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Fondazione Luca Pacioli

OSSERVATORIO PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI

Gli IFRS nell’economia e nei bilanci delle imprese

LA COMPOSIZIONE DI UN BILANCIO IAS


Stato patrimoniale, conto economico e prospetto delle variazioni
del patrimonio netto secondo i principi contabili internazionali
(I parte)

Studio n. 6
Documento n. 19 del 6 novembre 2003

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INDICE

IAS 1 – Presentation of Financial Statement. Le parti di un bilancio IAS Pag. 1

Capitolo 1 - STATO PATRIMONIALE


1. Forma e contenuto dello Stato Patrimoniale “ 6
2. Stato patrimoniale secondo il Codice civile e i principi contabili nazionali “ 7
3. Lo Stato patrimoniale secondo gli IAS “ 16
3.1 Distinzione tra poste correnti/non correnti “ 16
3.1.1 Attività correnti/non correnti “ 16
3.1.2. Passività correnti/non correnti “ 18
3.1.3. Analisi delle scadenze “ 22
3.1.4. Altre informazioni da esporre nel prospetto di SP o nelle “ 23
note al bilancio
3.2 La “struttura” dello Stato Patrimoniale “ 23
3.2.1 Il contenuto minimo “ 23
3.2.2 Voci addizionali e sottoclassificazioni “ 24
4. Differenze e conclusioni finali “ 27
5. Esemplificazione: passaggio da un SP “civilistico” ad uno redatto
secondo i principi contabili internazionali “ 32

Capitolo 2 - CONTO ECONOMICO


1. Breve premessa: gli schemi di conto economico, loro utilizzo
e interpretazioni “ 38
2. Conto economico secondo il Codice civile e i principi contabili nazionali “ 43
3. Il Conto economico secondo gli IAS “ 48
4. Differenze e conclusioni finali “ 54
5. Esemplificazione: passaggio da un CE “civilistico” ad uno redatto
secondo i principi contabili internazionali “ 59

Capitolo 3 – PROSPETTO DELLE VARIAZIONI DEL PATRIMONIO NETTO


1. Contenuto e forma del prospetto delle variazioni del patrimonio netto
secondo gli IAS “ 64
2. Normativa italiana e comparazione “ 67

GLOSSARIO INGLESE – ITALIANO “ 72

BIBLIOGRAFIA “ 75

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“studi”

LA COMPOSIZIONE DI UN BILANCIO IAS


Stato patrimoniale, conto economico e prospetto delle variazioni del patrimonio
netto secondo i principi contabili internazionali

A partire dal 1° aprile 2001, IASB - International Accounting Standards Board è il nuovo acronimo di
IASB mentre la sigla dei principi contabili internazionali IAS è sostituita con IFRS - International
Financial Reporting Standard. Ai fini del presente lavoro, si è scelto di utilizzare la sigla IASB per
identificare l’organismo mentre con riferimento ai principi contabili internazionali si utilizzeranno
entrambi gli acronimi IAS e IFRS.

IAS 1 – Presentation of Financial Statement1. Le parti di un bilancio IAS


Dopo aver approfondito i principi generali sottesi alla redazione del bilancio2, nel
nuovo studio dell’Osservatorio sui Principi Contabili Internazionali, sono analizza-
ti la struttura e il contenuto con cui si presenta un bilancio redatto secondo gli IAS.

Il documento si concentrerà dunque sul principio contabile internazionale n. 1, che


fissa:
• i criteri generali nell’esposizione dei bilanci,
• le linee guida per la loro struttura;
• e i requisiti minimi del contenuto.

Lo IAS 1 precisa che l’applicazione del principio riguarda la presentazione dei


bilanci redatti per scopi generali, intendendo quest’ultimi “quelli che si prefiggono di
soddisfare le esigenze degli utilizzatori che non sono nella condizione di richiedere informa-
zioni adatte alle loro specifiche necessità informative” (IAS 1, 2).

Lo IAS 1 si applica sia al bilancio di una singola impresa sia al bilancio consolidato
di un gruppo. Esso si riferisce, inoltre, a tutte le tipologie di imprese incluse le ban-
che e le imprese di assicurazione3.

1 Nel corso del documento si farà spesso riferimento al testo dello IAS 1, elaborato dallo IASB nel 1997. Tale
versione sarà rivista prima della fine del 2003 dallo stesso organismo (Exposure Draft 1 del maggio 2002). Le
modifiche presumibilmente apportante dallo IASB, di cui si terrà conto nel corso dello studio, non riguarde-
ranno in ogni caso parti essenziali del principio contabile internazionale.
2 Cfr. Fondazione Luca Pacioli, Quadro sistematico per la preparazione e presentazione del bilancio (Framework IASB),
Studio n. 02/2003 del 27 maggio 2003.
3 Per le banche e istituti finanziari simili sono contenute informazioni aggiuntive rispetto a quelle dello IAS 1
nel principio contabile internazionale IAS 30, Informazioni richieste nel bilancio delle banche e degli enti finanziari.
Per le società di assicurazione sono in corso di elaborazione specifici principi contabili internazionali.

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Il principio contabile precisa che la terminologia utilizzata si adatta ad imprese con


finalità lucrative, anche se le imprese operanti nel settore pubblico possono comun-
que applicare le disposizioni in esso presenti.4

Il bilancio d’esercizio redatto in conformità ai principi contabili internazionali si


compone delle seguenti parti:
• stato patrimoniale;
• conto economico;
• prospetto riepilogativo:
- dei movimenti del patrimonio netto;
- dei movimenti di patrimonio netto diversi da quelli derivanti dalle operazioni con gli
azionisti e dalle distribuzioni agli azionisti;
• rendiconto finanziario;
• criteri contabili e note esplicative. (IAS 1, 7).

Il fascicolo di bilancio può includere anche prospetti supplementari e altre informa-


zioni basate o derivanti dai bilanci stessi, o destinate ad essere consultate insieme
ad essi. Tali prospetti possono contenere, ad esempio, informazioni finanziarie su
settori geografici e industriali, nonché menzioni sugli effetti delle variazioni dei
prezzi.

I bilanci non includono in ogni caso documenti quali i rapporti degli amministrato-
ri, le relazioni del presidente, le analisi e le discussioni del consiglio di amministra-
zione e simili. Tali documenti possono essere inclusi invece in un rapporto annuale.

Il bilancio d’esercizio, generalmente incluso nel rapporto annuale, deve essere dun-
que chiaramente identificato e distinto dalle altre informazioni in esso presenti.

A tal fine deve essere distintamente identificata, e se necessario ripetuta per una
corretta comprensione, la seguente informativa:
1. la denominazione dell’impresa che redige il bilancio o altri mezzi di identifica-
zione;
2. se il bilancio riguarda solo la singola impresa o un gruppo di imprese;
3. la data di riferimento del bilancio o il periodo di riferimento del bilancio, qua-
lunque sia appropriato alla parte relativa al bilancio;
4. la moneta di conto;
5. il livello di precisione usato nell’esposizione dei valori nel bilancio. (IAS 1, 46)

Lo stesso IAS 1, pur non ritenendo la relazione degli amministratori parte integrante
del bilancio, ne raccomanda la sua presentazione allo scopo di descrivere e spiegare
gli aspetti principali del risultato economico e della situazione finanziaria dell’im-
presa nonché le principali incertezze che essa affronta.

4 Le aziende non profit, le autorità governative e le imprese del settore pubblico che intendono applicare lo IAS
1 possono trovarsi nella condizione di modificare le descrizioni utilizzate per certe voci del bilancio nonché
lo stesso bilancio.

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La relazione deve contenere, quindi, un’analisi:


• dei principali fattori e influenze che hanno determinato il risultato, inclusi i
cambiamenti del contesto nel quale l’impresa opera, la risposta dell’impresa a
questi cambiamenti e il loro effetto;
• la politica di investimenti dell’impresa per mantenere e rafforzare la situazione
economica, inclusa la sua politica dei dividendi;
• le fonti di finanziamento dell’impresa, la politica di sviluppo e le politiche di
gestione del rischio;
• i punti di forza e le risorse dell’impresa il cui valore non è riflesso nel bilancio
d’esercizio redatto in conformità con i principi contabili internazionali. (IAS 1, 8)

Da una prima analisi, rispetto all’ordinamento e alla prassi contabile italiana, pos-
sono riscontarsi le seguenti differenze:
• le caratteristiche dei prospetti di stato patrimoniale e conto economico (artt.
2424 e 2425 c.c.), differiscono, rispetto a quanto previsto dallo IAS 1, sia da un
punto di vista formale che contenutistico;
• la presentazione del rendiconto finanziario non è resa obbligatoria dalle norme
del Codice civile mentre a livello di principi contabili internazionali il prospetto
rappresenta parte integrante del bilancio d’esercizio;
• le informazioni da presentarsi con la relazione degli amministratori (solo racco-
manda dallo IAS 1), sono più particolareggiate e complete rispetto a quelle
richieste nella relazione sulla gestione (articolo 2428 c.c.);
• le informazioni contenute nella nota integrativa, redatta ai sensi dell’art. 2427
c.c., non corrispondono alle note esplicative del bilancio redatte secondo i prin-
cipi contabili internazionali;
• il prospetto delle variazioni delle poste del patrimonio netto, da presentarsi in
nota integrativa a norma dell’art. 2427 c.c.5, è sostanzialmente identico a quello
previsto dallo IAS 1.

L’obiettivo del presente documento è quindi quello di analizzare e approfondire


tali differenze emergenti in relazione alla forma e al contenuto di questi schemi.

Il documento è incentrato in particolare sugli schemi di Stato patrimoniale, Conto


economico e sul prospetto dei movimenti del patrimonio netto mente il rendiconto
finanziario sarà oggetto della seconda parte del lavoro.

L’analisi di tali schemi riveste, inoltre, particolare importanza alla luce dei recenti
sviluppi della normativa comunitaria e nazionale.

5 L’obbligo nella presentazione del prospetto è stato recentemente previsto attraverso il D.Lgs n. 6/2003, decre-
to che ha dato attuazione alla Legge di Delega per la Riforma del diritto societario (Legge n. 366/01).

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A livello europeo, le modifiche intervenute alla IV direttiva Ce (attraverso la diretti-


va Ce n. 51/2003) hanno riguardato la possibilità per gli Stati membri di autorizza-
re o prescrivere:

• l’inclusione di documenti aggiuntivi rispetto a quelli di stato patrimoniale,


conto economico e nota integrativa. Anche se non chiaramente previsto, il legi-
slatore comunitario con l’espressione altri documenti si riferisce evidentemente
al rendiconto finanziario e al prospetto dei movimenti del patrimonio netto,
ritenuti a livello internazionale documenti indispensabili per una corretta infor-
mativa di bilancio;

• la presentazione di uno stato patrimoniale secondo gli schemi previsti dai prin-
cipi contabili internazionali, basata sulla distinzione tra poste correnti/non cor-
renti, in alternativa agli schemi di Stato patrimoniale prescritti dalla stessa
direttiva;

• la presentazione di un rendiconto delle prestazioni dell’impresa in alternativa agli


schemi di conto economico stabiliti dalla direttiva.

La direttiva CE n. 51/2003 amplia, inoltre, il numero delle informazioni che devono


essere fornite nella relazione sulla gestione, rendendo sostanzialmente simile il con-
tenuto di tale relazione con quello della relazione degli amministratori raccomandata
dallo IAS 1.

La direttiva in questione dovrà essere recepita nel nostro ordinamento giuridico


entro il 31 dicembre 2004. A seguito del suo recepimento, tali disposizioni si appli-
cheranno alle sole società non obbligate alla redazione dei bilanci con i principi
contabili internazionali.

A livello nazionale, il decreto legislativo n. 6/2003, attuando la Legge di Delega per


la Riforma del diritto societario, ha introdotto l’obbligo di presentare in nota inte-
grativa il prospetto delle movimentazioni delle poste del patrimonio, prospetto già
contemplato dal principio contabile nazionale n. 28 - Patrimonio netto.

La tabella che segue può aiutare a comprendere più facilmente come l’evoluzione
della normativa nazionale e comunitaria implichi una convergenza internazionale
sui taluni prospetti di bilancio; in particolare, il rendiconto finanziario, il prospetto
delle variazioni del patrimonio netto e la relazione degli amministratori.

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LE PARTI DI UN BILANCIO D’ESERCIZIO: A CONFRONTO I PRINCIPI INTERNAZIONALI


CON LA PRASSI CONTABILE NAZIONALE E COMUNITARIA

PRINCIPI CONTABILI IV DIRETTIVA CE CODICE CIVILE


INTERNAZIONALI (Modificata dalla (Direttiva n. 51/03
(IAS 1, IAS7) Direttiva n. 51/03) non ancora recepita)

Solo indirettamente previsto, senza uno Obbligo nella presentazione del prospet-
Prospetto delle variazioni specifico obbligo di presentazione. to nella nota integrativa (D.Lgs n.
del patrimonio netto 6/2003)

Solo indirettamente previsto, senza uno In attesa del recepimento della diret-
specifico obbligo di presentazione. tiva n. 51/03, nessun obbligo di presen-
Rendiconto finanziario
tazione

Il contenuto della relazione sulla gestio- Non essendo ancora recepita la direttiva
ne è sostanzialmente identico a quello ce n. 51/03 esistono forti divergenze tra
della relazione degli amministratori rac- le informazioni presenti nella relazione
comandato dallo IAS 1. degli amministratori, raccomandata
Relazione degli amministratori dallo IAS 1 e le informazioni da presen-
(solo raccomandata) tarsi nella relazione sulla gestione (art.
2428 c.c.)

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CAPITOLO 1 – STATO PATRIMONIALE

1. Forma e contenuto dello Stato Patrimoniale


Per “forma” dello stato patrimoniale si intende la modalità di rappresentazione
delle poste patrimoniali in bilancio, riconducibili in genere a due impostazioni:
• a sezioni divise e contrapposte;
• a forma scalare

Nella prima si presenta uno schema in cui nella sezione sinistra sono inserite le atti-
vità (impieghi del capitale aziendale) mentre in quella di destra le passività (fonti di
finanziamento del capitale investito) e la voce residuale del patrimonio netto. Lo
schema a forma scalare comporta invece l’inserimento delle poste contabili in un’u-
nica sezione, nella quale i valori si sommano in modo algebrico.

Per “contenuto” dello stato patrimoniale ci si riferisce, invece, alle modalità con le
quali i valori contabili sono aggregati e classificati all’interno dello schema prescel-
to. La dottrina contabile ha individuato tre principali forme di classificazione:
• per natura o origine (classificazione per natura);
• per destinazione economica (classificazione funzionale);
• in base a criteri finanziari (classificazione finanziaria).

Secondo la prima classificazione, le attività si differenziano in base alla loro natura


finanziaria o economica e, più in particolare, si distinguono tra impieghi finanziari
(ad es. cassa e banca e/o crediti commerciali) ed impieghi economici (fattori pro-
duttivi utilizzati per la produzione). La classificazione delle passività per natura
presuppone la loro distinzione in base alla natura dei finanziatori, ovvero alla natu-
ra della provenienza dei mezzi finanziari. In proposito si distinguono fonti di finan-
ziamento interne (capitale proprio o di rischio apportato dal titolare dell’azienda o,
nell’azienda con personalità giuridica, dai soci) e fonti di finanziamento esterne
(capitale di credito apportato da terzi a titolo di prestito). La classificazione della
voce debiti effettuata secondo natura comporterebbe, ad esempio, la distinzione tra
debiti obbligazionari, debiti verso le banche, verso fornitori, verso imprese collega-
te o/e controllate, debiti tributari, ecc..

L’esposizione secondo criteri funzionali fa riferimento ad una ripartizione effettua-


ta sulla base della funzione dei beni medesimi all’interno del processo produttivo
(gestione caratteristica, accessoria, finanziaria, ecc..).

La classificazione di tipo finanziario prevede la distinzione delle poste patrimoniali


in correnti/non correnti assumendo, generalmente, come elemento discriminante il
periodo amministrativo annuale. Il criterio per distinguere le attività è quello della rea-
lizzabilità (attitudine a “tradursi” in liquidità) nel corso di tale periodo mentre per
le passività è quello dell’esigibilità o estinzione nello stesso periodo.

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Passività e attività correnti si considerano tali se estinguibili o realizzabili entro


detto periodo; altrimenti costituiscono poste non correnti. La classificazione facilita,
quindi, l’analisi del grado di solvibilità a breve e a lungo dell’azienda, permettendo
altresì l’analisi attraverso indici o quozienti.

2. Stato patrimoniale secondo il Codice civile e i principi contabili nazionali


La struttura ed il contenuto dello schema di Stato Patrimoniale sono disciplinate
dalle norme del Codice civile6, recentemente modificate con l’entrata in vigore del
D.Lgs n.6/2003 (Riforma diritto societario). In sostanza lo Stato Patrimoniale si pre-
senta con una struttura a sezioni divise e contrapposte 7 dal contenuto pressoché obbli-
gatorio e particolarmente analitico da presentarsi nel rispetto di precisi e rigidi vinco-
li imposti dalle stesse norme giuridiche.

Gli articoli del Codice civile cui occorre far riferimento sono:
• gli artt. 2424 e 2424-bis che regolano la struttura e il contenuto dello Stato
Patrimoniale;
• l’art. 2423-ter che introduce l’obbligatorietà degli schemi e ne detta le regole di
utilizzo e di (eventuale) modifica.

Le voci inserite nello schema di SP, ex art. 2424 c.c., si suddividono su quattro livelli:
1. macroclassi, identificate mediante lettere maiuscole;
2. classi, identificate da un numero romano;
3. singoli voci, identificate da un numero arabo;
4. sottoclassificazioni delle singole voci identificate da una lettera minuscola.

B. IMMOBILIZZAZIONI Macroclasse
III - Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione,
per ciascuna voce dei crediti, degli importi esigibili
entro l'esercizio successivo Classe
1) partecipazioni in Singola voce

]
a) imprese controllate
b) imprese collegate
c) imprese controllanti Sottoclassificazione della voce
d) altre imprese

6 La normativa contabile italiana, in tema di bilancio d’esercizio, deriva dal recepimento della IV direttiva CE,
avvenuto con il D.Lgs n. 127/91.
7 Il legislatore nazionale tra i due schemi di SP proposti dalla IV direttiva CEE, a sezioni divise e contrapposte e a
forma scalare, ha optato per il primo, motivando la scelta, da un lato, perché quella prevalentemente utilizzata
prima della Riforma del ’91 e, dall’altro ritenendo piuttosto modesti i vantaggi legati all’introduzione dello
schema a forma scalare e tali in ogni caso da non giustificare l’innovazione. Prima del recepimento della diret-
tiva comunitaria, le precedenti norme del Codice civile non prescrivevano schemi vincolanti per la presenta-
zione dello stato patrimoniale.

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L’obbligo nel rispetto dello schema previsto dall’art. 2424 c.c. si ricava dalla previ-
sione dell’art. 2423-bis, comma 1, in cui si legge “salve le disposizioni di leggi speciali
per le società che esercitano particolari attività8, nello Stato patrimoniale devono essere
iscritte separatamente, nell’ordine indicato, le voci stabilite dall’art. 2424.”

Il rispetto rigido di tale schema implica necessariamente l’obbligatorietà dei redat-


tori ad attenersi, sia da un punto di vista contenutistico che rappresentativo alle
voci presenti nell’articolo 2424 c.c..

Alcune eccezioni ai criteri di rappresentazione sopraesposti sono ricavabili dall’ar-


ticolo 2423-ter, commi 2, 3 e 4, in cui è stabilito che:

“Le voci precedute dai numeri arabi possono essere ulteriormente suddivise, senza l’elimina-
zione della voce complessiva e dell’importo corrispondente; esse possono essere raggruppate
soltanto quando il raggruppamento, a causa del loro importo è irrilevante ai fini della rap-
presentazione veritiera e corretta o quando esso favorisce la chiarezza del bilancio. In questo
secondo caso la nota integrativa deve contenere distintamente le voci oggetto di raggruppa-
mento.

Devono essere aggiunte altre voci qualora il loro contenuto non sia compreso in alcuna di
quelle previste dagli art. 2424 e 2425.

Le voci precedute da numeri arabi devono essere adattate quando lo esige la natura dell’atti-
vità esercitata.”

Gli elementi di elasticità (suddivisione e raggruppamento delle voci, aggiunta e


adattamento delle voci), introdotti dal legislatore nazionale, al fine di permettere
una più adeguata rappresentazione delle singole realtà aziendali, sono peraltro
piuttosto limitati e subordinati in ogni caso a particolari condizioni.

Da numerosi spunti dottrinali si desume che mentre i primi due livelli, contrasse-
gnati rispettivamente dalle lettere maiuscole (macroclassi) e dai numeri romani (clas-
si), sono immodificabili, il terzo (contrassegnato da numeri arabi), e conseguente-
mente il quarto, possono essere modificati a discrezione del redattore del bilancio,
qualora siano rispettate le condizioni stabilite dall’art. 2423-ter 9.

8 Ci si riferisce alle attuali disposizioni vigenti per:


• banche e gli altri istituti finanziari (D.Lgs n. 87/92)
• società di assicurazione (D.Lgs n. 173/97)
• aziende di servizi degli enti territoriali (D.M. 26 maggio 1991)
• aziende elettriche (D.M. 8 ottobre 1991).
9 Per un’analisi particolareggiata delle implicazioni derivanti dall’applicazione dell’art. 2423-ter si veda R.
Caramel, Il bilancio delle imprese, Il Sole 24 Ore.

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Nella tabella che segue è riportato lo schema di stato patrimoniale previsto dall’art.
2424 c.c., così come recentemente modificato dal D.Lgs. n. 6/2003.

ATTIVO PASSIVO
A) CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI, CON SEPARATA A) PATRIMONIO NETTO
INDICAZIONE DELLA PARTE GIÀ RICHIAMATA
I- Capitale
B) IMMOBILIZZAZIONI, CON SEPARATA INDICAZIONE DI QUELLE CONCESSE II - Riserva da sopraprezzo delle azioni
IN LOCAZIONE FINANZIARIA III - Riserve di rivalutazione
I - Immobilizzazioni immateriali IV - Riserva legale
V- Riserve statutarie
1) costi di impianto e di ampliamento
2) costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità VI - Riserva per azioni proprie in portafoglio
3) diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere VII - Altre riserve, distintamente indicate
dell'ingegno VIII - Utili (perdite) portati a nuovo
4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili IX - Utile (perdita) dell'esercizio
5) avviamento
6) immobilizzazioni in corso e acconti
7) altre

II - Immobilizzazioni materiali
1) terreni e fabbricati
2) impianti e macchinario B) FONDI PER RISCHI E ONERI
3) attrezzature industriali e commerciali 1) per trattamento di quiescenza e obblighi simili
4) altri beni 2) per imposte, anche differite
5) immobilizzazioni in corso e acconti 3) altri

III - Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione,


per ciascuna voce dei crediti, degli importi esigibili entro
l'esercizio successivo
1) partecipazioni in
a) imprese controllate
b) imprese collegate
c) imprese controllanti
d) altre imprese
2) crediti C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO
a) verso imprese controllate
b) verso imprese collegate
c) verso controllanti
d) verso altri
3) altri titoli
4) azioni proprie, con indicazione anche del valore nominale complessivo
D) DEBITI, CON SEPARATA INDICAZIONE, PER CIASBUNA VOCE, DEGLI IMPORTI
C) ATTIVO CIRCOLANTE ESIGIBILI OLTRE L'ESERCIZIO SUCCESSIVO
1) obbligazioni
I – Rimanenze 2) obbligazioni convertibili
1) materie prime, sussidiarie e di consumo 3) debiti verso soci per finanziamenti
2) prodotti in corso di lavorazione e semilavorati 4) debiti verso banche
3) lavori in corso su ordinazione 5) debiti verso altri finanziatori
4) prodotti finiti e merci 6) acconti
5) acconti 7) debiti verso fornitori
8) debiti rappresentati da titoli di credito
II – Crediti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi 9) debiti verso imprese controllate
esigibili oltre l'esercizio successivo 10) debiti verso imprese collegate
1) verso clienti 11) debiti verso controllanti
2) verso imprese controllate 12) debiti tributari
3) verso imprese collegate 13) debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale
4) verso controllanti 14) altri debiti
4-bis) crediti tributari
4-ter) imposte anticipate
5) verso altri

III - Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni


1) partecipazioni in imprese controllate
2) partecipazioni in imprese collegate
3) partecipazioni in imprese controllanti E) RATEI E RISCONTI, CON SEPARATA INDICAZIONE DELL'AGGIO SU PRESTITI
4) altre partecipazioni;
5) azioni proprie, con indicazione anche del valore nominale complessivo
6) altri titoli

IV - Disponibilità liquide
1) depositi bancari e postali
2) assegni
3) danaro e valori in cassa

D) RATEI E RISCONTI, CON SEPARATA INDICAZIONE DEL DISAGGIO SU PRESTITI

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Il merito alla classificazione delle poste patrimoniali, l’impostazione adottata dal


legislatore nazionale segue un criterio misto.

Le attività sono classificate secondo il principio della destinazione economica10 degli


elementi considerati, ossia in base alla destinazione di un elemento patrimoniale
nella gestione dell’impresa. Il principio è stabilito dall’art. 2424-bis secondo il quale
gli elementi patrimoniali destinati a essere utilizzati durevolmente devono essere iscritti tra
le immobilizzazioni.

Il principio della destinazione economica implica, peraltro, che poste contabili con
identica natura possano trovare diversa collocazione in bilancio. Alcuni esempi,
ricavabili dallo stesso schema di SP, possono riguardare:
• le partecipazioni previste sia nell’attivo circolante, quando rappresentano inve-
stimenti di breve durata effettuati generalmente a scopo speculativo sia tra le
immobilizzazioni finanziarie se riguardano investimenti durevoli;
• medesimo discorso vale per i crediti, le azioni proprie, i titoli diversi dalle par-
tecipazioni che possono rientrare sia tra l’attivo immobilizzato sia tra l’attivo
circolante.

In base alla classificazione proposta un’attività è rilevata dunque:


• tra le immobilizzazioni se, con riferimento ai programmi gestionali dell’azien-
da, la durata di utilizzo o di scadenza riguarda un periodo non breve;
• tra l’attivo circolante se l’elemento è destinato a realizzarsi (a “tradursi in liqui-
dità”) entro un breve periodo.

Vi sono però alcune poste inserite tra le macroclassi dell’attivo che rappresentano
eccezioni alla distinzione sopra proposta. Infatti:
• nella macroclasse A sono iscritti i crediti vs soci per versamenti ancora dovuti
che appartengono normalmente all’attivo circolante, dal quale, invece, sono
separati;
• tra le immobilizzazioni finanziarie (B.III) sono compresi i crediti finanziari esi-
gibili entro l’esercizio successivo, i quali dovrebbero far parte del circolante;
• tra i crediti dell’attivo circolante (C.II) sono compresi degli importi esigibili
oltre l’esercizio successivo, i quali dovrebbero far parte delle immobilizzazioni;
• i ratei e i risconti sono comprensivi di valori a breve e a medio-lungo termine.

Il principio della destinazione prevale, quindi, sul criterio finanziario, per cui una
attività inizialmente classificata come immobilizzata, che successivamente diviene
disponibile, permane nella categoria originaria delle immobilizzazioni. Analoga-
mente un’attività inizialmente classificata come disponibile, che in seguito diviene
immobilizzata, permane nella categoria originaria del circolante. Tale impostazione
ha lo scopo di facilitare la comparabilità e consentire il raffronto dei valori relativi
all’esercizio con quelli dell’esercizio precedente.

10 L’art. 15 della IV direttiva CE prevede che “determinante per l’iscrizione degli elementi patrimoniali nelle
immobilizzazioni o nell’attivo circolante è la loro destinazione”

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Le passività sono classificate invece in base alla natura delle diverse fonti di finan-
ziamento, cioè alla natura dei diversi finanziatori. La voce D. Debiti dello SP ex art.
2424 c.c. è suddivisa infatti in: obbligazioni, obbligazioni convertibili, debiti verso
banche, verso altri finanziatori, verso fornitori, verso imprese controllate o collega-
te, debiti tributari, ecc…… La struttura del passivo è caratterizzata pertanto da due
principali macroclassi: fondi per rischi e oneri (B) e i debiti (D). Nella prima macro-
classe rientrano le passività indeterminate nell’importo o nella data di sopravve-
nienza, mentre nei debiti sono raggruppate le c.d. passività certe o determinate.

In entrambe le categorie, attività e passività, lo schema proposto dal legislatore


nazionale prevede l’evidenziazione di informazioni di tipo finanziario. L’art. 2424
c.c. richiede, infatti, per alcune voci (D. Debiti; C.II Crediti; B.III Crediti), la separata
indicazione degli importi esigibili oltre l’anno successivo, cioè i dodici mesi succes-
sivi alla chiusura del bilancio.

La classificazione delle poste patrimoniali secondo il principio contabile nazionale n. 12

La sovrapposizione di differenti criteri di classificazione operata dal legislatore


nazionale sconta però un notevole limite, non consentendo a livello finanziario “di
pervenire in via autonoma ad un raffronto delle poste secondo il criterio della liqui-
dità ed esigibilità, ancorché per la maggior parte delle attività e passività sia data
indicazione separata dei valori esigibili ovvero pagabili entro 12 mesi e di quelli
oltre 12 mesi”11.

Le perplessità sottolineate dal principio contabile nazionale n. 12 riguardano la


capacità dello Stato Patrimoniale di rappresentare in modo veritiero e corretto la
situazione finanziaria dell’impresa, rappresentazione questa richiesta come una
delle finalità del bilancio d’esercizio (art. 2423 c.c.); ciò a maggior ragione, non
essendo previsto dal Codice civile, l’obbligo di presentare il rendiconto finanzia-
rio, la cui l’importanza è ampiamente sottolineata sia dai principi contabili nazio-
nali sia da quelli internazionali. In quest’ultimi (IAS 7), tale prospetto è addirittura
parte integrante del bilancio al pari degli schemi di stato patrimoniale e conto eco-
nomico.

Il documento n. 12, infatti, pur ritenendo la classificazione civilistica dello Stato Pa-
trimoniale (per destinazione) in grado di rappresentare correttamente la situazione
patrimoniale e finanziaria dell’impresa, non la considera in ogni caso la più appro-
priata a tale scopo.

Il principio contabile n. 12 ritiene più appropriata una classificazione finanziaria


delle poste patrimoniali basata sul grado di liquidità delle poste attive e di esigibilità
delle poste passive. Le attività sono distinte in attività a breve (o correnti) ed attività

11 CNR – CNDC, Principio contabile n. 12, Composizione e schemi di bilancio di esercizio di imprese mercantili, indu-
striali e di servizi, gennaio 1994.

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“studi”

immobilizzate (o non correnti); le passività sono anch’esse distinte in correnti e non


correnti12.

Per ottenere tale distinzione (corrente/non corrente), lo schema civilistico di SP


deve essere necessariamente riclassificato assumendo convenzionalmente che:
• la distinzione tra attività e passività correnti/non correnti debba avvenire in
relazione al periodo amministrativo annuale (cioè i 12 mesi successivi alla chiu-
sura dell’esercizio);
• le rimanenze devono essere considerate come attività a breve (correnti).

Le attività correnti sono quelle che, in base ai termini contrattuali o all’uso, saranno
realizzate (ritorneranno in numerario) entro dodici mesi dalla chiusura dell’eserci-
zio mentre le attività non correnti saranno realizzate oltre dodici mesi. Parallela-
mente, le passività correnti sono quelle che si estingueranno entro dodici mesi
dalla chiusura del bilancio mentre le passività non correnti, quelle cioè a medio –
lungo termine, richiederanno un periodo di tempo più lungo per la loro estinzione.

OSSERVAZIONI
Il principio contabile n. 12: Composizione e schemi di bilancio di esercizio di imprese mercantili, industriali e di
servizi, stabilisce, quindi, che la riclassificazione del bilancio civilistico debba essere effettuata distinguendo
le poste correnti/non correnti in base alla loro realizzabilità o estinguibilità nel corso dei dodici mesi successivi
alla data di chiusura del bilancio. A tal proposito possono farsi due considerazioni utili nella comprensione della
successiva classificazione delle poste patrimoniali proposta dallo IAS 1.

Non considerazione del ciclo operativo nella distinzione tra poste correnti e non correnti
Il principio n. 12 precisa che, nella distinzione corrente/non corrente, la considerazione del ciclo produttivo,
piuttosto che del periodo amministrativo annuale, presenti difficoltà pratiche tali (connesse ad esempio alla
sua chiara identificazione) da non consentire tale distinzione.

Realizzabilità ed estinguibilità delle attività e passività


Secondo quanto stabilito dai principi nazionali nn. 15 e 19, i crediti e i debiti, in considerazione della loro scaden-
za, si distinguono in poste correnti (a breve) o non correnti (a lungo termine). Si chiarisce che la scadenza “deve
essere determinata in base ai termini di fatto del realizzo (o del pagamento) quando contrastino con i presuppo-
sti giuridici o contrattuali”. Deve essere effettuata quindi una valutazione ragionevole, basata su elementi con-
creti, dell’ammontare dei crediti o debiti che saranno realizzati o estinti entro dodici mesi dalla data di bilancio.

Lo Stato Patrimoniale che espone tali classificazioni si presenterebbe quindi a zone.


La sezione di sinistra (attività) è suddivisa in due zone: attivo a breve (o corrente) e
attivo immobilizzato (o non corrente); nella sezione di destra (passività) vi sono tre
zone: il patrimonio netto, le passività correnti e le passività non correnti.

12 In merito a tale classificazione, il principio n. 12 sottolinea inoltre che “le poste attive e passive dello stato
patrimoniale sono classificate per gruppi omogenei, in modo da mettere in evidenza gli aspetti tecnici e finan-
ziari delle poste stesse. Con tale classificazione ed identificazione si intende ottenere delle indicazioni circa il
grado di mobilità e di equilibrio finanziario dell’impresa. Precisamente, si intendono individuare da un punto
di vista tecnico la diversa funzionalità del patrimonio aziendale al processo produttivo (destinazione) e dal
punto di vista finanziario la diversa attitudine a trasformarsi in numerario (attitudine alla liquidità)”.

Fondazione Luca Pacioli 12


“studi”

Nella tabella che segue è presentato uno SP riclassificato secondo quanto previsto
dal principio contabile n. 12 con le voci che potrebbero comporre le diverse zone.

ATTIVITÀ CORRENTI PASSIVITÀ CORRENTI

• Rimanenze • Passività che dovrebbero essere estinte entro un


anno
• Cassa
• Quota da rimborsare entro l’anno dei prestiti a
• Conti bancari disponibili medio o lungo termine
• Crediti • Anticipi da clienti
• Cambiali attive • Ratei e risconti passivi e ricavi differiti di com-
• Anticipi a fornitori per magazzino petenza dell’esercizio successivo
• Titoli posseduti per investimento temporaneo
• Ratei e risconti attivi relativi all’anno successivo

PASSIVITÀ NON CORRENTI


• Prestiti e altre passività che dovrebbero esse-
re estinti oltre l’anno
ATTIVITÀ IMMOBILIZZATE • Ratei e risconti passivi per la parte di compe-
tenza del periodo che eccede 12 mesi
• Partecipazioni destinate ad essere mantenute
durevolmente
• Immobilizzazioni tecniche e anticipi a fornitori
per immobilizzazioni (al netto del fondo di PATRIMONIO NETTO
ammortamento) • Capitale sociale
• Costi differibili di natura pluriennale • Riserve di capitale
• Crediti che saranno incassati oltre l’anno (al • Riserve legali e statutarie
netto del fondo di svalutazione) • Riserve speciali
• Ratei e risconti attivi per la parte di competen- • Riserve facoltative
za del periodo che eccede 12 mesi • Utili o perdite di esercizi precedenti
• Utile o perdita d’esercizio

La riclassificazione dallo schema civilistico di stato patrimoniale avverrà attraverso


le seguenti operazioni, presentate in ordine alle macroclassi di attività e passività
previste dall’art. 2424 c.c.

Attività

A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti - Dovranno essere inseriti nell’attivo
corrente o nell’attivo immobilizzato, a seconda di quando è previsto il versamento
dei decimi residui. Tali crediti, in particolare per le quote non ancora richiamate,
potrebbero scadere, infatti, oltre l’esercizio successivo, nel qual caso devono essere
inserite tra le attività immobilizzate.

B. Immobilizzazioni - Nell’attivo immobilizzato (non corrente) sono iscritte tutte le


immobilizzazioni meno l’importo della voce B.III.2 (crediti iscritti tra le immobiliz-
zazioni finanziarie), per la parte esigibile entro l’esercizio successivo; tale verrebbe
iscritto invece nell’attivo corrente.

C. Attivo circolante - Nell’attivo corrente rientra il totale del raggruppamento C


meno l’importo dei crediti contenuti nella voce C.II, esigibili oltre l’esercizio succes-

Fondazione Luca Pacioli 13


“studi”

sivo che deve essere iscritto nell’attivo non corrente.

D. Ratei e risconti attivi - E’ iscritto nell’attivo immobilizzato (non corrente) l’impor-


to dei ratei e risconti la cui competenza va oltre l’esercizio successivo; nell’attivo
corrente è iscritto il totale della voce D dell’attivo meno gli importi la cui competen-
za va oltre l’esercizio successivo.

Patrimonio netto e passività

A. Patrimonio netto - La sostanziale corrispondenza rispetto allo schema civilistico


non richiede riclassificazione dei valori.

B. Fondi per rischi e oneri - La distinzione tra passivo corrente e passivo non corrente
deve avvenire in base al momento in cui sono previsti gli esborsi. I fondi sono
iscritti nel passivo corrente limitatamente agli importi scadenti entro l’esercizio suc-
cessivo (entro i 12 mesi); gli importi dei fondi scadenti oltre l’esercizio successivo
sono iscritti tra le passività non correnti (a medio-lungo termine).

C. Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato - La distinzione tra passivo cor-


rente e passivo non corrente deve avvenire in base al momento in cui sono previsti
gli esborsi.

D. Debiti - La riclassificazione dei debiti deve avvenire in base all’estinguibilità


entro l’esercizio successivo (passivo corrente) o oltre l’esercizio successivo (passivo
non corrente).

E. Ratei e risconti passivi - E’ iscritto nel passivo non corrente l’importo dei ratei e
risconti la cui competenza va oltre l’esercizio successivo; nel passivo corrente è
iscritto l’importo dei ratei e risconti la cui competenza non va oltre l’esercizio suc-
cessivo.

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“studi”

Lo stato patrimoniale civilistico riclassificato in forma finanziaria, secondo quanto


indicato dal principio contabile n. 12, potrebbe presentarsi nel seguente modo.

IMPIEGHI FONTI
C.IV Disponibilità liquide (tutte le voci) B. Fondi per rischi e oneri (tutte le voci) solo per le
quote a breve
Totale liquidità immediate
C. Trattamento di fine rapporto di lavoro subordina-
to solo per la quota a breve

A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti D. Debiti (tutte le voci) solo per gli importi esigibili
(solo parte già richiamata) entro l’esercizio successivo
B.III.2 Crediti (tutte le voci) solo gli importi esigi- E. Ratei e risconti passivi esclusa la quota plurien-
bili entro l’esercizio successivo nale e l’aggio sui prestiti

C.II. Crediti (tutte le voci) esclusi gli importi esigi- TOTALE PASSIVITA’ CORRENTI
bili oltre l’anno successivo
B. Fondi per rischi e oneri (tutte le voci) escluse le
C.III. Attività finanziarie che non costituiscono quote a breve
immobilizzazioni (tutte le voci)
C. Trattamento di fine rapporto di lavoro subordina-
D. Ratei e risconti esclusa la parte pluriennale e il to esclusa la quota a breve
disaggio sui prestiti
D. Debiti (tutte le voci) solo per gli importi esigibili
Totale liquidità differite oltre l’esercizio successivo
C.I Rimanenze E. Risconti passivi (quota pluriennale) e l’aggio sui
prestiti
Totale rimanenze
TOTALE PASSIVITA’ NON CORRENTI
TOTALE ATTIVO CORRENTE
A. Patrimonio netto (tutte le voci)
A. Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
(esclusa la parte già richiamata) TOTALE CAPITALE PROPRIO
B.III.1 Partecipazioni (tutte le voci)

B.III.2 Crediti (tutte le voci) esclusi gli importi esi-


gibili entro l’esercizio successivo
B.III.3 Altri titoli

B.III.4 Azioni proprie


C.II Crediti (tutte le voci) solo per gli importi esigi-
bili oltre l’esercizio successivo

Totale immobilizzazioni finanziarie

B.II Immobilizzazioni materiali

Totale immobilizzazioni materiali

B.I Immobilizzazioni immateriali (tutte le voci)

D. Risconti attivi (quota pluriennale) e disaggio su


prestiti

Totale immobilizzazioni immateriali

TOTALE IMMOBILIZZAZINI

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“studi”

3. Lo Stato patrimoniale secondo gli IAS13


3.1 Distinzione tra poste correnti/non correnti

Un’impresa deve determinare, in base alla natura delle sue operazioni, se presenta-
re o meno le attività e passività correnti e non correnti come separate classificazioni
nei prospetti di bilancio (IAS 1, 53). In presenza di un ciclo operativo chiaramente
identificabile, tale distinzione fornisce informazioni particolarmente utili ai destina-
tari del bilancio, distinguendo le attività nette continuamente circolanti come capi-
tale circolante da quelle usate per le operazioni a lungo termine dall’impresa.

Per ciclo operativo di un’impresa è inteso il tempo intercorrente tra l’acquisizione


dei materiali che entrano nel processo e la loro realizzazione come disponibilità
liquida o come strumento finanziario prontamente convertibile in disponibilità
liquida (IAS 1, 59).

Quando l’impresa sceglie di non applicare questa distinzione (corrente/non corren-


te), le attività e passività devono essere presentate genericamente in ordine alla loro
liquidità; è questo l’approccio seguito, ad esempio, per le banche e gli altri istituti
finanziari14. Lo IAS 1 ammette, quindi, che in alternativa alla distinzione tra poste
correnti e non correnti, le poste patrimoniali si presentino in ordine al loro grado di
liquidità.

L’Exposure Draft del maggio 2002 ha proposto che la classificazione delle poste atti-
ve sia effettuata attraverso la distinzione corrente/non corrente, a meno che il crite-
rio alternativo (liquidità) si dimostri più efficace nel fornire informazioni significati-
ve e attendibili; un’impresa, quindi, che produce beni o fornisce servizi nell’ambito
di un ciclo operativo chiaramente identificato adotterà sempre una classificazione
corrente/non corrente piuttosto che una presentazione delle poste in ordine alla
sua liquidità.

3.1.1 Attività correnti/non correnti

Un’attività deve essere classificata nell’attivo corrente quando:


a) dovrebbe essere realizzata nel, o se posseduta per la vendita o il consumo nel,
normale ciclo operativo dell’impresa;
b) è posseduta principalmente per la vendita o per breve termine e dovrebbe essere
realizzata entro dodici mesi dalla data di bilancio;

13 L’analisi condotta sullo SP così come previsto dallo IAS 1 terrà conto delle modifiche (di carattere non rile-
vante) proposte dallo IASB nell’Exposure Draft ED 1 del maggio 2002.
14 Lo IAS 30, al paragrafo 18, prevede che “una banca deve presentare uno stato patrimoniale che raggruppi le
attività e le passività per categorie omogenee e deve elencarle secondo il loro grado di liquidità”

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“studi”

c) è cassa o disponibilità liquida non vincolata per quanto riguarda il suo utilizzo
(IAS 1, 57).

La distinzione tra attività correnti e non correnti opera, quindi, sulla base di due ele-
menti discriminanti: il ciclo operativo dell’impresa e il periodo amministrativo annuale.

Tutte le attività, realizzabili entro il ciclo operativo dell’impresa, sono classificate Attività
legate al
come correnti, indipendentemente dal fatto di essere effettivamente realizzate entro ciclo
operativo
i dodici mesi dalla data di bilancio. Tipici esempi riguardano i valori delle rimanen- dell’impresa
ze e dei crediti commerciali, inclusi tra le attività correnti, anche quando non sono
realizzabili nel corso dei dodici mesi dalla data di bilancio (IAS 1, 57). Per quei cre-
diti o rimanenze (classificati come correnti) dei quali non si ci aspetta la realizzazio-
ne entro dodici mesi devono presentarsi informazioni separate nelle note al bilan-
cio (si veda in seguito il paragrafo 3.1.3 - Analisi delle scadenze). Tali informazioni
potrebbero essere utili ai destinatari del bilancio per comprendere il grado di liqui-
dità dell’impresa.

ESTRATTO N. 1 – Crediti commerciali realizzabili oltre l’anno

BAYER, GERMANY, 31 DICEMBRE 2002


Trade accounts receivables (classified as current assets) as of 31 December 2002 include € 5,529
million (2001: € 5.413 million) maturing within one year and € 13 million ( 2001: € 2 million) matu-
ring after one year.

Un certo ammontare dei crediti commerciali (€ 13 ml), pur essendo realizzabili oltre l’anno, sono
considerate attività correnti

Le attività finanziarie possedute principalmente per la vendita (ad es. valori mobiliari Attività
non legate
a reddito fisso o variabile) immediatamente disponibili o liquidabili entro l’anno al ciclo
devono essere classificate come attività correnti. Le altre attività finanziarie sono classi- operativo

ficate come correnti se la loro realizzazione è attesa entro 12 mesi dalla data del bilan-
cio. Al di fuori di tali ipotesi, le attività finanziarie sono classificate come non correnti.

I valori di cassa o disponibilità liquide equivalenti rientrano tra le attività correnti,


purché non vi siano restrizioni al loro utilizzo. L’Exposure Draft ha precisato che la
cassa e le altre disponibilità liquide devono essere classificate tra le attività correnti
qualora non vi siano limitazioni al loro utilizzo per almeno dodici mesi dalla data di
bilancio.

A titolo indicativo, le attività non correnti sono costituite da:


• immobilizzazioni materiali (macchinari, impianti);
• immobilizzazioni immateriali (avviamento, licenze, marchi);
• immobilizzazioni finanziarie (partecipazioni in imprese collegate);
• valori mobiliari non disponibili per la vendita (azioni, obbligazioni);
• crediti non commerciali realizzabili oltre 12 mesi dalla data di bilancio.

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“studi”

3.1.2. Passività correnti/non correnti

Una passività deve essere considerata come corrente quando:


a) dovrebbe essere estinta nel normale corso del ciclo operativo dell’impresa oppure;
b) l’estinzione è dovuta entra dodici mesi dalla data di bilancio.

Al pari delle attività, il ciclo operativo dell’impresa e il periodo amministrativo rap-


presentano gli elementi discriminanti per la classificazione di una passività tra le
poste correnti o non correnti.

I debiti commerciali e gli accantonamenti per lavoro dipendente e altri costi ope- Passività
legate
rativi, i quali dovrebbero estinguersi nel normale ciclo operativo dell’impresa, sono al ciclo
classificati tra le passività correnti, anche se la loro estinzione è dovuta oltre 12 mesi operativo

dalla data di bilancio.

Quei debiti commerciali e accantonamenti che non dovrebbero estinguersi entro 12


mesi devono essere classificati come correnti e separatamente indicati nelle note al
bilancio attraverso il prospetto delle “analisi delle scadenze”.

Le altre passività, come i prestiti, gli scoperti bancari, i dividendi da pagare, le Passività
non legate
imposte sul reddito e le tutte altre passività non commerciali, non estinguibili al ciclo
operativo
come parte del ciclo operativo dell’impresa, sono classificate come passività corren-
ti, se la loro estinzione è dovuta entro dodici mesi dalla data di bilancio. Tali passi-
vità sono considerate correnti anche quando non dovrebbero estinguersi entro 12
mesi dalla data del bilancio.

E’ opportuno evidenziare la distinzione operata dallo IAS 1 nella terminologia uti-


lizzata. Si usa, infatti, l’espressione “dovrebbero essere estinte”per le voci legate al
ciclo operativo dell’impresa (ad es. i debiti commerciali) e l’espressione “l’estinzio-
ne è dovuta” per le altre voci, quelle non legate al ciclo operativo dell’impresa.

Per le prime voci si farà riferimento alla loro presumibile estinzione nel corso del
ciclo operativo, mentre per le altre è presa in considerazione l’effettiva estinzione,
in altre parole la loro scadenza, nell’arco di dodici mesi dalla data di bilancio.

Una passività non legata al ciclo operativo di impresa, la cui estinzione è dovuta in
più di dodici mesi dalla data del bilancio, sarà classificata quindi come non corren-
te, anche quando la sua estinzione dovrebbe avvenire in meno di dodici mesi15
dalla data di bilancio.

15 D. Cairns, Applying International Accounting Standards, 3rd Edition, Tolley, 2002

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“studi”

OSSERVAZIONI
Le considerazioni sopraesposte pongono in evidenza un aspetto di notevole differenza nel tratta-
mento delle passività rispetto alla prassi contabile del nostro Paese. Il principio contabile nazio-
nale n. 19, con riferimento ai debiti, prevede che le passività siano classificate nello SP, in consi-
derazione della loro scadenza, in:
• passività a breve o correnti con scadenza entro l’esercizio successivo
• passività a medio-lungo termine o non correnti con scadenza oltre l’esercizio successivo.

Ai fini della classificazione dei debiti, il documento n. 19 precisa che la scadenza deve essere
determinata in base ai termini di fatto del pagamento quando questi contrastino con i presupposti
contrattuali o giuridici. Deve essere effettuata, quindi, una valutazione per determinare, in base
ad elementi concreti, quali debiti non verranno pagati entro dodici mesi; ciò che rileva quindi non
è l’astratta scadenza, ma l’esigibilità quale situazione di fatto, oltre che di diritto. Stesse consi-
derazioni valgono per i crediti secondo quanto prescritto dal principio contabile nazionale n. 15.

Nella redazione del bilancio 2002, un debito di 1.500 € con scadenza 10 novembre 2003 dovrebbe
essere considerato una posta a breve (estinzione entro l’anno successivo alla data di bilancio) a
meno che il redattore non ritenga, in base ad elementi concreti, che la sua estinzione non possa
avvenire prima del 2004. In tale caso nel bilancio 2002 quel debito sarà classificato come una
posta non corrente.

A livello di principi contabili internazionali, una passività non legata al ciclo operativo di un’impre-
sa sarà considerata corrente o non corrente in base alla sua data di scadenza; corrente se l’estin-
zione è dovuta entro dodici mesi, non corrente se l’estinzione è dovuta in più di dodici mesi, a
prescindere dal momento in cui essa dovrebbe estinguersi. Nel caso in cui il debito di cui sopra
rappresenti una passività non legata al ciclo operativo, esso dovrà essere classificato come passi-
vità corrente.

Altre passività finanziarie quali, obbligazioni, debiti vs banche, passività derivan-


ti da contratti di leasing, passività derivanti da strumenti finanziari derivati,
cambiali passive, ecc… si considerano correnti se la loro estinzione è dovuta nel
corso di dodici dalla data di bilancio; altrimenti sono classificate come passività
non correnti. Gli accantonamenti a fondi pensione, per ristrutturazioni, per rischi
legali, per fondo imposte, sono classificati tra le passività in base alle loro scaden-
ze; correnti con scadenza entro l’anno, non correnti con scadenza oltre l’anno.

Dovrebbero essere estinte


entro il ciclo operativo
Passività correnti
A prescindere
Passività operative dal momento in
(legate al ciclo
cui è dovuta la
operativo)
loro estinzione
Dovrebbero essere estinte
Passività non correnti
oltre il ciclo operativo

Estinzione entro 12 mesi Passività correnti


A prescindere
Altre passività dal momento
(non legate al ciclo in cui essere
operativo) dovrebbero
essere estinte
Estinzione oltre 12 mesi Passività non correnti

Fondazione Luca Pacioli 19


“studi”

Le passività produttive di interessi (ad es. un obbligazione a reddito fisso) che


provvedono al finanziamento del capitale di funzionamento su una base a lungo
termine, la cui estinzione non è dovuta entro dodici mesi dalla data di bilancio,
sono passività non correnti (IAS 1, 62); la quota corrente di tali passività è conside-
rata invece una passività corrente. L’Exposure Draft propone di estendere tale requi-
sito a tutte le passività finanziarie a lungo termine (indipendetemnte dal fatto che
siano passività produttive di interessi o meno).

Un’impresa deve continuare a classificare le sue passività a lungo termine fruttifere


di interessi come non correnti, anche se esse sono estinguibili entro dodici mesi
dalla data di bilancio, se:
• il termine originale era per un periodo superiore a dodici mesi;
• l’impresa intende rifinanziare l’obbligazione su una base a lungo termine; e
• l’intenzione è comprovata da una accordo per rifinanziare o per ripianificare
pagamenti, concluso prima dell’autorizzazione alla pubblicazione del bilancio
(IAS 1, 63).

Anche in questo caso l’Exposure Draft, ha proposto che si segua il medesimo


approccio per tutte le passività finanziarie a lungo termine, anche per quelle non
produttive di interessi.

Si noti che le modifiche proposte dall’ED sono completate dalla sostituzione nel
contenuto minimo dello SP (si veda par. 3.2) della voce “Passività a lungo termine
fruttifere di interessi” con la voce più generale “Passività finanziarie”.

Di seguito si propone lo schema di SP presente nell’appendice allo IAS 1.

Fondazione Luca Pacioli 20


“studi”

20-2 20-2 20-1 20-1

ATTIVO

Attività non correnti


Immobili, impianti, macchinari X X
Avviamento X X
Licenze di produzione X X
Partecipazioni in società collegate X X
Altre attività finanziarie X X
X X
Attività correnti
Rimanenze X X
Crediti commerciali e altri crediti X X
Risconti X X
Fondi liquidi e similari X X
X X
X X

PATRIMONIO NETTO E PASSIVO

Capitale sociale e riserve


Capitale e riserve X X
Riserve X X
Utili (perdite) accumulati X X
Quote di pertinenza dei terzi X X
X X
Passività non correnti
Finanziamenti fruttiferi di interessi X X
Imposte differite X X
Fondi di quiescenza X X
X X
Passività correnti
Debiti commerciali e altri debiti X X
Finanziamenti a breve termine X X
Quota corrente di finanziamenti fruttiferi di interessi X X
Fondo di garanzia prodotti X X
X X
X X

Fondazione Luca Pacioli 21


“studi”

3.1.3 Analisi delle scadenze

Nello Stato Patrimoniale di un bilancio IAS possono essere iscritte poste contabili
classificate come correnti anche se realizzabili o estinguibili oltre i dodici mesi (ad es.
le rimanenze o i debiti commerciali) o, al contrario, poste classificate come non cor-
renti anche se realizzabili o estinguibili entro dodici mesi dalla data di bilancio. Al
fine di evidenziare il grado di liquidità e solvibilità di un’impresa, lo IAS 1, al para-
grafo 54 prevede che “un’impresa deve evidenziare, per ciascuna voce attiva o passiva che
aggrega valori attesi che dovrebbero essere incassati o pagati sia prima che dopo dodici mesi
dalla data di bilancio, l’importo che dovrebbe essere incassato o pagato dopo dodici mesi”.

Il principio richiede, quindi, la presentazione nelle note al bilancio delle informa- Scadenze
di attività
zioni circa le date di scadenza di tutte le attività e passività al fine di fornire utili e passività
informazioni ai lettori del bilancio sulla situazione finanziaria dell’impresa.
L’analisi delle scadenze deve riguardare, quindi, sia le attività e le passività finan-
ziarie, crediti commerciali o altri crediti e debiti commerciali o altri debiti (così
come richiesto dallo IAS 32: Strumenti finanziari) sia le attività e passività non
monetarie (rimanenze e fondi). Per esempio, un’impresa deve evidenziare i valori
delle rimanenze (attivo corrente) che dovrebbero essere realizzate dopo più di un
anno dalla data di bilancio.

Un’impresa deve evidenziare:


1. gli ammontari inclusi tra le attività correnti, includendo le rimanenze, che non
dovrebbero essere realizzati entro i dodici mesi dalla data del bilancio;
2. gli ammontari inclusi tra le attività non correnti, includendo gli impianti, mac-
chinari e immobili e gli investimenti che dovrebbero realizzarsi entro i dodici
mesi dalla data del bilancio.
3. gli ammontari inclusi tra le passività correnti che dovrebbero essere estinte in
più di dodici mesi dalla data del bilancio;
4. gli ammontari inclusi tra le passività non correnti, includendo gli accantona-
menti, le imposte differite, che dovrebbero essere estinte entro dodici mesi dalla
data del bilancio.

ESTRATTO N. 2 – Analisi delle scadenze (note al bilancio)


RWE AG, 31 DECEMBER 2001
Liabilities
31.12.01 Remaining term
< 1 year < 5 year
Loans 5,619 800 3,805
Loans against borrowers’notes 1,784 83 1,631
Accounts payable to banks 8,393 4,315 1,991
Accounts payable for supplies and services 5,700 5,396 1
Prepayments received 427 372 -
Accounts payable for bills accepted and drawn 19 19 -
Accounts payable to affiliates 437 403 -
Accounts payable to investees 1,270 1,199 -
Other liabilities 6,886 5,103 242
* of which tax (598) (598) (-)
* of which under social securities (740) (332) (89)
Total 30,535 17,690 7,670

Fondazione Luca Pacioli 22


“studi”

Si pensi ad esempio al caso delle rimanenze; è ipotizzabile che i prodotti finiti


richiedano più di dodici mesi per poter essere pronti per la vendita; in questo caso,
un’impresa deve evidenziare, attraverso il prospetto dell’analisi delle scadenze, gli
ammontari delle rimanenze che non dovrebbero essere realizzati entro i dodici
mesi dalla data di bilancio. Tali ammontari includono sia le rimanenze che non
dovrebbero essere vendute entro i dodici mesi sia quelle rimanenze che dovrebbero
esser vendute entro i dodici mesi ma per le quali l’impresa non si aspetta di riceve-
re pagamenti entro i dodici mesi16.

3.1.4 Altre informazioni da esporre nel prospetto di SP o nelle note al bilancio

Un’impresa deve evidenziare nelle note o nel prospetto di Stato Patrimoniale le


seguenti informazioni:
a) per ciascuna classe di capitale:
• il numero delle azioni autorizzate;
• il numero delle azioni emesse e interamente versate, ed emesse e non intera-
mente versate;
• il valore nominale per azione, o che le azioni non hanno valore nominale;
• una riconciliazione tra il numero delle azioni in circolazione all’inizio e alla fine
dell’anno;
• i diritti, privilegi e vincoli di ciascuna classe inclusi i vincoli nella distribuzione
dei dividendi e nel rimborso del capitale;
• azioni proprie o possedute da società controllate o collegate dell’impresa; e
• azioni riservate per emissioni sotto opzione e contratti di vendita, inclusi le
condizioni e gli importi.
b) una descrizione della natura e scopo di ciascuna riserva inclusa nel patrimonio
netto;
c) l’importo dei dividendi proposti o deliberata dopo la data di chiusura del bilan-
cio ma prima dell’autorizzazione alla pubblicazione del bilancio;
d) l’importo complessivo di qualsiasi dividendo privilegiato non rilevato contabil-
mente.

3.2 La “struttura” dello Stato Patrimoniale

3.2.1 Il contenuto minimo

I principi contabili internazionali non prevedono, a differenza di quanto stabilito dal


codice civile, una struttura rigida dello schema di Stato Patrimoniale. Il principio
contabile internazionale ammette, infatti, che nello schema sia presente solo un con-
tenuto minimo lasciando alla discrezionalità dei redattori la possibilità di creare voci
addizionali, intestazioni, e risultati parziali (sub-totali) quando un altro principio

16 D. Cairns, Applying International Accounting Standards, Terza Edizione, Tolley, 2002

Fondazione Luca Pacioli 23


“studi”

contabile internazionale lo richieda o quando ciò sia necessario per rappresentare


fedelmente la situazione patrimoniale finanziaria dell’impresa. (IAS 1, 67).

Lo Stato patrimoniale deve includere come minimo le seguente voci:


a. immobili, impianti, macchinari;
b. immobilizzazioni immateriali;
c. attività finanziarie, con esclusione dei valori esposti in d), f) e g);
d. partecipazioni contabilizzate con il metodo del patrimonio netto;
e. rimanenze;
f. crediti commerciali e altri crediti;
g. disponibilità liquide e mezzi equivalenti;
h. debiti commerciali e altri debiti;
i. passività e attività fiscali come previsto dallo IAS 12 - Imposte sul reddito;
j. fondi;
k. passività non correnti fruttifere d’interessi;
l. quota di pertinenza di terzi;
m. capitale emesso e riserve.

Con l’approvazione dello IAS n. 40 - Investimenti in immobili e n. 41 – Agricoltura,


l’Exposure Draft ha proposto l’inclusione nel contenuto minimo delle voci: In-
vestimenti in immobili e Attività biologiche. È stato proposto, inoltre, di sostituire la
voce “Passività non correnti fruttifere d’interessi” (voce k) con “Passività finanziarie”.

Si fornisce, pertanto, una lista di voci così diverse per natura o funzione da richie-
dere necessariamente una distinta rappresentazione nel prospetto di Stato
Patrimoniale; non esiste quindi una vera e propria struttura di Stato Patrimoniale.
Lo IAS 1 non fa cenno, infatti, né all’ordine né allo schema con le quali le voci devo-
no essere esposte. Lo IASB è stato da sempre riluttante a prescrivere un formato
rigido per lo Stato Patrimoniale, per cui il compromesso che si desume dalla lettura
dello IAS 1 è quello di una struttura allo stesso tempo obbligatoria ma flessibile
(c.d. mandatory flexible format); obbligatoria perché fissa una lista minima di voci,
flessibile per l’ampia discrezionalità lasciata ai redattori del bilancio con riferimen-
to, ad esempio, all’aggiunta di voci addizionali o di sottoclassificazioni.

3.2.2 Voci addizionali e sottoclassificazioni

La discrezionalità del compilatore del bilancio presuppone la possibilità di inserire


voci addizionali a quelle minime esposte in precedenza. Ciò può accadere quando
un altro IAS lo richiede espressamente oppure quando ciò sia necessario per la rap-
presentazione fedele della posizione finanziaria dell’impresa (IAS 1, 67). Tuttavia, il
principio non specifica tali voci. Sempre lo IAS 1 precisa che:
a) voci devono essere aggiunte se la loro dimensione, natura e funzione è tale che
una distinta esposizione aiuterebbe a rappresentare attendibilmente la posizio-
ne finanziaria dell’impresa (IAS 1, 68-a).
b) l’ordine delle voci può essere modificato a seconda della natura dell’impresa e

Fondazione Luca Pacioli 24


“studi”

delle sue operazioni (IAS 1, 68-b). Una banca, ad esempio, deve modificare le
voci minime sopraelencate per adottare le più specifiche disposizioni contenute
nel Principio contabile internazionale n. 30;
c) la descrizione delle voci può essere modificata a seconda della natura dell’im-
presa e delle sue operazioni (IAS 1, 68-b);
d) qualora si utilizzino differenti criteri di valutazione per diverse classi di attività,
ciascuna classe dovrebbe essere presentata in modo separato (IAS 1, 71).

Alcuni casi particolari

Le disponibilità liquide e i mezzi equivalenti molto spesso possono essere separata-


mente classificati. Le attività finanziarie, considerate allo stesso livello delle dispo-
nibilità liquide equivalenti, possono, infatti, essere classificate sia come attività
finanziarie a breve sia come disponibilità liquida.

ESTRATTO N. 3 - Strumenti finanziari rilevati come disponibilità liquide equivalenti

BAYER, GERMANY, 31 DECEMBER 2002


Financial instruments with original maturities of up to three months are recognised as cash equiva-
lents in view of their high liquidity

L’alta liquidità di uno strumento finanziario giustifica la sua rilevazione tra la voce disponibilità liqui-
de equivalenti.

Particolari problemi pratici potrebbero sorgere, inoltre, qualora, con riferimento alla
stessa attività si utilizzassero criteri valutativi differenti per ciascuna classe di atti-
vità. Il Framework individua diversi criteri valutativi che possono essere utilizzati
nei bilanci con diverso grado e combinazioni, come ad esempio:
• costo storico (historical cost)
• costo corrente (current cost)
• valore di realizzo (realisable or settlement value)
• valore attuale (present value)

La voce “Immobili, impianti, macchinari” potrebbe presentare, quindi, quattro dif-


ferenti classi di valore suddivise sulla base dei differenti criteri valutavi delle atti-
vità. Altro esempio potrebbe riguardare le rimanenze suddivisibile in due voci;
quelle valutate al costo e quelle al valore realizzabile. Peraltro tali distinzioni
potrebbe essere effettuate nelle note al bilancio piuttosto che attraverso l’aggiunta
di voci al prospetto di SP.

Nelle note al bilancio o, direttamente, nel prospetto di Stato patrimoniale, l’impresa Sottoclas-
sificazioni
deve evidenziare ulteriori sottoclassificazioni delle voci esposte classificate con nel prospetto
di SP o
modalità adeguate all’attività dell’impresa (IAS 1, 72). L’analisi fornita nelle sotto- nelle note
classificazioni dipende dalle disposizioni dei principi contabili internazionali oltre esplicative

che dalla dimensione, natura e funzione dei relativi importi. Come nel caso di voci

Fondazione Luca Pacioli 25


“studi”

addizionali, la possibilità o l’opportunità di inserire sottoclassificazione nelle note o


direttamente nel prospetto è lasciata alla discrezionalità del redattore.

Le indicazioni saranno diverse per ciascuna voce, ad esempio:


• le immobilizzazioni materiali devono essere classificate per classi come descrit-
to dallo IAS 16 in Immobili, macchinari e impianti;
• i crediti devono essere distinti in importi per crediti commerciali, crediti da
altre società del gruppo, crediti da parti correlate, risconti e altri valori;

ESTRATTO N. 4 – Sottoclassificazione dei crediti (Note al bilancio)

ROYAL PHILPS ELECTRONICS, 31 DECEMBER 2001


Receivables
2001 2000
Trade accounts receivable 250 210
Group companies 1,646 992
Unconsolidated companies 30 29
1,926 1,231
Other receivables 30 42
Advances and prepaid expenses 3 2
Deferred tax assets 270 13
Income tax receivable 10 14
Derivate instruments (66) 389
Total 2,173 1,691
An amount of EUR 185 million included in receivables is due after one year (2000: EUR 27 million)

• le rimanenze devono essere classificate, in conformità allo IAS 2, in classifica-


zioni quali merci, materiali di consumo, materie prime, prodotti in corso di
lavorazione e prodotti finiti;

ESTRATTO N. 5 – Sottoclassificazione delle rimanenze (Note al bilancio)

PHILIPS GROUP, 31 DECEMBER 2001


Inventories
2001 2000
Raw materials and supplies 1,507 1,638
Work in process 762 1,125
Finished goods 2,187 2,627
Advance payments on work in process (166) (111)
Total 4,290 5,279

• i fondi devono essere classificati esponendo distintamente i fondi di quiescen-


za, i fondi imposte, ecc… in modo adeguato all’attività dell’impresa; e

ESTRATTO N. 6 – Sottoclassificazione dei fondi (nel prospetto di SP)

RWE AG, 31 DICEMBRE 2002


Provisions
2002 2001
Provision for pensions and similar obligation 5,550 5,375
Tax provisions 1,939 1,501
Other provisions 1,241 754
Total 8,730 7,630
Fondazione Luca Pacioli 26
“studi”

• il patrimonio netto e le riserve devono essere analizzati esponendo distinta-


mente le varie classi di capitale sottoscritto, sovrapprezzo azioni e riserve.

ESTRATTO N. 7 – Sottoclassificazione voci di patrimonio netto (Prospetto di SP)


REW AG, 31 DICEMBRE 2002
Equity
2002 2001
Subscribed capital
* Common share 1,340 1,359
* Preferred share 100 100
Contingent Capital € 51 million 1,440 1,459
Capital riserve 1,288 1,269
Retained earnings 829 614
Distributable profit 619 562
Total 4,290 5,279

L’inserimento di voci addizionali nel prospetto di SP o l’evidenziazione di ulteriori


sotto-classificazione nelle note o nel prospetto stesso deve basarsi sull’accertamento:
a) della natura e della liquidità delle attività o della loro rilevanza, conducendo in
molti casi, ad esempio, alla distinta presentazione di avviamento e costi di svilup-
po, attività monetarie e non monetarie e attività correnti o non correnti (IAS 1, 70-a)
b) della loro funzione all’interno dell’impresa, conducendo ad esempio, alla distin-
ta esposizione di attività operative e finanziarie, rimanenze, crediti e disponibi-
lità liquide e simili (IAS 1, 70-b); e
c) dei valori, della natura e delle scadenze di passività, conducendo ad esempio,
alla distinta indicazione di passività produttive o non d’interessi e fondi, classifi-
cati come correnti o non correnti. (IAS 1, 70-c).

4. Differenze e conclusioni finali


L’analisi e lo studio dello schema di SP desumibile dallo IAS 1 pongono in eviden-
za sia differenze di tipo generale sia differenze di tipo particolare rispetto allo sche-
ma ricavabile dalle norme del Codice civile e dalla IV direttiva. Le prime riguarda-
no la struttura del prospetto e la tipologia di classificazione adottata, mentre le
seconde attengono alla presentazione in bilancio di singole poste patrimoniali.

Differenze generali

Gli articoli del Codice civile (artt. 2423-ter e 2424) prefigurano una struttura di SP a Struttura
dello stato
sezioni contrapposte caratterizzata da un’elevata rigidità e analicità delle poste con- patrimoniale
tabili. Essi concedono al redattore limitati spazi di manovra riguardo la presenta-
zione del prospetto di SP. Infatti, pur in presenza della previsione dell’articolo 2423-
ter al redattore è preclusa qualsiasi modifica relativamente ai primi due livelli di
Stato Patrimoniale (macroclassi e classi).

Fondazione Luca Pacioli 27


“studi”

Al contrario, lo IAS 1 non prescrive una struttura specifica per lo stato patrimo-
niale. Pur essendo presenti, delle informazioni minime da presentare nel pro-
spetto, il principio internazionale lascia ampio spazio alla discrezionalità del
redattore il quale ha la possibilità di inserire sia voci addizionali sia sotto-classi-
ficazioni. Il redattore, quindi, in base alla natura, alla rilevanza, alla funzione,
alla liquidità delle attività o all’esigibilità delle passività può decidere di “com-
pletare” le voci minime previste dallo IAS 1 attraverso voci aggiuntive e sotto-
classificazioni.

In caso di sottoclassificazioni, inoltre, il redattore può inserire tali informazioni sia


direttamente nel prospetto di SP sia nelle note al bilancio. In genere dalla lettura di
diversi bilanci redatti secondo gli IAS si desume che se la voce è particolarmente
complessa (si veda ad es., Estratto n. 4 - la voce crediti nel bilancio Philips 31
dicembre 2001) è preferibile inserire l’informativa nelle note al bilancio senza
“appesantire” la struttura del prospetto di SP. Lo Stato Patrimoniale IAS è formato,
in genere, da poche voci, in alcuni casi pochissime, rimandando alla note la parte
descrittiva ed informativa del bilancio.

In uno schema di SP così “sintetico” e di immediata lettura, le note al bilancio rap-


presentano dunque una parte essenziale e di fondamentale importanza del bilancio
poiché è dalla loro sintesi che il lettore è in grado di percepire la formazione “conta-
bile” dei raggruppamenti correnti/non corrente presenti nel prospetto. Si pensi ad
esempio all’importanza del prospetto delle analisi delle scadenze, inserito nelle
note esplicative, in base al quale un lettore può trarre utili informazioni riguardo la
solidità finanziaria di un’impresa.

Altra notevole differenza tra l’impianto contabile IASB ed il Codice civile si rileva Metodologie
di classifi-
con riguardo alla metodologia di classificazione delle poste patrimoniali. cazione

Come visto in precedenza, il Codice civile classifica le poste attive in base alla loro
destinazione economica e le passività a seconda della natura. La non omogeneità
dei criteri di classificazione rende sicuramente poco agevole un confronto tra poste
attive e passive del bilancio d’esercizio. Inoltre tale classificazione non sembra par-
ticolarmente adatta per rappresentare correttamente la struttura finanziaria dell’im-
presa (finalità di bilancio ai sensi dell’art. 2423 c.c.).

I limiti di una classificazione di tipo misto è correttamente evidenziata dal principio


contabile n. 12, che ritiene invece la classificazione di tipo finanziario, basata sulla
distinzione tra poste correnti e non correnti, quella più appropriata per fornire la
corretta e veritiera rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria del-
l’impresa. Le attività e le passività sono distinte in base alla loro realizzabilità o
estinguibilità nel corso del periodo amministrativo annuale, cioè dei dodici mesi
successivi alla chiusura dell’esercizio.

Fondazione Luca Pacioli 28


“studi”

Anche a livello di principi contabili internazionali, la classificazione di tipo finan-


ziario è scelta come metodologia di classificazione delle poste patrimoniali. La
distinzione tra poste correnti e non correnti appare quindi sostanzialmente simile a
quella proposta dal documento n. 12 dei principi contabili nazionali.

Sennonché, esiste una differenza di fondo tra la classificazione finanziaria proposta


dal principio contabile n. 12 e quella dello IAS 1. Il principio nazionale distingue
una posta corrente/non corrente in base alla realizzabilità (attività) o estinguibilità
(passività) della stessa in funzione del solo periodo amministrativo, cioè dei dodici
mesi successivi alla data di chiusura del bilancio d’esercizio. Un’attività (passività)
è inserita tra l’attivo (passivo) corrente se realizzabile (estinguibile) entro 12 mesi
dalla data del bilancio; in caso contrario è considerata come attività (passività) non
corrente.

Lo IAS 1 prevede che la distinzione corrente/non corrente debba avvenire non solo
in base alla realizzabilità o estinguibilità delle attività o passività nel periodo ammi-
nistrativo, ma anche in funzione della realizzabilità o estinguibilità nel corso del
ciclo operativo dell’impresa.

Per effettuare la distinzione corrente/non corrente sulla base del periodo ammini-
strativo e del ciclo operativo dell’impresa, lo IAS ammette quindi un importante
distinzione tra poste legate al ciclo operativo dell’impresa e poste non legate al ciclo
operativo dell’impresa. Per le prime si deve far riferimento al ciclo operativo, per le
seconde al periodo amministrativo.

Un’attività legata al ciclo operativo dell’impresa (ad es. i crediti commerciali) si


considera corrente qualora, se pur non realizzabile entro 12 mesi dalla data di
bilancio, è destinata a “tornare in forma liquida” nel corso del ciclo operativo del-
l’impresa. La stessa attività, secondo quanto stabilito dal principio nazionale, sareb-
be classificata invece come attività non corrente. Medesimo discorso vale per le
passività. La differenza è quindi notevole, poiché attività e passività possono rien-
trare in una classificazione di tipo corrente indipendentemente dalla loro realizza-
bilità o estinguibilità entro i dodici mesi successivi dalla data di bilancio.

Fondazione Luca Pacioli 29


“studi”

In generale quindi, lo IAS 1, prevede che una posta corrente include attività e
passività che dovrebbero essere realizzate o estinte durante il ciclo operativo del-
l’impresa (1) cosi come quelle la cui estinzione è dovuta (2) o dovrebbero essere
realizzate entro dodici mesi dalla data di bilancio (3).

ATTIVITÀ CORRENTI PASSIVITÀ CORRENTI


• dovrebbe essere realizzata nel, o se pos- • dovrebbe essere estinta nel normale
seduta per la vendita o il consumo nel, corso del ciclo operativo dell’impresa (1)
normale ciclo operativo dell’impresa (1); oppure;

• è posseduta principalmente per la vendita • l’estinzione è dovuta entra dodici mesi


o per breve termine e dovrebbe essere dalla data di bilancio (2)
realizzata entro dodici mesi dalla data di
bilancio (3);

• è cassa o disponibilità liquida non vincola-


ta per quanto riguarda il suo utilizzo17.

Per comprendere meglio come opera la distinzione tra poste correnti e non corrente
nell’ambito dei principi contabili internazionali, si possono fare alcune considera-
zioni sulla tabella precedente.

(1) Secondo i principi contabili internazionali occorre distinguere tra attività e pas-
sività legate al ciclo operativo dell’impresa (ad es. crediti e debiti commerciali,
rimanenze, ecc…) e le altre attività e passività. Come si evince dalla prima riga
della tabella, per le prime l’elemento discriminante nella distinzione tra poste
correnti/non correnti è rappresentato dalla loro realizzabilità (attività) o estin-
guibilità (passività) nel corso del ciclo operativo.

Come detto più volte, per le poste non legate al ciclo operativo, si deve far riferi-
mento al periodo amministrativo, cioè ai dodici mesi successivi alla data di
bilancio. Si vedano, infatti, i punti (2) e (3).

(2) Tra le poste correnti rientrano quelle passività non legate al ciclo operativo del-
l’impresa la cui estinzione è dovuta nel corso dei dodici mesi dalla data di bilan-
cio. L’espressione “l’estinzione è dovuta” utilizzata dallo IAS 1 tiene conto della
scadenza delle diverse passività e non dell’effettiva situazione di esigibilità delle
stesse passività, come stabilito invece dal principio contabile nazionale n. 19.

(3) Anche le attività non legate al ciclo operativo dell’impresa che “dovrebbero rea-
lizzarsi” nel corso dei dodici mesi dalla data di chiusura del bilancio d’esercizio
rientrano tra le poste correnti. A differenze delle passività non legate al ciclo

17 Le parti riportate in grassetto si ritengono utili a chiarire il significato delle distinzioni operate dai principi
contabili internazionali tra poste correnti e non correnti

Fondazione Luca Pacioli 30


“studi”

operativo (2), lo IAS 1 utilizza un’espressione al condizionale per cui si deve far
riferimento, per la loro iscrizione tra le poste correnti, all’effettiva situazione di
realizzabilità, così come previsto dai principi contabili nazionali.

Differenze particolari

Accanto a tali differenze di tipo generale poiché non riconducibili ad una determi-
nata operazione o posta contabile se ne possono segnalare altre che incidono invece
sulla rappresentazione in bilancio di singole poste contabili.

Conti d’ordine
I conti d’ordine rappresentano un’informazione complementare a quella patrimo-
niale, utile al lettore per valutare tra l’altro la solidità dell’impresa; non influiscono,
infatti, sull’entità delle attività, delle passività e, conseguentemente, del patrimonio
netto. La norma civile (art. 2424 c.c., c. 3) prevede che in calce allo SP siano indicate
le garanzie prestate, direttamente e indirettamente, distinte in fideiussioni, avalli,
altre garanzie personali e garanzie reali, oltre che le garanzie prestate a favore di
imprese controllate o collegate, nonché di controllanti e di imprese sottoposte al
controllo di quest’ultime. Le altre categorie di conti d’ordine, individuate nell’ambi-
to dei principi contabili nazionali, si distinguono in rischi e impegni assunti dal-
l’impresa e beni di terzi presso l’impresa. Al contrario, i principi contabili interna-
zionali non prevedono apposite sezioni nello Stato Patrimoniale che riguardano i
conti d’ordine, pur richiedendo che nelle note al bilancio si indichino le passività
potenziali e gli impegni.

Utile d’esercizio
L’art. 2424 c.c prevede che la voce “utile d’esercizio” sia separatamente esposta
rispetto agli “utili portati a nuovo”, mentre dallo schema proposto in appendice
allo IAS 1 si evince che il risultato d’esercizio è “inglobato” nella voce “utili accu-
mulati”; in tale voce confluiscono necessariamente anche gli utili dei precedenti
esercizi.

Partecipazioni contabilizzate con il metodo del patrimonio netto


La voce rientra tra il contenuto minimo richiesto dallo IAS 1 mentre in Italia tali par-
tecipazioni sono classificate tra le immobilizzazioni o l’attivo circolante (in base alla
loro destinazione) e distinte a seconda che esse siano in società controllate, collegate
e controllanti o altre. Nel caso in cui le partecipazioni siano iscritte come immobiliz-
zazioni, le norme del Codice civile consentono la loro contabilizzazione con il meto-
do del patrimonio netto. (la soluzione è auspicata peraltro anche dal principio conta-
bile n. 21).

Fondazione Luca Pacioli 31


“studi”

5. Esemplificazione: passaggio dal uno SP “civilistico” ad uno redatto


secondo i principi contabili internazionali
Ai sensi dell’art. 2424 del Codice civile, il bilancio d’esercizio di un’azienda indu-
striale, chiuso al 31 dicembre 2002, presenta il seguente contenuto18:
ATTIVITA' PATRIMONIO NETTO E PASSIVITA'
A. Crediti verso soci per versamenti non ancora dovuti A) Patrimonio netto
B. Immobilizzazioni I - Capitale 10.000
I – Immobilizzazioni immateriali II - Riserva da sovrapprezzo delle azioni -
1) Costi per impianto di ampliamento - III - Riserve di rivalutazione -
2) Costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità 200 IV - Riserva legale 1.000
3) Diritto di brevetto ind.le e diritti di utiliz. V - Riserva per azioni proprie in portafoglio -
delle opere d’ingegno 750 VI - Riserve statutarie 2.000
4) Concessioni, licenze, marchi e diritti simili 250 VII - Altre riserve -
5) Avviamento 750 VIII - Utili portati a nuovo 660
6) Immobilizzazioni in corso e acconti - IX - Utile dell’esercizio 1.000 14.660
7) Altre - 1.950
B. Fondi per rischi e oneri
II – Immobilizzazioni materiali
1) Terreni e fabbricati 5.700 1) Per trattamento di quiscienza e obblighi simili -
2) Impianti e macchinario 10.800 2) Per imposte 300
3) Attrezzature industriali e commerciali 1.950 3) Altri 400 700
4) Altri beni -
5) Immobilizzazioni in corso e acconti 920 19.370 C. Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato 3.400

III – Immobilizzazioni finanziarie D. Debiti entro 12 oltre 12 m


1) Partecipazioni in:
a) imprese controllate - 1) Obbligazioni 1.000 4.000 5.000
b) imprese collegate 750 2) Obbligazioni convertibili - - -
c ) altre imprese - 3) Debiti vs banche 5.800 7.000 12.800
2) Crediti entro 12 oltre 12 m 4) Debiti vs altri finanziatori - 1.900 1.900
5) Acconti 800 - 800
a) vs imp. controllate 100 1000 1.100 6) Debiti vs fornitori 3.000 600 3.600
b) vs imprese collegate - - - 7) Debiti rappresentati da
c) vs controllanti - - - titoli di credito - - -
c) vs altri - - - 8) Debti vs imprese controll. 300 - 300
3) Altri titoli - 9) Debiti vs imprese colleg. - - -
4) Azioni proprie - 1.850 23.170 10) Debiti vs controllanti - - -
C. Attivo circolante 11) Debiti tributari 400 200 600
12) Debiti vs ist. di previd.
I. Rimanenze e di sicurezza sociale 350 - 350
1) Materie prime, sussidiarie e di consumo 1.800 13) Altri debiti 450 - 450 25.800
2) Prod. In corso di lavorazione e semilavorati 5.400
3) Lavori in cosro su ordinazione -
4) Prodotti finiti e merci 3.200
5) Acconti - 10.400
II. Crediti entro 12 oltre 12 m
1) vs clienti 8.000 900 8.900
2) vs imprese controllate - - -
3) vs imprese collegate 100 200 300
4) vs controllanti - - -
5) vs altri 110 - 110 9.310
III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni
1) Partecipazioni in imprese controllate -
2) Partecipazioni in imprese collegate -
3) Altre partecipazioni -
4) Azioni proprie -
5) Altri titoli 170 170
IV – Disponibilità liquide
1) Depositi bancari e postali 1.400
2) Assegni -
3) Danaro e valori in cassa 100 1.500 21.380
D) Ratei e risconti E) Ratei e risconti
a) Ratei attivi 40 a) Ratei passivi 50
b) Risconti attivi 60 b) Risconti passivi 40
c) Disaggio su prestiti - 100 c) Aggio su prestiti - 90

44.650 44.650

18 Si precisa che i dati con cui si è compilato il bilancio sono del tutto fittizi e non fanno riferimento ad alcun
caso reale di bilancio pubblicato; né, d’altro canto, si preoccupano di mantenere un coerenza in termini di
aggregati, margini e indici. La finalità dell’inserimento di tali numeri è, infatti, meramente riclassificatoria.

Fondazione Luca Pacioli 32


“studi”

Note di riclassificazione

• Il ciclo operativo dell’impresa si conclude generalmente entro 15 mesi;


• I crediti vs imprese collegate (€ 300) iscritti tra i crediti dell’Attivo circolante (voce C.II.3) hanno natura
commerciale;
• La voce C.II.5 “altri crediti” (€ 110) si riferisce a crediti verso l’Erario per rimborso IVA;
• I debiti vs imprese controllate (€ 300) iscritti alla voce D.8 del passivo hanno natura commerciale;
• I titoli iscritti nell’attivo circolante alla voce C.III.5 si riferiscono ad obbligazioni prontamente liquidabili

STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO IAS

Note Dic 31, 2002 Dic 31, 2001


ATTIVO
Attivo non corrente
Impianti, immobili e macchinari [a] 19.370 …..
Immobilizzazioni immateriali [b] 1.200 …..
Avviamento 750 …..
Partecipazioni in società collegate 750 …..
Crediti vs controllate 1.000 …..
23.070 …..
Attivo corrente
Rimanenze [c] 10.400 …..
Crediti commerciali [d] 9.200 …..
Altri crediti correnti [e] 210 …..
Cassa e disponibilità liquide [f] 1.670 ….
21.480 …..
Risconti e ratei attivi 100 …..
44.650 …..

PATRIMONIO NETTO E PASSIVO


Patrimonio netto
Capitale 10.000 …..
Riserve 3.000 …..
Utili accumulati 1.660 …...
14.660 ….
Passivo non corrente
Passività finanziarie a lungo termine [g] 12.900 …..
Altre passività a lungo termine [h] 650
F.do per pensioni e altri benefici per compensi success.i al rapporto di lavoro 3.400 …..
Fondi a lungo termine [i] 450 ….
17.400 …..
Passivo corrente
Passività finanziarie a breve termine [g] 6.800 ..…
Altre passività a breve termine [h] 1.550
Debiti commerciali [l] 3.900 ….
Fondi a breve termine [i] 250 …..
12.500 …..
Risconti e ratei passivi 90 …...
44.650 ….

Fondazione Luca Pacioli 33


“studi”

NOTE ESPLICATIVE AL BILANCIO 19


[a] Impianti, immobili e macchinari
Dec. 31, 2002 Dic. 31, 2001
Fabbricati 5.700 ….
Impianti e macchinari 10.800 ….
Attrezzature industriali e commerciali 1.950 ….
Immobilizzazioni in corso 920 ….
Totale 19.370 ….

[b] Immobilizzazioni finanziarie


Dec. 31, 2002 Dic. 31, 2001
Costi di sviluppo 200 …
Diritti di brevetto industriale 750 ….
Concessioni e licenze 250 ….
Totale 1.200 ….

[c] Rimanenze
Dec. 31, 2002 Dic. 31, 2001
Materie prime 1.800 ….
Prodotti in corso di lavorazione 5.400 ….
Prodotti finiti 3.200 ….
Totale 10.400 ….

[d] Crediti commerciali


Il totale dei crediti commerciali al 31 dicembre 2002 (€ 9.200) è formato dai crediti vs clienti (€ 8.900) e da operazioni intra-
prese con società collegate (€ 300). I crediti commerciali includono € 8.100 di crediti con scadenza entro l’anno e € 1.100
con scadenza oltre l’anno. Nel prospetto sono dettagliate le scadenze a seconda della tipologia del credito.
Dec. 31, 2002 Con scadenza entro l’anno Con scadenza oltre l’anno
Crediti vs clienti 8.900 8.000 900
Crediti vs imprese collegate 300 100 200
Totale 9.200 8.100 1.100

[e] Altri crediti correnti


Dec. 31, 2002 Con scadenza entro l’anno Con scadenza oltre l’anno
Crediti per rimborso IVA 110 110 -
Quota correnti crediti verso imprese controllate 100 100 -
Totale 210 210 -

[f] Cassa e disponibilità liquida


Dec. 31, 2002 Dec. 31, 2001
Cassa 1.400 ….
Depositi bancari e postali 100 ….
Titoli 170 ….
Totale 1.670 ….
Il valore dei titoli è stato inserito tra le disponibilità liquide a fronte del loro elevato grado di liquidità (scadenza originaria a 3 mesi).

[g] Passività finanziarie


Dec. 31, 2002 Con scadenza entro l’anno Con scadenza oltre l’anno
Obbligazioni 5.000 1.000 4.000
Debiti vs banche 12.800 5.800 7.000
Debiti vs altri finanziatori 1.900 - 1.900
Totale 19.700 6.800 12.900

[h] Altre passività


Dec. 31, 2002 Con scadenza entro l’anno Con scadenza oltre l’anno
Acconti 800 800 -
Debiti vs istituti di previdenza 350 350 -
Debiti tributari 600 400 200
Altri debiti 450 - 450
Totale 2.200 1.550 650

19 Le informazioni che seguono sono solo alcuni dei dati che i principi contabili internazionali richiedono per
la compilazione delle note esplicative. Sono presentate, quindi, solo le informazioni e i prospetti essenziali
per la comprensione delle aggregazioni effettuate nella riclassificazione dello Stato patrimoniale IAS.

Fondazione Luca Pacioli 34


“studi”

[i] Fondi
Dec. 31, 2002 Dec. 31, 2001
Lungo termine Breve termine
(maturazione oltre 2003) (maturazione 2003)
Fondo per imposte 300 - …. ….
Fondo per spese di ristrutturazione 50 250 …. ….
Altri accantonamenti 100 - …. ….
Totale 450 250 …. ….

[i] Debiti commerciali


Il totale dei debiti commerciali al 31 dicembre 2002 (€ 3.900) è formato dai debiti vs fornitori (€ 3.600) e dai debiti verso imprese
controllate (€ 300). I crediti commerciali includono € 3.300 di crediti con scadenza entro l’anno e € 600 con scadenza oltre l’anno,
come si evince dal prospetto che segue.
Dec. 31, 2002 Con scadenza entro l’anno Con scadenza oltre l’anno
Debiti vs fornitori 3.600 3.000 600
Debiti vs imprese collegate 300 300 -
Totale 3.900 3.300 600

Osservazioni

Lo IAS 1 nello stabilire il contenuto minimo dello SP non delinea uno schema rigi-
do di presentazione delle poste patrimoniale. Dallo studio di alcuni bilanci redatti
secondo i principi contabili intreranzionali, il prospetto presentato a pag. 33 rappre-
senta una sintesi di quelle che sono le caratteristiche comuni a ciascuno schema
oggetto di studio.

Tali caratteristiche sono riassumibili dall’elenco che segue.

• Il rinvio costante e diretto alle note esplicative. La sinteticità del prospetto è


controbilanciata, infatti, dal notevole dettaglio ricavabile dalle note che, come si
già avuto modo di dire, rappresentano il vero cuore del bilancio IAS. Alle note
si richiede di “spiegare” ed approfondire le voci distinte nel prospetto.

• Il raffronto con gli stessi valori dell’esercizio precedente;

• Gli effetti della fiscalità differita sono generalmente riportati direttamente nel
prospetto di bilancio;

• I ratei e i risconti sono possono essere separatamente indicati nel prospetto


(come in questo caso) oppure inseriti tra le attività o le passività correnti/non
correnti a seconda della loro natura20.

20 Si noti che anche la IV direttiva comunitaria (articoli 18 e 21) prevede l’inclusione dei ratei e risconti tra i cre-
diti e i debiti. Si prenda, ad esempio, l’articolo 18: Nella voce “ratei e risconti” dell'attivo devono essere indicati gli
oneri contabilizzati durante l'esercizio, ma riguardanti un esercizio successivo, nonché i proventi relativi all'esercizio
che saranno esigibili soltanto successivamente alla chiusura dell'esercizio stesso. Gli Stati membri possono tuttavia pre-
vedere che tali proventi siano indicati tra i crediti; quando tali proventi hanno una rilevanza apprezzabile, essi devono
essere illustrati nell'allegato.

Fondazione Luca Pacioli 35


“studi”

Attivo non corrente


La riclassificazione del valore delle immobilizzazioni materiali e immateriali non
presenta particolari problemi. Il valore delle immob. materiali è riportato in modo
identico nello stato patrimoniale IAS, lasciando alle note esplicative il dettaglio
delle voci che lo compongono. Medesimo discorso vale per le immob. immateriali,
anche se il valore dell’avviamento è esposto in modo separato dal valore degli altri
intangibile assets.

Tra le attività non correnti è inserito anche il valore delle partecipazioni in imprese
collegate, classificate nel nostro bilancio come immobilizzazioni finanziarie.

Particolare attenzione occorre prestare al valore dei crediti iscritti tra le immobilizza-
zioni finanziarie iscritte alla voce B.III.2-a.(crediti vs imprese controllate) L’importo
contabilizzato in bilancio è di € 1.100 di cui 1000 con scadenza superiore a 12 mesi.
Essendo la natura di tali crediti finanziaria (poste non legate al ciclo operativo del-
l’impresa), nel riclassifcare il bilancio ai fini IAS si deve operare la distinzione tra
attivo corrente/non corrente facendo riferimento alla realizzabilità dei crediti
entro/oltre i dodici mesi dalla data del bilancio (periodo amministrativo). Ne deri-
va, quindi, che l’importo di € 1.000 sarà classificato come posta non corrente mentre
€ 100 come attività corrente. (Si veda nota esplicativa [e] “Altri crediti correnti”)

Attivo corrente
Le rimanenze sono classificate nell’attivo corrente lasciando alle note il dettaglio
delle voci che ne compongono il valore complessivo.

I crediti commerciali devono essere iscritti tra l’attivo corrente indipendentemente


dalla loro realizzabilità entro/oltre 12 mesi dalla data di bilancio (periodo ammini-
strativo). Nelle note è evidenziata comunque la quota di crediti commerciali che
dovrebbe essere realizzata entro/oltre l’anno (analisi delle scadenze).

Tra i crediti correnti rientrano anche:


a) i crediti finanziari vs imprese controllate (iscritti tra le immobilizzazioni alla
voce B.III.2-a) con scadenza entro i dodici mesi dalla data di bilancio;
b) l’importo dei “crediti vs altri” (iscritti tra il circolante alla voce C.II.5) con sca-
denza entro i dodici mesi dalla data di bilancio.

Patrimonio netto
Nella voce “utili accumulati” (€ 1.660) è riportato sia il valore dell’utile d’esercizio
(€ 1.000) sia quello degli utili portati a nuovo (€ 600).

Passivo non corrente


Le passività non legate al ciclo operativo dell’impresa si distinguono in “passività
finanziarie” e “altre passività”. Entrambe le tipologie di passività sono classificate
in poste corrente/non correnti sulla base della loro estinzione nel corso del periodo
amministrativo annuale.

Fondazione Luca Pacioli 36


“studi”

Sia le “passività finanziarie” sia le “altre passività”, con scadenza oltre i dodici mesi
si considerano, quindi, passività non correnti. (Si veda note esplicative [g] e [h])

Nel passivo non corrente è inclusa la quota degli accantonamenti ai fondi che
maturerà dopo il 2003 (si veda note esplicative [i]) e il valore del TFR classificato
alla voce C del bilancio civilistico.

Passivo corrente
Nella voce “passività finanziarie a breve termine” è riportato il valore delle passi-
vità di natura finanziaria con scadenza entro i dodici mesi successivi alla data di
bilancio (si veda note esplicative [g]). Stesso criterio di classificazione vale per la
voce “altre passività”

La quota degli accantonamenti ai fondi che maturerà nel corso del 2003 rientra nel
passivo corrente.

Nelle passività correnti rientrano anche l’ammontare dei debiti commerciali, per i
quali valgono le stesse considerazioni fatte per i crediti commerciali.

Fondazione Luca Pacioli 37


“studi”

CAPITOLO 2 – CONTO ECONOMICO

1. Breve premessa: gli schemi di conto economico, loro utilizzo


e interpretazioni
Per esporre in maniera sintetica quali siano i vari tipi di conto economico occorre
fare riferimento a due criteri guida:

- la classificazione delle voci;


- la forma

In merito alla classificazione delle voci che compongono il conto economico, le ti- Classificazio-
ne delle voci
pologie fondamentali sono: del CE
1) a risultati lordi
2) a costi, ricavi, rimanenze
3) a costi e ricavi

1) Tale configurazione, peraltro ormai desueta, era ampiamente diffusa prima del-
l’emanazione della Legge 216/197421, e indicava uno o più risultati lordi “ottenuti
come differenze tra costi e ricavi, riguardanti complessi di operazioni aziendali, e conside-
rati correlativi”22.

2) Il secondo schema, utilizzato anche nel codice civile italiano prima della riforma
introdotta con il D.Lgs n. 127/91 è quello che si ottiene seguendo la logica delle ri-
levazioni secondo il sistema della partita doppia; si tratta, cioè, del conto economi-
co a costi, ricavi e rimanenze (a sezioni divise o contrapposte), il cui contenuto era
specificato nel precedente art. 2425-bis del codice civile. Nella sezione dare vengo-
no iscritti i componenti negativi di reddito e in quella avere i componenti positivi.

In estrema sintesi il contenuto del conto economico era il seguente:

PERDITE PROFITTI
Esistenze iniziali Rimanenze passive iniziali
Costi d’esercizio Ricavi d’esercizio
Costi accessori e straordinari Ricavi accessori o straordinari
Costi assegnati all’esercizio Ricavi assegnati all’esercizio
Rimanenze passive finali Rimanenze attive finali

Tale classificazione consente alcune prime considerazioni sulla capacità dell’azien-


da di produrre reddito, ma, come si vedrà in seguito nel documento, la struttura si
ritiene meno adatta di altre alla suddetta finalità. In realtà si tratta di una semplice
elencazione di voci che non presentano alcun intento classificatorio particolare.

21 Che introduceva la seconda configurazione; quella, cioè, a “costi, ricavi e rimanenze”.


22 P.E. Cassandro, Trattato di ragioneria, Cacucci, Bari, 1985.

Fondazione Luca Pacioli 38


“studi”

Più in dettaglio, i limiti presentati dalla struttura sono costituiti dal fatto che:
a) non evidenzia né il costo della produzione venduta né quello della produzione
ottenuta,
b) esprime i costi in base ai fattori produttivi e non alle operazioni aziendali in
ragione delle quali tali costi sono sostenuti,
c) non esprime risultati parziali, che pure sarebbero di grande rilevanza per l’a-
nalisi economico aziendale23.

Un pregio di questa struttura è quello di permettere la distinzione delle quantità


di determinazione oggettiva (costi e ricavi dell’esercizio) dai valori di natura sog-
gettiva (rimanenze e costi e ricavi stimati e assegnati all’esercizio in sede di chiu-
sura) e consentire perciò l’espressione di un giudizio qualitativo sulla natura del
reddito.

3) Ciò che identifica la struttura “a costi e ricavi”, invece, è il calcolo del costo di uti-
lizzazione dei fattori produttivi, secondo la formula che segue:

Esistenze iniziali
+ Acquisti
- Rimanenze finali
= Costo di utilizzazione

Nell’ambito di questo schema di base le varianti di maggior utilizzo nella prassi


sono due:

- il conto economico a costi e ricavi del venduto


- il conto economico a valore della produzione ottenuta

A questi si aggiungerà:

- il conto economico a valore della produzione e a valore aggiunto

inteso come un particolare tipo di conto economico della produzione ottenuta in


cui i costi vengono classificati in interni ed esterni24, il cui utilizzo è ampiamente
diffuso in diversi contesti aziendali.

23 Per un approfondimento si legga C. Caramiello, F. Di Lazzaro, G. Fiori, Indici di bilancio, Giuffrè editore.
24 Se invece tale classificazione avviene in base ai costi variabili e fissi tale conto economico evidenzierà il c.d.
“margine di contribuzione”.

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“studi”

Conto economico a costi e ricavi del venduto

Questa struttura, a differenza della precedente, individua i risultati parziali di ge-


stione di aree specifiche. Ciò consente considerazioni critiche sull’andamento della
gestione.

Tali aree sono individuabili come segue:


- gestione caratteristica
- gestione finanziaria
(che insieme compongono la gestione operativa)
- gestione straordinaria
- gestione fiscale

La struttura di tale conto risulta, schematicamente, essere la seguente:

X X-1
RICAVI VENDITE 2000 1000
VALORE DELLA PRODUZIONE VENDUTA 2000 1000
COSTI DELLA PRODUZIONE VENDUTA (1000) (500)
RISULTATO OPERATIVO 1000 500

In questa configurazione i costi sono generalmente classificati per destinazione.


Per ottenere l’indicatore costo della produzione venduta bisogna, infatti, classi-
ficare i costi in base alla loro posizione nel ciclo produttivo (destinazione) e non
già in base al criterio della relazione con i fattori produttivi a cui sono collegati
(natura).

Sono necessarie, cioè, rilevazioni di natura extracontabile che scompongano le varie


voci di costo e le imputino, ad esempio, al reparto amministrativo, piuttosto che al
marketing o ancora, all’area ricerca e sviluppo.

Nella prassi contabile nazionale e internazionale i due metodi riflettono due diffe-
renti filosofie: quella dell’Europa continentale, che predilige la classificazione per
natura e quella dei paesi “anglosassoni”, che tende, invece, a favorire la divisione
per funzione. La IV direttiva li consente entrambi.

La classificazione funzionale presenta un elenco di vantaggi/svantaggi rispetto


all’utilizzo del criterio della natura. Tra essi annoveriamo:

• Se è vero che la ripartizione dei costi per natura (che è quella a cui è improntato
il CE a valore della produzione ottenuta del nostro codice civile) presenta una
maggiore facilità di applicazione, tuttavia possiede anche una minore valenza
informativa.

Fondazione Luca Pacioli 40


“studi”

• l’incidenza del risultato operativo sui ricavi rimane la stessa nel conto econo-
mico a produzione venduta25.

Conto economico a costi e ricavi della produzione ottenuta

La struttura di tale conto risulta, schematicamente, essere la seguente:

X X-1
a) RICAVI VENDITE 1500 500
b) VARIAZIONI SCORTE DI PRODOTTI 500 500
c = a+b) VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA 2000 1000
d) COSTI DI ACQUISIZIONE MATERIE (1000) (200)
e) VARIAZIONE SCORTE MATERIE 100 200
f = d+e) COSTI DELLA PRODUZIONE OTTENUTA (900) 0
c – f) RISULTATO OPERATIVO 1100 1000

Come si vede per ottenere il risultato operativo (vale a dire l’indicatore finale) è
necessario sottrarre al valore della produzione ottenuta il costo stesso della produ-
zione ottenuta.

Per ottenere il valore della produzione ottenuta nell’esercizio è necessario somma-


re algebricamente i ricavi derivanti dalle vendite alla variazione, in incremento o
decremento, del magazzino prodotti finiti e semilavorati. Dal lato dei costi, invece,
la voce costo della produzione ottenuta si determina utilizzando la formula enun-
ciata in precedenza26.

Si osservi come per trovare tale valore non sia necessaria alcuna particolare riclassi-
ficazione dei costi, se non quella per natura dei fattori produttivi, a cui essi sono
collegati.

25 Per spiegare tale concetto sarà bene utilizzare un es. tratto da E. Santesso, U. Sostero: Principi contabili per il
bilancio d’esercizio, Il Sole 24 Ore. Nell’anno (n) un’impresa produce 15 unità di un bene ne vende 10 e
aumenta le giacenze finali per 5. Le unità vendute sono valorizzate ad un prezzo unitario di 10; le unità pro-
dotte sono valorizzate ad un costo unitario di 5. I costi unitari sostenuti sono di 5 lire per le 15 unità prodot-
te. Nel periodo (n+1) la stessa impresa produca ancora 15 unità di un bene: tuttavia ne vende 5 e aumenta le
giacenze finali per 10. Le unità vendute sono valorizzate ad un prezzo unitario di 10; le unità prodotte sono
valutate al costo unitario di 5. I costi unitari sostenuti sono di 5 lire per le 15 unità prodotte. I conti economi-
ci dei periodi (n) e (n+1) sono:

CE A COSTI E RICAVI DEL VENDUTO n n +1


Ricavi di vendita 100 50
Costo del venduto 50 25
Risultato operativo 50 25
CE A COSTI E RICAVI DELL’OTTENUTO n n +1
Valore della produzione 125 100
Costo della produzione 75 75
differenza 50 25

Il conto di derivazione civilistica segnala che l’incidenza della differenza sul Valore della produzione passa
dal 40% (50/125) al 25% (25/100). L’andamento dei costi per l’ottenimento del bene venduto è invece rap-
presentata con immediatezza nel conto economico a ricavi e costo del venduto: l’incidenza del risultato
operativo sui ricavi rimane, infatti, immutata al 50%.
26 Vale a dire: esistenze iniziali + acquisti – rimanenze finali.

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“studi”

Conto economico a valore della produzione ottenuta a valore aggiunto

Tra i conti economici a costi e ricavi della produzione ottenuta, di seguito si riporta
il contenuto schematico del conto economico c.d. “a valore aggiunto”.

X X -1
Vendita del prodotto
Altri ricavi di esercizio
Incremento magazzino prodotti
Valore della produzione ottenuta
Costi esterni:
Spese di utilizzo materie
Altre spese operative
Valore Aggiunto

Costi interni:
Spese di personale
Quote di ammortamento

Reddito operativo

Questa metodologia di classificazione ha il pregio di evidenziare il valore della pro-


duzione ottenuta che, al netto dei costi sostenuti per l’approvvigionamento dei
beni, produce il c.d. valore aggiunto. Tale indicatore risulta essere di grande impor-
tanza per l’analisi economico aziendale, in quanto rappresenta ciò che residua per
la remunerazione dei fattori produttivi “interni” (impianti, lavoro e capitale). Se al
valore aggiunto si sottraggono poi i costi del personale si ottiene il margine operati-
vo lordo, il cui significato è il medesimo del valore aggiunto, escludendo, però, il fat-
tore produttivo lavoro. Nel conto economico sopra evidenziato le voci sono classifi-
cate in base al criterio della natura delle stesse.

Si è parlato sinora delle diverse tipologie di conto economico se si considera la


diversa classificazione con cui si presentano le voci del conto economico.

Se si considera la forma, invece, si avrà: Forma CE

1) forma a sezioni divise o contrapposte


2) forma scalare

1) Deriva dai conti tenuti con il metodo della partita doppia e individua da un
lato i componenti positivi del reddito e dall’altro i componenti negativi, in due
sezioni distinte, tralasciando i risultati parziali. Per un esempio di questo tipo
di conto economico vedasi il CE a costi, ricavi e rimanenze (pag. 38).

2) Nato nel mondo anglosassone, espone risultati parziali o intermedi, a ciascuno


dei quali corrisponde il saldo di una determinata area.

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“studi”

Seguendo questa impostazione si individuano le seguenti aree:

- area ordinaria
Include componenti di reddito della gestione caratteristica e extra caratteristica
dell’azienda.

- area finanziaria
Include i componenti di reddito riconducibili alla gestione finanziaria.

- area straordinaria
Include i componenti di reddito non attinenti la gestione ordinaria.

2. Conto economico secondo il Codice civile e principi contabili italiani


La finalità del conto economico, così come esposto nel principio contabile n. 12 è
quella di fornire un’espressiva rappresentazione e dimostrazione delle operazioni di gestio-
ne, mediante una sintesi dei componenti positivi e negativi di reddito che hanno contribuito
a determinare il risultato economico conseguito, raggruppati in modo da fornire significativi
risultati intermedi.

Per ottemperare a tale finalità, nell’ambito dei quattro schemi di conto economico
previsti dalla IV direttiva Ce27, il legislatore italiano ha scelto quello che presentava,
in sintesi, le seguenti caratteristiche:

- forma espositiva scalare che meglio si presta ad evidenziare i risultati parzia-


li della gestione. Tale scelta è stata anche condivisa dal principio contabile
nazionale n. 12 nel quale si afferma che, indipendentemente dalla forma
espositiva adottata, il conto economico avrebbe dovuto evidenziare risultati
intermedi atti ad assicurare l’obiettivo dell’organica conoscenza della gestio-
ne ordinaria e straordinaria, e nell’ambito della gestione ordinaria di quella
tipica o caratteristica, accessoria, finanziaria. Tale forma viene, inoltre, defi-
nita come quella di più facile comprensibilità per il lettore nonché maggior-
mente idonea a rappresentare ed a dimostrare il risultato economico conse-
guito.

27 In particolare gli articoli 23, 24, 25, 26 della suddetta direttiva. Più in generale, la IV direttiva, si occupa del
conto economico negli articoli che vanno dal 10 al 22, nelle sezioni quinta e sesta e prevede per gli Stati
membri una duplice scelta relativa alla forma espositiva (a sezioni contrapposte o scalare) e alla classificazio-
ne dei componenti di reddito (per destinazione - CE a costo e ricavo del venduto) o per natura (CE a valore
della produzione o a valore aggiunto).

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“studi”

- un tipo di classificazione dei costi per natura28, in quanto più idonea a recepire
ulteriori suddivisioni di voci già esistenti nella disciplina vigente, ed a consenti-
re collegamenti e correlazioni con lo stato patrimoniale. Da notare come venga
comunque riconosciuto che la classificazione per destinazione sia ritenuta dalla
prassi contabile più significativa, in quanto consente di ottenere dati relativi al
costo della produzione venduta e di separare costi aventi finalità economica
diversa.

In maniera sommaria lo schema di conto economico individuata nel Codice civile


prevede cinque raggruppamenti di voci o classi, riassumibili come segue:

- Valore della produzione


- Costi della produzione
- Proventi e oneri finanziari
- Rettifiche di valore di attività finanziarie
- Proventi e oneri straordinari

In maniera più dettagliata lo schema previsto dall’art. 2425 c.c. è il seguente29:

A) VALORE DELLA PRODUZIONE


1) ricavi delle vendite e delle prestazioni
2) variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione semilavorati e finiti
3) variazione dei lavori in corso su ordinazione
4) incrementi di immobilizzazioni per lavori interni
5) altri ricavi e proventi, con separata indicazione dei contributi in conto esercizio
B) COSTI DELLA PRODUZIONE
6) per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci
7) per servizi
8) per godimento di beni di terzi
9) per il personale
a) salari e stipendi
b) oneri sociali
c) trattamento di fine rapporto
d) trattamento di quiescenza e simili
e) altri costi
10) ammortamenti e svalutazioni
a) ammortamento delle immobilizzazioni immateriali
b) ammortamento delle immobilizzazioni materiali
c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni
d) svalutazione dei crediti compresi nell’attivo circolante
11) variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci
12) accantonamenti per rischi

28 Il principio contabile n. 12, così definisce la classificazione per destinazione o per natura dei costi:
a) classificazione per destinazione ( o per funzione o per centro di responsabilità) con la quale si suddivido-
no: il costo del venduto, con o senza l’indicazione dei suoi componenti (magazzino iniziale, acquisti,
spese industriali, ammortamento industriale, magazzino finale); spese di vendita; spese generali e
amministrative; spese di ricerca e sviluppo.
b) classificazione per natura con la quale si suddividono i costi in base alla causa economica dell’evento che
ha prodotto il costo (per es. costo del lavoro, costi per acquisti, per servizi, ammortamenti, ecc.).
29 In grassetto sono riportate le modifiche apportate dal D.Lgs. n. 6/2003.

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“studi”

13) altri accantonamenti


14) oneri diversi di gestione
Differenza tra valore e costi della produzione (A – B)
C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI
15) proventi da partecipazioni, con separata indicazione di quelli relativi ad imprese
controllate e collegate
16) altri proventi finanziari:
17) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni , con separata indicazione di quelli da imprese
controllate e collegate e di quelli da controllanti
b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni
c) da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni
18) proventi diversi dai precedenti, con separata indicazione di quelli da imprese controllate
e collegate e di quelle da controllanti
17) interessi e altri oneri finanziari, con separata indicazione di quelli verso imprese
controllate collegate e controllanti
17 bis) utili e perdite su cambi
Totale (15 – 16 – 17 – 17 bis)
D) RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITÀ FINANZIARIE
18) rivalutazioni
a) di partecipazioni
b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni
c) di titoli iscritti all’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni
19) svalutazioni
a) di partecipazioni
b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni
c) di titoli iscritti all’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni
Totale delle rettifiche (18 – 19)
E) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI
20) proventi, con separata indicazione delle plusvalenze da alienazione i cui ricavi non sono
iscrivibili al n.5
21) oneri, con separata indicazione delle minusvalenze da alienazione i cui effetti contabili
non sono iscrivibili al n.14), e delle imposte relative a esercizi precedenti
Totale delle partite straordinarie (20 –21)
RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A- B +/- C +/- D +/- E)
Imposte sul reddito d’esercizio
22) imposte sul reddito d’esercizio, correnti, differite e anticipate
23) utile (perdite) d’esercizio

Come si vede il criterio seguito è quello per natura e vengono individuate le se-
guenti aree:

- area operativa
- area dei proventi e oneri finanziari
- area delle componenti straordinarie

Tuttavia si ricordi che tale conto economico presenta alcuni limiti. Tra di essi:

1) la voce A-B non può definirsi come margine operativo in quanto include gli
“altri costi” (B 14) e “altri ricavi” (A 5), componenti della gestione accessoria;

Fondazione Luca Pacioli 45


“studi”

2) il valore della produzione è costituito da una sommatoria di voci eterogenee.


Ad es. le rimanenze sono valorizzate al costo o corrispettivo contrattuale, men-
tre i ricavi sempre ai prezzi di vendita.30.

Lo schema così definito, deve essere confrontato con il disposto dei principi inter-
nazionali.

In questo quadro, a seguire verrà effettuata dapprima una sommaria enunciazione


di quanto previsto da questi riguardo al conto economico. Successivamente si pro-
porrà una comparazione in maniera da evidenziare le principali differenze e pro-
blematiche che emergono nel passaggio agli IAS.

Appendice par. 2: Dallo schema del bilancio civilistico allo schema a costo del ven-
duto e a valore della produzione o a valore aggiunto.

Volendo riclassificare il conto economico civilistico a ricavi e costi del venduto lo


schema risulta essere il seguente:

1) ricavi delle vendite e delle prestazioni


3) variazione dei lavori in corso su ordinazione
A) RICAVI NETTI DI VENDITA
6) costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci
7) costi per i servizi
8) costi per il godimento di beni di terzi
9) costi per il personale
10) ammortamenti e svalutazioni
11) variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie e di consumo
12) accantonamento per rischi
13) altri accantonamenti
14) oneri diversi di gestione
2) variazione delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti
4) incrementi di immobilizzazioni per lavori interni
B) COSTO DEL VENDUTO
A – B = C) RISULTATO DELLA GESTIONE CARATTERISTICA
5) altri ricavi e proventi
15) proventi da partecipazioni
16) altri proventi finanziari
14) oneri diversi di gestione
18) rivalutazione di attività finanziarie

30 In merito alla comprensione delle aree che compongono il CE secondo l’art. 2425 c.c., il principio contabile
nazionale n. 12 precisa che:
- la gestione caratteristica è costituita dalle operazioni che si manifestano in via continuativa nello svolgi-
mento della gestione e che esprimono componenti positivi e negativi di reddito. Tali componenti identifi-
cano e qualificano la parte peculiare e distintiva dell’attività economica svolta dall’impresa, per la quale la
stessa è finalizzata
- la gestione accessoria è rappresentata da proventi, oneri, plusvalenze e minusvalenze da cessione, anche di
origine patrimoniale, tutti relativi ad operazioni che fanno parte della gestione ordinaria ma che non rien-
trano nella gestione caratteristica, in quella finanziaria e in quella straordinaria.
- la gestione finanziaria è rappresentata da proventi, oneri, plusvalenze e minusvalenze da cessione, svaluta-
zioni e ripristini di valore tutti relativi ai titoli, partecipazioni, conti bancari, crediti iscritti nelle immobiliz-
zazioni e finanziamenti di qualsiasi natura attivi e passivi e utili e perdite su cambi.

Fondazione Luca Pacioli 46


“studi”

19) svalutazioni di attività finanziarie


10) ammortamenti e svalutazioni

D) PROVENTI DELLA GESTIONE PATRIMONIALE

C + D = E) RISULTATO OPERATIVO COMPLESSIVO


17) interessi e altri oneri finanziari

F) COSTI DELLA GESTIONE FINANZIARIA


E – F = G) RISULTATO LORDO DI COMPETENZA
20) proventi straordinari
21) oneri straordinari

H) RISULTATO DELLA GESTIONE STRAORDINARIA


G + H = I) REDDITO PRIMA DELLE IMPOSTE
L 22) IMPOSTE SUL REDDITO D’ESERCIZIO
I - L = M 26) UTILE (PERDITA) DELL’ESERCIZIO

Lo schema del conto economico civilistico riclassificato a valore della produzione e


valore aggiunto

1) ricavi delle vendite e delle prestazioni


2) variazione delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione semilavorati e finiti
3) variazione dei lavori in corso su ordinazione
4) incrementi di immobilizzazioni per lavori interni
A) VALORE DELLA PRODUZIONE
6) costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci
7) costi per servizi
8) costi per godimento beni terzi
11) variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci
10 ) ammortamenti e svalutazioni
12) accantonamento per rischi
13) altri accantonamenti
14) oneri diversi di gestione
B) COSTI DELLA PRODUZIONE “ESTERNI”
A – B = C) VALORE AGGIUNTO
D) 9) COSTI DEL PERSONALE
C – D = E) RISULTATO OPERATIVO DELLA GESTIONE CARATTERISTICA
5) altri ricavi e proventi
15) proventi da partecipazioni
16) altri proventi finanziari
18) rivalutazioni di attività finanziarie
19) svalutazioni di attività finanziarie
F) PROVENTI DELLA GESTIONE PATRIMONIALE
E + F = G) RISULTATO OPERATIVO (AZIENDALE)
17) interessi e altri oneri finanziari
H) COSTI FINANZIARI
G – H = I) REDDITO LORDO DI COMPETENZA
20) proventi straordinari
21) oneri straordinari
L) RISULTATO DELLA GESTIONE STRAORDINARIA
I + L = M) REDDITO PRIMA DELLE IMPOSTE
N 22) IMPOSTE SUL REDDITO D’ESERCIZIO
M – N) 26) UTILE (PERDITA) DELL’ESERCIZIO

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“studi”

3. Il Conto economico secondo gli IAS


I principi internazionali che si occupano della materia sono in particolare lo IAS 1
Presentation of financial statement, lo IAS 8 Net profit and loss for the period e il SIC 17
Equity - costs of an equity transaction.

In questa sede si trascurerà quest’ultimo per dedicarsi maggiormente all’analisi


degli altri due.

E’ da osservare, però, che già nel framework31 IASB si trovano le prime indicazioni Framework
IASB
inerenti il conto economico, riferite in particolare alle definizioni di costi e ricavi. Al
paragrafo 70 sono così definite le componenti positive e negative di reddito che
determinano il risultato operativo:

a) i componenti positivi di reddito (income) sono incrementi nei benefici economici


di competenza dell’esercizio amministrativo, che si manifestano sotto forma di
nuove attività in entrata o accresciuto valore delle attività esistenti o diminuzioni
delle passività che si concretizzano in incrementi del patrimonio netto , diversi da
quelli connessi alle contribuzioni da parte di coloro che partecipano al capitale.

b) I costi (expenses) sono i decrementi nei benefici economici di competenza dell’e-


sercizio amministrativo che si manifestano sotto flussi finanziari in uscita o ridu-
zioni di valore di attività o sostenimento di passività che si concretizzano in
decrementi di patrimonio netto, diversi da quelli relativi alle distribuzioni a colo-
ro che partecipano al capitale.

Al punto 72 si afferma che i ricavi e i costi possono essere presentati in diversi modi
così da poter fornire informazioni significative per il processo decisionale economi-
co. Si fa, in particolare, riferimento alla distinzione di classificazione tra gestione
ordinaria e straordinaria.

E ancora, riguardo all’opportunità di una classificazione delle voci in maniera tale


da evidenziare risultati significativi per l’analisi economico aziendale, il punto 73
afferma che la distinzione tra elementi di ricavo e di costo e la loro combinazione in
differenti modi consente anche di evidenziare diversi criteri di parametri di misura-
zione dell’andamento economico d’impresa. I raggruppamenti possibili sono diver-
si. Per esempio, il conto economico potrebbe esporre il margine lordo, l’utile deri-
vante dall’attività ordinaria dopo le imposte e l’utile netto d’esercizio.

Lo IAS 1, invece, si occupa principalmente delle informazioni da esporre nel pro-


spetto di conto economico. Leggendolo si ha conferma dell’estrema riluttanza che
ha da sempre contraddistinto lo IASB nel prescrivere un contenuto rigido per le
voci dell’income statement (così come già osservato per lo stato patrimoniale).

31 A tale proposito si veda lo studio n. 2/03 della Fondazione Luca Pacioli (op. cit. nota 2, pag. 1).

Fondazione Luca Pacioli 48


“studi”

Ciononostante si uniscono a questa estrema flessibilità elementi obbligatori che


limitano la portata discrezionale del redattore del bilancio.

Informazioni addizionali debbono, poi, essere aggiunte (IAS 1, 75):


1) quando sono richieste da un altro principio IAS o
2) quando tale aggiunta è necessaria per una rappresentazione veritiera dei risul-
tati finanziari dell’impresa.

Lo stesso IAS 1, al paragrafo 76 specifica inoltre che voci addizionali debbono essere
incluse nel prospetto di conto economico e le definizioni usate e l’ordine delle voci devono
essere modificati quando ciò è necessario per spiegare i fattori che hanno determinato l’anda-
mento economico.

Il risultato è, dunque, un compromesso tra le due esigenze, rigidità e flessibilità32.


A tale proposito valgono le considerazioni già svolte relativamente allo stato patri-
moniale e, più in generale, al bilancio stesso.

Sempre per questo motivo, invece di indicare una classificazione e un contenuto


obbligatorio nelle singole voci, come avviene nell’art. 2425 c.c., si evidenzia esclusi-
vamente un contenuto minimo di voci che il CE deve prevedere.

Le informazioni minime da esporre nel prospetto di conto economico sono, secon- Voci
obbligatorie
do lo IAS 1 (par. 75), almeno queste:

• ricavi
Si rimanda, a questo proposito, al principio contabile n. 18.

• risultato dell’attività operativa33


Non esiste un’esplicita definizione negli IAS di questa voce. Si ritiene che la
definizione sia da ricavarsi in maniera residuale da quella di gestione straordi-
naria, che invece viene maggiormente dettagliata e di cui si tratterà in seguito
nel documento. Si può affermare però che, con riferimento:

a) al contenuto della voce, esso è costituito da tutti i ricavi e i costi che non rientrano:
• negli oneri finanziari e interessi;
• nei proventi ed oneri derivanti dalla valutazione secondo il metodo del patri-
monio netto delle partecipazioni in società collegate e joint venture;
• nella gestione fiscale e nella gestione straordinaria).
Si evince dunque che la voce deve essere determinata in via residuale.

32 Ecco perché lo schema di bilancio è stato definito come “mandatory flexible formats”
33 Anche lo IAS 8, 10 interviene a proposito affermando che “l’utile o la perdita d’esercizio comprende i seguenti
componenti, ognuno dei quali deve essere evidenziato esplicitamente nel prospetto di conto economico:
1) utile o perdita dell’attività ordinaria;
2) componenti straordinari.
Relativamente all’attività ordinaria, nell’Exposure draft del 2002 è stata prospettata l’eliminazione dell’inclu-
sione attuata nello IAS 8, in quanto l’attività ordinaria non è definita nello IAS 1.

Fondazione Luca Pacioli 49


“studi”

b) alla posizione in bilancio, essa lascia intendere che si tratti del risultato della
gestione operativa e patrimoniale, ante imposte e oneri finanziari, prima di
aggiungere la quota dei proventi e degli oneri derivanti dalla valutazione
secondo il metodo del patrimonio netto delle partecipazioni in società colle-
gate e joint venture. La posizione in bilancio è, dunque, quella occupata in
questo stesso elenco.

• oneri finanziari
La sola indicazione della voce oneri finanziari sembra inadeguata a fornire un
quadro informativo esaustivo ai fruitori del bilancio. Si ritiene che debba essere
quantomeno dettagliata con le seguenti voci:
1) interessi e altri costi connessi a finanziamenti passivi;
2) interessi e altri ricavi derivanti da asset di tipo finanziario (che non siano
iscritti nell’area ricavi);
3) variazioni di poste dovute a differenze di cambio.

Viene, infatti, considerata come una lacuna il fatto che lo IAS 1 non preveda
alcuna presentazione esplicita già nello schema, ad esempio, delle spese per
interessi34. Esistono, poi, dei casi particolari rintracciabili nei singoli IAS. Per
l’impresa adottante lo IAS 29, ad esempio, i guadagni e le perdite derivanti dalla
net monetary position debbono essere presentati separatamente.

• quota dei proventi e degli oneri derivanti dalla valutazione secondo il metodo
del patrimonio netto delle partecipazioni in società collegate e joint venture
Nell’ottica del fair value è obbligatorio iscrivere questa voce, ad immediata evi-
denza delle oscillazioni di valore delle partecipazioni detenute dall’impresa.

• oneri fiscali
Tale voce si formerà in base ai principi generali stabiliti nello IAS 12 e dalle
disposizioni tributarie caratteristiche di ciascun Paese.

• utile o perdita derivante dall’attività ordinaria

• componenti straordinari
Di cui si parlerà meglio a proposito della comparazione tra disciplina nazionale
e IAS). (Par. 4 punto D).

Il principio di riferimento a proposito è lo IAS 8, i paragrafi, in particolare, che


lo riguardano sono dall’11 al 15.
Tra queste si segnalano, a seguire, quelle ritenute di maggiore rilevanza.

Il criterio per cui un’operazione possa definirsi straordinaria o meno è contenu-


to nel paragrafo 13 in cui si afferma che a tal fine si debba far riferimento alla

34 L’assoluta mancanza di una richiesta di questo tipo è già stata fatta presente da tempo allo IASB (E53).

Fondazione Luca Pacioli 50


“studi”

natura del fatto o dell’operazione in relazione all’attività svolta ordinariamente dall’im-


presa piuttosto che alla frequenza con cui ci si attende che tali fatti si verifichino; un
fatto o un’operazione possono essere straordinari per un’impresa ma non per un’altra
impresa a causa delle differenze tra le loro rispettive gestioni caratteristiche.

Esempi di operazioni che sono da considerarsi straordinarie vengono fornite


nel paragrafo 14 dello IAS 8 e sono relative a esproprio di beni e terremoto o
altro disastro naturale; eventi, cioè, che sono fuori dal controllo dell’impresa
stessa.

Nello IAS 35 si afferma poi in “esclusione dall’area straordinaria”, al paragrafo


41 che un’attività destinata a cessare (cioè che si fonda su un unico programma
di vendita o comunque di cessione di una importante parte dell’azienda) non
deve essere esposta come un componente straordinario.

Secondo il paragrafo 15 (sempre dello IAS 8), invece, l’indicazione della natura
e dell’ammontare di ciascun componente straordinario deve essere fornita
direttamente nel conto economico o, quando questa viene data nelle note al
bilancio d’esercizio, dovrà essere indicato nel conto economico l’ammontare
complessivo di tutti i componenti straordinari.

• quote di pertinenza di terzi ( o interessi di minoranza o minority interest)


Sotto questa voce ricadono i compensi per chi detiene un interesse rilevante,
(ma non tale da potersi definire di controllo) in qualche sussidiaria che è conso-
lidata nel bilancio con la casa madre. Tali parti ricevono una quota dei ricavi,
andando a contrarre, così, l’utile.

• utile netto e perdita d’esercizio


Si determina sommando algebricamente le componenti che lo precedono.

Altre voci non presenti direttamente nel contenuto minimo suggerito dallo IAS
ma comunque da aggiungere negli schemi sono le seguenti:

• (costi)
Nell’elenco dello IAS 1 par. 75 non sono esplicitamente previste le spese.
Tuttavia è obbligatorio per l’impresa adottante gli IAS presentare il dettaglio
delle spese per natura o per destinazione. E’ intuitivo che tale aggregato deve
essere collocato subito dopo i ricavi, in modo tale da concorrere alla formazione
del risultato dell’ attività operativa.

Fondazione Luca Pacioli 51


“studi”

Così, in base alla suddivisione dei costi per natura, lo schema minimo previsto
nell’appendice dello IAS 1 risulta essere il seguente:

Ricavi
Altri ricavi operativi
Variazione nelle rimanenze di prodotti finiti e lavori in corso
Materie prime e di consumo
Costi del Personale
Svalutazioni e ammortamenti
Altri costi operativi
Costi operativi totali
Risultato della gestione operativa

Tuttavia il tipo di conto economico maggiormente utilizzato in pratica, specie


se si vuole fare riferimento a un modello di tipo internazionale e anglosassone,
è quello a “costo del venduto”. La classificazione dei costi per destinazione,
come detto, presenta un maggiore contenuto informativo anche se è ritenuta
“di più arbitraria rilevazione”.35

Lo schema di contenuto minimo, in tal caso, diventa il seguente:

Ricavi
Costi delle vendite
Utile Lordo
Altri ricavi operativi
Costi di distribuzione
Costi amministrativi
Altri costi amministrativi
Risultato della gestione operativa

In questo secondo caso, a norma dello IAS 1, è necessario fornire delle informa-
zioni addizionali sulla natura dei costi comprese le svalutazioni, gli ammorta-
menti e i costi del personale.

• oltre alle voci sopra indicate, lo IAS 8, 16 specifica che quando componenti di
ricavo e di costo comprese nell’utile o nella perdita derivanti dall’attività
ordinaria sono di tale dimensione, natura o incidenza che la loro esposizione è
rilevante per spiegare il risultato economico d’esercizio dell’impresa, la natura
e l’ammontare di tali voci devono essere indicati separatamente.

Nasce dunque un obbligo di presentarle in bilancio, esattamente come per quel-


le dell’elenco appena discusso. Queste voci sono chiamate exceptional items e pos-
sono coincidere, ad esempio, con spese o guadagni derivanti dall’esito di cause
legali, stralcio di crediti di importo rilevante, o svalutazioni di particolare entità.

35 Si ricorda che anche lo IASB in recenti interventi ha manifestato la sua preferenza per questo tipo di classifi-
cazione.

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“studi”

Nella definizione dell’utile o perdita dell’esercizio, inoltre, lo IAS 836 prevede che
tutti i componenti di ricavo e costo rilevati in un esercizio devono partecipare alla
determinazione dell’utile o della perdita d’esercizio a meno che un principio conta-
bile internazionale richieda o consenta un trattamento diverso.

Ciononostante le voci seguenti non debbono essere incluse nell’utile o perdita del-
l’esercizio:
1) l’ammontare della correzione di un errore determinante relativo a esercizi pre-
cedenti (IAS 8,34)
2) differenze derivanti da un cambiamento di principio contabile di riferimento
(IAS 8, 49)
3) la maggioranza delle variazioni positive e negative derivanti da nuove valuta-
zioni delle immobilizzazioni materiali (IAS 16, 38)
4) la maggior parte delle variazioni derivanti dalla traduzione di bilanci di una
società straniera (IAS 21, 30) e dalla copertura di un investimento in una società
estera (IAS 21, 17)
5) i costi di una transazione patrimoniale (SIC 17, 6)
6) proventi e perdite di un investimento finanziario incluse nel patrimonio se coe-
renti con i requisiti richiesti dallo IAS 39 (a proposito delle attività finanziarie
detenute con finalità speculative, held for trading).

Queste voci sono, infatti, incluse nel prospetto delle variazioni del patrimonio
netto.

Nuovi
Si tenga presente, infine, la previsione della recente direttiva n. 51/03, secondo cui orientamenti
gli Stati membri possono permettere o prescrivere all’insieme delle società, di pre-
sentare, anziché un conto profitti e perdite una relazione sui loro risultati, purchè il
contenuto informativo di tale relazione sia almeno equivalente a quello degli sche-
mi di CE (esaminati in questo paragrafo).

Questa modifica della struttura del conto economico si lega al fatto che, con l’intro-
duzione del fair value nei bilanci37 le strutture analizzate non consentono di eviden-
ziare quale parte dell’utile sia stata effettivamente realizzata e quale invece derivi
ad es. da mere rivalutazioni di attività non ancora alienate. Tale situazione si trova
in chiaro conflitto con il principio della prudenza che prevede l’imputazione a
conto economico delle sole componenti realizzate e l’imputazione a riserva dei
componenti positivi di reddito che non sono stati ancora realizzati.

36 Lo IAS 8, oltre alla definizione di ciò che è ordinario e ciò che è straordinario si occupa:
- della definizione dei componenti straordinari di reddito
- dell’utile o perdita derivante dall’attività ordinaria
- del cambiamenti di stime contabili
- errori determinanti (trattamento contabile di riferimento, trattamento contabile alternativo)
- cambiamenti di principi contabili (adozione di un principio contabile internazionale, altri cambiamenti di
principio contabile – trattamento contabile di riferimento, altri cambiamenti di principio contabile – tratta-
mento contabile alternativo consentito).
37 A tal proposito vedasi direttiva Ce n. 65/2001.

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“studi”

La proposta contabile, in grado di risolvere la delicata questione, è il c.d. statement


of performance: un conto economico, cioè, che includa componenti positivi di reddito
realizzati e non realizzati, ma che, al contempo, operi una distinzione dei vari ele-
menti che concorrono alla formazione dell’utile o della perdita d’esercizio.

4. Differenze e conclusioni finali


Da una comparazione tra le norme del Codice e i principi contabili internazionali,
risulta, che:

a) Si registra anzitutto una differente prospettiva in termini di finalità del conto


economico stesso. L’attenzione della IV direttiva e, conseguentemente, della
nostra disciplina è centrata sulla misurazione del reddito c.d. “distribuibile”; nella
determinazione, cioè, di un “valore da utilizzarsi come base per la ripartizione degli
utili prodotti alla fine di ciascun esercizio”38. Si cerca di influenzare il meno possibile
l’indicatore risultato d’esercizio con variazioni di poste legate ad es. ad attività
di tipo valutativo.

Nel conto economico IAS, invece, vengono incluse le variazioni di tutte quelle
componenti che consentono di valutare i beni aziendali a valore di mercato, indi-
pendentemente da quello che è il risultato economico della gestione. Si è parlato,
a tale proposito, di reddito prodotto, influenzabile, cioè, anche da ricavi o pro-
venti non ancora realizzati, dovuti all’impiego di valori correnti per la valutazio-
ne delle attività. Lo strumento per raggiungere tale scopo è l’utilizzo del fair
value.

Per ciò che riguarda il contenuto si osserva invece che:

b) Se si sceglie la classificazione a costo del venduto, i principi IAS richiedono sem-


pre un’analisi dei costi sia per destinazione che per natura, i principi italiani non
la richiedono.

c) Della gestione finanziaria prevista nella macroclasse C) Proventi e oneri finanziari


ex. art 2425 c.c. fanno parte anche gli investimenti speculativi in titoli e parteci-
pazioni. Lo stesso vale per i bilanci IAS presi in considerazione39.

38 Per un approfondimento si veda lo studio della Fondazione Luca Pacioli n. 2/2003, “Quadro sistematico e pre-
sentazione di bilancio – Framework IASB”, maggio 2003.
39 Questo nonostante la gestione finanziaria tipica del costo del venduto tenda più correttamente ad iscrivere
queste poste nella gestione patrimoniale (che fa parte, in ultima istanza della gestione operativa). Nella
gestione finanziaria del costo del venduto, invece, dovrebbero essere iscritti esclusivamente oneri finanziari
inerenti prestito o concessione in prestito di somme monetarie.

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“studi”

Ad. es. il bilancio della Bayer al 31 dicembre 2002 iscrive le interest expense – net
dopo il risultato operativo, seguendo quella che è l’elencazione IAS classifican-
do le spese secondo il costo del venduto. Ciononostante se si analizza il detta-
glio di questa voce, ci si accorge che essa è relativa a una gestione finanziaria in
senso lato.

La posizione in bilancio è, dunque, la seguente (evidenziata in grigio):

Bayer Group 31.12.2002 2002 2001


Net Sales
Net Sales from discontinuing operations
Net Sales from continuing operations
Cost of goods sold
Gross Profit

Selling expenses
Research and development expenses
General administration expenses
Other operating income
Other operating expenses
Operating result from continuing operations
Operating result from discontinuing operations
Operating result
Income from investments in affiliated companies – net
INTEREST EXPENSE – NET
Other non – operating expenses
Non operating result
Income before taxes
Income taxes
Income after taxes
Minority stockholders’ interest
Net income
Earning per share
Diluted earning per share

Le voci di cui è composta sono infatti:

- income from other securities and loans included in investments (che si riferisce ad attività di
tipo speculativo)
- other interest and similar income
- interest and similar expenses

Ancora esaminando il bilancio della Philips al 31 dicembre 2001 della voce


Financial income and expenses (oltre che gli Interest Income and Interest Expense)
fanno parte:

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“studi”

- income from securities


- income from non – current financial asset
- write – off of non – current financial asset
- foreign exchange hedging costs
- miscellaneous financing cost

Anche qui la posizione della voce presa in esame è subito al di sopra dell’inco-
me before taxes40.

Se ne può dedurre che la gestione finanziaria IAS di un conto economico,


riclassificato a costo del venduto, include la parte più speculativa (come detto
investimenti in titoli o gestione delle partecipazioni in altre imprese).

Si noti, da ultimo, come venga conferita notevole importanza nel conto econo-
mico secondo gli IAS alla quota dei proventi e degli oneri derivanti dalla valu-
tazione secondo il metodo del patrimonio netto delle partecipazioni in società
collegate e joint venture, al punto da essere prevista per questa posta una voce
obbligatoria nel contenuto minimo.

La ragione di tale inclusione è semplice: una volta introdotto il criterio del fair
value diventa di fondamentale importanza conoscere quanta parte dell’utile d’e-
sercizio sia imputabile alle oscillazioni di valore delle partecipazioni detenute in
altre società .

d) In linea di principio non dovrebbe essere differente la concezione di ciò che è rite-
nuto ordinario e straordinario. A tale proposito è opportuno svolgere una com-
parazione tra quanto previsto dalla disciplina nazionale41 e lo IAS 8, componenti
straordinari.

Come detto, nello IAS 8, infatti, è ben specificato che la straordinarietà di un’o-
perazione è determinata dalla natura del fatto dell’operazione stessa in relazio-
ne all’attività svolta ordinariamente dall’impresa piuttosto che dalla frequenza
con cui ci si attende che tali fatti si verifichino.

Dunque, i principi contabili nazionali e internazionali presentano comunanza


di vedute sulla definizione di straordinarietà di una posta.

40 Risultato prima delle imposte


41 In particolare la Relazione al D.Lgs. n. 127/91 art. 7 chiarisce che “l’aggettivo straordinario, riferito a proven-
ti ed oneri, non allude all’eccezionalità o anormalità dell’evento, bensì all’estraneità, della fonte del provento
o dell’onere all’attività ordinaria”. Sulla scorta di queste osservazioni i principi contabili nazionali (doc.12)
includono tra l’altro nell’ambito dei proventi di straordinari:
- plusvalenze o minusvalenze derivanti da fatti per i quali la causa del provento o dell’onere è estranea alla
gestione ordinaria (ad es. cessione di immobili destinati ad uso civile o ristrutturazioni aziendali)
- sopravvenienze o insussistenze attive o passive derivanti da fatti per i quali la fonte del provento o dell’o-
nere è estranea alla gestione ordinaria.
- componenti positivi o negativi relativi a esercizi precedenti (ad es. le imposte relative ad esercizi preceden-
ti), inclusi gli errori di valutazione di poste di bilancio.
- effetti di variazione dei criteri di valutazione adottati (ad es. passaggio dal criterio Lifo al Fifo nella valoriz-
zazione delle rimanenze).

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“studi”

Ciononostante quella dello IAS nella sostanza dei fatti risulta essere una classi-
ficazione sicuramente più restrittiva. Già dalla frase finale del par. 12 dello IAS
8 si evince questa maggior rigidità: perciò, solo in rare occasioni succede che un fatto
o un’operazione diano origine a un componente straordinario.

Come detto, esempi di poste accettate nei principi internazionali sono:


- espropri di beni
- terremoti, catastrofi o disastri naturali

Dunque, questa definizione tende ad escludere dalla gestione ordinaria molte


poste che nella dottrina e nella prassi nazionale vengono invece iscritte come
tali. Ad es. minusvalenze o plusvalenze legate a cessione di immobili o ristrut-
turazioni e riorganizzazioni non vengono contabilizzate nell’area straordinaria
di gestione42, che viene in questo modo quasi svuotata di contenuto.

Ancora lo IAS non considera come componenti straordinari gli errori43 di rile-
vazione o di valutazione e dei cambiamenti di politiche contabili, che vengono
considerati straordinari dai principi contabili italiani44.

In estrema sintesi le differenze nei componenti straordinari con codice civile e


principio contabile n. 12 e IAS 1 sono schematizzabili nella tabella seguente45.

D. Lgs 127/91 IAS 8 Differenze nei componenti


straordinari di reddito
Componenti estranei all’attività ordinaria. Esempi:
1. Componenti derivanti dall’espro- Nei principi internazionali è prioritario
Eccezionalità e anormalità caratteri non priazione delle attività illustrare i valori significativi e rilevanti
sufficienti per qualificare un componen- piuttosto che distinguere i componenti
te di reddito come straordinario 2. Componenti derivanti da terremoti straordinari. La tendenza a livello interna-
o altri disastri naturali zionale è per una definizione molto re-
strittiva.

Principio contabile n. 12 e n. 29, Differenze nei componenti


interpretazione 1 IAS 8
straordinari di reddito
1. Componenti estranei Esempi: I principi internazionali definiscono i
all’attività ordinaria 1. Componenti derivanti dall’esproprio componenti straordinari di reddito in
di attività modo molto più restrittivo rispetto ai
2. Componenti relativi a esercizi principi contabili nazionali. Per alcuni
precedenti (errori) 2. Componenti derivanti da terremoti valori – se rilevanti – anche i principi con-
o da altri disastri naturali tabili internazionali impongono la classi-
3. Effetti di cambiamento dei principi ficazione separata nell’ambito dei com-
contabili ponenti ordinari

42 Si ricordi che nel caso di cessione di rami aziendali o di beni aventi notevole rilevanza e le ristrutturazioni
aziendali le regole internazionali specificano che non si debba trattare di componenti straordinarie del red-
dito.
43 Tali errori si imputano, infatti, a patrimonio.
44 Le situazioni a cui fanno esplicitamente riferimento gli IAS per definire la natura ordinaria o straordinaria
delle voci da iscrivere sono esclusivamente le seguenti:
- La cessazione di un ramo di attività
- La modifica di una stima contabile
- La modifica di una politica contabile per il passaggio da un criterio contabile a un altro
- La contabilizzazione degli errori di rilevazione o di valutazione che possono verificarsi come errori mate-
matici, errori nell’applicazione di criteri contabili, interpretazione distorta di fatti, frodi, negligenze.
45 Stefano Dezzali, Il bilancio consolidato secondo i principi contabili internazionali, Il Sole-24 Ore, p. 100.

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“studi”

Peraltro l’esigenza di scorporare l’influenza della gestione straordinaria sugli


indicatori economico aziendali, si è manifestata nella prassi aziendale ad es.
con la normalizzazione dell’EBIT; con la non inclusione, cioè, del saldo prove-
niente da quell’area nel calcolo dell’EBIT, in modo tale da valutare in maniera
più significativa il reddito ante oneri finanziari e tasse.

Si tenga presente poi che l’orientamento prevalente, esplicitato nell’importante


lavoro Reporting Financial Performance emanato dal G4 + 146 prevede la comple-
ta eliminazione degli elementi straordinari dal conto economico. Su tale linea
sono anche i più recenti exposure draft dello IASB.

La voce elementi straordinari è concepita nei paesi britannici, infatti, come una
sorta di area residuale in cui vengono inserite tutte quelle voci di cui si vuole
dare agli azionisti un’idea di non ripetibilità dell’evento in futuro e, come tale,
dovrebbe essere limitata alle registrazioni minime indispensabili.

e) Relativamente al dividendo per azione, mentre codice civile e i principi contabili


nazionali non prevedono alcuna obbligatoria iscrizione dello stesso47, i principi
internazionali48, vista l’importanza dell’indicatore, ne richiedono l’indicazione
nel conto economico, oppure nelle note a piè di pagina del conto economico

Alla base di tutto, si ricordi, c’è una differente impostazione schematica per cui:

f) La richiesta in caso di principi contabili internazionali IAS si concentra solo su


un contenuto minimo che può, eventualmente, essere anche rappresentato nelle
note a piè di pagina o nelle note all’ income statement stesso. Maggiormente rigi-
do è lo schema previsto ex. Art. 2425, di cui si è visto in precedenza.

46 Il Group of Accounting Standard Setters (G4+1) è costituito dai seguenti organismi contabili internazionali:
1. Australian Accounting Standards Board
2. Canadian Accounting Standards Board
3. New Zealand Financial Reporting Standards Board
4. United Kingdom Accounting Standards Board
5. United States Financial Accounting Standards Board
47 Tuttavia il principio contabile nazionale n. 28 ne caldeggia l’iscrizione all’interno del bilancio in nota integra-
tiva.
48 Da ricordare che il calcolo di tale importante indicatore verrà probabilmente modificato, a livello di principi
contabili internazionali.

Fondazione Luca Pacioli 58


“studi”

5. Esemplificazione: passaggio da un CE “civilistico” ad uno redatto


secondo i principi contabili internazionali
Nel passaggio da un conto economico redatto secondo il codice civile italiano a
quello redatto secondo il modello anglosassone in cui si scelga la presentazione a
“costo del venduto” si deve tenere conto di alcune considerazioni base.

La prima, di fondamentale importanza è quella che si passa da un conto economico


a produzione ottenuta a un altro a produzione venduta. Questo vuol dire che, dal lato
del valore della produzione debbono essere evidenziati esclusivamente i valori
relativi a quanto venduto, così come dal lato dei costi si deve ottenere un aggregato
relativo al costo del venduto.
Se dal lato dei ricavi tale calcolo si dimostra piuttosto facile, dal lato dei costi si pre-
sentano maggiori difficoltà (e relative spese per le aziende). Si tratta, infatti di
scomporre le singole voci, classificate per natura del fattore produttivo sottostante,
in base all’utilizzo di queste nei vari reparti aziendali.

Questo vuol dire che si deve adattare la struttura organizzative aziendale e il siste-
ma di reportistica per recepire le informazioni in base a centri di costo.

Se è vero che una tale struttura è già presente nella contabilità analitica di molte
società che la utilizzano per valutare le performance delle varie divisioni ( e quindi
in aziende che si presuppone siano di rilevanti dimensioni), è anche vero che
imprese “meno evolute” dovrebbero, una volta fatta la scelta di predisporre il conto
economico a costo del venduto, dotarsi di un tale sistema.

Può anche capitare che sia difficile passare dalla contabilità analitica alla contabilità
generale in quanto la prima contenga alcune semplificazioni o approssimazioni
(dovute alla necessità della tempestività dell’informazione in essa contenuta), che
non possano essere replicate nel bilancio d’esercizio – contabilità generale.

Fondazione Luca Pacioli 59


“studi”

Si parta, dunque, dal seguente conto economico49:


VALORE DELLA PRODUZIONE IMPORTO DI CUI TOTALE

A) Valore della produzione


1) ricavi delle vendite e delle prestazioni 200.000
2) variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione semilavorati e finiti 1.000
3) variazione dei lavori in corso su ordinazione -
4) incrementi di immobilizzazioni per lavori interni -
5) altri ricavi e proventi, con separata indicazione dei contributi in conto esercizio 6.000 207.000
B) Costi della produzione
6) per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci (10.000)
7) per servizi (20.000)
8) per godimento di beni di terzi -
9) per il personale (80.000)
a) salari e stipendi (55.000)
b) oneri sociali (20.000)
c) trattamento di fine rapporto (5.000)
d) trattamento di quiescenza e simili -
e) altri costi -
10) ammortamenti e svalutazioni (10.000)
a) ammortamento delle immobilizzazioni immateriali (2.000)
b) ammortamento delle immobilizzazioni materiali (8.000)
c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni
d) svalutazione dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide
11) variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci 2.000
12) accantonamenti per rischi
13) altri accantonamenti
14) oneri diversi di gestione (2.000) (120.000)
Differenza tra valore e costi della produzione (A – B) 87.000
C) Proventi e oneri finanziari
15) proventi da partecipazioni, con separata indicazione di quelli relativi ad imprese
controllate e collegate
16) altri proventi finanziari:
a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni , con separata indicazione di quelli da
imprese controllate e collegate e di quelli da controllanti
b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni
c) da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni 200
d) proventi diversi dai precedenti, con separata indicazione di quelli da imprese
controllate e collegate e di quelle da controllanti
17) interessi e altri oneri finanziari, con separata indicazione, di quelli verso imprese
controllate, collegate e controllanti (3.000)
17 – bis) utili o perdite su cambi (500)
Totale (15 – 16 – 17) (3.300)
D) Rettifiche di valore di attività finanziarie
18) rivalutazioni
a) di partecipazioni
b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni
c) di titoli iscritti all’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni
19) svalutazioni
a) di partecipazioni (4.000)
b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni
c) di titoli iscritti all’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni
Totale delle rettifiche (18 – 19) (4.000)
E) Proventi e oneri straordinari
20) proventi, con separata indicazione delle plusvalenze da alienazione i cui ricavi
non sono iscrivibili al n. 5 3.000
21) oneri, con separata indicazione delle minusvalenze da alienazione i cui effetti contabili
non sono iscrivibili al n. 14), e delle imposte relative a esercizi precedenti (2.000)
Totale delle partite straordinarie (20 – 21) 1.000
Risultato prima delle imposte (A- B +/- C +/- D +/- E) 80.700
22) imposte sul reddito d’esercizio, correnti differite e anticipate (29.000)
23) utile (perdite) d’esercizio 51.700

49 Si precisa che i dati con cui si è compilato il bilancio sono del tutto fittizi e non fanno riferimento ad alcun
caso reale di bilancio pubblicato; né, d’altro canto, si preoccupano di mantenere una coerenza in termini di
aggregati, margini, indici. La finalità dell’inserimento di tali numeri è, infatti, meramente riclassificatoria.

Fondazione Luca Pacioli 60


“studi”

NOTE DI RICLASSIFICAZIONE

1) Nell’importo di 3.000 € iscritto alla voce E. 20 (proventi straordinari) sono comprese plusvalenze derivan-
ti da dismissione di immobili per un importo di 500 €50;

2) Dalla contabilità analitica per centri di costo provengono le seguenti informazioni:

B.6 - Costi per materie B. 7 - Costi per B. 9 - Spese per il B. 10 - Ammortamenti B. 14 - Oneri diversi
prime e sussidiarie servizi personale e svalutazioni di gestione

Area produzione 8.500 2.000 30.000 6.000 1.000


Area distribuzione 300 10.000 20.000 2.000 300
Area amministrazione 1.000 6.000 20.000 1.000 500
Area ricerca e sviluppo 200 1.000 5.000 1.000 200
Area marketing - 1.000 5.000 - -
TOTALE 10.000 20.000 80.000 10.000 2.000

Dalle informazioni presenti nella tabella derivano i seguenti aggregati:

1) Costo del venduto. Calcolato come ∑ costi della produzione - ∆ delle scorte di magazzino (voce A2 e B11).
costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci 8.500
costi per servizi 2.000
spese per il personale 30.000
ammortamenti e svalutazioni 6.000
oneri diversi di gestione 1.000
COSTI PRODUZIONE 47.500
∆ delle scorte di magazzino (voce A2 e B11) (3.000)
TOTALE COSTO DEL VENDUTO 44.500

2) Spese di distribuzione. Calcolate come ∑ costi dell’area di distribuzione


costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci 300
costi per servizi 10.000
spese per il personale 20.000
ammortamenti e svalutazioni 2.000
oneri diversi di gestione 300
COSTI SPESE DI DISTRIBUZIONE 32.600

3) Spese commerciali. Calcolate come ∑ costi per l’area marketing.


costi per servizi 1.000
spese per il personale 5.000
TOTALE SPESE COMMERCIALI 6.000

4) Spese di ricerca e sviluppo. Calcolate come ∑ costi per l’area ricerca e sviluppo.
costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci 200
costi per servizi 1.000
spese per il personale 5.000
ammortamenti e svalutazioni 1.000
oneri diversi di gestione 200
TOTALE SPESE RICERCA E SVILUPPO 7.400

50 Devono, cioè , essere stornati dall’area straordinaria nel passaggio a un conto economico redatto in confor-
mità ai principi contabili internazionali.

Fondazione Luca Pacioli 61


“studi”

La ∑ delle voci 2 e 3 sono incluse nella voce “Altri costi operativi”.

4) Spese amministrative. Calcolate come ∑ costi per l’area amministrativa e dei servizi generali.

costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci 1.000


costi per servizi 6.000
spese per il personale 20.000
ammortamenti e svalutazioni 1.000
oneri diversi di gestione 500
TOTALE SPESE AMMINISTRATIVE 28.500

CONTO ECONOMICO51 RICLASSIFICATO IAS

…………… Conto Economico


Note Dic 31, 2002 Dic 31, 2001
Ricavi 206.000 ….
Costo del venduto (44.500) ….
Utile lordo 161.500 …..
Altri ricavi operativi 500 …..
Spese di distribuzione (32.600)
Costi d’amministrazione (28.500) …..
Altri costi operativi 52 (13.400) …..
Reddito operativo 87.500 …..
Proventi ed oneri finanziari (3.300)
Quota dei proventi e degli oneri derivanti dalla valutazione secondo il metodo
del patrimonio netto delle partecipazioni in società collegate e joint venture (4.000) …..
Utile prima delle imposte 80.200 …..
Imposte 28.870 …..
Utile dopo le imposte ….
Quote di pertinenza di terzi - …..
Utile netto delle attività ordinarie 51.330 …..
Proventi e oneri straordinari53 500 …..
Utile netto d’esercizio 51.830

51 Si tenga presente che nella classificazione:


1) ci si è voluti rigidamente attenere alle voci di bilancio previste dallo schema proposto in calce allo IAS 1, ma
si sarebbero potute fare numerose ulteriori classificazioni così come previsto dai principi contabili interna-
zionali e già accennato più volte in questo elaborato;
2) l’esempio si riferisce in particolar modo allo schema finale e non già alle note o altro. Si tenga presente a tal
proposito quanto previsto dallo IAS 1, 83 secondo cui le imprese classificando i costi per funzione devono
portare a conoscenza informazioni ulteriori sulla natura dei costi, compreso l’ammortamento e deperimento
e costi del personale.
52 Calcolato come ∑ di spese di marketing (6.000) e spese di ricerca e sviluppo (7.400).
53 Si ricordi che tale area, che pure viene riportata nel documento, dovrebbe non essere più presente nel conto
economico. Si è in attesa, a tale proposito di una specificazione nella nuova edizione dello IAS 8.

Fondazione Luca Pacioli 62


“studi”

CAPITOLO 3 – PROSPETTO DELLE VARIAZIONI DEL PATRIMONIO NETTO

Subito dopo aver chiarito le modalità di presentazione rispettivamente di stato


patrimoniale e di conto economico, lo IAS 1 affronta brevemente il contenuto del
“Prospetto delle variazioni delle poste del patrimonio netto”54, dedicando ad esso quattro
paragrafi (dall’86 all’89).

Si intende, secondo lo IAS 1, per “variazione complessiva di patrimonio netto”,


l’importo degli utili e delle perdite generati dalle attività d’impresa nell’esercizio,
esclusi i movimenti derivanti da operazioni con gli azionisti, quali incrementi di
capitale e dividendi.

Tale variazione riflette l’incremento o il decremento delle attività nette dell’impresa


nell’esercizio o della ricchezza prodotta, secondo gli specifici criteri di valutazione
applicati e indicati nel bilancio. (IAS 1, 87).

54 A tale proposito vengono segnalate in D. Cairns, Applying International Accounting Standards, alcune proble-
matiche terminologiche che si incontrano nella lettura dello IAS 1 e che possono generare confusione nella
composizione del prospetto in questione.

1) Nel testo dello IAS lo scopo del prospetto delle variazioni del patrimonio netto è quello di rappresentare
l’importo complessivo degli utili e delle perdite generati dalle attività dell’impresa nell’esercizio (IAS 1,87).
Lo IAS 1, però, utilizza il termine profitti e perdite in un’accezione diversa da quella utilizzata dagli altri
IFRS e il Framework. Non solo, i termini sono usati con differente significato anche all’interno dello stesso
IAS 1.
Più in dettaglio, in questo principio contabile i termini profitti e perdite significano una volta componenti
dei costi e dei ricavi, un’altra ricavi e costi nel loro complesso. Il Framework, invece, considera univocamente
gli utili come parte dei ricavi mentre le perdite come parte delle spese.

2) Altra confusione è generata dall’utilizzo del termine “each reserve”, riserva. Il termine riserva non è definito
nello IAS 1, nel glossario dei termini IASb e non è usato negli altri IFRS.
Il vocabolo riserva viene, però, utilizzato nel framework, in cui assume il significato di appropriazione degli
utili non distribuiti o rettifiche nella “capital maintenance”. Con lo stesso significato è stato usato nello IAS 1
(1976). Nell’ultima versione dello IAS 1, il termine ‘riserve’ usato nel framework, è chiaramente utilizzato
nella sua accezione più ampia con l’intenzione di ricomprendere tutte le componenti del patrimonio netto
eccetto capitale sociale e il sovrapprezzo azioni.

3) Lo IAS 5, già sostituito dallo IAS 1, richiedeva la separata indicazione degli utili portati a nuovo (IAS 5,17);
il vocabolo “utili portati a nuovo” (“retained earnings”) viene ampiamente utilizzato. Per esempio:
- IAS 8 richiede la rappresentazione di determinate rettifiche da fare alla voce “utili portati a nuovo”
- IAS 16 e 38 permettono che determinate rivalutazioni vengano trasferite alla voce in questione.
- IAS 29 tratta specificamente di utili portati a nuovo non distribuiti nel caso in cui venga nuovamente
redatto lo stato patrimoniale per effetto dell’iperinflazione
- IAS 30 richiede che determinate somme che sono iscritte a fronte di generici rischi bancari debbano essere
trattate come appropriazione di utili portati a nuovo.
- IAS 39 richiede che debbano essere fatte rettifiche agli “utili portati a nuovo”

Ciononostante lo IAS 1 non fa riferimento agli utili, ma parla invece di “profitti accumulati o perdite” (il ter-
mine inglese utilizzato è accumulated profit or loss).

Fondazione Luca Pacioli 63


“studi”

1. Contenuto e forma del prospetto delle variazioni del patrimonio netto


secondo gli IAS
Per ciò che riguarda il contenuto, Contenuto
del
prospetto
secondo il paragrafo 86 un’impresa deve presentare, come documento separato del
proprio bilancio, un prospetto che evidenzi:
a) l’utile o la perdita netta d’esercizio;
b) ciascuna voce di ricavo o di costo, provento od onere che, come richiesto da altri
Principi, è imputata direttamente a patrimonio netto, e il totale di questi voci;
c) l’effetto complessivo dei cambiamenti di principi contabili e la correzione di
errori determinanti trattati secondo quanto richiesto dal trattamento contabile
dello IAS 8. (IAS 1, 86).

Un’impresa deve inoltre evidenziare, o in questo prospetto o nelle note esplicative:

d) le operazioni sul capitale con gli azionisti e distribuzione di capitale agli azionisti;
e) il saldo degli utili o perdite accumulati all’inizio dell’esercizio e alla data di
bilancio, e i movimenti dell’esercizio;
f) una riconciliazione tra il valore contabile di ciascuna classe di azioni (cioè una
riconciliazione tra il saldo di apertura e di chiusura di ogni componente del
patrimonio azionario).

Anche in questo caso come già per lo stato patrimoniale ed il conto economico,
viene prescritto un contenuto indicativo che deve essere rispettato. Ciononostante,
si deve ricordare che tale prospetto è costruito in base a quella che è la rappresenta-
zione in bilancio della posta contabile “patrimonio netto”.

A tal proposito il Framework prevede che nella rappresentazione contabile del patri-
monio netto si debba far riferimento alla normativa nazionale55; ne consegue che si
avrà un grado di eterogeneità, in relazione alla legislazione e i principi contabili di
riferimento.

Fornendo un’indicazione più dettagliata del principio enunciato, è richiesta, tra le


altre cose, una presentazione separata dei movimenti dei seguenti componenti del
patrimonio56:
- composizione del capitale sociale
- sovrapprezzo azioni
- riserve legali e altre riserve che si considerano accantonamenti dei profitti o
delle perdite

55 (O ad altri principi contabili). Su tale punto si legga, ad esempio, il paragrafo 66 riguardo alla creazione di
nuove riserve “Possono essere create altre riserve se la normativa fiscale nazionale concede esenzioni o
riduzioni di passività fiscali quando vengono effettuati accantonamenti a tale riserve”, in cui è chiaro il
rimando categorico alla normativa nazionale.
56 D. Cairns, Applying International Accounting Standards, III Edition, Tolley, 2002

Fondazione Luca Pacioli 64


“studi”

- surplus da rivalutazione
- differenze da variazioni di cambio
- profitti o perdite accumulate (utili non distribuiti)

Per quel che riguarda la forma, invece, si deve fare riferimento allo IAS 1, 89 che Forma
del
introduce un duplice metodo di rappresentazione del contenuto. Nel paragrafo prospetto
sopracitato si legge, infatti; le disposizioni del paragrafo 86 (quelle cioè anzidette relati-
ve al contenuto) possono essere soddisfatte in vari modi. L’approccio adottato in molte giu-
risdizioni segue la forma di un prospetto a colonne che riconcilia i saldi di apertura e di
chiusura di ciascun componente di patrimonio netto, incluse le voci da (a) a (f). Una alter-
nativa è quella di presentare una sezione separata di bilancio che evidenzi solo le voci com-
prese tra (a) e (c). Secondo questo approccio le voci da (d) a (f) devono essere incluse nelle
note al bilancio.

I due metodi vengono, per facilità di comprensione schematizzati di seguito, così


come presentati nell’appendice allo IAS 1.

Capitale Sovrapprezzo Riserva di Differenze di Utile Totali


sociale azioni rivalutazione conversione acculmulati

Saldo al 31 Dic. 20-0 X X X (X) X X


Cambiamenti dei criteri contabili (X) (X)
Saldi rettificati X X X (X) X X
Surplus da rivalutazione immobili X X
Deficit da rivalutazione degli investimenti finanziari (X) (X)
Differenze di conversione (X)
Profitti e perdite nette non rilevate a conto economico X (X) X
Utile netto d’esercizio X X
Dividendi (X) (X)
Aumento di capitale sociale X X X
Saldo al 31 dicembre 20-1 X X X (X) X X
Deficit da rivalutazione immobili (X) (X)
Surplus da rivalutazione investimenti X X
Differenze di conversione (X) (X)
Utile e perdite non imputati al conto economico (X) (X) (X)
Utile netto del periodo X X
Dividendi (X) (X)
Aumento di capitale sociale X X X
Saldi al 31 Dic. 20-2 X X X (X) X X

Fondazione Luca Pacioli 65


“studi”

Secondo il metodo alternativo avremo, invece:


2002 2001
Surplus/deficit da rivalutazione immobili (X) X
Surplus/deficit da rivalutazione investimenti X (X)
Differenze di traduzione del bilancio di imprese estere (X) X

Utili netti non rilevati in conto economico X X


Utile netto d’esercizio X X
Totale proventi e oneri rilevati X X
Effetto dei cambiamenti di principi contabili X

Indipendentemente dall’utilizzo di un metodo o dell’altro, osserva il paragrafo 89


dello IAS 1, viene richiesto dal paragrafo 86 un subtotale delle voci in (b) dello IAS
1, 86 (cioè ciascuna voce di ricavo o di costo, provento od onere che, come richiesto da altri
Principi, è imputata direttamente a patrimonio netto, e il totale di questi voci), per consen-
tire agli utilizzatori di conoscere i proventi e gli oneri complessivi derivanti dalle
attività dell’impresa nel corso dell’esercizio.
Si riportano di seguito, nella loro versione originale, alcuni prospetti rilevati in
diversi bilanci redatti secondo i principi contabili internazionali. Dall’osservazione
di questi si deduce un’estrema eterogeneità e varietà di voci. La forma utilizzata è,
quella “tradizionale”, tranne che nell’ultimo esempio:

RWE 31.12.2002
Changes in Equity Balance as of Dividend Redemption of Net profit Balance
12.3.01 payments common shares 31.12.02
Subscribed capital 1.459 - 19 1.440
Capital reserve 1.269 19 1.288
Retained earnings
– Other retained earnings 614 - 315 530 829
Distributable profit 562 - 562 619 619
3.904 - 562 - 315 1.149 4.176

BAYER GROUP 31.12.2002


Capital stock Capital reserves Retained Net income Currency Fair – value – Cash flow Total
of bayer AG of bayer AG earnings translation remeasurement hedges
adjustment of securities
Dec. 31, 2000 1.870 2.942 9.047 1.816 465 0 0 16.410
Jan 1 , 2001 1.870 2.942 9.047 1.816 465 1.339 95 17.454
Changes in stockholders
equity resulting from
contributions and dividend
payments (1.022) (1.022)
Other changes in stockholders’
equity not recognized in net
income 294 (785) (104) (595)
Changes in stockholders’ equity
recognized in net income 794 171 965
Dec.31, 2001 1.870 2.942 9.841 965 759 554 (9) 16.922
Changes in stockholders equity
resulting from capital
contributions and dividend
payments (657) (657)
Other changes in stockholders’
equity not recognized in net
income (1.352) (561) (4) (1917)
Changes in stockholders’ equity
recognized in net income
Dec. 31, 2002 1.870 2.942 10.076 1.060 (593) (7) (13) 15.335

Fondazione Luca Pacioli 66


“studi”

MANDARIN ORIENTAL 31.12.2001 (prospetto “scalare”, riconciliazione dei saldi di apertura e di chiusura)

2001 2000
US $m US $m

At 1 January
- as previously reported 981.8 826.7
- changes in accounting policy (389.5) (299.1)
(refer Principal Accounting Policies (E) & (F)) 592.3 527.6
- effect of adopting IAS 39 (2.3) -------
(refer Principal to Accounting Policies (Q)) 590.0 527.6

Revaluation of properties
- net revaluation (deficit)/ surplus (7.8) 15.5
- deferred tax 1.7 (2.8)

Net exchange translation differences


- amount arising in year (8.9) (27.7)

Fair value gains on financial assets 0.2 -

Cash Flow hedges


- fair value losses (2.0) -

Net (losses)/gains not recognized in consolidated profit and loss (16.8) (15.0)
account

Profit after tax and minority interests 3.6 13.4

Dividends (11.5) (10.3)

Convertible bonds issue equity component - 4.6

Equity rights issue -------- 72.0

At 31 December 565.3 592.3

2. Normativa italiana e comparazione


Si deve anzitutto ricordare che in Italia è stato introdotto solo recentemente l’obbli-
go di redazione del prospetto. Il testo dell’art. 2427 punto 4, modificato dal D.Lgs.
n. 6/2003 adesso recita: “(la nota integrativa deve indicare, oltre a quanto stabilito da
altre disposizioni)... le variazioni intervenute nella consistenza delle altre voci dell’attivo e
del passivo; in particolare, per le voci del patrimonio netto, per i fondi e per il trattamento di
fine rapporto, la formazione e le utilizzazioni”.

Accanto a questa modifica il nuovo punto 7-bis dell’art. 2427 c.c. stabilisce che le
voci di patrimonio netto debbono essere indicate analiticamente, con specificazione
in appositi prospetti della loro origine, possibilità di utilizzazione e distribuibilità,
nonché della loro avvenuta utilizzazione in esercizi precedenti. Si ricordi che prima

Fondazione Luca Pacioli 67


“studi”

delle modifiche, il principio contabile nazionale n. 12 aveva auspicato l’inclusione


obbligatoria di tale prospetto nel bilancio al fine di comprendere e fornire una valu-
tazione della situazione patrimoniale e finanziaria, nonché il risultato economico
dell’esercizio.

Nell’ambito dei principi contabili italiani, il numero 28 si occupa nello specifico di Principio
contabile
patrimonio netto. In particolare, oltre ad analizzare le voci che lo compongono, il n. 28
principio elenca e fornisce una breve spiegazione delle possibili cause di variazione
della voce, che dovranno essere in seguito schematizzate nel “prospetto delle variazio-
ni nelle poste del patrimonio netto”.

Al punto II di tale principio vengono esaminati gli aumenti e le riduzioni di capita-


le sociale. I primi vengono divisi in:
– aumento reale, (aumento mediante conferimenti, aumento mediante conversio-
ne di obbligazioni);
– aumento nominale;
– aumento misto, sia, cioè reale che nominale.

Per quel che riguarda le riduzioni vengono individuate sei fattispecie:


- riduzione del capitale sociale per esuberanza (art. 2445 c.c.)
- riduzione per perdite (art. 2446 e 2447 c.c.)
- riduzione per recesso del socio (art. 2437 c.c.)
- riduzione per morosità (art. 2344 c.c.)
- riduzione per mancato rispetto delle norme che disciplinano l’acquisto di azio-
ni proprie (art. 2357 c.c.) e della società controllante (art. 2359 – ter e 2359 – qua-
ter c.c.)

Ancora il punto III enuncia tutte le “Altre variazioni delle poste del patrimonio
netto” che non sono ricomprese nell’elenco di cui al punto precedente. Tali voci
sono, ad esempio, destinazione dell’utile (la destinazione a specifiche riserve, la
destinazione a particolari classi di soggetti, i vincoli alla distribuzione previsti dagli
articoli 2433 e 2426 numero 5, corresponsione di acconti sui dividendi) o destinazio-
ne delle riserve (a copertura delle perdite, all’aumento del capitale nominale o
destinazione delle riserve alla distribuzione tra i soci).

Sempre dal principio contabile 28 sono individuate le principali differenze in mate- Differenze
con P.C.
ria di patrimonio netto. Per comodità di lettura tali differenze vengono riportate di
seguito:

1) Il documento interpretativo SIC 17 prescrive che i costi connessi all’emissione di


nuove azioni devono essere portati in detrazione dell’ammontare incassato a
seguito dell’aumento reale del capitale. In Italia tale trattamento contabile non è
possibile in caso di emissione alla pari e conseguentemente non è seguito nep-
pure in caso di emissione con sovrapprezzo; i costi di emissione sono pertanto
imputati al conto economico.

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“studi”

2) I documenti che permettono o impongono la valutazione delle attività al valore


corrente impongono la contabilizzazione della contropartita nel patrimonio
netto tramite l’appostazione di una riserva (IAS 16 e 38) o permettono tale tipo
di contabilizzazione, con successiva imputazione al conto economico al momen-
to della realizzazione (IAS 39). In Italia la valutazione delle attività al valore cor-
rente non è ammessa per le società mercantili e industriali e pertanto non si
pone il problema dell’imputazione della contropartita dell’incremento di valore.

3) Le riserve di rivalutazione previste dall’allowed treatment dallo IAS 16 e IAS 38


(valutazione a valore corrente) devono essere ridotte in caso di perdita di valore
delle relative immobilizzazioni conseguente alla valutazione a valore corrente.
In Italia le perdite di valore di beni rivalutati non hanno effetto sulla riserva di
rivalutazione, ma si contabilizzano nel conto economico.

4) Lo IAS prescrive che i dividendi non ancora deliberati alla data del bilancio non
possono essere contabilizzati tra le passività. Se la deliberazione o la proposta
intervengono tra la chiusura dell’esercizio o l’approvazione, se ne deve dare
notizia nelle note al bilancio, oppure l’importo destinato alla distribuzione può
essere mostrato come componente separato del Patrimonio Netto. Quest’ultima
disposizione non è applicabile in Italia perché, a eccezione di casi particolari
determinati da norme speciali, solo l’assemblea può intervenire sulla composi-
zione e sull’utilizzo delle poste di patrimonio netto

5) Il documento interpretativo SIC 16 stabilisce che le azioni proprie non devono mai
essere contabilizzate nell’attivo, ma portate sempre in detrazione del patrimonio
netto (o del capitale). Nel conto economico non possono essere contabilizzati utili,
né perdite connessi a vendite, emissione o annullamento di azioni proprie. Gli
acquisti e le vendite di azioni proprie devono essere presentati in bilancio come
variazioni del Patrimonio Netto. L’articolo 2424 c.c. stabilisce che gli acquisti e le
vendite delle azioni proprie devono essere presentati in bilancio come variazioni
del Patrimonio Netto. Lo stesso articolo prevede che le azioni proprie siano iscritte
nelle attività finanziarie nelle voci B. III. 4 o C. III. 5 dell’attivo.

6) Lo IAS 8 prescrive che le correzioni di errori vengano contabilizzate correggen-


do i saldi di apertura compresi i dati comparativi dell’esercizio precedente, in
modo da presentare il bilancio come se l’errore non fosse mai stato commesso: in
pratica si devono correggere le voci patrimoniali con contropartita gli utili di
esercizi precedenti. In Italia, pur in assenza allo stato di un principio contabile in
materia, tale prassi non sembra possibile o comunque non praticata.

7) Lo IAS 8 prescrive che in caso di applicazione di un nuovo principio contabile


il trattamento contabile preferito è quello della rettifica degli esercizi preceden-
ti, in modo da presentare la situazione che si sarebbe ottenuta se l’impresa
avesse sempre applicato il nuovo principio contabile. Per quanto riguarda i
bilanci italiani si rimanda a quanto espresso al punto precedente.

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“studi”

8) In generale le conseguenze fiscali di operazioni o valutazioni che sono state con-


tabilizzate con diretta contropartita nel Patrimonio Netto si imputano alla stessa
voce del patrimonio e non al conto economico (SIC 25). In Italia il principio con-
tabile n. 25, trattamento contabile delle imposte sul reddito, prevede l’imputa-
zione diretta al patrimonio netto solo per le imposte differite57.

Tali differenze avranno ovvie ripercussioni nel momento in cui si andrà a redigere
il prospetto delle variazioni del patrimonio netto. Il principio contabile nazionale
12 afferma, infatti, che le variazioni delle poste del patrimonio netto, che rientrano
tra quelle richieste dal legislatore con la denominazione generica di variazioni
intervenute nella consistenza delle voci dell’attivo e del passivo, devono essere
fornite per tutte le voci elencate nello schema dello stato patrimoniale sotto la let-
tera A del passivo con l’indicazione degli incrementi, decrementi e semplici trasfe-
rimenti.

Sulla base del principio e di quanto detto sinora, il contenuto del prospetto delle
variazioni includerà, tra gli altri:

- la composizione del capitale sociale;


- le riserve di capitale;
- le riserve legali e statutarie;
- le riserve speciali;
- le riserve facoltative;
- gli utili e le perdite di esercizi precedenti riportati a nuovo;
- l’utile o la perdita dell’esercizio.

In questo devono, inoltre, essere evidenziati:


– i valori dei singoli conti all’inizio dell’esercizio;
– il dettaglio dei movimenti, (non includendo compensazioni tra variazioni di
segno opposto relative a singole voci);
– i valori dei singoli conti a fine esercizio.

La forma prevista, invece, non differisce da quella proposta del principio contabile
internazionale. Se ne riporta, in seguito, un esempio previsto dal principio contabi-
le italiano. Si ricordi che l’utilizzo di tale forma non è obbligatorio, secondo il prin-
cipio contabile, e che viene, consentita la presentazione di forme alternative quali
quella scalare, già esposta in precedenza ad es. nel bilancio Mandarin Oriental.

Di seguito si riporta un prospetto delle variazioni del patrimonio netto redatto


secondo il principio contabile nazionale n. 28.

57 Un’ulteriore differenza rilevabile, che esula dal profilo normativo, riguarda il fatto che, nell’ambito dei prin-
cipi contabili internazionali, il prospetto viene spesso fornito per sintetizzare i movimenti di due esercizi.

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“studi”
PROSPETTO DEI MOVIMENTI DEL PATRIMONIO NETTO SECONDO IL PRINCIPIO CONTABILE NAZIONALE N. 28

VOCI CONSISTENZA AUMENTI DI AUMENTI DI CONVERSIONE DI RIDUZIONI DI PAGAMENTO DEI ALTRE ALTRE UTILE (PERDITA) CONSISTENZA
INIZIALE CAPITALE CAPITALE OBBLIGAZIONI CAPITALE DIVIDENDI DESTINAZIONI VARIAZIONI D’ESERCIZIO FINALE
GRATUITI E DEBITI DELL’UTILE
CAPITALE SOCIALE
RISERVA DA SOVRAPPREZZO
DELLE AZIONI
RISERVA DA RIVALUTAZIONE
RISERVA LEGALE
RISERVA AZIONI PROPRIE
IN PORTAFOGLIO
RISERVE STATUTARIE
ALTRE RISERVE
UTILI (PERDITE) PORTATI
A NUOVO
UTILI (PERDITA)
DELL’ESERCIZIO
TOTALE
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“studi”

GLOSSARIO INGLESE - ITALIANO

Accrual basis Principio della competenza


Administration expenses Spese amministrative
Amortisation Ammortamento
Asset Attività
Capital reserve Riverve di capitale
Capital gain Plusvalenza
Common share Azione ordinaria
Debenture Obbligazione
Deferred tax Imposta differita
Deferred tax asset Attività fiscale differita
Deferred tax liability Passività fiscale differita
Depreciation Ammortamento, deprezzamento, svalutazione
Disclose (to) Evidenziare, indicare, informare
Disclosure Informazione, illustrazione
Discount Attualizzazione
Distributable profits Profitti distribuibili
Distributable reserves Riserve distribuibili
Dividend Dividendo
Earnings per share Utile per azione
Equity Patrimonio netto
Equity instruments Strumento rappresentativo di p. netto
Equità method Criterio del patrimonio netto
Expense Costo, spesa
Extraordinary item Componente straordinario
Fair Corretto
Fair presentation Quadro fedele
Fair value Fair value
Faithful Fedele
Financial Assets Attività finanziarie
Financial Instrument Strumento finanziario
Financial Liability Passività finanziaria
Financial position Situazione patrimoniale e finanziaria
Framework Quadro sistematico
Gain Profitto, provento, plusvalenza (capital
Goodwil Avviamento
Gross Lordo
Hedge Copertura (di rischio)
Hedge accounting Contabilizzazione di copertura
Hedging Copertura
Historical cost Costo storico
Impairment Riduzione durevole di valore
Income Reddito, utile, provento
Income statement Conto economico
Income taxes Imposte sul reddito
Intangible asset Attività immateriale
Interest Interesse, partecipazione
Interest expense Interessi passivi
Interest income Interessi attivi
Inventories Rimanenze, scorte di magazzino

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Investiment Investimento, partecipazione


Item Bene, elemento, posta, voce
Joint venture Joint venture
Lease payment Canone di leasing
Leasing Contratto di locazione finanziaria
Lessee Locatario
Liability Passività
Loan Prestito
Long Term Immobilizzato, a lungo termine
Loss Onere, perdita
Market risk Rischio di mercato
Market value Valore di mercato
Materiality Rilevanza
Maturity Maturazione, scadenza
Measurement Valutazione
Minority interest Quota di pertinenza di terzi
Negative goodwill Avviamento negativo
Net profit Utile
Non-current Immobilizzato
Non-monetary In natura
Non-monetary asset Attività non monetaria
Non-monetary liability Passività non monetaria
Off-setting Compensazione
Operating Operativo
Operating cycle Ciclo operativo
Operating expense Spese operative
Ordinary activities Attività ordinaria
Ordinary share Azione ordinaria
Overdraft Scoperto bancario in conto corrente
Overheads Spese generali
Own shares Azioni proprie
Payable Debito
Pension Indennità, pensione
Plant Fabbricato industriale, impianto
Preference share Azione privilegiata
Prepaid expense Risconto attivo
Present value Valore attuale
Presentation Esposizione (in bilancio), struttura
Pre-tax profit Utile ante-imposte
Profit Profitto, utile
Property Immobile, immobili, bene
Provision Accantonamento, fondo, disposizione
Prudence Prudenza
Raw material Materia prima
Realizable Realizzabile
Realizable amount Valore di realizzo
Receivable Credito
Recognition Contabilizzazione, rilevazione contabile
Recoverable amount Valore di realizzo
Relevance Significatività
Relevant Relativo
Reliable Attendibile

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Rent Canone di locazione


Replacement cost Costo di sostituzione
Research Ricerca
Residual value valore residuo
Retained earnings riserve, utili portati a nuovo
Revenue Ricavi
Security Titolo mobiliare, garanzia
Set-off Compensazione
Set-off (to) Compensare
Settlement Estinzione, adempimento, pagamento, definizione di
rapporti, trasferimento
Share Azione
Share (to) Partecipare
Shareholders Azionisti
Solvency Solvibilità
Standard Principio contabile
Substance Contenuto, sostanza
Supplier Fornitore
Tangible asset Attività materiali
Tax base Base imponibile
Understate (to) sottostimare
Useful life Vita utile
Value in use Valore in uso
Withdraw (to) Eliminare, ritirarsi
Work in process Semilavorato
Write down (to) Svalutare
Write off (to) Stornare, depennare
Write-off Storno

Fondazione Luca Pacioli 74


“studi”

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