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CONTABILI INTERNAZIONALI
21/09
Profili generali dei principi contabili internazionali
Perché dei principi contabili internazionali (international accounting standards)?
Obiettivo di aumentare la fruibilità e comparabilità delle informazioni economico-‐finanziarie a livello globale per:
• permettere agli investitori di qualunque Paese di valutare opportunità di investimento in aziende straniere,
• consentire agli osservatori esterni (stakeholder) di valutare la performance economico-‐finanziaria di un’azienda,
• effettuare analisi di benchmark con imprese dello stesso settore o settori affini, collocate anche in Paesi diversi,
• valutare la performance dei propri concorrenti a livello globale,
• favorire processi di internazionalizzazione
Il percorso normativo
• Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 1606/2002/Ce del 19/07/2002 approva il set di principi contabili
internazionali
I regolamenti europei non hanno bisogno di essere ratificati, quindi entrano automaticamente in tutti gli stati dell’Unione.
• Con forza di legge, immediatamente attuativo in tutti gli Stati membri dell’UE, senza bisogno di ratifica. Vi è quindi l’obbligo dei
principi contabili internazionali per le società quotate in stati europei che redigono bilanci consolidati
• Il Regolamento si sostituisce alle norme del Codice civile italiano, consentendo un costante adeguamento (normativa più
dinamica)
• Prevedeva l’obbligo per le società quotate in uno Stato membro di adottare i principi dello IASB per redigere i bilanci consolidati
dal 2005
• Concedeva agli Stati membri la facoltà di estendere l’applicabilità a:
o Bilanci d’esercizio individuali per società quotate
o Bilanci d’esercizio individuali o consolidati per società non quotate
Opzioni adottate dal Governo italiano (D.lgs. N. 38 del 28/02/2005)
L’Italia utilizza al massimo tutte le facoltà che le vennero concesse, tranne per le imprese che possono redigere il bilancio in forma
abbreviata.
Quindi:
• le società con titoli quotati, le società con strumenti finanziari diffusi tra il pubblico, le banche, le Società di intermediazione
Mobiliare (SIM), le Società di Gestione del Risparmio (SGR) ed altri enti finanziari vigilati hanno l’obbligo di redigere il bilancio
d’esercizio in base agli IFRS (come pure le assicurazioni quotate che non redigono il bilancio consolidato);
• le società controllate (anche congiuntamente) da una delle società di cui sopra o collegate ad essa, le società non quotate che
però redigono il bilancio consolidato e le società controllate da una società che redige il bilancio consolidato o collegate ad essa
(con l’esclusione di quelle che possono redigere il bilancio in forma abbreviata), hanno la facoltà (ma non l’obbligo) di redigere il
bilancio d’esercizio in base agli IFRS;
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• le società diverse da quelle precedentemente indicate (sempre con l’esclusione di quelle che possono redigere il bilancio in
forma abbreviata) hanno la facoltà di redigere il bilancio d’esercizio in base agli IFRS.
Legge di Bilancio 2019 (L. 145/2018)
La legge di bilancio 2019 ha modificato la delega esercitata con il D.lgs. 38/2005, introducendo l’applicazione facoltativa degli IFRS
per le società non quotate quali:
• emittenti titoli diffusi
• banche, finanziarie, SGR, SIM
• assicurazioni
Bilancio in forma abbreviata (art. 2435 bis c.c.)
Possibilità di redazione del bilancio in forma abbreviata se per 2 esercizi consecutivi non sono stati superati 2 dei seguenti limiti:
• dipendenti occupati in media: 50 unità
• attivo totale: € 4.400.000
• ricavi vendite e prestazioni: € 8.800.000
Viene meno la possibilità se per il secondo anno consecutivo sono stati superati due dei limiti precedenti
Un’azienda neocostituita che fa parte di un gruppo internazionale quotato deve fare due bilanci; non può fare bilancio IFRS perché la
legge impartisce che deve aspettare il terzo anno di vita
La legge dice che se sono una piccola impresa posso scegliere se fare il bilancio in forma ordinaria o in forma abbreviata. Se io scelgo
di farlo in forma ordinaria siccome non supero i parametri per il bilancio in forma abbreviata non posso usare gli IFRS per legge.
Questo comporta che se i parametri li superi subito dal primo anno, devi aspettare comunque due anni consecutivi.
Struttura:
-‐ semplificazione per lo stato patrimoniale
-‐ semplificazione per il conto economico
-‐ semplificazione per la nota integrativa
-‐ non obbligatorietà del rendiconto finanziario
La giungla delle sigle
v I.A.S.B. -‐-‐> boarder che decide le regole
v I.F.R.S. -‐-‐> equivalgono ai vecchi I.A.S. Quando i principi vengono cambiati si chiamano IFRS, se invece non sono cambiati si
chiamato IAS
v E.F.R.A.G.
v A.R.C.
v F.A.S.B -‐-‐> americano
v S.F.A.S. -‐-‐> americano
v O.I.C. -‐-‐> italiano
I principi contabili emanati dallo IASB prendono il nome di International Financial Reporting Standards (IFRS)
I principi precedentemente emessi dallo IASC denominati IAS rimangono in vigore.
IFRIC (International Financial Reporting Interpretations Committee), fa parte dello IASB. Comitato che interpreta i principi contabili
internazionali.
L’ordine delle fonti: prima di tutto guardo se ci sono IAS o IFRS -‐-‐> se non ci sono vado a cercare IFRIC -‐-‐> se non c’è utilizzo le regole
del framework (regole generali).
IFRIC è importante perché non appena manca un principio contabile internazionale o si ha necessità di interpretarne uno si ricorre
all’IFRIC
Lo IASB
• L’International Accounting Standards Board (IASB) è l’organismo internazionale che deve elaborare i principi contabili
internazionali (standard setter). Sostituisce il precedente organismo denominato IASC
• Sito internet: http://www.ifrs.org/Pages/default.aspx
• Scopo: sviluppare un unico insieme di principi contabili che consentano elevati livelli di trasparenza e comparabilità dei bilanci
• La Commissione UE provvede a omologare i principi contabili internazionali se non sono in contrasto con la clausola generale
della rappresentazione veritiera e corretta, se sono rispondenti al principio della tutela del mercato europeo e se sono in linea
con i requisiti di “comprensibilità”, “pertinenza”, “affidabilità” e “comparabilità”
• European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), organismo tecnico con il compito di:
o Proporre variazioni delle direttive UE
o Valutare la conformità degli IFRS ai principi delle direttive UE
• La verifica del requisito di aderenza alle direttive deve riguardare i lineamenti di fondo. L’applicazione degli IAS/IFRS è
subordinata pertanto al recepimento degli stessi da parte della Comunità Europea
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• I principi contabili emanati dallo IASB prendono il nome di International Financial Reporting Standards (IFRS)
• I principi precedentemente emessi dallo IASC venivano denominati IAS (International Accounting Standard)
IAS/IFRS vs. principi contabili nazionali (OIC)
Gli IAS/IFRS hanno forza di legge dello Stato, sono già leggi dello Stato
I principi contabili nazionali dell’OIC non sono legge dello Stato, né giurisprudenza, né dottrina.
I principi contabili nazionali rappresentano la “best practice”, cui fare riferimento per la redazione del bilancio (e talvolta con
rilevanza fiscale). Sono l’interpretazione di dettaglio (applicativa) delle disposizioni di legge contenute nel Codice civile.
Se mancano le regole OIC non si possono utilizzare i principi contabili internazionali perché pretendono una applicazione integrale in
quanto hanno una struttura radicalmente diversa dai principi nazionali.
Quello che si può fare è scrivere nel proprio bilancio la regola di contabilizzazione dettata dai principi contabili internazionali.
I principi contabili internazionali hanno messo sopra la competenza, mentre gli OIC la prudenza. Oggi gli OIC decidono di dare forza e
peso a dei concetti e principi che hanno l’ottica della competenza; quindi, si è creata una difficoltà interpretativa elevata. Questo
perché vogliono tendere sempre di più ai principi contabili internazionali.
Problemi applicativi degli IFRS in Italia
• Esclusione aprioristica delle società di minori dimensioni (caso delle newco)
• Obbligo di adozione anche ai bilanci di esercizio ad estensione facoltativa. Questo ha comportato problematiche relative:
1) alla determinazione del reddito imponibile ai fini fiscali
2) distribuibilità di utili e riserve
La Comunità Europea si era limitata al bilancio consolidato perché nel consolidato non si determinano le imposte (non c’erano
problemi fiscali) e nel consolidato non distribuisci utili.
Il bilancio consolidato ha una finalità esclusivamente informativa; non serve per distribuire utili, non serve per pagare le tasse e in
Italia non è soggetto all’approvazione da parte dell’assemblea dei soci (i soci vedono solo il bilancio consolidato).
Quindi la scelta della Comunità Europea era giusta perché non avrebbe creato disagi alle varie nazioni.
US GAAP
• Gli US GAAP (Generally Accepted Accounting Principles in the United States) sono i principi contabili statunitensi
• Sono applicati dalle imprese private, dalle aziende pubbliche e anche dalle aziende non-‐profit per la preparazione dei bilanci
annuali
• Sono approvati dal FASB, Financial Accounting Standards Board: un’organizzazione di diritto privato fondata nel 1973
• Essendo accettati in tutti i mercati finanziari più importanti, sono stati per molto tempo gli standard contabili più influenti a
livello mondiale
• Probabilmente, in assenza di una decisione dell’Unione Europea a favore dell’adozione degli IFRS, gli US GAAP sarebbero
diventati in assoluto gli standard contabili di riferimento.
US GAAP vs. IFRS
Negli anni gli IFRS di nuova emanazione e gli emendamenti a quelli già esistenti erano orientati verso un allineamento agli US GAAP.
Grazie a questa policy, nel novembre 2007 la SEC (ente di vigilanza della Borsa negli USA) ha deciso di accettare i bilanci redatti
secondo gli IFRS emanati dallo IASB
In tempi più recenti, il processo si è invertito e sono gli US GAAP ora che tendono ad allinearsi agli IFRS, applicati al maggior numero
di aziende nel mondo e in 130 Paesi
Tuttavia, permangono importanti differenze, sia nell’approccio generale, sia con riguardo alla classificazione e valutazione delle
singole poste di bilancio
Nell’impostazione generale:
Ø gli IFRS si basano prevalentemente su principi generali
Ø gli US GAAP, invece, si basano su regole specifiche e contengono numerose guide per l’applicazione a casi concreti.
Il quadro generale del bilancio (Framework)
Il framework non è un principio contabile, ma un documento a parte che rientra nel concetto di principio contabile internazionale
espressamente richiamato dallo IAS 1 e IAS 8 che richiama le regole di base in virtù delle quali sono stati realizzati i principi contabili
internazionali.
È il documento che definisce:
1. Obiettivi e contenuti del bilancio
2. Le caratteristiche qualitative del bilancio
3. I prospetti di bilancio e la reporting entity
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4. Gli elementi del bilancio
5. La rilevazione a bilancio e la sua eliminazione
6. La valutazione
7. Presentazione e disclosure
8. I concetti di capitale
È molto importante perché nella scala delle fonti viene subito dopo gli IAS/IFRS e IFRIC.
Perché esiste un Framework?
Il documento Framework non è un vero e proprio principio (quindi non ha forza di legge), ma:
• Riporta il quadro sistematico per emanare, rivedere e applicare tutti gli altri principi.
Quando devi fare un nuovo principio o modificarlo, devi dichiarare che è coerente con il framework
• Ha come finalità quello di dare un quadro di riferimento per lo IASB (board che emette principi contabili internazionali), gli
standard setter nazionali (OIC), i redattori del bilancio, i revisori, i lettori del bilancio. È una sorta di costituzione
• Definisce le finalità del bilancio d’esercizio
• Riporta i principi di redazione fondamentali
• Descrive le nozioni di attività, passività, patrimonio netto, costo e ricavo, capitale
Spiega in maniera molto chiara il quadro completo dei principi contabili internazionali.
28/09
La funzione del Framework
Il Framework è l’insieme di obiettivi generali per la redazione del bilancio e relativi concetti base.
Due scopi essenziali:
1. Definisce le regole fondamentali (scopo «costituente»). Funge da costituzione per tutti gli altri principi. Detta le regole sulla base
del quale vengono creati e redatti i principi contabili
2. Ruolo direttamente interpretativo e applicativo (IAS 1 e IAS 8). Laddove fossimo in presenza di una fattispecie che non è trattata
dai principi contabili si ricorre al framework
Il contenuto del Framework
1. Obiettivi e contenuti del bilancio
2. Le caratteristiche qualitative del bilancio
3. I prospetti di bilancio e la reporting entity
4. Gli elementi del bilancio
5. La rilevazione a bilancio e la sua eliminazione
6. La valutazione
7. Presentazione e disclosure
8. I concetti di capitale
Modello nazionale vs. modello internazionale
Prima di procedere nella disamina puntuale, può essere utile un veloce confronto tra gli OIC/Codice Civile (bilancio a costi storici) e
gli IFRS (modello internazionale, a valori correnti)
Il costo storico è un costo vecchio, che non si muove, è il costo con cui ho sostenuto un determinato acquisto. È un costo che entra
nella contabilità dell’impresa nel momento in cui si manifesta e tendenzialmente non viene cambiato.
Il bilancio a valori correnti può utilizzare il costo storico, ma anche valori correnti
Oggi assistiamo a una manovra di convergenza da parte degli OIC verso i principi contabili internazionali, ma si tratta di regole
diverse.
Il modello nazionale (OIC)
1) Prevalenza del principio della prudenza (bisogna tenere conto anche dei costi presunti, mentre non tenere conto dei ricavi
presunti)
Esempi di sue manifestazioni sul bilancio:
• criterio del costo alla base delle valutazioni di bilancio
• principio di realizzazione dei proventi affinché possano essere iscritti in bilancio.
Il ricavo può essere contabilizzato soltanto quando viene realizzato. Il ricavo è tale nel momento in cui la parte terza, ossia il
cliente, ha la possibilità di utilizzare il bene; quindi, nel momento in cui avviene il passaggio della proprietà e del rischio. Nel
caso di beni mobili il ricavo è realizzato nel momento in cui il bene è consegnato al cliente. Se lui non paga il ricavo esiste, ma
viene meno il credito; se il cliente non pago rilevo un credito nei confronti del cliente che si estingue nel momento in cui il
cliente paga.
In caso di prestazione dei servizi, si ha il ricavo quando si ha concluso la prestazione.
Il ricavo è nel momento e dell’anno in cui è stato consegnato il bene
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Gli IFRS invece non parlano di ricavo realizzato, ma di reddito prodotto. Al ricorrere di determinate condizioni io posso
considerare come ricavo anche un bene che non è stato consegnato
Conseguenze del principio della prudenza:
• valore dell’attivo patrimoniale e del patrimonio netto tendenzialmente sottostimato.
Lo stato patrimoniale è formato dal totale attivo e dal patrimonio netto e passivo. Il patrimonio netto e passivo dice chi mi ha
dato i soldi, l’attivo mi dice dove li ho messi. Nel caso del patrimonio netto i soldi me li hanno dati i soci, nel passivo invece i
terzi.
Nel momento in cui diciamo che l’attivo è sottostimato, come il patrimonio netto, vuol dire che un macchinario pagato 10 mila
euro e lo abbiamo ammortizzato in 5 anni, il macchinario vale 0. Oggi a valore netto vale 0, quindi nell’attivo è contabilizzato a
0, ma sul mercato potrebbe avere un valore di 3000 euro. Nel momento in cui lo vado a vendere a 3000 ottengo un maggiore
valore che mi aumenterà l’utile e quindi il patrimonio netto di 3000.
Dato che comanda solo il costo storico, io non posso mai rivalutare quindi ci possono essere dei plusvalori (riserve di utili) nel
momento in cui il bene viene venduto.
Nel bilancio a costo storico finché non ho realizzato la vendita il patrimonio rimane fermo.
Chi ha interesse a fare in modo che il bilancio esprima valori non ancora realizzati? Gli azionisti perché si possono portare a casa
un dividendo.
Chi invece ha interesse a far sì che tutto venga trattenuto dentro? Le banche e tutti i creditori in generale. D’altro lato il bilancio
a valori correnti va a beneficio degli investitori
• penalizzazione del reddito d’esercizio perché si accetta il principio di realizzazione
• obbligo di integrazione del patrimonio per perdite
Se le perdite sono importanti, in Italia esistono delle norme che dicono che bisogna rimettere dentro denaro altrimenti l’azienda
va in liquidazione (se le perdite sono superiori a 1/3 si ha un anno per sistemare le cose; se invece si ha una erosione completa o
parziale del capitale la dottrina sostiene che in quel momento lì la società si è sciolta. Se gli azionisti reintegrano il capitale la
causa di scioglimento viene sanata, altrimenti la società è sciolta e quindi non può più operare).
In Germania, per esempio, si potrebbe avere anche il patrimonio netto in negativo.
• vincoli nella distribuzione degli utili e delle riserve.
Si possono distribuire utili solo quando vengono effettivamente realizzati
Questo porta a una informazione alterata -‐-‐> motivazione: volontà di privilegiare e tutelare gli interessi dei fornitori e degli altri
creditori commerciali dell’azienda, a scapito di quelli degli investitori.
Trattenendo ricchezza all’interno del bilancio si dà un’informativa distorta.
2) Centralità del ruolo del reddito, a scapito della gestione finanziaria e monetaria
Esempio di sue manifestazioni sul bilancio:
• Solo dal 2016 è divenuta obbligatoria la predisposizione del rendiconto finanziario, che descrive entrate ed uscite di denaro
(obbligatorio per i principi contabili internazionali). Documento finanziariamente più importante che mi dice la situazione
finanziaria dell’impresa
Conseguenze:
• Fino a qualche anno fa erano scarse le informazioni circa le movimentazioni finanziarie dell’azienda
Informazioni carenti e non adeguate soprattutto per gli stakeholder «investitori»
Il modello internazionale
1) Diverso concetto di prudenza -‐-‐> bisogna usarla solo quando si devono fare delle valutazioni. Ma prevale sempre la competenza
Esempio di sue manifestazioni sul bilancio:
• criterio del costo non è l’unico e non è quello prevalente
• assenza del principio di realizzazione dei proventi perché possano essere iscritti in bilancio.
Io posso considerare come ricavo anche un bene che non è stato consegnato.
Conseguenze del diverso concetto di prudenza:
• utilizzo nelle valutazioni dei valori correnti (fair value), non obbligatorio, bensì facoltativo, dove il fair value è considerato
alternativamente pari al valore di presunto realizzo o al valore attuale dei flussi di cassa futuri producibili da un’attività.
Questo diverso concetto di prudenza lo si trova nelle voci che possono essere valutate a valori correnti. Il valore corrente è dato
o dal valore di presunto realizzo (es. l’immobile ha un valore di realizzo di 3000, quindi il valore corrente è 3000), oppure valuto
il bene sulla base dei flussi di cassa che può realizzare.
Es. abbiamo un immobile da vendere e dobbiamo valutare il valore equo. L’esperto dirà un valore di mercato per esempio pari a
200 mila euro, per valutare se quell’immobile vale realmente così si potrebbe fare un confronto con il valore che quell’immobile
potrebbe rendere se venisse messo in affitto. Tendenzialmente 700 al mese x 12 mesi = 8400, quindi 4,2%. Solitamente gli
immobili devono dare un rendimento tra il 3% e il 5%. In questo caso l’affitto dovrebbe essere il 4,2%. Se mi accorgo che
l’immobile vari 14 mila euro, significa che la valutazione fatta è sbagliata in quanto il bene vale il 7%
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Quando bisogna valutare qualcosa bisogna guardare o al valore di realizzo mediante perizia, oppure si guarda quanto rende
l’immobile.
• elevata variabilità dei valori esposti in bilancio (se valutati al fair value), fluttuanti in base alle condizioni ambientali,
all’andamento del mercato e dei tassi, alle ipotesi fatte dagli amministratori in sede di redazione del bilancio.
Il fair value viene utilizzato con gli strumenti finanziari
• scorte (rimanenze) valutate al FIFO o al costo medio (il LIFO non è accettato)
-‐ costo medio -‐-‐> guardo quanto mi è costato in media un barattolo (consentito da OIC e IFRS)
-‐ FIFO (First in First out) -‐-‐> il primo entrato in magazzino sarà quello che esce
-‐ LIFO (Last in Last out) -‐-‐> l’ultimo entrato in magazzino sarà quello che esce. Gli IFRS non lo accettano (OIC sì) perché
altrimenti alla fine dell’anno bisognerebbe buttare via dei beni, quindi il LIFO non esiste, in quanto non è realistico. È
qualcosa che nella realtà non fa nessuno
Il LIFO mi crea una riserva in una dinamica di costi crescenti (riserva LIFO) perché facendo il LIFO io vado a confrontare costi
recenti (ultimo entrato) a ricavi recenti (ultimo uscito). In questo modo, in una dinamica di prezzi che crescono il margine si
riduce. Se i prezzi crescono vuol dire che sto vendendo l’ultimo barattolo entrato che ha un costo attribuito nel 2021, mentre
non tocco il barattolo comprato nel 1990 che ha un costo più basso. Quando utilizzo il FIFO metto a confronto costi meno
recenti con ricavi recenti. Se i prezzi crescono ho più margine
Se i prezzi rimangono costanti non si hanno molte differenze tra LIFO e FIFO. Nel momento in cui dal LIFO passo al FIFO vedo un
beneficio nel conto economico.
• gli utili derivanti da semplice rivalutazione (di imm.ni a titolo d’investimento e per attività finanziarie, se si utilizza il fair value)
vanno iscritti a CE, oltre alle perdite da svalutazioni -‐-‐> non esiste negli OIC
Le rivalutazioni di imm.ni materiali ed immateriali, invece, continuano ad essere accantonate in una riserva del patrimonio netto
indisponibile, da stornare in caso di vendita e in sede d’ammortamento, ma sono anche riportate all’interno del comprehensive
income (racchiude valori derivanti da una valutazione al fair value di alcune voci, come le immobilizzazioni) (in CE)
• penalizzazione interessi/tutela dei fornitori e degli altri creditori commerciali (ad es. gli amministratori potranno distribuire utili
non ancora realizzati/monetizzati, quindi tolgo valore all’impresa)
Motivazione:
• volontà di privilegiare e tutelare gli interessi degli investitori sul mercato mobiliare (azionisti, obbligazionisti, istituti ed
intermediari finanziari, …)
• questo obiettivo risponde alle esigenze dei Paesi di origine dei principi contabili internazionali, in cui le aziende hanno spesso
una proprietà diffusa, anziché pochi grandi azionisti di maggioranza. Ciò rende necessario un’informazione basata su flussi di
cassa e valori correnti, per meglio informare il mercato circa il reale valore e le potenzialità di un’impresa
2) Centralità delle informazioni relative ai flussi di cassa, rispetto al reddito, ribadita nel framework
Esempio di sue manifestazioni sul bilancio:
• obbligatorietà del rendiconto finanziario, che descrive entrate ed uscite di denaro delle varie gestioni ed integra quelle circa
costi e ricavi riportate nel CE
Conseguenze:
• adeguate informazioni circa le movimentazioni finanziarie dell’azienda e la sua capacità di generare liquidità
Informazioni assai utili/prioritarie soprattutto per gli stakeholder «investitori»
Riassumendo
I principi contabili internazionali rispetto a
quelli nazionali rispondono ad una filosofia di
fondo assai diversa circa il modo di
comunicare all’esterno il patrimonio e il
reddito dell’azienda
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Gli stakeholder di riferimento e le finalità del bilancio
Questi sono i vari soggetti con cui l’impresa ha a che
fare. In alcuni casi il bilancio privilegerà alcune
categorie, in altri casi altri
Modello di bilancio nazionale a costi storici
Il bilancio a costo storico prevede che ci siano tre prospetti:
1. Stato patrimoniale rappresenta il
valore del patrimonio a costo
storico
2. Conto economico si basa sul
concetto di reddito realizzato
3. Rendiconto finanziario parla di
flussi di cassa realizzati
L’obiettivo finale è misurare il reddito
realizzato. Si ha un elevato grado di
tutela dei creditori.
Si tratta di un bilancio con un elevato
grado di verificabilità e prudenza
Principi di redazione nazionali
Che rapporto c’è tra Codice civile
e principi contabili nazionali?
Comanda il Codice civile perché
l’OIC non sono legge.
v Il principio della prudenza è
prevalente, lo possiamo
capire anche dal fatto che è
richiamato in quattro punti
del Codice civile. Il principio
della prudenza dice che
bisogna considerare solo i
ricavi realizzati (momento
della consegna), mentre
bisogna considerare anche
le perdite presunte.
Es. siamo nel bilancio 2021,
ho della roba in magazzino
che la vendo a gennaio
2022. A febbraio il cliente a
cui ho venduto la roba fallisce, quindi io non guadagno niente -‐-‐> vendita 2022, perdita 2022. Gli OIC dicono che sapendo già di
avere la perdita, devo fare già il fondo rischi.
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v Prevalenza della sostanza sulla forma -‐-‐> considerare un’operazione per la sua sostanza, bisogna dimenticarsi della forma
contrattuale.
Es. nell’operazione di leaseback la forma contrattuale mi dice che ho ceduto un immobile ad una società di leasing e poi ho
sottoscritto un contratto di leasing con la stessa società. Quindi la forma mi dice che ci sono due operazioni separate (contratto
di vendita e contratto di leasing). Mentre la sostanza è che è un’operazione di finanziamento perché l’immobile è sempre lo
stesso.
Negli IFRS la sostanza prevale sempre sulla forma
v Continuità della gestione -‐-‐> tu fai il bilancio basandoti sul presupposto che l’azienda continuerà ad esistere almeno per i
prossimi 12 mesi dalla data di chiusura.
Perché è importante la continuità della gestione? Cosa succede se non c’è continuità? L’azienda va in liquidazione, questo dal
punto di vista numerico determina dei cambiamenti in tutto l’attivo. Il passivo non cambia, mentre l’attivo va tutto a valore di
realizzo (se sono in attività va a valore di utilizzo). Tutto quello che è immateriale e materiale vanno a valore di realizzo (valore
di vendita immediata), quindi devono essere svalutate. Sulle immobilizzazioni immateriali il valore di realizzo è quasi sempre 0.
v Competenza -‐-‐> concetto contabile che richiede che le transazioni economiche siano registrate nel periodo di tempo in cui si
verificano, indipendentemente dal momento in cui i flussi di cassa effettivi per la transazione sono ricevuti.
v Costanza dei criteri di valutazione -‐-‐> secondo questo principio i criteri di valutazione non possono essere modificati da un
esercizio all’altro, se non in casi eccezionali
Modello di bilancio a valori correnti
Il bilancio a valori correnti prevede che ci
siano tre prospetti:
1. Stato patrimoniale letto in termini di
risorse che si tradurranno in flussi di
cassa. Ha una lettura esclusivamente
finanziaria
2. Conto economico: è reddito tutto quello
che può generare flussi di casa
3. Rendiconto finanziario
L’obiettivo è capire quando distribuire cassa.
I beneficiari dell’informativa sono gli
investitori. È un bilancio con grado di
prudenza e verificabilità basso, in quanto si
ha tanta soggettività
Le esigenze informative degli investitori
• Gli investitori hanno necessità di informazioni tempestive per l’assunzione delle proprie decisioni economiche.
Le imprese quotate in borsa tendenzialmente a febbraio comunicano i dati principali del bilancio. Per gli IFRS nel momento in
cui comunichi i dati tu hai già congelato i numeri. Le informazioni tempestive quindi per le imprese quotate vengono anticipate
di circa due mesi (il bilancio viene approvato il 30 aprile, tuttavia questi termini possono essere anticipati). Se io anticipo la
chiusura del bilancio rischio di dare informazioni non attendibili.
• Devono decidere se investire le proprie risorse in un’azienda e/o se incrementare i propri investimenti
• Sono pertanto interessati a valutare l’abilità dell’azienda a creare valore economico, sotto forma di reddito e soprattutto di cash
flow e incrementi del capitale.
Limiti dell’informativa di bilancio (sia OIC che IFRS), poiché:
o basato su stime e valutazioni di operazioni consuntive
o per poter guardare il bilancio, servono anche altri dati su:
-‐ andamento economia,
-‐ scenario sociopolitico,
-‐ aspettative del mercato e previsioni economiche e di settore
1. Gli obiettivi e i contenuti di bilancio
Il primo capitolo del Framework parla di:
ü destinatari (primary users): investitori. Il bilancio IFRS deve preoccuparsi prima di tutto di dare le informazioni utili agli
investitori
ü funzione primaria (funzione legata ai destinatari): informativa sulle risorse disponibili in termini di cassa per poter stimare la
performance futura dell’azienda
ü funzione di stewardship: il bilancio deve essere in grado di consentire agli investitori e ai soci di valutare la capacità degli
amministratori di raggiungere determinati obiettivi
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ü financial position: posizione finanziaria che si trova nello stato patrimoniale e rendiconto finanziario
ü financial performance: indicazione di performance/reddituale/economica, ossia capacità dell’impresa di produrre reddito
ü visione patrimonialista dell’azienda: l’investitore ragiona in termini di investimento di capitale e rendimento del capitale, è
quindi interessato principalmente alle consistenze del patrimonio e ai flussi di cassa che ne discenderanno.
2. Le caratteristiche qualitative del bilancio
ü Relevance (rilevanza): il bilancio deve contenere informazioni rilevanti, ossia significative per chi legge il bilancio (gli investitori).
La rilevanza la devo misurare in relazione all’informazione, non posso fissare una soglia di significatività di rilevanza.
L’amministratore nel redigere il bilancio deve mettersi nell’ottica dell’investitore e decidere soggettivamente se
un’informazione è rilevante o no; se tale informazione non è rilevante non deve metterla in bilancio. La rilevanza va rilevata
voce per voce e caso per caso, si tratta di una rilevanza soggettiva.
ü Fedele rappresentazione della situazione declinata in:
i. Completezza: il bilancio deve valutare tutte le informazioni che sono rilevanti
ii. Mancanza di errori diversi da quelli che derivano da stime o da valutazioni
Esistono diverse tipologie di errore: errore di calcolo ed errore di stima. Nel bilancio non devono esserci errori di calcolo
(errori oggettivi). Per quanto riguarda le stime e le valutazioni non ho la licenza di sbagliare, ma devo motivare e spiegare i
criteri che ho utilizzato per fare la stima (nelle note esplicative); devo mettere l’investitore nella possibilità di valutare la
bontà della stima
Anche l’omissione di informazioni può essere considerato un errore
iii. Neutralità: il redattore di bilancio deve essere neutrale rispetto all’informativa che sta dando. Non si può rappresentare il
bilancio dando enfasi ad aspetti positivi, ma deve essere imparziale e neutrale
Prudenza valutativa (≠ prudenza del Codice civile) -‐-‐> negli IFRS la prudenza deve essere applicata esclusivamente nelle valutazioni.
Essere prudenti significa collocarsi in un range ipotetico di stime mediano
Prevalenza della sostanza sulla forma -‐-‐> negli IFRS questo conta più di qualunque cosa
Approfondiamo: la rilevanza
Definizione di informazione rilevante: le informazioni sono rilevanti quando se si omettono, si può ragionevolmente prevedere che
l’omissione, l’errata indicazione o l’oscuramento possano influenzare le decisioni che gli utenti primari dei bilanci di uso generale
prendono sulla base di tali bilanci, che forniscono informazioni finanziarie su una specifica entità segnalante.
Nel Codice civile invece c’è scritto che se l’informazione non è significativa la puoi omettere. Mentre gli IFRS dicono che in caso di
omissione di una informazione rilevante sto dando informazioni distorte.
L’informazione rilevante può avere valore: predittivo, confermativo, entrambi
Es. nel momento in cui io vedo una voce dei ricavi ho una conferma di quello che poteva essere un dato previsionale e stimato e sulla
base dei ricavi degli ultimi anni posso crearmi un’aspettativa dei ricavi che potrei avere il prossimo anno. Tuttavia, per fare una
predizione bisogna valutare anche il contesto economico e sociale in cui viviamo.
03/10
Caratteristiche qualitative dell’informazione all’interno del bilancio
Ø Comparabilità: garantita sotto il punto di vista temporale (comparabilità tra esercizio in corso e quello precedente, anno x con
anno x-‐1) e spaziale (informazione confrontabile con quelle che trovo in bilanci di aziende potenzialmente concorrenti).
Ø Verificabilità: qualità che gli amministratori devono aver presente quando redigono il bilancio. L’informazione deve essere
facilmente verificabile da un terzo. Questa verificabilità non deve essere teorica, ma deve essere qualcosa di effettivo. Se
l’informazione non è verificabile non devo metterla in bilancio perché viene meno a una delle caratteristiche qualitative
dell’informazione sancite dal Framework.
Ø Tempestività: l’informazione che riportiamo deve essere tempestiva, deve essere resa in tempi idonei a quelle che sono le
decisioni che dovranno assume i fruitori del bilancio, ossia gli investitori. Il problema è che se sono troppo tempestivo rischio di
avere un’informazione poco attendibile.
Il bilancio consolidato non è soggetto ad approvazione da parte dell’assemblea dei soci, ma deve essere solo reso disponibile.
Quindi io teoricamente potrei redigere tale bilancio a distanza di anni in quanto il Codice civile prevede l’approvazione solo del
bilancio d’esercizio. Questo confligge con la qualità dell’informazione perché la tempestività non può essere tre o quattro anni.
Per esempio, il bilancio di una quotata viene approvato ad aprile, avviene un evento nel corso dell’anno e si prevede una perdita
remota, tuttavia avviene a luglio. Bisogna quindi capire se questo evento è rilevante e se modifica il bilancio appena approvato.
In questi casi bisogna ripresentare e riapprovare il bilancio
L’investitore ha una tempistica molto stretta, soprattutto se l’impresa è quotata in borsa. Per tale motivo spesso a febbraio
vengono condivisi macro-‐dati.
Ø Comprensibilità: il bilancio deve essere comprensibile, quindi nelle note gli amministratori devono per quanto possibile
semplificare, in modo tale che sia capibile le note e indicazioni che dà il bilancio.
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L’amministratore non può mai non dare informazioni in bilancio solo perché non riusciva a renderla comprensibile.
I principi di redazione del bilancio – Framework
La caratteristica principale è l’utilità ai fini decisionali per i
destinatari
I postulati sono la competenza e la continuità di gestione. Le
caratteristiche qualitative sono la comparabilità, la
verificabilità, la tempestività e la comprensibilità.
L’insieme di queste componenti mi porta a una informazione
attendibile, presentazione obiettiva della posizione del bilancio
Approfondiamo…
L’utilità del bilancio per gli utilizzatori è condizionata da:
• Comprensibilità, in termini di:
o significatività (rilevanza)
o omogeneità (unica moneta di riferimento)
o funzione informativa delle note
• Comparabilità, in termini di:
o continuità nei criteri di valutazione. Se cambiano i criteri di valutazione devo adattare il bilancio per renderlo comparabile
o periodicità: da un anno all’altro il periodo di riferimento deve essere sempre lo stesso
• Attendibilità (quadro fedele), in termini di:
o neutralità/correttezza
o prudenza dedicata alle stime e alle valutazioni
o verificabilità
o prevalenza della sostanza sulla forma
o completezza dei dati
o sistema delle deroghe.
In che misura sono derogabili gli assunti del framework e dei principi contabili internazionali? La deroga è estremamente
limitata con caratteristiche di eccezionalità ed è funzionale a situazioni in cui derogando renderò più attendibile il bilancio
in prospettiva
Esempio: viene emanato un nuovo principio contabile e decido di applicarlo anticipatamente perché prevedo che riuscirò
ad avere grandi benefici nel futuro.
3. I prospetti di bilancio e la reporting entity
ü Reporting entity: bilancio che predispone l’entità, cioè la società.
Che differenza c’è tra entity e legal entity? Legal entity è la società intesa come entità giuridica, mentre l’entity non
necessariamente coincide con la legal entity. Il reporting della legal entity è il bilancio dell’entità giuridica. Il bilancio consolidato
è il tipico esempio di reporting entity, ossia riguarda un’entità che coincide con il gruppo che non è una società giuridica.
Se prendo il bilancio di Unieuro spa abbiamo il reporting della legal entity che è il bilancio civilistico di Unieuro spa, poi abbiamo
il bilancio consolidato che è del gruppo Unieuro che non è un’entità giuridica.
Il consiglio di amministrazione di qualunque società obbligata a fare il consolidato deve individuare l’area di consolidamento,
ossia individuare che cosa farà parte del bilancio consolidato.
ü Financial statement: riguarda il bilancio in senso stretto (financial reporting è qualcosa di più ampio)
Il framework definisce i quattro punti fondamentali che riguardano il bilancio in senso stretto:
o Reporting period: solitamente coincide con l’esercizio sociale, definito dallo Statuto (diverso da esercizio solare 1/1 –
31/12). L’esercizio sociale dura 12 mesi e può coincidere con l’esercizio solare, ma viene in ogni caso chiamato esercizio
sociale. Le società possono decidere di chiudere il loro bilancio quando vogliono.
o Going concern: continuità aziendale
o Financial position: Stato Patrimoniale
o Financial performance: Conto Economico
4. Gli elementi che compongono il bilancio
Visione patrimonialista degli IFRS: costi e ricavi definiti come cause di variazioni di attività o di passività. Guardando il bilancio devo
pensare che il motore di tutto sono i costi e ricavi che vanno a mobilitare le attività e le passività
-‐ Concetto di attività
-‐ Concetto di passività
-‐ Patrimonio netto
-‐ Ricavi e costi
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Il concetto di attività
1. Essere una risorsa economica presente (esistente nel momento in cui la vado a rilevare).
Questa risorsa è rappresentata da un diritto che è in grado, nel presente, di produrre benefici economici che potrebbero anche
manifestarsi successivamente. Per gli IFRS i benefici economici sono i flussi di cassa.
2. L’attività deve essere controllata dall’azienda come risultato attuale di operazioni svolte in passato.
Questo concetto di controllo è quasi fisico negli IFRS, l’azienda deve decidere sul bene.
Questi due concetti devono coesistere.
Esempio: se io faccio fare un corso di formazione in lingua inglese ai dipendenti che lavorano con l’estero. Questo costo costituisce
un’attività per gli OIC? Si, mentre per gli IFRS no. Il fatto che i dipendenti imparano l’inglese assolve il primo punto perché riesco a
misurare il beneficio, ma io non ho il controllo dei miei dipendenti perché potrebbero andarsene dall’azienda con le capacità
apprese.
I costi di impianto e ampliamento vengono definiti dagli OIC come dei costi pluriennali, quindi costi capitalizzabili con cui puoi
operare nei prossimi anni (Capitalizzazione dei costi: riguarda i costi che non esauriscono la loro utilità in un solo esercizio, il costo va
quindi ripartito per tutti gli anni in cui avrà una certa rilevanza). Per gli IFRS non sono capitalizzabili perché non riesco a misurare i
benefici economici che riuscirò a trarre da quella risorsa.
Esempio: mi donano un impianto, lo posso considerare un’attività? Si, perché l’impianto mi genera dei benefici economici e posso
controllarlo. Il concetto di attività prescinde dal fatto che tu abbia ottenuto il diritto a fronte di qualcosa.
Questo concetto di attività prescinde dal concetto di proprietà. Io posso avere dei beni che sono sotto il mio controllo, ma non sono
di mia proprietà
Esempio: programmi informatici disponibili sul web rappresentano un’attività perché mi generano dei benefici economici e sono
sotto il mio controllo.
Esempio: il leasing prescinde dal fatto che sei proprietario del bene perché la proprietà rimane in capo alla società di leasing. Il bene
in leasing posso usarlo tutte le volte che voglio e mi genera dei benefici economici partecipando al processo produttivo.
Esempio: noleggio di un’auto a breve termine. I benefici economici legati a questa attività esistono ma non li rilevo perché violerebbe
il concetto della rilevanza; si tratta di un costo irrilevante.
Il noleggio a lungo termine è continuativo per una durata almeno di 12 mesi. Questo potrebbe non essere irrilevante. In questo caso
risponde ad entrambe le caratteristiche.
Il concetto di passività
1. Esistenza di obbligazione al cui adempimento l’impresa non si può sottrarre
Obbligazione che deve essere misurata in termini di uscita di denaro. È un dovere che ha l’impresa a fronte del quale si
verificherà un’uscita di denaro
Esistono diverse tipologie di obbligazione per un’impresa: obbligazione legale (derivano da contratti, accordi) e implicita (nasce
dalla volontà)
Per gli IFRS valgono entrambe le obbligazioni. Le obbligazioni che nascono da prassi valgono come quelle legali.
Esempio: compro online un gadget nel sito della Ferrari per 400 euro. Mi arriva una mail dove dicono che a causa di un guasto in
realtà quello costava 1200 euro, però riconoscono comunque la vendita a 400 euro. In questi casi è la Ferrari che ha deciso di
fare questo gesto, si è quindi creata lei questa obbligazione che vale come quella legale
Esempio: fondo garanzia prodotti. La Toyota ha due anni di garanzia ma per loro politica commerciale sostituiscono parte del
sistema ibrido anche oltre i due anni. Non c’è quindi nessuna obbligazione contrattuale, ma per gli IFRS va accantonato anche
quella quota parte di fondo
2. Risultato attuale di operazioni svolte in passato dalle quali sono attese fuoriuscite di risorse che darebbero, se mantenute in
azienda, futuri benefici economici
La passività mi deve nascere da un evento che si è verificato in passato e che se non si fosse verificata l’operazione avrei
mantenuto delle risorse economiche all’interno dell’azienda
Il patrimonio netto (equity)
Il patrimonio netto è un aggregato residuale, definito come la differenza tra attività e passività -‐-‐> A – P = PN
Non è possibile determinarlo indipendentemente da attività e passività.
Non si può parlare di «valutazione» vera e propria perché parliamo di valori nominali.
Unico valore, ammesse sottoclassi per esigenze informative demandate alle singole giurisdizioni.
Il patrimonio netto è formato da capitale sociale, riserve e utili / perdite ed appartiene ai soci, in quanto hanno contribuito alla sua
formazione. Nel Codice civile il patrimonio netto è il valore nominale/contabile. Non rappresenta quindi il valore dell’impresa, che è
rappresentato dal patrimonio potenziale.
Negli IFRS si cerca di rappresentare anche una parte del patrimonio ulteriore che può avere l’impresa rispetto al patrimonio
nominale.
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Ricavi e costi
Si ha un ricavo quando aumenta un’attività o si riduce una passività, tale da originare un incremento del netto patrimoniale, ad
esclusione dei conferimenti di risorse (apporti da parte dei soci).
È un ricavo tutto quello che mi modifica in meglio il patrimonio, ossia un aumento dell’attivo o una riduzione di passività.
Sono ricavi: i ricavi in senso stretto ed i proventi
Esempio: se io faccio un omaggio a un cliente ed emetto una fattura con scritto 0 e gli ho addebitato l’IVA, ho un ricavo? Regalo il
computer da 1000 euro, nella fattura c’è imponibile 0 e IVA 220. Questo non è un ricavo perché l’IVA la devo versare allo stato,
quindi non aumenta il netto patrimoniale. Nel momento in cui fai la fattura rilevi il credito verso il cliente, ma la contropartita è IVA
da versare, non ricavo.
Si ha un costo quando diminuisce un’attività o aumenta una passività, tale da originare un decremento del netto patrimoniale, ad
esclusione delle distribuzioni di risorse.
Sono costi: i costi in senso stretto, gli oneri, ma anche le perdite non ancora realizzate.
5. La rilevazione a bilancio (recognition)
Per gli IFRS vado a scrivere un costo e un ricavo in bilancio quando è rilevante e quando si può rappresentare in modo attendibile e
veritiero
Ø Rilevanza (relevance): informazione significativa per il soggetto che legge il bilancio. Se non è rilevante non si scrive niente
Ø Possibilità di essere rappresentati in modo attendibile (faithful representation). Se non riesci a rappresentare in modo
attendibile qualcosa non devi rappresentarlo in bilancio in quanto significa che è qualcosa che non ha senso che tu vada a
scriverla.
Attenzione
Non abbiamo attività/passività ovvero costi/ricavi, se:
• Sono incerti nella loro esistenza
• La probabilità di futuri benefici economici / sacrifici economici è bassa
• Ci sono incertezze significative nella misurazione -‐-‐> questo negli OIC viene declinato in maniera diversa in quanto se il costo è
incerto bisogna comunque misurarlo
5. L’eliminazione dal bilancio (derecognition)
Ø Attività quando viene meno il controllo della risorsa, a prescindere dal motivo
Ø Passività quando viene meno l’obbligazione (nel momento in cui si assolve un debito)
Ø Retained (trattenuto). Può accadere che io, soprattutto nel caso della passività, esaurisca parzialmente l’obbligazione. Per gli
IFRS l’obbligazione la puoi risolvere del tutto, come può accadere che qualcosa rimanga. Quello che tu trattieni lo dovrai
misurare, trattare come se fosse un’attività o una passività a sé stante. Dovrò quindi andare a ridefinire l’obbligazione rimasta
Ø Modifiche contrattuali -‐-‐> prevalenza della sostanza sulla forma.
Nel momento in cui vado a esaurire un’obbligazione può accadere che l’obbligazione l’ho esaurita al 100% o parzialmente.
Oppure può accadere che l’obbligazione originaria si è esista e sorge una nuova obbligazione oppure si è mutata in alcune parti
ma è rimasta nel suo pezzo originale. Questo fa sì che io possa cancellare l’obbligazione oppure no.
Quando parliamo di strumenti finanziari complessi, se io ho estinto l’obbligazione originaria e ne ho fatto uno nuovo parto da
zero, ma se io quello precedente l’ho solo modificato gli IFRS dicono che l’obbligazione originaria non l’hai persa.
Esempio: contratto pronto contro termine. Io faccio un contratto in cui mi impegno a comprare un determinato quantitativo di
dollari a una determinata data. Se quando arriviamo a scadenza io allungo il contratto, gli IFRS dicono che l’obbligazione è
ancora quella originaria che va dall’anno o all’anno 7, invece che fino all’anno 5.
Ø Il concetto di unit of account (unità di conto)
Questo concetto non è presente nei principi contabili nazionali
Le attività devono rappresentare dei benefici economici tangibili misurabili; se io mi trovo nella situazione in cui avevo un
impianto che vendo in parte; la parte di impianto che rimane da solo non costituisce un’attività perché non genera dei benefici.
In questo caso bisogna individuare il primo aggregato utile di altri impianti che riescono a generare della cassa. La prima unità di
conto è quella che si riesce ad individuare mediante aggregazione successiva.
Esempio: se dovessi misurare la capacità di generare cassa della bologna business school. Le sedie nell’aula del teaching hub
sono sotto il loro controllo, ma non si riesce a misurare i flussi di cassa. Se prendo tutto il teaching hub come unico asset
generatore di flussi di cassa diventa più semplice. Abbiamo quindi individuato una unit of account diversa.
Creo un aggregato finché non trovo un asset che mi permetta di costruire dei flussi di cassa attendibili.
Se parliamo di imprese la cash generating unit più alta a cui si può arrivare è l’azienda stessa, quindi valutiamo l’azienda come
unico grande generatore di flussi di cassa.
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6. La valutazione (measurement)
Due possibili criteri di valutazione:
1. Costo storico, comprensivo dei cd. costi di transazione. Il costo storico è il costo originario d’acquisto
2. Valore corrente (costo che si muove) che può essere declinato in:
o Fair Value
o Valore d’uso (determino il valore dell’asset in virtù dell’utilità che mi genera) e di estinzione (in termini dei flussi di denaro
che mi occorrono per estinguere quel determinato valore);
o Costo corrente in termini di costi di sostituzione
I più utilizzati sono costo storico e fair value
La scelta dipende da diversi fattori, quali ad esempio la natura delle voci contabili e l’attendibilità del risultato ottenuto.
7. Presentazione e disclosure
Presentazione -‐-‐> schemi e classificazione
Disclosure -‐-‐> note sottoforma di spiegazioni. Qui non esiste la nota integrativa, ma esistono le note ai numeri. Le note non hanno lo
stesso peso che il legislatore italiano dà alla nota integrativa. Il legislatore italiano considera lo Stato Patrimoniale, il Conto
Economico e la Nota Integrativa allo stesso piano.
In alcune situazione io potrei non accantonare un fondo e scrivere in nota integrativa tutto quello che c’è da scrivere. Mentre per gli
IFRS se un numero non c’è, le note non possono sostituirlo mai. Questo perché l’investitore legge i numeri, quindi le note devono
essere fatte a numeri presenti in bilancio.
Ø Schemi non sono rigidi -‐-‐> nel Codice Civile gli schemi sono rigidi, qui invece c’è massima libertà. Esistono degli schemi di
massima in cui ognuno a grandi possibilità di modificare
Ø Possibilità di fare dei raggruppamenti di elementi simili per caratteristiche
Ø Prospetto OCI (other comprehensive income), prospetto riassuntivo che rappresenta le valutazioni al fair value con contro
partita al patrimonio netto
8. I concetti di capitale
Il framework individua due concetti di capitale:
• capitale misurato ai valori nominale che è un indicatore di mantenimento finanziario del capitale conferito
• capitale inteso come capacità operativa dell’impresa (capacità dell’impresa di continuare ad operare), che è una forma di
mantenimento «fisico» del capitale
Gli IFRS danno libertà di adottare uno piuttosto che l’altro.
Un quadro riepilogativo
Il fair value (IFRS 13)
Il concetto di fair value
Il fair value viene definito come il prezzo che si percepirebbe per la vendita di un'attività ovvero che si pagherebbe per il
trasferimento di una passività in una regolare operazione tra operatori di mercato alla data di valutazione.
Si parla sempre di entrata/uscita di denaro a fronte di un’operazione.
Deve essere un’operazione libera (l’operazione non deve essere vincolato o obbligata) all’interno di un mercato che esiste alla data
di valutazione.
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Mercati: mercato regolamentato ha le caratteristiche richieste per poter utilizzare il fair value, licenze dei taxi (tali licenze sono a
numero chiuso, bisogna pagarla e quindi si trasferisce quell’asset in un mercato che anche se non è regolamentato è un mercato
attivo).
Ambito di applicazione IFRS 13 -‐-‐> solitamente gli IFRS trattano singole poste di bilancio, mentre IFRS 13 è un principio contabile
particolare perché parla di un elemento trasversale a tanti altri principi.
Caratteristiche del mercato attivo
• Exit price (prezzo d’uscita)
• Valore (astratto) di mercato si forma tra soggetti informati ed intenzionati.
• Transazione regolare (non forzata)
• Data di valutazione
• Nessun (eventuale) costo di transazione
1. Identificazione dell’oggetto della misurazione, nello stato in cui si trova
2. Stabilire il mercato di riferimento
3. Definire i «partecipanti al mercato»
Attività o passività (IFRS 13 par. 11)
Una valutazione del fair value è riferita a una particolare attività o passività. Pertanto, quando valuta il fair value, un'entità deve
considerare le caratteristiche di quell'attività o passività se gli operatori di mercato tengono conto di tali caratteristiche per
determinare il prezzo dell'attività o della passività alla data di valutazione. A titolo
esemplificativo, tali caratteristiche comprendono:
a) la condizione o l'ubicazione dell'attività. Quando vado a individuare un valore di fair value io devo pormi nella condizione di
dire: i confronti che sto facendo tengono conto della condizione o dell’ubiquità dell’attività? L’ubicazione dell’attività è un
elemento rilevante per determinare il valore al fair value, quindi bisogna tenere conto dei costi del trasporto.
Esempio: io ho una botte di whisky a 16 anni, devo metterla in bilancio quindi valuto il fair value. Il mercato attivo per il whisky è
per il whisky a 30 anni; quindi prendo quel valore tolgo tutti i costi che devo ancora sostenere per arrivare a quel valore e
determino il valore del whisky a 16 anni
Il fair value non rappresenta il prezzo di vendita, può a volte coincidere con esso ma non è il prezzo di vendita.
b) le eventuali limitazioni alla vendita o all'uso dell'attività.
Eventuali limitazioni devono essere sottratte dal prezzo
Esempio: le criptovalute non rappresentano un mercato attivo perché esistono tante limitazioni all’utilizzo dell’attività e non
posso nemmeno venderle liberamente
Attività o passività (IFRS 13 par. 13)
L'attività o passività valutata al fair value potrebbe essere:
-‐ un'attività a sé stante (per esempio uno strumento finanziario o un'attività non finanziaria);
-‐ una passività a sé stante (per esempio warranty liability);
-‐ un gruppo di attività;
-‐ un gruppo di passività;
-‐ un gruppo di attività e passività (per esempio, un ramo d’azienda).
Attività o passività
Al fine di giungere ad una corretta valutazione, occorre pertanto determinare:
• la base di determinazione del valore (unit of account)
• le caratteristiche di un’attività o passività
05/10
L’individuazione del mercato di riferimento
Ø Mercato principale -‐-‐> mercato dove si verificano il maggior numero di transazioni, non per l’entità, ma in assoluto per tutti gli
operatori.
Esempio: entità alfa opera nel mercato beta e gamma. Beta è il mercato più importante per alfa, ma non in generale. Gamma è
il mercato in cui avvengono il maggior numero di transazioni a livello complessivo. Quindi per determinare il fair value si fa
riferimento a gamma.
Non si ha un mercato principale quando esistono due o più mercati in cui si hanno il maggior numero di transazioni
Se non è presente il mercato principale individuo il mercato più vantaggioso
Ø Mercato più vantaggioso -‐-‐> mercato dove si forma il prezzo più vantaggioso, ossia il mercato con il prezzo netto più basso per
tutte le entità. Questo prezzo non sarà il fair value perché tiene conto anche dei costi dell’operazione. Per determinare il fair
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value devo tenere conto dei costi di trasporto (devo togliere il valore dal prezzo), mentre invece non devo tenere conto dei costi
della transazione
Ø Accessibilità del mercato -‐-‐> precondizione.
Se il mercato non è accessibile o lo escludo, oppure riesco a valorizzare e monetizzare quella non accessibilità (se viene intensa
come una limitazione).
Esempio: io devo determinare il fair value di un titolo quotato alla borsa di Israele e di Karakas. Oggi in israele non vola niente.
Se devo fare la valutazione di quel titolo, nel momento in cui oggi uno non è accessibile, in quel mercato oggi il fair value non si
forma, quindi utilizzerò soltanto il mercato di Karakas
Ai fini della valutazione al fair value:
• riferimento prioritario al mercato principale, se esistente;
• individuazione del mercato principale o di quello più vantaggioso, tenuto conto di dove abitualmente opera l’entità;
Se io opero principalmente in Italia, il mercato deve essere in Italia
• accessibilità al mercato alla data di riferimento;
• individuazione del mercato di riferimento.
Cosa succede se non ho ne un mercato principale, ne un mercato più vantaggioso? Devo applicare la gerarchia del fair value
La gerarchia del fair value
Devo seguire questi tre livelli:
1. il prezzo di mercato è inteso come il prezzo del mercato o
principale o vantaggioso (mark to market)
2. se non c’è un mercato attivo devo passare al livello due che
richiede l’utilizzo di tecniche di valutazione alimentate da
input osservabili sul mercato; ossia determino il fair value
guardando a prodotti similari in mercati non attivi.
3. se non trovo nulla di similare devo costruirmi il mark to
model. La società deve determinare il valore dell’attività o
passività creandosi un suo modellino valutativo basato sulla
capacità di generare o bruciare flussi di cassa.
Operatori di mercato
Nel momento in cui non ho un mercato di riferimento devo agire
come se fossi un operatore di mercato (livello 3)
Devo quindi tenere conto di questi aspetti:
• Assunzioni che gli operatori di mercato impiegherebbero (es. costi di trasporto, rischiosità dell’operazione, …)
• Agire nel proprio interesse economico
• Il fair value deve rappresentare il prezzo che in via generale tutti gli operatori pagherebbero
v Operatori strategici è colui che vede nel bene un valore che va al di là dell’aspetto strettamente economico
v Operatori finanziari è colui che interviene nel mercato solo per ottenere dei rendimenti. Solitamente ha una visione e un valore
più basso dell’operatore strategico
Quando parliamo di operatori di mercato devo riferirmi agli strategici o ai finanziari? Quando c’è un mercato dove operano in
maniera consistente più operatori strategici bisogna tenerne conto. Gli IFRS non ci dicono a quale operatore riferirsi
Solitamente tra operatore strategico e finanziario si prende quello finanziario. In presenza di un mercato con più operatori strategici
bisogna capire qual è il mercato vero.
«Qualità» degli operatori di mercato
1. Indipendenza -‐-‐> bisogna escludere le parti correlate. La parte correlata non ha automaticamente un conflitto di interesse, ma è
una parte non indipendente che se faccio apparire non è più un problema
Es. se l’amministratore delegato di Unieuro compra 2 milioni di euro di azioni. Se lui lo annuncia non ci sono problemi. Il
disallineamento informativo tra parte correlata e parte non correlata cessa nel momento in cui la parte correlata annuncia
La parte correlata inquina il valore di riferimento perché potrebbe determinare un valore che non è fair, quindi va escluso
2. Informazione -‐-‐> tutti gli operatori di mercato devono poter informarsi tutti allo stesso modo. Se l’operatore di mercato non è in
grado di accedere alle informazioni, bisogna escluderlo.
3. Capacità di effettuare l’operazione -‐-‐> se non si ha la disponibilità, bisogna escludere l’operatore
4. Volontà di effettuare l’operazione -‐-‐> se non si ha la volontà di effettuare l’operazione, bisogna escludere quell’operatore
La determinazione del prezzo
Se non si hanno degli operatori di mercato che rispondono alle caratteristiche bisogna determinare il prezzo tenendo conto:
ü data di valutazione
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ü regolare operazione di mercato: nessuno deve essere costretto, non devono esserci elementi distorsivi e limitazioni
ü svolgimento dell’operazione nel mercato principale ovvero nel mercato più vantaggioso
ü condizioni correnti del mercato: non devono esserci effetti distorsivi e anomali
Costi dell’operazione ➔ no (es. costi due diligence)
Costi di trasporto ➔ sì se l’ubicazione è caratteristica intrinseca (es. merci); entrano in gioco quindi soltanto per i beni fisici. Per gli
strumenti finanziari non esistono costi di trasporto in quanto sono dematerializzati.
L’individuazione del mercato più vantaggioso: un esempio
L’entità DELTA opera nei mercati ALFA e GAMMA
Il volume di scambi è 50% e 50%, quindi non c’è un mercato principale. Devo quindi identificare il mercato più vantaggioso che è Alfa
perché è il mercato in cui Delta riesce a vendere al prezzo netto più alto.
A quel punto, siccome nella determinazione del fair value io non devo tenere conto dei costi dell’operazione ma dei costi del
trasporto, il fair value sarà dato da 50000 – 3500 che sarà 46500. Mentre in Gamma sarebbe stato 47500 (51000 – 3000), quindi un
fair value migliore; tuttavia non posso utilizzarlo.
Esempio di determinazione del FV in presenza di limitazioni
L’entità IOTA deve valutare al FV due attività differenti per le quali esistono due differenti mercati principali.
L’attività A non presenta restrizioni alla vendita o all’uso. L’attività B non può essere venduta ad operatori finanziari. Tale limitazione
viene quantificata in 10.000.
Siccome nell’attività B c’è una limitazione alla circolazione dell’attività, bisogna togliere tale limitazione per determinare il fair value,
quindi sarà (150.000 – 5.500 – 10.000) 134.500
Le tecniche di valutazione
Quando mi trovo al livello 3, la determinazione del fair value può avvenire mediante l’utilizzo di tecniche di valutazione:
1. Metodo della valutazione di mercato
2. Metodo del costo
3. Metodo reddituale
Schemi di bilancio, informazione integrativa e postulati applicativi
Presentazione del bilancio (IAS 1)
IAS 1 si applica ai bilanci di esercizio e consolidati
Definisce la composizione del bilancio:
1. Prospetto della posizione finanziaria / situazione patrimoniale-‐finanziaria -‐-‐> Stato Patrimoniale
2. Prospetto del reddito complessivo /conto economico -‐-‐> può essere rappresentato in un unico prospetto oppure diviso in due
3. Prospetto delle variazioni del patrimonio netto
4. Prospetto dei flussi di cassa / rendiconto finanziario
5. Note al bilancio
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6. (Prospetto di riconciliazione del cambio di criterio contabile) -‐-‐> quando si cambiano criteri contabili esiste un principio che
obbliga a fare un prospetto che riepiloga il collegamento tra il bilancio con la vecchia regola e il bilancio con la nuova
Relazione sulla gestione (art. 2428 c.c.) -‐-‐> non è bilancio, ma è un aggregato obbligatorio al bilancio. Siccome il contenuto che ci dà
lo IAS 1 non vieta il fatto che ci possa essere una relazione sulla gestione, anche nel bilancio IFRS possiamo trovare la relazione sulla
gestione all’interno del set completo del bilancio
IAS/IFRS vs Codice civile
Il prospetto di variazione del PN nel bilancio civilistico è un prospetto che è all’interno della nota integrativa.
Art. 5 c.1 del D.lgs. 38/2005
Se, in casi eccezionali, l'applicazione di una disposizione prevista dai principi contabili internazionali è incompatibile con la
rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, di quella finanziaria e del risultato economico, la disposizione non
è applicata.
Nel bilancio d'esercizio gli eventuali utili derivanti dalla deroga sono iscritti in una riserva non distribuibile se non in misura
corrispondente al valore recuperato.
I concetti di incompatibilità, rappresentazione veritiera e corretta non esistono nel Framework. Non è stato definito cosa si intende
per eccezionalità e incompatibilità.
I postulati di valutazione
• Going concern (continuità aziendale)
• Criterio di competenza economica (accrual basis)
I postulati di rappresentazione
• Divieto di compensazione di partite, salvo espressa deroga IAS/IFRS. Nemmeno nel bilancio OIC ci possono compensare partite.
Tuttavia la nostra compensazione di partite è un divieto quasi assoluto e di rappresentazione.
• Timing del bilancio -‐-‐> 12 mesi (esercizio sociale). Il bilancio deve avere un periodo in cui si chiude, un periodo in cui si riapre, e
così via. La chiusura del bilancio può essere fatta quando si vuole, ma non è variabile, cioè va chiuso sempre nella stessa data
decisa dallo Statuto, dopo un periodo definito di 12 mesi.
La data del 31/12 fa la fotografia finanziaria della società, l’esercizio sociale a Conto economico determina un risultato e il
giorno 1/1/x+1 riparte da zero
• Comparabilità e costanza dei criteri di valutazione -‐-‐> se cambio criterio di valutazione, questo avviene secondo caratteristiche
di eccezionalità, esistono delle regole per garantire la comparabilità. I criteri sono costanti nel tempo, ossia quando si cambiano
bisogna dare delle disclosure nel bilancio che consentono di vedere come sarebbe stato il bilancio se non si fossero cambiati.
Le informazioni generali
• Bilancio vs relazione della gestione
• nome dell’azienda
• tipo di bilancio (consolidato/d’esercizio)
• data di chiusura dell’esercizio
• livello di arrotondamento -‐-‐> l’investitore ha bisogno di capire velocemente. Dare i numeri fino all’ultimo centesimo rende
l’informazione poco rilevante e difficile da leggere
Statement of financial position (SP: “Prospetto della posizione patrimoniale-‐finanziaria”)
Lo schema della posizione finanziaria deve avvenire tramite il criterio di classificazione delle poste in correnti e non correnti
Questa informazione è importante per capire se c’è equilibrio tra attività a breve e passività a breve e tra attività a lungo e passività a
lungo. Nel bilancio nazionale questa distinzione c’è solo nell’attivo, ma non nel passivo.
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• Concetto di “corrente” è misto, poiché significa sia liquidabile/esigibile entro 12 mesi, sia che si estingue nel normale corso del
ciclo operativo dell’impresa (a prescindere dalla scadenza).
Non è liquido tutto quello che diventerà denaro oltre ai 12 mesi
• Il ciclo operativo di un’entità è il tempo che intercorre tra l’acquisizione di beni per il processo produttivo e la loro realizzazione
in disponibilità liquide o mezzi equivalenti. Quando il normale ciclo operativo di un’entità non è chiaramente identificabile, si
suppone che la sua durata sia di dodici mesi. Tranne alcune produzioni, come può essere quella del whisky, oppure costruzione
di immobili, di navi, il principio operativo è ultrannuale e per questi casi esistono dei principi a parte
Esempio: produco tavoli. Se presume che da quando io compro il legno e da quando incasso la vendita del tavolo, tutto questo
fa parte del ciclo operativo.
• Le attività correnti includono attività (come rimanenze e crediti commerciali) che sono vendute, utilizzate o realizzate
nell’ambito del normale ciclo operativo, anche quando non è previsto che esse siano realizzate entro dodici mesi dalla data di
chiusura dell’esercizio.
Esempi: (1) un credito finanziario entro 12 mesi è corrente, pur non rientrando nel ciclo operativo, (2) un credito finanziario
oltre 12 mesi non è corrente, (3) un credito v/clienti entro 12 mesi è corrente, (4) imposte differite/anticipate sono sempre non
correnti
Sintetizziamo: una posta è dunque classificata come corrente se:
• Si suppone sia realizzata-‐consumata/estinta nel normale svolgimento del ciclo operativo
• È posseduta principalmente per essere negoziata (es. titoli)
• Si suppone sia realizzata/estinta entro dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio
• È rappresentata da disponibilità liquide o mezzi equivalenti
Statement of financial position -‐ Contenuto minimo
Necessità di adattamento dello schema minimale
Lo schema che viene dato è minimale, ma c’è la possibilità elevata di adattamento del prospetto per migliorare la comprensibilità,
attraverso:
• Inserimento di voci addizionali
• Inserimento di intestazioni e risultati parziali
Bisogna adattarlo tenendo conto della natura e delle operazioni compiute dall’azienda (es. aziende di credito e assicurative, società
sportive, …). Nella prassi schemi piuttosto sintetici (dettagli rinviati alle note al bilancio)
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Differenze tra IAS 1 e SP civilistico (non da sapere)
Nello SP civilistico le attività sono organizzate in base alla destinazione economica delle risorse e le passività in base alla natura del
creditore (non alla natura corrente o non corrente). Lo schema internazionale non è rigido
Alcune poste dello SP civilistico devono essere così riclassificate:
• i crediti v/soci per versamenti ancora dovuti sono iscritti a detrazione del Capitale Sociale
• i ratei attivi e passivi sono assimilati a debiti e crediti
• i disaggi di emissione sono riportati in riduzione dei relativi prestiti
• Le imposte differite attive e passive sono sempre classificate tra le poste non correnti e riportate al loro valore netto;
• La componente derivata contenuta nelle obbligazioni convertibili deve essere iscritta all’interno del PN
• uno stesso debito può comparire sia nella sezione corrente sia in quella non corrente, in funzione della diversa scadenza delle
sue quote
Occorre inoltre indicare distintamente nello SP:
• totale attività non correnti classificate come possedute per la vendita e attività in aggregati in dismissione classificati come
posseduti per la vendita
• passività incluse negli aggregati di beni in dismissione classificati come posseduti per la vendita
Voci aggiuntive richieste dalla CONSOB (poste relative a posizioni o transazioni con parti correlate), da descrivere anche in nota
L’attivo di bilancio di Juventus S.p.a. Il passivo di bilancio di Juventus S.p.a.
Il prospetto delle variazioni di patrimonio netto
Deve comprendere:
• il comprehensive income dell’esercizio, il PN deve accogliere anche quella parte di utile che deriva dal other comprehensive
income. Si tratta di un prospetto che riguarda voci che, per qualche motivo, non possono essere considerati come ricavi
pienamente realizzati
• impatti sugli utili a nuovo derivanti dall’applicazione retrospettiva ai sensi dello IAS 8 per effetto di cambi di criteri contabili o di
correzione di errori significativi connessi alla redazione dei bilanci degli esercizi precedenti (su PN di apertura)
• operazioni con soci nella loro qualità di soci.
Il finanziamento del socio può essere gratuito o remunerato. Il finanziamento soci viene considerato semi equity
Il patrimonio netto di Juventus S.p.a.
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Il conto economico
Rappresentato secondo due approcci alternativi:
• One statement approach -‐-‐> unico prospetto che nel mezzo ha dei valori non ancora realizzati (OCI)
• Two statements approach (2 documenti: Income statement + Statement of comprehensive income). Conto Economico relativo a
valori realizzati e ulteriore prospetto in cui vengono rappresentati valori non ancora realizzati. Il prospetto OCI deve contenere
come prima riga l’utile della parte realizzata.
La contropartita del Conto Economico sono l’attivo e il passivo di Stato Patrimoniale; mentre la contropartita del OCI è il
patrimonio netto relativa alla parte non di competenza dei soci
One statement approach preferito dallo IASB e allineato alla prassi anglosassone e al principio americano (SFAS 130)
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Statement of comprehensive income (CE: “prospetto del risultato economico complessivo”)
Unico prospetto che deve includere tutti gli oneri e i proventi:
• realizzati (costi e ricavi)
• non realizzati e inseriti a patrimonio netto (utili da rivalutazioni, utili e perdite attuariali, utili e perdite su operazioni in valuta,
rivalutazioni e svalutazioni di strumenti finanziari derivati designati a copertura di flussi finanziari futuri …).
Il prospetto deve riportare separatamente l’utile o la perdita derivanti dai soli costi e ricavi realizzati o redditualizzati.
2 Statement Approch: Income statement + Statement of comprehensive income
• Il primo prospetto riporta solo costi e ricavi realizzati
• Il secondo prospetto riporta oneri e proventi iscritti a PN, non realizzati
• Il secondo prospetto deve iniziare con il saldo del primo documento (utile o perdita realizzati nel periodo)
Prospetto del risultato economico complessivo: Contenuto minimo
a. Ricavi
b. Oneri finanziari
c. Quota di profitti o perdite di società collegate e joint-‐venture valutate col metodo del PN
d. Imposte
e. Utili o perdite ante-‐imposte derivanti da attività destinate alla vendita o cessate
f. Utile netto o perdita di periodo
g. Costi e ricavi imputati direttamente a patrimonio netto classificati per natura
h. Oneri e proventi non realizzati al netto dell’effetto fiscale (Other comprehensive income after tax)
i. Risultato economico complessivo (Total comprehensive income)
Le lettere dalla g alla i rappresentano i valori presenti nel OCI.
Conto economico (contenuto minimo)
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Presentazione dei costi per destinazione, ad esempio:
Ricavi
-‐ Costo del venduto (costi industriali)
Risultato industriale
Altri proventi
-‐ Costi di R&S
-‐ Costi di distribuzione e vendita (commerciali)
-‐ Costi amministrativi
-‐ Altri costi operativi
Risultato operativo
In questo caso, occorre comunque riportare nelle note illustrative informazioni sulla natura di alcuni costi
(ammortamenti, accantonamenti, costi del personale, ecc.)
• Natura, ad esempio:
Ricavi ricorrenti
+ Altri ricavi
-‐ Consumi di MP, semilavorati, PF, merci, ecc.
-‐ Costi per servizi
-‐ Costo del lavoro
-‐ Ammortamenti e svalutazioni
-‐ Altri costi operativi
Risultato operativo
Gli IFRS ci danno libertà di scelta. La presentazione dei costi per destinazione mi permette una maggiore comparabilità perché riesco
a capire in quali settori l’impresa performa meglio rispetto ai concorrenti, tuttavia è soggettiva, mentre quella per natura è oggettiva.
Il conto economico di Juventus S.p.a.
Costi per destinazione -‐ Un esempio: VOLKSWAGEN GROUP
Ricavi
-‐ Costo del venduto
Gross result (MOL/reddito industriale)
-‐ Costi di distribuzione
-‐ Spese amministrative
+ Altri proventi operativi
-‐ Altri oneri operativi
Risultato operativo
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Esempio: il conto economico per destinazione -‐ Lego e Mattel 2014
In termini di efficienza, cioè capacità operativa di fare il
business risulta che la Lego fa meglio il business.
La Lego spende di più in termini di costi commerciali e di
marketing. Questo può essere letto come un elemento
positivo perché aumentando la pressione pubblicitaria si
riescono ad aumentare anche i ricavi.
Nei costi amministrativi e generali, che tendenzialmente
non producono ricavi, la Mattel spende di più
Sui risultati operativi, malgrado i minori volumi, la Lego ha
un risultato maggiore.
Con un bilancio per destinazione si riesce a fare un’analisi e
una comparazione. Se io avessi la presentazione per natura
non riuscirei a capire con precisione la destinazione dei
costi
Gli other comprehensive income
• Si tratta di costi/ricavi imputati direttamente a
patrimonio netto
• «Servono a giustificare» l’ampio numero di movimenti
del patrimonio netto derivanti costi/ricavi non realizzati. La filosofia degli IFRS infatti dice che è reddito non tutto ciò che viene
realizzato, ma ciò che viene prodotto
• Scarsa rilevanza del principio della prudenza, in quanto questi ricavi non sono realizzati.
• Logica IAS/IFRS secondo cui il patrimonio netto si alimenta (anche) da singoli movimenti valutativi al fair value (e quindi non
ancora realizzati).
• Possono essere esposti nello statement of comprehensive income al netto o al lordo delle imposte
• Reclassification adjustments
Esempio: Nel 2021 abbiamo scritto un utile derivante da una valutazione. Nel 2022 cosa può succedere? Se sono realizzati
devono riapparire, alcuni appaiono nel Conto Economico altre invece nel Patrimonio Netto
Quando abbiamo questi aggiustamenti noi possiamo avere due possibili uscite finali di quelli che erano i valori dell’OCI nell’anno
precedente:
1. riappaiono nel risultato d’esercizio -‐-‐> utili o perdite realizzate
2. vengono classificate all’interno del patrimonio
Quindi questi valori non rimangono per sempre nel prospetto OCI. Da un anno all’altro quindi è possibile capire quali sono
confluiti a patrimonio oppure da costi e ricavi realizzati
Il prospetto dei flussi di cassa (Rendiconto Finanziario)
Disciplinato da IAS 7
Fornisce un quadro sulla capacità dell’azienda di generare disponibilità liquide e mezzi equivalenti
Riepiloga entrate / uscite di cassa in 3 sezioni:
1. Sezione operativa
2. Sezione degli investimenti
3. Sezione dei finanziamenti
Le note al bilancio
Differenza con Nota Integrativa: differenza di tipo espositivo in quanto la nota integrativa ha un contenuto stabilito dal Codice Civile
e può contenere informazioni e aspetti che vanno al di là dei numeri. In Italia la Nota Integrativa è bilancio, è qualcosa in più di una
semplice spiegazione. Potrebbe accadere che l’amministratore che redige il bilancio OIC possa in qualche modo sostituire quello che
è un numero con una descrizione.
Esempio: ho un contenzioso importante. Gli IFRS dicono di stimare al meglio la perdita
Se in Nota Integrativa ho dato un ampia descrizione, compresi gli effetti economici e patrimoniali legati a quel contenzioso e si va
davanti al giudice, con il bilancio OIC non ci sono problemi in quanto ho scritto tutto nella nota integrativa. Quindi un terzo che legge
il bilancio avrebbe potuto capire che ci sarebbe stata una perdita. Negli IFRS questo ragionamento non è accettato, perché la nota ha
natura di spiegazione e non si può mai sostituire ai numeri.
Negli IFRS la nota ha valore minore rispetto allo Stato Patrimoniale e al Conto Economico, mentre nel mondo OIC ha uguale valore.
All’interno delle note troviamo:
Ø L’informativa sui criteri di valutazione
Ø Le informazioni specifiche sulle voci dei prospetti contabili
Ø Le informazioni sulla gestione del capitale
Ø Altre informazioni
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La relazione degli amministratori (Management Commentary)
Non prevista dai principi contabili internazionali, ma richiesta dalla legge e/o dalle direttive dei regulator di borsa, le aziende
presentano, oltre al bilancio, una relazione degli amministratori che illustra e spiega:
o una sintesi degli elementi principali della performance economica e della situazione patrimoniale-‐finanziaria
o le principali incertezze che l’azienda affronta.
Tale relazione può includere un’analisi in merito a:
o i principali fattori e che incidono sul risultato economico, inclusi i cambiamenti nel contesto ambientale, la risposta dell’azienda
a tali cambiamenti e il loro effetto, la politica d’investimento per mantenere e migliorare il risultato economico, inclusa la sua
politica di distribuzione dei dividendi;
o le fonti di finanziamento e il rapporto atteso tra passività e patrimonio netto;
o le risorse non rilevate nel prospetto della situazione patrimoniale-‐finanziaria secondo quanto previsto dagli IFRS (intangibles).
Le parti correlate (IAS 24)
Il problema della parte correlata è che è una parte non indipendente, quindi i rapporti che si intrattengono con questa parte
correlata possono essere rapporti che potenzialmente muovono su logiche differenti rispetto a quelle che dovrebbero essere con
parti indipendenti (logiche di mercato). Sono parti rispetto alle quali si possono verificare operazioni non a valore di mercato.
Gli IFRS non vietano qualunque rapporto con una parte correlata, ma nelle note bisogna dare un’ampia informativa sui rapporti che
si hanno avuto con la parte correlata.
L’altro grande problema è che è problematica da identificare, le tecniche per individuarle sono complicate
In base allo IAS 24 per parte correlate si intende:
a) Soggetti (persone fisiche o giuridiche) che direttamente o indirettamente hanno il controllo o il controllo congiunto della
società, ovvero sono controllati da essa, ovvero appartengono allo stesso gruppo societario -‐-‐> collegamento verticale
b) Ogni società del gruppo societario di appartenenza (di conseguenza ogni controllante, controllata o società del gruppo è
correlata alle altre) -‐-‐> collegamento orizzontale
c) Le società collegate e le relative controllate;
d) Le joint-‐venture (temporanea unione di intenti per fare una determinata attività) e le relative controllate;
e) Gli amministratori con responsabilità strategiche e gli alti dirigenti della società o della controllante
f) I familiari stretti delle persone fisiche di cui ai punti a) ed e)
g) Le aziende in cui è posseduta, direttamente o indirettamente una rilevante partecipazione nel potere di voto da qualunque
persona fisica di cui in precedenza o su cui tale persona è in grado di esercitare un influenza significativa;
h) I fondi che fornisce prestazioni pensionistiche o di altro tipo agli ex dipendenti
Dal punto a al punto e si tratta di informazioni pubbliche, quindi queste non sono difficili da identificare, nei punti successivi diventa
più complicato.
Le parti correlate «classiche»
a) le società controllanti, controllate e consociate;
b) le società collegate;
c) le persone fisiche che hanno direttamente o indirettamente un potere di voto nell'impresa che redige il bilancio che conferisca
loro un'influenza dominante sull'impresa e i loro stretti familiari ;
d) i dirigenti con responsabilità strategiche, compresi amministratori e funzionari della società e gli stretti familiari di tali persone;
e) le imprese nelle quali è posseduto, direttamente o indirettamente, un rilevante potere di voto da qualunque persona fisica
descritta in (c) o in (d) o sulle quali tale persona fisica è in grado di esercitare un'influenza notevole
Operazioni oggetto di informativa
Dopo aver identificato le parte correlate, nelle note devo spiegare tutti questi punti.
Ø Acquisti / vendite
Ø Prestazioni di servizi
Ø Trasferimenti a vario titolo (know-‐how,….)
Ø Finanziamenti
Ø Garanzie / pegno
Ø Estinzione di passività
Ø Retribuzioni dei dirigenti con responsabilità strategiche.
La loro retribuzione rappresenta un informazione non banale. Se guadagnano poco potrebbe volere dire che tali dirigenti hanno
ulteriori interessi. Se è pagato molto è facile che questa persona spinge per raggiungere il risultato e potrebbe fare anche
qualcosa contro le regole.
L’elemento retribuzione mi deve aiutare a capire se siamo fuori da un concetto di mercato.
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Scelta e cambiamento dei principi contabili, cambiamento delle stime, correzioni di errori (IAS 8)
Si può verificare in cui uno può cambiare un principio contabile, una stima oppure correggere eventuali errori.
v Cambiamento di stima: pensavo che la vita utile del bene fosse 10 anni, invece mi accorgo che è 15 anni. Pensavo di perdere il
20% sul credito, mi accorgo di perdere il 40%
v Cambiamento di principio contabile: passo dalla valutazione al costo a quella al fair value, passo dal FIFO al costo medio
Il cambiamento del principio potrebbe avere come base una migliore rappresentazione (cambiamento nasce da una facoltà) oppure
quando è cambiato (cambiamento nasce da un obbligo). Nelle stime invece non si ha questa distinzione, sono io che voglio cambiare
stima per dare una migliore rappresentazione.
Inoltre quando cambio principio contabile, io non devo pormi il problema di quali fossero le informazioni che vengono toccate dal
principio contabile. Se ho deciso di cambiare principio non devo porre particolari problemi, se non sviluppare matematicamente gli
effetti di quel cambiamento. Nel momento in cui cambio una stima devo tenere distinto l’informazione che avevo quando ho fatto la
stima per la prima volta e l’informazione che ho quando ho fatto il cambiamento.
v Errori: errori di calcolo, errata rappresentazione di un principio contabile. Tutte le volte che ci troviamo in una situazione in cui
l’errore deriva da una frode (errore volontario e intenzionale) devono essere sistemati perché è sempre rilevante. La qualità
dell’errore è talmente grave che prescinde dalla quantificazione dello stesso.
Gli errori non intenzionali devono essere sistemati solo se rilevanti. Tutti gli errori non intenzionali e non rilevanti non devono
essere sistemati perché non aiutano nella comprensione.
Scopo di IAS 8
Garantire maggiore comparabilità tra bilanci, riducendo la discrezionalità dei redattori nel modificare i criteri adottati e garantendo,
nel caso, un’adeguata informazione integrativa. Lo IAS 8 ti fa capire che gli IFRS non hanno una grandissima propensione a
cambiamenti di principio, ma in caso avvenga spiega come gestire tali cambiamenti.
Selezione ed applicazione dei principi contabili internazionali
• IFRS/IAS possono non essere applicati a voci di bilancio, se di peso irrilevante, ma non con scopi intenzionali (opportunistici), per
impattare sulla situazione economico-‐finanziaria rappresentata per i terzi.
Posso non applicare i principi solo quando è irrilevante e non ci sono degli scopi intenzionali sotto la mancata rappresentazione.
In tutti gli altri casi devo rispettare gli IAS/IAFRS
• In caso di assenza di uno IAS/IFRS per specifiche particolari casistiche:
-‐-‐> IFRIC
-‐-‐> US GAAP
-‐-‐> dottrina
Uniformità e cambiamenti dei principi
Richiesto di mantenere costanti i principi applicati a voci simili in tutti gli esercizi
Ammessi cambiamenti nei seguenti casi:
v Obbligatorio:
o Quando avviene l’emanazione di nuovi principi
o Quando avviene l’emanazione di una nuova interpretazione SIC/IFRIC
o Modifica retroattiva o disposizioni transitorie previste dal nuovo principio garantendo in questo modo la comparabilità.
Quando obbligatorio io ho l’effetto del nuovo principio che si riversa sia sul bilancio che su quello precedente
ü Retroattività completa -‐-‐> indietro finché si riesce
ü Retroattività limitata -‐-‐> l’effetto si riversa solo sul patrimonio iniziale dell’anno
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v Volontario:
o Quando miglioro la qualità dell’informazione (per attendibilità e rilevanza) a giudizio degli amministratori
o Modifica retroattiva
Scelta e cambiamento dei principi contabili
• Applicazione retroattiva dei principi contabili come se lo avessi sempre applicato. Finché ti è possibile, torna indietro e applica
quel principio contabile. Questa è l’opzione che gli IFRS prediligono
• Applicazione prospettica. Prevede l’applicazione del principio contabile da una certa data in avanti, è consentita solo se non si
riesce a fare la retroattiva
• Si deve dare informativa dell’effetto del cambiamento obbligatorio di criterio. Informativa abbastanza facile che non richiede
tante informazioni, bisogna spiegare cosa è successo, cosa è cambiato e quali sono gli effetti
• Informativa sul cambio facoltativo di criterio. Informativa molto dettagliata
• Standard emessi e non ancora applicati. Le società possono decidere di applicare anticipatamente un principio contabile
internazionale nuovo ma non ancora in vigore, se non espressamente vietato. È un’applicazione volontaria e quindi devono
rispondere a quelle situazioni che permettono di modificare un principio.
Differenze tra cambiamento di stime e di principi
Cambiamenti di stime contabili -‐-‐> prevede l’applicazione prospettica (applica il cambiamento di stima da una certa data in avanti e
quindi mostro l’effetto sugli utili degli esercizi in corso, da oggi in poi). Se io cambio stima è perché è cambiato lo scenario, quindi
non si può applicare una stima retroattivamente sulla base di informazioni che abbiamo avuto oggi
Cambiamento principi contabili -‐-‐> prevede l’applicazione retroattiva e se non è possibile l’applicazione prospettica
Applicazione retroattiva del nuovo principio
• Occorre rettificare il saldo all’1/1 (apertura del bilancio) e al 31/12 (chiusura del bilancio) di tutti i bilanci già presentati
interessati dal medesimo elemento
• Fino a quando ciò sia fattibile
• Effetto: far sì che sia come se il nuovo principio fosse sempre stato applicato
• Contropartita degli effetti in PN: rettifica utili/perdite portati a nuovo in apertura (salvo diversa disposizione). Il cambiamento
dei principi contabili deve andare a toccare le riserve di utili, perdite maturate.
• Lo IAS 1 che tratta delle informazioni comparative richiede che quando si procede alla modifica volontaria di uno dei principi
contabili applicati o alla correzione di un errore vengano presentati i dati relativi alla situazione patrimoniale-‐finanziaria della
società (Stato Patrimoniale) degli ultimi due esercizi come dati comparativi. Il bilancio presenterà pertanto i dati relativi agli
esercizi X, X-‐1 e X-‐2 in relazione ai dati patrimoniali, ed i dati relativi agli esercizi X e X-‐1 per gli altri schemi di bilancio, così come
rideterminati.
Dal punto di vista degli schemi di bilancio bisogna fermarsi ai due anni precedenti rispetto a quello in corso a livello di Stato
Patrimoniale, per il Conto Economico all’anno precedente rispetto a quello in corso
L’applicazione retroattiva: un esempio
• Durante l’esercizio X2 la società ha deciso di modificare il criterio di contabilizzazione delle rimanenze finali da CMP a FIFO,
comportando una riduzione del valore delle rimanenze di 3
• Il minor valore della variazione delle rimanenze dell’esercizio X1 valutate a FIFO sarebbe stato pari a 2,6 e
negli esercizi precedenti a 5,2
• Si consideri un’aliquota d’imposta del 30%
• Minori valori netti (minori utili):
o 2,6 x 70% = 1,8 anno X1
o 5,2 x 70% = 3,6 anni precedenti
o Totale = 5,4 minori utili netti anni precedenti (utili portati a nuovo)
-‐-‐> a sinistra perché i soci non li prendono più
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L’applicazione retroattiva: un esempio
Relativamente all’anno x2 non c’è
niente da cambiare perché è l’anno
corrente.
Per l’anno x1 se non avessi avuto la
voce imposte dovevo mettere 1,8 nella
voce ‘minor valore delle rimanenze’,
dato che ho la voce imposte metto 2,6
A livello di stato patrimoniale bisogna
dare x1, x2 e x.
Cambiamenti nelle stime contabili
• Non derivano da cambiamenti dei principi, bensì delle scelte soggettive del redattore (es. vita utile beni immobilizzati, presunto
valore realizzo di un credito, …)
• Applicazione con effetto sugli utili dell’esercizio in corso e, talvolta, applicazione prospettica sugli esercizi futuri. In questo caso
non c’è l’obbligo dell’applicazione retroattiva.
Cambiamenti nelle stime contabili: un esempio
Dati
Una società ha acquistato un macchinario il 1º gennaio X1 per 1.000.000; la vita utile era stata originariamente stimata in 10 anni,
conseguentemente la quota annuale di ammortamento era pari a 100.000.
Nel gennaio X3 la società ha rivisto la stima della vita utile e ha valutato che il bene abbia una vita utile residua alla data di 10 anni (in
totale 12 anni).
Il valore contabile netto del bene a gennaio X3 è pari a 800.000, costo storico di 1.000.000 meno un ammortamento cumulato di
200.000 (ammortamento annuale di 100.000 per 2 anni).
Soluzione
Negli esercizi a partire da quello che chiude al 31 dicembre X3 la società dovrà ridurre la quota annuale di ammortamento a 80.000
(800.000/10 poiché 10 diventa la nuova vita utile residua).
Nel caso in cui il cambiamento di stima contabile effettuato con riferimento alla vita utile del macchinario in oggetto avesse un
impatto significativo sull’esercizio, nelle note al bilancio, si dovranno fornire dettagli sulla natura del cambiamento di stima e sui
relativi effetti contabili, nell’esercizio e negli esercizi successivi.
Cambiamenti nelle stime contabili: un altro esempio
TransAlta Power, un'impresa canadese produttrice di trasmissioni, annuncia i suoi utili del primo trimestre del 2001, pari a $4.9
milioni, superiori ai $3.6 milioni del primo trimestre 2000.
Naturalmente, il presidente e il direttore generale di TransAlta sono molto soddisfatti e fanno notare che la loro performance
continua a mantenersi ai livelli dei leader del settore.
Osservando la nota esplicativa e, in particolare, i commenti allo SP, si individua però la seguente indicazione: "a partire dal 1 gennaio
2001 la vita utile residua stimata dello stabilimento produttivo è aumentata a 27 anni rispetto ai 17 precedentemente stimati”.
Questo cambiamento nelle stime (+59% di vita utile stimata dello stabilimento) ha avuto l'effetto di aumentare gli utili netti di
TransAlta di $1.35 milioni (a causa di una contrazione delle quote di ammortamento registrate a CE). Conseguentemente, in assenza
di tale variazione di vita utile, il risultato economico del primo trimestre 2001
sarebbero stato $3.55 milioni, vale a dire in leggera flessione rispetto allo stesso trimestre dell'anno 2000. Forse TransAlta continua
effettivamente ad operare a livello dei leader di settore, ma senza una "conveniente" revisione dei parametri di determinazione
dell'ammortamento non avrebbe mostrato alcun miglioramento rispetto all'anno precedente.
Gli errori
• Il concetto di errore.
L’errore è di due tipologie: errori intenzionali e non intenzionali. L’errore intenzionale va sempre corretto anche se è irrilevante,
invece l’errore non intenzionale va corretto solo se è rilevante.
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L’errore che deriva da frode potrebbe rappresentare al proprio interno due errori di segno contrario che sono stati compensati
tra di loro. Per tale motivo gli errori intenzionali, anche se irrilevanti, devono essere corretti indipendentemente dal loro valore.
• La correzione retroattiva degli errori. Ho la possibilità di fare un’applicazione retroattiva limitata o completa (io riesco ad
attribuire l’errore in tutti gli anni in cui è avvenuto. Riapplico retroattivamente per ogni bilancio e vado a correggere
singolarmente ogni bilancio con un nuovo patrimonio netto).
• La correzione prospettica degli errori si utilizza quando non si riesce ad applicare la correzione retroattiva. L’effetto in questo
caso va direttamente sul patrimonio netto di chiusura
Esempio: azienda che produce tavoli non ha mai fatto inventari. Arriva il nuovo responsabile amministrativo che decide di farli.
La contabilità dice che ci sono 1000 tavoli, contandoli ce ne sono 900. Non possiamo dire quando quei 100 tavoli sono spariti; in
questo caso non riesco a fare un’applicazione retroattiva, devo fare un’applicazione prospettica (rilevo l’errore e sistemo il
patrimonio, non sistemo il CE perché non so quando l’errore si sia formato)
• Informativa di bilancio estremamente ampia e dettagliata
La correzione di errori di esercizi precedenti
Derivano da mancato utilizzo d’informazioni disponibili ma erroneamente trascurate, non da scelte per definizione soggettive (vedi
cambiamenti delle stime)
Ad esempio: errore conteggio materie in fase d’inventario, negligenza nel raccogliere informazioni su clienti debitori in difficoltà
finanziarie (svalutazione crediti), errori matematici, …
La correzione di errori rilevanti (o irrilevanti, ma commessi intenzionalmente) compiuti in es. precedenti deve essere effettuata
retrospettivamente nel primo bilancio dopo la loro scoperta:
o rettificando gli importi comparativi dei periodi nei quali l’errore è stato commesso;
o sino all’esercizio in cui è fattibile
o avendo come contropartita il patrimonio netto, non il CE
Es. in magazzino esistono minori giacenze per un valore (al netto delle imposte) di 3.000:
12/10
Fatti intervenuti dopo la data di chiusura dell’esercizio (IAS 10)
Il problema di questo è che la chiusura dell’esercizio è solo una convenzione, ma l’azienda continua a vivere essendo in continuità.
Tuttavia ci potrebbero essere degli accadimenti che sono rilevanti per l’azienda e per la redazione del bilancio.
Tendenzialmente la logica degli IFRS prevede che il bilancio deve tenere conto di quanto accade dopo la chiusura dell’esercizio nel
momento in cui sono fatti che già esistevano o potevano essere previsti.
C’è un'unica eccezione: situazione in cui l’evento pandemico o la guerra Russia-‐Ucraina è rilevante per il bilancio, anche se non
prevedibile, quando mi tocca la continuità aziendale. Quindi quando l’evento successivo mi va a toccare la continuità aziendale la
cosa cambia e devo tenere conto di quel fatto.
Il termine entro cui considerare il «fatto»
La normativa OIC è allineata agli IFRS, non ci sono differenze se non per il tema del temine per la pubblicazione.
Il termine entro cui viene autorizzata la pubblicazione ➔ in senso «ampio»
Gli IAS/IFRS dicono di tenere conto di alcuni eventi avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio fino alla data in cui hai autorizzato la
pubblicazione del bilancio. Questa è una data variabile perché per le quotate spesso i dati vengono pubblicati prima
In Italia questo termine viene fatto coincidere con l’approvazione da parte del CdA
I fatti intervenuti dopo la chiusura del bilancio
I fatti intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio sono quei fatti, positivi e/o negativi, che avvengono tra la data di chiusura e la data
di formazione del bilancio d’esercizio.
Si identificano due tipologie di fatti intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio:
a) fatti successivi che devono essere recepiti nei valori di bilancio: Sono quei fatti che evidenziano condizioni già esistenti alla data
di riferimento del bilancio, ma che si manifestano solo dopo la chiusura dell’esercizio e che richiedono modifiche ai valori delle
attività e passività in bilancio, in conformità al postulato della competenza.
b) fatti successivi che non devono essere recepiti nei valori di bilancio: Sono quei fatti che indicano situazioni sorte dopo la data di
bilancio, che non richiedono variazione dei valori di bilancio, in quanto di competenza dell’esercizio successivo.
Eccezione: all’interno della prima categoria rientrano quei fatti successivi che possono incidere sulla continuità aziendale.
Es. sto facendo il bilancio 2021, a febbraio scoppia il conflitto russo-‐ucraino. Non deve essere iscritto nei valori di bilancio, a meno
che per effetto di quella guerra non venga meno la continuità aziendale dell’impresa. In quel caso l’evento successivo diventa un
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evento di cui tenere conto. Nel caso del conflitto russo-‐ucraino, le aziende che lavoravano molto con Russia e Ucraina devono tenere
conto di tale evento in quanto impatta sulla continuità.
Esempi:
-‐ Operazioni straordinarie avvenute nel 2023 (es. fusione, acquisto d’azienda, cessione) -‐-‐> non bisogna tenerne conto nel
bilancio 2022.
Se io però ho già predisposto dei documenti ufficiali approvati dal CdA che mi fanno vedere un budget con una fusione,
quell’evento deve rientrare nel bilancio 2022.
-‐ Distruzione di un capannone a seguito di incendio nel 2023 -‐-‐> sul bilancio 2022 non ci va nulla
-‐ Covid (bilancio 2019) -‐-‐> sul bilancio 2019 non c’è andato nulla perché è un evento che è avvenuto nel 2020
-‐ Comunicazione o inizio di una ristrutturazione societaria con piano di dismissioni e licenziamenti -‐-‐> ad esempio, l’azienda
decide di ristrutturare e lascia a casa dei dipendenti. Se il piano viene deliberato a Febbraio è un evento successivo che non va
considerato ai fini della redazione del bilancio al 31/12. Ma se io quando faccio il budget a dicembre 2022 e considero il fatto di
dover sostenere degli oneri, per gli IFRS la decisione l’hai presa nel 2022. Se prima della chiusura dell’esercizio hai assunto
comportamenti concludenti, allora quel dato implica la necessità di considerare l’evento successivo come se esistesse già.
Se io la decisione la prendo a febbraio o marzo quell’evento non deve rientrare nel bilancio dell’anno prima
-‐ Assunzione di impegni, rilascio di garanzie
-‐ Nuovi contenziosi
L’evento successivo deve avere un collegamento con qualcosa che già esisteva in maniera più o meno formalizzata, ma che non
necessariamente è l’atto formale e concludente. Se la decisione la stavi già maturando l’evento non è successivo
Le modalità di rappresentazione
1. Fatti che forniscono evidenza di situazioni già esistenti alla data di riferimento del bilancio (es. fallimento di un cliente,
definizione di una controversia legale, scoperta di errori o frodi….) devono essere riflessi nelle valutazioni di bilancio
Esempio: io avevo un credito al 31/12 per 100, svalutato per 20 (valore netto 80). Il cliente fallisce, e prima di approvare il
bilancio il curatore mi dirà che incasserò 5. Io devo svalutare quel credito, anche se il fallimento è avvenuto dopo la chiusura
dell’esercizio
2. Fatti riferibili a situazioni sorte dopo la data di riferimento del bilancio (es. incendio di un immobile) non devono essere
considerati, ma solo evidenziati nelle note al bilancio
La scoperta dei fatti
Il principio IAS 10 afferma che si deve tenere conto di tutti quei fatti sorti tra la data in cui viene chiuso l’esercizio e la data in cui il
bilancio è autorizzato per la pubblicazione.
Il termine entro cui il fatto si deve verificare perché se ne tenga conto è la data di formazione del bilancio, che, nel nostro
ordinamento, è individuata con la data di redazione del progetto di bilancio d’esercizio da parte degli amministratori, o con la data di
sua pubblicazione al pubblico.
Tuttavia, se tra la data di formazione del bilancio e la data di approvazione da parte dell’organo assembleare si verificassero eventi
tali da avere un effetto rilevante sul bilancio, gli amministratori debbono adeguatamente modificare il progetto di bilancio, nel
rispetto del procedimento previsto per la formazione del bilancio.
Gli amministratori devono chiedersi: l’evento è rilevante per il bilancio appena approvato? È un evento che richiede la modifica del
bilancio appena approvato? Se sì, si riparte con l’iter
Eventi
che implicano una riapertura del bilancio già depositato: eventi che impattano la continuità aziendale e presenza di errori
intenzionali, oppure succede qualcosa che mi fa venire il dubbio che ci siano delle frodi.
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Informativa nelle note
Ø Data in cui il bilancio è stato autorizzato alla «pubblicazione»
Ø Informativa riguardante situazioni esistenti alla data di riferimento, che possono comportare rettifiche
Ø Fatti successivi rilevanti che non comportano rettifiche
L’informativa va data sia per i fatti che hanno bisogno di rettifica, sia quelli che non ne hanno bisogno
Esempi:
-‐ Operazioni straordinarie (es. fusione, acquisto d’azienda, cessione)
-‐ Distruzione di un capannone a seguito di incendio
-‐ Covid (bilancio 2019)
-‐ Comunicazione o inizio di una ristrutturazione societaria con piano di dismissioni e licenziamenti
-‐ Assunzione di impegni, rilascio di garanzie
-‐ Nuovi contenziosi
Le immobilizzazioni materiali e immateriali
I principi contabili di riferimento
• IAS 16 Le immobilizzazioni materiali
• IAS 23
• IFRIC 1
• IAS 38 Le immobilizzazioni immateriali
• IFRS 16 Il leasing
• IAS 36 La svalutazione delle immobilizzazioni
• IFRS 5 Le immobilizzazioni destinate alla vendita
(IAS 40) Gli investimenti immobiliari
(IFRIC 12) La concessione di servizi pubblici
Le immobilizzazioni materiali – IAS 16
Ambito di applicazione
• Beni ad utilità economica pluriennale e strumentale all’attività d’impresa (non destinati alla vendita, non investimenti
immobiliari/accessori). Il bene deve essere trattato come uno strumento per l’impresa.
Se l’immobile viene usato come magazzino è un bene strumentale, se viene dato in affitto non è un bene strumentale. Il bene
quindi deve essere utilizzato come strumento all’interno dell’azienda.
Non possono essere immobilizzazioni materiali tutti i beni destinati alla vendita perché non è un bene strumentale.
• Beni posseduti (non necessariamente di proprietà), per essere utilizzati, in produzione, amministrazione, commerciale, ecc.
Al di là del bene strumentale e pluriennale, ci sono alcune condizioni affinché io possa iscriverlo:
o Il costo del bene è ragionevolmente determinabile? Se non è determinabile non si riesce ad applicare il principio
o È probabile che i futuri benefici economici nell’utilizzo del bene affluiranno all’azienda?
o Se sì, l’iscrizione in bilancio può già avvenire, anche se il bene non è di proprietà
• Beni tangibili, ossia beni che hanno una consistenza fisica
Se i beni non hanno una consistenza fisica bisogna guardare le immobilizzazioni immateriali
NB: Nella definizione di beni strumentali sono ricompresi tutti quei beni materiali e immateriali (es. attrezzature, impianti, marchi,
brevetti) che le imprese e i professionisti utilizzano per svolgere la propria attività. Si tratta di beni che vengono utilizzati per più
anni. Per questo motivo, la loro registrazione contabile è fatta seguendo il principio dell’ammortamento.
Valore iniziale
Come questi beni entrano in bilancio?
La regola generale: Costo di acquisto + oneri accessori di diretta imputazione
Oneri Accessori di diretta imputazione si intendono tutti gli oneri necessari e indispensabili per poter fruire del bene, costi necessari
per far funzionare un bene tangibile:
-‐ Si ➔ costi di trasporto, costi di collaudo (il costo intangibile è necessario per far funzionare il bene tangibile. Se io non ho
qualcuno che mi collauda l’impianto, quello non può funzionare), costi di installazione.
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-‐ No ➔ costi di formazione del personale tecnico (non è nel mio controllo), costi per mancato utilizzo, altri costi che non sono
imputabili a un bene tangibile
-‐ Acquisto con dilazione di pagamento fuori mercato
In questo caso il costo deve essere attualizzato
Es. ho comprato gli arredi, normalmente il pagamento è a 90 giorni, ma a me fanno a 270. Io ho pagato 100 mila euro con un
pagamento riconosciuto 3 volte la normale dilazione. Se il tasso di inflazione è del 20%, chi lo paga a 90 giorni lo sta pagando in
un modo, quello che lo paga a 270 paga quel bene di meno.
Nel caso in cui ci siano delle dilazioni di pagamento fuori mercato, ossia significativamente sballate, quel bene che stai pagando
al suo interno ha una componente finanziaria della dilazione che deve essere messa a CE
Bisogna quindi fare una stima di quello che dovrebbe essere il tasso d’interesse per andare in banca e ottenere la dilazione e
quell’interesse implicito deve essere messo a CE
Esempio: compro una macchina a due anni. Ottenere un finanziamento in banca mi costerebbe 500 euro. Quindi difatti
all’interno del prezzo della macchina c’è una componente finanziaria che chi paga subito non lo ha. In questo caso gli oneri
finanziari non vanno dentro il costo d’acquisto del cespite
Se la dilazione di pagamento è di mercato sarebbe come dire che lì dentro non ci sono oneri finanziari
In alcuni casi il costo è approssimato dal fair value alla data di acquisizione, come nel caso di:
ü Beni ricevuti gratuitamente
ü Beni acquisiti a seguito di business combination (aggregazione aziendale). Quando si fa una business combination l’entità che
riceve deve iscrivere i cespiti direttamente al fair value. Nel momento in cui acquisto un azienda devo attribuire un valore al fair
value al bene
ü Beni acquisiti con permuta (ti do un bene in cambio di un altro) di bene avente funzione differente (es. ti do un trapano e tu mi
dai il martello, beni con funzioni differenti). Quando si parla di funzioni differenti si parla di funzioni che non sono
completamente sovrapponibili, quindi beni per cui il costo iniziale non cambia.
In caso di beni con identica funzione la permuta prevede che io do la panda bianca e x mi dà la panda rossa; in questo caso io in
bilancio non cambio niente se si tratta di una permuta vera in cui non c’è la volontà di uno di approfittarsi dell’altro.
Nel caso in cui scambio la panda con il camioncino, la panda uscirà e il camioncino entrerà al fair value.
Se io do un martello nuovo per un martello usato io non devo fare nulla, è la funzione che conta non il valore.
Per queste tre tipologie di beni in bilancio invece che il costo di acquisto devo scrivere il fair value del bene. La logica è la corretta
rappresentazione.
Esempi «costo d’acquisto»
Prezzo -‐-‐> Prezzo nominale, inclusi dazi d’importazione, imposte non deducibili, al netto di sconti e abbuoni e al netto di eventuali
contributi ottenuti da enti pubblici
Oneri di diretta imputazione (capitalizzati) sostenuti entro la data in cui il bene può entrare in funzione -‐-‐> Sostenuti per portare il
bene nel luogo e nelle condizioni previste, come costi del personale che gestisce l’acquisto (non amministrativi e generali), costi per
preparazione sito, costi di consegna e movimentazione, costi d’installazione, assemblaggio, verifica funzionamento, messa a punto e
collaudo, onorari professionali (notarili), ecc.
Quando il bene è entrato in funzione, non ci sono più i costi accessori necessari per avere il bene pronto per l’uso. Il costo necessario
per far partire un bene è un onere accessorio, i costi invece che si sostengono negli anni successivi non devono essere considerati
come oneri accessori.
La linea di demarcazione è quando il bene può entrare in funzione, non quando entra in funzione.
Oneri di smantellamento finale (capitalizzati) -‐-‐> Costi per smontare, rottamare l’impianto, costi per ripristino dei danni ambientali
arrecati dall’immobilizzazione. Utilizzo di un fondo accantonamento!
Esempio: nel momento in cui ho acquistato l’impianto (1 milione), so già che quando lo smantellerò dovrò sostenere dei costi. Gli
IFRS dicono che gli oneri di smantellamento finale (es. 100 mila euro) devono essere capitalizzati. La contropartita sarà un fondo.
Oggi in contabilità, quindi, carico nel costo di acquisto dell’impianto gli oneri di smantellamento, quindi l’impianto va a valere 1
milione e 100. La contropartita è un fondo accantonamento.
Ogni anno io ammortizzo 1 milione e 100 / 10; alla fine del decimo anno il cespite vale 0, il fondo smantellamento vale 100 mila. Ho
già accantonato minori utili che mi servono a far fronte a questo costo inferiore. Il fondo poi si chiude quando sosterrò
effettivamente i costi. Nel caso in cui questi costi di smantellamento dovessero cambiare si aggiusta il fondo.
Quindi nel caso in cui con riferimento a determinati beni materiali sia possibile stimare nel momento dell’acquisto l’importo della
relativa passività che deve essere sostenuta in futuro dovuta ad obbligazione per il loro smantellamento, rimozione e/o ripristino del
sito, tale passività deve essere iscritta in un apposito fondo nel passivo e il costo di acquisto del bene deve essere incrementato per
l’importo di tale stanziamento.
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Oneri finanziari -‐-‐> Solo se rispettano le previsioni contenute dallo (IAS 23); diversamente, scorporo degli oneri finanziari impliciti nel
prezzo nominale e loro inserimento a conto economico
Gli oneri finanziari di regola vanno a conto economico perché è una componente di costo. Quando parliamo di cespiti vengono
considerati come se fossero un onero accessorio (capitalizzabili) nella misura in cui servono a finanziare la realizzazione del bene. Gli
oneri finanziari possono essere capitalizzabili fino a quando non ho la disponibilità del bene.
L’accantonamento dei costi di smantellamento: un esempio
• Prezzo netto d’acquisto di un impianto: 70.000 euro
• Stima dei costi di smantellamento alla fine della sua vita utile: 3.000 euro
-‐-‐> L’impianto da 70 mila passa a 73 mila
I costi successivi all’iscrizione
• Spese di manutenzione e riparazione, ordinarie, previste per mantenere la funzionalità del bene vanno sempre a CE
• Spese incrementative, straordinarie (devono essere capitalizzate imputandoli a maggiorazione del costo originario del cespite a
cui si riferiscono e, se necessario, modificando l’originario piano di ammortamento del cespite); esse accrescono il valore del
bene quando aumentato la:
o Capacità produttiva del cespite
o Vita utile del bene
o Qualità dei prodotti ottenuti
• Spese per adeguamenti normativi (capitalizzate). Sono sempre incrementative.
Esempio: spese per aumentare la sicurezza di un bene, anche se non previsto dalla norma, sono incrementative e quindi
capitalizzate
• Spese per manutenzioni cicliche (capitalizzate), relative ad es. ad aerei, navi, … (la vigente normativa nazionale prevede invece
l’accantonamento di uno specifico fondo per lavori ciclici di manutenzione e riparazione negli anni precedenti, utilizzato nel
momento in cui l’intervento si verifica)
Si tratta di spese obbligatorie che periodicamente la compagnia aerea e navale deve sostenere; se non si fanno tali spese si
tolgono le autorizzazioni che permettono all’aereo di volare.
La valutazione post iscrizione
• Lo IAS 16 prevede 2 modelli alternativi che prevedono entrambi l’ammortamento:
1. Il modello del costo, comune ai principi nazionali -‐-‐> Utilizzo obbligatorio del valore residuo
Impianto costa 2 milioni, vita utile di 10 anni. Al termine dei 10 anni l’impianto vale 0.
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Se alla fine dei 10 anni l’impianto dovesse valere qualcosa (500 mila) io devo fare:
(Costo storico – valore residuo) / vita utile = 1 milione 500 / 10
Quando parliamo di IAS/IFRS il valore residuo va considerato
2. Il modello della rivalutazione a fair value (revaluation model) -‐-‐> modello che prevede un allineamento dei valori.
Negli IFRS si può rivalutare volontariamente, ma se c’è una legge speciale locale che ti obbliga a rivalutare non lo puoi fare.
In Italia invece la rivalutazione del cespite è consentita solo quando ci sono leggi speciali, mentre non si può fare
volontariamente
• Si possono applicare modelli diversi a classi di imm.ni diverse, ma non all’interno della medesima classe.
Posso utilizzarlo per tutti gli immobili, ma non posso scegliere di applicare il modello del costo per alcuni immobili e il fair value
per altri immobili. All’interno delle classi devo applicare lo stesso modello
• Il modello scelto deve essere mantenuto costante negli esercizi successivi, salvo IAS 8 (cambiamenti nei principi)
Il modello del costo
Un elemento di “immobili, impianti e macchinari” deve essere iscritto al costo al netto degli ammortamenti accumulati e di qualsiasi
perdita per riduzione di valore accumulata.
Negli esercizi successivi a quello d’iscrizione, ogni immobilizzazione deve essere valutata sulla base di:
costo d’acquisto o produzione
+ manutenzioni incrementative o cicliche e adeguamenti normativi
-‐ fondi ammortamento
-‐ fondi svalutazione per perdite di valore
Ø Anche nel modello del costo io devo verificare periodicamente che il bene non abbia perso in maniera importante del valore
Ø Non sono consentite rivalutazioni
Ø I cespiti non vengono esposti al loro valore corrente/di mercato, sono rappresentati al costo storico
Il modello della rivalutazione al fair value (non ammesso dalla normativa codicistica italiana)
Per fair value si intende il valore corrente/di mercato, determinato anche mediante perizie di esperti
Questo modello viene utilizzato per cespiti che hanno una lunga vita utile e un valore importante.
Se non esiste un mercato di riferimento per il bene (es. impianto profondamente modificato per far fronte a specifiche esigenze
dell’impresa), il fair value rappresenta una stima dei flussi di cassa futuri che esso è in grado di generare o il costo di sostituzione
ammortizzato. Per stimare i flussi di cassa devo identificare una cash generating unit superiore. Tuttavia è difficile da fare, per tale
motivo viene utilizzato prevalentemente per beni importanti con una durata lunga
La rivalutazione è annuale, in caso di mercato con frequenti oscillazioni, altrimenti ogni 3-‐5 anni
Es. sono una società immobiliare che compra e rivende immobili. Questi immobili possono essere rivalutati al revaluation model? No,
perché non sono beni strumentali ma beni merce.
La contabilizzazione della rivalutazione
Esistono due modalità che si usano in maniera indifferente:
1) con adeguamento del fondo ammortamento
2) con compensazione del fondo ammortamento
1) Con adeguamento del fondo ammortamento
Insieme al valore del bene anche il fondo ammortamento è rideterminato (es. +10% valore del bene -‐-‐> +10% fondo amm.to).
Aumento della stessa percentuale sia il fondo ammortamento sia il valore del bene
Esempio: un fabbricato commerciale presente in contabilità al valore contabile lordo di 600.000 euro nel corso dell’esercizio ha
acquisito un maggior valore lordo del 10% (come da perizia di un tecnico esperto). Il fondo ammortamento ad esso riferibile già
accantonato ammonta a 20.000 euro.
Tale bene è valutato col metodo del fair value.
Entità della rivalutazione: 600.000 x 10% = 60.000
Adeguamento del f.do amm.to: 20.000 x 10% = 2.000
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2) Con compensazione del fondo ammortamento
Il fondo ammortamento è eliminato e il valore contabile lordo del bene adeguato al fair value (usato spesso per fabbricati). Annullo il
fondo prima di rivalutare
Esempio: un fabbricato commerciale presente in contabilità al valore contabile lordo di 600.000 euro nel corso dell’esercizio ha
acquisito un fair value di 638.000 (come da perizia di un tecnico esperto). Il fondo ammortamento ad esso riferibile già accantonato
ammonta a 20.000 euro e pertanto il valore netto contabile è 580.000. La rivalutazione è quindi sempre di 58.000.
Entità della rivalutazione del valore lordo del bene: 638.000-‐600.000 = 38.000
Rivalutazione di ripristino
Sono rivalutazioni che intervengono successivamente a una precedente svalutazione.
Poiché annulla l’effetto di una precedente svalutazione (contabilizzata a CE), la rivalutazione di ripristino non si accantona a riserva di
PN, bensì si iscrive a CE. La vado a riscrivere soltanto per la parte che è andata a CE.
Esempio: un fabbricato industriale è presente in contabilità al valore contabile lordo di 850.000 euro, precedentemente svalutato per
un valore di 30.000, con svalutazione diretta (no fondo svalutazione). Nel corso dell’esercizio ha acquisito un fair value di 900.000
(come da perizia di un tecnico esperto). Il fondo ammortamento ad esso riferibile già acc.to ammonta a 35.000 euro. Tale bene è
valutato col metodo del fair value.
L’immobile è aumentato di 50.000, devo
annullare il fondo ammortamento per 35.000.
Quegli 85.000 che prima erano andati a riserva a PN, vanno a riserva a PN soltanto per 55, perché prima devo ripristina la
svalutazione che c’è stata negli anni precedenti (30.000).
Prima annullo la svalutazione tramite la voce rivalutazione fabbricati in CE, e quello che rimane andrà a riserva di rivalutazione a PN
La riserva di rivalutazione
Essa non è distribuibile fino a quando:
• La rivalutazione non sia realizzata mediante cessione del cespite (parzialmente o del tutto)
• La rivalutazione non sia realizzata mediante il processo di ammortamento, per la parte che eccede la quota altrimenti calcolata
senza rivalutazione
• Per la parte realizzata, è trasferita nella riserva «Utili a nuovo» e diventa così distribuibile
• Viene utilizzata in caso di successive svalutazioni
Il realizzo della riserva di rivalutazione: Un esempio (1)
Riprendiamo un caso precedente… con adeguamento fondo
Un fabbricato commerciale presente in contabilità al valore contabile lordo di 600.000 euro nel corso dell’esercizio ha acquisito un
maggior valore lordo del 10% (come da perizia di un tecnico esperto). Il fondo ammortamento ad esso riferibile già acc.to ammonta a
20.000 euro.
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A) Al 31/12 il fabbricato viene ammortizzato con un’aliquota del 3,33% (vita utile 30 anni; vita residua 29 anni).
Quota d’ammortamento: 660.000 x 3,33% = 22.000
Man mano che ammortizzo, libero una quota
parte della riserva
B) Alternativamente, si provvede alla sua vendita al fair value
Se dalla vendita si ottiene la somma che si era
rivalutata, si chiude la riserva di rivalutazione che
diventa un valore realizzato
17/10
L’utilizzo della riserva di rivalutazione
Se l’immobile rimane per un tempo lungo e subisce rivalutazioni di valore, cosa succede? Se diventa più alto, non ci sono problemi. I
problemi li ho quando dopo aver rivalutato in crescita perde valore (ad esempio da 600 era diventato 638, e ora 580). Inizialmente
storno la riserva di rivalutazione e se rimane ancora qualcosa metto il differenziale in conto economico.
I principi contabili internazionali mi dicono che ogni volta devo riportare i valori a quelli che erano i valori originari.
• In caso di svalutazioni successive a rivalutazioni, si utilizza/storna la riserva di rivalutazione per la sua capienza
• L’eventuale svalutazione eccedente viene imputata a CE
Se successivamente a questa svalutazione c’è una rivalutazione devo coprire la svalutazione e poi imputo a CE. Come punto di
riferimento ho quindi il primo costo che ho inserito
L’utilizzo della riserva di rivalutazione: Un esempio
Riprendiamo un caso precedente: Un fabbricato commerciale presente in contabilità al valore contabile lordo di 600.000 euro nel
corso dell’esercizio ha acquisito un maggior valore lordo del 10% (come da perizia di un tecnico esperto). Il fondo ammortamento ad
esso riferibile già acc.to ammonta a 20.000 euro.
65.000 è coperto solo da una parte dai 58.000.
Quindi io devo svalutare il fabbricato di 65.000,
come contropartita abbiamo la riserva di
rivalutazione e la parte eccedente va a CE. Se
anziché di 65 fosse stata di 55, sarebbe rimasta la
riserva per ancora 3000.
Se due esercizi dopo abbiamo una rivalutazione di
50000, i primi 7 mila vanno a conto economico e il
differenziale va a riserva di rivalutazione
Il caso delle immobilizzazioni composte da «attività» separabili
Per i principi contabili internazionali oggetto del processo di ammortamento non è il bene, bensì, nel caso di beni complessi, i singoli
componenti significativi.
Io devo utilizzare questa impostazione quando:
a) Il valore delle parti individualmente significative rispetto al bene è rilevante rispetto a quello totale del bene
b) Ciascuna parte ha una propria vita utile e/o un criterio di ammortamento diverso dalle altri parti
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Se ci sono questi aspetti sei obbligato a scomporre. Tutto quello che rimane lo puoi considerare come un valore residuale perché
hanno un valore molto inferiore rispetto al bene totale. Tuttavia rimane la facoltà di considerare separate anche le parti di valore
non rilevante (punto a)
Esempio: l’aereo. In Italia se siamo una compagnia aerea, consideriamo il nostro cespite l’aereo nella sua interezza (siccome è un
bene unico che per funzionare ha bisogno di tutte le sue componenti, io considero l’aereo come il bene strumentale). Gli IFRS
dicono: per determinare i beni è possibile identificare delle vite utili differenti all’interno del bene, quindi è irrilevante se il bene
funziona solo se tutte le sue determinanti sono messe insieme.
Le parti di un aereo che rispondono alle due caratteristiche sono: motori, arredi, carlinga.
Il piano d’ammortamento
Elementi che costituiscono il piano di ammortamento:
• Valore da ammortizzare (valore originario + rivalutazioni – f.do svalutazioni – valore residuo al termine della vita utile)
• Residua possibilità di utilizzazione, ossia la vita utile è basata sulla durata fisica e dell’obsolescenza tecnologica
• Criterio di ripartizione (vietato a quote crescenti)
o Quote costanti: quello che rimane come valore da ammortizzare lo divido per il numero di anni (es. 25, 25, 25, 25). Questo
è il più diffuso in quanto è il più semplice
o Quote decrescenti: ammortizzo di più i primi anni e via via le quote si riducono secondo un piano ben definito e con una
logica di applicazione che deve essere rapportabile al concetto di maggiore utilizzo nei primi anni di vita (es. 33, 33, 22, 22)
o Proporzionale a unità prodotte: ammortizzo in proporzione delle unità che riesco a produrre (no previsto in Italia)
v Beni con vita utile indefinita: non è possibile definirla; tipico delle immobilizzazioni immateriali (es. avviamento, marchio)
v Beni con vita utile illimitata: beni che non perdono di valore con il passare del tempo (es. terreno)
Questi due concetti hanno in comune che nessuno dei due si ammortizza, in quanto sarebbe impossibile farlo dato che non abbiamo
la vita utile
Il processo di ammortamento
v Il costo delle immobilizzazioni materiali ed immateriali con utilizzazione limitata nel tempo deve essere sistematicamente
ammortizzato in ogni esercizio in relazione alla loro residua possibilità di utilizzazione.
Esempio: abbiamo comprato una macchina che possiamo utilizzare per 4 anni. Se io al secondo anno non posso più utilizzarla
perché la normativa vieta l’utilizzo di tale macchina, non posso più ammortizzarlo in quanto non è più strumentale. Se non lo
utilizzo più diventa o un bene merce oppure si butta. Se c’è un valore residuo metterò il delta legato al mancato utilizzo del
bene a CE.
Nel momento in cui smetto di utilizzare un bene non è più ammortizzabile.
v L’ammortamento ha inizio quando l’immobilizzazione è disponibile per l’uso (non rileva la proprietà, né l’effettivo utilizzo). Se
ho un impianto, nel momento in cui è collaudato, da quel momento parte l’ammortamento.
Se viene collaudato il 20/12/2022 devo ammortizzarlo tenendo conto dei 15 giorni (31/12)
v Eventuali modifiche dei criteri di ammortamento e dei coefficienti applicati devono essere motivate nelle note
v I cespiti completamente ammortizzati ancora in uso nelle note (si tratta di un errore). Gli IFRS dicono di scrivere nelle note che
nel processo produttivo concorre un cespite per il quale non c’è nessun costo attribuito a CE.
Le immobilizzazioni immateriali
Il riconoscimento degli intangibles
Elementi che permettono di scrivere un bene immateriale all’interno del bilancio IFRS:
1. Identificabilità
2. Utilità
3. Controllabilità
4. Misurabilità
Attività immateriale all’interno di un bene fisico
Esempio: il computer è formato da una componente hardware e una componente software (sistema operativo).
Il software del mio computer lo possiamo considerare come un bene immateriale? No, perché non è separabile. Questo significa che
esiste un unico bene materiale al cui interno abbiamo il software
Tuttavia all’interno del computer abbiamo comprato dei software (programmi) che sono separabili e possono essere considerati beni
immateriali.
Ambito di applicazione
Lo IAS 38 si applica ad attività immateriali, ossia attività non monetarie identificabili, prive di consistenza fisica
Parole chiave:
• Identificabili, a cui possa essere attribuito un costo
• Consistenza fisica assente
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Non si applica, invece, a:
Ø Attività finanziarie
Ø Diritti minerari e spese di esplorazione/estrazione
Ø Attività immateriali trattate da altri principi (es. software sviluppati da software house – vedi rimanenze IAS 2 o lavori in corso
IAS 11, avviamento – vedi IFRS 3, attività immateriali possedute per la vendita – vedi IFRS 5)
Il momento e le condizioni d’iscrizione
Condizioni necessarie: Immaterialità (no consistenza fisica) e non monetarietà (no strumenti finanziari)
Be “controlled”:
ü Controllo sostanziale da parte dell’impresa, limitando/escludendo l’accesso a terzi (es. licenze, marchi, brevetti depositati)
ü Attesa di benefici economici futuri (proventi da vendite, risparmi di costo). Da quell’attività immateriale noi dobbiamo
attenderci benefici economici futuri
Be “identifiable”:
ü Identificabilità: se l’attività è separabile e vendibile dal resto dell’impresa (libertà di poter decidere di non usare più quel bene e
il cespite continua a funzionare), trasferibile anche in licenza, locabile, ecc. oppure deriva da diritti contrattuali o legali, come
l’avviamento acquistato anche se non è scindibile dall’impresa – quindi sono esclusi know-‐how dei dipendenti, reputazione, ecc.
ü Costo stimabile in modo attendibile (anche attraverso il sistema di cost accounting interno)
Devono essere assolte tutte e quattro questi punti
I costi pluriennali
Secondo i requisiti dello IAS 38 non sono immobilizzazioni immateriali, dunque vanno spesati a CE, i seguenti oneri pluriennali:
-‐ Spese d’impianto e ampliamento (per costituire, ampliare, lanciare una nuova impresa o un suo impianto, per riorganizzare
un’attività, …) non sono beni immateriali perché non sono separabili e vendibili e non sono in grado di stimare benefici
economici futuri
-‐ Spese di formazione del personale non sono capitalizzabili perché non sono nel controllo dell’impresa. Se io riuscissi a bloccare
questi dipendenti non posso capitalizzarli perché non riesco a controllare che loro lavorino per me
-‐ Spese di pubblicità non sono beni immateriali perché non riesco a misurare i benefici economici futuri
-‐ Costi per l’accensione di finanziamenti pluriennali e per aumenti di capitale
La normativa e i principi nazionali, invece, ne ammette la capitalizzazione (non più per costi di pubblicità e accensione prestiti),
previa autorizzazione del collegio sindacale e il loro successivo ammortamento al massimo in 5 anni
Non si può mai contabilizzare l’avviamento generato internamente (possibile sole se acquisito a titolo oneroso)
Modalità d’acquisizione e valore d’iscrizione
I beni immateriali si possono acquisire in tre modi:
1. Acquisizione separata -‐-‐> Costo d’acquisto
2. Acquisizione come parte di un complesso aziendale -‐-‐> Fair value alla data d’acquisizione
3. Attività generate internamente -‐-‐> Distinzione tra: (1) fase di ricerca (2) fase di sviluppo
Anche sui beni materiali c’è la stessa distinzione, si possono acquistare al prezzo d’acquisto, se arrivano come parte di un complesso
aziendali li valuto al fair value se li genero internamente rilevano i costi sostenuti per realizzare quel bene (costruzioni in economia)
Iscrizione iniziale
Acquisizione separata
Il valore di iscrizione comprende tutti i costi necessari per rendere l’immobilizzazione immateriale pronta per l’uso
Sono esclusi:
• i costi di pubblicità
• i costi di formazione del personale
• i costi generali e amministrativi
Es. io compro un software e pago un consulente per installarmi il software nel computer. La consulenza è costata 200 euro, il
software 1000 euro. Io capitalizzo 1200 in quanto quel costo mi serve per poter rendere il bene pronto per l’uso.
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Il valore d’iscrizione
A) attività acquistate separatamente
Caso 1
La Brilliant Inc. acquista i diritti d’autore di un famoso cantante da una casa discografica. Il contratto con il cantante prevede che la
casa discografica possa incidere e utilizzare i suoi pezzi in esclusiva per un periodo di 5 anni. Durante i primi 6 mesi di contratto, il
cantante è ammalato e pertanto non può incidere.
Il tempo di incisione in studio contrattualmente previsto deve essere pagato dalla casa discografica al cantante anche nel periodo di
malattia. La Brilliant Inc. sostiene i seguenti costi di acquisto:
• Costo di acquisto dei diritti d’autore € 10 m
• Perdite operative (tempi di incisione perduti, etc.) nei primi mesi € 2 m
• Costi per la campagna pubblicitaria finalizzata a promuovere il cantante € 1 m
Domanda: quali costi fra quelli sopra indicati possono essere contabilizzati come immobilizzazioni immateriali?
ü I costi di acquisto dei diritti di autore possono essere capitalizzati al netto delle perdite operative.
ü Le perdite operative connesse alla fase iniziale del contratto non possono essere capitalizzate perché da una perdita non potrà
mai esserci un beneficio economico futuro.
ü I costi per la campagna pubblicitaria non possono essere capitalizzati perché non posso essere stimati in maniera attendibile
Iscrizione iniziale
Acquisizione con un complesso aziendale (es. avviamento, marchi)
Se il fair value può essere attendibilmente misurato le immobilizzazioni immateriali devono essere rilevate
separatamente rispetto all’avviamento
Se all’interno del complesso aziendale io compro un marchio, prima attribuisco il fair value a quel marchio e poi il residuo
all’avviamento.
Il valore d’iscrizione
B) attività acquisite tramite complesso aziendale
Il valore d’iscrizione corrisponde al fair value alla data di acquisizione del complesso aziendale (es. fair value del marchio del
complesso aziendale acquisito, …), ancorché non iscritte nel bilancio della società acquisita, perché da lei prodotti internamente o
completamente ammortizzati
Esempio: se si acquista un’azienda con un forte marchio, non contabilizzato nel suo SP (poiché già completamente
ammortizzato), nell’incorporare le attività dell’azienda acquisita nello SP dell’azienda acquirente, si contabilizza il fair value del
marchio
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Caso 2
Global Corporation ha acquistato la Local Company per € 300.000 in data 31 Dicembre 20xx. Lo stato patrimoniale della Local
Company immediatamente precedente all’acquisizione è il seguente:
Per capire se c’è avviamento bisogna attribuire il
fair value a qualsiasi valore, se residua qualcosa
allora c’è avviamento.
Il totale dell’attivo al fair value è 215. Nel
patrimonio netto il fair value è sempre zero.
Quindi il fair value dell’azienda è 190.
Io ho pagato qualcosa che vale 190.000 a 100.000, per me c’è quindi un ricavo.
Se avessi pagato l’azienda 190.000, non avrei l’avviamento e il debito sarebbe per 190.000
Iscrizione iniziale
Attività generate internamente
Si tratta di attività di ricerca o di sviluppo. Rilevazione dei costi di sviluppo
Lo IAS 38 definisce le regole per il riconoscimento di altre immobilizzazioni immateriali generate internamente e
definisce i relativi costi quali costi di sviluppo
È vietata l’iscrizione di marchi generati internamente, testate giornalistiche, anagrafica clienti e altri elementi simili
(non identificabili separatamente)
• Fase di ricerca -‐-‐> vanno a conto economico e non sono capitalizzabili
Attività finalizzata a un incremento generico delle conoscenze
• Fase di sviluppo -‐-‐> sono capitalizzabili
Le conoscenze già disponibili sono utilizzate per la realizzazione di immobilizzazioni immateriali
Il valore d’iscrizione
C) attività generate internamente: ricerca
Elevato grado di aleatorietà nell’identificazione e nella determinazione del relativo ricavo
I costi sostenuti durante la fase di ricerca, fino a quando non è certo che la nuova attività sarà in grado di generare probabili benefici
economici futuri -‐-‐> a CE
Devono essere iscritti a CE nell’esercizio di competenza, poiché non è ancora possibile dimostrare che esista un’attività in grado di
generare benefici economici futuri
Esempi di ricerche non capitalizzabili:
o Ricerche di laboratorio e attività finalizzate a generare nuove conoscenze
o Attività finalizzata alla valutazione e alla selezione delle modalità applicative dei risultati della ricerca
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o Formulazione, definizione, valutazione e selezione di possibili alternative per nuovi o migliori materiali, strumenti, prodotti,
sistemi o processi
o Teletrasporto
C) attività generate internamente: sviluppo
Costi di sviluppo devono essere capitalizzati al verificarsi delle seguenti condizioni:
• Intenzione di completare lo sviluppo e successiva commercializzazione
• sviluppo tecnicamente possibile e finanziariamente sostenibile
• devo avere capacità produttiva
• stima dei futuri benefici economici
• costi a finire stimabili
Gli IFRS impongono l’obbligo di capitalizzazione in presenza di costi di sviluppo, ma tali condizioni sono tali che qualunque
amministratore se non vuole capitalizzarli ci riuscirà sempre. Se io rendo tali condizioni opache posso non capitalizzarli
Non possono essere capitalizzati:
-‐ i costi di formazione del personale
-‐ i costi di pubblicità
-‐ i costi di impianto e di ampliamento
I costi spesati a conto economico in esercizi precedenti non sono più capitalizzabili
Esempio: io ho imputato nel 2021 dei costi di sviluppo a conto economico perché mancavano alcune delle condizioni. Nel 2022 mi
rendo conto che si avverano quelle condizioni, tuttavia quello che è andato a CE nel 2021, nel bilancio del 2022 non torna più.
Il costo capitalizzabile
Caso n.3
Un’impresa sta sviluppando un nuovo processo produttivo, a cui si riferiscono i seguenti costi:
Domanda: valutare quali sono i costi capitalizzabili (al termine degli anni n1 e n2)
Fase di ricerca
Totale costi fino al 31.03.n: € 20.000, da iscrivere a CE
Fase di sviluppo
Costi di competenza degli anni n-‐n1:
• Salari e stipendi 30.000 (capitalizzati)
• Costi generali 12.000 (capitalizzati)
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• Costi di formazione del personale 10.000 (iscritti a CE)
• Costi amministrativi 10.000 (iscritti a CE)
Valore complessivo dell’attività immateriale iscritta a SP, al termine dell’anno n1: 42.000
Costi di competenza dell’anno n2:
• Salari e stipendi 40.000 (capitalizzati)
Valore complessivo dell’attività immateriale iscritta a SP, al termine dell’anno n2: 42.000+40.000 = 82.000 (salvo ammortamenti)
La determinazione del costo
Un’azienda sostiene i seguenti costi in relazione a un progetto di ricerca:
• Anno n1: costo del lavoro di ingegneri addetti alla ricerca 30.000 €, iscritti a conto economico, perché non rispondono ancora ai
requisiti previsti dallo IAS 38 (fase di ricerca)
• Anno n2: ulteriori costi del lavoro di ingegneri addetti allo sviluppo del medesimo progetto per 70.000 €; al 31/12/n2 il progetto
soddisfa i requisiti previsti dallo IAS 38, poiché è stato messo a punto un prototipo (fase di sviluppo)
• Anno n3: progetto terminato con successo, sostenendo ulteriori 20.000 euro di costi del lavoro
I costi di sviluppo
pluriennali sono un dare in
SP.
Valutazioni successive all’iscrizione
Lo IAS 38, come lo IAS 16, prevede 2 modelli alternativi:
Ø Il modello del costo, comune ai principi nazionali
Ø Il modello della rivalutazione a fair value (revaluation model), se
esiste un mercato attivo.
Dunque sono esclusi: beni unici come marchi, testate
giornalistiche, diritti editoriali musicali, brevetti; beni che hanno
una caratteristica che li rende non paragonabili a quelli di un
mercato attivo
Si possono applicare, come per i beni strumentali, modelli diversi a
classi di imm.ni diverse, ma non all’interno della medesima classe,
salvo che per alcuni non esista un mercato attivo. Il modello scelto
deve essere mantenuto costante negli esercizi successivi, salvo IAS 8
(cambiamenti nei principi)
Valutazioni successive
Modello del costo
Costo -‐ gli ammortamenti e le perdite di valore
Modello della rideterminazione del valore al fair value
Fair value -‐ gli ammortamenti e le perdite di valore
Il fair value lo abbiamo solo se esiste un mercato attivo, con riferimento al quale il fair value può essere determinato (circostanza
difficile, ad esempio, con riferimento ai marchi e ad altre attività uniche)
Ø In base al modello della rideterminazione del valore, alla data della valutazione il fondo ammortamento e il fondo svalutazione
devono essere chiusi (e portati a diretta rettifica del conto che accoglie il valore contabile lordo dell’attività immateriale) e il
valore contabile netto è rivalutato al fair value
Ø La rivalutazione deve essere accantonata a riserva di patrimonio netto; se però è stata preceduta da una svalutazione, deve
essere imputata a conto economico per la parte relativa alla rivalutazione di ripristino
Ø Se, negli esercizi successivi a una rivalutazione al fair value si verifica una perdita di valore, tale perdita deve essere portata
primariamente a riduzione della riserva di patrimonio netto e solo per l’eccedenza come costo a conto economico
Ø La quota realizzata (attraverso l’ammortamento o la vendita dell’attività) della riserva di patrimonio netto è iscritta fra gli utili a
nuovo e diventa distribuibile
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Esempio: La svalutazione
Anno n3: si procede ad ammortizzare l’onere di 90.000 precedentemente capitalizzati, poiché pronto a generare i suoi frutti,
secondo un piano d’ammortamento che prevede quote costanti e una vita utile di 10 anni
Anno n3: il valore recuperabile al 31/12/n3 attraverso i flussi finanziari previsti dal nuovo progetto è pari a 75.000 € (fair value) <
costo capitalizzato (obbligo di svalutazione per perdita di valore)
Io non posso lasciare iscritto 81.000 perché non tiene la valutazione fatta al fair value
90.000 -‐ 9.000 -‐ 75.000 = 6.000 di svalutazione
Il piano d’ammortamento
Elementi che costituiscono il piano di ammortamento:
• Valore da ammortizzare (valore originario + rivalutazioni – f.do svalutazioni) – valore residuo al termine della vita utile sempre
pari a 0
• Residua possibilità di utilizzazione (vita utile), sulla base della durata dei benefici economici futuri dell’attività
• Criterio di ripartizione: quote costanti
Definizione della vita utile di una immobilizzazione immateriale
Ø Vita utile definita -‐-‐> l’impresa trae benefici economici dall’attività immateriale per un periodo definito
Ø Vita utile indefinita (no infinita) -‐-‐> non è prevedibile per quanti anni l’impresa può trare benefici economici dall’attività
immateriale
Se io non riesco a definire un arco temporale definito io non potrò fare l’ammortamento
Il processo di ammortamento
Il costo delle immobilizzazioni materiali ed immateriali con vita utile limitata nel tempo (ad esempio, è escluso l’avviamento) deve
essere sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio in relazione alla loro residua possibilità di utilizzazione
v L’avviamento è sottoposto a una valutazione annuale per stabilire eventuali perdite di valore (impairment test), alle quali
seguono delle svalutazioni
L’ammortamento ha inizio quando l’immobilizzazione è disponibile per l’uso
Eventuali modifiche dei criteri di ammortamento e dei coefficienti applicati devono essere motivate nella nota integrativa. I cespiti
completamente ammortizzati ancora in uso devono essere indicati nelle note
Ammortamento di una attività immateriale
Vita utile definita
L’ammortamento sistematico viene determinato in base alla vita utile oppure in funzione del volume di produzione.
La durata del piano di ammortamento deve essere rivista almeno con cadenza annuale.
Inoltre, deve essere effettuato l’impairment test, per verificare se sussistono perdite di valore, da iscrivere a CE (esempio sui costi di
sviluppo). Faccio l’impairment test nel momento in cui ritengo siano intervenuti eventi nuovi.
Vita utile indefinita (avviamento, marchi, ecc.)
L’ammortamento non deve essere effettuato ma annualmente occorre procedere ad impairment test e, in caso di perdita durevole
di valore, a rilevare la svalutazione a CE. È obbligatorio farlo ogni anno, e se non lo faccio è perché ritengo che siano assolte tutte le
condizioni già viste l’anno scorso e le cose non sono cambiate. Questo test mi permette quasi di individuare il valore dell’asset. La
stima relativa alla vita utile deve essere rivista annualmente (devo capire se ancora sussiste la vita utile indefinita), per verificare se
gli eventi e le circostanze in essere continuano a supportare l’ipotesi di una vita utile indefinita. Qualora tale ipotesi non sia più
supportata, occorre ridefinire la vita utile dell’attività (da indefinita a definita) e ridefinire conseguentemente il valore contabile
dell’attività.
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La svalutazione delle immobilizzazioni (IAS 36)
Aspetti introduttivi
Alla base dello IAS 36 vi è il concetto secondo cui il valore contabile di un cespite non può essere superiore al suo valore
recuperabile, inteso come maggior valore tra il fair value e il value in use (valore derivante dall’utilizzo del bene). Quindi il valore
contabile deve essere rettificato nel momento in cui supera il valore recuperabile
Differenza tra fair value e valore in uso: il fair value è il valore di mercato. Se non esistono dei mercati di riferimento, al terzo livello il
fair value coinciderà con valore in uso determinando i flussi di cassa attesi.
Obiettivo dello IAS 36: definire i principi che l’azienda deve seguire per assicurarsi che le proprie attività siano iscritte ad un valore
non superiore al valore recuperabile
Ambito di applicazione
Contabilizzazione delle perdite di valore di tutte le attività, eccetto:
a) Rimanenze (IAS 2);
b) Attività derivanti da commesse a lungo termine (IFRS 15);
c) Attività fiscali differite (IAS 12);
d) Attività derivanti da benefici per i dipendenti (IAS 19);
e) Attività finanziarie trattate da IFRS 9;
f) Investimenti immobiliari che sono valutati al fair value (IAS 40);
g) Attività biologiche connesse all’attività agricola (IAS 41)
h) Costi sospesi e intangible assets relativi a diritti derivanti da contratti di assicurazione (IFRS 4)
i) Immobilizzazioni destinate alla cessione (IFRS 5)
Ambito di applicazione, in sintesi
Viene applicato a:
Ø Immobilizzazioni immateriali (intangible asset), incluso avviamento (goodwill)
Ø Terreni, fabbricati, impianti e macchinari (property, plant and equipment), cioè immobilizzazioni materiali strumentali
Ø Attività finanziarie classificate come:
o controllate
o collegate
o joint ventures
L’impairment test
Controllo che l’attività iscritta nello Stato Patrimoniale ha ancora del valore recuperabile
1. Deve essere svolto in maniera sistematica, in ogni esercizio, per le immobilizzazioni immateriali aventi durata indefinita (marchi,
avviamento) e per le immobilizzazioni immateriali in corso di sviluppo e non ancora disponibili per l’uso (non sono
ammortizzate, quindi sono temporaneamente a vita utile indefinita). Bisogna quindi sottoporre all’impairment test annuale
tutto quello che non è soggetto ad ammortamento.
2. Per le altre immobilizzazioni (beni che sono ammortizzabili) si procede solo se vi sono indizi di presumibile perdita di valore
dell’asset
Le attività immateriali
Attività immateriali a vita definita
• ammortamento lungo la vita utile in base ai criteri che riflettono la capacità dell’attività di produrre reddito in futuro;
• l’ammortamento inizia quando il bene è disponibile per l’uso e cessa quando il bene è dismesso o classificato come “detenuto
per la vendita” (held for sale);
• il valore iscritto deve essere assoggettato ad impairment test se vi sono indicatori di perdita di valore
Attività immateriali a vita indefinita (es. avviamento)
• l’attività non è assoggettata ad ammortamento;
• va sottoposta ad impairment test annualmente e ogni volta vi sia un’indicazione di perdita di valore l’impairment test deve
essere condotto secondo le metodologie previste dallo IAS 36
Introduzione all’impairment
Attività con vita utile definita
Ø Review ad ogni data di bilancio dell’esistenza di indicatori di perdita di valore (il principale è quello di una presumile perdita)
Ø Test di impairment obbligatorio solo se sono individuati indicatori
Avviamento e altre immobilizzazioni immateriali con vita utile indefinita o non ancora in uso
Ø Test annuale per impairment o più frequenti in caso di emersione di “triggering events” (eventi che ci portano a supporre che ci
siano ulteriori criticità)
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Impairment review
Verifica preliminare
Ad ogni chiusura d’esercizio, un’impresa deve valutare se esiste qualche indicazione che dimostri che un’attività possa aver subito
una perdita di valore
Verifica completa
In caso affermativo della verifica preliminare, si deve procedere alla verifica completa della perdita di valore per stimare il valore
recuperabile dell’attività. Viceversa, non sono svolte ulteriori verifiche.
Una verifica completa annuale della perdita di valore è richiesta in ogni caso per:
1. Avviamento
2. Attività immateriali a vita utile indefinita, o non ancora disponibili per l’uso
Indicatori di perdita di valore
Nel valutare se esiste un’indicazione che un’attività possa aver subito una perdita l’impresa deve considerare le seguenti fonti
informative di perdita di valore:
• esterne:
o Significativo declino dei prezzi di mercato o del valore di mercato dell’attività
o Variazioni negative nella tecnologia, nel mercato, nell’ambiente economico o legale
o Incremento dei tassi di interesse o altri tassi di remunerazione del capitale
o Il valore contabile dell’attivo netto è superiore alla capitalizzazione di mercato (es. in borsa). Solitamente l’andamento del
titolo sconta in anticipo degli utili futuri o perdite futuri, quindi se il titolo dovesse scostarsi molto in negativo da quelli che
sono i valori fondamentali dell’impresa, significa che gli investitori sono già a conoscenza di accadimenti in prospettiva che
potrebbero verificarsi che andranno ad operare.
• interne:
o Deterioramenti o obsolescenza
o Piani di ristrutturazione / cessazione
o Benefici economici inferiori alle attese
o Reporting / budget con basse performance, prodotti dal sistema informativo interno
Queste indicazioni sono importanti perché se non ci fosse una regola di questo tipo chi redige il bilancio dovrebbe fare questo test in
periodi molto ristretti. Essendo un test molto costoso lo IASB ha detto che bisogna farlo solo quando ci sono dei segnali.
Il concetto base dello IAS 36
Un’attività perde valore quando il valore contabile dell’attività eccede il suo valore recuperabile, ossia:
il maggiore tra il valore d’uso (value in use) e il fair value -‐-‐> Valore Contabile dell’attività > Valore Recuperabile
Se io ho un valore contabile, questo deve trovare una forma di copertura dall’utilizzo del bene oppure dalla sua vendita
• Valore d’uso (valore di realizzo indiretto) è il valore attuale dei flussi finanziari futuri che si prevede abbiano origine da
un’attività (o da un’unità generatrice di flussi finanziari)
• Fair value è l’ammontare ottenibile dalla vendita di un’attività (o unità generatrice di flussi finanziari), in una libera transazione
fra parti consapevoli e disponibili, dedotti i costi di vendita (valore di realizzo diretto)
19/10
Il valore d’uso
La stima del valore d’uso di un’attività comporta i seguenti step:
1. stimare i flussi finanziari futuri in entrata e in uscita che deriveranno dall’uso continuativo dell’attività e dalla sua dismissione
finale -‐-‐> rilevo i flussi in base a piani economici-‐finanziari da cui estrapolo i flussi finanziari imputabili a quell’asset.
2. applicare il tasso di attualizzazione appropriato a quei flussi finanziari futuri
Questi flussi finanziari devono essere attualizzati perché occorre trovare il valore di oggi. Se non attualizzassi scriverei un valore
che matura di anno in anno
Sono necessarie proiezioni ragionevoli e supportabili e cioè:
ü Basate su budget/previsioni approvati (massimo 5 anni)
ü Basate su presupposti ragionevoli e sostenibili, in grado di rappresentare la migliore stima effettuabile da parte della direzione
aziendale di una serie di condizioni economiche che esisteranno lungo la restante vita utile dell’attività
ü Assunzioni basate su risultati passati
ü Estrapolazioni per gli anni successivi a quelli previsti dai budget/piani
Non occorre un numero certo al 100%, proiettando flussi finanziari futuri ci sarà una componente di soggettività rilevante ma
bisogna fare in modo che sia più accurata possibile.
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Tuttavia se non riusciamo ad avere queste proiezioni (quindi non abbiamo il valore d’uso) e il fair value non è possibile determinarlo,
allora in bilancio scriverò 0, quindi lo svaluto tutto.
Caso d’impairment test
La tabella che segue riporta i dati relativi a diritti d’autore posseduti
dall’impresa ABC al 31/12/200x.
I diritti d’autore hanno una vita utile residua pari a 10 anni.
Quesiti:
1. Presentare le scritture in partita doppia relative alla rilevazione della
eventuale perdita di valore al 31/12/200x
2. Presentare le scritture in partita doppia riguardanti l’ammortamento al 31/12/200x+1
Dovrò svalutare di 300.000, essendo il valore attuale dei flussi di cassa superiore al
fair value tengo conto di quel valore
Sussiste perdita di valore se il valore attuale dei flussi di cassa attesi (valore d’uso) è
inferiore al valore netto contabile:
Pertanto, l’attività immateriale deve essere oggetto di svalutazione
1. Scrittura contabile per la rilevazione della perdita di valore:
2. Scrittura contabile relativa all’ammortamento al 31/12/200x+1:
Quando vado a svalutare, quello che risulta dalla svalutazione è il nuovo valore, quindi: 4.000.000 / 10 = 400.000
Qualunque attività svalutata deve essere rivalutata, se vengono meno le motivazioni, tranne una, ossia l’avviamento
Se ho svalutato l’avviamento, ma dopo 3 anni mi vale di più gli IFRS non permettono la rivalutazione. La svalutazione sull’avviamento
è permanente. Questo perché non posso distinguere se la ripresa di valore è attribuibile solo all’avviamento acquistato oppure una
parte è attribuibile anche all’avviamento generato interamente. Si rischierebbe di confliggere con la regola che l’avviamento
generato internamente non è mai capitalizzabile.
Il concetto di Cash-‐Generating Units (CGU)
Il più piccolo gruppo di attività identificabile che genera flussi finanziari in entrata derivanti dall’utilizzo permanente delle attività e
che sono ampiamente indipendenti dai flussi generati da altre attività o gruppi di attività
Dal singolo bene io devo salire finché non riesco a identificare un gruppo di attività che è in grado di generare autonomamente flussi
di cassa. L’ultimo aggregato possibile è l’intera azienda, l’interno stabilimento produttivo
Valore d’uso e CGU
Spesso non si può valutare il valore d’uso per una singola attività (es. singolo impianto), quando è parte di aggregati più ampi, come
uno stabilimento, una linea di prodotto, ecc. pertanto il management determina il valore d’uso per la Cash-‐Generating Unit (CGU)
alla quale l’attività appartiene poi mette a confronto:
-‐ il suo fair value, al netto dei costi di vendita, con il suo valore d’uso e, successivamente,
-‐ il maggiore dei due con il suo valore contabile, che in questo caso è pari alla somma dei valori contabili delle singole attività che
compongono la CGU
Quindi anziché considerare la singola attività, considero l’aggregato. Determinato il fair value dell’aggregato lo confronto con il
valore d’uso, poi confronto il maggiore con il valore contabile.
L’avviamento
L’avviamento acquisito in un’aggregazione aziendale deve essere stato allocato ad ogni CGU o a gruppi di CGU che si prevede
beneficino dalle sinergie dell’aggregazione. L’avviamento rimane scritto contabilmente in maniera separata e quando vado a stimare
flussi di cassa che generano una CGU deve essere allocato per le CGU
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Ø L’avviamento acquisito in un’aggregazione aziendale rappresenta un pagamento effettuato da un acquirente in anticipo per i
futuri benefici economici derivanti da attività che non possono essere identificati individualmente e rilevati separatamente
L’avviamento non genera flussi finanziari indipendentemente da altre attività o gruppi di attività e spesso contribuisce ai flussi
finanziari di una molteplicità di unità generatrici di flussi finanziari.
Esso è infatti la capacità dell’impresa di generare dei flussi finanziari, ma non esiste un asset avviamento che da solo sia in grado di
generare dei flussi. Per questo motivo quando vado a determinare il valore generato dalla CGU devo allocare l’avviamento per ogni
CGU
Rilevazione della perdita di valore e CGU
Se, e solo se, il valore recuperabile di un’attività è inferiore al valore contabile, quest’ultimo deve essere riportato al valore
recuperabile -‐-‐> devo svalutare
Tale riduzione costituisce una perdita durevole di valore che deve essere immediatamente rilevata come un costo nel CE, a meno che
l’attività non sia iscritta al proprio valore rivalutato secondo quanto previsto da un altro Principio contabile internazionale (per
esempio, come previsto dal trattamento contabile alternativo consentito dallo IAS 16). Qualsiasi perdita durevole di valore di
un’attività rivalutata deve essere trattata come una diminuzione della rivalutazione
Attribuzione della perdita a:
• Prima di tutto l’avviamento attribuito alla CGU (se esiste) -‐-‐> se dentro al CGU c’è dell’avviamento, la prima entità che subisce la
svalutazione è l’avviamento
• Se non è capiente verrà ripartita sulle altre attività della CGU, ripartita pro-‐rata
Esempio: ho uno stabilimento che valeva 1000, ma il valore recuperabile mi dice che vale 700. Cosa devo svalutare? Prima di tutto si
svaluta l’avviamento perché è la capacità di generare benefici, quindi il primo che patisce è l’avviamento. Se l’avviamento non è
capiente la svalutazione viene ripartita tra le altre componenti della CGU.
Il valore contabile dell’attività non deve essere ridotto al di sotto del più alto tra:
• valore realizzabile dalla vendita (fair value)
• valore d’uso
• zero -‐-‐> se io non riesco a determinare i flussi di cassa e il fair value, significa che l’asset non vale niente, quindi metterò zero.
Il leasing (IFRS 16)
Il contratto di leasing è un contratto di locazione finanziaria. Non è gestito dal Codice Civile, quindi non c’è un principio contabile OIC
che tratta di leasing. Quindi qualsiasi contratto di leasing viene trattato allo stesso modo
v Locatario: conduttore
v Locatore: società di leasing
Come può il conduttore contabilizzare un contratto di leasing di un immobile?
Esempio: abbiamo acquistato un immobile di 1 milione, riscatto 1%, durata 15 anni
Canone annuale: 1 milione/ 15 – 1% = 80.000
Noi paghiamo 80.000 alla società di leasing, quindi la registriamo a CE come se fossimo in affitto
Finiti i 15 anni, che ho un riscatto dell’1% (10.000), l’immobile diventa di mia proprietà e lo scrivo nell’attivo da ammortizzare. Dal
punto di vista contabile mi sono dimenticato della sostanza dell’operazione, mi sono basato sulla forma. L’alternativa è dare sostanza
all’operazione: se io faccio un contratto di leasing per un immobile con un riscatto all’1%. È ovvio che al termine io acquisterò quel
bene, quindi la cosa corretta sarebbe scrivere subito l’immobile tra le attività, rilevare il debito in conto capitale e rilevare
l’operazione come se avessi acquistato l’immobile facendo un finanziamento in banca
I vantaggi del leasing rispetto al finanziamento:
• riesco a scaricarmi dei canoni di leasing deducibili in misura superiore rispetto all’ammortamento con il finanziamento
• meno problemi di garanzie
Sono due operazioni di finanziamento diverse, ma non ci sono aspetti particolari
Esistono due tipologie di leasing:
Ø Leasing operativo: natura di utilizzare il bene. Prevede di scaricare a CE i canoni (es. stampante in leasing)
Ø Leasing finanziario: natura di utilizzare il bene per poi acquistarlo (es. leasing immobiliare)
Tutto questo è stato cambiato nel 2019
L’ IFRS 16
L’IFRS 16 è stato introdotto con Regolamento UE 1986/2017, che ha abrogato IAS 17 e IFRIC 4, con obbligo di applicazione a partire
dall’01/01/2019 (e quindi restatement dei valori di bilancio per l’esercizio 2018)
La novità principale consiste che: per il locatario viene meno la previgente disciplina che distingueva tra leasing finanziario e leasing
operativo, che invece permane in capo al locatore. Il conduttore tratta allo stesso modo un leasing, un affitto, un sub-‐affitto in
un’unica versione contabile dando una rappresentazione più ampia
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Qualunque contratto di locazione devo rilevarlo come attività e con contropartita il debito nei confronti del locatore. Con un
contratto di locazione si ha acquisto un diritto d’uso che rappresenta un asset. La logica da cui partono è corretta, siccome si ha
acquisito un diritto d’uso legato alla possibilità di utilizzare un cespite, quel diritto d’uso deve essere rappresentato nel bilancio.
L’aspetto negativo di questa operazione è che nell’anno del passaggio (dal 1/1/2019 in poi) la posizione finanziaria della società è
peggiorata drasticamente perché è emerso un debito.
Ambito di Applicazione
IFRS 16 obbligatorio per tutti i contratti di leasing e di affitto e relativi sub-‐leasing e sub-‐affitti, tranne:
a) leasing per esplorazione ed estrazione di minerali, idrocarburi e risorse non rigenerative simili
b) leasing di attività biologiche
c) accordi per servizi che rientrano nell’IFRIC 12
d) licenze di proprietà intellettuale concesse dal locatore ai sensi dell’IFRS 15
e) diritti cinematografici, teatrali, letterali, brevetti e diritti d’autore. Il locatario può applicare l’IFRS 16 ai leasing di attività
immateriali diverse dalle suddette
Possibilità di disapplicazione dell’IFRS 16 per:
-‐ Leasing a breve termine -‐-‐> es. affitto di un immobile per 6 mesi
-‐ Leasing su beni di modesto valore -‐-‐> es. canoni di leasing per una stampante
Per i quali viene previsto il cd. metodo semplificato che consiste in canoni a CE, a differenza del metodo finanziario che consiste nel
rilevare l’attività con contropartita il debito.
Individuazione del contratto di leasing
Nel momento in cui io ho fatto il contratto per la stampante, dentro quel contratto ci è finita anche la manutenzione e una parte di
copie già comprese nel canone di locazione. Ci sono quindi componenti che non c’entrano niente con il leasing, dovrò quindi
individuare le diverse parti del leasing
Ø valutazione iniziale: individuo esattamente la quota parte di contratto riferita alla locazione rispetto ad altri
esempio: se io ho sottoscritto un contratto di leasing per la stampante. Ho un unico canone che comprende la parte riferibile
alla stampante, la manutenzione della stampante e la gestione amministrativa delle fatture che mi vengono inviate. Di queste
tre parti l’unica che mi rappresenta un contratto di leasing è quella riferibile alla stampante. La manutenzione e la gestione
amministrativa non fanno parte del leasing.
La valutazione iniziale riguarda il valore del bene al netto degli oneri finanziari inclusi; quindi dovrebbe coincidere con il costo
del bene, ipotizzando che sia stato acquistato a un valore più o meno equo
Ø diritto di controllare l’utilizzo di un’attività per un certo periodo di tempo (periodo d’uso)
Questo concetto di controllo dell’utilizzo dell’attività per un certo periodo di tempo si sostanzia in due punti:
1. Ottenere sostanzialmente tutti i benefici economici derivanti dall’utilizzo dell’attività
2. Decidere sull’utilizzo dell’attività
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L’albero decisionale (IFRS 16 – B31)
Questo schema mi serve per capire se rispetto a un contratto siamo in presenza di un contratto di leasing oppure no. Se non siamo in
presenza di un leasing non applichiamo questo principio contabile
Esempi di fattispecie ricorrenti
Locazione di immobile commerciale (negozio):
1. Immobile chiaramente identificato
2. Il locatore ha il diritto ad ottenere i benefici economici derivanti dall’uso durante il periodo di utilizzo
3. Il locatore ha il diritto di indirizzare l’utilizzo dell’attività -‐-‐> se vuole tenere le tende tirate può farlo. Indirizzare non significare
farci quello che si vuole, non si può trasformare il negozio in un bar. Bisogna comunque rispettare il contesto normativo definito
contrattualmente
Se il contratto prevedesse che per poter apportare delle migliorie all’immobile è necessario il consenso del proprietario, sarebbe
ancora un leasing. Il fatto che io non possa modificare strutturalmente un negozio non mi fa venire meno l’utilizzo, ma rispetto delle
regole che al termine del periodo di utilizzo io dovrò restituire il bene nella condizione in cui si trovava
Noleggio auto a lungo termine
A. Flotta auto chiaramente identificata
B. Diritto ad ottenere i benefici economici derivanti dall’uso durante il periodo di utilizzo
C. Diritto di indirizzare l’utilizzo dell’attività -‐-‐> il locatore può scegliere di non fare andare la macchina, questa è la massima
espressione dell’esercizio di utilizzo
La separazione dei componenti del contratto
§ Individuazione delle componenti leasing e non leasing
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§ Ripartizione del corrispettivo tra componenti da parte del locatario
o Opzione di non separazione per il locatario perché risulta difficile fare questa separazione
o Obbligo di separazione da parte del locatore
La società Alfa stipula un contratto con le seguenti diciture di costo:
o Locazione di macchinari industriali
o Manutenzione
o Costi amministrativi
La durata del leasing
Se il leasing ha una durata breve si ha l’opzione di contabilizzarlo in maniera semplificata.
Ø Durata del leasing = periodo non annullabile (periodo oggettivo).
La durata del leasing è data dal periodo di tempo che va dalla sottoscrizione a quando lo potrò annullare
Alla durata del leasing vanno aggiunti i seguenti periodi:
• periodi coperti da un’opzione di proroga del leasing, se il locatario ha la ragionevole certezza di esercitare l’opzione
• periodi coperti dall’opzione di risoluzione del leasing, se il locatario ha la ragionevole certezza di non esercitare l’opzione
Gli IFRS dicono che se ci sono delle opzioni bisogna dire se si intende esercitarle o meno e se si intende esercitarle la durata diventa
quella (parte soggettiva).
Nel valutare se il locatario ha la ragionevole certezza di esercitare l’opzione o di non esercitare l’opzione di risoluzione, si devono
considerare i suoi incentivi economici. Tale stima va rivista al verificarsi di un significativo cambiamento che dipende dalla volontà del
locatario e ha un'incidenza sulla ragionevole certezza. Per esempio il periodo non annullabile del leasing cambia se:
-‐ il locatario esercita un'opzione che era stata o non era stata precedentemente inclusa dall'impresa nella determinazione della
durata dei leasing,
-‐ se si verifica un evento che obbliga contrattualmente il locatario a esercitare un'opzione che non era stata precedentemente
inclusa nella determinazione della durata o che vieta contrattualmente al locatario di esercitare un'opzione che era stata
precedentemente inclusa dall'impresa nella determinazione della durata.
Inizio del leasing ➔ data di stipula del contratto o, se anteriore, a quello dell’impegno irrevocabile delle parti sulle principali clausole
del leasing
Le rilevazioni del locatario: la valutazione iniziale
Ø L’attività consistente nel diritto di utilizzo deve essere valutata al costo
Ø La passività del leasing al valore attuale dei pagamenti dovuti e non versati a tale data. Tali passività devono essere attualizzate
utilizzando il tasso di interesse implicito del leasing (quello che appare nel contratto di leasing; se il contratto non lo contenesse,
come nel caso di un affitto, bisogna applicare l’altro tasso) oppure tasso di finanziamento marginale (tasso che avremmo
trovato sul mercato per finanziare un’operazione di quell’entità e di quella durata)
Ø I pagamenti comprendono pagamenti fissi, variabili e opzione di acquisto/penali per risoluzione, nel caso in cui vi sia la
ragionevole certezza che verrà esercitata l’opzione di acquisto/risolto il contratto.
Le rilevazioni del locatario: le valutazioni successive
Valutazione successiva dell’attività applicando:
ü Cost Model, con ammortamento calcolato in base alla vita utile (se si presume di riscattare il bene), se non si pensa di riscattare
l’ammortamento è calcolato in base alla durata contrattuale (solitamente è la metà)
ü Revaluation Model, purché l’attività sia riferibile a classi di cespiti cui viene già applicato detto modello
Lo posso applicare solo all’interno della medesima classe
Valutazione successiva della passività:
o Aumentando il debito per tenere conto degli interessi sulla passività del leasing calcolati al tasso di attualizzazione
o Diminuendo il debito per tenere conto dei pagamenti effettuati
o Eventualmente rideterminando il valore contabile per tenere conto di modiche sopravvenute
Modifiche al leasing vanno considerate come un leasing separato quando vengono aggiunti diritti d’uso di altre attività ed
aumenta il corrispettivo
Negli altri casi, le modifiche comportano il ricalcolo in termini di corrispettivo, durata
Risoluzione totale o parziale
Occorre diminuire il valore contabile del diritto d’uso, per tener conto della riduzione dell’oggetto del leasing.
Il locatario deve rilevare a conto economico l’utile o la perdita derivante dalla risoluzione totale o parziale.
Le rilevazioni del locatore (società di leasing)
Permane la distinzione tra leasing finanziario e leasing operativo:
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Ø Leasing operativo: i rischi e i benefici che derivano dall’uso restano in capo al locatore. Il locatore rimane pienamente
proprietario del bene e quindi manterrà l’asset nella sua attività e il locatario deve rilevare solo il pagamento del canone (es.
stampante) (assimilabile a un affitto)
Ø Leasing finanziario (nella sostanza, non necessariamente nella forma): i rischi e i benefici che derivano dall’uso incombono sul
locatario (assimilabile, quindi, a un contratto di compravendita)
Indicatori dell’esistenza di un leasing finanziario:
-‐ Trasferimento automatico della proprietà
-‐ Opzione di acquisto ad un prezzo inferiore al valore di mercato (fair value) alla data in cui l’opzione può essere esercitata
-‐ Durata del contratto copre la maggior parte della vita economica del bene
-‐ Valore attuale dei canoni alla data inziale = al valore corrente del bene
-‐ Natura del bene, che può essere utilizzato solo dal locatario
-‐ Clausola di risoluzione contrattuale, che prevede che le perdite siano a carico del locatario
-‐ Effetti della fluttuazione nel fair value del valore residuo a carico del locatario
-‐ Opzioni di rinnovo, con possibilità di continuare il leasing a canoni inferiori a quelli di mercato
Tutte queste valgono solo per la società di leasing. Ora per il locatore c’è una semplificazione massima, mentre per la società di
leasing permane questo tipo di valutazione
I leasing finanziari per il locatore
Valutazione iniziale
Viene rilevato un credito pari al valore dell’investimento netto del leasing, mediante utilizzo del tasso di interesse implicito
Pagamenti dovuti
Pagamenti fissi, variabili, prezzo di esercizio del diritto di opzione, nel caso in cui vi sia la ragionevole certezza che verrà esercitata
l’opzione di acquisto, pagamenti di penalità di risoluzione, nel caso in cui vi sia la ragionevole certezza che verrà risolto il contratto.
Modifiche contrattuali
Vanno a intervenire come nuovo contratto se la modifica aumenta l’oggetto del leasing aggiungendo il diritto d’uso di altre attività e
il corrispettivo del leasing aumenta di un importo che riflette il prezzo a sé stante per l’aumento dell’oggetto del leasing
Sale and lease-‐back
La società ha un immobile di proprietà, lo cede a una società di leasing che contestualmente lo restituisce stipulando un contratto di
leasing. Formalmente abbiamo due operazioni separate perché abbiamo un atto di compravendita e la sottoscrizione di un contratto
di leasing. Siccome si sta simulando un contratto dato che non si è mai perso il diritto d’uso, allora lo tratto a seconda se risponde o
meno alle disposizioni degli IFRS 15
A. La cessione risponde alle disposizioni previste dall’IFRS 15 (questo non è sales and lease back)
In questo caso alla fine del periodo del contratto non ho la possibilità di ri-‐comprarlo, l’ho semplicemente affittato e in questo
caso applico IFRS 16.
Il venditore-‐locatario deve rilevare l’attività per il diritto all’uso (frazione del valore contabile dell’attività ceduta, in quanto
trattenuto). Il locatore deve rilevare l’attività sulla base dello IAS 16 o dell’IFRS 16
B. La cessione non rispetta le disposizioni previste dall’IFRS 15, ovvero prevede opzione di ri-‐acquisto per il venditore-‐locatario
(questo è sales and lease back). Il contratto di leasing fatto prevede la possibilità per il locatore di acquistare il bene al termine
del periodo di leasing. In questo caso non applico IFRS 16.
Il locatario dovrà scrivere come se avesse avuto
un finanziamento: dare disponibilità liquidite,
avere il debito verso la società di leasing
Il locatore rileva un credito e un uscita di denaro
Le immobilizzazioni destinate alla vendita (IFRS 5)
Beni strumentali destinati alla vendita
Si tratta di asset che erano classificate come beni strumentali, che per decisioni sono destinati alla vendita. I beni strumentali
destinati alla vendita:
• Pronti per essere ceduti
• Vendita altamente probabile
• Vendita approvata e pianificata da parte del management
• Ricerca dell’acquirente avviata
• Ragionevole tempo di realizzo della vendita 12 mesi
Se non ci sono queste condizioni -‐-‐> l’asset rimane tra le immobilizzazioni, quindi devo continuare ad ammortizzarlo
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Se il bene non l’ho destinato alla vendita, ma ho smesso di utilizzarlo, quindi non fa più parte del processo produttivo -‐-‐> se c’era
ancora del valore da ammortizzare dovrò rivedere il piano d’ammortamento
Se avevo destinato il bene alla vendita, ma poi non si verifica più -‐-‐> lo rimetto tra i beni strumentali
Criteri di valutazione
Devo valutarlo al minore tra valore netto contabile e fair value diminuito dei costi di vendita
Essendo un bene destinato alla vendita se il costo è minore del fair value devo svalutare per recepire il minor valore e tale
svalutazione da fair value va a conto economico
Quando il bene viene destinato alla vendita ➔ no ammortamento
Se il bene strumentale non può più essere considerato come destinato alla vendita, torna tra le immobilizzazioni e viene iscritto al
minore tra «valore netto contabile aggiornato» e valore recuperabile.
Devo ricalcolare gli ammortamenti degli anni dopo che il bene è stato messo alla vendita e il valore che il bene avrebbe avuto se
avessi continuato a considerarlo come bene strumentale -‐-‐> valore netto contabile aggiornato
Esempio: avevo un bene destinato alla vendita con un valore netto contabile di 800 mila.
L’ammortamento era di 80 mila all’anno, ma siccome lo metto come destinato alla vendita il bene mi va a 800 mila. Il fair value del
bene è superiore, quindi lo lascio a 800 mila.
Il bene non è più vendibile perché non ricevo nessuna offerta allineata ai 800 mila, quindi decido di tenerlo.
Lo devo riportare sulle immobilizzazioni, lo riporto su al minore tra il valore netto contabile aggiornato pari a 640 mila (2 anni di
ammortamento pari a 160, quindi 800 mila – 160 mila = 640 mila) e il valore recuperabile (valore d’uso o fair value). Se sono
entrambi più ampi lo scrivo a 640
Devo ricalcolare quindi il valore dell’asset come se lo avessi sempre avuto come bene strumentale
Ricavi e rimanenze
I principi contabili di riferimento
Ø IFRS 15 -‐-‐> I ricavi dalla clientela
Ø IAS 2 -‐-‐> Le rimanenze
Ø IAS 20 -‐-‐> Contributi pubblici
Le rimanenze (IAS 2)
Quali beni sono rimanenze?
• Merci acquistate e possedute per la rivendita
• Terreni o altri beni immobili posseduti per la rivendita
• Prodotti finiti o semilavorati, sottoposti a processi di trasformazione ad opera dell’azienda
• Materie e altre forniture destinate ad essere utilizzate nel processo produttivo
• Servizi già resi ma non ancora tradotti in ricavi, valutati sulla base del costo del personale (diretto e indiretto) e altri costi
generali attribuibili, eccetto spese di amministrazione e vendita
Ambito di applicazione
Sono esclusi dall’ambito di applicazione dello IAS 2 le seguenti tipologie di rimanenze:
• Strumenti finanziari
• Attività biologiche connesse ad attività agricole e prodotti agricoli al momento della raccolta
Sono escluse dall’ambito di applicazione dello IAS 2 le rimanenze possedute da:
• Produttori di prodotti agricoli e forestali, minerali e prodotti minerali che valutano le loro rimanenze al valore netto di realizzo
secondo prassi di quei settori
• I commercianti-‐intermediari in merci che valutano le loro rimanenze al fair value
Il valore delle rimanenze
Le rimanenze sono iscritte al minore tra costo (di acquisto o di produzione) e valore netto di realizzo desumibile dall’andamento
delle vendite dell’azienda
Ø Valore netto di realizzo: prezzo di vendita stimato nel normale svolgimento dell’attività al netto dei costi stimati di
completamento nonché di quelli stimati necessari per realizzare la vendita.
Valore puntuale dell’impresa che prescinde dalle dinamiche di mercato, mentre il fair value è un valore di mercato che fa
riferimento al valore equo che si forma in un mercato attivo.
Il valore netto di realizzo lo trovo nelle fatture di vendite, negli ordini oppure nel listino prezzi
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Atteggiamento prudente comune ai principi contabili nazionali occorre sempre misurare sia il costo sia il valore netto di realizzo, per
poi scegliere quello inferiore
Svalutazione e rivalutazione delle rimanenze
L’iscrizione delle rimanenze al valore netto di realizzo, se minore del costo al 31/12, equivale a una svalutazione (eventuale utilizzo di
un Fondo Svalutazione Rimanenze)
• Le svalutazioni vanno rilevate nell’esercizio in cui si verificano, come costo dell’esercizio (a CE)
• Le svalutazione devono scaturire da fatti intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio, ma tali fatti devono confermare condizioni
esistenti alla data di chiusura dell’esercizio
• In caso di recupero di valore, in esercizi successivi, la svalutazione va eliminata attraverso una «rivalutazione» (al massimo fino
al costo originariamente svalutato). Questo non esiste nei principi contabili nazionali
Esempio: avevo svalutato un tavolo da 75 a 60, il tavolo torna a valere 90. La rimanenza la porto sopra da 60 a 75
• I ripristini di valore devono essere rilevati come una riduzione del costo nel calcolo della variazione delle rimanenze imputate a
conto economico oppure se avevo il fondo libero il fondo.
24/10
Accantonamenti per contratti onerosi
Gli IFRS consentono anche la svalutazione di rimanenze future; in presenza di contratti onerosi (contratti di cui si sa già oggi che
produrranno delle perdite) si svaluta quando i costi di acquisto delle merci da ricevere sono superiori al valore di realizzo. Il principio
del minore costo / mercato è applicabile anche alle «rimanenze future»:
Ø quantità di merce per le quali alla data di chiusura dell’esercizio sono stati conclusi contratti vincolanti di vendita in misura
eccedente le q.tà disponibili a magazzino;
Ø contratti di acquisto già confermati alla data di chiusura dell’esercizio
Nel caso in cui i costi di acquisto delle merci da ricevere siano superiori al valore di realizzo, dato che la merce la devo ancora
ricevere ma io so che perderò del denaro vi è l’obbligo di accantonare preventivamente la perdita di denaro che avrò.
Es: abbiamo un negozio di elettronica che fa bilancio IFRS. Abbiamo deciso di acquistare molti IPhone 13 che pagheremo 500 euro
l’uno e arriveranno nel 2023. A natale l’iPhone 13 va fuori sul mercato a 400 euro, quindi non potremo venderli a un prezzo
maggiore. Al 31/12, prima che la merce arrivi, siamo costretti ad accantonare.
Deve essere qualcosa che abbiamo concluso entro il 31/12, se io l’ho fatto a gennaio 2023 non devo accantonare nel 2022.
Se alla data di chiusura dell’esercizio ho dei contratti per cui si prevedono delle perdite sicure per l’impresa, io devo svalutare. I
contratti onerosi possono essere quando mi sono vincolato a consegnare della roba ma io non la ho, oppure mi sono obbligato a
comprare della merce a dei valori che non riuscirò a recuperare nel mercato.
Quale valore netto di realizzo?
Per materie prime, semilavorati di acquisto e materie sussidiarie di consumo coincide col costo di sostituzione:
Costo di riacquisto:
ü In quantità normali
ü In normali circostanze di mercato
Se ho una materia prima iscritta a 100, il suo valore netto di realizzo è dato dal suo costo di sostituzione, ossia il costo con il quale in
normali condizioni di gestione una determinata voce in magazzino può essere acquistata o riprodotta.
Per semilavorati di produzione, merci, prodotti in corso di lavorazione e prodotti finiti coincide col valore netto
di realizzo:
Prezzo di vendita al netto:
ü Costi di completamento
ü Spese dirette di vendita
Corrisponde, quindi,
all’importo netto che la società si aspetta di realizzare dalla vendita delle rimanenze nel normale svolgimento dell’attività.
Quale costo?
Nella voce costo della rimanenza bisogna considerare:
• Tutti i costi d’acquisto, i costi di trasformazione e gli altri costi sostenuti per portare le rimanenze nel luogo e nelle condizioni
attuali
• Sempre esclusi i costi di natura eccezionale o anomali (es. spese di ripristino impianti a seguito di calamità non va considerato
nelle rimanenze ma è spesato a CE, maggiori oneri del personale dovuti a scioperi,…)
A) Il costo d’acquisto
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Il Costo d’acquisto si applica ai beni che non hanno subito alcun processo di trasformazione fisica in azienda (materie prime, di
consumo e merci); comprende:
• Prezzo d’acquisto pagato al fornitore
• Dazi d’importazione e altre tasse, se non sono scaricabili.
• Costi di trasporto e movimentazione
• Spese d’immagazzinaggio, solo se necessario prima di poter procedere con ulteriori stadi di lavorazione
• Al netto di resi, sconti e abbuoni
B) Il costo di trasformazione
Si applica alle rimanenze che hanno subito un processo di trasformazione ad opera dell’azienda (semilavorati e
prodotti finiti); comprende:
• gli oneri diretti industriali imputabili alle unità prodotte (es. manodopera, materie prime, ammortamenti degli impianti che
servono direttamente a produrre il bene), tutto ciò che ho sostenuto per produrre materialmente quel bene
• e una quota “ragionevolmente” (fare stime ragionevoli che permettono di attribuire quella quota di costo a quel determinato
bene) imputabile di costi indiretti industriali (fissi e variabili). Esempio: abbiamo uno stabilimento unico in cui c’è parte
produttiva, amministrativa e commerciale. Il costo dello stabilimento legato alla produzione deve essere attribuito alle
rimanenze, quindi per attribuirlo devo fare una stima ragionevole
o variabile è legato a quanti prodotti fai (es. olio necessario per produrre un determinato bene)
o fissi non si muovono in base alle produzioni realizzate (es. impianto)
• in pochi casi posso attribuire anche gli oneri finanziari, per quei processi che richiedono anni (es. parmigiano, aceto balsamico,
whisky). In questi casi il fattore tempo è parte del processo produttivo e bisogna considerarlo, in tutti gli altri casi gli oneri
finanziari sono esclusi.
Sono esclusi:
o spese di vendita (oneri commerciali)
o spese generali e amministrative
o spese di ricerca e sviluppo
Configurazioni di costo
Costi indiretti fissi
Esempi: ammortamento impianti di verniciatura, manutenzione programmata dei macchinari, affitto dei capannoni, costo del
personale addetto alle pulizie dei locali industriali, leasing impianti di trasformazione, assicurazione su impianti, macchinari,
fabbricati di natura industriale
ü Perché fissi? Perché il loro ammontare non varia sensibilmente al mutare delle q.tà prodotte
ü La loro attribuzione si basa sul concetto di normale capacità produttiva
ü Coefficiente d’allocazione: costo fisso sostenuto / q.tà di produzione programmata in condizioni normali oppure quantità
prodotta
Costi indiretti variabili
Esempi: energia elettrica consumata dai macchinari, ore di manodopera indiretta straordinaria (manutenzione per usare
maggiormente l’impianto), ecc.
ü Perché variabili? Perché il loro ammontare varia sensibilmente in relazione alle q.tà prodotte.
ü La loro attribuzione si basa sulla capacità produttiva effettivamente utilizzata
ü Coefficiente d’allocazione: costo variabile sostenuto / q.tà di produzione effettiva
Se io non riesco a determinare in tempo utile la quantità di produzione effettiva o riesco a fare una stima molto accurata,
oppure quei costi rimangono a CE.
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Il costo di trasformazione attraverso il costo standard
Considero quelli che sono dei costi sostenuti per trasformare il bene, siccome non riesco a individuarli puntualmente uno per uno,
utilizzo un costo standard, ossia un’approssimazione del costo effettivo, ammessa dallo IAS 2 come alternativa al costo specifico. La
regola generale, laddove applicabile, è sempre e solo il costo specifico; in presenza di situazioni in cui non riesco a determinare il
costo specifico di ciascuno bene in rimanenza posso usare il costo standard.
È frutto di elaborazioni di contabilità analitica, in normali condizioni di utilizzo dei fattori produttivi
È necessaria una revisione periodica degli standard e la verifica che i risultati a cui si giunge non si discostino significativamente da
quelli relativi all’effettivo costo di trasformazione (frutto di elaborazioni di contabilità generale). Se il costo standard si è discostato di
molto io devo rivedere la rimanenza. Tali valori non coincideranno mai, ma devo capire di quanto si discostano
C) Il costo basato sul metodo del prezzo al dettaglio (retail method)
Utilizzato solo ed esclusivamente nel commercio al minuto (grande distribuzione) perché è impossibile applicare il costo standard, in
quanto l’elevata rotazione connessa alla variabilità dei prezzi mi rende impossibile determinare un costo standard
Ø Si applica nel commercio al minuto, per grandi quantità di merci con rapido rigiro
Ø Le merci vengono raggruppate per categorie merceologiche con margini di reddito simili (tutta la pasta, tutta la farina, ..)
Ø A fine anno, per ciascuna categoria di merce la valorizzazione avviene moltiplicando tra loro:
o Quantità disponibile e
o Prezzo di vendita al 31/12 -‐ % di margine lordo per le categorie merceologiche
D) Il costo in caso di produzioni congiunte
Si applica quando con lo stesso processo si ottengono diversi prodotti (es. farina e crusca)
Ø I costi di trasformazione, non chiaramente separabili, vanno ripartiti in proporzione al valore di vendita dei
diversi prodotti ottenuti
Ø In caso si ottenga un prodotto principale, di maggiore valore, il costo del prodotto principale si ottiene sottraendo ai costi di
trasformazione il valore netto di realizzo (prezzo di vendita) dei prodotti secondari
Gli oneri finanziari
La regola base prevede che tali oneri non siano inclusi nel costo di trasformazione/d’acquisto delle rimanenze
Possono essere inclusi solo in caso di processi di trasformazione di durata pluriennali (es. stagionature, invecchiamenti, …), per la
sola durata del processo produttivo.
Nel caso del parmigiano reggiano io posso caricare gli oneri finanziari dal momento in cui io metto le forme nello scaffale fino a
quando li tolgo per essere venduti.
Devono essere esclusi anche gli oneri finanziari impliciti, ossia gli oneri di carattere finanziario inclusi nei prezzi d’acquisto dovuti a
una dilazione di pagamento eccedente le normali prassi commerciali.
I criteri di rotazione del magazzino
A differenza dei principi contabili nazionali, per la determinazione del costo dei beni fungibili (ossia beni che sono sostituibili l’uno
con l’altro) lo IAS 2 ammette esclusivamente:
v Costo specifico -‐-‐> rimane il criterio di riferimento se riesci a farlo
v First In, First Out (FIFO)
v Costo medio ponderato (per periodo e per movimento)
Non è dunque previsto il LIFO (Last In First Out) in quanto è ritenuto un metodo irrealistico. Se un’impresa applicasse
operativamente il LIFO nel giro di qualche anno avrebbe un magazzino da buttare via.
È possibile scegliere criteri differenti per categorie diverse di rimanenze, ma per motivazioni economiche (non fiscali). Se cambio
devo rispettare le regole per il cambiamento di criterio
Per i beni non fungibili, unici, occorre una determinazione del costo specifico.
F.I.F.O.
Il criterio del FIFO (first-‐in/first-‐out, primo entrato/primo uscito) si basa sul presupposto che gli
articoli più vecchi siano venduti per primi
Casi particolari
Abbiamo visto che la regola generale per l’iscrizione di un valore tra le attività richiede il perfezionarsi di 3 condizioni che nel caso
delle rimanenze sono:
1. Controllo della rimanenza
2. Sono attesi benefici economici futuri
3. I costi sono stimabili in maniera attendibile
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Casi particolari:
Ø Scambio / baratto (beni di natura simile e valore simile)
Due concessionari scambiano una panda rossa con una panda bianca, non c’è esborso economico perché i due beni sono
barattabili. Non si dovrà rilevare nessun tipo di variazione nelle rimanenze, non c’è nessuna uscita di magazzino in quanto le
condizioni sono rimaste le medesime
Se io invece scambio una panda con una fiat tipo, quindi quando i beni non sono effettivamente di natura e valore simile, dovrò
rilevare una vendita e un acquisto.
Ø Materiale pubblicitari
Le rimanenze di materiale pubblicitario rientrano nelle rimanenze dell’azienda?
Sono andata a una fiera e mi sono rimasti dei volantini che potrò utilizzare per altre iniziative, posso metterlo a rimanenza? No,
perché non sono stimabili i futuri benefici economici.
I ricavi della clientela (IFRS 15)
L’ IFRS 15
v L’IFRS 15 è stato introdotto con Regolamento UE 1905/2016 (modificato successivamente con Regolamento 1987/2017), ed ha
abrogato IAS 11-‐18, IFRIC 13-‐15-‐18 e SIC 31
v Obbligo di applicazione a partire dall’01/01/2018
Introducing IFRS 15
IFRS 15 parla solo di ricavi della clientela, questo permette una comparabilità con il concorrente.
ü Rilevazione dei ricavi secondo il tipico approccio patrimoniale, con largo spazio all’aspetto valutativo, mentre risulta assente il
concetto di correlazione costi/ricavi
ü Ruolo centrale del contratto (approccio giuridico). Parliamo di ricavi dalla clientela nella misura in cui c’è un qualcosa
riconducibile a un contratto. Se non c’è un contratto quella componente positiva di reddito può essere un anticipo
ü Passaggio di controllo è il momento per rilevare la competenza di un ricavo (e quindi superamento della logica del
«trasferimento dei rischi e dei benefici» in favore della capacità giuridica dispositiva). Un ricavo è di competenza quando entra
nel controllo. Prima si diceva che la rilevazione di un ricavo avviene quando c’è il trasferimento dei rischi e dei benefici. Ora
invece quando si ha il passaggio di controllo, che lo dobbiamo intendere come capacità di decidere che cosa fare del bene e
capacità di beneficiare dei frutti del bene.
Nel momento in cui assistiamo ad un passaggio di entrambe le componenti, in quel momento avviene il ricavo verso la clientela.
Esempio: il cliente ha comprato da me una partita di tavoli che ho spedito per nave il 20 dicembre. Il 31/12 sono ancora in mare,
per me quello è un ricavo o no? Dobbiamo capire chi ha il controllo del bene, chi è in grado di dire alla nave ‘non scaricare’; il
contratto dirà chiaramente quando ci sarà il passaggio del controllo.
ü IFRS 15 non si applica a contratti di leasing, assicurativi, strumenti finanziari, accordi a controllo congiunto, partecipazioni in
società collegate e JV, scambi non monetari tra imprese dello stesso ramo
Le fasi per la contabilizzazione dei ricavi verso la clientela
1. Identificazione del contratto e del cliente
2. Identificazione degli impegni e delle prestazioni
3. Identificazione dell’ammontare della transazione
4. Allocazione del ricavo alla corrispondente prestazione
5. Rilevazione del ricavo con l’adempimento dell’obbligazione di fare
1. Identificazione del contratto e del cliente
ü Forma del contratto -‐-‐> non è rilevante e richiesta espressamente una forma contrattuale, l’importante è che configuri come
tale. Qualunque forma va bene, però bisogna comunque rinvenire l’accordo tra le parte (forma scritta prediletta, ma può
nascere anche da una prassi commerciale consolidata)
ü Contratto inesistente e contratto non totalmente eseguito -‐-‐> gli IFRS considerano un contratto come inesistente quando quel
contratto è come se non fosse mai stato sottoscritto; se il contratto prevede delle clausole in cui entrambe le parti possono
uscire senza pagare, per gli IFRS quel contratto è inesistente in quanto non è in grado di produrre effetti. Il contratto non
totalmente eseguito significa che tale contratto è stato svolto solo in parte, per la parte parzialmente eseguita è possibile
rilevare dei ricavi.
ü Il cliente -‐-‐> la controparte deve essere un cliente, soggetto che acquista i beni in un rapporto di natura commerciale.
ü Criteri per contabilizzazione del contratto (devono esserci tutti 5):
1. Contratto deve essere approvato dalle parti nelle forme che possono far ritenere tale questo tipo di approvazione
2. L’impresa è in grado di individuare i diritti di ciascuna parte per quanto riguarda beni e servizi da trasferire
3. Condizioni di pagamento devono essere individuabili (deve essere chiaro quando si paga)
4. Il rapporto deve avere una sostanza commerciale
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5. È probabile che l’impresa riceverà il corrispettivo (capacità e intenzione del cliente). Se l’impresa non riceve o pensa di non
ricevere il corrispettivo non iscrivo il ricavo.
Nel mondo OIC nel momento in cui ho consegnato il bene al cliente, il fatto che lo paghi o no non importa perché il ricavo
comunque c’è. Nel mondo IFRS comanda la cassa, quindi se io penso che non incasserò, in questo caso non possono
iscriversi i ricavi
ü Anticipi e ricavi -‐-‐> da un contratto può saltare fuori un contratto da clientela, un ricavo diverso da quello della clientela o un
anticipo. Tutto quello che non è ricavo della clientela può accadere che lo consideriamo come anticipo. Se manca uno dei cinque
requisiti, la somma che viene misurata dall’impresa o è un anticipo o è un ricavo diverso dal ricavo dalla clientela.
ü Raggruppamento di contratti -‐-‐> gli IFRS dicono tendenzialmente che i contratti non devono essere raggruppati, tuttavia in
presenza di un portafoglio di contratto, di contratti aperti, contratti che riguardano la stessa tipologia di prodotti, contratti che
sono medesimi all’interno del periodo di osservazione è consentito considerare anche raggruppamenti di contratti
ü Modifica del contratto -‐-‐> un contratto si considera modificato quando aumenta l’oggetto (vengono chiesti beni ulteriori o
prestazioni diverse) e il prezzo; quella modifica contrattuale andrà a contabilizzarsi come se fosse un contratto separato, ci sarà
quindi un ulteriore contratto rispetto a quello originale.
Se invece non ricorrono le due condizioni: (a) considero il vecchio contratto come concluso e c’è un nuovo contratto (b) è un
addendum del contratto originario (c) combinazione di questi due casi.
2. Identificazione degli impegni e delle prestazioni
All’interno del contratto io devo individuare le singole prestazioni che mi impegno a fare (tutto quello che è garanzia di legge non mi
da luogo a una obbligazione distinta, ma fa parte integrante della vendita)
2.1 L’obbligazione distinta
o distinzione delle garanzie dal bene/servizio principale. Se il cliente può acquistare la garanzia separatamente la garanzia è
un servizio distinto
o garanzia su impianti (devo distinguere la garanzia di legge e quella non prevista dalla legge)
o collection punti fedeltà -‐-‐> la parte che vende riconosce contrattualmente al cliente un determinato premio fedeltà.
Esistono due obbligazioni distinte, quindi il venditore deve rilevare ricavi da clientela e ricavi da punti omaggio. Questo
serve per assicurare la comparabilità.
2.2. Obbligazioni di fare implicite (se nascono da una prassi commerciale consolidata) e obbligazioni di fare escluse (obbligazioni che
sono prodromiche (preordinate) all’esecuzione del contratto).
o spese iniziali non rimborsabili
Es. nel mondo della telefonia fissa, ci sono dei contratti in cui la parte che vende il contratto sostiene dei costi per
l’allacciamento, a prescindere che la parte dia corso o meno al contratto e non sono rimborsabili qualunque cosa succeda.
Questa obbligazione non la posso considerare distinta perché è indispensabile per poter dar luogo all’obbligazione
principale. È un’obbligazione di fare che è inizialmente esclusa ma che poi avrà un’evoluzione e diventerà parte del
contratto principale oppure diventa somma acquisita a titolo diverso dal ricavo della clientela. Se il contratto viene sospeso
o interrotto quelle somme vengono acquisite come ricavi diverse dal ricavo della clientela; fino al momento in cui non
sappiamo che fine fanno li scriviamo come anticipi.
2.3 Agent vs. Principal -‐-‐> nell’esecuzione del contratto io posso distinguere il ruolo del venditore che può agire sia come principal
che agent
v Agent: soggetto che intermedia tra due diversi soggetti (agente, commissionario, mandatario)
v Principal: soggetto che agisce in quanto destinatario del contratto
o Elementi indicatori per individuare agent o principal: responsabilità, rischio di magazzino sul terzo, non ha benefici
economici, corrispettivo ha natura di commissione, rischio di credito sul terzo.
Esempio: vendiamo la Ferrari, c’è un intermediario che ha trovato il cliente. Siccome che il cliente vuole fare un leasing con la Ferrari,
occorre che la macchina venga presa dalla Ferrari. Quindi chiede che la macchina venga acquistata dal concessionario. Il cliente
sottoscriverà l’acquisto con il concessionario. Il concessionario sarà agent perché non ha rischio di magazzino, non ha rischio di
credito. Il ruolo del concessionario è di mero agente, sta intermediando.
3. Identificazione dell’ammontare della transazione
I. Corrispettivo variabile -‐-‐> se il prezzo che viene pagato dipende da aspetti di natura economica o probabilistici, tale
corrispettivo va stimato
II. Esistenza nel contratto di una componente di finanziamento significativa -‐-‐> va scorporata (tasso medio attualizzato). La
parte finanziaria sarà riclassificata come provento finanziario
III. Corrispettivo non monetario -‐-‐> valutato al fair value (prezzo di mercato del bene che riceviamo)
IV. Corrispettivo da pagare al cliente -‐-‐> se io devo riconoscere una qualche somma al cliente, di qualunque genere, se è
denaro è uno sconto e va in riduzione del ricavo della clientela; se invece è un bene in natura, devo rilevare due operazioni
distinte (acquisto e vendita).
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4. Allocazione del ricavo alla corrispondente prestazione
All’interno di un ricavo può accadere che abbiamo più prestazioni, esistono anche dei contratti che prevedono che ci siano un
insieme di prestazioni da svolgere. Ricavi derivanti da commessa, ossia ricavi che derivano da un contratto che ha una serie di
prestazioni che non si esauriscono con la consegna del bene.
L’allocazione del ricavo si applica solo in presenza di più obbligazioni di fare. Se il contratto non contiene più obbligazioni di fare non
bisogna preoccuparsi di questo punto, siamo quindi in un ambito dove l’accordo prevede più obbligazioni di fare.
a) Ripartizione sulla base del prezzo di vendita a sé stante.
Se nel contratto sono identificate le obbligazioni di fare e a fronte di ciascuna è definito anche il corrispondente prezzo, la
ripartizione del ricavo è già fatta.
In questo caso rientra la possibilità in cui io (a1) ho la possibilità di desumere i prezzi dal contratto e (a2) quando riesco a
desumerli dalle vendite che ho fatto sulle singole obbligazioni che compongono il contratto.
b) Criteri di ripartizione in assenza di prezzo direttamente osservabile:
o metodo della valutazione dei prezzi di mercato con aggiustamento -‐-‐> vado a vedere sul mercato i prezzi per quella
tipologia di prestazione e vanno ad aggiustarlo, in quanto è un prezzo di mercato che non è applicabile a priori ma deve
essere aggiustato. Non è facile da applicare.
o metodo dei costi attesi più margine -‐-‐> più applicato e facile perché io ho tutte le informazioni. Io su un intero contratto ho
un margine atteso che vado ad applicare su quelli che sono i costi sostenuti sul singolo bene e contabilizzo il ricavo sulla
base del costo più il margine atteso.
o metodo residuale -‐-‐> metodo applicabile quando non riesci ad applicare gli altri due. Per applicarlo occorrono due
condizioni (1) prezzi devono essere estremamente fluttuanti oppure (2) contratto che ha un prezzo che non è determinato.
Nella vita reale, pensare di non riuscire ad applicare gli altri due e avere la presenza di queste due condizioni, è difficile.
Questo metodo esiste come opzione, ma nell’atto pratico non viene applicato.
5. Rilevazione del ricavo con l’adempimento dell’obbligazione di fare
Devo rilevare il ricavo quando passa il controllo
v accordi di vendita con consegna differita
Esempio: azienda che produce porte per ascensori. Quando viene ordinata la porta dell’ascensore, si fa un ordine e si dice che
debba essere pronta per la settimana 44 del 2022; chi vende si impegna a rendere pronto quell’ordine. Tuttavia, può accadere
che il cantiere abbia avuto un allungamento dei tempi.
In questo caso il ricavo si rileva, ancorché non si è perfezionato il momento del passaggio del contratto, tuttavia devono essere
rispettate 4 condizioni:
1. il cliente deve fornire un motivo reale del ritardo della consegna
2. il bene deve essere pronto a essere fisicamente trasferito al cliente, ossia imballato
3. il bene non può essere utilizzato da altri soggetti, quindi lo stesso bene non può essere spedito ad altri clienti
4. il bene deve essere chiaramente identificabile
Questa circospezione su questi 4 punti è importante perché il concetto del passaggio del controllo impedirebbe di avere la
possibilità di vendita con consegna differita. Se non avessimo questa deroga noi dovremmo considerare la porta dell’ascensore
come magazzino. In questo modo l’impresa venditrice si registra un ricavo prima del passaggio del controllo, al verificarsi di
queste 4 condizioni.
v accordi di riacquisto
In questo caso il cliente non acquisisce il controllo dell’attività. Quindi bisogna andare a vedere gli IFRS 16, se l’opzione di
riacquisto è vincolante, quella non è una vendita e non puoi registrare il ricavo.
v opzione di riacquisto CALL o PUT
Situazioni in cui abbiamo dei diritti d’opzione, bisogna andare a vedere cosa dice IFRS 16 e capire se la presenza di quell’opzione
determina un venir meno di quel ricavo
Cosa succede nel momento in cui abbiamo un lavoro su commessa?
Il lavoro su commessa è un lavoro specifico per un cliente che solitamente dura più di 12 mesi
v obbligazioni adempiute in un determinato momento
Se questa obbligazione ha un esito legato a un unico momento vale la regola di passaggio del controllo
v obbligazioni adempiute nel corso del tempo (lavori su commessa).
Obbligazioni che non hanno un momento preciso in cui si è compiuta
Esempio: devo realizzare una casa. L’obbligazione la possiamo considerare adempiuta quando si consegnano le chiavi di casa. Se
io arrivato a metà dell’opera dico di non essere in grado di completarla, il cliente mi dice di non riconoscermi niente del lavoro
fatto. In questo caso nel tempo succede che l’obbligazione in parte è già adempiuta; quindi, la parte del lavoro fatto deve essere
riconosciuta. Dobbiamo preoccuparci di come rilevare questa casistica, quindi quando posso rilevare un ricavo in presenza di
obbligazioni che si protraggono in un arco temporale più o meno lungo dove il ricavo matura man mano che faccio il lavoro.
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Condizioni per mantenere i ricavi nel corso del tempo (almeno un criterio soddisfatto):
1. Il cliente riceve e utilizza il bene man mano che si adempie all’obbligazione
Esempio: abbiamo preso un lotto di terreno in cui realizzeremo 4 ville. Man mano che il soggetto mi fa una villa, quella
parte di lavoro ha la caratteristica di avere adempiuto in parte l’obbligazione perché io posso andarci a vivere
2. La prestazione resa crea/migliora attività che sono già nel controllo del cliente
Esempio: ho avuto l’incarico di rinnovare la piattaforma informatica di un’azienda. Tra le prestazioni che rendo rifaccio il
Wifi, quella prestazione è autonoma, verificabile e rientra in questo caso perché va a migliorare la funzionalità di un bene
che era già sotto il controllo del cliente.
3. La prestazione resa non consente utilizzi alternativi da parte del cliente ed il diritto al corrispettivo matura man mano
Esempio: ho ricevuto come incarico la realizzazione di un ponte. Da parte del cliente non c’è la possibilità di utilizzo
alternativo. Se ad un certo punto non porto avanti la prestazione, il ricavo in parte è maturato per la parte di lavoro che ho
fatto
Se nessuno di questi tre criteri è soddisfatto io non potrò registrare il ricavo finché non ho adempiuto l’intero contratto, non
posso quindi iscrivermi il ricavo man mano che adempio all’obbligazione
Come faccio a valutare i gradi di avanzamento nell’adempimento?
1. Metodo basato sugli output -‐-‐> determino il valore del ricavo sulla base di quello che ho effettivamente realizzato. Se ci sono
valori diversi devo essere in grado di identificare il valore attribuibile alle singole entità
2. Metodo basato sugli input
o metodo della percentuale di completamento -‐-‐> ho l’incarico per fare un condominio. Man mano che realizzo una parte
delle opere, considero quella parte di opere corrispondenti a una quota parte di ricavo realizzato. Prendo il margine atteso
per ogni commessa, guardo i costi che ho sostenuto ad ogni livello di avanzamento, applico il margine e quello è il mio
stato di avanzamento, quindi inizio a contabilizzarmi il ricavo
Esempio: condominio di 15 piani per 15 milioni, il margine sulla commessa è il 10% (conto di avere come ricavo i costi + il
10%). Definisco degli stati di avanzamento con il cliente. Man mano che avanzano i lavori io applico il 10% del margine ai
costi sostenuti per realizzare quella quota parte e lo iscrivo come ricavo.
Metodo preferito rispetto al metodo della commessa completata, perché i bilanci man mano che i lavori vanno avanti
misurano quella che è la reddittività dell’impresa
o metodo della commessa completata -‐-‐> consentito solo se non riesco a utilizzare l’altro, se si è incerti sui margini, costi e
ricavi. I ricavi si rilevano solo alla fine della commessa (consegna del condominio). Agli IFRS non piace perché se per fare il
condominio ci metto 4 anni, per i primi 3 anni avrò un CE senza costi e ricavi, con solo magazzino, poi al quarto anno ci
saranno tanti costi e ricavi, la comparabilità dei bilanci nel tempo viene meno.
La scomparsa della perdita su commessa. Negli IFRS 15 non si parla di perdita su commessa perché c’è un principio che si occupa di
questo.
Esempio: condominio. Sto applicando la percentuale di completamente e mi rendo conto di aver sbagliato i conteggi e che perderò
anche dei soldi. In questo caso mi iscriverò delle rimanenze senza ricavi e dovrò fare un fondo accantonamento per quelle che sono
le perdite.
I costi del contratto
I lavori su commessa spesso hanno una contrattualistica estremamente complessa, come dobbiamo gestire i costi che si annidano
all’interno del contratto?
Ø Costi incrementali sostenuti per l’ottenimento del contratto
o Commissione di vendita se recuperabili (il margine complessivo della commessa deve essere tale da potere coprire i costi),
vengono contabilizzate come attività e ammortizzate in base allo stato di avanzamento della commessa. Vanno messi
nell’attività perché si tratta di un costo pluriennale che devo ammortizzarlo lungo il tempo che utilizzerò per portarmi a
casa quell’attività. Se non è tale devono andare a Conto Economico.
Ø Costi sostenuti per l’adempimento del contratto
Rappresentano delle attività e verranno ripartiti lungo la durata dell’intero contratto, a condizione che:
o I costi sono direttamente correlati al contratto
o Consentono all’impresa di disporre di nuove o maggiori risorse per adempiere
o I costi saranno recuperati
o Sempre a conto economico spese generali, spese amministrative, perdite di materiale e/o di ore di lavoro
o Ammortamento delle attività. Gli IFRS non dicono come ammortizzarli, appare logico di fare l’ammortamento per quote
costanti correlato alla durata del contratto.
o Svalutazione delle attività se ricorrono le condizioni
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Contributi pubblici (IAS 20)
I contributi pubblici sono aiuti dati dallo Stato. Possono essere contributi pubblici che hanno un’obbligazione di fare (es. l’azienda a
fronte di essere più sostenibile riceve un contributo oppure lo Stato ti dà dei soldi se compri un impianto nuovo) e contributi pubblici
che non hanno un’obbligazione di fare (contributo a fondo perduto, es. contributo per calmierare i costi energetici). Gli IFRS non
fanno una gran distinzione, le alternative sono o lo metti a ricavo o lo porti a riduzione dei costi che si sostengono
Rilevazione dei contributi pubblici e rappresentazione in bilancio
• Contabilizzati quando sono ragionevolmente certi, il più delle volte può volere dire quando l’ho incassato.
• Pro rata temporis, se il contributo è connesso a un sostegno per un arco temporale più o meno lungo lo devo spalmare lungo il
tempo entro cui ricevo il contributo
• Contributi in natura --> viene valutato al fair value dell’asset
• Separata indicazione a ricavo oppure in diminuzione dei relativi costi. Gli IFRS non fanno una grande distinzione tra contributi
pubblici con obbligazione di fare o senza.
Se io ricevo un contributo a fronte di un obbligo di comprare un impianto, io iscrivo l’impianto a 900 (1000 di ricavi 100 di costi)
-‐-‐> contributo a fronte di costi che devo o ho sostenuto lo porto in riduzione dei costi.
Se invece ho un contributo che non ha dei costi lo mando direttamente a ricavo quando è ragionevolmente certe (contributo a
fondo perduto). Il contributo ricevuto per calmierare i costi energetici lo iscriverò a ricavo
• Perdita del diritto
Se il contributo era rimasto a Conto Economico dovrò rilevare quella perdita di diritto a CE.
Esempio: nel 2020 ho ricevuto un contributo di 100, ma scoprono che non avevo il diritto. Quindi nel 2023 registrerò una
perdita di 100.
Tuttavia, se avevo ricevuto un contributo in conto impianti di 100, il cespite da 1000 (costo) viene iscritto a 900 e viene
ammortizzato a quote costanti di 90 all’anno. Arrivato al terzo anno si accorgono che non avevo il diritto del contributo. In
questo caso devo riaumentare il valore del cespite e rilevare in un unico esercizio tutti gli ammortamenti che non avevo fatto
negli anni precedenti, devo cioè riallineare il valore del cespite.
• Contributi sotto forma di assistenza richiedono solo informativa a livello di bilancio
Esempio: lo stato dice a una startup che da come contributo una consulenza.
Aggregazioni aziendali (IFRS 3)
Aspetti introduttivi
Ø Il concetto di business combination (qualunque tipo di aggregazione, fusione, acquisto d’azienda, scissione)
Ø IFRS 3 disciplina il modo in cui l’acquirente rileva e valuta il business acquisito
Considerazioni preliminari
Cos’è un’aggregazione aziendale (business combination)?
• In Italia le operazioni di aggregazione aziendale hanno una regolamentazione civilistica – fiscale alquanto eterogenea
• IFRS 3 non prevede più regimi contabili alternativi/opzionali, ma solo (salvo pochissime eccezioni) il metodo dell’acquisizione del
controllo, il cosiddetto «acquisition method» (quando compro rilevo il fair value di quello che sto rilevando)
Indipendentemente dalla forma giuridica della transazione e dallo strumento giuridico utilizzato per il pagamento, le operazioni in
parola devono essere sempre contabilizzate come acquisizioni -‐-‐> logica estremante semplificata rispetto alla logica italiana
Definizioni
L’IFRS 3 fornisce le seguenti definizioni:
• un’aggregazione aziendale come un’operazione o altro evento in cui un acquirente acquisisce il controllo di una o più attività
aziendali;
• anche le operazioni talvolta denominate «fusioni pure» sono aggregazioni aziendali -‐-‐> soggetto A fonde B e nasce C. Per capire
chi dei due è il soggetto aggregante devo vedere dentro C chi ha le leve di comando, se sono i manager di A è A il soggetto
aggregatore. Il soggetto aggregatore è importante perché le attività e passività dell’acquirente sono valutate al fair value
• è acquisita l'attività aziendale o le attività aziendali di cui l'acquirente acquisisce il controllo in una aggregazione aziendale;
• il fair value è il prezzo che si percepirebbe per la vendita di un'attività ovvero che si pagherebbe per il trasferimento di una
passività in una regolare operazione tra operatori di mercato alla data di valutazione (vedere IFRS 13);
• l’avviamento è un’attività che rappresenta i futuri benefici economici risultanti da altre attività acquisite in una aggregazione
aziendale, non individuate singolarmente e rilevate separatamente;
• un'attività è identificabile se:
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a) è separabile, ossia può essere separata o scorporata dall'entità e venduta, trasferita, data in licenza, locata o scambiata,
individualmente o nel contesto di un relativo contratto, attività o passività identificabile, indipendentemente dal fatto che
l'entità intenda farlo o meno; ovvero
b) deriva da diritti contrattuali o da altri diritti legali, indipendentemente dal fatto che tali diritti siano trasferibili o separabili
dall'entità o da altri diritti e obbligazioni.
Casi di esclusione
L’IFRS 3 non si applica alle seguenti situazioni, quindi non sono considerate una aggregazione aziendale:
o joint venture
o aggregazioni di aziende sotto comune controllo
o aggregazioni a cui partecipano entità con scopo mutualistico
o consorzi e raggruppamenti temporanei d’impresa
Sintesi delle operazioni di business combinations
• fusione (propria / per incorporazione)
• conferimento
• scissione (totale / parziale)
• acquisto d’azienda o di ramo d’azienda
• acquisto del controllo di una società (mediante denaro / con corrispettivo di azioni / mediante scambio di partecipazioni)
Cessione di ramo d’azienda
B opera in Lombardia ed include due rami d’azienda, il ramo: mobili
d’ufficio Lombardia ed il ramo mobili per la casa Lombardia.
A è attiva nel solo mercato dei mobili
d’ufficio nelle regioni di Piemonte, Val D’Aosta e Liguria.
B concorda la cessione del ramo mobili d’ufficio ad A.
L’acquisto del ramo
d’azienda mobili d’ufficio Lombardia rappresenta un’aggregazione aziendale;
infatti, l’oggetto della cessione è rappresentato da: Un insieme integrato di
attività e beni che può
essere condotto e gestito allo scopo di assicurare un rendimento sotto forma
di dividendi, di minori costi o di altri benefici economici direttamente agli
investitori o ad altri soci, membri o partecipanti: cioè di un’attività aziendale.
Un esempio di acquisizione tramite costituzione di nuova società
Quando una nuova entità è costituita per realizzare una
aggregazione aziendale:
• Emissione di strumenti di capitale – una delle entità
aggreganti che esistevano prima dell’aggregazione
aziendale è identificata come acquirente.
• Trasferimento di denaro o altre attività o assume passività
– quella entità potrebbe essere l’acquirente.
Acquisizioni inverse
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L’entità che emette le azioni è solitamente l’acquirente.
Tuttavia, tutti i fatti e le circostanze pertinenti saranno considerati per
determinare quale entità ha ottenuto il controllo dell’altra.
Laddove B è identificato come l’acquirente si ha una acquisizione Inversa e B
valuta A al fair value.
L’IFRS 3 fornisce indicazioni su come contabilizzare una acquisizione inversa.
Modalità di contabilizzazione: premessa
• Acquisition method: nel bilancio del soggetto aggregante:
o le attività e le passività del soggetto acquirente rimangono iscritte a
valori contabili. Se A compra B le passività di A rimangono iscritte ai valori contabili. Quindi nel suo bilancio tengo i suoi
valori contabili e aggiungo il fair value di B
o le attività e le passività del soggetto acquisito sono iscritte al fair value. Le attività di B che entrano dentro A sono valutate
al fair value
• Si sviluppa operativamente in 5 fasi:
1) Identificazione dell’aggregante
2) Determinazione della data rilevante per l’aggregazione in quanto in quella data misuro il fair value
3) Determinazione del corrispettivo per l’acquisizione perché altrimenti non riuscirei a determinare il debito
4) Rilevazione e valutazione delle attività identificabili acquisite, delle passività acquisite
5) Rilevazione e misurazione dell’avviamento o dell’utile derivante da un buon affare.
Dall’aggregazione può saltare fuori o l’avviamento positivo o negativo. Tuttavia, i principi contabili internazionali non
parlano mai di avviamento negativo, quindi la rilevazione e misurazione se è positivo è avviamento (dare in SP), se è
negativo si parla di ricavo o utile derivante da un buon affare. Se io ho un avviamento negativo la contropartita per
chiudere il minore debito rispetto al fair value è una voce di ricavo, quindi un avere in Conto Economico.
Modalità di contabilizzazione
• L'entità che acquisisce il controllo dell'acquisita è l’acquirente
• Una delle entità partecipanti all'aggregazione deve sempre essere identificata come acquirente, anche in presenza di fusione
per unione ➔ ove possibili regole contenute nell’IFRS 10 (Bilancio Consolidato)
• Patrimonio trasferito dal soggetto acquisito va al fair value
• Patrimonio dell’acquirente rimane a book value
• Nelle acquisizioni inverse devo andare a vedere la prevalenza della sostanza sulla forma.
• La determinazione della data è rilevante per l’aggregazione perché è la data in cui l’acquirente ottiene il controllo – closing date
Data dell’acquisizione
È la data in cui l’acquirente ottiene il controllo sull’acquisita e generalmente coincide con la data in cui il corrispettivo è trasferito e le
passività assunte. In Italia è il momento in cui si fa il closing del contratto che prevede una quota parte del pagamento.
Tutti i fatti e le circostanze pertinenti sono presi in considerazione. Infatti, l’ottenimento del controllo potrebbe essere sottoposto a
condizioni sospensive o regolamentari: ad es. Autorizzazione del governo o dell’Antitrust. In questi casi pur avendo già siglato accordi
vincolanti le condizioni sospensive potrebbero causare la mancata assunzione del controllo dell’oggetto dell’acquisizione.
Modalità di contabilizzazione
• Il corrispettivo di un’aggregazione aziendale è dato dalla somma del fair value – alla data di acquisizione -‐ delle attività cedute,
delle passività sostenute o assunte e degli strumenti rappresentativi del capitale emessi
dall’acquirente in cambio del controllo sull’acquisto
• Include le passività sostenute o assunte dall’acquirente in cambio del controllo
• Non devono essere considerate le perdite future
• Non include gli altri costi attribuibili all’aggregazione, quali i compensi dei professionisti, dei revisori e dei legali coinvolti
nell’operazione (rimangono a conto economico)
• Costi per la negoziazione e l’emissione di passività finanziarie (IAS 39) devono essere inseriti nella misurazione iniziale della
passività, e non inclusi nel costo dell’aggregazione
• Idem costi per l’emissione di strumenti rappresentativi di capitale
• La data dell’acquisizione (n.b.: rilevante ai fini della determinazione del FV) deve essere individuata in base agli aspetti
sostanziali dell’operazione
• Le attività immateriali devono essere separatamente individuate, il relativo fair value possa essere attendibilmente valutato e
siano separatamente identificabili dall’avviamento
• L’avviamento ➔ impairment test annuale
• Le aggregazioni realizzate in più fasi
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Corrispettivo della transazione
Aggregato di:
• I fair value alle date di acquisizione delle attività trasferite,
• Passività assunte, e
• Strumenti di capitale emessi dall’acquirente.
Escludere i costi direttamente attribuibili:
• Costi di transazione spesati quando sostenuti;
• Costi di emissione di strumenti di capitale sono portati a riduzione del PN;
• Costi per l’emissione/organizzazione delle passività finanziarie sono incluse nella misurazione delle passività.
Se l’acquirente emette strumenti di capitale, questi sono misurati al fair value alla data di acquisizione.
Corrispettivo della transazione
Occorre includere nel corrispettivo della transazione il fair value, alla data di acquisizione, delle eventuali contingent consideration
(corrispettivo potenziale, earn-‐out/aggiustamento prezzo).
Condizioni:
Ø Obbligo di pagare corrispettivo potenziale classificato come:
• Passività potenziali o
• Strumenti di capitale
Ø Diritto di ottenere la restituzione del corrispettivo se certe condizioni sono soddisfatte
Se connesso a condizioni di impiego ➔ Remunerazione per servizi e NON corrispettivo potenziale.
Valutare le attività e le passività acquisite
Rilevazione delle attività identificabili acquisite e delle passività assunte al fair value alla data di acquisizione a condizione che:
ü Soddisfino la definizione di una attività o passività (Framework per la preparazione e presentazione del bilancio),
ü Facciano parte di quello che l’acquirente e l’acquisita si sono scambiati nella transazione.
Non solo le attività ma anche le passività acquisite devono essere valutate al loro fair value alla data di acquisizione
Le passività potenziali sono rilevate solo se:
1) Si riferiscono ad una obbligazione già presente nella parte che acquistiamo derivante da effetti passati
2) Il fair value può essere determinato in modo attendibile.
Nell’ambito della rilevazione delle attività e delle passività si devono far emergere anche quelle attività e/o passività che potrebbero
non trovare un corrispettivo nel bilancio dell’acquisita a costi storici, esempi:
ü Customer list;
ü Code contrattuali (contratti che prevedono ancora delle obbligazioni da fare);
ü Know-‐How;
ü Passività potenziali;
Perdite future stimate/presunte:
• Non possono essere rilevate passività per perdite future o costi dell’acquisita, in quanto i costi non sono passività dell’acquisita
alla data di acquisizione.
• Sono rilevate quando i costi sono sostenuti nel bilancio post acquisizione.
• Periodo di valutazione
• Nuove informazioni sui fatti e le circostanze che esistevano alla data di acquisizione ➔ rideterminare alla data di acquisizione.
• Termina appena l’acquirente riceve le informazioni che stava cercando su fatti e circostanze in essere alla data di acquisizione o
appura che non è possibile ottenere maggiori informazioni.
• Il periodo di valutazione non è automaticamente un anno dalla data di acquisizione, dal momento che non può eccedere l’anno
solare.
La determinazione dell’avviamento
L’avviamento è valutato come la differenza tra:
(i) L’aggregato di:
• Corrispettivo trasferito (fair value alla data di acquisizione), se pago in denaro il fair value corrisponde al valore nominale, se io
pago con qualcosa di diverso dal denaro, oppure pago in denaro con dilazioni di pagamento molto lunghe devo utilizzare il fair
value alla data di acquisizione.
• Partecipazioni di minoranza nell’acquisita, se presenti; e
• Partecipazioni precedentemente detenuti nell’acquisita (fair value alla data di acquisizione).
(ii) Il valore netto (totale attività al fair value – totale passività al fair value) alla data di acquisizione delle attività acquisite e delle
passività assunte (al fair value)
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Se (i) > (ii) = avviamento
Se (i) < (ii) = ricavo
Se (i) = (ii) = non c’è avviamento e utile sull’operazione
o Attività non ammortizzabile.
o Test di impairment annualmente e più frequentemente se ci sono indicatori di impairment (come da IAS 36 Riduzione durevole
di valore delle attività).
Gli strumenti finanziari (IAS 32, IFRS 9, IFRS 7)
Definizione
Gli strumenti finanziari sono definiti come qualsiasi contratto che dia origine ad
un’attività finanziaria, o ad una passività finanziaria o uno strumento rappresentativo
di capitale.
Non riguarda solo obbligazioni o titoli, ma anche un credito o debito
Il concetto di strumento finanziario all’interno degli IAS/IFRS
Nell’ambito dell’economia delle aziende gli strumenti finanziari sono strumenti molto importanti, con una presenza diffusa e un
impatto rilevante sulla situazione finanziaria.
È uno strumento finanziario qualsiasi contratto che dia origine a:
Attività finanziarie
• disponibilità liquide;
• diritto contrattuale a ricevere disponibilità liquide o un’altra attività finanziaria (es. credito commerciale);
• diritto contrattuale a scambiare strumenti finanziari a condizioni potenzialmente favorevoli (es. pronto contro termini attivi);
• strumento rappresentativo di patrimonio netto di un’altra impresa (es. partecipazioni)
Passività finanziarie
Qualsiasi obbligazione contrattuale a:
• consegnare disponibilità liquide o un’altra attività finanziaria (es. mutui e prestiti obbligazionari);
• scambiare strumenti finanziari con un’altra impresa a condizioni potenzialmente sfavorevoli (es. pronto contro termini passivi)
• debiti
Strumento rappresentativo di PN
• qualsiasi contratto che rappresenti una partecipazione residua nell’attivo di un’impresa al netto di tutte le sue passività (azioni,
diritti di acquistare azioni)
Passività vs. capitale proprio
La classificazione in passività e capitale proprio dipende alla sostanza e non dalla forma legale dello strumento
Nel contesto dello IAS 32 il concetto di “sostanza” risponde alle seguenti domande:
• esiste un obbligo legale o contrattuale al pagamento? -‐-‐> se la risposta è no, non abbiamo una passività ma capitale proprio
• il management ha la possibilità di evitare il pagamento? -‐-‐> se la risposta è sì, è capitale proprio
• con quali modalità e a seguito di quali eventi è dovuto il pagamento?
Casistica
v Passività condizionate dall’avvenimento di determinate situazioni ➔ passività
v Strumenti finanziari compositi (es. obbligazioni convertibili in azioni) ➔ rilevazione separata
v Azioni proprie ➔ a riduzione del patrimonio netto
v Perdite/utili su azioni proprie ➔ a patrimonio netto
v Dividendi distribuiti ➔ a riduzione del patrimonio netto
v Se azioni o quote capitale proprio sono rilevate come passività (Es. azione privilegiata che preveda il rimborso obbligatorio da
parte dell’emittente di somme) ➔ dividendi a costo
v Interessi ➔ a conto economico
v Costi di transazione riferiti ad operazione sul capitale ➔ a patrimonio netto.
v Compensazione tra attività e passività finanziarie, consentite se:
1) compensazione prevista contrattualmente / ex lege
2) l’impresa intende avvalersi della compensazione e provvederà al regolamento del saldo netto
***cessione del credito pro solvendo NO compensazione con debito per anticipo cessione***
Rilevazione e valutazione iniziale
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La rilevazione iniziale avviene alternativamente alla data di negoziazione (Data in cui avviene la transazione) o a quella di
regolamento (Data di stipula contratto). Il momento in cui rilevo inizialmente uno strumento finanziario può essere quanto
sottoscrivo il contratto o quando avviene la transazione, non necessariamente i due momenti coincidono.
La rilevazione e valutazione iniziale va al Fair Value, che normalmente dovrebbe essere il prezzo dell’operazione.
«day 1 gain or loss»
Titolo quotato valutato al FV viene acquisito quando il prezzo di mercato è 100. La consegna avviene il giorno successivo quando il
prezzo di mercato è 101.
Il titolo viene iscritto a 101, l’uscita di cassa è di 100 e la differenza di 1 va a conto economico come provento.
Titoli 101
Banca c/c 100
Plusvalenza 1
Valutazione al Fair Value da input di livello 3
Input di livello 1: valore di mercato nel momento in cui rilevi l’operazione
Input da livello 3: tecniche di valutazione alimentate da input non osservabili sul mercato
In questo caso la contabilizzazione iniziale va al prezzo dell’operazione. Analoga soluzione nel caso in cui il FV non sia determinabile
Passività finanziarie: rilevazione e valutazione iniziale. Approfondiamo….
Rilevazione al momento del contratto
Valore inziale = fair value -‐ costi dell’operazione/transazione = importo del debito da pagare alla scadenza +/-‐ aggio/disaggio
d’emissione -‐ costi dell’operazione/transazione
Ø per i debiti commerciali ciò significa che il valore iniziale è pari al valore nominale, salvo tempi di dilazione fuori dalla norma, che
richiederebbero lo scorporo degli interessi passivi dal costo del materiale/servizio acquisito.
Classificazione delle attività finanziarie
Metodi di contabilizzazione delle attività, non alternativi:
1. Al costo ammortizzato
2. Al fair value rilevato nelle altre componenti di conto economico con contropartita patrimonio (FVOCI) -‐-‐> fair value Other
Comprehensive Income
3. Al fair value rilevato nell’utile / perdita di esercizio con contabilizzazione al CE (FVPL) -‐-‐> fair value profit and loss
Non sono alternativi, la scelta dipende da:
• aspetti «soggettivi», ossia aspetto tipico del soggetto (non è una soggettività legata alla tua possibilità di decidere). Soggettività
legata al business model per lo strumento finanziario -‐ acquisito per trading o per essere detenuto fino a scadenza
Se parliamo di un tiolo, questo può essere acquistato da una ONLUS oppure da una banca (soggetti giuridici molto diversi). La
ONLUS lo compra per fare investimento alternativo per godere dei flussi che terrà fino a scadenza, mentre la banca specula. La
ONLUS quindi dovrà trattarlo in un certo modo perché non sta facendo trading, mentre la banca appena riuscirà lo venderà.
• aspetti «oggettivi» legati alle caratteristiche dello strumento finanziario
Il modello di business
Modalità con cui l’impresa gestisce le proprie attività finanziarie al fine di generare flussi finanziari.
Valutazione deve essere basata su scenari che sono destinati a verificarsi sulla base di scenari «ragionevoli»
Ø Caratteristiche oggettive dl business influenzano
Ø Esistenza di più modelli di business all’interno di una impresa. In questo caso gli IFRS dicono che dobbiamo dividere i modelli di
business; quindi, la valutazione deve essere fatta in base a come conduci dentro la tua azienda i singoli modelli di business, non
a livello di entità.
Esempio: la banca ha più modelli di business. Quindi all’interno dei suoi strumenti dovrà identificare i vari modelli di business
I tre modelli di business più classici
Ø Hold to collect -‐-‐> acquisti per tenere lo strumento
Ø Hold to collect and sell -‐-‐> acquisti per tenere lo strumento e per venderlo
Ø Modelli di business diversi dai precedenti
Classificazione delle attività finanziarie: Costo Ammortizzato
Ripartire il beneficio del titolo in base alla sua durata, ipotizzando di portarla a termine
Applico il costo ammortizzato (no fair value), se congiuntamente:
1. L’attività finanziaria è detenuta con il fine di ottenere i flussi finanziari contrattuali (tengo il titolo per avere i dividendi)
2. I termini contrattuali prevedono a determinate scadenze flussi finanziari rappresentati da capitale e interessi sul capitale
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Es. ho comprato un’obbligazione a 10 anni, mi comporta un investimento di 100 a fronte del quale avrò 120. Il costo ammortizzato
prevede che al termine del periodo avrai la restituzione del capitale di 100 e man mano che passa il tempo incassi gli interessi
derivanti dal rendimento del titolo.
Se io l’obbligazione non la tengo fino a scadenza non avrà indietro 100, ma un valore in base al rendimento di cui ho goduto.
Classificazione delle attività finanziarie: FVOCI
Se congiuntamente:
1. L’attività finanziaria è detenuta non solo per beneficiare dei flussi finanziari contrattuali, ma anche mediante la vendita dello
strumento
2. I termini contrattuali prevedono a determinate scadenze flussi finanziari rappresentati da capitale e interessi sul capitale
In questo caso a contropartita ho una voce di patrimonio.
La variazione di FV è rappresentata nel prospetto OCI, quale potenziale plus/minus.
Al momento della cessione l’importo cumulato della plus/minus viene girato a ricavo/costo (conto economico, parte alta)
Classificazione delle attività finanziarie: FVPL
Criterio di «default», per quelle attività finanziarie che:
1. Presentano un business model improntato al trading e
2. Termini contrattuali non prevedono solamente pagamento di interessi e capitale
Costi accessori diretti vanno considerati come oneri e imputati a conto economico.
Criterio «opzionabile» (si può utilizzare sempre), se si elimina/riduce «l’asimmetria contabile»
Tipologia strumenti finanziari e criteri valutativi
Le altre partecipazioni hanno come valutazione possibile o FVPL o FVOCI.
Io l’asimmetria contabile la ho con le attività e passività finanziarie.
Per le attività finanziarie io ho le tre tipologie di metodo, mentre per le
passività finanziarie io ho solo il FVTPL e costo ammortizzato.
Come attività finanziaria, io ho l’opzione di non utilizzare FVOCI e posso
usare FVPL tutte le volte che ricorro al FVPL per dare evidenza del fatto
che ci sono passività finanziarie concettualmente simmetriche che generano delle attività finanziarie. L’asimmetria contabile la
supero solo andando a fare il FVPL per le attività finanziarie.
Classificazione delle passività finanziarie
1. Al costo ammortizzato (regola generale)
2. Al fair value rilevato nell’utile / perdita di esercizio (FVPL)
La valutazione al FVPL è possibile quando:
ü è coerente con il modello di business
ü si tratta di derivati in posizione passiva
ü hanno lo scopo di eliminare un’asimmetria contabile
ü sono gestite all’interno di un gruppo di strumenti attivi e passivi
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Riassumendo…
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