrice che tenti di ridare la parola ai cittadini e ai movimenti. Per respingere tali tentativi di
dominio e rimettere al centro una democrazia, non disarmata di fronte agli interessi mainstream ma
conforme al bene comune. E dire che ribellarsi possibile.

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