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UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

Sede di Milano

Facoltà di Economia

Corso di Laurea in Economia e Gestione Aziendale

Pro e contro della redazione del bilancio di


esercizio secondo gli IAS/IFRS: analisi degli
effetti sulle PMI

Relatore:

Prof. Elisa Raoli

Elaborato finale di:

Emma Camuncoli

N. Matricola:

5006874

Anno Accademico 2022/2023


Indice

Introduzione …………………………………………………………………… 5

CAPITOLO PRIMO

Il bilancio di esercizio, le sue principali funzioni e gli obbiettivi

1.1. Il bilancio e le dinamiche aziendali ……………………………………. 6


1.2 I soggetti ai quali si rivolge il bilancio: i portatori di interesse
verso l’impresa …………………………………………………………… 7
1.3 La struttura di bilancio ‘’nazionale’’ e ‘’internazionale’’……………… 9
1.4 Le diverse finalità informative del legislatore e dello IASB ……………. 12
1.5 La clausola generale di bilancio ………………………………………… 15

CAPITOLO SECONDO

L’introduzione degli IAS/IFRS in Italia (approfondimento legislativo)

2.1 Volontà della Comunità Europea di armonizzare e rendere comparabili


le norme contabili dei suoi Stati membri ………………………………... 16
2.2 Adozione della Direttiva 2001/65/CE e del regolamento IAS
(Direttiva 1606/2002) ……………………………………………………... 17
2.3 Introduzione degli IAS e IFRS a seguito di interventi legislativi in Italia:
modifiche al Codice civile in materia di società …………………………. 20
2.4 Decreto Legislativo 38/2005 ‘Testo Unico sulla Finanza’ ………………. 21
2.5 Decreto Legislativo 27 gennaio 2010 n. 39 che ha recepito
il Regolamento CE 1606/2002 ……………………………………………. 22
2.6 Istituzione dell’Organismo Italiano di Contabilità OIC e Comitato
2
di Coordinamento delle Autorità indipendenti per la contabilità e
la revisione (COCOBAR) …………………………………………………. 23
2.7 Evoluzione normativa in materia di IAS/IFRS e
convivenza con i PCI ……………………………………………………. 24

CAPITOLO TERZO

Principi contabili nazionali ed internazionali: un’analisi comparativa

3.1 Il principio della prudenza: la diversa rilevanza assunta


nel modello IAS/IFRS ……………………………………………………. 25
3.2 Ambiti ed effetti della valutazione secondo il criterio del fair value
comparato al costo storico ………………………………………………... 27
3.3 Svalutazione delle attività nei principi contabili nazionali e
internazionali e introduzione all’impairment test ………………………. 30

CAPITOLO QUARTO

I possibili effetti dell’applicazione degli IAS/IFRS sulle PMI

4.1 Standard IFRS for SMEs (IFRS per le PMI) …………………………… 32


4.2 Standardizzazione dei principi contabili …………………………………. 34
4.3 Variazioni negli indicatori finanziari ……………………………………. 34
4.4 Migliore accesso al finanziamento ………………………………………. 36
4.5 Gli effetti sul rating e sul merito creditizio ……………………………… 37
4.6 Miglior qualità, coerenza e trasparenza delle informazioni finanziarie .. 38
4.7 Maggiori costi di implementazione ……………………………………… 40

Conclusioni ……………………………………………………………………... 42

Indice bibliografico ……………………………………………………………... 44

3
Indice sitografico ……………………………………………………………….. 45

4
Introduzione

Obiettivo principale del presente lavoro di tesi è l’analisi dei principi contabili internazionali
IAS/IFRS, in un’ottica di costante confronto con i principi contabili definiti dal legislatore
nazionale.
La scelta di approfondire la redazione del bilancio secondo gli IAS/IFRS è stata motivata
dall’estrema attualità di questa tematica. La globalizzazione dell’economia alla quale si sta
assistendo in questi ultimi decenni è stata, infatti, talmente intensa da ‘imporre’ un adeguamento
delle regole contabili nazionali, assecondando così il ‘trend’ in corso di apertura verso i mercati
internazionali.
Tra i cambiamenti fondamentali a cui si è assistito nella storia recente, conseguenti alla sopra
menzionata globalizzazione, trovano menzione l’aumento dei traffici internazionali e degli
investimenti esteri, i cambiamenti nel sistema monetario internazionale e la nascita delle imprese
multinazionali.
Mentre in passato le società facevano riferimento al mercato nazionale per raccogliere la risorse
finanziarie di cui necessitavano, ora si interfacciano con mercati internazionali di capitali.
Dall’esigenza di rivolgersi ad utilizzatori di estrazione internazionale deriva la necessità di
pervenire ad una ‘armonizzazione contabile’.
Con il termine ‘armonizzazione contabile’ si intende, invero, quel processo che aumenta la
comparabilità delle pratiche contabili, fissando dei limiti al loro grado di differenziazione.
Questo elaborato, strutturato in quattro capitoli, si propone di mettere a confronto alcune importanti
differenze tra i due sistemi contabili (nazionale e basato su IAS/IFRS) e di illustrare, nel limite
consentito da un’analisi generale, come il risultato economico e la situazione patrimoniale vengono
influenzate dalla scelta di uno rispetto all’altro.
Il primo capitolo ha la finalità di offrire una breve panoramica sul bilancio di esercizio, quale
strumento informativo dell’attività di impresa a disposizione degli utilizzatori di tale strumento.
Si procederà, quindi, mantenendo, per tutto il corso della trattazione, un’ottica di confronto tra i due
modelli (nazionale e basato su IAS/IFRS), con particolare riguardo alla definizione della struttura
del bilancio, alle sue finalità e ai principi fondamentali (o postulati) che ne guidano la redazione.
La necessità di adottare un unico insieme di principi contabili internazionali, è il risultato di un
lungo percorso normativo riassunto, nelle sue tappe fondamentali, nel capitolo secondo, che
ripercorre gli interventi, a livello europeo e nazionale, che hanno portato verso una sempre più
uniforme convergenza dei principi contabili.
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Con il capitolo terzo si entrerà più nello specifico dell’analisi comparativa tra i principi contabili
IAS/IFRS e le disposizioni del nostro Codice civile, introducendo, fra gli altri, il concetto di fair
value e impairement test.
Nel quarto ed ultimo capitolo si è voluto dedicare spazio agli effetti dell’applicazione dei principi
contabili internazionali sulle piccole e medie imprese (PMI), alla luce della centralità che queste
realtà imprenditoriali assumono nell’economia del nostro paese.
Per numero, fatturato e impiego di forza lavoro, le PMI rappresentano, infatti, una struttura portante
dell’intero sistema produttivo nazionale, generando, esse sole, il 41% dell’intero fatturato prodotto
in Italia.

1. Il bilancio di esercizio: le sue principali funzioni e gli


obiettivi

1.1 Introduzione: il bilancio e le dinamiche aziendali.

Per iniziare la trattazione, è fondamentale innanzitutto fornire una definizione del bilancio,
specificandone le diverse funzioni che esso assume all’interno e all’esterno della realtà aziendale, i
soggetti ai quali si rivolge e gli obbiettivi che il management si pone di realizzare attraverso
l’informativa di bilancio.
Il bilancio è un sistema di valori comunemente assunto quale principale strumento informativo della
gestione dell’istituto aziendale, attraverso il quale si intende dare una rappresentazione parziale,
sintetica e convenzionale della realtà aziendale.
È bene soffermarsi inizialmente sulla nozione di impresa o azienda di produzione, intesa come ente
economico organizzato, finalizzato alla produzione di beni e/o servizi destinati al mercato attraverso
il processo di scambio.
La gestione è invece il complesso delle operazioni simultanee e successive compiute durante l’arco
di vita dell’impresa.
Il bilancio si riferisce ad un esercizio (cd. Bilancio di esercizio), inteso, quest’ultimo, come
l’insieme delle operazioni compiute in un periodo amministrativo, ovvero nell’arco di tempo nel
quale si fraziona idealmente e convenzionalmente la gestione.

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Tuttavia, la rappresentazione dell’azienda offerta dai bilanci è necessariamente parziale, poiché essa
è un sistema eccessivamente complesso, che necessita di essere rappresentato attraverso uno
strumento che faccia uso di ipotesi semplificatrici, evidenziandone gli aspetti ritenuti prioritari e
sottacendo, invece, quelli secondari e non idonei di rappresentazione attraverso l’informativa di
bilancio.
L’informazione offerta è, altresì, estremamente sintetica, a causa della natura essenzialmente
quantitativa di questo modello, che circoscrive la rappresentazione delle parti componenti il sistema
aziendale a quelle traducibili in cifre: l’insieme dei beni rappresentanti il suo patrimonio e la
moltitudine di operazioni effettuate deve infatti essere tradotta in poche e significative cifre.
Infine, il bilancio è un modello convenzionale, perché l’ammontare e la configurazione di reddito e
di capitale non rappresenta la ‘’vera’’ situazione aziendale, ma è il risultato dell’applicazione delle
regole convenzionalmente dettate per la sua costruzione.

1.2 I soggetti ai quali si rivolge il bilancio: i portatori di interesse verso l’impresa.

L’ambiente dell’impresa è l’insieme delle variabili che determinano la vita di un’azienda.


Esso assurge ad un complesso campo di azione aziendale, in cui si determinano interrelazioni
competitive e/o cooperative varie e stimolanti.
Tale campo è naturalmente governato sia da forze favorevoli, sia da forze contrastanti (intese come
minacce alla continuità aziendale).
È competenza necessaria dell’impresa, affinché non ne sia pregiudicata la sua sopravvivenza, saper
gestire le forze positive, cogliendo opportunità di profitto e di sviluppo, nel contempo, saper
contrastare le pericolose forze negative.
Le forze che ingeriscono nella gestione aziendale possono avere carattere interno oppure esterno.
Quelle interne, reali o potenziali, sono esercitate da gruppi di persone o singoli che operano nei
confini aziendali e delineano aspettative inerenti al comportamento dell’impresa ed ai risultati.
Tali forze sono rinvenibili, ad esempio, nei vari centri di responsabilità.
D’altro canto, le forze opponenti esterne sono esercitate dai gruppi terzi o soggetti estranei alla
compagine aziendale, tra cui si annoverano, per esempio, i fornitori, i clienti, i concorrenti, i
finanziatori, lo stato e altri enti pubblici.
Tali gruppi di persone, indipendentemente dalla loro natura interna o esterna all’impresa, sono
interessati al comportamento e ai risultati economici, finanziari e patrimoniali dell’impresa, che
cercano di influenzare a proprio vantaggio ed in relazione ai propri fini ed in relazione ai quali
avanzano aspettative, muovendo vere e proprie pressioni.

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Queste spinte, interne ed esterne, pongono l’azienda in un delicato gioco di equilibri, facendo
insorgere la necessità di un proficuo coordinamento tra le persone che prendono parte ai processi
produttivi, in modo da non incorrere nella c.d. ‘entropia organizzativa’ (ovvero a quel fenomeno di
dissipazione di energia che si verifica allorquando l’organizzazione, lasciata a sé stante, tende
fisiologicamente al caos, causando, al limite, addirittura la disaggregazione della struttura aziendale
reggente).
Ad un livello successivo di analisi, tali forze sono riconducibili sistematicamente a diversi
stakeholder, ossia portatori di interesse, che assumono nella nostra trattazione un’importanza
fondamentale, essendo essi i destinatari principali dell’informativa di bilancio.
Il bilancio funge, quindi, da mezzo di comunicazione interno ed esterno, legislativamente valutato
idoneo a fornire una base di conoscenza comune ai diversi potenziali fruitori, tanto da essere
denominato ‘’bilancio pubblico’.
Considerata l’ampiezza dei soggetti destinatari, risulta evidente che esso non possa includere
informazioni dettagliate ed esaustive ad ognuno in funzione degli specifici scopi conoscitivi,
dovendo soddisfare un base comune minima di esigenze informative.
Volendoci soffermare ulteriormente sull’analisi dei portatori di interesse verso l’impresa, in ragione
della centralità che questi soggetti occupano nella funzione informativa del bilancio, è possibile
operare un’ulteriore distinzione, andando a specificare la sottocategoria degli shareholders.
Entrambe le categorie sono parti interessate e coinvolte nell’organizzazione, ma con prospettive
differenti:
- Shareholders (azionisti): Gli shareholders sono i proprietari di una società, ovvero i soci
detentori del capitale di rischio. Essi possiedono azioni o quote della società e hanno, perciò,
un interesse finanziario diretto nella società e il loro obbiettivo è la massimizzazione del
valore azionario. Eserciteranno la loro influenza sull’impresa al fine di ottenere un ritorno
sugli investimenti attraverso dividendi o apprezzamento del valore delle azioni.
- Stakeholders (parti interessate): Gli stakeholders rappresentano un gruppo più ampio di
individui e organizzazioni che sono influenzati dalle attività di un'organizzazione o che
influenzano l'organizzazione stessa, costituendo dunque la macrocategoria nella quale si
annoverano anche gli shareholders, raffigurandosi come tipo di stakeholders interni.
Gli stakeholders possono avere una varietà di interessi, ad esempio finanziari, sociali,
ambientali, etici o legati alla reputazione.
La principale differenza tra shareholders e stakeholders risiede nell'obiettivo principale di ciascun
gruppo. Gli shareholders si concentrano principalmente sul valore finanziario e sulla redditività
dell'organizzazione, mentre gli stakeholders prendono in considerazione una gamma più ampia di

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aree di interesse, incluso l’impegno sociale ambientale e comunitario dell’azienda. Si potrebbe
affermare che gli stakeholders cercano un equilibrio tra i diversi interessi coinvolti
nell’organizzazione, mentre pare notevolmente più circoscritto il campo di interesse degli
shareholders.
È importante notare che, sebbene i shareholders siano considerati stakeholders perché possiedono
quote o azioni dell'azienda e , di conseguenza, rientrano nella definizione di portatori di interesse,
non vale il contrario: non tutti gli stakeholders sono necessariamente azionisti.
Gli stakeholders possono avere un interesse nell'organizzazione per motivi che divergono dalla
proprietà diretta, ad esempio la relazione di lavoro con l'azienda o l'impatto che le attività
dell'azienda hanno sulla loro comunità o sull'ambiente.
L’attenzione che si è deciso di porre nell’analisi di questa differenza, che può sembrare superflua,
risale principalmente, come si approfondirà in seguito, alla necessità di comprendere con maggior
chiarezza le differenze informative del bilancio civilistico e del bilancio redatto secondo i principi
contabili internazionali. Difatti, si vedrà come quest’ultimo sia rivolto principalmente ad una
macrocategoria composta da investitori e altre istituzioni che hanno un interesse finanziario
nell’azienda e di cui quindi, alla luce della definizione poc’anzi fornita, gli shareholder (che si
catalogano come investitori) fanno parte.

1.3 La struttura di bilancio secondo il legislatore e secondo lo IASB: un confronto


Dopo aver brevemente introdotto il concetto di bilancio e aver analizzato l’insieme dei soggetti ai
quali la sua informativa si rivolge, facciamo un fondamentale passo ulteriore nella nostra analisi,
andando a trattare la struttura del modello di bilancio. Verranno in seguito riportati ed analizzati i
documenti di cui si compone, illustrandone per ciascuno le caratteristiche e le finalità.
Un riguardo particolare sarà posto nell’evidenziare le prime differenze di struttura tra il modello
civilistico e il bilancio ‘’internazionale’’.
Soffermandoci dapprima sul bilancio nazionale, vediamo come esso trova riferimento normativo,
circa la sua costruzione, nell’art. 2423 c.c., intitolato,per l'appunto, ‘’redazione del bilancio.’’
Esso è determinato come l’insieme di più documenti, diversi ma congiunti. Tali inscindibili
documenti, raggruppati a sistema, sono: a. lo Stato Patrimoniale (balance sheet); b. Il conto
Economico (profit and loss account); c. Il Rendiconto Finanziario (cash flow statement, previsto,
salve talune eccezioni, dal 2016 in virtù del D.lgs. n.139/2015 in aggiunta agli altri tre documenti
basilari); d. La nota integrativa (notes to the financial statements).
Ai fini di una maggior chiarezza espositiva, viene riportato il contenuto integrale dell’articolo 2423
c.c., definito come segue:

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Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale,
dal conto economico, ( dal rendiconto finanziario) e dalla nota integrativa. (246)1 . Il bilancio
deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione
patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell'esercizio.
Se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una
rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari
necessarie
allo scopo.
Se, in casi eccezionali, l'applicazione di una disposizione degli articoli seguenti e' incompatibile
con la rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La
nota
integrativa deve motivare la deroga e deve indicarne l'influenza sulla rappresentazione della
situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico. Gli eventuali utili derivanti dalla
deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile se non in misura corrispondente al
valore recuperato.
Il bilancio deve essere redatto in unità di euro, senza cifre decimali, ad eccezione della nota
integrativa che può essere redatta in migliaia di euro.2
L’accezione del bilancio di esercizio, definito dal Codice civile, è piuttosto ampia: essa
ricomprende due prospetti di derivazione contabile: lo stato patrimoniale, finalizzato a dimostrare
la consistenza del capitale di funzionamento, ed il conto economico, che ha la funzione di restituire
l’entità del risultato economico ascrivibile all'esercizio; accanto ad essi vi è l’obbligo della
redazione del documento informativo, che integra con parole ciò che i due prospetti quantitativi non
posso esaurientemente riferire.
A seguito del Decreto Legislativo 139/2015 (recepito dall’OIC 10), inoltre, è stata resa obbligatoria
la redazione di un ulteriore prospetto, assai diffuso nella practice internazionale, di natura alfa
numerica: il ‘rendiconto finanziario’. La redazione di questo documento, per le società i cui
parametri prevedono la redazione del bilancio ordinario, è imprescindibile a partire dal 1° gennaio
2016.

- Lo stato patrimoniale, si prefigge di rappresentare lo stock di attività e passività facenti


capo all’impresa in un dato momento, nonché l’ammontare del suo patrimonio netto,
ottenuto come differenza contabile tra le attività e le passività. La sua precipua funzione è
1
Aggioramento (246). Il D.Lgs. 18 agosto 2015, n. 139, ha disposto (con l'art. 12, comma 1) che le presenti modifiche
si applicano ai bilanci relativi agli esercizi finanziari aventi inizio a partire dal 1 gennaio 2016.
2
Gazzetta ufficiale, art.2423 Codice civile (redazione del bilancio).
10
quella di esporre grandezze statiche, misurabili con riferimento ad un istante che coincide
con il termine del periodo amministrativo;
- Il conto economico evidenzia il risultato economico conseguito in un lasso di tempo
annuale, ed il cui focus è, quindi, rappresentato dai costi e dai ricavi, dalla cui differenza (tra
la massa dei componenti positivi e quella dei componenti negativi di competenza) scaturisce
l’utile o la perdita di esercizio. Esso evidenzia, pertanto, le principali grandezze economiche
di ‘’flusso’’, al contrario dello stato patrimoniale, che offre una sorta di fotografia dello
stock patrimoniale in un determinato istante.
- La nota integrativa è un documento descrittivo, la cui principale funzione è agevolare
l’interpretazione dei valori esposti nei precedenti prospetti di natura contabile. Oltre alle
informazioni di carattere qualitativo e discorsivo, la cui funzione è quella di approfondire ed
integrare i dati contabili, ha altresì funzione di completamento delle sintetiche informazioni
contenute nei prospetti, andando a specificarle con analisi di dettaglio quantitativo.
- Il rendiconto finanziario è, invece, il nuovo elemento aggiuntivo del set di bilancio, idoneo
a misurare il flusso di cassa prodotto nell’esercizio, inteso come differenza tra gli afflussi
finanziari e i deflussi finanziari occorsi nel periodo amministrativo. Il fine del legislatore,
che ha sancito l’obbligatorietà di questo prospetto, è assicurare un maggior controllo
finanziario dell’impresa (che all’interno di questo documento deve far emergere come e
dove ha reperito e investito risorse finanziarie, il fabbisogno relativo all’attività presente e
futura..).

Inoltre, per le società di capitali in Italia è stato introdotto, con l’entrata in vigore del Decreto
Legislativo 38/2005, l’obbligo di redigere il prospetto del patrimonio netto (già previsto dallo IASB
per la redazione del bilancio secondo i principi contabili internazionali). Tale decreto ha recepito la
Direttiva 2003/51/CE che mirava ad armonizzare alcune norme contabili tra i paesi membri
dell’unione europea.
Giova ora dare, a fini comparativi, una panoramica generale della struttura di bilancio prevista dallo
IASB (international accounting standards board), acronimo di International Accounting Standards
Board, organo indipendente e internazionale responsabile per lo sviluppo e la pubblicazione degli
International Financial Reporting Standards (IFRS).
Il par. 10 dello IAS 1, rubricato ‘’informativa completa di bilancio’’, dispone che il modello
internazionale di bilancio sia composto da più documenti, tra i quali si annoverano:

- Prospetto della situazione patrimoniale-finanziaria;

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- Prospetto di conto economico complessivo dell’esercizio, in riferimento al quale i principi
contabili internazionali non prescrivono alcuna struttura standardizzata: ampia libertà di
scelta è lasciata al legislatore con riferimento allo schema espositivo delle diverse voci;
- Prospetto delle variazioni di patrimonio netto, un documento contabile che mostra in
dettaglio le variazioni avvenute nel patrimonio netto di un’azienda durante un determinato
periodo contabile. Partendo dai risultati attestati dal conto economico complessivo, vengono
riportati i movimenti dei mezzi propri, e vengono fornite informazioni sulle cause specifiche
di questi movimenti. Da intendersi come elementi costitutivi del ‘’patrimonio netto’’ o,
equivalentemente, ‘’mezzi propri’’ sono:
a. capitale sociale
b. riserve
c. utile o perdita netta dell’esercizio
d. altri elementi

- Rendiconto finanziario, che occupa una posizione nettamente centrale nel bilancio redatto
secondo i principi contabili internazionali, esso ha dignità identica agli altri due prospetti
fondamentali del bilancio (stato patrimoniale e conto economico), dignità che si è poi, come
abbiamo visto, cercato di apportare anche all’interno del bilancio civilistico con il decreto
139/2015 in cui è stato di fatto reso obbligatorio anche nell’ordinamento italiano. Esso
permette di valutare la capacità dell’impresa di produrre flussi di denaro;
- Note esplicative (notes to the Financial Statements) che devono contenere le seguenti
informazioni:
a. Criteri di formazione del bilancio e gli specifici principi contabili impiegati
b. Informazioni richieste nei documenti IAS/IFRS e non desumibili dagli altri prospetti
obbligatori
c. Altre informazioni giudicate ‘’di rilievo’’ ai fini della comprensione del bilancio
- Un prospetto della situazione patrimoniale-finanziaria all’inizio del primo esercizio
comparativo

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1.4 Le diverse finalità informative del legislatore e dello IASB
Il par.9 dello IAS 1 prevede che la finalità di bilancio sia quella di fornire informazioni sulla
situazione patrimoniale-finanziaria, sul risultato e sui flussi finanziari di impresa, che siano utili alla
schiera dei soggetti utenti per assumere decisioni di carattere economico.
Nel quadro concettuale degli standard internazionali, particolare enfasi è data proprio al concetto di
utilità delle informazioni (i fenomeni economico aziendali rappresentati devono essere realmente
useful e relevant), a beneficio delle differenti categorie di stakeholder destinatarie di bilancio, tra le
quali spiccano i c.d. capital lender.
Difatti, il modello IAS/IFRS intende dare rilievo principale alla capacità dell’impresa non solo di
generare risultati economici, ma anche soprattutto flussi finanziari sufficienti a remunerare i
soggetti investitori. La categoria direttamente privilegiata sul piano informativo si dimostra essere,
pertanto, quella composta da investitori attuali e potenziali, il cui interesse informativo riguarda il
rischio e il rendimento inerenti all’investimento, che si misura anche attraverso le seguenti variabili
chiave espressive del valore aziendale creato: capital gain, P/E (rapporto prezzo corrente/utile per
azione), payout ratio (che esprime quanta parte dell’utile è distribuita sottoforma di dividendo),
ROE, ROI, cash flow, crescita finanziaria sostenibile.
Alla luce delle sue finalità informative, il focus del modello internazionale risulta essere quello di
indirizzare il mercato, inteso come insieme dei finanziatori (tra cui primariamente gli azionisti),
verso le iniziative imprenditoriali più capaci di produrre ricchezza finanziaria nel tempo, anche su
una base puramente potenziale e quindi non ancora realizzata. Pertanto, è bene ricordare che tali
informazioni, se da un lato riguardano i risultati conseguiti, la situazione finanziaria ed il suo
evolversi nel tempo, dall’altro vogliono rappresentare le potenzialità aziendali in un’ottica di tipo
evolutivo-prospettico.
A motivo della forte influenza della cultura economica anglosassone, la dimensione monetaria
assume una enfasi maggiore rispetto a quanto avviene nel nostro paese, dove la categoria
privilegiata tra gli stakeholder ai quali si rivolge l’informativa di bilancio sono i creditori (specie di
dimensione locale), tra cui si annoverano banche e fornitori, che utilizzano il bilancio civilistico per
valutare la solvibilità dell’azienda e prendere decisioni relative al credito e ai rapporti commerciali.
È chiaro che fatte tali premesse, il principio della prudenza, come verrà approfondito in seguito, non
può che trovare una diversa flessibilità di applicazione nei due modelli, nonostante esso sia
applicato sia nel bilancio civilistico che in quello redatto secondo gli International Accounting
Standards/International Financial Reporting Standards (IAS/IFRS). Nel bilancio civilistico, il
principio della prudenza richiede che gli amministratori adottino criteri conservativi nella
valutazione degli attivi e delle passività dell'azienda.
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Questo approccio conservativo è mirato a evitare sovrastime degli utili e a ridurre il rischio di
svalutazioni future, a tutela per l’appunto del insieme di stakeholder ai quali si rivolge (tra cui
lavoratori e altri creditori). Al contrario, i principi contabili che si pongono alla base della
costruzione del bilancio secondo IAS/IFRS, che andranno adeguatamente approfonditi nel capitolo
III, vogliono si garantire trasparenza, chiarezza e attendibilità dell’informativa, che tuttavia lascia
un maggior spazio di manovra nell’applicazione del principio della prudenza, meno rigida. La
diversa concezione di questo principio consente l’iscrizione in bilancio di componenti positivi o
negativi di reddito non realizzati (l’esempio tipico riguarda il fair value). L’assunzione delle
decisioni da parte dei diversi utilizzatori deve avvenire sulla base della capacità di generare flussi di
cassa, da cui, per altro, si deduce la centralità nell’ordinamento contabile internazionale del
rendiconto finanziario. È questa capacità che costituisce l’obbiettivo informativo del bilancio,
piuttosto che una mera tutela della solidità patrimoniale e della solvibilità dell’impresa che
giustifica un’applicazione così centrale e rigorosa della prudenza dettata dal legislatore italiano.
In particolare, il Framework del 1989 precisa che la soddisfazione delle necessità informative degli
investitori, in qualità̀ di fornitori del capitale di rischio dell’impresa, soddisferà̀ anche le esigenze
informative della maggior parte degli altri utilizzatori.
Dal confronto tra il modello di bilancio delineato dai principi contabili internazionali ed il modello
di bilancio “nazionale” emerge che le due impostazioni concettuali fanno riferimento a contesti
economici, sociali e culturali in cui operano le imprese, estremamente diversi. Il riferimento al
punto di vista dell’investitore, implica una ben precisa finalizzazione del bilancio d’esercizio, che
diventa funzionale alle necessità informative e decisionali dell’investitore (azionista) attuale e
potenziale; una tale prospettiva può̀ avere validità̀ in un contesto nel quale l’economia è
caratterizzata da mercati finanziari efficienti, in cui operano imprese quotate, normalmente di grandi
dimensioni ed è condiviso il principio che l’obiettivo della gestione aziendale è quello di creare
valore per gli azionisti. Al contrario, il bilancio delineato dalla normativa nazionale è rivolto a tutte
le imprese, piccole medie o grandi che siano, quotate o non quotate; in particolare, alle imprese di
medio-piccola dimensione, che operano in un’economia prevalentemente industriale e commerciale,
non presenti nel mercato dei capitali e con una struttura proprietaria concentrata, che hanno come
principali fruitori dell’informazione gli imprenditori stessi ed i creditori sociali, tra cui, in primo
luogo, le banche e l’Amministrazione finanziaria.
In sintesi, mentre il bilancio civilistico è principalmente rivolto ai destinatari a livello nazionale e
locale, il bilancio redatto secondo gli IAS/IFRS ha un pubblico più ampio e internazionale,
coinvolgendo investitori, analisti finanziari e regolatori di tutto il mondo. Questa è una delle ragioni
per cui sempre più società multinazionali hanno scelto di adottare gli standard IAS/IFRS per

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migliorare la trasparenza, la comparabilità e l'accessibilità delle loro informazioni finanziarie a
livello globale.

1.5 La clausola generale di bilancio

Clausola generale – finalità del bilancio


MODELLO CONTABILE IASB MODELLO CONTABILE NAZIONALE
Framework IASB Art. 2423, secondo comma, C.c
Finalità̀ del bilancio è di fornire informazioni sulla Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve
situazione patrimoniale, sul risultato economico e rappresentare in modo veritiero e corretto la
sulle variazioni nella struttura finanziaria situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato
dell’impresa, utili ad una vasta gamma di utilizzatori. economico dell’esercizio.

Secondo l’impostazione civilistica nazionale, la finalità dei bilanci, di cui all’art. 2423 c.c. 2°
comma, è individuata dalla c.d. clausola generale del bilancio, ossia la finalità ‘’suprema’’
assegnata dal legislatore, che impone che tale documento sia redatto con chiarezza e rappresenti in
modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale, finanziaria nonché il risultato economico.
Il presupposto della ‘’chiarezza’’ si ritiene attenere principalmente alla sfera formale della
redazione del bilancio, si intende nell’accezione di chiarezza sostanziale, in tal senso, si intenderà
chiaro un bilancio neutrale, ossia che denoti imparzialità rispetto alle specifiche esigenze
informative dei vari stakeholder. I presupposti di ‘’veridicità’’ e ‘’correttezza’’, invece, afferiscono
alla sfera sostanziale del bilancio; la veridicità consiste nella esatta esposizione dei valori
oggettivamente misurabili e nella valutazione ragionevole delle poste stimate, mentre la
‘’correttezza’’ vuol dire rispetto delle norme contabili prescritte dalla legge e dalla dottrina di
riferimento, nonché condotta degli amministratori secondo diligenza e buona fede.
Alla luce di quanto appena riportato, ciò che preme sottolineare è come secondo le norme del
Codice civile, l’obbiettivo di bilancio si focalizzi maggiormente sulle caratteristiche dello strumento
informativo che sull’utilità delle informazioni ai fini decisionali.
Il principio della rappresentazione veritiera e corretta si pone come principio normativo
‘’sovraordinato’’; da un lato, esso deve prevalere su tutte le norme particolari, compresi i principi
contabili specifici e dall’altro da esso dipendono deduttivamente tutte le altre regole.

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A livello di principi contabili internazionali, la finalità̀ o la clausola generale assegnata al bilancio è
individuata dal Framework, mentre i principi di redazione sono contenuti nello stesso Framework e
nello IAS 1.
I principi generali si suddividono in:
- Assunti fondamentali o di base
- Caratteristiche qualitative delle informazioni contabili
Gli assunti fondamentali sono rappresentati dal principio della competenza e della prospettiva di
funzionamento dell’impresa, in relazione ad essi è poi possibile definire, di riflesso, le
‘’caratteristiche qualitative’’ del bilancio IAS/IFRS.
Il primo (principio della competenza), determina l’attribuzione economico-razionale dei costi e dei
ricavi nei singoli periodi amministrativi in cui è suddivisa la vita dell’impresa. Il secondo si
concretizza nel presupposto della continuità operativa dell’impresa nel prossimo futuro (12 mesi
successivi all’approvazione del documento di bilancio).
Le caratteristiche qualitative delle informazioni contabili sono invece:
a) comprensibilità̀;
b) significatività̀, qualificata ulteriormente in rilevanza;
c) attendibilità̀, qualificata in rappresentazione fedele, prevalenza della sostanza sulla forma,
neutralità̀, prudenza e completezza;
d) confrontabilità̀.
Spicca il declassamento del principio della prudenza, da postulato vero e proprio, com’è inteso nel
Codice civile, a caratteristica qualitativa di livello inferiore
Il modello di bilancio IAS prevede una relazione di tipo “induttivo”, cioè gli specifici principi
contabili internazionali prevalgono sui principi generali e in caso di conflitto tra il quadro
concettuale ed alcuni principi contabili, prevalgono questi ultimi. Un’impostazione metodologica di
tipo “deduttivo” è presente, invece, nel bilancio d’esercizio redatto secondo principi civilistici; il
modello di bilancio si fonda sulla clausola generale, che ha una sua completa autonomia ed i criteri
di valutazione devono essere coerenti con i principi generali.

2. • L’introduzione degli IAS/IFRS in Italia

16
2.1 Volontà della Comunità Europea di armonizzare e rendere comparabili le norme
contabili dei suoi Stati membri.

All’interno della Comunità Europea è stata avvertita, soprattutto a partire dagli anni ’90, la necessità
di riuscire a rendere omogenee le norme contabili a livello internazionale, al fine di favorire la
comparabilità, all’interno del mercato unico europeo, delle informazioni finanziarie delle aziende
operanti in mercati diversi.
Un quadro contabile comune tra i paesi membri avrebbe, infatti, semplificato il confronto tra le
informazioni finanziarie di aziende di paesi diversi, superando il problema delle difficoltà di
comprensione e comparazione, da parte di investitori ed analisti, dei dati finanziari provenienti da
diversi regimi contabili nazionali.
Gli IAS/IFRS sono stati sviluppati al fine di offrire maggiore trasparenza ed intellegibilità delle
informazioni finanziarie riportate nei bilanci societari, con l’intento di poter mettere a disposizione
degli investitori e degli utenti delle informazioni finanziarie predisposte in virtù di una base
normativa comune, che rendesse possibile compiere ogni tipo di valutazione riguardante la
situazione finanziaria delle società.
Il proposito della Comunità Europea era anche quello di facilitare l'accesso delle società europee ai
mercati finanziari internazionali, consentendo alle predette società di accedere a finanziamenti
esteri ed attrarre investitori internazionali, rassicurati dall’utilizzo di standard contabili utilizzati a
livello globale.
Per tale ragione, nel 2001, è stato fondato l'International Accounting Standards Board (IASB), in
sostituzione dell'International Accounting Standards Committee (IASC), il quale, a propria volta,
era stato fondato, sin dal 1973, da un gruppo indipendente di professionisti della contabilità,
provenienti da diverse parti del mondo, con l’obiettivo di sviluppare e promuovere l'adozione di
norme contabili internazionali per l'elaborazione dei bilanci delle aziende a livello globale.
Lo IASB è una organizzazione internazionale indipendente, con sede a Londra, composta da
membri provenienti da diverse parti del mondo ed include al suo interno esperti contabili, revisori e
rappresentanti dell'industria.
Lo IASB è impegnato a sviluppare, in modo indipendente, standard contabili di alta qualità e
adottabili a livello internazionale, con lo scopo di incoraggiare e sostenere gli sforzi di convergenza
contabile internazionale, creando un insieme unificato di norme contabili globalmente accettate e,
nel contempo, pienamente affidabili e comparabili.

17
2.2 Adozione della Direttiva 2001/65/CE e del regolamento IAS (Direttiva 1606/2002).

Il Parlamento europeo ed il Consiglio dell'Unione europea, in data 27 settembre 2001 hanno


adottato la direttiva europea 2001/65/CE3, relativa agli standard internazionali di contabilità
(IAS/IFRS).
Tale direttiva, adottata in base alla procedura legislativa ordinaria prevista dal Trattato sul
funzionamento dell'Unione Europea, riguarda la "costituzione, la trasformazione e lo scioglimento
delle società per azioni".
La direttiva 2001/65/CE è stata adottata, come sopra anticipato, con la finalità di armonizzare le
norme relative all'organizzazione e al funzionamento delle società per azioni all'interno dell'Unione
Europea e promuovere così l'integrazione economica e la libera circolazione delle società all'interno
del mercato unico europeo.
Successivamente, la Commissione Europea ha adottato il Regolamento (CE) n. 1606/2002, noto
come "Regolamento IAS o Regolamento IFRS"4.
Il "Regolamento IAS/IFRS", adottato il 19 luglio 2002 ed entrato in vigore l’11 settembre 2002, ha
stabilito l'obbligo per le società quotate nell'UE di redigere, a decorrere dal gennaio 2005, i bilanci
consolidati in conformità con gli IFRS emessi dall'International Accounting Standards Board
(IASB).
Con tale regolamento sono state anche definite le disposizioni per l'adozione degli International
Financial Reporting Standards (IFRS) nell'Unione Europea, promuovendo l'armonizzazione
contabile e la trasparenza delle informazioni finanziarie.
I principali contenuti del ‘Regolamento IAS/IFRS’ possono essere riassunti in alcuni punti, come di
seguito indicato:
1. Ambito di applicazione: Il regolamento IAS/IFRS si applica per la predisposizione e
presentazione delle informazioni finanziarie consolidate di società quotate sui mercati
regolamentati dell'Unione Europea.
2. Adozione degli IAS/IFRS: Le società quotate sui mercati regolamentati dalla UE devono
seguire le norme e le interpretazioni degli IFRS emessa dall'International Accounting
Standards Board (IASB) nella redazione dei loro bilanci. Gli IFRS sono previste come
norme contabili obbligatorie per i bilanci consolidati delle società quotate e per alcuni

3
Direttiva 2001/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001, che modifica le direttive 78/660/CEE, 83/349/CEE e
86/635/CEE per quanto riguarda le regole di valutazione per i conti annuali e consolidati di taluni tipi di società nonché di banche e di altre istituzioni
finanziarie, pubblicata in Gazzetta ufficiale n. L 283 del 27/10/2001 pag. 0028 – 0032.
4
Regolamento (CE) 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 luglio 2002, pubblicato in Gazzetta Ufficiale L 243 dell’Unione
europea dell’11 settembre 2002.
18
Istituti finanziari, come le banche e le compagnie di assicurazioni (ad esempio lo IFRS 9
sulle strumentazioni finanziarie).
3. Processo di approvazione: Il regolamento istituisce un processo di approvazione degli IFRS
emessi dall'IASB prima che possano essere utilizzati nell'UE. L'Autorità europea degli
strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) valuta gli standard emessi dall'IASB e fornisce
raccomandazioni alla Commissione europea sulla loro adozione nell'UE.
4. Esenzioni e adattamenti: Il Regolamento IAS/IFRS fornisce determinate esenzioni ed
adattamenti per le società che redigono i loro bilanci consolidati in conformità con gli IFRS.
Queste esenzioni possono riguardare determinati requisiti di rilevazione, valutazione e
presentazione delle informazioni finanziarie.
5. Supervisione e applicazione: La Commissione europea è responsabile della supervisione
dell'applicazione degli IFRS nell'UE. La Commissione può adottare atti delegati per
modificare gli standard IFRS nell'UE, ma tali modifiche devono essere approvate dall'IASB.
Le informazioni finanziarie consolidate devono essere soggette a una revisione legale dei
conti in conformità con le norme e le prassi di revisione riconosciute a livello internazionale.
6. Cooperazione internazionale: Il Regolamento IAS/IFRS prevede la cooperazione
internazionale tra l'UE e paesi terzi per promuovere l'armonizzazione contabile globale. La
Commissione europea e l'ESMA collaborano con organizzazioni internazionali, come
l'IASB, per sviluppare e mantenere standard contabili di alta qualità.
7. Standard di traduzione: Il regolamento IAS/IFRS fornisce disposizioni per la traduzione
degli IFRS nelle lingue ufficiali degli Stati membri dell'Unione Europea. Gli Stati membri
devono garantire che le traduzioni degli IFRS siano accurate e coerenti.
8. Ruolo delle autorità competenti: Il regolamento IAS/IFRS richiede che le autorità
competenti degli Stati membri svolgano un ruolo attivo nell'applicazione e nell'osservanza
degli IFRS. Devono essere stabilite procedure di controllo e monitoraggio per garantire il
rispetto degli standard contabili.
Il Regolamento (CE) n. 1606/2002 è stato modificato e integrato nel corso degli anni 5, al fine di
potersi adeguare alle esigenze specifiche dell'Unione Europea e recepire gli aggiornamenti degli
IFRS emessi dall'International Accounting Standards Board (IASB).

5
Regolamento (CE) n. 2236/2004, che ha aggiunto il "regolamento contabile internazionale" (International Accounting Standard - IAS) n. 39
sugli strumenti finanziari: rilevazione e valutazione, come parte degli standard contabili adottati nell'UE; Regolamento (CE) n. 1905/2006, che
ha introdotto l'International Financial Reporting Standard (IFRS) 7 sugli strumenti finanziari (informazioni di bilancio) modificando il
regolamento contabile internazionale (IAS) 1 sulla presentazione dei bilanci; Regolamento (CE) n. 1126/2008, che adottato alcune modifiche
agli IFRS, in particolare il regolamento contabile internazionale (IAS) 39 sugli strumenti finanziari (rilevazione e valutazione e l'International
Financial Reporting Standard (IFRS) 7 sugli strumenti finanziari. Regolamento (UE) n. 1254/2012, che ha aggiunto l'International Financial
Reporting Standard (IFRS) 13 sulla valutazione del valore equo e ha modificato il regolamento contabile internazionale (IAS) 36 sugli
accantonamenti per perdite su attività.
19
Tali modifiche hanno incluso l'adozione di nuovi standard contabili internazionali, la revisione e
l'aggiornamento degli standard esistenti e l'emissione di interpretazioni e modifiche degli IFRS.
Periodicamente vengono apportate ulteriori modifiche per mantenere il regolamento IAS/IFRS
adeguato al contesto normativo ed agli obiettivi dell'Unione Europea, nonché garantire una corretta
applicazione degli IFRS nell'ambito dell'Unione Europea.
Per questa ragione è necessario fare sempre riferimento all’ultima versione aggiornata del
Regolamento (CE) n. 1606/2002, con le modifiche e le integrazioni adottate, reperibile sul sito web
ufficiale dell'Unione Europea (UE) che fornisce accesso alle normative dell'UE 6.

2.3 Introduzione degli IAS e IFRS a seguito di interventi legislativi in Italia. Modifiche al
Codice Civile in materia di società.

La normativa sugli International Accounting Standards (IAS) e International Financial Reporting


Standards (IFRS) è stata introdotta in Italia mediante il Decreto Legislativo 27 gennaio 2010 n. 39
7
che ha recepito il Regolamento (CE) n. 1606/2002 dell'Unione Europea.
Il processo di adozione degli IAS/IFRS, tuttavia, era già iniziato a seguito dell'emanazione del
decreto legislativo n. 61/20028, che aveva recepito la direttiva europea 2001/65/CE, introducendo
diverse modifiche al Codice Civile italiano in relazione alle società per azioni.
Alcune delle principali modifiche apportate dal decreto legislativo 61/2002 includono:
1. Trasparenza e informazioni finanziarie: nuove disposizioni sono state introdotte allo scopo
di aumentare la trasparenza e la divulgazione delle informazioni finanziarie da parte delle
società per azioni (ad esempio obbligo di rendiconto finanziario e di informazioni relative
alle partecipazioni in altre società).
2. Trasferimento delle azioni: sono state introdotte nuove norme e procedure per il
trasferimento delle azioni e la circolazione dei titoli delle società per azioni (disposizioni
riguardanti l'acquisto e la vendita delle azioni, registrazione e trasferimento di tali
operazioni).
3. Diritti degli azionisti: sono stati rafforzati i diritti degli azionisti mediante l’introduzione di
norme finalizzate a garantire la partecipazione degli azionisti nelle decisioni societarie (il
diritto degli azionisti di partecipare alle assemblee generali e di esprimere il proprio voto
sulle questioni societarie).
6
sito web EUR-Lex, indirizzo: https://eur-lex.europa.eu/homepage.html.
7
DECRETO LEGISLATIVO 27 gennaio 2010, n. 39 di Attuazione della direttiva 2006/43/CE, relativa alle revisioni legali dei conti annuali e dei
conti consolidati, che modifica le direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE, e che abroga la direttiva 84/253/CEE. (10G0057) pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale Serie Generale n.68 del 23-03-2010 - Suppl. Ordinario n. 58, entrato in vigore il 07/04/2010.
8
DECRETO LEGISLATIVO 11 aprile 2002, n. 61 Disciplina degli illeciti penali e amministrativi riguardanti le società commerciali, a norma
dell'articolo 11 della legge 3 ottobre 2001, n. 366. Pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.88 del 15-04-2002.
20
4. Consiglio di amministrazione: sono stati previsti requisiti più rigorosi per i membri del
consiglio di amministrazione delle società per azioni ed introdotte disposizioni atte a
garantire una migliore governance aziendale e una maggiore responsabilità dei membri del
consiglio di amministrazione.
5. Protezione dei creditori: sono state introdotte misure per proteggere i creditori delle società
per azioni, incluso il divieto di distribuzione di utili e riserve se ciò comporta
un'insufficienza patrimoniale o espone a rischio i creditori.

2.4 Decreto Legislativo 38/2005 ‘Testo Unico sulla Finanza’

In data 22/01/2005 è stato, inoltre, emanato il Decreto Legislativo n. 38/2005, noto come "Testo
Unico della Finanza"9, che disciplina vari aspetti del mercato finanziario italiano ed all’articolo 9 10

stabilisce l'obbligo per le società quotate italiane di preparare i bilanci consolidati secondo gli IFRS,
a partire dall'esercizio finanziario successivo al 1° gennaio 2005.
Con quest’ultimo decreto, sono state introdotte anche disposizioni necessarie affinché la
legislazione italiana potesse conformarsi alla direttiva europea in materia di bilancio delle società,
presentazione delle informazioni finanziarie e revisione legale dei conti.
Il Decreto Legislativo 38/2005 ha recepito, in particolare, diverse direttive europee, tra cui la
Direttiva 2003/51/CE 11, che ha modificato la Direttiva 78/660/CEE 12
sulle norme contabili annuali
13
di alcune forme di società, e la Direttiva 2004/109/CE sulla trasparenza delle informazioni
pubblicate da società quotate.
Queste direttive europee stabiliscono requisiti armonizzati per la presentazione dei bilanci e le
informazioni finanziarie delle società, nonché per la revisione legale dei conti.
Il Decreto Legislativo 38/2005 ha integrato queste disposizioni nell'ordinamento italiano.

9
DECRETO LEGISLATIVO 28 febbraio 2005, n. 38 , Esercizio delle opzioni previste dall'articolo 5 del regolamento (CE) n. 1606/2002 in materia
di principi contabili internazionali pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.66 del 21-03-2005, entrato in vigore il 22/3/2005.
10
Art. 9 DECRETO LEGISLATIVO 28 febbraio 2005, n. 38: Poteri delle autorità: 1. I poteri della Banca d'Italia di cui agli articoli 5, comma 1, e
45 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 87, sono esercitati, per i soggetti di cui alla lettera c) del comma 1 dell'articolo 2 che redigono il
bilancio di esercizio o il bilancio consolidato in conformità ai principi contabili internazionali, nel rispetto dei principi contabili internazionali.
2. I poteri dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo di cui agli articoli 6, comma 1, e 83 del decreto
legislativo 26 maggio 1997, n. 173, sono esercitati, per le società di cui alla lettera d) del comma 1 dell'articolo 2 che redigono il bilancio di
esercizio o il bilancio consolidato in conformità ai principi contabili internazionali, nel rispetto dei principi contabili internazionali.
3. La Commissione nazionale per le società e la borsa predispone gli schemi di bilancio per le società di cui alle lettere a) e b) del comma 1
dell'articolo 2, diverse da quelle di cui alle lettere c) e d) del comma 1 dell'articolo 2’.
11
direttiva 2003/51/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2003, che modifica le direttive 78/660/CEE, 83/349/CEE,
86/635/CEE e 91/674/CEE relative ai conti annuali e ai conti consolidati di taluni tipi di società, delle banche e altri istituti finanziari e delle
imprese di assicurazione in Gazzetta ufficiale dell'Unione europea 178/16 del 17.7.2003.
12
Direttiva 78/660/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1978, basata sull'articolo 54, paragrafo 3, lettera g), del Trattato e relativa ai conti annuali di
taluni tipi di società.
13
DIRETTIVA 2004/109/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 15 dicembre 2004 sull'armonizzazione degli obblighi di
trasparenza riguardanti le informazioni sugli emittenti i cui valori mobiliari sono ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato e che
modifica la direttiva 2001/34/CE (GU L 390 del 31.12.2004, pag. 38).
21
Il decreto ha anche affrontato la revisione legale dei conti, recependo le disposizioni della Direttiva
2006/43/CE14 che riguarda la revisione contabile legale obbligatoria delle società di interesse
pubblico.
L’obiettivo principale di tale decreto era armonizzare le norme contabili italiane e le disposizioni
relative alla presentazione delle informazioni finanziarie delle società, al fine di garantire una
maggiore trasparenza e comparabilità delle informazioni finanziarie all'interno dell'Unione Europea.

2.5 Decreto Legislativo 27 gennaio 2010 n. 39 che ha recepito il Regolamento CE 1606/2002.

Il Decreto Legislativo 39/2010 15 ha segnato la vera e propria introduzione, in Italia, della normativa
sugli International Accounting Standards (IAS) e International Financial Reporting Standards
(IFRS), stabilendo l'obbligo per le società quotate sui mercati regolamentati italiani di redigere i
propri bilanci consolidati in conformità agli IFRS.
Le disposizioni del Decreto Legislativo 39/2010 sono state estese anche anche a banche,
assicurazioni e altre società finanziarie di rilevanza sistemica, che, risultano, così, tenute a garantire
la comparabilità delle loro informazioni finanziarie a livello sia nazionale sia internazionale.
Il recepimento degli IFRS in Italia non riguarda solo le società quotate, ma anche altre società che
scelgono volontariamente di applicare gli IFRS per la preparazione dei loro bilanci consolidati
Il Decreto Legislativo 39/2010 ha, inoltre, introdotto una serie di norme e requisiti in conformità
con gli IFRS, compresi i principi contabili da seguire per la redazione dei bilanci, le modalità di
presentazione delle informazioni finanziarie e le regole sulla revisione legale dei conti.
I principali contenuti del Decreto Legislativo 39/2010 includono:
1. Obbligo di adozione degli IFRS: Le società quotate sui mercati regolamentati italiani sono
tenute e redigere i bilanci consolidati in conformità agli IFRS.
2. Principi contabili: I principi contabili da seguire per la redazione dei bilanci secondo gli
IFRS sono indicati nel decreto, che stabilisce anche i criteri di valutazione, le regole di
rilevazione e le modalità di presentazione delle informazioni finanziarie.
3. Revisore legale dei conti: Nel decreto vengono regolamentate le disposizioni relative alla
revisione legale dei conti per le società che adottano gli IFRS e definiti i requisiti e le
responsabilità del revisore legale dei conti, nonché le procedure per la revisione dei bilanci.

14
DIRETTIVA 2006/43/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 17 maggio 2006 relativa alle revisioni legali dei conti
annuali e dei conti consolidati, che modifica le direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE del Consiglio e abroga la direttiva 84/253/CEE del Consiglio
(Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L 157/87 del 09/06/2006).
15
DECRETO LEGISLATIVO 27 gennaio 2010, n. 39 Attuazione della direttiva 2006/43/CE, relativa alle revisioni legali dei conti annuali e dei conti
consolidati, che modifica le direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE, e che abroga la direttiva 84/253/CEE. (10G0057) (GU Serie Generale n.68 del 23-
03-2010 - Suppl. Ordinario n. 58) entrato in vigore in data 07/04/2010.
22
4. Organismo Italiano di Contabilità (OIC): L’OIC viene riconosciuto quale ente responsabile
dell’adeguamento degli IFRS all'ordinamento italiano e per l'emissione dei principi contabili
nazionali. L'OIC fornisce linee guida, interpretazioni, orientamenti e risposte a quesiti sulla
corretta applicazione degli IFRS in Italia.
5. Sanzioni: Sono state introdotte sanzioni in caso di mancato rispetto degli obblighi previsti
dalla normativa (comprese multe e altre misure disciplinari).

2.6 Istituzione dell’Organismo Italiano di Contabilità (OIC) e Comitato di Coordinamento


delle Autorità indipendenti per la contabilità e la revisione (COCOBAR).

L'Organismo Italiano di Contabilità (OIC) è stato fondato come ente privato senza scopo di lucro
nel 1994 da alcune associazioni professionali e organizzazioni del settore contabile, quali l'Ordine
dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, la Federazione Nazionale dei Commercialisti,
l'Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari, l'Associazione Italiana del Credito e
del Credito Cooperativo e l'Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari.
Successivamente, è stato riconosciuto e accreditato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze
come Organismo Tecnico in materia contabile e, con il Decreto Legislativo 27 gennaio 2010 n. 39,
sono state ampliate e definite le sue responsabilità e competenze in relazione all'adeguamento degli
IFRS all'ordinamento italiano e all'emissione di principi contabili nazionali.
L’OIC svolge, quindi, oggi, un ruolo molto importante nella definizione e nell'emissione dei
principi contabili nazionali in Italia, integrando e adattando gli International Financial Reporting
Standards (IFRS) per poterli utilizzare nella specificità del contesto italiano, adattandoli.
L'OIC fornisce interpretazioni, orientamenti e risposte a quesiti sulla corretta applicazione dei
principi contabili nazionali e internazionali, elaborando le linee guida applicabili in Italia.
L’OIC svolge anche una attività di monitoraggio e ricerca nel campo della contabilità e delle
informazioni finanziarie, con la finalità di promuovere la trasparenza e la correttezza
dell’informazione finanziaria, consentendone la comparabilità a livello nazionale e internazionale.
Esso svolge, infine, anche un ruolo importante come supporto tecnico per il Comitato di
Coordinamento delle Autorità indipendenti per la contabilità e la revisione (COCOBAR).
Il COCOBAR è un organismo operante a livello europeo, con sede a Bruxelles, in Belgio, composto
da rappresentanti delle autorità di vigilanza contabile e di revisione degli Stati membri dell'Unione
Europea (UE) e dello Spazio Economico Europeo (SEE).

23
Tale organismo è stato istituito per facilitare il coordinamento e la cooperazione tra le autorità di
vigilanza e di regolamentazione contabile e di revisione degli Stati membri, in collaborazione con
altre istituzioni dell'UE, come la Commissione Europea, l'Autorità Bancaria Europea (EBA),
l'Autorità Europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ed altre agenzie europee.
Esso promuove lo scambio di informazioni, esperienze e migliori pratiche in materia di contabilità,
revisione e normative finanziarie.
In particolare, il COCOBAR si occupa di coordinare le attività di supervisione delle autorità di
vigilanza contabile e di revisione tra i vari Stati membri dell'UE e dello SEE, in modo da assicurare
una supervisione efficace e uniforme delle società quotate e altre entità che operano nei mercati
finanziari europei.
Il COCOBAR lavora per armonizzare le normative contabili e di revisione tra gli Stati membri,
favorendo l'adozione e l'applicazione coerente degli International Financial Reporting Standards
(IFRS) e delle altre norme di revisione internazionali.
Nel contempo, il COCOBAR rilascia pareri ed anche suggerimenti alle istituzioni dell'UE in
materia di contabilità, revisione e regolamentazione finanziaria, monitorando l’intero settore.

2.7 Evoluzione normativa in materia di IAS/IFRS e convivenza con i PCI.

L'adozione degli IAS/IFRS in Italia è stata progressiva ed ha coinvolto diverse categorie di società.
Vari decreti ministeriali emanati nel corso degli anni hanno stabilito i criteri di applicazione degli
IAS/IFRS in relazione alle diverse categorie di società e settori specifici.
I decreti ministeriali hanno riguardato, in particolare, gli istituti di credito, le società di
assicurazione, le società di gestione del risparmio e altre tipologie di entità.
Nella fase di transizione che ha preceduto l'adozione degli IAS/IFRS, si è manifestata una sorta di
convivenza tra gli International Accounting Standards (IAS) e i Principi Contabili Italiani (PCI) .
Durante la fase di transizione, in particolare, alcune società italiane hanno continuato a utilizzare i
Principi Contabili Italiani per i bilanci individuali, adottando gli IAS/IFRS per i bilanci consolidati
o per la presentazione di informazioni finanziarie a fini internazionali.
Attualmente i Principi Contabili Italiani sono stati sostituiti dai Principi Contabili Internazionali
(IFRS) a livello europeo e gli IAS sono stati rinominati come International Financial Reporting
Standards (IFRS). Le società quotate in Italia devono, quindi, redigere i loro bilanci consolidati in
conformità con gli IFRS.
Tuttavia, i Principi Contabili Italiani non sono stati completamente sostituiti dagli IAS/IFRS, poiché
specifiche disposizioni del Codice civile italiano e altre norme nazionali continuano a trovare

24
applicazione in tutte quelle aree nelle quali gli IAS/IFRS non forniscono orientamenti specifici o nei
quali è necessario un adattamento alle peculiarità nazionali.
Alcune questioni contabili potrebbero, pertanto, essere regolate dalle norme nazionali.
La coesistenza delle norme nazionali e internazionali garantisce, del resto, la corretta applicazione
delle regole contabili in Italia, tenendo conto delle specificità del sistema legislativo e dell'ambiente
economico del paese.

3. Principi contabili nazionali ed internazionali:


un confronto

3.1 il principio della prudenza: la diversa rilevanza assunta nel modello IAS/IFRS

Nel nostro ordinamento, l’art 2423-bis, c.c., ‘’principi di redazione del bilancio’’, disciplina i
principi generali o postulati di bilancio, idealmente discendenti dal fine del bilancio, specificato
dalla clausola della rappresentazione veritiera e corretta. È a questi principi generali, o postulati, che
nella gerarchia predisposta dal legislatore nazionale si devono logicamente ispirare, a seguire, i
criteri particolari di valutazione da applicare alle singole poste di bilancio, statuiti dall’art 2436 c.c.

25
Di fatto, il legislatore impone che i criteri operativi si muovano entro i confini stabiliti dai principi
generali, sempre in coerenza con il fine supremo del bilancio.
Nel rispetto del principio della prudenza, la legge italiana stabilisce che ‘’si possono indicare
esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell'esercizio’’ ma anche che «si deve tener
conto dei rischi e delle perdite di competenza dell'esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura
di questo’’. Il principio di prudenza si manifesta proprio lì, in questi due punti.
L’applicazione di tale principio comporta che le componenti positive non realizzate non debbano
essere contabilizzate, mentre tutte le componenti negative debbano essere contabilizzate e quindi
rendicontate, anche se non sono definitivamente realizzate.16
Il principio della prudenza assume, nell’ordinamento nazionale, una rilevanza notevole, tanto che
questo rappresenta il primo principio di redazione enunciato dall’art 2423-bis c.c., e una sostanziale
autonomia rispetto agli altri principi, anche rispetto al principio di competenza che è alla prudenza
ampiamente sottomesso.
Il divieto di iscrivere in bilancio utili ‘’sperati’’ ma non ancora realizzati e l’obbligo di
contabilizzare perdite anche solo ‘’presunte’’ o ‘’potenziali’’, sottolinea l’atteggiamento
prudenziale voluto dal nostro legislatore, allo scopo di tutelare l’integrità patrimoniale (l’ammontare
di patrimonio esposto sarà con ogni probabilità realizzabile) e l’affidamento dei terzi rispetto a utili
non realizzati con certezza.
Il modello di redazione nazionale, caratterizzato, come abbiamo visto, da un elevatissimo grado di
prudenza, tende a sottostimare il valore del patrimonio rispetto al suo valore corrente e a
comprimere il risultato positivo di bilancio e la conseguente possibilità di distogliere ricchezza
dall’impresa a favore dei conferenti di capitale.
Fra tutti gli stakeholder, tale modello, come è già stato sottolineato nel primo capitolo di questo
elaborato, privilegia gli interessi dei creditori e dunque vuole presentare un patrimonio che sarà con
ogni probabilità realizzabile.
A livello di principi contabili internazionali, il principio della prudenza è definito come un mero
atteggiamento valutativo, che si sostanzia nell’uso di un certo grado di cautela nell’ esercizio del
giudizio discrezionale dei redattori, tale cioè̀ da non consentire la sopravalutazione delle attività̀ e
dei ricavi, né la sottovalutazione delle passività̀ e dei costi (Framework, 37).
Il principio in esame, si traduce, per i principi di redazione IAS/IFRS, in indicazioni del tutto
generali all’approccio valutativo, secondo quanto disposto dal paragrafo 37 del framework: ‘’la
prudenza consiste nell’impiego di un grado di cautela nell’esercizio di giudizi necessari per

16
www.governo.it /allegato 1 I principi contabili Generali
26
l’effettuazione delle stime richieste in condizioni di incertezza, in modo che le attività o i ricavi non
siano sovrastimati e le passività o i costi non siano sottostimati’’17.
La prudenza assume un’importanza notevolmente inferiore rispetto a quanto previsto dalla
normativa nazionale, tanto che tale principio rappresenta una mera specificazione di quello
dell’attendibilità. Nel contesto degli IAS/IFRS, è spesso mitigata da altri principi contabili, come il
principio della "competenza economica" e il principio della "sostanzialità". In particolare,
quest’ultimo principio enfatizza la necessità di presentare le operazioni in base alla loro reale
sostanza economica e di focalizzarsi sull'importanza relativa delle voci contabili.
Nel modello internazionale, cioè, di fronte alle situazioni di incompatibilità tra il principio della
prudenza, come inteso nel modello nazionale, e la finalità del bilancio IAS/IFRS, il principio di
redazione deve piegarsi alla finalità del modello (che ricordiamo essere quella di fornire
informazioni sulla situazione patrimoniale-finanziaria, sul risultato economico e sui flussi finanziari
di un'entità̀ che siano di utilità̀ per una vasta gamma di utilizzatori nell'assumere decisioni di
carattere economico)18
. Questa è la ragione per cui è consentita, in tale modello, la possibilità di distribuire utili non
ancora realizzati, ma rilevati in bilancio sulla base del valore corrente, è il caso, ad esempio, degli
strumenti finanziari e degli immobili detenuti a scopo di investimento valutati al fair value (è
previsto, per queste due voci, che il plusvalore realizzato dal maggior valore corrente concorra
direttamente alla formazione del reddito di esercizio).
In certi casi, quindi, gli IAS/IFRS permettono un maggiore margine di valutazione e discrezione da
parte degli amministratori nell'elaborazione delle stime e delle valutazioni contabili, riducendo così
l'effetto della prudenza.
In generale, l'obiettivo principale degli IAS/IFRS è quello di fornire informazioni finanziarie
trasparenti, comparabili e basate sulla sostanza economica delle transazioni, piuttosto che applicare
la prudenza in modo assoluto.
Inoltre, in merito al concetto di realizzazione, la prassi contabile nazionale ritiene che un costo e un
ricavo si considerino realizzati quando sono definitivamente quantificati attraverso un prezzo di
acquisto e un prezzo di vendita. A livello IAS/IFRS, invece, la differente concezione del principio
della prudenza consente l’iscrizione in bilancio anche di componenti positivi o negativi di reddito
non realizzati.

17
Savioli G., I principi contabili internazionali e Basilea 2, l’impatto sulle PMI, Alma Mater Studiorum Università di
bologna, FrancoAngeli, Milano
18
Cacciamani U., L’utilizzo del fair value nei principi contabili nazionali e internazionali, Odec Roma, 2014
27
3.2 Ambiti ed effetti della valutazione secondo il criterio del fair value comparato
al costo storico

In quanto finora è stato esposto, si è sottolineato come l’importanza che il principio della prudenza
assume nei principi contabili internazionali sia più sfumata, infatti non ha una valenza autonoma,
come nel nostro ordinamento, ma si limita alla definizione di concetto che qualifica l’attendibilità
delle informazioni contabili.
La dottrina contabile anglosassone, di cui risente fortemente l’impostazione dello IASB, ha
duramente criticato il principio della prudenza, ritenuto in alcuni casi limitativo di altri principi, che
nell’ordinamento internazionale, assumono la qualifica di postulati (a differenza della prudenza, che
come abbiamo visto, si limita a qualificare il criterio dell’attendibilità), quali quello della
competenza economica e della prevalenza della sostanza sulla forma.
In deroga al principio della prudenza, come inteso nel nostro ordinamento, il legislatore
internazionale permette, in taluni casi, che la rilevazione dei ricavi e dei costi possa avvenire anche
in momenti precedenti rispetto a quello tradizionale del realizzo finale o della vendita per la loro
contabilizzazione, è il caso che si può configurare qualora venga utilizzato il criterio valutativo del
valore equo (fair value).
Il modello di bilancio delineato dallo IASB è tendenzialmente a valori correnti, infatti, permette
l’adozione del fair value come criterio valutativo.
Il fair value rappresenta il corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata, o una passività
può essere estinta, in una libera transazione fra parti consapevoli e disponibili19.
Al fine di stimare il fair value (o valore equo), lo IFRS 13 classifica dati e informazioni da
utilizzare per tale stima, distinti su tre livelli caratterizzati da un grado di priorità decrescente (c.d.
‘’fair value hierarchy’’). In primo luogo, è necessario fare riferimento ai prezzi quotati osservabili
in mercati attivi afferenti ad attività o passività identiche a quelle oggetto di valutazione (input di 1°
livello).
In subordine, qualora essi non siano disponibili, è possibile utilizzare input di 2° livello, ovverosia
informazioni osservabili direttamente o indirettamente, quali ad esempio: a. prezzi quotati per
attività e passività simili in mercati attivi, b. prezzi quotati per attività e passività similari in mercati
attivi, c. altri dati osservabili per l’attività o la passività (come tassi di interesse, curve dei
rendimenti, ecc.)

19
paragrafo 9 dello IAS 39 “Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione” fornisce la seguente definizione di fair
value: “the amount for which an asset could be exchanged, or a liability settled, between knowledgeable, willing parties
in an arm’s lenght transaction”.
28
l fair value è dinamico e può variare nel tempo in base alle fluttuazioni del mercato o ad altri fattori
economici.
Tale criterio, sta diventando a livello internazionale, il più diffuso per la valutazione di poste
patrimoniali. Infatti, per talune, quali strumenti finanziari, investimenti in immobili e attività
agricole è l’unico criterio ammesso ( IAS 39, Strumenti finanziari: rilevazione e valutazione; IAS
40, Investimenti in immobili; IAS 41, Attività Agricole).

A livello contabile, qualora un elemento è valutato al fair value, l’eventuale variazione di valore
deve essere iscritta nel conto economico, contribuendo, in tal modo, alla determinazione del
risultato d’esercizio, indipendentemente dal fatto che l’attività̀ sia stata effettivamente venduta o
comunque realizzata.

Esempio 1
Si pensi ad un titolo acquistato nel corso dell’anno X al costo di € 1.000 con un valore di mercato
alla fine dello stesso esercizio di € 1.050. La contabilizzazione avverrà̀ al 31 dicembre X
Valutazione al fair value
Al 31 dicembre X, il titolo è iscritto nello Stato Patrimoniale con un valore di 1.050 mentre in
Conto economico si rileva il provento per € 50.
Valutazione al costo
Al 31 dicembre X, il titolo è iscritto nello Stato Patrimoniale al valore di costo pari a € 1.000
mentre non è interessato il Conto economico. Il provento di € 50 potrebbe essere inserito in Conto
economico soltanto qualora nel corso nel successivo esercizio, X+1, il titolo fosse venduto.

In generale, anche i principi IAS/IFRS prevedono l’applicazione del costo storico, definito questo
come il criterio in base al quale le ‘’attività’’ sono iscritte per un valore corrispondente all’importo
monetario pagato, e, nella stessa ottica, le passività sono esposte al valore del corrispettivo ricevuto
per contrarre l’obbligazione20. Tuttavia, la valutazione al fair value rappresenta, quantomeno, un
criterio alternativo consentito (è il caso delle immobilizzazioni materiali per quanto concerne la
valutazione successiva alla prima iscrizione).
Ancora una volta, viene messa in evidenza la finalità del legislatore internazionale di disporre le
informazioni utili a rendere più agevole l’investimento in capitale azionario, in un contesto
economico caratterizzato da mercati finanziari evoluti, nei quali gli users appaiono interessati on
20
Onesti T., Romano M., Taliento M., Il bilancio di esercizio nelle imprese, dal quadro concettuale di riferimento alle
nuove regole contabili nazionali e internazionali, G. Giappichelli Editore, Torino
29
tanto alla massima salvaguardia dell’integrità del capitale, quanto a una rappresentazione realistica
della performance d’impresa. D’altronde, ciò risulta essere coerente in un tessuto economico, come
quello dei paesi anglosassoni, caratterizzato soprattutto dal modello capitalistico della ‘’public
company’’. Nell’ottica degli investors, l’azienda è vista come un investimento da cui ricavare il
massimo rendimento anche in una prospettiva di breve periodo.
Al contrario, il modello nazionale, attraverso una severa applicazione del principio della prudenza e,
coerentemente, un quasi esclusivo utilizzo del costo storico, evidenzia il reddito prodotto
nell’esercizio, nell’ottica che l’azienda sia un’unità economica da preservare nel tempo.
Il fair value può fornire una stima più accurata del valore degli elementi patrimoniali, poiché è
basato sulle condizioni di mercato attuali. Il costo storico, invece, potrebbe non riflettere il valore
reale degli elementi patrimoniali, soprattutto se ci sono stata significative variazioni di prezzo nel
tempo, lo scambio può essere infatti temporalmente lontano dalla data di valutazione.
In tal senso, il modello di valutazione del fair value avvicina il patrimonio dell’impresa a valori
economici reali.
Tuttavia, quando attività e passività sono misurate al fair value, l’attendibilità delle stesse risulta
poco garantita, ragion per cui lo IASB tenta di mediare a queste esigenze prevedendone l'impiego
solo per le voci di bilancio misurabili con sufficiente grado di attendibilità (ex: strumenti finanziari
quotati su mercati sufficientemente stabili, trasparenti, liquidi e con prezzi attendibili).
Inoltre, non è trascurabile la maggiore complessità e onerosità di questo criterio valutativo, che
richiede valutazioni più frequenti rispetto al semplice utilizzo del costo storico.

3.3 Svalutazione delle attività nei principi contabili nazionali e internazionali e introduzione
all’impairment test

Il tema della riduzione del valore di attività immobilizzate è trattato sia nei principi contabili
internazionali che nella normativa nazionale.
Entrambi i modelli impongono, infatti, di accertare, per tali attività, se il c.d. “valore recuperabile”
sia inferiore al valore contabile, nel qual caso si origina una perdita di valore ed è necessario
iscrivere una svalutazione nel conto economico. Per valore recuperabile di un’attività si intende il
maggiore tra il suo valore d’uso, cioè il valore attuale dei flussi di cassa attesi, e il suo fair value, al
netto dei costi di vendita.

30
Nell’ambito della normativa IAS/IFRS, il tema è uniformemente trattato all’interno dello IAS 36-
riduzione di valore delle attività- , che è principio contabile internazionale che disciplina il
procedimento di determinazione delle perdite di valore di quasi tutte le attività̀ iscritte nel bilancio
d’esercizio e/o consolidati di entità̀ che adottano i principi contabili internazionali IAS/IFRS.
Occorre precisare che si origina una perdita di valore quando il valore delle attività iscritte in
bilancio (valore contabile) risulta superiore e quello recuperabile.
L’OIC 9, che tratta la svalutazione delle immobilizzazioni materiali e immateriali, riprende i
paradigmi del principio contabile internazionale IAS 36 e costituisce il riferimento nell’ambito dei
principi contabili nazionali.
L’OIC 9 definisce il concetto di ‘’perdita durevole di valore’’ come la diminuzione di valore che
rende il valore recuperabile, determinato in una prospettiva di lungo termine, inferiore rispetto al
suo valore contabile, e stabilisce che tale perdita debba essere imputata a conto economico (alla
voce B10c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni).
Nella disciplina nazionale, la società valuta ad ogni data di riferimento del bilancio se esiste un
indicatore che un’immobilizzazione possa aver subito una riduzione di valore permanente, e,
qualora tale indicatore sussista, la società procede alla stima del valore recuperabile dell’attività ed
effettua una svalutazione nel solo caso in cui quest’ultimo sia inferiore al corrispondente valore
netto contabile. In assenza di indicatori di potenziali perdite durevoli di valore non si procede alla
determinazione del valore recuperabile.
Giova a questo punto sottolineare una notevole differenza tra i principi contabili nazionali e basati
sugli IAS/IFRS circa il tema della svalutazione delle attività immobilizzate: per i soggetti “non Ias
adopter”, infatti, le svalutazioni delle immobilizzazioni immateriali e materiali sono ammesse nel
solo caso in cui la perdita abbia natura durevole. Analizzando le previsioni dello Ias 36, si evince
chiaramente che, contrariamente a quanto stabilito per i “non Ias adopter’’, la perdita di valore deve
essere sempre rilevata a prescindere dal carattere della “durevolezza”.
In particolare, nello Ias 36 è previsto che i beni considerati a vita indefinita (per esempio,
l’avviamento) debbano essere sempre analizzati, anche senza la presenza di indicatori di perdita di
valore. Tali beni devono essere ogni anno oggetto del c.d. impairement test, definito come processo
analitico e complesso di calcolo che ha lo scopo di verificare che in bilancio non vi siano dei beni
sopravvalutati. Questo procedimento, volto a misurare la capacità della singola entità di preservare
la ricchezza degli stakeholder, non si applica, per via della sua complessità e onerosità,
indistintamente a tutte le attività iscritte in bilancio (rimangono escluse dall’applicazione, per
esempio, le rimanenze).

31
Secondo quanto si evince dallo IAS 36, sono soggette ad impairment test annuali, a prescindere
dunque dalla presenza di fonti interne/esterne che indichino una perdita di valore, le attività
immateriali a vita utile indefinita e l’avviamento.
Inoltre, diversamente a quanto previsto dal legislatore nazionale, secondo i principi contabili
internazionali l’avviamento non è soggetto ad ammortamento (così come gli altri beni a vita utile
indefinita), ed è proprio attraverso l’impairment test, qualora ci siano i presupposti per procedere ad
una svalutazione, che la componente reddituale negativa partecipa alla formazione del risultato di
esercizio.

4. Possibili effetti dell’applicazione degli IAS/IFRS sulle


PMI

4.1 Standard IFRS for SMEs (IFRS per le PMI)


Gli IAS/IFRS sono stati pensati e ideati per le grandi imprese con una presenza internazionale.
Tuttavia, il 9 Luglio del 2009 lo IASB ha pubblicato uno standard specifico chiamato "IFRS for
SMEs" (IFRS per le PMI). Questi principi forniscono un quadro alternativo che può essere
utilizzato al posto del set completo degli IFRS. Si tratta in realtà di norme finalizzate non solo alle
piccole e medie imprese, ma a tutte le aziende private indipendentemente dalle dimensioni (purché
non siano enti di interesse pubblico).
Tali IFRS, che sono comunque pensati principalmente per le PMI, risultano semplificati rispetto
agli IAS/IFRS completi e rappresentano un set di principi contabili adattati in relazione alle minori
dimensioni e complessità delle PMI. Costituiscono quindi una sorta di risposta alle preoccupazioni
avanzate dai paesi che avevano adottato l’IFRS per tutte le società, pur nella consapevolezza
dell’aggravio di oneri sulle imprese più piccole. Questi adattamenti sono avvenuti in molti Paesi e la
decisione sull’ampiezza della platea delle imprese coinvolte e sul grado di adattamento dei principi
contabili sono stati diversi da Stato a Stato.
Gli IFRS per le PMI sono principi che incorporano i principi contabili che si basano sui cosiddetti
“Full IFRS”, che sono stati, tuttavia, semplificati per soddisfare gli obiettivi anche delle piccole e
medie imprese, rimuovendo alcuni trattamenti contabili previsti nei Full IFRS ed eliminando
elementi e requisiti informativi che, vista la loro dimensione e il giro di affari, non sono in genere
32
rilevanti per le PMI, semplificando i requisiti di rilevazione e di valutazione, riducendo il volume
dei requisiti contabili applicabili alle PMI di oltre il 90% se confrontato con la serie completa degli
IFRS.
In particolare, le modifiche più rilevanti possono essere raggruppate in quattro gruppi:
1. Eliminazione di argomenti non necessari per le PMI: alcuni argomenti non sono stati
inclusi nella bozza degli IFRS per le PMI, questa semplificazione è stata introdotta
nell’ottica di contenere gli IFRS per le PMI in un volume di circa 250 pagine.
2. Semplificazione delle operazioni possibili: qualora esistano più opzioni contabili
alternative, gli IFRS semplificati includono solo l’operazione più semplice. È il caso, ad
esempio, del costo storico per gli investimenti immobiliari. Tuttavia, le PMI possono
usare anche le altre opzioni, ma dovranno fare riferimento ai full IFRS. Permane
comunque in capo al legislatore nazionale, per ogni singolo paese, la facoltà di escludere
il ricorso alle opzioni omesse dagli IFRS per le PMI e quindi di fatto limitarle
esclusivamente a quelle specificamente indicate negli IFRS per le PMI.
3. Semplificazione nel riconoscimento e misurazione: ne costituiscono esempi la
semplificazione della procedura di impairment test per l’avviamento, che viene
effettuato solo se esiste un’indicazione che l’attività possa aver subito una riduzione di
valore (nel capitolo precedente, si era detto, e vale per i full IFRS, che l’avviamento era
soggetto ad impairment test annuali, indipendentemente dalla presenza di indicatori
critici), e l’utilizzo del metodo del costo per la valutazione delle partecipazioni collegate
e delle joint ventures.
4. Eliminazione di numerose disclosure richieste dagli IFRS : Gli IFRS sono stati creati per
essere applicati a società̀ quotate, ne consegue che molte delle informazioni integrative
richieste dagli IFRS sono considerate superflue e non necessarie per le PMI.

La possibilità di adozione dell'IFRS, da parte delle PMI, consente una maggiore standardizzazione
dei principi contabili utilizzati dalle PMI in diversi paesi e facilita così la comparabilità delle
informazioni finanziarie, migliorando la trasparenza verso gli investitori e gli altri fruitori delle
informazioni finanziarie. Le imprese anche medie o piccole che redigono il bilancio utilizzando gli
IFRS per le PMI, cioè̀ facendo riferimento alla conformità̀ del bilancio agli IFRS per le PMI,
avranno migliori opportunità̀ di accesso al credito o a capitali d’investimento proprio perché́ viene
loro riconosciuto un plus a livello internazionale e non solo a livello di singolo paese.
In realtà̀ l’obiettivo della predisposizione di un bilancio secondo gli IFRS per le PMI è di fornire
informazioni sulla situazione patrimoniale, reddituale e sui propri flussi di cassa utili per il processo

33
decisionale di una vasta platea di stakeholders, anche partner commerciali, non solo dunque per
finanziatori ed investitori.
L'adozione dell'IFRS per le PMI non è obbligatoria in tutti i paesi della UE e rimane subordinata
alle normative contabili nazionali ed ai regolamenti specifici propri di ciascun paese.
Alcuni paesi hanno implementato l'IFRS per le PMI come l'unica normativa contabile applicabile
alle PMI, mentre altri paesi hanno fornito la scelta tra l'IFRS per le PMI e le proprie normative
contabili nazionali.
Ad esempio, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa e Singapore hanno adottato l'IFRS
per le PMI come normativa contabile obbligatoria per le PMI.
Diversi paesi europei, come Italia, Francia e Germania hanno, invece, previsto la possibilità per le
PMI di optare per l’IFRS oppure le contabili normative nazionali.
Dall'applicazione degli IAS/IFRS (International Financial Reporting Standards) sulle PMI (Piccole
e Medie Imprese) possono scaturire diversi effetti, come nel prosieguo si andrà ad esporre.

4.2 Standardizzazione dei principi contabili

L'applicazione degli IAS/IFRS da parte delle PMI consente di semplificare la comparabilità delle
informazioni finanziarie tra le imprese.
Gli IAS/IFRS forniscono, infatti, un quadro contabile comune, utilizzabile in tutto il mondo.
Le aziende che adottano gli IAS/IFRS presentano, quindi, le loro informazioni finanziarie
utilizzando i medesimi principi contabili conosciuti in tutti i paese ed i loro investitori hanno,
conseguentemente, la possibilità di valutare in modo omogeneo le loro performance e la situazione
finanziaria.
La standardizzazione dei principi contabili apporta, quindi, benefici sul processo decisionale di
possibili investitori, stimolando le possibilità di investimento.
L’adozione di standard internazionali favorisce, inoltre, la coerenza nella presentazione delle
informazioni finanziarie e riduce l'incertezza e il rischio che potrebbero derivare da interpretazioni
errate.
Evidente finalità del processo di standardizzazione è quello di favorire un aumento della fiducia da
parte di investitori e creditori, incoraggiandoli ad un maggiore coinvolgimento e sostegno
finanziario alle imprese grazie alla comparabilità delle informazioni finanziarie tra le imprese di
diversi paesi.

4.3 Variazioni negli indicatori finanziari

34
In conseguenza dell’applicazione degli IAS/IFRS si possono avere delle variazioni nei valori
contabili delle PMI, che possono influire sulle valutazioni aziendali da parte degli investitori, dei
creditori e degli acquirenti potenziali.
In conseguenza dell’adozione degli IAS/IFRS si possono, infatti, avere cambiamenti importanti
negli indicatori finanziari, che saranno diversi rispetto all’utilizzo delle normative nazionali.
Quanto sopra perché in conseguenza dell’applicazione degli IAS/IFSR potrebbero variare le cifre
chiave utilizzate per valutare le performance finanziarie e la salute aziendale, come, ad esempio il
reddito netto, il patrimonio netto e l'EBITDA.
In particolare, l'adozione degli IAS/IFRS può condurre ad una diversa determinazione del reddito
netto dell’impresa rispetto all’utilizzo delle normative nazionali, poiché si potrebbero avere delle
differenze nel riconoscimento delle entrate, nell'allocazione dei costi o nella valutazione degli
strumenti finanziari, con conseguenti variazioni nel calcolo del reddito netto.
Parimenti l’adozione degli IAS/IFRS potrà determinare il ricalcolo degli elementi che compongono
il patrimonio netto, come le riserve, le conversioni valutarie o i beni immobili. Tali variazioni
potranno, a loro volta, influenzare l'ammontare del patrimonio netto e, di conseguenza, anche
l'indicatore di solidità finanziaria dell'azienda.
L'applicazione degli IAS/IFRS potrebbe, inoltre, determinare ripercussioni sulla rilevazione e
nell'ammortamento delle immobilizzazioni e delle spese, influendo sul calcolo dell'EBITDA,
ovvero di un indicatore chiave utilizzato per valutare la redditività operativa di un'impresa.
Anche la redditività netta percepita dai portatori del capitale di rischio attraverso il ROE (return on
equity) potrebbe subire variazioni significative.
Quest’ultimo rappresenta l’indicatore finanziario più classico, ampliamente utilizzato per valutare la
redditività e l’efficienza finanziaria di un’azienda, è determinato come rapporto tra reddito netto e
patrimonio netto. Nella sua essenzialità, è efficace nell’esprimere ai proprietari dell’azienda il
ritorno economico ottenuto (per aver investito denaro e sopportato il rischio connesso all’attività di
impresa).
Ne consegue che il ROE sia un indice di grande interesse per gli investitori attuali e potenziali
(stakeholder privilegiati dai principi contabili internazionali), da un lato per la valutazione a
consuntivo delle proprie scelte di investimento, dall’altro per cogliere potenziali opportunità.
Una ricerca21 ha evidenziato che in media si riscontra un aumento dell’indice ROE di 0,59 punti
percentuali.

21
‘’Principi contabili internazionali e Basilea 2, L’impatto sulle PMI’’, Giuseppe Savioli, Alma Mater Studiorum
Università di Bologna, Collana di studi economico-aziendali della facoltà di Economia con sede in Forlì, Serie studi e
ricerche.
35
Altri cambiamenti possono riguardare la valutazione di elementi come gli strumenti finanziari, gli
immobilizzati e le passività contingenti ed influire, quindi, sulla misurazione del valore equo degli
asset e delle passività e, di conseguenza, sulle valutazioni aziendali.
Anche le metriche finanziarie chiave possono essere modificate in conseguenza dell’adozione degli
IAS/IFRS: ad esempio potrebbe variare il rapporto debito/equity, il margine operativo lordo e/o altri
indicatori di performance finanziaria, influenzando le valutazioni delle PMI e la percezione della
loro solidità finanziaria.
Gli IAS/IFRS stabiliscono, infine, principi specifici per il riconoscimento delle entrate e delle spese,
e l'applicazione di tali principi potrebbe ripercuotersi sulla valutazione delle performance
finanziarie delle imprese.
Ovviamente, l'impatto delle norme IAS/IFRS sulle valutazioni aziendali rimane influenzato dalla
soggettiva interpretazione da parte di investitori ed analisti ma, in generale, si può affermare che
l’utilizzo degli IAS/IFRS determina una variazione degli indicatori finanziari, che risultano
significativamente diversi rispetto a quelli scaturenti dall’impiego dei principi contabili nazionali.

4.4 Migliore accesso al finanziamento

La ricerca di finanza rappresenta uno dei passaggi più̀ delicati nell’avvio di un progetto
imprenditoriale, il quale trova spesso una serie di ostacoli nel suo cammino evolutivo verso la
costituzione dell’impresa che possono compromettere sia la realizzazione che, nelle fasi successive,
il suo armonico sviluppo.
Il ricorso al canale bancario può̀ rappresentare apparentemente la via più̀ immediata nella ricerca di
fonti finanziarie per avviare un’attività̀. Tuttavia, le banche si ritrovano ad operare in un contesto
fortemente regolamentato, che le obbliga a considerare in modo dettagliato il rischio di ciascun
finanziamento erogato, anche in caso di importi contenuti, ossia di valutare in modo più̀ analitico la
futura capacità del cliente di rimborsare il debito. Il sistema bancario, infatti, ha difficoltà ad
erogare i finanziamenti in funzione delle restrizioni di Basilea 2, ma ancor di più di quelle di
Basilea 3.
In questo contesto, per esempio, le imprese start up, caratterizzate da un maggiore livello di rischio,
trovano spesso difficoltà nell’accesso al canale bancario. Infatti, le esigenze finanziarie tipiche di un
progetto in fase iniziale si scontrano con i requisiti rigidi e standardizzati richiesti dagli istituti
bancari.

36
In questo contesto, l'adozione degli International Accounting Standards (IAS) o degli International
Financial Reporting Standards (IFRS) da parte delle piccole e medie imprese (PMI), potrebbe
facilitarne l'accesso a diverse forme di finanziamento.
Come sopra esposto, l'adozione degli IAS/IFRS può fornire, oltre alla comparabilità delle
informazioni finanziarie di paesi diversi, anche una maggiore trasparenza e coerenza delle
informazioni finanziarie stesse, investitori ed istituti finanziari potrebbero, di conseguenza, risultare
maggiormente interessati ad investire nelle PMI, facilitandone l’accesso al credito.
Gli IAS/IFRS sono, del resto, standard contabili globalmente riconosciuti, utilizzati in molti mercati
finanziari internazionali e le PMI che li adottano dovrebbero, quindi, risultare avvantaggiate in
termini di credibilità, favorendo un miglior accesso ai mercati e al credito bancario.
L’adozione degli IAS/IFSR da parte delle PMI consente anche la comparazione a livello
internazionale delle stesse PMI, aumentandone l’attrattiva nei confronti dei possibili investitori.

4.5 Gli effetti sul rating e sul merito creditizio


L’adozione dei principi contabili internazionali conduce ad un modello di bilancio diverso sia sotto
il profilo delle finalità informative, sia in merito agli schemi di redazione e ai criteri di valutazione
delle singole poste.
Un eventuale passaggio agli IAS/IFRS da parte delle PMI, pertanto, non avrà effetti solo di
carattere formale, ma impatterà fortemente sull’economia di tali imprese, con particolare
riferimento a:
- La dimensione del patrimonio e la configurazione del reddito che emergeranno dai prospetti
di bilancio
- Le diverse possibilità di apprezzamento delle performance gestionali
- Le differenti possibili modalità di ripartizione della ricchezza prodotta fra gli stakeholder di
riferimento

Questi tre aspetti inevitabilmente influenzano anche la capacità di credito delle imprese, che viene
valutato dagli istituti di credito anche sulla base di analisi quantitative che hanno ad oggetto
rendiconti economico-finanziari. Da questo deriva l’importanza di capire come l’eventuale
adozione dei principi contabili internazionali impatti sulla possibilità delle imprese di presentare ai
potenziali finanziatori situazione economiche e patrimoniali abbastanza solide.
È importante allora evidenziare l’impatto che i principi contabili internazionali hanno sul rating
delle imprese, anche alla luce dei sempre più stringenti criteri di solidità patrimoniale ai quali le
banche devono attenersi.

37
22
Un progetto di ricerca condotto dall’Università di Bologna a cura del Prof. Giuseppe Savioli ha
sviluppato un confronto tra gli scoring ottenuti applicando un modello di rating prima ai bilanci
civilistici e, successivamente, post adozione, da parte dello stesso campionario di imprese PMI,
degli IAS/IFRS.
Le evidenze empiriche sono state ottenute applicando una versione semplificata del modello reale
adottato da un istituto di credito nazionale per assegnare il rating alla propria clientela. Il modello è
stato implementato prima sui bilanci delle PMI locali redatti seguendo i principi contabili nazionali,
e, in un successivo momento, sui loro bilanci simulati redatti secondo i principi contabili
internazionali.
Il passaggio simulato agli IAS/IFRS ha prodotto un tendenziale effetto positivo sulla valutazione
del merito creditizio, anche se di impatto non particolarmente significativo.
Lo scoring, quindi, risulta in tendenziale miglioramento, tuttavia notevolmente mitigato per via di
due effetti principali, il primo sulla patrimonialità ed il secondo sulla redditività, che tendono a
compensarsi.
Si registrano infatti i seguenti andamenti:
- Un miglioramento della capitalizzazione, per effetto dell’esposizione del patrimonio
strumentale al fair value
- Un peggioramento della redditività corrente, per effetto dell’impatto dei maggiori
ammortamenti sulle rivalutazioni a conto economico

Il bilancio del caso analizzato dell’azienda ‘’G’’ ha subito, per effetto del passaggio agli IAS/IFRS,
un incremento del capitale investito di circa 23,4 milioni di euro grazie all’effetto di rivalutazioni di
immobilizzazione e del magazzino, mentre con riguardo al risultato di esercizio, il notevole
incremento degli ammortamenti ha determinato un passaggio da utile a perdita di esercizio. Nel
complesso lo scoring dell’azienda ‘’G’’ è migliorato per l’effetto positivo sulla patrimonialità che
ha più che compensato il peggioramento della redditività.
Nello studio sono poi state prese come oggetto di analisi altre tre imprese che hanno avuto effetti
sullo scoring contrastanti, a causa sia del peso relativo assunto dal miglioramento della situazione
patrimoniale e dal peggioramento del conto economico, sia di caratteristiche già preesistenti delle
imprese.
Tuttavia, ai fini più generici di questo elaborato, quello che è interessante evidenziare è come in
media le PMI analizzate, a seguito dell’adozione degli IAS/IFRS, abbiano registrato un decremento

22
‘’Principi contabili internazionali e Basilea 2, L’impatto sulle PMI’’, Giuseppe Savioli, Alma Mater Studiorum
Università di Bologna, Collana di studi economico-aziendali della facoltà di Economia con sede in Forlì, Serie studi e
ricerche.
38
sul fronte della redditività, a causa del maggior onere costituito dagli ammortamenti, mentre una
variazione positiva sia stata indotta sullo stato patrimoniale, in particolare sul valore dell’attivo che
è aumentato grazie all’adozione del criterio del fair value (talvolta, come nel caso dell’azienda
‘’A’’, anche producendo effetti negativi sull’equilibrio strutturale, poiché il patrimonio netto cresce
meno che proporzionalmente rispetto all’attivo immobilizzato, denotando una minore capacità di
copertura dello stesso).

4.6 Miglior qualità, coerenza e trasparenza delle informazioni finanziarie

Gli IAS/IFRS promuovono la presentazione di informazioni finanziarie più complete e trasparenti.


In conseguenza della maggiore completezza e trasparenza richiesta si assiste ad un netto
miglioramento anche della qualità delle informazioni finanziarie prodotte dalle PMI.
Gli IAS/IFRS, del resto, sono stati sviluppati proprio con la finalità di fornire un quadro contabile
globale e coerente con maggiore trasparenza e comprensibilità delle informazioni finanziarie delle
imprese.
Tale risultato viene promosso attraverso il ricorso a standard contabili chiari e dettagliati, con linee
guida che chiariscono come devono essere presentati e rilevati gli elementi finanziari nelle
dichiarazioni finanziarie.
Tali standard sono finalizzati ad indicare nel dettaglio come rilevare e valutare gli asset, le passività,
le entrate e le spese, in modo da garantire la completezza e la coerenza nel tempo delle informazioni
finanziarie fornite.

Gli IAS/IFRS richiedono, inoltre, alcune divulgazioni supplementari (ad esempio informazioni sulle
politiche contabili, sugli strumenti finanziari, sulle operazioni correlate, sulle passività contingenti
ecc.) ritenute utili per fornire informazioni dettagliate e significative sulle operazioni finanziarie,
sugli impegni e sulle posizioni finanziarie delle imprese.
La finalità di tali informazioni aggiuntive è quella di aiutare i fruitori delle informazioni finanziarie
a comprendere appieno la situazione finanziaria e le performance dell'impresa.
Gli IAS/IFRS forniscono anche orientamenti specifici in materia di operazioni finanziarie
complesse (ad esempio per fusioni ed acquisizioni, contratti derivati, consolidamento di società
controllate, operazioni di leasing, ecc.), richiedendo che tali operazioni siano vengano presentate e
divulgate con la massima trasparenza e completezza, cosicché i destinatari delle informazioni
finanziarie possano comprenderne l'impatto sui risultati finanziari dell'impresa.

39
L’adozione di un quadro contabile comune a livello internazionale, infine, garantendo l’omogeneità
delle informazioni finanziarie tra diverse imprese e paesi, dovrebbe aiutare gli investitori, i creditori
e altri utenti delle informazioni finanziarie ad un confronto il più possibile corretto ed accurato tra le
performance delle imprese, migliorando la fiducia dei possibili investitori.
Gli IAS/IFRS sono standard globali sviluppati per garantire la comparabilità e la trasparenza delle
informazioni finanziarie tra le imprese a livello internazionale e, come logico, possono risultare più
dettagliati e richiedere una maggiore comprensione delle loro disposizioni e dei loro requisiti.
Gli IAS/IFRS sono relativi ad un ampio ventaglio di argomenti contabili, dalla predisposizione dei
bilanci alla valutazione degli strumenti finanziari, dalla contabilizzazione delle operazioni di
fusione e acquisizione alle informazioni sulle entità collegate.
Poiché gli argomenti sono molto vasti, sono necessarie conoscenze approfondite per poter applicare
correttamente gli standard, attenendosi alle linee guida.
I principi contabili sui quali si basano gli IAS/IFRS sono complessi e richiedono un'interpretazione
accurata, oltre che una concreta valutazione delle peculiarità delle singole imprese.
Gli IAS/IFRS richiedono molte informazioni e divulgazioni supplementari rispetto a quanto
normalmente richiesto dai principi nazionali di bilancio; tali informazioni a loro volta potrebbero
richiedere una valutazione accurata delle informazioni da fornire, aumentando in modo significativo
la complessità della rendicontazione finanziaria.
Oltre a quanto sopra, occorre considerare come gli IAS/IFRS siano soggetti a continui cambiamenti
e revisioni normative, al fine di adeguarsi al mutare dei contesti economici e degli sviluppi
contabili. Di conseguenza, risulta necessario un continuo aggiornamento formativo da parte delle
PMI, ed un costante sforzo professionale al fine della corretta applicazione degli standard contabili.

4.7 Maggiori costi di implementazione

L’'implementazione degli IAS/IFRS da parte delle piccole e medie imprese (PMI) può comportare
maggiori costi.
Di tutta evidenza, infatti, che l’adozione degli IAS/IFRS richieda un impegno finanziario, temporale
e di risorse non indifferenti.
In primo luogo, infatti, le PMI dovranno dotarsi di personale contabile e finanziario con conoscenze
e competenze specifiche sugli IAS/IFRS, al fine di poter applicare correttamente gli standard.,
sopportandone i costi per corsi di formazione esterni o, addirittura, provvedendo all’'assunzione di
consulenti esperti.

40
Le PMI che adottano gli IAS/IFRS potrebbero, inoltre, essere tenute a sottoporre i loro bilanci a
revisione e certificazione da parte di professionisti contabili specializzati, sostenendo costi per tali
servizi di revisione e certificazione più onerosi rispetto alla spesa del medesimo servizio reso sulla
base delle normative contabili nazionali.
L'implementazione degli IAS/IFRS può richiedere l'aggiornamento o la sostituzione dei sistemi
contabili e software esistenti nelle PMI, al fine di poter garantire la conformità agli standard, con
relativi costi aggiuntivi.
Per conformarsi agli IAS/IFRS le PMI potrebbero avere la necessità di modificare le loro politiche
contabili per conformarsi agli IAS/IFRS, sostenendo costi sia per l’analisi delle politiche contabili
esistenti sia per le modifiche necessarie per l’adeguamento agli standard, magari attraverso il
ricorso a consulenti esterni.
Ovviamente i costi di implementazione varieranno in relazione alle dimensioni e delle
caratteristiche specifiche di ciascuna PMI.
In conclusione, si può affermare come l'applicazione degli IAS/IFRS sulle PMI possa determinare
una maggiore standardizzazione e migliorare l’accesso al finanziamento, grazie alla fruibilità di
informazioni finanziari
e di qualità superiore.
Va tenuto, peraltro, in considerazione che l’adozione degli IAS/IFSR comporti anche costi di
implementazione che potrebbero risultare anche significativi, nonché una maggiore complessità
contabile e cambiamenti nelle valutazioni aziendali.
Le PMI dovranno, quindi, valutare con attenzione il rapporto costo/beneficio dall'adozione degli
IAS/IFRS, analizzando la loro peculiare condizione e le risorse disponibili.

5.

41
Conclusioni

Nel corso di questo elaborato, si è dedicato spazio all’esplicazione di alcune delle differenze che
l’adozione dei principi contabili internazionali, piuttosto che della disciplina contabile nazionale,
comporta sulle imprese. Nello specifico, una particolare enfasi è stata posta sui rispettivi soggetti ai
quali l’informativa di bilancio è indirizzata (c.d. utilizzatori di bilancio): mentre nel nostro paese è
possibile identificare i destinatari d’elezione della comunicazione economico-finanziaria nei soci e
nei creditori, si è sottolineata la maggiore propensione dei principi IAS/IFRS a rivolgersi ad una
vasta schiera di investitori. Infatti, nel mondo anglosassone, lo sviluppo economico ha, come punti
di riferimento, il mercato borsistico. Anche l’azienda di medie-piccole dimensioni è abituata, in
questo contesto, a confrontarsi più che con le banche con un’ampia platea di investitori per
acquisire mezzi finanziari. Nel modello internazionale, la valutazione del patrimonio si aprirà allora
a criteri legati al mercato, in primis il fair value, e la configurazione del reddito maturerà, quindi,
verso quello realizzabile accogliendo anche i ricavi di competenza solo probabili. Evidentemente in
questo contesto non può che trovare un ruolo assai più marginale il principio della prudenza, che
assume ruolo di postulato fondamentale invece nel modello nazionale, la cui valutazione
patrimoniale si fonda, per altro, sul costo storico.
Giova a questo punto evidenziare tre aspetti chiave di differenza tra i due modelli (nazionale e sulla
base di IAS/IFRS) sviluppati nel corso della trattazione:
- Affiancamento del fair value al costo storico come criterio valutativo
- Prevalenza della sostanza sulla forma rispetto al principio di prudenza per la
rappresentazione dei fatti di gestione
- Investitori elevati al rango di destinatari principali dell’informativa di bilancio
Si è poi voluto appositamente approfondire il ruolo delle PMI nell’armonizzazione contabile, che si
è storicamente riferita in primo luogo alle grandi imprese quotate, dato l’avviato processo di
transizione anche di queste realtà verso un sistema di bilancio sempre più vicino ai principi
contabili internazionali. Certo è che la scelta di adottare gli IAS/IFRS piuttosto che i PCI dipende
dalle esigenze e dalla strategia della singola PMI, tenendo conto di fattori come l’accesso ai mercati
internazionali, le esigenze degli investitori, i requisiti normativi e le risorse a disposizione per
l’implementazione. Il passaggio di queste realtà agli IAS/IFRS, sebbene venga loro applicata una
versione sostanzialmente semplificata rispetto ai c.d. ‘’full IFRS’, costituisce una scelta strategica
con impatti nel medio-lungo termine. Per questo motivo, tale scelta, deve essere attentamente
programmata e condizionata ad un’attenta analisi dei costi e dei benefici da essa derivanti.

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Ad un indubbio miglioramento sia dell’immagine, specie in un’ottica di rapporti internazionali, che
dei sistemi informativi, di gestione e controllo aziendale si contrappongono i costi derivanti dal
cambiamento delle procedure amministrativo-contabili, dalla formazione del personale e dalla
maggior complessità che in taluni casi l’adozione degli gli IAS/IFRS comporta.

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Bibliografia

Articoli e pubblicazioni

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Origini e recenti tendenze (Fair Value in the International Accounting Standards Model:
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Volumi

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Sitografia

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www.revisionelegale.it / la procedura dell’impairment-test tra tecnica e governance: il ruolo


dell’organo di controllo

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RINGRAZIAMENTI

Prima di tutto, ritengo doveroso ringraziare la mia relatrice Prof.ssa Raoli per aver accettato di
guidarmi nella stesura di questo elaborato, ma in particolar modo per avermi fatto appassionare alla
materia, tanto da dedicarvi il mio attuale percorso di studi magistrale e plausibilmente la mia
carriera.
In secondo luogo, ringrazio i miei genitori Elena e Paolo e mia sorella Ilaria, per avermi supportato
economicamente ed emotivamente in questo non sempre roseo percorso di studi ed essermi stati di
esempio.
Un grazie speciale va alle mie amiche di Milano, che nonostante io abbia conosciuto solamente tre
anni fa sono diventate compagne di vita, con loro ho condiviso e continuo, nonostante la distanza, a
condividere ogni momento della mia vita, scolastica e soprattutto personale.

Grazie Federica, sei stata il mio punto di riferimento lungo tutto questo percorso, con te ho
condiviso tutto, compresa una casa ed un letto per un anno intero, sei e sarai sempre la custode di
ogni mio segreto. Mi sono sempre parametrata a te perché ti ritengo davvero tanto in gamba e sono
sicura che riuscirai in ogni cosa vorrai fare.

Grazie Anita, sei stata la prima persona che ho conosciuto a Milano, e da quel giorno non ci siamo
mai più separate. A te va il merito di tanti esami superati, mi hai sempre sostenuta e soprattutto
sopportata emotivamente nella mia quotidiana ansia, e parte di questo mio successo non sarebbe
stato possibile senza di te.

Grazie Martina, per essere l’amica più leale che ci sia, per esserci sempre, pronta a venire a casa
mia a sostenermi e a cucinarmi qualcosa con il tuo pacco da giù. Mi hai aiutato più di tutti a
superare momenti difficili e sei sempre stata al mio fianco, sei un’amica per la vita.

Grazie Luca, soprattutto per l’ultimo anno passato insieme nella stessa casa. Grazie per aver
studiato con me fino alle quattro del mattino prima di ogni esame, per avermi cucinato le tue patate
al forno e soprattutto per avermi sempre supportata (e sopportata) in ogni mio momento difficile, e
per essere riuscito a sdrammatizzare un po’ la pesantezza con cui affronto ogni minimo problema.

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Grazie Anastasia, ti ho conosciuta solo un anno fa ma è come se ci conoscessimo da anni, sei la
persona più affine a me che io abbia mai incontrato, nonché una delle mie più grandi supportartici.
Con te ho tirato fuori la parte più vera di me, sono sempre stata senza filtri e ti ho sempre raccontato
ogni mio più intimo pensiero, mentre tu ogni volta ascoltavi e sapevi darmi il giusto consiglio.
Grazie perché se non fosse per te e per la nostra settimana di convivenza pre esame sarei
probabilmente ancora qui a dover sostenere statistica I !

Grazie Alice, perché sei sempre stata il mio esempio. Sei una delle persone più forti che io conosca,
nonché l’eccellenza di questa università. Ho sempre un po’ invidiato la tua determinazione e sono
felice che ci siamo avvicinate così tanto nell’ultimo anno. Ti voglio bene.

Infine, un grazie dal profondo del cuore va alle mie fedeli ed inseparabili amiche di Reggio Emilia,
tra cui in particolare a te Scivo, nonostante ti abbia vista sempre poco ti ho sempre sentita tanto
vicina, grazie per avermi sempre ascoltata, consigliata (a volte con anche eccessiva sincerità !) e
incoraggiata a fare del mio meglio.
Grazie Bea, quando ti ho incontrata in prima media non avrei immaginato saresti stata ancora qui,
tanto vicina a me, undici anni dopo. Ci sei sempre, e per questo ti sono infinitamente grata, più di
quanto so dimostrare.
Grazie alle mie compagne di classe, per continuare a condividere e festeggiare assieme ogni
traguardo. Grazie Franci Rigon per avermi insegnato a prendere la vita con leggerezza e per essere
ancora oggi al mio fianco. Grazie Fede per essere da cinque anni a questa parte una delle mie più
care amiche, su cui so di poter contare sempre. Grazie Bea per avermi reso la vita milanese più
animata e avermi trascinata nelle tue serate pazze !
Infine, mi sento di ringraziare anche Alessandro, per essere stato al mio fianco per la quasi totalità
di questo percorso, ma soprattutto per avermi lasciata, non avrei mai preso le decisioni di vita che
ho preso e realizzato quanto sono forte e quanto sono capace di affrontare da sola.

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