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Studio n. 6
Documento n. 19 del 6 novembre 2003
BIBLIOGRAFIA “ 75
A partire dal 1° aprile 2001, IASB - International Accounting Standards Board è il nuovo acronimo di
IASB mentre la sigla dei principi contabili internazionali IAS è sostituita con IFRS - International
Financial Reporting Standard. Ai fini del presente lavoro, si è scelto di utilizzare la sigla IASB per
identificare l’organismo mentre con riferimento ai principi contabili internazionali si utilizzeranno
entrambi gli acronimi IAS e IFRS.
Lo IAS 1 si applica sia al bilancio di una singola impresa sia al bilancio consolidato
di un gruppo. Esso si riferisce, inoltre, a tutte le tipologie di imprese incluse le ban-
che e le imprese di assicurazione3.
1 Nel corso del documento si farà spesso riferimento al testo dello IAS 1, elaborato dallo IASB nel 1997. Tale
versione sarà rivista prima della fine del 2003 dallo stesso organismo (Exposure Draft 1 del maggio 2002). Le
modifiche presumibilmente apportante dallo IASB, di cui si terrà conto nel corso dello studio, non riguarde-
ranno in ogni caso parti essenziali del principio contabile internazionale.
2 Cfr. Fondazione Luca Pacioli, Quadro sistematico per la preparazione e presentazione del bilancio (Framework IASB),
Studio n. 02/2003 del 27 maggio 2003.
3 Per le banche e istituti finanziari simili sono contenute informazioni aggiuntive rispetto a quelle dello IAS 1
nel principio contabile internazionale IAS 30, Informazioni richieste nel bilancio delle banche e degli enti finanziari.
Per le società di assicurazione sono in corso di elaborazione specifici principi contabili internazionali.
I bilanci non includono in ogni caso documenti quali i rapporti degli amministrato-
ri, le relazioni del presidente, le analisi e le discussioni del consiglio di amministra-
zione e simili. Tali documenti possono essere inclusi invece in un rapporto annuale.
Il bilancio d’esercizio, generalmente incluso nel rapporto annuale, deve essere dun-
que chiaramente identificato e distinto dalle altre informazioni in esso presenti.
A tal fine deve essere distintamente identificata, e se necessario ripetuta per una
corretta comprensione, la seguente informativa:
1. la denominazione dell’impresa che redige il bilancio o altri mezzi di identifica-
zione;
2. se il bilancio riguarda solo la singola impresa o un gruppo di imprese;
3. la data di riferimento del bilancio o il periodo di riferimento del bilancio, qua-
lunque sia appropriato alla parte relativa al bilancio;
4. la moneta di conto;
5. il livello di precisione usato nell’esposizione dei valori nel bilancio. (IAS 1, 46)
Lo stesso IAS 1, pur non ritenendo la relazione degli amministratori parte integrante
del bilancio, ne raccomanda la sua presentazione allo scopo di descrivere e spiegare
gli aspetti principali del risultato economico e della situazione finanziaria dell’im-
presa nonché le principali incertezze che essa affronta.
4 Le aziende non profit, le autorità governative e le imprese del settore pubblico che intendono applicare lo IAS
1 possono trovarsi nella condizione di modificare le descrizioni utilizzate per certe voci del bilancio nonché
lo stesso bilancio.
Da una prima analisi, rispetto all’ordinamento e alla prassi contabile italiana, pos-
sono riscontarsi le seguenti differenze:
• le caratteristiche dei prospetti di stato patrimoniale e conto economico (artt.
2424 e 2425 c.c.), differiscono, rispetto a quanto previsto dallo IAS 1, sia da un
punto di vista formale che contenutistico;
• la presentazione del rendiconto finanziario non è resa obbligatoria dalle norme
del Codice civile mentre a livello di principi contabili internazionali il prospetto
rappresenta parte integrante del bilancio d’esercizio;
• le informazioni da presentarsi con la relazione degli amministratori (solo racco-
manda dallo IAS 1), sono più particolareggiate e complete rispetto a quelle
richieste nella relazione sulla gestione (articolo 2428 c.c.);
• le informazioni contenute nella nota integrativa, redatta ai sensi dell’art. 2427
c.c., non corrispondono alle note esplicative del bilancio redatte secondo i prin-
cipi contabili internazionali;
• il prospetto delle variazioni delle poste del patrimonio netto, da presentarsi in
nota integrativa a norma dell’art. 2427 c.c.5, è sostanzialmente identico a quello
previsto dallo IAS 1.
L’analisi di tali schemi riveste, inoltre, particolare importanza alla luce dei recenti
sviluppi della normativa comunitaria e nazionale.
5 L’obbligo nella presentazione del prospetto è stato recentemente previsto attraverso il D.Lgs n. 6/2003, decre-
to che ha dato attuazione alla Legge di Delega per la Riforma del diritto societario (Legge n. 366/01).
• la presentazione di uno stato patrimoniale secondo gli schemi previsti dai prin-
cipi contabili internazionali, basata sulla distinzione tra poste correnti/non cor-
renti, in alternativa agli schemi di Stato patrimoniale prescritti dalla stessa
direttiva;
La tabella che segue può aiutare a comprendere più facilmente come l’evoluzione
della normativa nazionale e comunitaria implichi una convergenza internazionale
sui taluni prospetti di bilancio; in particolare, il rendiconto finanziario, il prospetto
delle variazioni del patrimonio netto e la relazione degli amministratori.
Solo indirettamente previsto, senza uno Obbligo nella presentazione del prospet-
Prospetto delle variazioni specifico obbligo di presentazione. to nella nota integrativa (D.Lgs n.
del patrimonio netto 6/2003)
Solo indirettamente previsto, senza uno In attesa del recepimento della diret-
specifico obbligo di presentazione. tiva n. 51/03, nessun obbligo di presen-
Rendiconto finanziario
tazione
Il contenuto della relazione sulla gestio- Non essendo ancora recepita la direttiva
ne è sostanzialmente identico a quello ce n. 51/03 esistono forti divergenze tra
della relazione degli amministratori rac- le informazioni presenti nella relazione
comandato dallo IAS 1. degli amministratori, raccomandata
Relazione degli amministratori dallo IAS 1 e le informazioni da presen-
(solo raccomandata) tarsi nella relazione sulla gestione (art.
2428 c.c.)
Nella prima si presenta uno schema in cui nella sezione sinistra sono inserite le atti-
vità (impieghi del capitale aziendale) mentre in quella di destra le passività (fonti di
finanziamento del capitale investito) e la voce residuale del patrimonio netto. Lo
schema a forma scalare comporta invece l’inserimento delle poste contabili in un’u-
nica sezione, nella quale i valori si sommano in modo algebrico.
Per “contenuto” dello stato patrimoniale ci si riferisce, invece, alle modalità con le
quali i valori contabili sono aggregati e classificati all’interno dello schema prescel-
to. La dottrina contabile ha individuato tre principali forme di classificazione:
• per natura o origine (classificazione per natura);
• per destinazione economica (classificazione funzionale);
• in base a criteri finanziari (classificazione finanziaria).
Gli articoli del Codice civile cui occorre far riferimento sono:
• gli artt. 2424 e 2424-bis che regolano la struttura e il contenuto dello Stato
Patrimoniale;
• l’art. 2423-ter che introduce l’obbligatorietà degli schemi e ne detta le regole di
utilizzo e di (eventuale) modifica.
Le voci inserite nello schema di SP, ex art. 2424 c.c., si suddividono su quattro livelli:
1. macroclassi, identificate mediante lettere maiuscole;
2. classi, identificate da un numero romano;
3. singoli voci, identificate da un numero arabo;
4. sottoclassificazioni delle singole voci identificate da una lettera minuscola.
B. IMMOBILIZZAZIONI Macroclasse
III - Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione,
per ciascuna voce dei crediti, degli importi esigibili
entro l'esercizio successivo Classe
1) partecipazioni in Singola voce
]
a) imprese controllate
b) imprese collegate
c) imprese controllanti Sottoclassificazione della voce
d) altre imprese
6 La normativa contabile italiana, in tema di bilancio d’esercizio, deriva dal recepimento della IV direttiva CE,
avvenuto con il D.Lgs n. 127/91.
7 Il legislatore nazionale tra i due schemi di SP proposti dalla IV direttiva CEE, a sezioni divise e contrapposte e a
forma scalare, ha optato per il primo, motivando la scelta, da un lato, perché quella prevalentemente utilizzata
prima della Riforma del ’91 e, dall’altro ritenendo piuttosto modesti i vantaggi legati all’introduzione dello
schema a forma scalare e tali in ogni caso da non giustificare l’innovazione. Prima del recepimento della diret-
tiva comunitaria, le precedenti norme del Codice civile non prescrivevano schemi vincolanti per la presenta-
zione dello stato patrimoniale.
L’obbligo nel rispetto dello schema previsto dall’art. 2424 c.c. si ricava dalla previ-
sione dell’art. 2423-bis, comma 1, in cui si legge “salve le disposizioni di leggi speciali
per le società che esercitano particolari attività8, nello Stato patrimoniale devono essere
iscritte separatamente, nell’ordine indicato, le voci stabilite dall’art. 2424.”
“Le voci precedute dai numeri arabi possono essere ulteriormente suddivise, senza l’elimina-
zione della voce complessiva e dell’importo corrispondente; esse possono essere raggruppate
soltanto quando il raggruppamento, a causa del loro importo è irrilevante ai fini della rap-
presentazione veritiera e corretta o quando esso favorisce la chiarezza del bilancio. In questo
secondo caso la nota integrativa deve contenere distintamente le voci oggetto di raggruppa-
mento.
Devono essere aggiunte altre voci qualora il loro contenuto non sia compreso in alcuna di
quelle previste dagli art. 2424 e 2425.
Le voci precedute da numeri arabi devono essere adattate quando lo esige la natura dell’atti-
vità esercitata.”
Da numerosi spunti dottrinali si desume che mentre i primi due livelli, contrasse-
gnati rispettivamente dalle lettere maiuscole (macroclassi) e dai numeri romani (clas-
si), sono immodificabili, il terzo (contrassegnato da numeri arabi), e conseguente-
mente il quarto, possono essere modificati a discrezione del redattore del bilancio,
qualora siano rispettate le condizioni stabilite dall’art. 2423-ter 9.
Nella tabella che segue è riportato lo schema di stato patrimoniale previsto dall’art.
2424 c.c., così come recentemente modificato dal D.Lgs. n. 6/2003.
ATTIVO PASSIVO
A) CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI, CON SEPARATA A) PATRIMONIO NETTO
INDICAZIONE DELLA PARTE GIÀ RICHIAMATA
I- Capitale
B) IMMOBILIZZAZIONI, CON SEPARATA INDICAZIONE DI QUELLE CONCESSE II - Riserva da sopraprezzo delle azioni
IN LOCAZIONE FINANZIARIA III - Riserve di rivalutazione
I - Immobilizzazioni immateriali IV - Riserva legale
V- Riserve statutarie
1) costi di impianto e di ampliamento
2) costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità VI - Riserva per azioni proprie in portafoglio
3) diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere VII - Altre riserve, distintamente indicate
dell'ingegno VIII - Utili (perdite) portati a nuovo
4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili IX - Utile (perdita) dell'esercizio
5) avviamento
6) immobilizzazioni in corso e acconti
7) altre
II - Immobilizzazioni materiali
1) terreni e fabbricati
2) impianti e macchinario B) FONDI PER RISCHI E ONERI
3) attrezzature industriali e commerciali 1) per trattamento di quiescenza e obblighi simili
4) altri beni 2) per imposte, anche differite
5) immobilizzazioni in corso e acconti 3) altri
IV - Disponibilità liquide
1) depositi bancari e postali
2) assegni
3) danaro e valori in cassa
Il principio della destinazione economica implica, peraltro, che poste contabili con
identica natura possano trovare diversa collocazione in bilancio. Alcuni esempi,
ricavabili dallo stesso schema di SP, possono riguardare:
• le partecipazioni previste sia nell’attivo circolante, quando rappresentano inve-
stimenti di breve durata effettuati generalmente a scopo speculativo sia tra le
immobilizzazioni finanziarie se riguardano investimenti durevoli;
• medesimo discorso vale per i crediti, le azioni proprie, i titoli diversi dalle par-
tecipazioni che possono rientrare sia tra l’attivo immobilizzato sia tra l’attivo
circolante.
Vi sono però alcune poste inserite tra le macroclassi dell’attivo che rappresentano
eccezioni alla distinzione sopra proposta. Infatti:
• nella macroclasse A sono iscritti i crediti vs soci per versamenti ancora dovuti
che appartengono normalmente all’attivo circolante, dal quale, invece, sono
separati;
• tra le immobilizzazioni finanziarie (B.III) sono compresi i crediti finanziari esi-
gibili entro l’esercizio successivo, i quali dovrebbero far parte del circolante;
• tra i crediti dell’attivo circolante (C.II) sono compresi degli importi esigibili
oltre l’esercizio successivo, i quali dovrebbero far parte delle immobilizzazioni;
• i ratei e i risconti sono comprensivi di valori a breve e a medio-lungo termine.
Il principio della destinazione prevale, quindi, sul criterio finanziario, per cui una
attività inizialmente classificata come immobilizzata, che successivamente diviene
disponibile, permane nella categoria originaria delle immobilizzazioni. Analoga-
mente un’attività inizialmente classificata come disponibile, che in seguito diviene
immobilizzata, permane nella categoria originaria del circolante. Tale impostazione
ha lo scopo di facilitare la comparabilità e consentire il raffronto dei valori relativi
all’esercizio con quelli dell’esercizio precedente.
10 L’art. 15 della IV direttiva CE prevede che “determinante per l’iscrizione degli elementi patrimoniali nelle
immobilizzazioni o nell’attivo circolante è la loro destinazione”
Le passività sono classificate invece in base alla natura delle diverse fonti di finan-
ziamento, cioè alla natura dei diversi finanziatori. La voce D. Debiti dello SP ex art.
2424 c.c. è suddivisa infatti in: obbligazioni, obbligazioni convertibili, debiti verso
banche, verso altri finanziatori, verso fornitori, verso imprese controllate o collega-
te, debiti tributari, ecc…… La struttura del passivo è caratterizzata pertanto da due
principali macroclassi: fondi per rischi e oneri (B) e i debiti (D). Nella prima macro-
classe rientrano le passività indeterminate nell’importo o nella data di sopravve-
nienza, mentre nei debiti sono raggruppate le c.d. passività certe o determinate.
Il documento n. 12, infatti, pur ritenendo la classificazione civilistica dello Stato Pa-
trimoniale (per destinazione) in grado di rappresentare correttamente la situazione
patrimoniale e finanziaria dell’impresa, non la considera in ogni caso la più appro-
priata a tale scopo.
11 CNR – CNDC, Principio contabile n. 12, Composizione e schemi di bilancio di esercizio di imprese mercantili, indu-
striali e di servizi, gennaio 1994.
Le attività correnti sono quelle che, in base ai termini contrattuali o all’uso, saranno
realizzate (ritorneranno in numerario) entro dodici mesi dalla chiusura dell’eserci-
zio mentre le attività non correnti saranno realizzate oltre dodici mesi. Parallela-
mente, le passività correnti sono quelle che si estingueranno entro dodici mesi
dalla chiusura del bilancio mentre le passività non correnti, quelle cioè a medio –
lungo termine, richiederanno un periodo di tempo più lungo per la loro estinzione.
OSSERVAZIONI
Il principio contabile n. 12: Composizione e schemi di bilancio di esercizio di imprese mercantili, industriali e di
servizi, stabilisce, quindi, che la riclassificazione del bilancio civilistico debba essere effettuata distinguendo
le poste correnti/non correnti in base alla loro realizzabilità o estinguibilità nel corso dei dodici mesi successivi
alla data di chiusura del bilancio. A tal proposito possono farsi due considerazioni utili nella comprensione della
successiva classificazione delle poste patrimoniali proposta dallo IAS 1.
Non considerazione del ciclo operativo nella distinzione tra poste correnti e non correnti
Il principio n. 12 precisa che, nella distinzione corrente/non corrente, la considerazione del ciclo produttivo,
piuttosto che del periodo amministrativo annuale, presenti difficoltà pratiche tali (connesse ad esempio alla
sua chiara identificazione) da non consentire tale distinzione.
12 In merito a tale classificazione, il principio n. 12 sottolinea inoltre che “le poste attive e passive dello stato
patrimoniale sono classificate per gruppi omogenei, in modo da mettere in evidenza gli aspetti tecnici e finan-
ziari delle poste stesse. Con tale classificazione ed identificazione si intende ottenere delle indicazioni circa il
grado di mobilità e di equilibrio finanziario dell’impresa. Precisamente, si intendono individuare da un punto
di vista tecnico la diversa funzionalità del patrimonio aziendale al processo produttivo (destinazione) e dal
punto di vista finanziario la diversa attitudine a trasformarsi in numerario (attitudine alla liquidità)”.
Nella tabella che segue è presentato uno SP riclassificato secondo quanto previsto
dal principio contabile n. 12 con le voci che potrebbero comporre le diverse zone.
Attività
A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti - Dovranno essere inseriti nell’attivo
corrente o nell’attivo immobilizzato, a seconda di quando è previsto il versamento
dei decimi residui. Tali crediti, in particolare per le quote non ancora richiamate,
potrebbero scadere, infatti, oltre l’esercizio successivo, nel qual caso devono essere
inserite tra le attività immobilizzate.
B. Fondi per rischi e oneri - La distinzione tra passivo corrente e passivo non corrente
deve avvenire in base al momento in cui sono previsti gli esborsi. I fondi sono
iscritti nel passivo corrente limitatamente agli importi scadenti entro l’esercizio suc-
cessivo (entro i 12 mesi); gli importi dei fondi scadenti oltre l’esercizio successivo
sono iscritti tra le passività non correnti (a medio-lungo termine).
E. Ratei e risconti passivi - E’ iscritto nel passivo non corrente l’importo dei ratei e
risconti la cui competenza va oltre l’esercizio successivo; nel passivo corrente è
iscritto l’importo dei ratei e risconti la cui competenza non va oltre l’esercizio suc-
cessivo.
IMPIEGHI FONTI
C.IV Disponibilità liquide (tutte le voci) B. Fondi per rischi e oneri (tutte le voci) solo per le
quote a breve
Totale liquidità immediate
C. Trattamento di fine rapporto di lavoro subordina-
to solo per la quota a breve
A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti D. Debiti (tutte le voci) solo per gli importi esigibili
(solo parte già richiamata) entro l’esercizio successivo
B.III.2 Crediti (tutte le voci) solo gli importi esigi- E. Ratei e risconti passivi esclusa la quota plurien-
bili entro l’esercizio successivo nale e l’aggio sui prestiti
C.II. Crediti (tutte le voci) esclusi gli importi esigi- TOTALE PASSIVITA’ CORRENTI
bili oltre l’anno successivo
B. Fondi per rischi e oneri (tutte le voci) escluse le
C.III. Attività finanziarie che non costituiscono quote a breve
immobilizzazioni (tutte le voci)
C. Trattamento di fine rapporto di lavoro subordina-
D. Ratei e risconti esclusa la parte pluriennale e il to esclusa la quota a breve
disaggio sui prestiti
D. Debiti (tutte le voci) solo per gli importi esigibili
Totale liquidità differite oltre l’esercizio successivo
C.I Rimanenze E. Risconti passivi (quota pluriennale) e l’aggio sui
prestiti
Totale rimanenze
TOTALE PASSIVITA’ NON CORRENTI
TOTALE ATTIVO CORRENTE
A. Patrimonio netto (tutte le voci)
A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
(esclusa la parte già richiamata) TOTALE CAPITALE PROPRIO
B.III.1 Partecipazioni (tutte le voci)
TOTALE IMMOBILIZZAZINI
Un’impresa deve determinare, in base alla natura delle sue operazioni, se presenta-
re o meno le attività e passività correnti e non correnti come separate classificazioni
nei prospetti di bilancio (IAS 1, 53). In presenza di un ciclo operativo chiaramente
identificabile, tale distinzione fornisce informazioni particolarmente utili ai destina-
tari del bilancio, distinguendo le attività nette continuamente circolanti come capi-
tale circolante da quelle usate per le operazioni a lungo termine dall’impresa.
L’Exposure Draft del maggio 2002 ha proposto che la classificazione delle poste atti-
ve sia effettuata attraverso la distinzione corrente/non corrente, a meno che il crite-
rio alternativo (liquidità) si dimostri più efficace nel fornire informazioni significati-
ve e attendibili; un’impresa, quindi, che produce beni o fornisce servizi nell’ambito
di un ciclo operativo chiaramente identificato adotterà sempre una classificazione
corrente/non corrente piuttosto che una presentazione delle poste in ordine alla
sua liquidità.
13 L’analisi condotta sullo SP così come previsto dallo IAS 1 terrà conto delle modifiche (di carattere non rile-
vante) proposte dallo IASB nell’Exposure Draft ED 1 del maggio 2002.
14 Lo IAS 30, al paragrafo 18, prevede che “una banca deve presentare uno stato patrimoniale che raggruppi le
attività e le passività per categorie omogenee e deve elencarle secondo il loro grado di liquidità”
c) è cassa o disponibilità liquida non vincolata per quanto riguarda il suo utilizzo
(IAS 1, 57).
La distinzione tra attività correnti e non correnti opera, quindi, sulla base di due ele-
menti discriminanti: il ciclo operativo dell’impresa e il periodo amministrativo annuale.
Tutte le attività, realizzabili entro il ciclo operativo dell’impresa, sono classificate Attività
legate al
come correnti, indipendentemente dal fatto di essere effettivamente realizzate entro ciclo
operativo
i dodici mesi dalla data di bilancio. Tipici esempi riguardano i valori delle rimanen- dell’impresa
ze e dei crediti commerciali, inclusi tra le attività correnti, anche quando non sono
realizzabili nel corso dei dodici mesi dalla data di bilancio (IAS 1, 57). Per quei cre-
diti o rimanenze (classificati come correnti) dei quali non si ci aspetta la realizzazio-
ne entro dodici mesi devono presentarsi informazioni separate nelle note al bilan-
cio (si veda in seguito il paragrafo 3.1.3 - Analisi delle scadenze). Tali informazioni
potrebbero essere utili ai destinatari del bilancio per comprendere il grado di liqui-
dità dell’impresa.
Un certo ammontare dei crediti commerciali (€ 13 ml), pur essendo realizzabili oltre l’anno, sono
considerate attività correnti
Le attività finanziarie possedute principalmente per la vendita (ad es. valori mobiliari Attività
non legate
a reddito fisso o variabile) immediatamente disponibili o liquidabili entro l’anno al ciclo
devono essere classificate come attività correnti. Le altre attività finanziarie sono classi- operativo
ficate come correnti se la loro realizzazione è attesa entro 12 mesi dalla data del bilan-
cio. Al di fuori di tali ipotesi, le attività finanziarie sono classificate come non correnti.
I debiti commerciali e gli accantonamenti per lavoro dipendente e altri costi ope- Passività
legate
rativi, i quali dovrebbero estinguersi nel normale ciclo operativo dell’impresa, sono al ciclo
classificati tra le passività correnti, anche se la loro estinzione è dovuta oltre 12 mesi operativo
Le altre passività, come i prestiti, gli scoperti bancari, i dividendi da pagare, le Passività
non legate
imposte sul reddito e le tutte altre passività non commerciali, non estinguibili al ciclo
operativo
come parte del ciclo operativo dell’impresa, sono classificate come passività corren-
ti, se la loro estinzione è dovuta entro dodici mesi dalla data di bilancio. Tali passi-
vità sono considerate correnti anche quando non dovrebbero estinguersi entro 12
mesi dalla data del bilancio.
Per le prime voci si farà riferimento alla loro presumibile estinzione nel corso del
ciclo operativo, mentre per le altre è presa in considerazione l’effettiva estinzione,
in altre parole la loro scadenza, nell’arco di dodici mesi dalla data di bilancio.
Una passività non legata al ciclo operativo di impresa, la cui estinzione è dovuta in
più di dodici mesi dalla data del bilancio, sarà classificata quindi come non corren-
te, anche quando la sua estinzione dovrebbe avvenire in meno di dodici mesi15
dalla data di bilancio.
OSSERVAZIONI
Le considerazioni sopraesposte pongono in evidenza un aspetto di notevole differenza nel tratta-
mento delle passività rispetto alla prassi contabile del nostro Paese. Il principio contabile nazio-
nale n. 19, con riferimento ai debiti, prevede che le passività siano classificate nello SP, in consi-
derazione della loro scadenza, in:
• passività a breve o correnti con scadenza entro l’esercizio successivo
• passività a medio-lungo termine o non correnti con scadenza oltre l’esercizio successivo.
Ai fini della classificazione dei debiti, il documento n. 19 precisa che la scadenza deve essere
determinata in base ai termini di fatto del pagamento quando questi contrastino con i presupposti
contrattuali o giuridici. Deve essere effettuata, quindi, una valutazione per determinare, in base
ad elementi concreti, quali debiti non verranno pagati entro dodici mesi; ciò che rileva quindi non
è l’astratta scadenza, ma l’esigibilità quale situazione di fatto, oltre che di diritto. Stesse consi-
derazioni valgono per i crediti secondo quanto prescritto dal principio contabile nazionale n. 15.
Nella redazione del bilancio 2002, un debito di 1.500 € con scadenza 10 novembre 2003 dovrebbe
essere considerato una posta a breve (estinzione entro l’anno successivo alla data di bilancio) a
meno che il redattore non ritenga, in base ad elementi concreti, che la sua estinzione non possa
avvenire prima del 2004. In tale caso nel bilancio 2002 quel debito sarà classificato come una
posta non corrente.
A livello di principi contabili internazionali, una passività non legata al ciclo operativo di un’impre-
sa sarà considerata corrente o non corrente in base alla sua data di scadenza; corrente se l’estin-
zione è dovuta entro dodici mesi, non corrente se l’estinzione è dovuta in più di dodici mesi, a
prescindere dal momento in cui essa dovrebbe estinguersi. Nel caso in cui il debito di cui sopra
rappresenti una passività non legata al ciclo operativo, esso dovrà essere classificato come passi-
vità corrente.
Si noti che le modifiche proposte dall’ED sono completate dalla sostituzione nel
contenuto minimo dello SP (si veda par. 3.2) della voce “Passività a lungo termine
fruttifere di interessi” con la voce più generale “Passività finanziarie”.
ATTIVO
Nello Stato Patrimoniale di un bilancio IAS possono essere iscritte poste contabili
classificate come correnti anche se realizzabili o estinguibili oltre i dodici mesi (ad es.
le rimanenze o i debiti commerciali) o, al contrario, poste classificate come non cor-
renti anche se realizzabili o estinguibili entro dodici mesi dalla data di bilancio. Al
fine di evidenziare il grado di liquidità e solvibilità di un’impresa, lo IAS 1, al para-
grafo 54 prevede che “un’impresa deve evidenziare, per ciascuna voce attiva o passiva che
aggrega valori attesi che dovrebbero essere incassati o pagati sia prima che dopo dodici mesi
dalla data di bilancio, l’importo che dovrebbe essere incassato o pagato dopo dodici mesi”.
Il principio richiede, quindi, la presentazione nelle note al bilancio delle informa- Scadenze
di attività
zioni circa le date di scadenza di tutte le attività e passività al fine di fornire utili e passività
informazioni ai lettori del bilancio sulla situazione finanziaria dell’impresa.
L’analisi delle scadenze deve riguardare, quindi, sia le attività e le passività finan-
ziarie, crediti commerciali o altri crediti e debiti commerciali o altri debiti (così
come richiesto dallo IAS 32: Strumenti finanziari) sia le attività e passività non
monetarie (rimanenze e fondi). Per esempio, un’impresa deve evidenziare i valori
delle rimanenze (attivo corrente) che dovrebbero essere realizzate dopo più di un
anno dalla data di bilancio.
Si fornisce, pertanto, una lista di voci così diverse per natura o funzione da richie-
dere necessariamente una distinta rappresentazione nel prospetto di Stato
Patrimoniale; non esiste quindi una vera e propria struttura di Stato Patrimoniale.
Lo IAS 1 non fa cenno, infatti, né all’ordine né allo schema con le quali le voci devo-
no essere esposte. Lo IASB è stato da sempre riluttante a prescrivere un formato
rigido per lo Stato Patrimoniale, per cui il compromesso che si desume dalla lettura
dello IAS 1 è quello di una struttura allo stesso tempo obbligatoria ma flessibile
(c.d. mandatory flexible format); obbligatoria perché fissa una lista minima di voci,
flessibile per l’ampia discrezionalità lasciata ai redattori del bilancio con riferimen-
to, ad esempio, all’aggiunta di voci addizionali o di sottoclassificazioni.
delle sue operazioni (IAS 1, 68-b). Una banca, ad esempio, deve modificare le
voci minime sopraelencate per adottare le più specifiche disposizioni contenute
nel Principio contabile internazionale n. 30;
c) la descrizione delle voci può essere modificata a seconda della natura dell’im-
presa e delle sue operazioni (IAS 1, 68-b);
d) qualora si utilizzino differenti criteri di valutazione per diverse classi di attività,
ciascuna classe dovrebbe essere presentata in modo separato (IAS 1, 71).
L’alta liquidità di uno strumento finanziario giustifica la sua rilevazione tra la voce disponibilità liqui-
de equivalenti.
Particolari problemi pratici potrebbero sorgere, inoltre, qualora, con riferimento alla
stessa attività si utilizzassero criteri valutativi differenti per ciascuna classe di atti-
vità. Il Framework individua diversi criteri valutativi che possono essere utilizzati
nei bilanci con diverso grado e combinazioni, come ad esempio:
• costo storico (historical cost)
• costo corrente (current cost)
• valore di realizzo (realisable or settlement value)
• valore attuale (present value)
Nelle note al bilancio o, direttamente, nel prospetto di Stato patrimoniale, l’impresa Sottoclas-
sificazioni
deve evidenziare ulteriori sottoclassificazioni delle voci esposte classificate con nel prospetto
di SP o
modalità adeguate all’attività dell’impresa (IAS 1, 72). L’analisi fornita nelle sotto- nelle note
classificazioni dipende dalle disposizioni dei principi contabili internazionali oltre esplicative
che dalla dimensione, natura e funzione dei relativi importi. Come nel caso di voci
Differenze generali
Gli articoli del Codice civile (artt. 2423-ter e 2424) prefigurano una struttura di SP a Struttura
dello stato
sezioni contrapposte caratterizzata da un’elevata rigidità e analicità delle poste con- patrimoniale
tabili. Essi concedono al redattore limitati spazi di manovra riguardo la presenta-
zione del prospetto di SP. Infatti, pur in presenza della previsione dell’articolo 2423-
ter al redattore è preclusa qualsiasi modifica relativamente ai primi due livelli di
Stato Patrimoniale (macroclassi e classi).
Al contrario, lo IAS 1 non prescrive una struttura specifica per lo stato patrimo-
niale. Pur essendo presenti, delle informazioni minime da presentare nel pro-
spetto, il principio internazionale lascia ampio spazio alla discrezionalità del
redattore il quale ha la possibilità di inserire sia voci addizionali sia sotto-classi-
ficazioni. Il redattore, quindi, in base alla natura, alla rilevanza, alla funzione,
alla liquidità delle attività o all’esigibilità delle passività può decidere di “com-
pletare” le voci minime previste dallo IAS 1 attraverso voci aggiuntive e sotto-
classificazioni.
Altra notevole differenza tra l’impianto contabile IASB ed il Codice civile si rileva Metodologie
di classifi-
con riguardo alla metodologia di classificazione delle poste patrimoniali. cazione
Come visto in precedenza, il Codice civile classifica le poste attive in base alla loro
destinazione economica e le passività a seconda della natura. La non omogeneità
dei criteri di classificazione rende sicuramente poco agevole un confronto tra poste
attive e passive del bilancio d’esercizio. Inoltre tale classificazione non sembra par-
ticolarmente adatta per rappresentare correttamente la struttura finanziaria dell’im-
presa (finalità di bilancio ai sensi dell’art. 2423 c.c.).
Lo IAS 1 prevede che la distinzione corrente/non corrente debba avvenire non solo
in base alla realizzabilità o estinguibilità delle attività o passività nel periodo ammi-
nistrativo, ma anche in funzione della realizzabilità o estinguibilità nel corso del
ciclo operativo dell’impresa.
Per effettuare la distinzione corrente/non corrente sulla base del periodo ammini-
strativo e del ciclo operativo dell’impresa, lo IAS ammette quindi un importante
distinzione tra poste legate al ciclo operativo dell’impresa e poste non legate al ciclo
operativo dell’impresa. Per le prime si deve far riferimento al ciclo operativo, per le
seconde al periodo amministrativo.
In generale quindi, lo IAS 1, prevede che una posta corrente include attività e
passività che dovrebbero essere realizzate o estinte durante il ciclo operativo del-
l’impresa (1) cosi come quelle la cui estinzione è dovuta (2) o dovrebbero essere
realizzate entro dodici mesi dalla data di bilancio (3).
Per comprendere meglio come opera la distinzione tra poste correnti e non corrente
nell’ambito dei principi contabili internazionali, si possono fare alcune considera-
zioni sulla tabella precedente.
(1) Secondo i principi contabili internazionali occorre distinguere tra attività e pas-
sività legate al ciclo operativo dell’impresa (ad es. crediti e debiti commerciali,
rimanenze, ecc…) e le altre attività e passività. Come si evince dalla prima riga
della tabella, per le prime l’elemento discriminante nella distinzione tra poste
correnti/non correnti è rappresentato dalla loro realizzabilità (attività) o estin-
guibilità (passività) nel corso del ciclo operativo.
Come detto più volte, per le poste non legate al ciclo operativo, si deve far riferi-
mento al periodo amministrativo, cioè ai dodici mesi successivi alla data di
bilancio. Si vedano, infatti, i punti (2) e (3).
(2) Tra le poste correnti rientrano quelle passività non legate al ciclo operativo del-
l’impresa la cui estinzione è dovuta nel corso dei dodici mesi dalla data di bilan-
cio. L’espressione “l’estinzione è dovuta” utilizzata dallo IAS 1 tiene conto della
scadenza delle diverse passività e non dell’effettiva situazione di esigibilità delle
stesse passività, come stabilito invece dal principio contabile nazionale n. 19.
(3) Anche le attività non legate al ciclo operativo dell’impresa che “dovrebbero rea-
lizzarsi” nel corso dei dodici mesi dalla data di chiusura del bilancio d’esercizio
rientrano tra le poste correnti. A differenze delle passività non legate al ciclo
17 Le parti riportate in grassetto si ritengono utili a chiarire il significato delle distinzioni operate dai principi
contabili internazionali tra poste correnti e non correnti
operativo (2), lo IAS 1 utilizza un’espressione al condizionale per cui si deve far
riferimento, per la loro iscrizione tra le poste correnti, all’effettiva situazione di
realizzabilità, così come previsto dai principi contabili nazionali.
Differenze particolari
Accanto a tali differenze di tipo generale poiché non riconducibili ad una determi-
nata operazione o posta contabile se ne possono segnalare altre che incidono invece
sulla rappresentazione in bilancio di singole poste contabili.
Conti d’ordine
I conti d’ordine rappresentano un’informazione complementare a quella patrimo-
niale, utile al lettore per valutare tra l’altro la solidità dell’impresa; non influiscono,
infatti, sull’entità delle attività, delle passività e, conseguentemente, del patrimonio
netto. La norma civile (art. 2424 c.c., c. 3) prevede che in calce allo SP siano indicate
le garanzie prestate, direttamente e indirettamente, distinte in fideiussioni, avalli,
altre garanzie personali e garanzie reali, oltre che le garanzie prestate a favore di
imprese controllate o collegate, nonché di controllanti e di imprese sottoposte al
controllo di quest’ultime. Le altre categorie di conti d’ordine, individuate nell’ambi-
to dei principi contabili nazionali, si distinguono in rischi e impegni assunti dal-
l’impresa e beni di terzi presso l’impresa. Al contrario, i principi contabili interna-
zionali non prevedono apposite sezioni nello Stato Patrimoniale che riguardano i
conti d’ordine, pur richiedendo che nelle note al bilancio si indichino le passività
potenziali e gli impegni.
Utile d’esercizio
L’art. 2424 c.c prevede che la voce “utile d’esercizio” sia separatamente esposta
rispetto agli “utili portati a nuovo”, mentre dallo schema proposto in appendice
allo IAS 1 si evince che il risultato d’esercizio è “inglobato” nella voce “utili accu-
mulati”; in tale voce confluiscono necessariamente anche gli utili dei precedenti
esercizi.
44.650 44.650
18 Si precisa che i dati con cui si è compilato il bilancio sono del tutto fittizi e non fanno riferimento ad alcun
caso reale di bilancio pubblicato; né, d’altro canto, si preoccupano di mantenere un coerenza in termini di
aggregati, margini e indici. La finalità dell’inserimento di tali numeri è, infatti, meramente riclassificatoria.
Note di riclassificazione
[c] Rimanenze
Dec. 31, 2002 Dic. 31, 2001
Materie prime 1.800 ….
Prodotti in corso di lavorazione 5.400 ….
Prodotti finiti 3.200 ….
Totale 10.400 ….
19 Le informazioni che seguono sono solo alcuni dei dati che i principi contabili internazionali richiedono per
la compilazione delle note esplicative. Sono presentate, quindi, solo le informazioni e i prospetti essenziali
per la comprensione delle aggregazioni effettuate nella riclassificazione dello Stato patrimoniale IAS.
[i] Fondi
Dec. 31, 2002 Dec. 31, 2001
Lungo termine Breve termine
(maturazione oltre 2003) (maturazione 2003)
Fondo per imposte 300 - …. ….
Fondo per spese di ristrutturazione 50 250 …. ….
Altri accantonamenti 100 - …. ….
Totale 450 250 …. ….
Osservazioni
Lo IAS 1 nello stabilire il contenuto minimo dello SP non delinea uno schema rigi-
do di presentazione delle poste patrimoniale. Dallo studio di alcuni bilanci redatti
secondo i principi contabili intreranzionali, il prospetto presentato a pag. 33 rappre-
senta una sintesi di quelle che sono le caratteristiche comuni a ciascuno schema
oggetto di studio.
• Gli effetti della fiscalità differita sono generalmente riportati direttamente nel
prospetto di bilancio;
20 Si noti che anche la IV direttiva comunitaria (articoli 18 e 21) prevede l’inclusione dei ratei e risconti tra i cre-
diti e i debiti. Si prenda, ad esempio, l’articolo 18: Nella voce “ratei e risconti” dell'attivo devono essere indicati gli
oneri contabilizzati durante l'esercizio, ma riguardanti un esercizio successivo, nonché i proventi relativi all'esercizio
che saranno esigibili soltanto successivamente alla chiusura dell'esercizio stesso. Gli Stati membri possono tuttavia pre-
vedere che tali proventi siano indicati tra i crediti; quando tali proventi hanno una rilevanza apprezzabile, essi devono
essere illustrati nell'allegato.
Tra le attività non correnti è inserito anche il valore delle partecipazioni in imprese
collegate, classificate nel nostro bilancio come immobilizzazioni finanziarie.
Particolare attenzione occorre prestare al valore dei crediti iscritti tra le immobilizza-
zioni finanziarie iscritte alla voce B.III.2-a.(crediti vs imprese controllate) L’importo
contabilizzato in bilancio è di € 1.100 di cui 1000 con scadenza superiore a 12 mesi.
Essendo la natura di tali crediti finanziaria (poste non legate al ciclo operativo del-
l’impresa), nel riclassifcare il bilancio ai fini IAS si deve operare la distinzione tra
attivo corrente/non corrente facendo riferimento alla realizzabilità dei crediti
entro/oltre i dodici mesi dalla data del bilancio (periodo amministrativo). Ne deri-
va, quindi, che l’importo di € 1.000 sarà classificato come posta non corrente mentre
€ 100 come attività corrente. (Si veda nota esplicativa [e] “Altri crediti correnti”)
Attivo corrente
Le rimanenze sono classificate nell’attivo corrente lasciando alle note il dettaglio
delle voci che ne compongono il valore complessivo.
Patrimonio netto
Nella voce “utili accumulati” (€ 1.660) è riportato sia il valore dell’utile d’esercizio
(€ 1.000) sia quello degli utili portati a nuovo (€ 600).
Sia le “passività finanziarie” sia le “altre passività”, con scadenza oltre i dodici mesi
si considerano, quindi, passività non correnti. (Si veda note esplicative [g] e [h])
Nel passivo non corrente è inclusa la quota degli accantonamenti ai fondi che
maturerà dopo il 2003 (si veda note esplicative [i]) e il valore del TFR classificato
alla voce C del bilancio civilistico.
Passivo corrente
Nella voce “passività finanziarie a breve termine” è riportato il valore delle passi-
vità di natura finanziaria con scadenza entro i dodici mesi successivi alla data di
bilancio (si veda note esplicative [g]). Stesso criterio di classificazione vale per la
voce “altre passività”
La quota degli accantonamenti ai fondi che maturerà nel corso del 2003 rientra nel
passivo corrente.
Nelle passività correnti rientrano anche l’ammontare dei debiti commerciali, per i
quali valgono le stesse considerazioni fatte per i crediti commerciali.
In merito alla classificazione delle voci che compongono il conto economico, le ti- Classificazio-
ne delle voci
pologie fondamentali sono: del CE
1) a risultati lordi
2) a costi, ricavi, rimanenze
3) a costi e ricavi
1) Tale configurazione, peraltro ormai desueta, era ampiamente diffusa prima del-
l’emanazione della Legge 216/197421, e indicava uno o più risultati lordi “ottenuti
come differenze tra costi e ricavi, riguardanti complessi di operazioni aziendali, e conside-
rati correlativi”22.
2) Il secondo schema, utilizzato anche nel codice civile italiano prima della riforma
introdotta con il D.Lgs n. 127/91 è quello che si ottiene seguendo la logica delle ri-
levazioni secondo il sistema della partita doppia; si tratta, cioè, del conto economi-
co a costi, ricavi e rimanenze (a sezioni divise o contrapposte), il cui contenuto era
specificato nel precedente art. 2425-bis del codice civile. Nella sezione dare vengo-
no iscritti i componenti negativi di reddito e in quella avere i componenti positivi.
PERDITE PROFITTI
Esistenze iniziali Rimanenze passive iniziali
Costi d’esercizio Ricavi d’esercizio
Costi accessori e straordinari Ricavi accessori o straordinari
Costi assegnati all’esercizio Ricavi assegnati all’esercizio
Rimanenze passive finali Rimanenze attive finali
Più in dettaglio, i limiti presentati dalla struttura sono costituiti dal fatto che:
a) non evidenzia né il costo della produzione venduta né quello della produzione
ottenuta,
b) esprime i costi in base ai fattori produttivi e non alle operazioni aziendali in
ragione delle quali tali costi sono sostenuti,
c) non esprime risultati parziali, che pure sarebbero di grande rilevanza per l’a-
nalisi economico aziendale23.
3) Ciò che identifica la struttura “a costi e ricavi”, invece, è il calcolo del costo di uti-
lizzazione dei fattori produttivi, secondo la formula che segue:
Esistenze iniziali
+ Acquisti
- Rimanenze finali
= Costo di utilizzazione
A questi si aggiungerà:
23 Per un approfondimento si legga C. Caramiello, F. Di Lazzaro, G. Fiori, Indici di bilancio, Giuffrè editore.
24 Se invece tale classificazione avviene in base ai costi variabili e fissi tale conto economico evidenzierà il c.d.
“margine di contribuzione”.
X X-1
RICAVI VENDITE 2000 1000
VALORE DELLA PRODUZIONE VENDUTA 2000 1000
COSTI DELLA PRODUZIONE VENDUTA (1000) (500)
RISULTATO OPERATIVO 1000 500
Nella prassi contabile nazionale e internazionale i due metodi riflettono due diffe-
renti filosofie: quella dell’Europa continentale, che predilige la classificazione per
natura e quella dei paesi “anglosassoni”, che tende, invece, a favorire la divisione
per funzione. La IV direttiva li consente entrambi.
• Se è vero che la ripartizione dei costi per natura (che è quella a cui è improntato
il CE a valore della produzione ottenuta del nostro codice civile) presenta una
maggiore facilità di applicazione, tuttavia possiede anche una minore valenza
informativa.
• l’incidenza del risultato operativo sui ricavi rimane la stessa nel conto econo-
mico a produzione venduta25.
X X-1
a) RICAVI VENDITE 1500 500
b) VARIAZIONI SCORTE DI PRODOTTI 500 500
c = a+b) VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA 2000 1000
d) COSTI DI ACQUISIZIONE MATERIE (1000) (200)
e) VARIAZIONE SCORTE MATERIE 100 200
f = d+e) COSTI DELLA PRODUZIONE OTTENUTA (900) 0
c – f) RISULTATO OPERATIVO 1100 1000
Come si vede per ottenere il risultato operativo (vale a dire l’indicatore finale) è
necessario sottrarre al valore della produzione ottenuta il costo stesso della produ-
zione ottenuta.
Si osservi come per trovare tale valore non sia necessaria alcuna particolare riclassi-
ficazione dei costi, se non quella per natura dei fattori produttivi, a cui essi sono
collegati.
25 Per spiegare tale concetto sarà bene utilizzare un es. tratto da E. Santesso, U. Sostero: Principi contabili per il
bilancio d’esercizio, Il Sole 24 Ore. Nell’anno (n) un’impresa produce 15 unità di un bene ne vende 10 e
aumenta le giacenze finali per 5. Le unità vendute sono valorizzate ad un prezzo unitario di 10; le unità pro-
dotte sono valorizzate ad un costo unitario di 5. I costi unitari sostenuti sono di 5 lire per le 15 unità prodot-
te. Nel periodo (n+1) la stessa impresa produca ancora 15 unità di un bene: tuttavia ne vende 5 e aumenta le
giacenze finali per 10. Le unità vendute sono valorizzate ad un prezzo unitario di 10; le unità prodotte sono
valutate al costo unitario di 5. I costi unitari sostenuti sono di 5 lire per le 15 unità prodotte. I conti economi-
ci dei periodi (n) e (n+1) sono:
Il conto di derivazione civilistica segnala che l’incidenza della differenza sul Valore della produzione passa
dal 40% (50/125) al 25% (25/100). L’andamento dei costi per l’ottenimento del bene venduto è invece rap-
presentata con immediatezza nel conto economico a ricavi e costo del venduto: l’incidenza del risultato
operativo sui ricavi rimane, infatti, immutata al 50%.
26 Vale a dire: esistenze iniziali + acquisti – rimanenze finali.
Tra i conti economici a costi e ricavi della produzione ottenuta, di seguito si riporta
il contenuto schematico del conto economico c.d. “a valore aggiunto”.
X X -1
Vendita del prodotto
Altri ricavi di esercizio
Incremento magazzino prodotti
Valore della produzione ottenuta
Costi esterni:
Spese di utilizzo materie
Altre spese operative
Valore Aggiunto
Costi interni:
Spese di personale
Quote di ammortamento
Reddito operativo
1) Deriva dai conti tenuti con il metodo della partita doppia e individua da un
lato i componenti positivi del reddito e dall’altro i componenti negativi, in due
sezioni distinte, tralasciando i risultati parziali. Per un esempio di questo tipo
di conto economico vedasi il CE a costi, ricavi e rimanenze (pag. 38).
- area ordinaria
Include componenti di reddito della gestione caratteristica e extra caratteristica
dell’azienda.
- area finanziaria
Include i componenti di reddito riconducibili alla gestione finanziaria.
- area straordinaria
Include i componenti di reddito non attinenti la gestione ordinaria.
Per ottemperare a tale finalità, nell’ambito dei quattro schemi di conto economico
previsti dalla IV direttiva Ce27, il legislatore italiano ha scelto quello che presentava,
in sintesi, le seguenti caratteristiche:
27 In particolare gli articoli 23, 24, 25, 26 della suddetta direttiva. Più in generale, la IV direttiva, si occupa del
conto economico negli articoli che vanno dal 10 al 22, nelle sezioni quinta e sesta e prevede per gli Stati
membri una duplice scelta relativa alla forma espositiva (a sezioni contrapposte o scalare) e alla classificazio-
ne dei componenti di reddito (per destinazione - CE a costo e ricavo del venduto) o per natura (CE a valore
della produzione o a valore aggiunto).
- un tipo di classificazione dei costi per natura28, in quanto più idonea a recepire
ulteriori suddivisioni di voci già esistenti nella disciplina vigente, ed a consenti-
re collegamenti e correlazioni con lo stato patrimoniale. Da notare come venga
comunque riconosciuto che la classificazione per destinazione sia ritenuta dalla
prassi contabile più significativa, in quanto consente di ottenere dati relativi al
costo della produzione venduta e di separare costi aventi finalità economica
diversa.
28 Il principio contabile n. 12, così definisce la classificazione per destinazione o per natura dei costi:
a) classificazione per destinazione ( o per funzione o per centro di responsabilità) con la quale si suddivido-
no: il costo del venduto, con o senza l’indicazione dei suoi componenti (magazzino iniziale, acquisti,
spese industriali, ammortamento industriale, magazzino finale); spese di vendita; spese generali e
amministrative; spese di ricerca e sviluppo.
b) classificazione per natura con la quale si suddividono i costi in base alla causa economica dell’evento che
ha prodotto il costo (per es. costo del lavoro, costi per acquisti, per servizi, ammortamenti, ecc.).
29 In grassetto sono riportate le modifiche apportate dal D.Lgs. n. 6/2003.
Come si vede il criterio seguito è quello per natura e vengono individuate le se-
guenti aree:
- area operativa
- area dei proventi e oneri finanziari
- area delle componenti straordinarie
Tuttavia si ricordi che tale conto economico presenta alcuni limiti. Tra di essi:
1) la voce A-B non può definirsi come margine operativo in quanto include gli
“altri costi” (B 14) e “altri ricavi” (A 5), componenti della gestione accessoria;
Lo schema così definito, deve essere confrontato con il disposto dei principi inter-
nazionali.
Appendice par. 2: Dallo schema del bilancio civilistico allo schema a costo del ven-
duto e a valore della produzione o a valore aggiunto.
30 In merito alla comprensione delle aree che compongono il CE secondo l’art. 2425 c.c., il principio contabile
nazionale n. 12 precisa che:
- la gestione caratteristica è costituita dalle operazioni che si manifestano in via continuativa nello svolgi-
mento della gestione e che esprimono componenti positivi e negativi di reddito. Tali componenti identifi-
cano e qualificano la parte peculiare e distintiva dell’attività economica svolta dall’impresa, per la quale la
stessa è finalizzata
- la gestione accessoria è rappresentata da proventi, oneri, plusvalenze e minusvalenze da cessione, anche di
origine patrimoniale, tutti relativi ad operazioni che fanno parte della gestione ordinaria ma che non rien-
trano nella gestione caratteristica, in quella finanziaria e in quella straordinaria.
- la gestione finanziaria è rappresentata da proventi, oneri, plusvalenze e minusvalenze da cessione, svaluta-
zioni e ripristini di valore tutti relativi ai titoli, partecipazioni, conti bancari, crediti iscritti nelle immobiliz-
zazioni e finanziamenti di qualsiasi natura attivi e passivi e utili e perdite su cambi.
E’ da osservare, però, che già nel framework31 IASB si trovano le prime indicazioni Framework
IASB
inerenti il conto economico, riferite in particolare alle definizioni di costi e ricavi. Al
paragrafo 70 sono così definite le componenti positive e negative di reddito che
determinano il risultato operativo:
Al punto 72 si afferma che i ricavi e i costi possono essere presentati in diversi modi
così da poter fornire informazioni significative per il processo decisionale economi-
co. Si fa, in particolare, riferimento alla distinzione di classificazione tra gestione
ordinaria e straordinaria.
31 A tale proposito si veda lo studio n. 2/03 della Fondazione Luca Pacioli (op. cit. nota 2, pag. 1).
Lo stesso IAS 1, al paragrafo 76 specifica inoltre che voci addizionali debbono essere
incluse nel prospetto di conto economico e le definizioni usate e l’ordine delle voci devono
essere modificati quando ciò è necessario per spiegare i fattori che hanno determinato l’anda-
mento economico.
Le informazioni minime da esporre nel prospetto di conto economico sono, secon- Voci
obbligatorie
do lo IAS 1 (par. 75), almeno queste:
• ricavi
Si rimanda, a questo proposito, al principio contabile n. 18.
a) al contenuto della voce, esso è costituito da tutti i ricavi e i costi che non rientrano:
• negli oneri finanziari e interessi;
• nei proventi ed oneri derivanti dalla valutazione secondo il metodo del patri-
monio netto delle partecipazioni in società collegate e joint venture;
• nella gestione fiscale e nella gestione straordinaria).
Si evince dunque che la voce deve essere determinata in via residuale.
32 Ecco perché lo schema di bilancio è stato definito come “mandatory flexible formats”
33 Anche lo IAS 8, 10 interviene a proposito affermando che “l’utile o la perdita d’esercizio comprende i seguenti
componenti, ognuno dei quali deve essere evidenziato esplicitamente nel prospetto di conto economico:
1) utile o perdita dell’attività ordinaria;
2) componenti straordinari.
Relativamente all’attività ordinaria, nell’Exposure draft del 2002 è stata prospettata l’eliminazione dell’inclu-
sione attuata nello IAS 8, in quanto l’attività ordinaria non è definita nello IAS 1.
b) alla posizione in bilancio, essa lascia intendere che si tratti del risultato della
gestione operativa e patrimoniale, ante imposte e oneri finanziari, prima di
aggiungere la quota dei proventi e degli oneri derivanti dalla valutazione
secondo il metodo del patrimonio netto delle partecipazioni in società colle-
gate e joint venture. La posizione in bilancio è, dunque, quella occupata in
questo stesso elenco.
• oneri finanziari
La sola indicazione della voce oneri finanziari sembra inadeguata a fornire un
quadro informativo esaustivo ai fruitori del bilancio. Si ritiene che debba essere
quantomeno dettagliata con le seguenti voci:
1) interessi e altri costi connessi a finanziamenti passivi;
2) interessi e altri ricavi derivanti da asset di tipo finanziario (che non siano
iscritti nell’area ricavi);
3) variazioni di poste dovute a differenze di cambio.
Viene, infatti, considerata come una lacuna il fatto che lo IAS 1 non preveda
alcuna presentazione esplicita già nello schema, ad esempio, delle spese per
interessi34. Esistono, poi, dei casi particolari rintracciabili nei singoli IAS. Per
l’impresa adottante lo IAS 29, ad esempio, i guadagni e le perdite derivanti dalla
net monetary position debbono essere presentati separatamente.
• quota dei proventi e degli oneri derivanti dalla valutazione secondo il metodo
del patrimonio netto delle partecipazioni in società collegate e joint venture
Nell’ottica del fair value è obbligatorio iscrivere questa voce, ad immediata evi-
denza delle oscillazioni di valore delle partecipazioni detenute dall’impresa.
• oneri fiscali
Tale voce si formerà in base ai principi generali stabiliti nello IAS 12 e dalle
disposizioni tributarie caratteristiche di ciascun Paese.
• componenti straordinari
Di cui si parlerà meglio a proposito della comparazione tra disciplina nazionale
e IAS). (Par. 4 punto D).
34 L’assoluta mancanza di una richiesta di questo tipo è già stata fatta presente da tempo allo IASB (E53).
Secondo il paragrafo 15 (sempre dello IAS 8), invece, l’indicazione della natura
e dell’ammontare di ciascun componente straordinario deve essere fornita
direttamente nel conto economico o, quando questa viene data nelle note al
bilancio d’esercizio, dovrà essere indicato nel conto economico l’ammontare
complessivo di tutti i componenti straordinari.
Altre voci non presenti direttamente nel contenuto minimo suggerito dallo IAS
ma comunque da aggiungere negli schemi sono le seguenti:
• (costi)
Nell’elenco dello IAS 1 par. 75 non sono esplicitamente previste le spese.
Tuttavia è obbligatorio per l’impresa adottante gli IAS presentare il dettaglio
delle spese per natura o per destinazione. E’ intuitivo che tale aggregato deve
essere collocato subito dopo i ricavi, in modo tale da concorrere alla formazione
del risultato dell’ attività operativa.
Così, in base alla suddivisione dei costi per natura, lo schema minimo previsto
nell’appendice dello IAS 1 risulta essere il seguente:
Ricavi
Altri ricavi operativi
Variazione nelle rimanenze di prodotti finiti e lavori in corso
Materie prime e di consumo
Costi del Personale
Svalutazioni e ammortamenti
Altri costi operativi
Costi operativi totali
Risultato della gestione operativa
Ricavi
Costi delle vendite
Utile Lordo
Altri ricavi operativi
Costi di distribuzione
Costi amministrativi
Altri costi amministrativi
Risultato della gestione operativa
In questo secondo caso, a norma dello IAS 1, è necessario fornire delle informa-
zioni addizionali sulla natura dei costi comprese le svalutazioni, gli ammorta-
menti e i costi del personale.
• oltre alle voci sopra indicate, lo IAS 8, 16 specifica che quando componenti di
ricavo e di costo comprese nell’utile o nella perdita derivanti dall’attività
ordinaria sono di tale dimensione, natura o incidenza che la loro esposizione è
rilevante per spiegare il risultato economico d’esercizio dell’impresa, la natura
e l’ammontare di tali voci devono essere indicati separatamente.
35 Si ricorda che anche lo IASB in recenti interventi ha manifestato la sua preferenza per questo tipo di classifi-
cazione.
Nella definizione dell’utile o perdita dell’esercizio, inoltre, lo IAS 836 prevede che
tutti i componenti di ricavo e costo rilevati in un esercizio devono partecipare alla
determinazione dell’utile o della perdita d’esercizio a meno che un principio conta-
bile internazionale richieda o consenta un trattamento diverso.
Ciononostante le voci seguenti non debbono essere incluse nell’utile o perdita del-
l’esercizio:
1) l’ammontare della correzione di un errore determinante relativo a esercizi pre-
cedenti (IAS 8,34)
2) differenze derivanti da un cambiamento di principio contabile di riferimento
(IAS 8, 49)
3) la maggioranza delle variazioni positive e negative derivanti da nuove valuta-
zioni delle immobilizzazioni materiali (IAS 16, 38)
4) la maggior parte delle variazioni derivanti dalla traduzione di bilanci di una
società straniera (IAS 21, 30) e dalla copertura di un investimento in una società
estera (IAS 21, 17)
5) i costi di una transazione patrimoniale (SIC 17, 6)
6) proventi e perdite di un investimento finanziario incluse nel patrimonio se coe-
renti con i requisiti richiesti dallo IAS 39 (a proposito delle attività finanziarie
detenute con finalità speculative, held for trading).
Queste voci sono, infatti, incluse nel prospetto delle variazioni del patrimonio
netto.
Nuovi
Si tenga presente, infine, la previsione della recente direttiva n. 51/03, secondo cui orientamenti
gli Stati membri possono permettere o prescrivere all’insieme delle società, di pre-
sentare, anziché un conto profitti e perdite una relazione sui loro risultati, purchè il
contenuto informativo di tale relazione sia almeno equivalente a quello degli sche-
mi di CE (esaminati in questo paragrafo).
Questa modifica della struttura del conto economico si lega al fatto che, con l’intro-
duzione del fair value nei bilanci37 le strutture analizzate non consentono di eviden-
ziare quale parte dell’utile sia stata effettivamente realizzata e quale invece derivi
ad es. da mere rivalutazioni di attività non ancora alienate. Tale situazione si trova
in chiaro conflitto con il principio della prudenza che prevede l’imputazione a
conto economico delle sole componenti realizzate e l’imputazione a riserva dei
componenti positivi di reddito che non sono stati ancora realizzati.
36 Lo IAS 8, oltre alla definizione di ciò che è ordinario e ciò che è straordinario si occupa:
- della definizione dei componenti straordinari di reddito
- dell’utile o perdita derivante dall’attività ordinaria
- del cambiamenti di stime contabili
- errori determinanti (trattamento contabile di riferimento, trattamento contabile alternativo)
- cambiamenti di principi contabili (adozione di un principio contabile internazionale, altri cambiamenti di
principio contabile – trattamento contabile di riferimento, altri cambiamenti di principio contabile – tratta-
mento contabile alternativo consentito).
37 A tal proposito vedasi direttiva Ce n. 65/2001.
Nel conto economico IAS, invece, vengono incluse le variazioni di tutte quelle
componenti che consentono di valutare i beni aziendali a valore di mercato, indi-
pendentemente da quello che è il risultato economico della gestione. Si è parlato,
a tale proposito, di reddito prodotto, influenzabile, cioè, anche da ricavi o pro-
venti non ancora realizzati, dovuti all’impiego di valori correnti per la valutazio-
ne delle attività. Lo strumento per raggiungere tale scopo è l’utilizzo del fair
value.
38 Per un approfondimento si veda lo studio della Fondazione Luca Pacioli n. 2/2003, “Quadro sistematico e pre-
sentazione di bilancio – Framework IASB”, maggio 2003.
39 Questo nonostante la gestione finanziaria tipica del costo del venduto tenda più correttamente ad iscrivere
queste poste nella gestione patrimoniale (che fa parte, in ultima istanza della gestione operativa). Nella
gestione finanziaria del costo del venduto, invece, dovrebbero essere iscritti esclusivamente oneri finanziari
inerenti prestito o concessione in prestito di somme monetarie.
Ad. es. il bilancio della Bayer al 31 dicembre 2002 iscrive le interest expense – net
dopo il risultato operativo, seguendo quella che è l’elencazione IAS classifican-
do le spese secondo il costo del venduto. Ciononostante se si analizza il detta-
glio di questa voce, ci si accorge che essa è relativa a una gestione finanziaria in
senso lato.
Selling expenses
Research and development expenses
General administration expenses
Other operating income
Other operating expenses
Operating result from continuing operations
Operating result from discontinuing operations
Operating result
Income from investments in affiliated companies – net
INTEREST EXPENSE – NET
Other non – operating expenses
Non operating result
Income before taxes
Income taxes
Income after taxes
Minority stockholders’ interest
Net income
Earning per share
Diluted earning per share
- income from other securities and loans included in investments (che si riferisce ad attività di
tipo speculativo)
- other interest and similar income
- interest and similar expenses
Anche qui la posizione della voce presa in esame è subito al di sopra dell’inco-
me before taxes40.
Si noti, da ultimo, come venga conferita notevole importanza nel conto econo-
mico secondo gli IAS alla quota dei proventi e degli oneri derivanti dalla valu-
tazione secondo il metodo del patrimonio netto delle partecipazioni in società
collegate e joint venture, al punto da essere prevista per questa posta una voce
obbligatoria nel contenuto minimo.
La ragione di tale inclusione è semplice: una volta introdotto il criterio del fair
value diventa di fondamentale importanza conoscere quanta parte dell’utile d’e-
sercizio sia imputabile alle oscillazioni di valore delle partecipazioni detenute in
altre società .
d) In linea di principio non dovrebbe essere differente la concezione di ciò che è rite-
nuto ordinario e straordinario. A tale proposito è opportuno svolgere una com-
parazione tra quanto previsto dalla disciplina nazionale41 e lo IAS 8, componenti
straordinari.
Come detto, nello IAS 8, infatti, è ben specificato che la straordinarietà di un’o-
perazione è determinata dalla natura del fatto dell’operazione stessa in relazio-
ne all’attività svolta ordinariamente dall’impresa piuttosto che dalla frequenza
con cui ci si attende che tali fatti si verifichino.
Ciononostante quella dello IAS nella sostanza dei fatti risulta essere una classi-
ficazione sicuramente più restrittiva. Già dalla frase finale del par. 12 dello IAS
8 si evince questa maggior rigidità: perciò, solo in rare occasioni succede che un fatto
o un’operazione diano origine a un componente straordinario.
Ancora lo IAS non considera come componenti straordinari gli errori43 di rile-
vazione o di valutazione e dei cambiamenti di politiche contabili, che vengono
considerati straordinari dai principi contabili italiani44.
42 Si ricordi che nel caso di cessione di rami aziendali o di beni aventi notevole rilevanza e le ristrutturazioni
aziendali le regole internazionali specificano che non si debba trattare di componenti straordinarie del red-
dito.
43 Tali errori si imputano, infatti, a patrimonio.
44 Le situazioni a cui fanno esplicitamente riferimento gli IAS per definire la natura ordinaria o straordinaria
delle voci da iscrivere sono esclusivamente le seguenti:
- La cessazione di un ramo di attività
- La modifica di una stima contabile
- La modifica di una politica contabile per il passaggio da un criterio contabile a un altro
- La contabilizzazione degli errori di rilevazione o di valutazione che possono verificarsi come errori mate-
matici, errori nell’applicazione di criteri contabili, interpretazione distorta di fatti, frodi, negligenze.
45 Stefano Dezzali, Il bilancio consolidato secondo i principi contabili internazionali, Il Sole-24 Ore, p. 100.
La voce elementi straordinari è concepita nei paesi britannici, infatti, come una
sorta di area residuale in cui vengono inserite tutte quelle voci di cui si vuole
dare agli azionisti un’idea di non ripetibilità dell’evento in futuro e, come tale,
dovrebbe essere limitata alle registrazioni minime indispensabili.
Alla base di tutto, si ricordi, c’è una differente impostazione schematica per cui:
46 Il Group of Accounting Standard Setters (G4+1) è costituito dai seguenti organismi contabili internazionali:
1. Australian Accounting Standards Board
2. Canadian Accounting Standards Board
3. New Zealand Financial Reporting Standards Board
4. United Kingdom Accounting Standards Board
5. United States Financial Accounting Standards Board
47 Tuttavia il principio contabile nazionale n. 28 ne caldeggia l’iscrizione all’interno del bilancio in nota integra-
tiva.
48 Da ricordare che il calcolo di tale importante indicatore verrà probabilmente modificato, a livello di principi
contabili internazionali.
Questo vuol dire che si deve adattare la struttura organizzative aziendale e il siste-
ma di reportistica per recepire le informazioni in base a centri di costo.
Se è vero che una tale struttura è già presente nella contabilità analitica di molte
società che la utilizzano per valutare le performance delle varie divisioni ( e quindi
in aziende che si presuppone siano di rilevanti dimensioni), è anche vero che
imprese “meno evolute” dovrebbero, una volta fatta la scelta di predisporre il conto
economico a costo del venduto, dotarsi di un tale sistema.
Può anche capitare che sia difficile passare dalla contabilità analitica alla contabilità
generale in quanto la prima contenga alcune semplificazioni o approssimazioni
(dovute alla necessità della tempestività dell’informazione in essa contenuta), che
non possano essere replicate nel bilancio d’esercizio – contabilità generale.
49 Si precisa che i dati con cui si è compilato il bilancio sono del tutto fittizi e non fanno riferimento ad alcun
caso reale di bilancio pubblicato; né, d’altro canto, si preoccupano di mantenere una coerenza in termini di
aggregati, margini, indici. La finalità dell’inserimento di tali numeri è, infatti, meramente riclassificatoria.
NOTE DI RICLASSIFICAZIONE
1) Nell’importo di 3.000 € iscritto alla voce E. 20 (proventi straordinari) sono comprese plusvalenze derivan-
ti da dismissione di immobili per un importo di 500 €50;
B.6 - Costi per materie B. 7 - Costi per B. 9 - Spese per il B. 10 - Ammortamenti B. 14 - Oneri diversi
prime e sussidiarie servizi personale e svalutazioni di gestione
1) Costo del venduto. Calcolato come ∑ costi della produzione - ∆ delle scorte di magazzino (voce A2 e B11).
costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci 8.500
costi per servizi 2.000
spese per il personale 30.000
ammortamenti e svalutazioni 6.000
oneri diversi di gestione 1.000
COSTI PRODUZIONE 47.500
∆ delle scorte di magazzino (voce A2 e B11) (3.000)
TOTALE COSTO DEL VENDUTO 44.500
4) Spese di ricerca e sviluppo. Calcolate come ∑ costi per l’area ricerca e sviluppo.
costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci 200
costi per servizi 1.000
spese per il personale 5.000
ammortamenti e svalutazioni 1.000
oneri diversi di gestione 200
TOTALE SPESE RICERCA E SVILUPPO 7.400
50 Devono, cioè , essere stornati dall’area straordinaria nel passaggio a un conto economico redatto in confor-
mità ai principi contabili internazionali.
4) Spese amministrative. Calcolate come ∑ costi per l’area amministrativa e dei servizi generali.
54 A tale proposito vengono segnalate in D. Cairns, Applying International Accounting Standards, alcune proble-
matiche terminologiche che si incontrano nella lettura dello IAS 1 e che possono generare confusione nella
composizione del prospetto in questione.
1) Nel testo dello IAS lo scopo del prospetto delle variazioni del patrimonio netto è quello di rappresentare
l’importo complessivo degli utili e delle perdite generati dalle attività dell’impresa nell’esercizio (IAS 1,87).
Lo IAS 1, però, utilizza il termine profitti e perdite in un’accezione diversa da quella utilizzata dagli altri
IFRS e il Framework. Non solo, i termini sono usati con differente significato anche all’interno dello stesso
IAS 1.
Più in dettaglio, in questo principio contabile i termini profitti e perdite significano una volta componenti
dei costi e dei ricavi, un’altra ricavi e costi nel loro complesso. Il Framework, invece, considera univocamente
gli utili come parte dei ricavi mentre le perdite come parte delle spese.
2) Altra confusione è generata dall’utilizzo del termine “each reserve”, riserva. Il termine riserva non è definito
nello IAS 1, nel glossario dei termini IASb e non è usato negli altri IFRS.
Il vocabolo riserva viene, però, utilizzato nel framework, in cui assume il significato di appropriazione degli
utili non distribuiti o rettifiche nella “capital maintenance”. Con lo stesso significato è stato usato nello IAS 1
(1976). Nell’ultima versione dello IAS 1, il termine ‘riserve’ usato nel framework, è chiaramente utilizzato
nella sua accezione più ampia con l’intenzione di ricomprendere tutte le componenti del patrimonio netto
eccetto capitale sociale e il sovrapprezzo azioni.
3) Lo IAS 5, già sostituito dallo IAS 1, richiedeva la separata indicazione degli utili portati a nuovo (IAS 5,17);
il vocabolo “utili portati a nuovo” (“retained earnings”) viene ampiamente utilizzato. Per esempio:
- IAS 8 richiede la rappresentazione di determinate rettifiche da fare alla voce “utili portati a nuovo”
- IAS 16 e 38 permettono che determinate rivalutazioni vengano trasferite alla voce in questione.
- IAS 29 tratta specificamente di utili portati a nuovo non distribuiti nel caso in cui venga nuovamente
redatto lo stato patrimoniale per effetto dell’iperinflazione
- IAS 30 richiede che determinate somme che sono iscritte a fronte di generici rischi bancari debbano essere
trattate come appropriazione di utili portati a nuovo.
- IAS 39 richiede che debbano essere fatte rettifiche agli “utili portati a nuovo”
Ciononostante lo IAS 1 non fa riferimento agli utili, ma parla invece di “profitti accumulati o perdite” (il ter-
mine inglese utilizzato è accumulated profit or loss).
d) le operazioni sul capitale con gli azionisti e distribuzione di capitale agli azionisti;
e) il saldo degli utili o perdite accumulati all’inizio dell’esercizio e alla data di
bilancio, e i movimenti dell’esercizio;
f) una riconciliazione tra il valore contabile di ciascuna classe di azioni (cioè una
riconciliazione tra il saldo di apertura e di chiusura di ogni componente del
patrimonio azionario).
Anche in questo caso come già per lo stato patrimoniale ed il conto economico,
viene prescritto un contenuto indicativo che deve essere rispettato. Ciononostante,
si deve ricordare che tale prospetto è costruito in base a quella che è la rappresenta-
zione in bilancio della posta contabile “patrimonio netto”.
A tal proposito il Framework prevede che nella rappresentazione contabile del patri-
monio netto si debba far riferimento alla normativa nazionale55; ne consegue che si
avrà un grado di eterogeneità, in relazione alla legislazione e i principi contabili di
riferimento.
55 (O ad altri principi contabili). Su tale punto si legga, ad esempio, il paragrafo 66 riguardo alla creazione di
nuove riserve “Possono essere create altre riserve se la normativa fiscale nazionale concede esenzioni o
riduzioni di passività fiscali quando vengono effettuati accantonamenti a tale riserve”, in cui è chiaro il
rimando categorico alla normativa nazionale.
56 D. Cairns, Applying International Accounting Standards, III Edition, Tolley, 2002
- surplus da rivalutazione
- differenze da variazioni di cambio
- profitti o perdite accumulate (utili non distribuiti)
Per quel che riguarda la forma, invece, si deve fare riferimento allo IAS 1, 89 che Forma
del
introduce un duplice metodo di rappresentazione del contenuto. Nel paragrafo prospetto
sopracitato si legge, infatti; le disposizioni del paragrafo 86 (quelle cioè anzidette relati-
ve al contenuto) possono essere soddisfatte in vari modi. L’approccio adottato in molte giu-
risdizioni segue la forma di un prospetto a colonne che riconcilia i saldi di apertura e di
chiusura di ciascun componente di patrimonio netto, incluse le voci da (a) a (f). Una alter-
nativa è quella di presentare una sezione separata di bilancio che evidenzi solo le voci com-
prese tra (a) e (c). Secondo questo approccio le voci da (d) a (f) devono essere incluse nelle
note al bilancio.
RWE 31.12.2002
Changes in Equity Balance as of Dividend Redemption of Net profit Balance
12.3.01 payments common shares 31.12.02
Subscribed capital 1.459 - 19 1.440
Capital reserve 1.269 19 1.288
Retained earnings
– Other retained earnings 614 - 315 530 829
Distributable profit 562 - 562 619 619
3.904 - 562 - 315 1.149 4.176
MANDARIN ORIENTAL 31.12.2001 (prospetto “scalare”, riconciliazione dei saldi di apertura e di chiusura)
2001 2000
US $m US $m
At 1 January
- as previously reported 981.8 826.7
- changes in accounting policy (389.5) (299.1)
(refer Principal Accounting Policies (E) & (F)) 592.3 527.6
- effect of adopting IAS 39 (2.3) -------
(refer Principal to Accounting Policies (Q)) 590.0 527.6
Revaluation of properties
- net revaluation (deficit)/ surplus (7.8) 15.5
- deferred tax 1.7 (2.8)
Net (losses)/gains not recognized in consolidated profit and loss (16.8) (15.0)
account
Accanto a questa modifica il nuovo punto 7-bis dell’art. 2427 c.c. stabilisce che le
voci di patrimonio netto debbono essere indicate analiticamente, con specificazione
in appositi prospetti della loro origine, possibilità di utilizzazione e distribuibilità,
nonché della loro avvenuta utilizzazione in esercizi precedenti. Si ricordi che prima
Nell’ambito dei principi contabili italiani, il numero 28 si occupa nello specifico di Principio
contabile
patrimonio netto. In particolare, oltre ad analizzare le voci che lo compongono, il n. 28
principio elenca e fornisce una breve spiegazione delle possibili cause di variazione
della voce, che dovranno essere in seguito schematizzate nel “prospetto delle variazio-
ni nelle poste del patrimonio netto”.
Ancora il punto III enuncia tutte le “Altre variazioni delle poste del patrimonio
netto” che non sono ricomprese nell’elenco di cui al punto precedente. Tali voci
sono, ad esempio, destinazione dell’utile (la destinazione a specifiche riserve, la
destinazione a particolari classi di soggetti, i vincoli alla distribuzione previsti dagli
articoli 2433 e 2426 numero 5, corresponsione di acconti sui dividendi) o destinazio-
ne delle riserve (a copertura delle perdite, all’aumento del capitale nominale o
destinazione delle riserve alla distribuzione tra i soci).
Sempre dal principio contabile 28 sono individuate le principali differenze in mate- Differenze
con P.C.
ria di patrimonio netto. Per comodità di lettura tali differenze vengono riportate di
seguito:
4) Lo IAS prescrive che i dividendi non ancora deliberati alla data del bilancio non
possono essere contabilizzati tra le passività. Se la deliberazione o la proposta
intervengono tra la chiusura dell’esercizio o l’approvazione, se ne deve dare
notizia nelle note al bilancio, oppure l’importo destinato alla distribuzione può
essere mostrato come componente separato del Patrimonio Netto. Quest’ultima
disposizione non è applicabile in Italia perché, a eccezione di casi particolari
determinati da norme speciali, solo l’assemblea può intervenire sulla composi-
zione e sull’utilizzo delle poste di patrimonio netto
5) Il documento interpretativo SIC 16 stabilisce che le azioni proprie non devono mai
essere contabilizzate nell’attivo, ma portate sempre in detrazione del patrimonio
netto (o del capitale). Nel conto economico non possono essere contabilizzati utili,
né perdite connessi a vendite, emissione o annullamento di azioni proprie. Gli
acquisti e le vendite di azioni proprie devono essere presentati in bilancio come
variazioni del Patrimonio Netto. L’articolo 2424 c.c. stabilisce che gli acquisti e le
vendite delle azioni proprie devono essere presentati in bilancio come variazioni
del Patrimonio Netto. Lo stesso articolo prevede che le azioni proprie siano iscritte
nelle attività finanziarie nelle voci B. III. 4 o C. III. 5 dell’attivo.
Tali differenze avranno ovvie ripercussioni nel momento in cui si andrà a redigere
il prospetto delle variazioni del patrimonio netto. Il principio contabile nazionale
12 afferma, infatti, che le variazioni delle poste del patrimonio netto, che rientrano
tra quelle richieste dal legislatore con la denominazione generica di variazioni
intervenute nella consistenza delle voci dell’attivo e del passivo, devono essere
fornite per tutte le voci elencate nello schema dello stato patrimoniale sotto la let-
tera A del passivo con l’indicazione degli incrementi, decrementi e semplici trasfe-
rimenti.
Sulla base del principio e di quanto detto sinora, il contenuto del prospetto delle
variazioni includerà, tra gli altri:
La forma prevista, invece, non differisce da quella proposta del principio contabile
internazionale. Se ne riporta, in seguito, un esempio previsto dal principio contabi-
le italiano. Si ricordi che l’utilizzo di tale forma non è obbligatorio, secondo il prin-
cipio contabile, e che viene, consentita la presentazione di forme alternative quali
quella scalare, già esposta in precedenza ad es. nel bilancio Mandarin Oriental.
57 Un’ulteriore differenza rilevabile, che esula dal profilo normativo, riguarda il fatto che, nell’ambito dei prin-
cipi contabili internazionali, il prospetto viene spesso fornito per sintetizzare i movimenti di due esercizi.
“studi”
PROSPETTO DEI MOVIMENTI DEL PATRIMONIO NETTO SECONDO IL PRINCIPIO CONTABILE NAZIONALE N. 28
VOCI CONSISTENZA AUMENTI DI AUMENTI DI CONVERSIONE DI RIDUZIONI DI PAGAMENTO DEI ALTRE ALTRE UTILE (PERDITA) CONSISTENZA
INIZIALE CAPITALE CAPITALE OBBLIGAZIONI CAPITALE DIVIDENDI DESTINAZIONI VARIAZIONI D’ESERCIZIO FINALE
GRATUITI E DEBITI DELL’UTILE
CAPITALE SOCIALE
RISERVA DA SOVRAPPREZZO
DELLE AZIONI
RISERVA DA RIVALUTAZIONE
RISERVA LEGALE
RISERVA AZIONI PROPRIE
IN PORTAFOGLIO
RISERVE STATUTARIE
ALTRE RISERVE
UTILI (PERDITE) PORTATI
A NUOVO
UTILI (PERDITA)
DELL’ESERCIZIO
TOTALE
71
“studi”
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