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I e CO
ESAM
ELEMENTI DI
CONTABILITÀ
DI STATO E DEGLI
ENTI PUBBLICI
U Documenti di bilancio e rendiconti
della gestione
U Gestione finanziaria, patrimoniale
e attività contrattuale
U Responsabilità e controlli
XXI Edizione
SIMONE
EDIZIONI GIURIDICHE ®
2. Cenni storici
La contabilità di Stato è nata come insieme di criteri tecnici e ragionieristici mediante i
quali sono contabilizzate le operazioni di gestione dello Stato. Progressivamente, però, queste
operazioni contabili furono inserite in un sistema di norme che si sovrapposero all’originario
elemento strettamente contabile, costituendo un complesso giuridico omogeneo.
Il modello statuale, quale si è andato sviluppando nello scorso secolo, si è trovato nella
necessità di organizzare efficientemente la sua attività finanziaria consistente per l’appunto nel
reperimento dei mezzi economici necessari al perseguimento dei suoi scopi, nella corretta ge-
stione dei beni e nella precisa organizzazione contabile dei suoi uffici amministrativi.
La stessa Costituzione repubblicana ha, d’altra parte, conferito il crisma dell’ufficialità a
questa evoluzione istituzionale e giuridica sancendo l’estensione del concetto di contabilità di
Stato a quello di contabilità pubblica nell’art. 103, laddove così si esprime: «La Corte dei con-
ti ha giurisdizione nelle materie di contabilità pubblica e nelle altre specificate dalla legge».
Capitolo Primo - Fonti normative 7
pubblica. Tale delega è stata attuata con il D.Lgs. 118/2011; il quale ha al-
tresì imposto alle AUSL di redigere i propri bilanci attenendosi a uno sche-
ma contenuto nell’allegato 2 al decreto stesso.
1. L’amministrazione finanziaria
Soggetto primario dell’attività finanziaria è lo Stato, per la molteplicità
dei compiti di interesse generale ad esso affidati. Tuttavia, rientra nell’or-
ganizzazione finanziaria statale tutto il complesso d’organi e uffici, dipen-
denti da più ministeri, per mezzo dei quali lo Stato persegue concretamen-
te i suoi fini in materia di entrate e di spese pubbliche.
La gestione finanziaria dello Stato è affidata a partire dalla XIV legisla-
tura al Ministero dell’economia e delle finanze nato dall’accorpamento del
Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica con
il Ministero delle finanze.
Questo è quanto stabilito dal D.Lgs. 300/1999, emanato su delega della
L. 57/1999 (cosiddetta legge Bassanini), provvedimento che insieme agli
altri decreti delegati ha riorganizzato il modello ministeriale su nuove basi.
14) evoluzione normativa dei bilanci pubblici. Analisi, studio e ricerca economica sugli im-
patti delle politiche settoriali nelle materie di sua competenza.
Il Dirigente preposto alla guida del Dipartimento è il Ragioniere generale dello Stato.
Il Centro nazionale di contabilità pubblica istituito presso il Dipartimento è stato sostitu-
to nelle funzioni svolte dall’Ispettorato generale per la contabilità e la finanza pubblica.
Il sistema delle ragionerie del Dipartimento è formato:
1. dagli Uffici centrali del bilancio;
2. dall’Ufficio centrale di ragioneria presso l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Sta-
to (fino all’inizio dell’attività dell’agenzia fiscale che sostituirà l’Amministrazione stessa);
3. dalle Ragionerie territoriali dello Stato (istituite dal D.P.R. 43/2008).
Gli Uffici centrali del bilancio sono istituiti presso tutte le amministrazioni centrali (mi-
nisteri con portafoglio). Essi svolgono le seguenti funzioni (art. 11 D.P.R. 43/2008):
— concorrono alla formazione del bilancio dei singoli Ministeri valutando gli oneri derivan-
ti dalle funzioni e dai servizi istituzionali, dai programmi e progetti presentati dalle am-
ministrazioni a livello di programmi o di singolo capitolo; curano la compilazione dei ren-
diconti ministeriali;
— possono controllare anche a campione la regolarità amministrativa e contabile; tengono le
scritture contabili e registrano gli impegni di spesa derivanti dai provvedimenti assunti da-
gli uffici amministrativi, sotto la responsabilità dei dirigenti competenti;
— effettuano, anche a campione, il riscontro amministrativo e contabile dei rendiconti am-
ministrativi che devono redigere i funzionari delegati e dei conti giudiziali resi dagli agen-
ti contabili;
— ricevono dalle amministrazioni tutte le informazioni relative alla contabilità economica
redatta per centri di costo, secondo quanto stabilito dal D.Lgs. 279/1997;
— svolgono secondo la loro competenza la funzione di vigilanza sul rispetto dei limiti di spe-
sa delle amministrazioni pubbliche secondo quanto stabilito dal D.L. 194/2002, converti-
to dalla L. 246/2002;
— provvedono al controllo e alla contabilizzazione delle entrate dello Stato per centro di re-
sponsabilità e alla tenuta del conto del patrimonio;
— valutano, in sede di applicazione delle norme di spesa e minore entrata, la congruenza delle
clausole di copertura finanziaria dei provvedimenti legislativi (art. 1, comma 470, L. 296/2006).
Infine, ai sensi dell’art. 27 della legge di contabilità (R.D. 2440/1923), gli Uffici centrali
del bilancio vigilano sull’osservanza delle norme che riguardano:
a) la conservazione del patrimonio dello Stato;
b) l’esatto accertamento delle entrate;
c) la regolare gestione dei fondi di bilancio.
Le Ragionerie territoriali dello Stato sono organi locali del MEF, dipendono organica-
mente dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e svolgono le funzioni spettanti
al Dipartimento stesso su base regionale, interregionale e interprovinciale. A livello territoria-
le svolgono le funzioni di competenza del Dipartimento dell’amministrazione generale del per-
sonale e dei servizi. Esse si articolano in uffici dirigenziali non generali, i quali provvedono al
monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica con riferimento alle realtà istituzionali; sono
18 Parte Prima - Fonti e soggetti della contabilità pubblica
responsabili del controllo di regolarità amministrativo-contabile su tutti gli atti dai quali discen-
dono effetti finanziari per il bilancio dello Stato, la vigilanza su enti, uffici e gestioni a caratte-
re locale e le altre competenze necessarie al funzionamento dei servizi, nonché le funzioni che
prima erano svolte a livello territoriale dalle direzioni territoriali dell’economia e delle finanze
in seguito all’emanazione dei decreti di cui all’art. 2, co. 1ter, D.L. 40/2010, conv. in L. 73/2010.
4. Le agenzie fiscali
Una delle innovazioni più significative introdotta dal D.Lgs. 300/1999
è l’istituzione delle agenzie fiscali.
Le agenzie istituite dall’articolo 57 sono quattro, denominate: delle en-
trate, delle dogane, del territorio e del demanio, dotate di personalità giuridi-
ca di diritto pubblico. L’Agenzia del demanio è un ente pubblico economico.
Le agenzie fiscali sono divenute esecutive dal 1° gennaio 2001 (art. 1
D.M. 28-12-2000); successivamente il D.Lgs. 173/2003 ha apportato delle
modifiche all’organizzazione e ai compiti delle stesse.
Le agenzie fiscali sono le seguenti:
1. Agenzia delle entrate
Ad essa sono attribuite le funzioni relative all’amministrazione, alla ri-
scossione e al contenzioso delle imposte dirette, dell’IVA e di tutte le al-
tre imposte, diritti o entrate erariali o locali, entrate anche di natura ex-
tratributaria, già di competenza del dipartimento delle entrate o affidati
alla sua gestione in base alla legge o ad apposite convenzioni stipulate
con gli enti impositori o con gli enti creditori.
L’agenzia ha il compito di perseguire il massimo livello di adempimen-
to degli obblighi fiscali sia attraverso l’assistenza ai contribuenti, sia at-
traverso controlli diretti a contrastare l’inadempimento e l’evasione.
Con deliberazione 30-11-2000, n. 3 è stato approvato il regolamento di con-
tabilità dell’agenzia mentre con provvedimento 36122/2001 è stata disposta
l’organizzazione interna delle strutture di vertice dell’Agenzia delle entrate.
L’Agenzia delle entrate è gestore del sistema di interscambio della fat-
turazione elettronica, di cui all’art. 1, commi 209-212, L. 244/2007; a
Capitolo Secondo - L’apparato economico-finanziario 19
L’attività della Cassa Depositi e Prestiti è sostenuta oltre che dal proprio
patrimonio anche da depositi, fondi provenienti dall’assunzione di prestiti,
fondi rimborsabili sotto forma di libretti di risparmio postale, buoni frutti-
feri postali etc., fondi provenienti dalla assunzione di prestiti.
In base a quanto disposto dal D.L. 78/2009 (art. 8), conv. in L. 102/2009, tali fondi pos-
sono essere impiegati anche per finanziare l’internazionalizzazione delle imprese quando le
operazioni siano assistite da garanzia o assicurazione della SACE S.p.A. (Servizi assicurativi
del Commercio estero).
A partire dai primi anni Novanta, un processo di privatizzazione, tuttora in corso, ha ri-
guardato le più importanti aziende autonome dello Stato: alcune di esse sono state trasforma-
te in società per azioni, altre in ente pubblico economico, per altre ancora la trasformazione,
sebbene già prevista, non è stata ancora attuata.
L’ex azienda autonoma delle ferrovie dello Stato, dapprima trasformata in ente pubblico
economico (L. 17-3-1985, n. 610), è divenuta una società per azioni (delibera CIPE 12-8-1992).
L’amministrazione delle poste e delle telecomunicazioni è divenuta (a seguito del D.L.
1-12-1993, n. 487 convertito in L. 29-1-1994, n. 71) un ente pubblico economico, assumendo
la denominazione di Ente poste italiane; dal 1° marzo 1998 è divenuta una S.p.A.
L’azienda di Stato per i servizi telefonici (ASST) è stata soppressa (L. 29-1-1992, n. 58)
ed i suoi beni sono passati ad una società dell’IRI (IRITEL). In seguito al riassetto generale
del settore, quest’ultima società è confluita (insieme a SIP, Italcable, Telespazio e SIRM) nel-
la TELECOM S.p.A.
L’azienda nazionale autonoma delle strade (ANAS), è stata trasformata in ente pubblico
economico (D.Lgs. 26-2-1994, n. 143) divenendo Ente nazionale per le strade; il D.L. 138/2002
(convertito dalla L. 178/2002) ne aveva disposto la trasformazione in società per azioni. Tut-
tavia la trasformazione è diventata operativa solo con l’entrata in vigore della Finanziaria 2003
(L. 289/2002) che ha previsto per il suo completamento l’emanazione di ben nove decreti mi-
nisteriali. L’Anas S.p.A. è stata poi riordinata dall’art. 36 del D.L. 98/2011, conv. in L. 111/2011.
L’articolo prevede altresì l’istituzione dell’Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali.
Per l’azienda di Stato per gli interventi sul mercato agricolo (AIMA) il D.L. 26-5-1995,
n. 192 aveva disposto la trasformazione in ente pubblico economico (EIMA); tale D.L. non è
stato però convertito in legge. Il D.Lgs. 14-6-1999, n. 165 ha poi disposto la soppressione e la
liquidazione dell’AIMA e la sua sostituzione con l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura
(AGEA). Quest’ultima è un ente di diritto pubblico non economico, le cui competenze sono
state per lo più affidate al Ministero delle politiche agricole e forestali secondo quanto stabili-
to dal D.L. 6-7-2012, n. 95 (cd. Spending review 2), in attesa di conversione.
Per quanto riguarda l’amministrazione dei monopoli di Stato, il D.Lgs. 283/1998 ha isti-
tuito l’Ente tabacchi italiani e ha disposto la sua trasformazione in una o più società per azio-
ni, l’ente infatti ha assunto la denominazione ETI S.p.A. Con D.P.C.M. 19-7-2002 è stata di-
sposta l’alienazione della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze
in ETI S.p.A. Quest’ultima esercita le attività produttive e commerciali già riservate o attribu-
ite all’amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.
Ulteriori norme in materia di messa in liquidazione e privatizzazione di società pubbliche
sono contenute nell’art. 4 del D.L. 95/2012, secondo cui nei confronti delle società controlla-
te direttamente o indirettamente dalle pubbliche amministrazioni pubbliche, come individua-
ta dall’art. 1, co. 2, del D.Lgs. 165/2001 (si veda box a pag. 40), che abbiano conseguito nell’an-
no 2011 un fatturato da prestazione di servizi a favore di pubbliche amministrazioni superio-
re al 90 per cento, si procede, alternativamente:
— allo scioglimento della società entro il 31 dicembre 2013;
— all’alienazione, con procedure di evidenza pubblica (cfr. Cap. II, Parte III), delle parteci-
pazioni detenute alla data di entrata in vigore del decreto 95/2012 entro il 30 giugno 2013
e alla contestuale assegnazione del servizio per cinque anni a decorrere dal 1° gennaio 2014.
24 Parte Prima - Fonti e soggetti della contabilità pubblica
finite enti locali dalla L. 265/1999. Le Regioni sono enti territoriali ma non possono essere
confuse con gli altri enti locali.
dell’albo dei segretari comunali e provinciali, ex art. 102 T.U.E.L., le cui funzioni sono tra-
sferite al Ministero dell’interno.
Con la manovra correttiva dei conti pubblici, D.L. 98/2011 (art. 14, co. 17), conv. in L.
111/2011, è stata disposta la soppressione dell’ICE (Istituto nazionale per il commercio este-
ro); le sue funzioni sono state trasferite al Ministero dello sviluppo economico.
Il D.L. 201/2011, conv. in l. 214/2011, ha previsto dal 1° gennaio 2012 l’accorpamento di
INPDAP ed ENPALS nell’INPS.
Il D.L. 95/2012, art. 12, ha operato un’ulteriore sforbiciata degli enti pubblici, sono stati
infatti soppressi tra gli altri: l’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nu-
trizione); la Fondazione Centro sperimentale di cinematografia; l’Ente nazionale per il micro-
credito. Atri sono stati posti in liquidazione come la Società per lo sviluppo dell’arte, della cul-
tura e dello spettacolo - ARCUS S.p.A.
Glossario
Politica economica: branca della scienza economica che studia l’intervento dello Stato
nell’economia e suggerisce gli strumenti da porre in essere affinché siano raggiunti alcuni
obiettivi considerati socialmente desiderabili.
Programmazione economica e finanziaria: elaborazione di una strategia di politica eco-
nomica globale e di lungo periodo.
Politiche fiscali: insieme di manovre dirette a influenzare il livello della domanda globale
attraverso variazioni della spesa pubblica e della pressione fiscale.
PARTE Seconda
IL bilanciO dello Stato
2. Tipi di bilancio
A) Bilancio economico e bilancio finanziario
Il bilancio, a seconda degli scopi che si propone e dei soggetti che lo
pongono in essere, può assumere varie forme.
30 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
— l’unità. Il principio dell’unità sta ad indicare l’unicità del documento contabile del bilan-
cio dello Stato. In esso devono trovare rappresentazione tutte le entrate e tutte le spese ri-
guardanti l’attività finanziaria dello Stato. Ciò significa che non è possibile destinare il
provento di determinate entrate alla copertura di determinate spese (art. 39 della legge di
contabilità e art. 24 della L. 196/2009);
— la specificazione (o specializzazione). Tale principio è alla base della struttura dei bilanci
statali. Esso afferma la necessità che le entrate e le spese vengano ripartite secondo la na-
tura, la causa e gli effetti che esse comportano sul sistema economico, ponendo un limite
alla discrezionalità dei titolari della gestione. Infatti è solo con l’approvazione parlamen-
tare che le singole unità previsionali di spesa ed entrata acquistano rilevanza giuridica;
— il pareggio. Secondo tale principio, per una corretta gestione deve verificarsi, almeno in
prospettiva, un equilibrio tra le entrate e le spese
Il principio suddetto poteva avere una sua «ratio» allorquando, dominando il concetto di
finanza pubblica neutrale, lo Stato non aveva alcun bisogno e interesse ad indebitarsi.
Oggi invece si ammette che, entro certi limiti, politiche di disavanzo possano avere effet-
ti espansivi sul sistema economico.
Tuttavia, il pareggio continua necessariamente a sussistere per meri fini contabili, e cioè
come bilanciamento del disavanzo che deriva tra le spese e le entrate. Esso è normalmen-
te coperto con il ricorso all’indebitamento pubblico (emissione di obbligazioni, buoni or-
dinari del tesoro etc.);
— l’annualità. Tale principio è rimasto nel sistema della contabilità pubblica nonostante l’in-
troduzione del bilancio pluriennale (art. 20 L. 196/2009). Quest’ultimo, infatti, si affian-
ca semplicemente al bilancio annuale, senza sostituirlo, ed è formulato quasi esclusiva-
mente per fini di programmazione economica. L’annualità sta ad indicare il periodo tem-
porale di riferimento delle cifre esposte in bilancio.
Si prevede comunque una deroga alla regola generale del pareggio del
bilancio al comma 2 dell’art. 81 in caso di eventi eccezionali, quali gravi
recessioni economiche, crisi finanziarie, gravi calamità naturali.
Di importanza fondamentale è il comma 6 del nuovo articolo 81 laddo-
ve si prevede che con legge costituzionale si dovrà stabilire il contenuto del-
la legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare
l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito
del complesso delle pubbliche amministrazioni; tale legge, una sorta di leg-
ge quadro della contabilità, dovrà essere approvata entro il 13 febbraio 2013.
L’art. 5 della L. cost. 1/2012 ne fissa i contenuti e i principi ispiratori.
I quattro commi che compongono l’art. 81 della Costituzione, ante riforma, rappresenta-
no altrettanti punti cardine del nostro sistema di contabilità pubblica e per tale motivo è oppor-
tuna una loro approfondita analisi.
Il primo comma dell’art. 81 delinea una chiara suddivisione dei compiti tra Parlamento
e Governo.
Al Governo viene attribuito, in via esclusiva, il potere di iniziativa legislativa in materia
di legge di bilancio. Tale attribuzione conferma quel potere di indirizzo che, in tutti gli ordi-
namenti democratici, spetta all’esecutivo. Nell’esercizio della sua funzione di indirizzo, inol-
tre, il Governo gode della più ampia discrezionalità, essendo vincolato solo al rispetto delle al-
tre garanzie costituzionali. Il Parlamento, da parte sua, si vede attribuita la tradizionale fun-
zione di controllore politico dell’esecutivo: solo ad esso può spettare l’approvazione del bilan-
cio, approvazione che, a mente dell’art. 72 ultimo comma della Costituzione, può avvenire
solo con procedura normale. L’approvazione dell’Assemblea è finalizzata a:
— garantire una verifica dell’unità di intenti fra Governo e Parlamento (o, meglio, tra
Governo e la maggioranza parlamentare di cui esso è espressione);
— assicurare adeguata pubblicità su contenuto, fini ed indirizzi del bilancio dello Stato;
— tutelare i diritti delle minoranze, grazie al dibattito parlamentare;
— garantire che l’atto di approvazione del bilancio, divenendo atto legislativo, possa es-
sere soggetto al sindacato della Corte Costituzionale.
Si ricordi, inoltre, che l’art. 75 della Costituzione menziona espressamente le leggi di bi-
lancio fra quelle non sottoponibili a referendum abrogativo.
Un’ultima osservazione merita il comma 1 dell’art. 81: con esso la Costituzione confer-
ma la tradizionale cadenza annuale (principio dell’annualità) della stesura ed approvazione
del bilancio.
Un’ulteriore previsione a garanzia delle attribuzioni del Parlamento è contenuta nel 2°
comma dell’articolo in questione. In tale previsione normativa la Costituzione prevede che,
nelle more dell’approvazione parlamentare del bilancio, solo il Parlamento possa, con legge e
comunque per un periodo di tempo non superiore ai quattro mesi, autorizzare la gestione prov-
visoria del bilancio. La norma costituzionale, che codifica una precedente prassi parlamenta-
re, è evidentemente tesa a salvaguardare contemporaneamente le attribuzioni dell’Assemblea
e la continuità dell’azione dell’esecutivo.
A mente del comma 3, art. 81 Cost., è fatto espresso divieto al Parlamento di stabilire nuo-
vi tributi e nuove spese, nell’approvare la legge di bilancio. La previsione si fonderebbe, se-
condo alcuni autori, sulla natura formale della legge di bilancio.
Secondo altri autori, invece, la ratio della disposizione andrebbe ricercata nella volontà,
espressa dal Costituente, di assicurare al Parlamento la massima serenità al momento dell’esame
del bilancio: una tale delicata decisione risulterebbe turbata dall’esigenza pressante di raggiunge-
re un equilibrio tramite l’introduzione di nuovi tributi o nuove spese (BARETTONI ARLERI).
A prescindere, però, dalla natura della legge di bilancio, maggiori perplessità suscita il
comma 3 alla luce della considerazione che il bilancio, nei moderni sistemi economici, rap-
presenta il momento in cui lo Stato programma e coordina il proprio intervento nel campo eco-
nomico. Tale funzione (ben diversa da quella tipicamente svolta dallo Stato liberale «limita-
to») risulta vincolata in modo anacronistico proprio dall’art. 81, comma 3: ai limiti costituzio-
Capitolo Primo - Il bilancio di previsione e le modificazioni 37
nali si è perciò cercato di porre rimedio, nel 1978, con l’istituzione della legge finanziaria (poi
sostituita, ex L. 196/2009, con la legge di stabilità cfr. §10).
Fortemente voluto da Einaudi (che mirava in tal modo a responsabilizzare i singoli parla-
mentari e ad evitare «la soverchia facilità della pubblica spesa»), il comma 4 prevede l’obbli-
go che «ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi
fronte». È stata così ripresa (ed ampliata con l’estensione anche al Parlamento) la previsione
dell’art. 43 della legge di contabilità generale del 1923. L’indicazione dei mezzi di copertura
deve avvenire al momento dell’approvazione del disegno di legge o al momento dell’emana-
zione del decreto legge, così da assicurare una serena valutazione di tutte le conseguenze eco-
nomiche e finanziarie del provvedimento.
4. Le clausole di salvaguardia
Il comma 1 dell’art. 17 L. 196/2009 così recita: «(…) ciascuna legge che
comporti nuove o maggiori oneri indica, espressamente, per ciascun anno
e per ogni intervento da essa previsto, la spesa autorizzata, che si inten-
de come limite massimo di spesa, ovvero le relative previsioni di spesa,
definendo una specifica clausola di salvaguardia, (…), per la compensa-
Capitolo Primo - Il bilancio di previsione e le modificazioni 39
6. Gli oneri a carico dei bilanci delle amministrazioni e degli enti pub-
blici
L’art. 19 impone l’obbligo, nel caso di leggi che comportano maggiori
oneri a carico dei bilanci di amministrazioni pubbliche, di indicare tali
oneri e la relativa copertura finanziaria riferita ai bilanci stessi (annuali
e pluriennali).
L’obbligo di copertura finanziaria viene stabilito anche per le regioni e
le province autonome di Trento e di Bolzano per gli oneri posti a carico
della finanza regionale e della finanza di altre amministrazioni pubbli-
che anche attraverso il conferimento di nuove funzioni o la disciplina
delle funzione ad esse attribuite. Deve essere seguita la procedura indi-
cata nell’articolo 17 della L. 196/2009 che abbiamo si qui analizzato.
In allegato al DEF:
— sono indicati gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica;
— deve risultare un’unica relazione di sintesi sugli interventi realizzati nelle aree sotto
utilizzate, presentata dal Ministro dello sviluppo economico alle Camere, entro il 10 apri-
le dell’anno successivo a quello di riferimento. In essa si evidenziando il contributo dei
fondi nazionali addizionali, e i risultati conseguiti, con particolare riguardo alla coesione
sociale e alla sostenibilità ambientale, nonché alla ripartizione territoriale degli interventi;
— è presentato il programma predisposto ai sensi dell’articolo 1, comma 1, L. 443/2001
(Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici ed
altri interventi per il rilancio delle attività produttive), e lo stato di avanzamento del pro-
gramma stesso relativo all’anno precedente, predisposto dal Ministro delle infrastrutture
e dei trasporti;
— è presentato un documento, predisposto dal Ministro dell’ambiente e della tutela del ter-
ritorio e del mare, sentiti gli altri Ministri interessati, sullo stato di attuazione degli im-
pegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, in coerenza con gli ob-
blighi internazionali assunti dall’Italia in sede europea e internazionale, e sui relativi in-
dirizzi;
— il Ministro dell’economia e delle finanze trasmette un rapporto sullo stato di attuazio-
ne della L. 196/2009 con particolare riferimento alle attività svolte per la realizzazione
della nuova organizzazione del bilancio dello Stato e dei bilanci delle altre amministra-
zioni pubbliche, evidenziando il collegamento tra la nuova struttura del bilancio e la nuo-
va organizzazione delle amministrazioni pubbliche in attuazione della L. 15/2009 (cd. leg-
ge Brunetta), nonché dello stato di attuazione delle disposizioni di cui alla lettera h) del
comma 2 dell’art. 2 della L. 42/2009.
d) in coerenza con gli obiettivi di cui alla sezione prima del DEF lettera e),
e con i loro eventuali aggiornamenti, il contenuto del Patto di stabilità
interno e le sanzioni previste ai sensi dell’articolo 17, comma 1, lettera
e), della L. 42/2009 (Delega al Governo in materia di federalismo fisca-
le) da applicare nel caso di mancato rispetto di quanto previsto dal Pat-
to di stabilità interno, nonché il contenuto del Patto di convergenza e le
misure atte a realizzare il percorso di convergenza previsto dall’artico-
lo 18 della citata legge n. 42 del 2009.
Se si rende necessario modificare uno degli obiettivi di finanza pubbli-
ca, il Governo, entro il 10 settembre, invia le linee guida per la ripartizio-
ne degli obiettivi di cui alla sezione prima, lettera e), del DEF alla Confe-
renza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, per il pre-
ventivo parere, da esprimere entro il 15 settembre. Entro il 10 settembre
le linee guida sono trasmesse alle Camere; a queste ultime deve essere tra-
smesso anche il parere della Conferenza.
La Nota di aggiornamento è corredata delle relazioni programmatiche sulle spese di in-
vestimento per ciascuna missione di spesa del bilancio dello Stato e delle relazioni sullo sta-
to di attuazione delle relative leggi pluriennali. Per ciascuna legge pluriennale di spesa in
scadenza, il Ministro competente valuta se permangono le ragioni che a suo tempo ne aveva-
no giustificato l’adozione, tenuto anche conto dei nuovi programmi da avviare. A tali relazio-
ni il Ministro dell’economia e delle finanze deve allegare un quadro riassuntivo di tutte le
leggi di spesa a carattere pluriennale.
In apposita sezione del quadro riassuntivo citato è esposta, in allegato, la ricognizione dei
contributi pluriennali iscritti nel bilancio dello Stato, con specifica indicazione di quelli at-
tivati e delle eventuali ulteriori risorse, anche non statali, che concorrono al finanziamento
dell’opera nonché dell’ammontare utilizzato. I Ministeri competenti comunicano al MEF, en-
tro il 30 giugno, tutti i dati necessari alla predisposizione dell’allegato. Quando sarà comple-
ta l’attivazione delle procedure di monitoraggio previste dall’articolo 30 della L. 196/2009, la
sezione di cui sopra dovrà dare conto della valutazione degli effetti sui saldi di finanza pubbli-
ca dei contributi pluriennali iscritti nel bilancio dello Stato.
In allegato alla Nota di aggiornamento devono essere indicati eventuali disegni di leg-
ge collegati alla manovra di finanza pubblica.
Qualora per finalità analoghe a quelle di cui alla lettera a) su menzionata, ovvero per il ve-
rificarsi di eventi eccezionali, s’intenda aggiornare gli obiettivi programmatici di cui alla se-
zione prima del DEF lettera e), ovvero in caso di scostamenti rilevanti degli andamenti di fi-
nanza pubblica rispetto ai medesimi obiettivi che rendano necessari interventi correttivi, il Go-
verno trasmette una relazione al Parlamento nella quale indica le ragioni dell’aggiornamen-
to ovvero degli scostamenti, nonché gli interventi correttivi che si prevede di adottare.
46 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
L’introduzione della finanziaria, nel 1978, aveva però dato luogo a non pochi problemi
(espansione della spesa pubblica, ingorgo decisionale), così che una sua riforma era divenuta
improcrastinabile.
Con la L. 208/1999, il contenuto della legge finanziaria è sensibilmente mutato ed è stato,
poi, ulteriormente modificato dal D.L. 194/2002 (convertito dalla L. 246/2002). Il provvedi-
mento del 1999 ha stabilito, infatti, che la legge finanziaria non può contenere norme di dele-
ga, di carattere ordinamentale oppure organizzatorio, ma solo norme che hanno effetti finanzia-
ri a partire dal primo anno considerato nel bilancio pluriennale; inoltre la L. 208/1999 ha eli-
minato il collegato di sessione, riversando il suo contenuto nella legge finanziaria, e introdotto
i collegati fuori sessione; essi infatti possono essere approvati anche dopo il 31 dicembre.
B) La legge di stabilità
La L. 196/2009, così come configurato nel disegno di legge, ha confer-
mato la voltontà del legislatore di rendere più snello questo strumento, nel
quale infatti non possono essere inserite disposizione direttamente finaliz-
zate al sostegno e al rilancio dell’economia, né norme di delega o di carat-
tere ordinamentale e organizzatorio né interventi di natura localistica o mi-
crosettoriale. Il disegno di legge di stabilità viene presentato dal Governo
al Parlamento entro il 15 ottobre.
Alla legge di stabilità è demandata, art. 11 comma 2, la definizione an-
nuale del quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel
bilancio pluriennale; essa per il medesimo periodo è lo strumento attraver-
so il quale sono regolate annualmente le grandezze previste dalla legisla-
zione vigente per adeguare gli effetti finanziari agli obiettivi.
Quanto al contenuto specifico della legge di stabilità, esso è elencato al comma 3 dell’art. 11:
— il livello massimo del ricorso al mercato finanziario e del saldo netto da finanziare in ter-
mini di competenza, per ciascuno degli anni considerati dal bilancio pluriennale;
— le variazioni delle aliquote, delle detrazioni e degli scaglioni, le altre misure che incidono
sulla determinazione del prestazione, afferenti a imposte dirette e indirette, tasse, canoni,
tariffe e contributi in vigore, con effetto di norma dal 1º gennaio dell’anno cui essa si ri-
ferisce, nonché le correzioni delle imposte conseguenti all’andamentodell’inflazione. È
fatto salvo quanto previsto dalla L. 42/2009, con riferimento ai tributi, alle addizionali e
alle compartecipazioni delle regioni e degli enti locali;
— gli importi dei fondi speciali previsti dall’articolo 18 e le corrispondenti tabelle;
— gli importi, in apposita tabella, con le relative aggregazioni per programma e per missio-
ne, della quota da iscrivere nel bilancio di ciascuno degli anni considerati dal bilancio plu-
riennale per le leggi di spesa permanente, la cui quantificazione è rinviata alla legge di sta-
bilità, con esclusione delle spese obbligatorie;
— gli importi, in apposita tabella, con le relative aggregazioni per programma e per missio-
ne, delle quote destinate a gravare su ciascuno degli anni considerati per le leggi che di-
48 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
spongono spese a carattere pluriennale in conto capitale, con distinta e analitica eviden-
ziazione dei rifinanziamenti, delle riduzioni e delle rimodulazioni;
— gli importi, in apposita tabella, con le relative aggregazioni per programma e per missio-
ne, delle riduzioni, per ciascuno degli anni considerati dal bilancio pluriennale, di autoriz-
zazioni legislative di spesa di parte corrente;
— l’importo complessivo massimo destinato, in ciascuno degli anni compresi nel bilancio
pluriennale, al rinnovo dei contratti del pubblico impiego;
— le altre regolazioni meramente quantitative rinviate alla legge di stabilità dalle leggi vi-
genti;
— le norme che comportano aumenti di entrata o riduzioni di spesa, restando escluse quelle
a carattere ordinamentale ovvero organizzatorio ad eccezione di quelle necessarie al ri-
spetto del Patto di stabilità interno e quello di convergenza;
— le norme recanti misure correttive degli effetti finanziari delle leggi di cui all’articolo 17,
comma 13;
— le norme eventualmente necessarie a garantire l’attuazione del Patto di stabilità interno,
nonché a realizzare il Patto di convergenza.
nato sulla base delle modifiche apportate dal Parlamento al disegno di legge, è allegato
alla legge di stabilità;
— è accompagnato dalla nota tecnico-illustrativa (art. 7, comma 2, lett. c). La nota è un do-
cumento conoscitivo di raccordo tra il disegno di legge di bilancio presentato alle Came-
re e il conto economico delle pubbliche amministrazioni; essa espone: i contenuti della
manovra, i relativi effetti sui saldi di finanza pubblica articolati nei vari settori di inter-
vento, e i criteri utilizzati per la quantificazione degli stessi.
In allegato alla relazione al disegno di legge di stabilità sono indicati i provvedimenti
legislativi adottati nel corso dell’esercizio per assicurare il rispetto dell’art. 81 comma 4 della
Costituzione, con i relativi effetti finanziari, nonché le ulteriori misure correttive degli effetti
finanziari stessi.
La spending review
Con il D.L. 6-7-2011, n. 98, conv. in L. 111/2011, art. 9, che contiene la manovra correttiva
dei conti pubblici 2011 resasi necessaria per tenere fede agli impegni assunti in sede UE dal
nostro Paese, allo scopo di razionalizzare la spesa e superare il criterio della spesa storica, il
50 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
MEF – DRGS, sulla base di un atto di indirizzo del Ministro dell’economia e delle finanze,
a partire dall’anno 2012, d’intesa con i Ministeri interessati, dà inizio ad un ciclo di «spen-
ding review» mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa
delle amministrazioni centrali dello Stato. In particolare, per le amministrazioni periferiche
dello Stato sono proposte specifiche metodologie per quantificare i relativi fabbisogni, an-
che ai fini dell’allocazione delle risorse nell’ambito della loro complessiva dotazione. A tale
scopo le amministrazioni centrali dello Stato devono fornire al DRGS i dati e le informazio-
ni provenienti dalle banche dati, indagini e sistemi informativi dell’amministrazione neces-
sari; esse, inoltre, devono trasmettere tali dati per via telematica e facilitano l’accesso ad al-
tri dati provenienti dal SISTAN (Sistema Statistico Nazionale), anche nella forma di dati ele-
mentari, nel rispetto della normativa vigente, senza oneri a carico del bilancio dello Stato.
In caso di omessa trasmissione dei dati senza motivata giustificazione entro il termine pre-
visto nella richiesta, su comunicazione del MEF, l’amministrazione competente riduce la
retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili nella misura del 2 per cento.
A decorrere dal 2013, i risultati delle attività suddette, sono comunicati dal MEF alle am-
ministrazioni centrali dello Stato.
I Nuclei di analisi e valutazione della spesa di cui all’art. 39, L. 196/2009, provvedono al mo-
nitoraggio dell’attuazione e dei risultati attesi dei provvedimenti di cui sopra e segnalano
eventuali scostamenti al Ministro dell’economia e delle finanze e al Ministro competente.
Il Rapporto sulla spesa delle amministrazioni centrali dello Stato di cui all’articolo 41 del-
la legge 31 dicembre 2009, n. 196, illustra gli esiti delle attività di cui sopra (art. 9 D.L.
98/2011, conv. in L. 111/2011).
Le disposizioni sin qui viste sono state ribadite e rafforzate dalla cosiddetta manovra di fer-
ragosto (D.L. 138/2011, conv. dalla L. 148/2011), secondo la quale (art. 01) il Ministro
dell’economia e delle finanze, d’intesa con i Ministri interessati, presenta al Parlamento en-
tro il 30 novembre 2011 un programma per la riorganizzazione della spesa pubblica.
Ancora in tema di spending review, è intervenuto il D.L. 7 maggio 2012, n. 52 (Disposi-
zioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica, conv. dalla L. 94/2012), che,
oltre a prevedere una serie di misure relative agli appalti pubblici per lo più mirate a favo-
rirne una maggiore trasparenza, istituisce il Comitato interministeriale per la revisione
della spesa pubblica e disciplina la nomina di un Commissario straordinario per la ra-
zionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi.
Anche il D.L. 52/2012 prevede la presentazione da parte del Governo al Parlamento, entro
il 30 settembre 2012, di un programma per la riorganizzazione della spesa pubblica coe-
rente con la legge 4 marzo 2009, n. 15, dai contenuti del tutto simili a quelli già previsti dal
D.L. 138/2011. Il programma individua, anche attraverso la sistematica comparazione di
costi e risultati a livello nazionale ed europeo, eventuali criticità nella produzione ed ero-
gazione dei servizi pubblici, anche al fine di evitare possibili duplicazioni di strutture ed
implementare le possibili strategie di miglioramento dei risultati ottenibili con le risorse
stanziate. Al programma è associata l’indicazione dei risparmi di spesa per ogni singolo in-
tervento di riorganizzazione della spesa pubblica.
Per facilitare le suddette attività e per garantire l’uso efficiente delle risorse pubbliche, il
Governo, avvalendosi del DRGS e con la collaborazione del Commissario straordinario di
cui sopra a decorrere dal 7 luglio 2012 ha dato inizio a un ciclo di razionalizzazione della
Capitolo Primo - Il bilancio di previsione e le modificazioni 51
spesa pubblica mirata alla definizione dei costi standard dei programmi di spesa delle am-
ministrazioni centrali dello Stato. Per le amministrazioni periferiche dello Stato sono pro-
poste specifiche metodologie per quantificare i relativi costi, anche ai fini di una più effi-
ciente allocazione delle relative risorse nell’ambito della loro complessiva dotazione di bi-
lancio, tale da renderle effettivamente utilizzabili da parte delle amministrazioni medesime.
Infine, non si può non citare il D.L. 6-7-2012, n. 95 recante “Disposizioni urgenti per la
revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini” (cd. Spending review
2), in G.U. 6-7-2012, n. 15.
Le nuove disposizioni di revisione della spesa pubblica mirano ai seguenti obiettivi: iscri-
vere il funzionamento dell’apparato statale, e le relative funzioni, entro un quadro razio-
nale di valutazione e programmazione; ridurre la spesa in modo da non incidere in alcun
modo sulla quantità di servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni a favore dei citta-
dini ma migliorarne la qualità e l’efficienza, stimolando, così, la crescita e la competitivi-
tà del Paese; eliminare gli eccessi di spesa.
Gli interventi previsti dal decreto riguardano le seguenti tematiche:
— riduzione per l’acquisto di beni e servizi e trasparenza delle procedure;
— riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni;
— riduzione di spese in materia di pubblico impiego;
— razionalizzazione del patrimonio pubblico e riduzione dei costi per le locazioni passive;
— società pubbliche e in house;
— riduzione della spesa dei ministeri;
— riduzione della spesa degli enti territoriali;
— riduzione e accorpamento province;
— pubblica istruzione, università, enti di ricerca;
— sanità.
La COFOG è una classificazione delle funzioni di governo previste dal SEC/95 (Sistema
europeo di contabilità nazionale) e comune a tutti i paesi dell’Unione europea e a livello OCSE.
La classificazione si basa sulle funzioni obiettivo, articolata su tre livelli gerarchici: 1) di-
visioni ovvero i fini primari perseguiti dalle amministrazione; 2) gruppi ovvero le specifiche
aree di intervento delle politiche pubbliche; 3) classi, livello che identifica i comparti di attivi-
tà in cui si articolano le aree di intervento del livello precedente. Con la suddivisione in classi
si rende, tra l’altro, omogenea la valutazione delle attività delle pubbliche amministrazioni.
sono state stabilite dal D.L. 78/2010 (art. 2), conv. in L. 122/2010, e dal D.L.
138/2011 (art. 1, co. 02), conv. in L. 148/2011.
È fatto divieto invece di formulare previsioni basate sul semplice calco-
lo della spesa storica incrementale. Sarà poi il Ministro dell’economia a va-
lutare la congruità e la coerenza tra gli obiettivi indicati da ciascun Ministro
e le risorse richieste per la loro realizzazione, tenendo anche conto dello sta-
to di attuazione dei programmi in corso e dei risultati conseguiti negli anni
precedenti in termini di efficienza ed efficacia della spesa. Per la conoscen-
za di tali dati il Ministro dell’economia tiene conto anche: delle risultanze
illustrate nella nota integrativa al rendiconto relativamente all’analisi e alla
valutazione del grado di realizzazione degli obiettivi di ciascuna ammini-
strazione; delle risultanze delle attività di analisi dei nuclei di valutazione
della spesa; il rapporto sulla spesa delle amministrazioni dello Stato, elabo-
rato ogni tre anni dalla Ragioneria generale dello Stato.
Gli schemi degli stati di previsione di entrata e di spesa, così come co-
struiti seguendo le fasi fin qui descritte, formano il disegno di legge del bi-
lancio a legislazione vigente predisposto dal Ministro dell’economia e del-
le finanze.
Con il progetto di bilancio è possibile proporre, nel rispetto dell’invarian-
za dei saldi di finanza pubblica e per motivate esigenze, variazioni compensa-
tive in un programma o tra programmi delle dotazioni finanziarie corrispon-
denti a spese per fattori legislativi. Non è possibile, invece, impiegare gli stan-
ziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti. Di tali variazioni si
deve dar conto in apposito allegato allo stato di previsione della spesa, indican-
do le autorizzazioni legislative di cui si propone la modifica e il loro importo.
Infine, la legge di bilancio è formata apportando al disegno di legge le
variazioni determinate dalla legge di stabilità.
(*) Per quanto concerne la terza sezione del DEF deve essere sentito anche il Ministro per le politiche europee.
Capitolo Primo - Il bilancio di previsione e le modificazioni 65
Glossario
Centri di costo: sono unità contabili di accumulazione di costi; essi si identificano normal-
mente con i centri operativi o con i centri di responsabilità dell’azienda.
Piano dei conti: elenco organico dei conti che, tra loro collegati, costituiscono il sistema
di scrittura dell’azienda. Esso varia da azienda ad azienda.
Ecobilancio, o bilancio ambientale, dello Stato: è un documento contabile di rappresen-
tazione degli interventi e delle spese previste e sostenute dallo Stato, direttamente o indi-
rettamente, quantificate da precisi “Programmi di spesa” rientranti nella protezione dell’am-
biente ed inseriti nel bilancio di previsione dello Stato. Dal 2000, anno di prima elabora-
zione, l’Ecobilancio dello Stato, compreso nella relazione annuale al disegno di legge di
bilancio, si è arricchito di nuovi contenuti e di informazioni sempre più specifiche.
Governo: è un organo costituzionale ed è l’espressione della maggioranza parlamentare,
cioè della coalizione di partiti che hanno ottenuto il maggior numero di seggi in Parlamen-
to. Esso esercita funzioni politiche, nel senso che partecipa alla direzione politica del pae-
se, funzioni legislative, potendo emanare norme giuridiche mediante atti aventi forza di
legge, e funzioni esecutive, in quanto è al vertice del potere esecutivo e ai singoli ministe-
ri fanno capo tutti i settori amministrativi dello Stato.
Parlamento: è l’organo costituzionale titolare della funzione legislativa. Esso è composto
da due Camere: la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica.
Disegno di legge: termine tecnico con il quale si indicano i progetti di legge presentati dal
Governo.
Capitolo Secondo
La struttura del bilancio
IRES, IVA, e da raggruppamenti di tributi simili come le imposte sostitutive; per gli altri
tre titoli sono indicati i tipi di provento per aggregati (ad esempio redditi da capitali).
• IV livello
In questo livello, quindi al di sotto dell’unità di voto, si trovano i capitoli, i quali rappre-
sentano una ripartizione delle unità di voto ai fini della gestione e della rendicontazione.
I capitoli possono essere suddivisi a loro volta in articoli.
2. Fondi di bilancio
Così come ogni azienda, anche quella pubblica costituisce delle riserve
finanziarie per far fronte a dei fini specifici. Data la struttura del bilancio
dello Stato e data la sua natura di strumento di controllo sull’operato del
Governo, la legge ha previsto degli strumenti in grado di garantire il prin-
cipio dell’elasticità della gestione del bilancio. Fra gli strumenti adatti a tale
scopo vi sono i fondi di bilancio che si distinguono in fondi di riserva e fon-
di speciali.
A) I fondi di riserva
I fondi di riserva sono dei capitoli di spesa «generici» che hanno lo sco-
po di alimentare capitoli di spesa «specifici» nel corso dell’esecuzione del
bilancio.
Questi capitoli generici trovano espressione nello stato di previsione del
MEF che, come sappiamo, gestisce la spesa dello Stato.
1) Fondo di riserva per le spese obbligatorie
Nello stato di previsione del MEF è istituito fra le spese di parte corren-
te un fondo di riserva per le spese obbligatorie, le cui dotazioni sono an-
nualmente determinate con apposito articolo della legge di bilancio (art.
26, comma 1, L. 196/2009).
2) Fondo di riserva per le spese impreviste
Nello stato di previsione del MEF è istituito, nella parte corrente, un
fondo di riserva per provvedere alle eventuali deficienze delle assegna-
zioni di bilancio che non riguardino le spese obbligatorie ed altre spe-
se che, comunque, non impieghino i bilanci futuri con carattere di con-
tinuità (art. 28, L. 196/2008).
I trasferimenti di somme dal predetto fondo e la loro corrispondente iscri-
zione ai capitoli di bilancio hanno luogo mediante decreti del Presiden-
te della Repubblica su proposta del Ministro dell’economia e delle fi-
70 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
B) Fondi speciali
Tra i mezzi di copertura previsti dalla vigente legislazione vi è quello
costituito dalle risorse accantonate nei fondi speciali (art. 27, L. 196/2009).
I fondi speciali, una volta determinati nel loro ammontare dalla legge di
stabilità, vengono utilizzati, mediante l’arricchimento di preesistenti capi-
toli o la creazione di nuovi, per far fronte alle spese derivanti dai progetti di
legge che si prevede possano essere approvati nel corso degli esercizi finan-
ziari compresi nel bilancio pluriennale ed in particolare di quelli correlati al
perseguimento degli obiettivi indicati nel DEF (art. 18, comma 1, L. 196/2009).
Le quote dei fondi speciali non possono venir utilizzate per la copertu-
ra finanziaria di decreti-legge salvo che riguardino spese di primo interven-
to per fronteggiare calamità naturali o improrogabili esigenze connesse alla
tutela della sicurezza del paese o situazioni di emergenza economico-finan-
ziaria.
Qualora non vengano utilizzate entro l’anno cui si riferiscono, le quote
dei fondi speciali di parte corrente e di parte capitale (questi ultimi se cor-
rispondono a progetti di legge già approvati da un ramo del Parlamento) co-
stituiscono economie di bilancio.
Per le spese corrispondenti ad obblighi internazionali, la copertura fi-
nanziaria dei relativi provvedimenti legislativi non perfezionati entro il ter-
mine dell’esercizio resta valida anche dopo il termine dell’esercizio cui si
riferisce ma a patto che il provvedimento risulti presentato alle Camere en-
Capitolo Secondo - La struttura del bilancio 71
5. I residui
I residui derivano dalla formazione del bilancio secondo il principio del-
la competenza finanziaria per cui al 31 dicembre — termine dell’esercizio
finanziario — alcune entrate accertate non sono state riscosse ed alcune
spese impegnate non sono state pagate.
È evidente come essi non abbiano ragione di essere considerati nell’am-
bito del bilancio di cassa che invece si riferisce, come è noto, a previsioni
concernenti effettive entrate ed effettive uscite finanziarie, per cui in tale si-
stema appare più appropriato parlare di minori entrate e di minori spese piut-
tosto che di residui attivi e passivi.
I residui attivi sono l’espressione di entrate accertate ma non ancora
riscosse nonché di entrate riscosse ma non ancora versate; rappresentano
crediti dell’azienda statale nei confronti di terze economie.
I residui passivi sono l’espressione di spese già impegnate e non anco-
ra ordinate ovvero ordinate ma non ancora pagate; rappresentano debiti
dell’azienda statale nei confronti di terze economie. Peraltro i residui pas-
sivi comprendono anche somme che non corrispondono a debiti giuridica-
mente sorti nei confronti dei terzi: è il caso dei residui per impegni latenti
e dei residui di stanziamento.
I residui vengono accertati al momento della chiusura dell’anno finan-
ziario ed iscritti nel rendiconto generale.
Essi sono riportati nella contabilità dell’esercizio successivo, ma tenuti
distinti dalle somme relative alla competenza del nuovo esercizio finanziario.
Si hanno cioè, due distinte gestioni finanziarie:
— una relativa alle somme previste per l’anno finanziario in corso (gestio-
ne di competenza);
— una concernente esclusivamente l’esazione ed il pagamento dei residui
(gestione dei residui).
S’è già detto che i residui vengono riportati nella contabilità degli eser-
cizi successivi fino a quando non siano eliminati; ora bisogna aggiungere
che il tempo di mantenimento dei residui in bilancio varia a seconda della
natura degli stessi.
Infatti per quanto concerne i residui attivi, essi vengono mantenuti in
bilancio fino a quando non vengono riconosciuti di dubbia o difficile esa-
zione (in questo caso entrano a far parte del patrimonio dello Stato) ovvero
74 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
1. Premessa
Nel precedente capitolo abbiamo classificato le entrate e le spese in re-
lazione alla compilazione del bilancio. In questo capitolo, invece, trattere-
mo le entrate e le spese da un punto di vista giuridico.
6. Il fermo amministrativo
L’art. 69 della legge di contabilità prescrive che, qualora un’amministra-
zione dello Stato che abbia a qualsiasi titolo ragione di credito verso aven-
ti diritto a somme dovute da altre amministrazioni, richieda la sospensione
del pagamento, questa deve essere eseguita in attesa del provvedimento de-
finitivo.
Tale sospensione costituisce il cd. «fermo amministrativo», che viene
chiesto da un’amministrazione creditrice ad altre amministrazioni debitrici
le quali sospendono per ciò i pagamenti.
La ragione giuridica per cui si ricorre a tale mezzo sta nel fatto che, per
ovvi motivi, un’amministrazione non può sequestrare o pignorare nei con-
fronti di altra amministrazione.
Con Circolare 29-3-1999, n. 21 il Ministero del tesoro, del bilancio e
della programmazione economica (ora Ministero dell’economia e delle fi-
nanze) ha individuato i criteri cui le amministrazioni pubbliche devono ispi-
rarsi per l’emissione del fermo amministrativo. In particolare, il documen-
to si è soffermato sul concetto di ragione del credito in relazione al quale lo
stesso Ministero ha richiesto il parere dell’Avvocatura generale dello Stato,
la quale ha ritenuto possibile l’applicazione del principio del «fumuos boni
iuris», in pratica della «ragionevole apparenza di fondatezza», mutuato dal-
la disciplina processuale civilistica. Il credito, oggetto del provvedimento,
deve essere cioè classificato tra quelli certi.
Si noti che nel caso opposto (ovvero nel caso in cui un privato sia creditore di somme di
denaro nei confronti di un’amministrazione dello Stato) l’art. 14 del D.L. 669/1996 (converti-
to in L. 30/1997) prevede che non si possa procedere ad esecuzione forzata se non dopo che
sia trascorso il termine di 120 giorni.
L’art. 14, comma 2 dello stesso provvedimento prevede poi, per le sole amministrazioni
dello Stato, che in assenza di disponibilità finanziarie nel pertinente capitolo, il dirigente re-
sponsabile disponga comunque il pagamento mediante uno speciale ordine rivolto all’istituto
tesoriere (da regolare in conto sospeso), ordine le cui caratteristiche sono disciplinate dal D.M.
1-10-2002.
Capitolo Terzo - L’esecuzione del bilancio 83
Glossario
Spese correnti: sono quelle necessarie per il funzionamento delle amministrazioni e che
esauriscono la loro utilità nell’ambito di uno stesso esercizio.
Spese in conto capitale: sono quelle a utilità pluriennale in quanto sono destinate ad ac-
crescere lo stock di beni durevoli d’investimento.
Ruolo: elenco alfabetico, predisposto dagli uffici tributari, nel quale sono indicate le som-
me dovute da ciascun contribuente all’amministrazione finanziaria. Esistono due tipi di
ruolo: ordinario e straordinario. Nel primo sono indicati i dati relativi al contribuente non-
ché le notizie relative all’imponibile, all’aliquota da applicare e all’imposta dovuta. Nel se-
condo, invece, formato solo se vi è un fondato pericolo per la riscossione, vanno iscritte
non solo le imposte e i relativi interessi ma anche le sanzioni.
Capitolo quarto
La gestione di tesoreria
1. Il servizio di tesoreria
Il servizio di tesoreria nell’ambito della contabilità pubblica assume due
accezioni diverse. La prima è riferita ad un ufficio di un ente pubblico a cui
è affidato appunto: il servizio di tesoreria.
La seconda accezione riguarda, invece, alcune operazioni che vengono
svolte con mezzi aggiuntivi rispetto a quelli iscritti nel bilancio di previsio-
ne dello Stato.
La gestione del servizio di tesoreria può essere svolta direttamente dal-
lo Stato oppure affidata ad un soggetto esterno (pubblico o privato) che vie-
ne denominato tesoriere.
L’organizzazione per i servizi di tesoreria, in Italia, è articolata in due
diversi livelli:
— la tesoreria centrale;
— la tesoreria provinciale.
Fino al 1998 il servizio di livello centrale è stato svolto direttamente dal-
lo Stato (tesoreria centrale) mentre il servizio di tesoreria di livello provin-
ciale è gestito, dal 1894, dalla Banca d’Italia.
Tale suddivisione di competenze è venuta meno con la Convenzione del
9-10-1998 Tesoro - Banca d’Italia, stipulata in virtù dell’art. 6 del D.Lgs.
430/1997. Tale Convenzione (aggiuntiva a quella prevista dall’art. 4 L.
141/1991 per la Tesoreria provinciale) affida alla Banca d’Italia anche il ser-
vizio di Tesoreria centrale dal 1° gennaio 1999 fino al 31 dicembre 2010 ed
è stata tacitamente rinnovata fino al 2030.
La L. 196/2009 ha delegato il Governo, entro 4 anni dall’entrata in vi-
gore della legge stessa, ad emanare un testo unico in materia di contabilità
di Stato e di tesoreria.
Capitolo Quarto - La gestione di tesoreria 85
2. La tesoreria centrale
Il titolare della Tesoreria centrale istituita presso la Banca d’Italia è de-
nominato tesoriere centrale per conto dello Stato e svolge le stesse fun-
zioni del capo delle sezioni delle tesorerie provinciali dello Stato.
Il servizio di tesoreria comprende due distinte gestioni:
a) la gestione di bilancio;
b) la gestione fuori bilancio.
La gestione di bilancio è costituita da tutte le operazioni di bilancio finali,
ovvero le riscossioni ed i pagamenti in esecuzione del bilancio di previsione.
Le operazioni fuori bilancio vengono distinte in:
— operazioni di tesoreria;
— operazioni finanziarie.
A) Le operazioni di tesoreria
Le operazioni di tesoreria sono riferite alla gestione del servizio di cas-
sa, che deve essere tale da garantire il reperimento dei mezzi finanziari ne-
cessari per far fronte alle temporanee discrepanze tra le entrate e le uscite,
e garantire, al contempo, la liquidità finanziaria alle varie articolazioni del-
le tesorerie per l’espletamento dei servizi cui sono preposte.
In quest’ultimo caso si parla più propriamente di operazioni interne di
tesoreria o movimenti di fondi; esse comprendono tutti i trasferimenti ope-
rati tra le varie tesorerie, in particolare:
— l’emissione di vaglia del Tesoro, per i pagamenti fra tesorerie;
— il passaggio di fondi per il cambio di gestione fra tesorieri;
— la spedizione di moneta metallica, di biglietti a debito dello Stato da una
tesoreria ad un’altra.
In tutti gli altri casi le operazioni di tesoreria vengono, invece, denomi-
nate esterne e comprendono:
— l’emissione di titoli di Stato a breve termine, che costituiscono il debi-
to fluttuante;
— le anticipazioni dell’istituto di emissione, che costituiscono una forma
diretta di finanziamento del momentaneo sfasamento, fra le entrate e le
uscite, relativo al conto corrente acceso presso la Banca d’Italia che ge-
stisce il servizio di tesoreria provinciale.
86 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
Con decreto il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata, sta-
bilisce con propri decreti la codificazione, le modalità e i tempi per l’attuazione delle suddet-
te disposizioni.
Allo scopo di far decollare definitivamente il SIOPE, il DRGS ha emanato il decreto 23-
12-2009 con cui abolisce definitivamente l’obbligo per per gli enti sottoposti al SIOPE a par-
tire dal 2010 della rilevazione trimestrale di cassa. Gli enti soggetti al SIOPE dovranno alle-
gare, a seconda del tipo di contabilità, al rendiconto o al bilancio di esercizio, i prospetti del-
le entrate e delle uscite dei dati SIOPE del mese di dicembre contenenti i valori cumulati nell’an-
no di riferimento e la relativa situazione delle disponibilità liquide.
B) Le operazioni finanziarie
Le operazioni finanziarie si fondano sul credito pubblico in generale, ed
in particolare sull’emissione di prestiti, il riscatto di obbligazioni etc. Tali
operazioni hanno assunto nel tempo un’importanza crescente, soprattutto
alla luce della funzione svolta dal Tesoro per il finanziamento del fabbiso-
gno statale.
In materia, la L. 196/2009, art. 48, stabilisce che qualora un’amministrazione pubblica fi-
guri come debitore in contratti stipulati per operazioni finanziarie, in questi deve essere inse-
rita una clausola che pone a carico degli istituti finanziatori l’obbligo di comunicare telemati-
camente, entro 30 giorni dalla stipula, al MEF/Dipartimenti del Tesoro e della RGS, all’ISTAT,
alla Banca d’Italia, l’avvenuto perfezionamento dell’operazione finanziaria, con indicazione
della data e dell’ammontare della stessa, del relativo piano delle erogazioni e del piano di am-
mortamento distintamente per quota capitale e quota interessi, se disponibile. Non sono co-
munque soggette a comunicazione le operazioni di cui all’articolo 3 del testo unico delle di-
sposizioni legislative e regolamentari in materia di debito pubblico (D.P.R. 398/2003). In caso
di inadempienza è prevista una sanzione pari allo 0,5 per cento dell’importo dell’operazione
stessa, fino a un massimo di 50.000 euro.
3. Le Tesorerie provinciali
Il servizio di tesoreria provinciale dello Stato è affidato, con apposita
convenzione, alla Banca d’Italia che lo esercita tramite le sue sedi e suc-
cursali in ogni capoluogo di provincia.
Per il servizio di tesoreria provinciale, il Tesoro intrattiene un rapporto
di conto corrente con la Banca d’Italia. Tale conto è disciplinato dalla leg-
ge 26 novembre 1993, n. 483. L’emanazione della legge in questione si rese
necessaria in seguito al Trattato di Maastricht del 1992 che, in previsione
dell’unione economica e monetaria, stabilì il divieto per le banche centrali
di concedere finanziamenti privilegiati allo Stato.
88 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
4. La tesoreria unica
Tra i compiti svolti dalla Tesoreria dello Stato vi è anche quello di svol-
gere il servizio di tesoreria unica per enti ed organismi pubblici.
Il sistema della tesoreria unica è stato introdotto dalla L. 720/1984, al
fine di evitare dispersioni di fondi e di incentivare gli enti pubblici ad un più
efficiente uso delle risorse a propria disposizione ed è obbligatorio per tut-
ti gli enti ed organismi pubblici elencati nelle tabelle A e B allegate alla L.
720/1984 e più volte modificate.
Fra gli enti compresi nella tabella A rientrano:
1) le Province ed i Comuni;
2) i Consorzi ed associazioni con popolazione complessiva non inferiore a
10.000 abitanti;
3) Comunità montane ed Unioni di Comuni con popolazione complessiva
non inferiore a 10.000 abitanti;
4) enti portuali ed enti parchi nazionali;
5) le Regioni, a partire dal 1° marzo 2001 (art. 66 L. 388/2000).
Ciascuno di tali enti si avvale di una banca per lo svolgimento del ser-
vizio di tesoreria vero e proprio; tali banche (cui viene attribuita la qualifi-
ca giuridica di organo di esecuzione) hanno l’obbligo di accendere presso
la tesoreria provinciale dello Stato (Banca d’Italia) delle contabilità specia-
li (fruttifere ed infruttifere) sulle quali avviene effettivamente l’esecuzione
delle operazioni di incasso e di pagamento. La natura di queste contabilità
Capitolo Quarto - La gestione di tesoreria 89
Glossario
Titoli di Stato: obbligazioni emesse dallo Stato per far fronte a squilibri economici tem-
poranei e non. Rappresentano delle quote di prestito su cui il possessore percepisce un in-
teresse. Lo Stato fa ricorso al debito pubblico tramite l’emissione di BOT, CCTeu, BTP,
BPTei e CTZ.
Debito fluttuante: è costituito da prestiti a breve scadenza emessi per far fronte a momen-
tanee deficienze di cassa. Il termine deriva appunto dal fatto che il suo ammontare varia
continuamente nel corso dell’esercizio finanziario.
BOT (Buoni ordinari del Tesoro): titoli di Stato a breve termine emessi con decreto del
Ministro dell’economia per provvedere alla copertura del deficit statale, per regolare la li-
quidità del sistema economico e la struttura dei tassi d’interesse.
Capitolo quinto
Il rendiconto generale dello Stato
4. La parificazione
La parificazione consiste nella verifica che la Corte dei conti effettua del
rendiconto generale dello Stato e nel confronto dei risultati, relativi sia alle
entrate che alle spese, con le previsioni contenute nella legge di approva-
zione del bilancio di previsione. A tal fine la Corte verifica se le entrate ri-
scosse e versate ed i residui da riscuotere e da versare, risultanti dal rendi-
conto, siano conformi ai dati esposti nei conti periodici e nei riassunti ge-
nerali trasmessi alla Corte dai singoli ministeri; se le spese ordinate e paga-
te durante l’esercizio concordino con le scritture tenute o controllate dalla
Corte stessa ed accerta i residui passivi in base alle dimostrazioni allegate
ai decreti ministeriali di impegno ed alle proprie scritture. Proprio il carat-
tere sostanzialmente assimilabile a quello della funzione giurisdizionale ha
portato la Corte Costituzionale a riconoscere (con sentenze 121/1966,
142/1968 e 143/1968) la facoltà di porre questione di legittimità costituzio-
nale nel corso del procedimento di parificazione.
La Corte verifica altresì i rendiconti, allegati al rendiconto generale, del-
le aziende, delle gestioni e delle amministrazioni statali con ordinamento
autonomo.
Una volta espletate le predette operazioni, la Corte dei conti delibera sul
rendiconto generale dello Stato a Sezioni riunite, con le formalità della sua
giurisdizione contenziosa e con l’intervento del procuratore generale in ve-
ste di pubblico ministero.
La Corte dei conti trasmette al Parlamento anche la Relazione sul ren-
diconto generale dello Stato che costituisce il momento di maggior impe-
gno tecnico e teorico dell’attività della Corte stessa. Nella Relazione viene
infatti analizzata tutta l’attività gestionale dell’Amministrazione, sia in li-
nea generale, dal punto di vista contabile ed economico-finanziario, che con
riferimento ai singoli stati di previsione.
Infine, il rendiconto ed i relativi allegati, con la deliberazione e la rela-
zione di cui si è detto, vengono trasmessi dalla Corte al Ministero dell’eco-
nomia che ne cura la presentazione in Parlamento.
Capitolo Quinto - Il rendiconto generale dello Stato 97
Sul procedimento di parificazione attuato dalla Corte dei conti corre l’ob-
bligo di fornire alcune precisazioni.
In primo luogo, la verifica della gestione finanziaria non implica la verifica
concreta delle attività poste in essere dagli agenti dello Stato: tale sindacato vie-
ne esercitato, sempre dalla Corte dei conti in altra sede, di cui più avanti diremo.
Il controllo in questione ha per oggetto le risultanze obiettive della ge-
stione presa in esame: possiamo dire che si tratta di un sindacato formale.
In secondo luogo, anche se privo di carattere contenzioso vero e proprio,
il giudizio che la Corte dà sul rendiconto con l’osservanza delle formalità
della sua giurisdizione contenziosa ben può definirsi «giudizio di parifica-
zione». Appare significativa, al riguardo, la presenza alla seduta del Procu-
ratore Generale.
La dottrina è, in particolare, propensa ad affermare che trattasi di vera e
propria funzione giurisdizionale, stante la posizione garantistica in cui si
trova la Corte nei confronti dell’esecutivo, di cui è chiamata a verificare il
comportamento.
Va notato infine che la relazione sull’attività svolta, preparata dalla Corte dei conti a se-
zioni riunite, a norma dell’art. 41 T.U. 12 luglio 1934 n. 1214, deve contenere:
a) le ragioni per le quali (la Corte) ha apposto con riserva il suo visto a mandati o ad altri atti
o decreti;
b) le sue osservazioni intorno al modo col quale le varie amministrazioni si sono conforma-
te alle discipline di ordine amministrativo o finanziario;
c) le variazioni o le riforme che crede opportune per il perfezionamento delle leggi e dei re-
golamenti sull’amministrazione e sui conti del pubblico denaro.
Glossario
Efficacia: implica il raffronto tra risultati programmati e risultati raggiunti. Si distingue tra
efficacia intermedia, misurata in termini di attività intraprese per il conseguimento dei tra-
guardi finali, e efficacia finale, misurata in termini di traguardi finali.
Efficienza: si distingue tra efficienza tecnica e allocativa. La prima indica la produzione
della massima quantità di determinati beni e servizi in rapporto a una data quantità di ri-
sorse o, viceversa, la produzione di una data quantità di determinati beni e servizi con la
minima quantità di risorse.
La seconda misura la soddisfazione da parte del consumatore dei beni e sevizi in rapporto
alla produzione pubblica.
Capitolo SESto
I rendiconti speciali: i conti amministrativi
e i conti giudiziali
1. Premessa
L’elaborazione del rendiconto generale avviene sulla base dei rendicon-
ti analitici (o speciali) presentati da ciascun settore e da ciascun operatore
della pubblica amministrazione.
Fondamento giuridico dei rendiconti speciali è l’obbligo — che ha cia-
scun agente dello Stato — di rendere, per l’appunto, conto delle attività con-
tabili espletate. I conti speciali sono amministrativi e giudiziali.
La differenziazione si basa:
a) sulla diversa intensità con cui ciascun agente dispone dei beni della pubblica amministra-
zione. Infatti:
— laddove l’agente ha il potere di disporre l’impiego di denaro o l’utilizzazione di beni
senza averne, però, la disponibilità fisica, si ha gestione di carattere amministrativo
e, di conseguenza, obbligo di rendere conti amministrativi;
— se, invece, l’agente ha la materiale disponibilità del bene, si ha gestione contabile in
senso proprio e, quindi, si configura per l’agente contabile l’obbligo di rendere conti
giudiziali;
b) sulla diversa finalità cui tende l’obbligo della rendicontazione:
— scopo del rendiconto amministrativo è quello di dimostrare le operazioni compiute,
così da consentire alle singole amministrazioni l’esercizio del controllo sull’operato
dei propri agenti, e contemporaneamente, l’aggregazione delle singole gestioni nel
rendiconto generale;
— scopo del conto giudiziale è quello di accertare le responsabilità degli agenti per le-
sioni o danni al patrimonio pubblico, o la loro situazione (debitoria o creditoria) nei
confronti dell’erario; poiché ci si muove, in questo caso, nell’ambito della giurisdi-
zione del giudice contabile (la Corte dei conti) il conto giudiziale è strutturalmente
diverso dal conto amministrativo.
100 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
3. I conti giudiziali
La legge (R.D. 827/1924, Regolamento generale di contabilità dello Sta-
to) prescrive che tutti gli agenti dell’amministrazione che sono incaricati
delle riscossioni e dei pagamenti o che ricevono somme dovute allo Stato o
altre delle quali lo Stato medesimo diventa debitore o hanno qualsiasi ma-
neggio di pubblico denaro ovvero debito di materie, devono rendere ogni
anno alla Corte dei conti il conto giudiziale della loro gestione. Sono tenu-
ti all’osservanza di quest’obbligo anche coloro che si ingeriscono senza le-
gale autorizzazione negli incarichi propri degli agenti contabili.
Il D.Lgs. 30-6-2011, n. 123, che contiene la riforma dei controlli di
regolarità amministrativo-contabile, stabilisce all’articolo 16 che sono
tenuti a rendere il conto della propria gestione alle amministrazioni centra-
li o periferiche dalle quali dipendono oppure sono vigilati:
— gli agenti incaricati della riscossione delle entrate e dell’esecuzione dei
pagamenti delle spese;
— gli agenti che ricevono somme dovute allo Stato e altre delle quali lo
Stato diventa debitore;
— coloro che hanno maneggio qualsiasi di denaro;
— coloro che hanno debito di materie;
— coloro che si ingeriscono negli incarichi attribuiti ai detti agenti (cd.
agenti contabili di fatto).
102 Parte Seconda - Il bilancio dello Stato
Il conto giudiziale è reso entro i due mesi successivi alla chiusura dell’eser-
cizio finanziario di riferimento e comunque alla data della cessazione della
gestione.
Gli uffici di controllo, qualora non abbiano nulla da osservare, appon-
gono sui singoli conti il visto di regolarità amministrativo-contabile e li tra-
smettono alla Corte dei conti entro i due mesi successivi alla data della loro
ricezione ovvero a quella della ricezione dei chiarimenti o dei documenti ri-
chiesti con note di osservazione.
Passiamo ad occuparci, ora, delle norme speciali che regolano la resa del
conto delle categorie di agenti contabili che si sono elencate precedentemente.
g) i discarichi amministrativi;
h) i resti per le somme rimaste da versare, o il credito per quelle versa-
te in più alla fine dell’esercizio o al termine della gestione.
Con l’articolo 17 il D.Lgs. 123/2011 ha reso più incisivo il controllo di
regolarità amministrativo-contabile sull’attività svolta dagli agenti della ri-
scossione. Esso viene svolto dalle Ragionerie territoriali dello Stato, con-
giuntamente con l’Agenzia delle entrate, secondo criteri selettivi e linee gui-
da individuati con direttive impartite d’intesa tra il Ragioniere generale del-
lo Stato e il Direttore dell’Agenzia delle entrate.
Ogni agente della riscossione deve allegare al conto giudiziale di fine
anno un documento illustrativo dei residui attivi risultanti dalle singole con-
tabilità, con la valutazione del loro grado di esigibilità e delle eventuali cau-
se che hanno comportato la mancata riscossione. Spetta all’Ispettorato ge-
nerale di finanza, in sede di monitoraggio delle verifiche svolte, proporre,
d’intesa con le amministrazioni interessate, eventuali interventi necessari
per migliorare l’attività di riscossione.
7. La cauzione
A conclusione di questo capitolo, ricordiamo che gli agenti ed i funzio-
nari appartenenti ai ruoli delle amministrazioni dello Stato che, per il servi-
zio loro affidato, hanno gestione di pubblico denaro o di qualunque altro va-
lore, non sono tenuti, salvo eccezioni, a prestare cauzione.
L’amministrazione ha però facoltà di assoggettare a ritenuta gli stipen-
di ed altri emolumenti goduti da funzionari ed agenti, anche prima che sia
Capitolo Sesto - I rendiconti speciali 105
pronunciata condanna a loro carico, quando il danno dell’erario sia stato già
accertato in sede amministrativa.
Rimane, comunque, fermo l’obbligo della cauzione quando la gestione
sia affidata a persone, istituti od enti estranei all’amministrazione dello Sta-
to, nonché quando la cauzione stessa sia stabilita a garanzia degli interessi
di privati.
Glossario
Patrimonio pubblico: è costituito da tutti quei beni che, oltre ad appartenere allo Stato o
a un ente pubblico, sono destinati a soddisfare un interesse pubblico e per questo motivo
sono trattati in modo diverso dai beni pubblici.
PARTE Terza
I beni e
i contratti pubblici
Capitolo Primo: I beni dello Stato e degli enti pubblici......... Pag. 108
Capitolo Secondo: I contratti della P.A................................. » 126
Capitolo Primo
I beni dello Stato
e degli enti pubblici
1. I beni pubblici
La disciplina relativa ai beni pubblici è contenuta negli articoli 822 e se-
guenti del Codice Civile, nel Capo ove si tratta dei beni appartenenti allo
Stato ed agli enti pubblici; di essi si tratta, inoltre, nella legge n. 2440 del
1923, già citata, e nel relativo regolamento di esecuzione.
I beni pubblici sono così definiti dalla legge sulla contabilità generale
dello Stato proprio per evidenziarne la natura pubblicistica: devono dun-
que necessariamente appartenere allo Stato o ad altro ente pubblico.
In particolare possono essere titolari di patrimoni pubblici:
— le Regioni;
— le Province ed i Comuni;
— gli enti istituzionali, siano essi economici o di mera erogazione di ser-
vizi, comunque titolari di una competenza territoriale più o meno vasta
e pertanto operanti nell’orbita di un ente territoriale.
3. I beni demaniali
Sono quei beni che, per natura o per espressa disposizione di legge, ser-
vono in modo diretto a soddisfare bisogni collettivi, onde vengono sottopo-
sti a speciali vincoli (BENNATI).
I beni demaniali presentano due caratteri fondamentali:
a) sono sempre beni immobili o universalità di beni mobili.
Come è noto, beni immobili sono quei beni che non possono trasferirsi da un luogo all’al-
tro, senza che ne soffra la loro integrità materiale (es.: terreni, case etc.);
A) Tipi di demanio
1) In relazione ai beni demaniali deve distinguersi innanzitutto tra dema-
nio necessario e demanio accidentale (o eventuale).
Nel primo sono ricompresi tutti quei beni che, per la loro evidente uti-
lità generale, quando esistono, non possono che appartenere allo Stato
o agli altri enti pubblici territoriali, mentre nel secondo vanno annove-
rati quei beni che possono anche non essere demaniali e che sono tali
solo se appartenenti ad uno degli enti suddetti.
Il carattere demaniale di un bene che rientra nel demanio accidentale si
deduce perciò soltanto dall’appartenenza o meno allo Stato (o ad altro
ente pubblico territoriale).
Il demanio necessario si distingue in:
— demanio marittimo che comprende i beni indicati dagli artt. 822
Codice Civile e 28 Codice della Navigazione: il lido del mare, la
spiaggia, i porti, le rade (cioè quegli spazi di mare più o meno ampi,
riparati naturalmente contro i flutti del mare mediante cordone lito-
rale nel quale si aprono bocche di accesso), le lagune, i canali uti-
lizzabili per uso pubblico marittimo, le pertinenze (darsene, dighe,
fari, moli e così via) e le zone acquisite per uso del demanio marit-
timo;
— demanio idrico. Ne fanno parte: i fiumi, i laghi e i torrenti, le acque
definite pubbliche dal D.P.R. 238/1999, i ghiacciai, i porti e gli ap-
prodi destinati alla navigazione interna.
— demanio militare che comprende le opere permanenti destinate alla
difesa nazionale, e cioè: le fortezze, le piazzeforti, le installazioni
missilistiche, le linee fortificate e trincerate, i porti e gli aeroporti mi-
litari, le ferrovie e funivie militari, i ricoveri antiaerei. Non rientra-
no però in tale demanio i beni mobili o immobili, come gli armamen-
ti, le caserme, i magazzini, le navi da guerra e gli aerei da combatti-
mento, che servono solo indirettamente alla difesa nazionale; tali
beni fanno parte del patrimonio indisponibile (cfr. l’art. 826 cod.
civ.).
Il demanio accidentale (o eventuale): a differenza del demanio necessa-
rio, comprende quei beni immobili ed universalità di mobili, elencati
nell’art. 822, comma 2, c.c., che possono essere, o meno, demaniali;
essi, cioè, possono appartenere a chiunque, ma laddove siano di pro-
Capitolo Primo - I beni dello Stato e degli enti pubblici 111
b) il demanio provinciale: l’art. 824 c.c. stabilisce che i beni della spe-
cie di quelli indicati dall’art. 822, comma 2, c.c. (demanio acciden-
tale), qualora appartengano alle Province o ai Comuni sono sogget-
ti al regime del demanio pubblico. Si pensi, ad esempio, alle strade
provinciali;
c) il demanio comunale specifico: fanno parte del demanio comunale
i cimiteri ed i mercati di proprietà del Comune (art. 824 c.c.): trat-
tasi, più che di una categoria di demanio accidentale, di una figura
atipica, forse più vicina al demanio necessario, qualificata, appunto,
col termine di demanio comunale specifico.
Va notato, comunque, che l’art. 119 Cost. come novellato dalla L. cost. 3/2001, non par-
la più di demanio con riferimento agli enti territoriali, ma solo di patrimonio, ricono-
sciuto a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni. Tuttavia, ciò non significa che
sia stato cancellato il demanio di tali enti, ma solo che resta alla disciplina ordinaria la re-
golamentazione nel dettaglio del settore (BELLOMO).
B) Regime giuridico
I beni che fanno parte del demanio pubblico:
a) sono inalienabili: qualsiasi atto di trasferimento è nullo (art. 823 c.c.),
salvo che siano trasferiti dal demanio di un ente pubblico territoriale a
Capitolo Primo - I beni dello Stato e degli enti pubblici 113
Caratteri
• per natura (es.: miniere, acque termali)
• per l’appartenenza ad un ente pubblico (es.: foreste, aree di edilizia po-
polare)
Indisponibilità
• per destinazione (es.: caserme)
• per appartenenza e destinazione (es.: sedi e arredi degli uffici, mate-
riale ferroviario, i mezzi di trasporto pubblico)
Principali categorie
• Foreste
• Miniere
• Acque minerali e termali
• Cave e torbiere
• Beni di interesse storico-archeologico-artistico
• Beni militari
• Beni costituenti la dotazione del Presidente della Repubblica
• Arredi ed edifici sede dei pubblici uffici
• Fauna selvatica
• Aree espropriate dai Comuni
• Aree acquisite dai Comuni nell’esercizio del diritto di prelazione
B) Regime giuridico
Il principio di inalienabilità dei beni patrimoniali indisponibili è sanci-
to dall’art. 828 c.c., il quale ha stabilito che tali beni «non possono essere
sottratti alla loro destinazione se non nei modi stabiliti dalle leggi che li ri-
guardano».
Capitolo Primo - I beni dello Stato e degli enti pubblici 115
Ciò significa che i beni patrimoniali indisponibili sono commerciabili, ma sono gravati da
uno specifico vincolo di destinazione all’uso pubblico, pur potendo formare oggetto di nego-
zi traslativi di diritto privato (Cass., SS.UU. 16-2-2011, n. 3813).
Sono, in ogni modo, inalienabili:
— le miniere e le foreste;
— gli atti e documenti di enti pubblici;
— i beni di interesse storico e artistico.
B) Tutela
Secondo l’art. 823 c.c., spetta all’autorità amministrativa la tutela dei
beni che fanno parte del demanio pubblico. Essa ha facoltà sia di proce-
dere in via amministrativa, sia di avvalersi dei mezzi ordinari a difesa del-
la proprietà e del possesso.
In particolare, l’autotutela (o tutela amministrativa) consiste nell’eser-
cizio di poteri (di polizia demaniale) previsti dalle leggi speciali a fronte di
qualsivoglia illecita occupazione o abusiva utilizzazione dei beni da parte
di terzi.
Nell’ambito di tale tipologia di tutela si distinguono: a) mezzi di autotutela decisoria,
che comprendono tutti quegli atti che sono espressione di un generale potere della P.A., fina-
lizzato alla risoluzione di conflitti coi privati, da parte della stessa amministrazione (BELLO-
MO). Tali mezzi di sostanziano in provvedimenti e determinazioni amministrative, che spetta-
no esclusivamente all’ente pubblico proprietario (ad es., tutte le decisioni con cui la P.A. de-
cide di risolvere o modificare un rapporto concessorio relativo ad un determinato bene; oppu-
re le decisioni dei ricorsi amministrativi proposti dagli interessati contro provvedimenti della
P.A. relativi a beni pubblici); b) mezzi di autotutela esecutiva, che comprendono, invece, tut-
ti quei mezzi e comportamenti diretti ad eseguire le decisioni amministrative riguardo a beni
pubblici, cioè a portare a compimento gli atti di autotutela decisoria (ad es., gli sgomberi di uf-
ficio, mediante utilizzo di mezzi propri o di terzi, richiesti dalla P.A.). Tale tipologia di tutela
trova un limite nel dover essere rivolta ai privati, non essendo ammessa nei confronti di altre
amministrazioni (BELLOMO).
b) i diritti di uso pubblico (servitù di uso pubblico): sono quelle servitù costituite a ca-
rico di fondi privati per il conseguimento di fini di pubblico interesse corrispondenti a
quelli cui servono i beni demaniali. In tali servitù manca un fondo dominante, perché
non sono costituite a vantaggio di un fondo demaniale, bensì della collettività.
Rientrano nei diritti di uso pubblico:
— le strade vicinali, cioè quelle non di proprietà del Comune, ma soggette a pubbli-
co transito da parte della collettività; sono, cioè, strade costruite da privati che
eventualmente il Comune, ove le ritenga utili alla collettività, assoggetta all’uso
pubblico con propria delibera espressa, dicharandole strade vicinali ed includen-
dole nell’apposito elenco;
— le aree private aperte al pubblico transito: per esse il Comune è obbligato a con-
correre alle spese di manutenzione;
— i musei, le pinacoteche e gli archivi di proprietà privata;
— gli usi civici. In dottrina la loro inclusione fra i diritti (servitù) di uso pubblico non
è pacifica. Secondo SANDULLI, sarebbero una categoria autonoma, soltanto «affi-
ne» ai diritti di uso pubblico, e consisterebbero in quei diritti di natura civica, (e per-
tanto indisponibili) di godimento che si esplicano in varie forme (pascolo, semina,
legnatico) a favore dei membri di una collettività. Essi possono anche gravare su
beni privati, nel qual caso presentano la natura di diritti reali limitati su cose altrui.
Per quanto riguarda i diritti patrimoniali sui beni altrui, le servitù possono essere costituite an-
che a favore di beni patrimoniali della P.A. Tali diritti seguono la natura dei beni cui si riferiscono
e sono, quindi, disponibili o indisponibili a seconda che attengano a beni disponibili o indisponibili.
La P.A. può acquistare diritti reali in base: alla legge (es.: beni immobili privi di proprie-
tario); a fatti o atti di diritto comune (es.: l’occupazione o gli atti di acquisto a titolo oneroso);
a fatti o atti di diritto pubblico (es.: la confisca bellica o gli atti ablativi).
9. Gli inventari
Ci occuperemo, in questo paragrafo, degli inventari dei beni demaniali e
dei beni patrimoniali dello Stato e degli enti pubblici. Si possono distinguere:
a) l’inventario dei beni di demanio pubblico, che consiste in uno stato
descrittivo desunto dai rispettivi catasti, ovvero dai registri delle singo-
le amministrazioni. Tale inventario è realizzato a cura del MEF e delle
altre amministrazioni centrali ai cui servizi i beni sono adibiti;
b) i beni immobili patrimoniali dello Stato sono descritti in «registri di
consistenza» in doppio originale, recanti indicazioni sul luogo, la deno-
minazione e la qualità del bene; sui suoi connotati catastali, sull’estimo
120 Parte Terza - I beni e i contratti pubblici
za pubblica da attuarsi con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell’econo-
mia e delle finanze. Per gli enti previdenziali pubblici e privati restano ferme le disposizio-
ni di cui al comma 15 dell’articolo 8 del D.L. 78/2010, conv. dalla 122/2010, secondo cui:«
Le operazioni di acquisto e vendita di immobili da parte degli enti pubblici e privati che
gestiscono forme obbligatorie di assistenza e previdenza, nonché le operazioni di utilizzo,
da parte degli stessi enti, delle somme rivenienti dall’alienazione degli immobili o delle
quote di fondi immobiliari, sono subordinate alla verifica del rispetto dei saldi strutturali di
finanza pubblica da attuarsi con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell’eco-
nomia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali».
Ancora il D.L. 201/2011 inserendo nel D.L. 98/2011 l’art. 33bis rubricato «Strumenti sus-
sidiari per la gestione degli immobili pubblici» ha attribuito all’Agenzia del demanio il
compito di promuovere iniziative volte alla costituzione di società, consorzi o fondi im-
mobiliari con la finalità di valorizzare e alienare il patrimonio immobiliare pubblico di
proprietà dello Stato, delle Regioni, degli enti locali e degli enti vigilati. Qualora si costi-
tuiscano delle società, a esse partecipano i soggetti che apportano i beni e, necessariamen-
te, l’Agenzia del demanio in qualità di finanziatore e di struttura tecnica di supporto;
— l’art. 27, comma 2, del D.L. 201/2011 disciplina la formazione di programmi unitari di
valorizzazione territoriale per il riutilizzo funzionale e la rigenerazione degli immobili
di proprietà di Regioni, Province e Comuni e di ogni soggetto pubblico, anche statale, pro-
prietario, detentore o gestore di immobili pubblici, nonché degli immobili oggetto di pro-
cedure di valorizzazione di cui al D.Lgs. 85/2010 (federalismo demaniale);
— la L. 183/2011 (legge si stabilità 2012) art. 6 (Disposizioni in materia di dismissioni dei
beni immobili pubblici) autorizza il MEF a conferire o a trasferire beni immobili dello
Stato a uno o più fondi comuni di investimento immobiliari o a uno o più società di ge-
stione del risparmio anche di nuova costituzione. I proventi netti derivanti dalle cessio-
ni delle quote dei fondi o delle azioni delle società sono destinati alla riduzione del de-
bito pubblico. Sono conferiti o trasferiti gli immobili di proprietà dello Stato e una quo-
ta non inferiore al 20 per cento delle carceri inutilizzate e dalle caserme assegnate in uso
alle forze armate. I beni immobili da conferire o trasferire sono individuati con uno o più
DPCM, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze;
— il D.L. 1/2012 art. 66 (Dismissione di terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola)
ha introdotto una nuova disciplina in materia di alienazione, in via prioritaria ai giovani
agricoltori, dei terreni agricoli di proprietà dello Stato e degli enti pubblici nazionali non
utilizzabili per altre finalità istituzionali; in alternativa alla vendita si potrà disporre la lo-
cazione dei terreni.
tutte le amministrazioni pubbliche (comprese le Regioni, gli enti locali, gli enti pubblici e
le autorità indipendenti) per l’utilizzo in locazione passiva di immobili per finalità istituzio-
nali, prevedendo la facoltà del locatore di recedere dal contratto; si consente l’uso gratuito
in favore dello Stato degli immobili di proprietà degli enti territoriali a condizioni di reci-
procità; si avvia la rinegoziazione delle locazioni passive di immobili ad uso uffici di pro-
prietà di terzi (di norma almeno un anno prima della loro scadenza) al fine di giungere alla
riduzione del 15% dei canoni; si riducono gli spazi ad uso ufficio a disposizione delle am-
ministrazioni statali (spetterà all’Agenzia del demanio il compito di definire gli strumenti e
le indicazioni metodologiche di supporto alle amministrazioni per il monitoraggio e la re-
distribuzione); si accelera la procedura di vendita degli alloggi di servizio di proprietà del
Ministero della difesa; l’Agenzia del demanio opera quale centrale di committenza che sti-
pula accordi quadro con operatori del settore per la realizzazione di interventi manutentivi
posti a carico del conduttore sui beni immobili di proprietà dello Stato ovvero di terzi uti-
lizzati a qualsiasi titolo dalle Amministrazioni, al fine di conseguire risparmi connessi alle
maggiori economie di scala ed all’abbattimento dei costi amministrativi; una parte degli
avanzi di gestione dell’Agenzia del demanio sono destinati all’acquisto di immobili per sod-
disfare le esigenze allocative delle Amministrazioni dello Stato, oppure interventi di manu-
tenzione per il recupero di immobili statali; si rendono più efficaci talune disposizioni rela-
tive alla valorizzazione ed utilizzazione a fini economici di beni immobili di proprietà del-
lo Stato; si estende il regime fiscale di favore previsto per le SIIQ (società di investimento
immobiliare quotate) alle società di gestione e valorizzazione di immobili pubblici promos-
se dall’Agenzia del demanio.
Glossario
Bisogni collettivi. Bisogni avvertiti dall’individuo solo in quanto membro di una colletti-
vità. Esempi di bisogni collettivi sono la giustizia e l’ordine pubblico.
Infrastrutture. Insieme di servizi che, sebbene non utilizzati direttamente nel processo
produttivo, sono essenziali allo sviluppo economico di un paese.
Pertinenze. Sono le cose destinate in modo durevole a servizio o a ornamento di un’altra
cosa (art. 817 codice civile). Le pertinenze sono sottoposte allo stesso regime giuridico del-
le cose principali, senza però escludere che possano formare oggetto di autonomi rapporti.
Capitolo Secondo
I contratti della P.a.
Sommario: 1. L’attività di diritto privato della P.A. - 2. Regime giuridico dei contrat-
ti privati della P.A. - 3. Fonti normative. - 4. Il diritto dell’Unione europea in materia di
contratti pubblici e il suo recepimento. - 5. Il Codice dei contratti pubblici e il Regola-
mento esecutivo e attuativo. - 6. La competenza legislativa, statale e regionale, in mate-
ria di appalti. - 7. Il procedimento di formazione del contratto (l’evidenza pubblica). - 8.
Segue: Deliberazione a contrarre e determinazione del contenuto del contratto. - 9. Se-
gue: Soggetti ammessi a partecipare alle procedure di affidamento dei contratti pubblici
e presentazione delle offerte. - 10. Segue: La scelta del contraente, le procedure di scel-
ta e l’aggiudicazione del contratto. - 11. Segue: La stipula del contratto. - 12. Segue: L’ap-
provazione e il controllo del contratto. - 13. Procedure in economia. - 14. I contratti pub-
blici relativi ai lavori. - 15. I contratti pubblici relativi alle forniture e ai servizi . - 16. Gli
appalti nei settori speciali. - 17. Gli strumenti di tutela. - 18. Le convenzioni Consip. -
19. Il mercato elettronico della pubblica amministrazione (MEPA).
3. Fonti normative
Le principali fonti che regolano i contratti dello Stato sono:
— gli artt. 1321 e ss. e 1470 e ss. del codice civile, disciplinanti i contratti
in generale;
— la legge di contabilità di Stato, approvata con R.D. 2440/1923, più vol-
te modificata;
— il regolamento di contabilità, approvato con R.D. 827/1924;
— le disposizioni normative emanate dalle Regioni ed aventi rilevanza
all’interno del territorio regionale;
— i regolamenti per la disciplina dei contratti emanati dai Consigli comu-
nali e provinciali;
— il Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (D.Lgs.
163/2006) e il suo Regolamento esecutivo e attuativo (D.P.R. 207/2010).
Necessita, infine, un’ulteriore precisazione e cioè che le norme conte-
nute nel R.D. 2440/1923 e nel suo regolamento di attuazione (R.D. 827/1924)
Capitolo Secondo - I contratti della P.A. 129
non si applicano più ai contratti disciplinati dal Codice dei contratti, sebbe-
ne quest’ultimo non le abroga espressamente. Più precisamente, si può ri-
tenere che ai contratti da cui deriva una spesa per le PP.AA (contratti passi-
vi), tra cui gli appalti, si applica il Codice dei contratti e le procedure da
questo regolamentate; per contro ai contratti da cui deriva un’entrata per le
PP.AA. (contratti attivi), come ad esempio la vendita di immobili pubblici,
si applica il R.D. 827/1924.
Nel prosieguo della trattazione esamineremo più specificamente la di-
sciplina contenuta nel D.Lgs. 163/2006.
più vantaggiosa: salvo ipotesi stabilite dal Codice, il potere di scelta fra i due criteri vie-
ne rimesso alla discrezionalità dell’amministrazione, la quale deve scegliere, in base alle
circostanze del caso, quello che ritiene «più adeguato in relazione alle caratteristiche
dell’oggetto del contratto» (art. 81).
4. Regime della verifica delle offerte anomale più rispettoso del diritto comunitario. Di
particolare importanza è il venir meno, in linea di massima, del sistema differenziato di
verifica dell’anomalia e di esclusione dell’offerta anomala, a seconda che gli appalti siano
di importo pari o superiore alla soglia comunitaria ovvero di importo inferiore alla stessa.
5. Maggiore utilizzabilità della procedura negoziata, con scelta delle imprese da invita-
re rimessa alla stazione appaltante.
6. Modernizzazione del settore mediante l’utilizzo degli strumenti informatici: in parti-
colare, la pubblicazione di avvisi e capitolati sul cd. profilo del committente, oppure la
presentazione delle offerte e l’introduzione di meccanismi e procedure negoziali come il
sistema dinamico di acquisizione e le aste elettroniche.
Fra le principali innovazioni introdotte dal Codice dei contratti pubblici, figura sicuramen-
te l’ampliamento dei compiti dell’Autorità per vigilanza. Istituita dalla Merloni quale Autho-
rity per vigilare esclusivamente sul mercato dei lavori pubblici e sull’applicazione della legge
quadro in tale settore, l’Autorità vede ora estendere il proprio campo di azione anche al setto-
re delle forniture e dei servizi e, di conseguenza, assume la denominazione di Autorità per la
vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture.
Nell’ambito dell’Autorità opera l’Osservatorio dei contratti pubblici.
Presso l’Osservatorio è attivo il casellario informatico dei contratti pubblici, il cui fun-
zionamento è regolato dall’art. 8 del D.P.R. 207/2010, che stabilisce la sua suddivisione in
tre sezioni contenenti i dati relativi agli operatori economici per l’esecuzione di lavori, la for-
nitura di prodotti, la prestazione di servizi.
Ancora l’articolo 9 del Codice, in attuazione dell’art. 27 della Direttiva 18/2004, ha in-
trodotto la facoltà per le stazioni appaltanti di istituire un apposito sportello — lo Sportello
dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture — cui è affidato il compito di for-
nire ai partecipanti alle procedure di gara tutte le informazioni riguardanti la normativa vigen-
te nel luogo in cui verrà espletata la procedura di affidamento e di esecuzione del contratto
pubblico; la norma estende l’ambito delle informazioni fornite dallo Sportello anche alle nor-
me vigenti in materia fiscale, di tutela dell’ambiente, di sicurezza e condizioni di lavoro.
Infine, il Codice dei contratti pubblici ha esteso al settore dei servizi e delle forniture la fi-
gura del responsabile del procedimento. L’art. 10 del Codice, infatti, prescrive che per ogni
singolo intervento da realizzarsi mediante un contratto pubblico, le amministrazioni aggiudi-
catrici nominano, ai sensi della L. 241/1990, un responsabile del procedimento, unico per le
fasi della progettazione, dell’affidamento, dell’esecuzione.
C) I principi
È l’art. 2 del Codice ad elencare i principi che informano la disciplina
in tema di contratti pubblici relativamente sia alla fase di scelta del contra-
ente che a quella di esecuzione del contratto aggiudicato.
Capitolo Secondo - I contratti della P.A. 133
che, non essendo amministrazioni aggiudicatrici o imprese pubbliche, operano in virtù di dirit-
ti speciali o esclusivi concessi loro dall’autorità competente secondo le norme vigenti; mentre
negli «altri soggetti aggiudicatori», ai fini dell’applicazione della parte II, sono da ricompren-
dere i soggetti privati tenuti all’osservanza delle disposizioni del Codice. Inoltre, il legislatore
adopera l’espressione «stazione appaltante» per indicare in modo omnicomprensivo le ammi-
nistrazioni aggiudicatrici e gli altri soggetti aggiudicatori, individuati dall’art. 32 del Codice.
tività, consistenti — nell’ipotesi più ricorrente — nella gestione di un’opera, nelle forniture pe-
riodiche che occorrono per realizzarla, e nella sua manutenzione» (GAROFOLI – FERRARI).
Le previsioni codicistiche, come affermato, non hanno però carattere di esaustività, essen-
do possibili tipologie contrattuali alle quali non si applicano o si applicano solo in parte le dispo-
sizioni del D.Lgs. 163/2006: ed invero, il legislatore ha dedicato il Titolo II della Parte I (artt. da
17 a 28) a quei contratti esclusi in tutto o in parte dall’ambito di applicazione del Codice.
Per quelli tra questi ultimi esclusi dall’ambito di applicazione oggettiva del Codice, il le-
gislatore ha dettato dei principi guida, ed in particolare ha introdotto una «norma di chiusu-
ra», l’art. 27, come modificato dal D.L. 13-5-2011, n. 70, conv. dalla L. 106/2011, il quale sta-
bilisce che anche per l’affidamento degli stessi devono essere rispettati i «principi di economi-
cità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità», oltre alla pre-
visione, finalizzata a garantire il principio concorrenziale, per cui «l’affidamento deve essere
preceduto da invito ad almeno cinque concorrenti, se compatibile con l’oggetto del contratto».
Infine, di notevole rilevanza per l’argomento qui trattato è l’inserimento del comma 1bis
all’art. 1 del Codice ex art. 33, comma 1, del D.Lgs. 208/2011 il quale, in attuazione della di-
rettiva 2009/81/CE, ha dettato la disciplina per l’affidamento dei contratti pubblici di lavori,
servizi e forniture nei settori della difesa e della sicurezza. Quest’ultimo prevede, all’art. 3,
comma 3, che le norme del Codice non si applichino nei settori speciali inerenti la difesa e la
sicurezza, i cui contratti vengono regolamentati dalle sole disposizioni specifiche previste dal-
lo stesso D.Lgs. 208/2011. Nei settori ordinari della difesa e della sicurezza invece le norme
del Codice trovano applicazione per gli istituti non regolamentati dal D.Lgs 208/2011, e sem-
pre che siano compatibili e non vengano derogate dal medesimo decreto, il Codice si applica
ai contratti inerenti la difesa e la sicurezza esclusi dall’applicazione del D.Lgs. 208/2011 i qua-
li devono essere individuati, in via residuale, per esclusione dal suo ambito di applicazione de-
finito agli artt. 1 e 2 dello stesso. Sono inoltre esclusi dall’applicazione del Codice i contratti
elencati all’art. 6 del D.Lgs. 208/2011.
A tale delega ha dato attuazione il D.Lgs. 6-9-2011, n. 159 (Codice delle leggi antimafia e
delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione an-
timafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n, 136).
Al fine di assicurare la tracciabilità dei flussi finanziari relativi ai lavori, ai servizi e alle
forniture pubblici, il successivo art. 3 prescrive poi l’utilizzo da parte degli appaltatori, dei
subappaltatori e dei subcontraenti interessati, di uno o più conti correnti dedicati, aperti
presso banche o presso Poste Italiane S.p.A., nell’ambito dei quali la generalità delle tran-
sazioni può avvenire anche con strumenti d’incasso e di pagamento diversi dai bonifici ban-
cari o postali, purché idonei a garantire la piena tracciabilità delle operazioni (art. 3, com-
ma 1 come modif. dal D.L. 187/2010, conv. in L. 217/2010).
Gli strumenti di pagamento devono riportare per ogni transazione effettuata dalla stazione
appaltante, dagli appaltatori, dai subappaltatori e dai subcontraenti il Codice identificati-
vo di gara (CIG), attribuito dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici e laddove ob-
bligatorio il Codice unico di progetto (CUP).
La stazione appaltante, nei contratti relativi a lavori, servizi e forniture sottoscritti con gli
appaltatori, deve inserire, a pena di nullità assoluta, un’apposita clausola con cui essi assu-
mono gli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari.
Qualora i soggetti esecutori dei contratti di cui sopra accertino l’inadempimento di tale ob-
bligo ne danno immediata comunicazione alla stazione appaltante e alla prefettura.
I contratti di appalto, subappalto e i subcontratti da essi derivanti dovevano essere adegua-
ti alle norme sulla tracciabilità entro il 7 marzo 2011; per i contratti firmati dopo il 7 set-
tembre 2010, invece, le norme sulla tracciabilità sono pienamente operative.
Infine, altra disposizione di particolare rilievo è rappresentata dall’art. 13 della L. 136/2010,
che prescrive l’individuazione a mezzo di apposito D.P.C.M. (si veda il D.P.C.M. 30-6-2011,
in G.U. 29-8-2011, n. 200) delle modalità per l’istituzione di una o più Stazioni Uniche Ap-
paltanti in ciascuna Regione, con lo scopo di garantire la trasparenza, la regolarità e l’eco-
nomicità della gestione dei contratti pubblici e prevenire il rischio di infiltrazioni mafiose.
Il Codice dei contratti interviene sull’argomento all’art. 247 prescrivendo che «restano fer-
me le vigenti disposizioni in materia di prevenzione della delinquenza di stampo mafioso
e di comunicazioni e informazioni antimafia». Anche l’art. 176, comma 8 del D.Lgs.
163/2006 specifica che l’affidamento al contraente generale è soggetto alle verifiche anti-
mafia previste dalla vigente normativa.
Codice che traccia gli ambiti di esercizio del potere legislativo rispettiva-
mente statale e regionale, ed individua, inoltre, una serie di ambiti norma-
tivi nei quali le Regioni non possono legiferare. Ed infatti, il legislatore ha
previsto che le Regioni, nel rispetto dell’art. 117, comma 2, Cost., non pos-
sono prevedere una disciplina diversa da quella del Codice, e dunque in con-
trasto con quest’ultimo, in relazione: «alla qualificazione e selezione dei
concorrenti; alle procedure di affidamento, esclusi i profili di organizzazio-
ne amministrativa; ai criteri di aggiudicazione; al subappalto; ai poteri di
vigilanza sul mercato degli appalti affidati all’Autorità per la vigilanza sui
contratti pubblici di lavori, servizi e forniture; alle attività di progettazione
e ai piani di sicurezza; alla stipulazione e all’esecuzione dei contratti, ivi
compresi direzione dell’esecuzione, direzione dei lavori, contabilità e col-
laudo, ad eccezione dei profili di organizzazione e contabilità amministra-
tive; al contenzioso».
Sempre con riferimento ai contratti degli enti locali, si deve segnalare un’importante no-
vità, introdotta dal legislatore con riferimento ai Comuni con meno di 5000 abitanti. L’art.
23, comma 4, D.L. 201/2011, conv. in L. 22-12-2011, n. 214 (cd. «manovra Salva Italia»), mo-
dificando l’art. 33 del Codice dei contratti, ha inibito, infatti, a detti enti di bandire autonoma-
mente gare di appalto, obbligandoli a ricorrere necessariamente a centrali di committenza, me-
diante Unioni di Comuni, ove esistenti, oppure concludendo accordi consortili. Le Unioni o i
consorzi di Comuni (la cui costituzione è resa obbligatoria dalla disposizione in commento) po-
tranno, quindi, optare o per l’adesione alla stazione unica appaltante, ove costituita, oppure ad
una centrale di committenza appositamente costituita. Tale previsione, però, si applica alle gare
bandite successivamente al 31-3-2013, stante quanto disposto dal D.L. 29-12-2011, n. 216, cd.
decreto Milleproroghe, conv. in L. 24-2-2012, n. 14 (art. 29, comma 11ter). Sull’articolo 33
è intervenuto, infine, il D.L. 95/2012 (art. 1, co. 4), che, con finalità di semplificazione e al con-
tempo per garantire il ricorso a strumenti di centralizzazione, ha previsto per i piccoli Comuni
quale adempimento all’obbligo di costituire un’apposita centrale di committenza l’utilizzo de-
gli strumenti elettronici gestiti da Consip o dalla centrale di committenza di riferimento.
A) Il bando di gara
Sulla base della delibera a contrarre ha luogo il primo vero atto della
procedura di evidenza pubblica, ossia quello della predisposizione e suc-
cessiva pubblicazione del bando di gara, che contiene la disciplina spe-
ciale regolante la singola procedura concorsuale e costituisce, pertanto,
la lex specialis della procedura (unitamente a tutte quelle disposizioni che
in qualche modo regolano i presupposti, lo svolgimento e la conclusione
della gara per la scelta del contraente, in qualsiasi documento contenute).
Ai sensi dell’art. 64 del Codice, infatti, il bando è l’atto con il quale una
stazione appaltante rende nota (ai terzi) l’intenzione di aggiudicare un ap-
palto pubblico o un accordo quadro mediante una specifica procedura, di
istituire un sistema dinamico di acquisizione, oppure di aggiudicare un
Capitolo Secondo - I contratti della P.A. 141
B) I capitolati
Accanto al bando di gara, il legislatore (art. 5) prevede che le stazioni appaltanti possano
approntare dei capitolati che individuano, più analiticamente, la disciplina tecnica e di det-
taglio dei contratti che si intendono porre in essere. Essi si distinguono in:
a) capitolati generali, che riguardano la generalità dei contratti di un certo tipo (es.: contrat-
ti di appalto di opere pubbliche) e fissano, in via generale, le forme e le condizioni della
stipulazione, nonché le clausole fondamentali comuni a tutti i contratti di quella specie;
b) capitolati speciali, che fissano la disciplina del singolo rapporto concreto.
Per gli appalti di lavori delle amministrazioni aggiudicatici statali, lo stesso art. 5 del Co-
dice prevede che sia adottato, con decreto del Ministero delle infrastrutture (ora Ministero del-
le infrastrutture e dei trasporti), su parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, il capi-
tolato generale che, menzionato nel bando o nell’invito, costituisce parte integrante del suc-
cessivo contratto.
Successivamente alla pubblicazione del bando, tutti i soggetti interessati, in possesso dei
requisiti richiesti, possono presentare la propria offerta.
142 Parte Terza - I beni e i contratti pubblici
Nel fissare i termini per la ricezione delle offerte e delle domande di partecipazione, le sta-
zioni appaltanti tengono conto della complessità della prestazione oggetto del contratto e del
tempo ordinariamente necessario per preparare le offerte.
L’Amministrazione cioè procede, sulla base delle proprie conoscenze, a invitare un certo
numero di ditte a partecipare alla gara, comunicando loro l’oggetto del contratto da stipu-
lare, le modalità accessorie e le forme di offerta;
— la trattativa privata (che è del tutto straordinaria): la P.A., dopo aver interpellato (sepa-
ratamente e riservatamente) più ditte o persone ed aver raccolto le diverse offerte, sceglie
quella ritenuta più vantaggiosa e tratta con la ditta relativa affidando ad essa i lavori o le
forniture previa stipulazione del contratto. Il sistema della trattativa privata, quindi, non
consiste nel trattare con una sola persona (anche se ciò può verificarsi), ma nello sceglier-
ne una dopo aver trattato con diverse;
— l’appalto concorso. Quando si adotta la forma dell’appalto-concorso, l’amministrazione
predispone soltanto un progetto preliminare, sulla base del quale invita i concorrenti che
partecipano alla gara a presentare il progetto esecutivo dell’opera, nonché le condizioni
alle quali sono disposti ad eseguire il contratto.
Le suddette procedure, ripetiamo, continuano ad applicarsi per i contratti attivi della P.A.
(ad esempio l’alienazione di immobili pubblici).
valenza fra i detti criteri, tale che il potere di scelta fra gli stessi viene ri-
messo alla discrezionalità dell’amministrazione, e ne ha sancito l’applica-
bilità indistinta a tutti i tipi di contratti, lavori, servizi o forniture. La stazio-
ne appaltante deve indicare il criterio scelto nel bando di gara e da questo
poi non può più discostarsi.
La fase di scelta del contraente termina con l’aggiudicazione dell’appal-
to. Dapprima si procede all’aggiudicazione provvisoria della gara al miglior
offerente e, solo a seguito dei controlli opportuni e dell’approvazione dell’or-
gano competente dell’amministrazione pubblica, si formalizza l’aggiudica-
zione definitiva. Tale aggiudicazione non equivale ad accettazione dell’of-
ferta, ed è subordinata alla verifica del possesso dei requisiti prescritti in capo
all’aggiudicatario; solo in caso di esito positivo, essa diviene efficace.
L’atto di aggiudicazione definitiva va tempestivamente comunicato ai
controinteressati, per consentire loro l’eventuale impugnazione. A tal fine,
il D.Lgs. 53/2010 disciplina tutte le comunicazioni che la P.A. è tenuta ad
effettuare nella procedura d’appalto.
La stipulazione ai sensi dell’art. 11, comma 13, del Codice dei con-
tratti, è la redazione per iscritto del contratto, che, appunto, deve essere
stipulato mediante atto pubblico notarile o attraverso forma pubblica am-
Capitolo Secondo - I contratti della P.A. 147
L’art. 357 del D.P.R. 207/2010 contiene una complessa disciplina transitoria in relazione al
sistema di qualificazione delle imprese; infatti il D.L. 16-6-2012, n. 73, convertito in L. 23-7-
2012, n. 119, ha stabilito la proroga dell’entrata in vigore delle norme che regolano la qualifi-
cazione delle imprese di 180 giorni (in pratica al 5 dicembre 2012). L’Autorità in proposito ha
chiarito che ai contratti di qualificazione sottoscritti fino all’entrata in vigore del D.P.R. 207/2010
si applica la disciplina recata dal D.P.R. 34/2000.
La stazione appaltante deve precisare nel bando di gara o nella lettera d’invito, quale dei
documenti sopra elencati e quali requisiti devono essere presentati o dimostrati. I requisiti pos-
sono essere dimostrati in sede di gara mediante dichiarazione sottoscritta. Il concorrente che
si aggiudica la gara è richiesta la documentazione probatoria, per confermare quanto dichiara-
to in sede di gara.
Per i contratti di servizi sotto soglia, vale la disciplina prevista per quel-
li di forniture.
La pubblicazione dei bandi — il cui testo deve avere una lunghezza limitata — deve es-
sere effettuata in G.U., su due quotidiani a diffusione nazionale e su almeno due a maggiore
diffusione locale nel luogo ove si eseguono i contratti (art. 66 Codice dei contratti pubblici).
Quali sono le principali novità recate dal D.P.R. 5 ottobre 2010, n. 207
ai contratti relativi ai servizi e alle forniture?
Nell’ambito delle procedure aventi ad oggetto le forniture di beni e servizi, gli elementi più
significativi recati dal regolamento di esecuzione e attuazione del Codice dei contratti pos-
sono essere così schematizzarsi:
a) l’introduzione di una disciplina della programmazione degli appalti di forniture e
di servizi sulla falsariga di quella prevista per gli appalti di lavori, al fine di garantire
anche in tale settore una razionale ed adeguata organizzazione delle attività (art. 271);
b) gli artt. 272 e seguenti del D.P.R. 207/2010 disciplinano analiticamente i compiti e
le attività del responsabile del procedimento.
Il nuovo Regolamento ha, altresì, previsto la figura del responsabile del procedimen-
to anche nelle ipotesi di acquisto di beni e servizi tramite centrali di committenza,
accentuando in tale fattispecie i compiti di cura controllo e vigilanza nella fase di ese-
cuzione contrattuale, di collaudo e verifica della conformità delle prestazioni;
c) con il D.P.R. 207/2010 entra in vigore il nuovo sistema di affidamento del «dialogo
competitivo» che consentirà alle Amministrazioni, in caso di appalti particolarmente
complessi, di confrontarsi con gli operatori economici per individuare, con l’apporto
del mondo imprenditoriale, soluzioni in grado di soddisfare le esigenze della P.A.;
156 Parte Terza - I beni e i contratti pubblici
esclusivi concessi loro dall’autorità competente di uno Stato membro. Sono diritti specia-
li o esclusivi i diritti costituiti per legge, regolamento o in virtù di una concessione o altro
provvedimento amministrativo avente l’effetto di riservare a uno o più soggetti l’eserci-
zio di un’attività nei settori speciali e di incidere sulla capacità di altri soggetti di eserci-
tare tale attività (art. 207).
Gli articoli 208-213 forniscono puntuali chiarimenti in ordine alle attività che vanno ri-
comprese fra i cosiddetti settori speciali.
In relazione ai settori speciali, ricordiamo che la direttiva 2004/17 ha disposto l’esclusio-
ne da tale ambito del settore delle telecomunicazioni, ritenuto ormai aperto alla concorrenza
negli Stati membri, e l’ingresso del settore postale.
Per quanto riguarda le concessioni di servizi, la parte terza del Codice non si applica alle
concessioni di lavori e di servizi rilasciate da enti aggiudicatori che esercitano una o più attivi-
tà di cui agli articoli 208-213, quando la concessione ha ad oggetto l’esercizio di dette attività.
Le disposizioni della parte terza del Codice in esame si applicano sia ai contratti pubblici
nei settori speciali di rilevanza comunitaria, sia a quelli sotto soglia comunitaria.
Gli importi delle soglie sono i seguenti:
a) 400.000 euro per gli appalti di forniture e servizi;
b) 5.000.000 euro per gli appalti di lavori.
Codice dei contratti dal D.Lgs. 53/2010 (e poi modificato dal D.Lgs. 104/2010). Nelle pro-
cedure di affidamento, coloro i quali intendono proporre un ricorso giurisdizionale devo-
no preventivamente informarne la stazione appaltante, indicando, in modo sintetico e som-
mario, i presunti vizi di illegittimità ed i motivi di ricorso che si intendono articolare in
giudizio. Tale indicazione non costituisce una preclusione, essendo consentita, in sede giu-
risdizionale, la presentazione di motivi diversi. Lo scopo è di informare la P.A. di eventua-
li illegittimità della procedura, al fine di indurla a rivedere il proprio operato in autotutela.
B) La tutela giurisdizionale
La tutela giurisdizionale, è disciplinata dal Codice del processo ammi-
nistrativo, agli artt. 119 e ss.
L’art. 244 del Codice dei contratti pubblici rimanda, infatti, al Codice
del processo amministrativo per la individuazione delle controversie in ma-
teria di contratti pubblici devolute alla giurisdizione esclusiva del giudice
amministrativo.
Ai sensi dell’art. 133 del Codice citato, sono devolute al G.A., in sede
di giurisdizione esclusiva, le controversie:
— relative a procedure di affidamento di pubblici lavori, servizi, forniture,
svolte da soggetti comunque tenuti, nella scelta del contraente o del so-
cio, all’applicazione della normativa comunitaria ovvero al rispetto dei
procedimenti di evidenza pubblica previsti dalla normativa statale o re-
gionale, ivi incluse quelle risarcitorie e con estensione della giurisdizio-
ne esclusiva alla dichiarazione di inefficacia del contratto a seguito di
annullamento dell’aggiudicazione ed alle sanzioni alternative;
— relative al divieto di rinnovo tacito dei contratti pubblici di lavori, ser-
vizi, forniture, relative alla clausola di revisione del prezzo e al relativo
provvedimento applicativo nei contratti ad esecuzione continuata o pe-
riodica, nell’ipotesi di cui all’art. 115 del D.Lgs. 163/2006, nonché quel-
le relative ai provvedimenti applicativi dell’adeguamento dei prezzi, ai
sensi dell’art. 133, commi 3 e 4, dello stesso Codice dei contratti.
Tutte le pubbliche amministrazioni e gli altri soggetti che si avvalgono di Consip S.p.A.
possono utilizzare, a titolo gratuito, il sistema informativo in modalità ASP (Application Ser-
vice Provider) del MEF (art. 9, D.L. 52/2012).
acquisire beni e servizi attraverso Internet, possibilità già diffusa nel setto-
re privato. Il ricorso al mercato elettronico è infatti considerato uno stru-
mento essenziale per ridurre la spesa per la fornitura di beni e servizi poi-
ché rende le procedure di acquisto snelle, rapide e trasparenti.
La possibilità di ricorrere a tale strumento è divenuta obbligo ad opera
dell’art. 1, comma 450, della L. 296/2006 (finanziaria 2007): dal 1° luglio
2007, le amministrazioni statali centrali e periferiche, ad esclusione degli
istituti e delle scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e del-
le istituzioni universitarie, per gli acquisti di beni e servizi al di sotto della
soglia comunitaria, sono tenute a fare ricorso al mercato elettronico della
pubblica amministrazione (MEPA), di cui all’art. 328 D.P.R. 207/2010. Lo
stesso comma 450 prevede che le amministrazioni pubbliche di cui all’art.
1 del D.Lgs. 165/2001 per gli acquisti di beni e servizi sotto soglia comu-
nitaria devono fare ricorso al mercato elettronico della P.A. oppure ad altri
mercati elettronici istituiti ai sensi del citato art. 328.
Ora, per i contratti di acquisto di forniture e servizi sotto la soglia co-
munitaria, il D.P.R. 207/2010 all’art. 328 stabilisce che, salvi i casi di ricor-
so obbligatorio al mercato elettronico, la stazione appaltante può decidere
di acquisire beni e servizi attraverso un proprio mercato elettronico, o uti-
lizzando il mercato elettronico della pubblica amministrazione realizzato
dal MEF sulle proprie infrastrutture tecnologiche, ovvero avvalendosi del
mercato elettronico realizzato dalle centrali di committenza di riferimento.
Il mercato elettronico consente acquisti telematici basati su un sistema
che attua procedure di scelta del contraente interamente gestite per via elet-
tronica e telematica, nel rispetto di determinate disposizioni e dati principi
organizzativi.
Le stazioni appaltanti abilitano al mercato elettronico i fornitori di beni e i prestatori di
servizi tramite uno o più bandi aperti per tutta la durata del mercato a qualsivoglia operatore
economico che possieda i requisiti di abilitazione. I bandi di abilitazione sono pubblicati in
conformità della disciplina applicabile per le procedure sotto soglia di cui all’art. 124, comma
5, del Codice e indicano l’indirizzo del sito informatico presso il quale è possibile consultare
la documentazione della procedura, senza subordinarlo ad oneri.
Avvalendosi del mercato elettronico le stazioni appaltanti possono effettuare acqui-
sti di beni e servizi sotto soglia:
a) attraverso un confronto concorrenziale delle offerte pubblicate all’interno del mercato elettro-
nico o delle offerte ricevute sulla base di una richiesta di offerta rivolta ai fornitori abilitati;
b) in applicazione delle procedure di acquisto in economia.
162 Parte Terza - I beni e i contratti pubblici
Glossario
Città metropolitane: le Città metropolitane sono enti territoriali previsti dall’art. 114 del-
la Costituzione, come modificato dalla L. cost. 3/2001. I Comuni di Torino, Milano, Vene-
zia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli e gli altri Comuni i cui insediamenti
abbiano con essi rapporti di stretta integrazione territoriale e in ordine alle attività econo-
miche, ai servizi essenziali alla vita sociale, nonché alle relazioni culturali e alle caratteri-
stiche territoriali, costituiscono le Aree metropolitane.
Diritto pubblico: il Diritto pubblico è costituito dal complesso di norme che disciplinano
la formazione, l’organizzazione e l’attività dello Stato e degli enti pubblici, nonché i loro
rapporti con i privati nel caso in cui lo Stato e gli enti pubblici siano in posizione di supe-
riorità derivante dal fatto che questi ultimi agiscono in veste di pubblica autorità.
Processo amministrativo: il procedimento amministrativo consiste in un’attività diretta
alla risoluzione delle controversie che sorgono nell’ambito della Pubblica Amministrazio-
ne o tra questa ed i privati. Esso ha di norma ad oggetto l’impugnativa di atti amministra-
tivi al fine di definire le posizioni soggettive delle parti in causa.
PARTE Quarta
Le Responsabilità
e i controlli
1. La responsabilità in generale
Per «responsabilità», in genere, si intende l’assoggettabilità a sanzione
in conseguenza di comportamenti antigiuridici.
Per i pubblici dipendenti la responsabilità collegata agli effetti del loro
operato si estende oltre i limiti che le leggi civili e penali determinano per
il comune cittadino. Per quest’ultimo, infatti, si tratta:
— di rispondere del proprio operato in relazione alle conseguenze danno-
se provocate dallo stesso (responsabilità civile);
— di rispondere per la violazione di norme che, dato il loro carattere pub-
blicistico e di ordine generale, vengono imposte con speciale rigore (re-
sponsabilità penale).
Per i pubblici impiegati il campo della responsabilità è, invece, più
ampio in quanto, alle ipotesi previste dall’ordinamento generale per tutti i
cittadini, si aggiungono quelle specifiche responsabilità direttamente col-
legate alla qualità di pubblico dipendente rivestita.
L’art. 28 Cost. dispone che «I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici
sono direttamente responsabili secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti com-
piuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e gli enti
pubblici». La ratio della disposizione è da rinvenire nell’esigenza di offrire maggiori garanzie
ai cittadini eventualmente lesi dalla P.A. e dai suoi agenti (CARINGELLA).
Capitolo Primo - La responsabilità nel pubblico impiego 165
2. La responsabilità patrimoniale
Gli impiegati pubblici rispondono del loro operato non soltanto sul pia-
no penale e disciplinare, ma anche su quello civile o patrimoniale, essendo
tenuti a risarcire i danni da essi causati all’Amministrazione o ai terzi.
Tale forma di responsabilità suole essere oggi definita «responsabilità
patrimoniale», secondo la terminologia adottata dalla Corte dei conti.
3. La responsabilità amministrativa
A) Inquadramento
La responsabilità amministrativa è quella in cui incorre il funzionario o
l’impiegato che, per inosservanza dolosa o colposa dei suoi obblighi di ser-
vizio, abbia cagionato un pregiudizio alla P.A. (CARINGELLA).
Gli artt. 18-20 del Testo Unico impiegati civili dello Stato (D.P.R. 3/1957)
prevedono, in proposito, che l’impiegato è tenuto a risarcire all’amministra-
zione il danno ad essa derivante da violazioni di obblighi di servizio, anche se
ha agito su delega del superiore, ad eccezione del caso in cui l’obbligo ad ese-
guire l’ordine ricevuto derivi da specifiche norme del rapporto di impiego.
La responsabilità amministrativa trova la sua disciplina fondamentale
nella legge di contabilità di Stato (R.D. 2440/1923), che delinea i profili pe-
culiari della stessa agli artt. 82 e 83. L’art. 82, in particolare, dispone che
l’impiegato è tenuto a risarcire il danno cagionato allo Stato a seguito di
azione od omissione, anche solo colposa. L’art. 83, a sua volta, prevede la
giurisdizione della Corte dei conti nei casi di cui all’art. 82.
Molte discussioni, tra gli studiosi, ha suscitato la questione relativa alla
natura di tale responsabilità che, come risulta evidente, tutela la pubblica
amministrazione nei confronti dei danni che le arreca l’impiegato o il fun-
zionario all’interno del rapporto d’ufficio.
La più recente dottrina è dell’avviso di attribuire alla responsabilità am-
ministrativa nei confronti della P.A. natura contrattuale, potendosi il dan-
no ricondurre nell’ambito del rapporto obbligatorio del dipendente verso lo
Stato, e inquadrandosi, quindi, nel principio generale dell’adempimento del-
le obbligazioni (artt. 1176 e 1218 Codice Civile).
Il giudice competente a conoscere della responsabilità amministrativa
e della relativa obbligazione risarcitoria nei confronti dello Stato è la Cor-
te dei conti.
In proposito, va detto che l’art. 1 della L. 20/1994 dispone che la respon-
sabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in ma-
teria di contabilità pubblica:
— è personale (il relativo debito si trasmette agli eredi solo nei casi di ille-
cito arricchimento del dante causa e di conseguente indebito arricchi-
mento degli eredi stessi);
— è limitata ai fatti ed alle omissioni commessi con dolo o colpa grave.
Capitolo Primo - La responsabilità nel pubblico impiego 167
Tra i casi di esclusione della colpa, oltre allo stato di incapacità di in-
tendere e di volere, lo stato di necessità, il caso fortuito, la forza mag-
giore e la buona fede degli organi politici nel caso di atti tecnici o am-
168 Parte Quarta - Le responsabilità e i controlli
4. La responsabilità contabile
Tutti coloro che maneggiano denaro o valori della P.A. sono tenuti, in
quanto agenti contabili, al cd. obbligo di rendiconto.
Fra i contabili si distingue colui che svolge tale funzione in base a nor-
me, a rapporto di impiego o a contratto (contabile di diritto) e quello che,
di propria iniziativa o per necessità, ha maneggio di denaro o beni (conta-
bile di fatto).
Sotto il profilo processuale entrambi sono soggetti al medesimo giudi-
ce, la Corte dei conti, e tenuti a rendere il conto.
Tale regola discende dal principio che chiunque ha amministrato beni
altrui è tenuto, salvo che non vi sia stata dispensa, a rendere ragione del suo
operato a prescindere dalla denuncia di presunte o reali irregolarità.
Occorre, comunque, distinguere tra il conto-documento (detto anche ren-
diconto) dal rendimento del conto, che è il procedimento amministrativo
volto alla presentazione del conto al giudice contabile, nonché tra l’obbli-
go del rendiconto a carattere di obbligazione da quello che costituisce un
170 Parte Quarta - Le responsabilità e i controlli
Va peraltro notato che non esiste perfetta coincidenza fra i casi di re-
sponsabilità dell’impiegato e quelli di responsabilità della P.A. Infatti:
— ai sensi dell’art. 23 T.U. impiegati civili dello Stato, l’impiegato è re-
sponsabile verso i terzi solo per i danni ad essi arrecati, agendo con dolo
o colpa grave. In caso di colpa lieve o lievissima risponde soltanto l’Am-
ministrazione: ciò va incontro all’esigenza di garantire all’impiegato una
fascia di sicurezza, perché la preoccupazione di dover rispondere verso
i terzi anche per una lieve negligenza potrebbe paralizzare l’attività am-
ministrativa (così VIRGA);
— d’altro canto, si ritiene che il fatto dannoso non è riferibile all’Ammini-
strazione se esso deriva da comportamenti posti in essere dolosamente
per conseguire un fine illecito ed estraneo ai fini istituzionalmente per-
seguiti dall’Amministrazione; in questa ipotesi, perciò, responsabile ver-
so i terzi è solo l’impiegato.
Pertanto, salvo i casi appena indicati, è sancito che l’azione di risarci-
mento del terzo danneggiato può essere esercitata congiuntamente o sepa-
ratamente nei confronti dell’Amministrazione e del dipendente.
Risulta, però, diverso il grado di intensità della responsabilità.
Come è già stato accennato, infatti, l’obbligazione personale risarcito-
ria dell’impiegato sussiste solo ove questi provochi un danno ingiusto ov-
vero un danno derivante da ogni violazione dei diritti dei terzi che l’impie-
gato abbia commesso per dolo o colpa grave.
Ne discende che appare, spesso, più agevole per il terzo danneggiato
esercitare l’azione nei confronti della P.A. (piuttosto che dell’impiegato re-
sponsabile) sia per una garanzia di maggiore solvibilità sia per il minor gra-
do di colpa caratterizzante questo tipo di responsabilità (colpa lieve).
La P.A. può, successivamente, rivalersi nei confronti del proprio dipen-
dente mediante l’azione di responsabilità (di rivalsa) esercitata dal Procu-
ratore regionale presso la Corte dei Conti.
La responsabilità dell’impiegato verso i terzi, ai sensi dell’art. 29 reg.
cont., è poi esclusa:
— quando l’impiegato ha agito per legittima difesa di sé o di altri;
— quando è stato costretto all’azione od omissione dannosa da violenza fi-
sica esercitata sulla persona;
— quando ha agito perché costrettovi dalla necessità di salvare sé o altri
dal pericolo attuale di un danno grave alla persona ed il pericolo non è
174 Parte Quarta - Le responsabilità e i controlli
stabilite per gli impiegati civili dello Stato. Da questa disposizione si dedu-
ce l’estensione a tale responsabilità della giurisdizione della Corte.
Per gli altri enti pubblici, è stata la stessa Corte ad affermare la propria
giurisdizione, ponendo a fondamento di tale soluzione l’art. 103 Cost., secon-
do il quale essa «ha giurisdizione nelle materie di contabilità pubblica …».
L’orientamento espresso al riguardo dalla Corte è stato avallato, sia dal-
la Corte Costituzionale (sent. 31-5-1965, n. 17) che ha inteso in tal modo
evitare un grave vuoto legislativo, sia dalla Corte di Cassazione, la quale ha
tuttavia escluso che la giurisdizione in esame si estenda anche agli ammi-
nistratori e ai dipendenti degli enti pubblici economici.
Glossario
Dolo: si intende ogni artificio o raggiro con cui un soggetto induce un altro soggetto in er-
rore, spingendolo a porre in essere un negozio che altrimenti non sarebbe stato concesso o
lo sarebbe stato in condizione diverse.
Nesso di casualità: è la relazione che lega un atto, o un fatto, e l’evento che vi discende;
in altre parole, è il legame causa-effetto che deve collegare la condotta con l’evento, nel
senso che l’azione deve essere causa diretta e immediata del danno.
Capitolo Secondo
La giurisdizione della Corte dei Conti
nelle materie di contabilità pubblica
1. Generalità
La Costituzione ha attribuito alla Corte dei conti due ruoli:
— massimo organo di controllo sull’Amministrazione dello Stato;
— suprema magistratura nelle materie di contabilità pubblica.
Abbiamo già elencato le materie su cui si estende il giudizio ed il sin-
dacato della Corte dei conti; qui interessano due elementi di questa mate-
ria: la giurisdizione sui conti e la giurisdizione sulla responsabilità patrimo-
niale.
La giurisdizione della Corte dei conti è:
— una giurisdizione amministrativa speciale: essa è infatti esercitata solo nelle materie tas-
sativamente indicate dalla legge e si contrappone perciò alla giurisdizione amministrati-
va generale, che compete al TAR e al Consiglio di Stato e si estende a tutta la materia am-
ministrativa non assegnata dalla legge ad altri giudici;
— una giurisdizione esclusiva, perché comprende, nelle materie ad essa attribuite dalla leg-
ge, sia le questioni relative ai diritti soggettivi che quelle riguardanti gli interessi legitti-
mi. Il potere della Corte si estende poi a tutte le questioni pregiudiziali ed incidentali, sal-
vo l’incidente di falso (di competenza dei giudici civili) e le questioni di legittimità costi-
tuzionali delle leggi (riservate alla Corte costituzionale).
Altra caratteristica del giudizio che si svolge dinanzi alla Corte dei con-
ti è la presenza del Procuratore Generale o Vice Procuratore Generale.
Ciò si spiega agevolmente con la considerazione che non si tratta di at-
tività giurisdizionale svolta nell’interesse di parti, alle quali è anche affida-
to il compito di indirizzare l’andamento del processo nel modo che ritenga-
no più confacente ai loro scopi, bensì trattasi di un procedimento messo in
moto e che procede ad impulso dello Stato, del quale il Procuratore Gene-
rale (ora regionale) è il rappresentante.
2. I giudizi di conto
La Corte giudica sui conti dei tesorieri, dei ricevitori, dei cassieri e de-
gli agenti incaricati di riscuotere, di pagare, di conservare e di maneggiare
denaro pubblico o di tenere in custodia valori e materie di proprietà dello
Stato e di coloro che si ingeriscono anche senza legale autorizzazione, ne-
gli incarichi attribuiti ai detti agenti.
In tale ultimo caso, si suole parlare di contabili di fatto, per i quali pe-
raltro non ha luogo nessuna deroga rispetto alla procedura normale.
Gli agenti contabili dello Stato devono presentare i loro rendiconti alle
Amministrazioni centrali o periferiche dello Stato competenti per materia,
le quali, entro due mesi dalla chiusura dell’esercizio cui il conto si riferi-
sce, devono trasmetterli alla Ragioneria dello Stato; quest’ultima, a sua
volta, è tenuta a trasmetterli alla Corte dei conti entro due mesi dalla rice-
zione.
L’agente viene costituito in giudizio all’atto della presentazione del con-
to (art. 45, T.U. 1214/1934, perciò si parla di «conto giudiziale»).
Nel caso, peraltro, di cessazione dell’agente dell’amministrazione dall’uf-
ficio, di deficienze accertate dall’amministrazione e di ritardo nel presenta-
re i conti nei termini stabiliti, il giudizio può essere iniziato anche ad istan-
za del pubblico ministero e su decreto della Sezione regionale competente
da notificarsi all’agente, con la fissazione di un termine a presentare il con-
to. I conti sono depositati nella segreteria della sezione competente, che li
trasmette al magistrato designato dal Presidente quale relatore.
Questi procede all’esame del conto stesso concludendo per il discarico
del contabile o per la condanna del medesimo. In quest’ultimo caso, il Pre-
sidente ordina la trasmissione del conto al Procuratore Regionale dopo aver
fissato l’udienza per la discussione del giudizio di conto.
178 Parte Quarta - Le responsabilità e i controlli
3. I giudizi di responsabilità
In ordine ai giudizi di responsabilità la normativa di riforma prevede che:
a) la responsabilità è personale e limitata ai fatti ed alle omissioni commes-
si con dolo o colpa grave, ferma restando l’insindacabilità nel merito
delle scelte discrezionali. È sempre esclusa la gravità della colpa quan-
do il fatto dannoso trae origine dall’emanazione di un atto vistato e re-
gistrato in sede di controllo preventivo di legittimità, relativamente ai
profili presi in considerazione nell’esercizio del controllo. Il relativo de-
bito si trasmette agli eredi secondo le leggi vigenti nei casi di illecito ar-
ricchimento del dante causa e di conseguente indebito arricchimento de-
gli eredi stessi;
b) il diritto al risarcimento del danno si prescrive in ogni caso in cinque
anni, decorrenti dalla data in cui si è verificato il fatto dannoso, ovvero,
in caso di occultamento doloso del danno, dalla sua scoperta;
c) nel caso di deliberazioni di organi collegiali la responsabilità si imputa
esclusivamente a coloro che hanno espresso voto favorevole. Nel caso
di atti che rientrano nella competenza propria degli uffici tecnici o am-
ministrativi la responsabilità ai titolari di organi politici che in buona
fede li abbiano approvati ovvero ne abbiano autorizzato o consentito
l’esecuzione;
d) la Corte giudica sulla responsabilità degli amministratori e dipendenti
pubblici anche quando il danno sia cagionato ad amministratori od enti
diversi da quelli di appartenenza.
Sul versante squisitamente processuale, l’art. 5 del D.L. 453/1993, con-
vertito dalla L. 19/1994, statuisce che il procuratore regionale, prima di
emettere l’atto di citazione in giudizio, invita il presunto responsabile del
danno a depositare entro un termine non inferiore a 30 gg. dalla notifica del-
la relativa comunicazione, le proprie deduzioni ed eventuali documenti. Nel-
lo stesso termine il presunto responsabile può chiedere di essere sentito per-
sonalmente.
Il procuratore regionale emette l’atto di citazione in giudizio entro 120
giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle deduzioni da
parte del presunto responsabile del danno.
180 Parte Quarta - Le responsabilità e i controlli
Glossario
Consiglio di Stato: è un organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della
giustizia nell’amministrazione.
Avvocatura dello Stato: gruppo di giuristi specializzati che rappresenta e difende in giu-
dizio l’amministrazione statale e, più in generale, tutti i poteri dello Stato quando svolga-
no attività sostanzialmente amministrative. L’Avvocatura dello Stato tutela in sede giudi-
ziaria gli interessi patrimoniali e non patrimoniali dello Stato e di altri enti ammessi al pa-
trocinio, ai quali presta pure la propria consulenza senza limiti di materia.
Corte di Cassazione: è organo di vertice dell’organizzazione giudiziaria, con sede a Roma
e giurisdizione in tutto il territorio nazionale. I giudici della Corte esaminano le questioni
relative alla materia civile, penale e di lavoro e risolvono le questioni che coinvolgono il
Consiglio di Stato e la Corte dei conti. La Corte di Cassazione giudica i ricorsi proposti
contro le sentenze di appello. In tal modo verifica l’esatta osservanza della legge e assicu-
ra la sua uniforme interpretazione, dettando i criteri interpretativi cui i giudici di grado in-
feriore devono attenersi nelle loro decisioni.
Capitolo terzo
Il sistema dei controlli
1. I controlli in generale
A) Caratteri generali
La funzione di controllo costituisce una delle tre fondamentali estrinse-
cazioni dell’attività amministrativa, insieme con quella attiva e quella con-
sultiva.
Principali fonti normative del sistema di controllo che caratterizza la fi-
nanza pubblica italiana sono gli artt. 100, 103, 125 della Costituzione. Sa-
rebbe però erroneo considerare le previsioni costituzionali in materia di con-
trollo sulle pubbliche amministrazioni come un sistema in sé concluso e per-
fetto: nulla preclude al legislatore ordinario di introdurre nuove forme di
controllo purché per queste ultime sia rintracciabile nella Costituzione un
adeguato fondamento normativo (così la Corte Costituzionale con senten-
za 29/1995).
Perché vi sia attività di controllo è necessaria la sussistenza di due pre-
supposti: la diversità di organi (si parla di rapporto interorganico) e la so-
vraordinazione dell’organo controllante nei confronti di quello controllato.
no e così via, tutte informazioni queste che potranno aiutare l’organo co-
stituzionale a capire in che modo le risorse sono state impiegate negli
esercizi precedenti e i risultati raggiunti.
L’art. 6 della L. 196/2009, inoltre, allo scopo di rafforzare il ruolo di controllo della Ca-
mera e del Senato sulla finanza pubblica ha introdotto il principio di accesso da parte del-
le due assemblee a tutte le banche dati rilevanti per monitoraggio della finanza pubblica e
ogni altra fonte utile.
A tal fine, il comma 2 dello stesso art. 6, stabilisce quali disegni di legge e leggi, compre-
si gli allegati, devono essere pubblicati nel sito del MEF in formato elettronico; mentre i
decreti di variazione al bilancio relativi all’approvazione di provvedimenti legislativi sono
pubblicati sul sito del MEF il giorno dopo a quello della loro registrazione da parte della
Corte dei conti.
Sono soggette al controllo delle Camere anche le delibere del CIPE, che le invia, per via
telematica, entro 10 giorni dalla data di registrazione da parte della Corte dei conti, se sono
sottoposte a tale procedura, in caso contrario entro 10 giorni dalla loro adozione;
senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le attività svol-
te dai nuclei di valutazione sono funzionali alle proposte di rimodulazione
delle risorse finanziarie tra i diversi programmi nella fase di formazione del
disegno di legge di bilancio e alla predisposizione del rapporto sui risultati
esposto nella prima sezione della nota integrativa al rendiconto generale.
Il MEF fornisce altresì alle amministrazioni il supporto metodologico
per la definizione delle previsioni di spesa e dei fabbisogni relativi ai pro-
grammi e agli obiettivi indicati nella nota integrativa al bilancio di previ-
sione, e per gli indicatori ad essi associati.
Ogni tre anni a partire dalla creazione della banca dati di cui all’art. 13 della L. 196/2009
il MEF, attraverso il DRGS, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri/Dipartimento del-
la funzione pubblica, elabora un Rapporto sulla spesa delle pubbliche amministrazioni del-
lo Stato. Esso è predisposto entro il 20 luglio dell’ultimo anno di ciascun triennio e deve es-
sere inviato al Parlamento.
Nell’ambito della banca dati di cui sopra, il MEF istituisce e condivide con le amministra-
zioni centrali un’apposita sezione che raccoglie tutte le informazioni necessarie alla realizza-
zione delle attività si qui descritte.
colo 41 della L. 196/2009, su visto. Il rapporto va inviato alle Camere entro il 30 settembre del
triennio di riferimento, per l’esame delle Commissioni parlamentari competenti per materia e
per profili finanziari, nonché alle sezioni riunite della Corte dei conti.
te considerati uno degli strumenti più efficaci per garantire il buon anda-
mento amministrativo e l’oculata gestione delle risorse pubbliche.
La disciplina dei controlli interni è contenuta nel D.Lgs. 286/1999, che
ne individua quattro diversi tipi:
1. il controllo di regolarità amministrativa e contabile, volto a garanti-
re la legittimità, regolarità e correttezza dell’azione amministrativa. Esso
è svolto dagli organi già previsti dalle disposizioni vigenti nei diversi
comparti della pubbliche amministrazioni, e in particolare dagli «organi
di revisione, ovvero gli uffici di ragioneria, nonché dai servizi ispettivi»
(art. 2, comma 1), ivi compresi i servizi ispettivi di finanza della ragio-
neria generale dello Stato e quelli con competenze di carattere generale;
2. il controllo di gestione, volto a verificare l’efficacia, l’efficienza ed eco-
nomicità dell’azione amministrativa al fine di ottimizzare, anche median-
te tempestivi interventi di correzione, il rapporto tra costi e risultati;
3. la valutazione dei dirigenti, diretta a valutare le prestazioni del perso-
nale con qualifica dirigenziale;
4. il controllo strategico, volto a valutare l’adeguatezza delle scelte com-
piute in sede di attuazione dei piani, programmi ed altri strumenti di de-
terminazione dell’indirizzo politico, in termini di congruenza tra risul-
tati conseguiti e obiettivi predefiniti. Quest’ultima tipologia di control-
li deve supportare l’attività di programmazione strategica e di indirizzo
politico ed è svolta da strutture che rispondono direttamente agli organi
di indirizzo politico-amministrativo.
Il D.Lgs. 150/2009, di attuazione della “Riforma Brunetta”, è interve-
nuto massicciamente sul sistema dei controlli interni così come delineato
dal D.Lgs. 286/1999.
Infatti, dal 30 aprile 2010 è abrogata la disciplina sulla valutazione della
dirigenza (art. 5 D.Lgs. 286/1999), che viene sostituita da quella relativa alla
misurazione e valutazione della performance svolta dagli Organismi indi-
pendenti di valutazione della performance, i quali sostituiscono a loro vol-
ta i servizi di controllo interno, comunque denominati, di cui al D.Lgs. 286/1999.
L’Organismo indipendente, infatti, monitora il funzionamento comples-
sivo del sistema della valutazione, della trasparenza e integrità dei control-
li interni ed elabora una relazione annuale sullo stato dello stesso; garanti-
sce, altresì, la correttezza dei processi di misurazione e valutazione, nel ri-
spetto del principio di valorizzazione del merito e della professionalità.
192 Parte Quarta - Le responsabilità e i controlli
Sono fatte salve le disposizioni in materia di dematerializzazione degli atti e dei flussi in-
formativi tra le pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento alle disposizioni in ma-
teria di Codice dell’amministrazione digitale (D.Lgs. 82/2005).
1) Il controllo contabile
L’articolo 6 del D.Lgs. 123/2011 regola una particolare tipologia di control-
lo preventivo: il controllo contabile. Esercitato dagli uffici di controllo, esso è di
tipo finanziario. Gli uffici di controllo, infatti, devono effettuare la registrazione
contabile delle somme relative agli atti di spesa elencati in precedenza, con il con-
seguente effetto di rendere indisponibili ad altri fini le somme ad essa riferite.
Gli atti di spesa non possono essere registrati quando:
— pervengono oltre il 31 dicembre, termine perentorio di ricevibilità dell’esercizio finanzia-
rio cui si riferisce la spesa, fatti salvi quelli che derivano direttamente dall’applicazione
di provvedimenti legislativi pubblicati nell’ultimo quadrimestre dell’anno;
— la spesa ecceda lo stanziamento del capitolo di bilancio, ovvero dell’articolo, qualora il
capitolo sia suddiviso in articoli;
— la spesa sia imputata erroneamente rispetto al capitolo di bilancio o all’esercizio finanzia-
rio, o alla competenza piuttosto che ai residui;
— siano violate le disposizioni che prevedono specifici limiti a talune categorie di spesa;
— non si rinviene la compatibilità dei costi della contrattazione integrativa con i vincoli di
bilancio (art. 40bis D.Lgs. 165/2001).
2) Il controllo amministrativo
Consiste nel raffronto tra l’atto di spesa che è stato sottoposto al control-
lo contabile e la norma sostanziale che regola l’atto stesso. Fino a che il con-
trollo amministrativo non è terminato le somme registrate sono accantona-
te e rese indisponibili fino al momento del pagamento. In caso di esito ne-
gativo del controllo di regolarità amministrativa, gli atti non producono ef-
fetti a carico del bilancio dello Stato, salvo che sia esplicitamente richiesto
di dare ulteriore corso al provvedimento, sotto la responsabilità del dirigen-
te titolare della spesa.
3) I termini del controllo preventivo
Gli atti sottoposti a controllo preventivo, contestualmente alla loro adozio-
ne, sono inviati all’ufficio di controllo che, entro trenta giorni dal ricevimen-
to, provvede all’apposizione del visto di regolarità amministrativa e contabile.
Per i provvedimenti o contratti di assunzione di personale a qualsiasi ti-
tolo e per gli atti relativi al trattamento giuridico ed economico del perso-
nale statale in servizio, l’ufficio di controllo si pronuncia entro sessanta
196 Parte Quarta - Le responsabilità e i controlli
B) Il controllo successivo
Sono sottoposti al controllo successivo di regolarità amministrativa e
contabile i seguenti atti (art. 11):
— rendiconti amministrativi relativi alle aperture di credito alimentate con
fondi di provenienza statale resi dai funzionari delegati titolari di contabi-
lità ordinaria e speciale. Il controllo per questa tipologia di atti può essere
esercitato secondo un programma elaborato sulla base dei criteri definiti
con decreto del MEF; tale programma deve in ogni caso comprendere i
rendiconti assoggettati annualmente al controllo della Corte dei conti;
— rendiconti amministrativi resi dai commissari delegati titolari di conta-
bilità speciale di cui all’articolo 5, comma 5-bis, della 225/1992 (Istitu-
zione del Servizio nazionale della protezione civile), nonché da ogni al-
tro soggetto gestore, comunque denominato;
— rendiconti amministrativi afferenti a un’unica contabilità speciale alimen-
tata con fondi di provenienza statale e non statale per la realizzazione di
accordi di programma. Qualora la quota parte di finanziamento statale
sia maggioritaria, il riscontro viene effettuato dal competente ufficio di
controllo del DRGS. Diversamente, il competente organo di controllo è
individuato in sede di accordo di programma o dall’ordinamento dell’am-
ministrazione che mette a disposizione la prevalente quota di finanzia-
mento. In ogni caso, gli esiti del controllo sono comunicati a tutte le am-
ministrazioni partecipanti per i relativi provvedimenti di competenza;
— ogni altro rendiconto previsto da specifiche disposizioni di legge.
Per tutti i suddetti atti i soggetti gestori dei fondi devono rendere il con-
to finanziario della loro gestione al competente ufficio di controllo al termi-
ne di ciascun esercizio finanziario, nonché alla conclusione dell’intervento
delegato.
Sono inoltre sottoposti al controllo successivo di regolarità amministra-
tivo-contabile i conti giudiziali.
Per particolari tipologie di rendiconti resi da commissari delegati o com-
missari straordinari o funzionari delegati alla realizzazione di opere speci-
fiche o urgenti, possono essere stabilite procedure di controllo di tipo con-
comitante sui contratti di particolare rilevanza e complessità, secondo cri-
teri e modalità da definirsi con decreto del MEF, di concerto con i Ministri
titolari della spesa, fermo restando l’obbligo di rendicontazione.
198 Parte Quarta - Le responsabilità e i controlli
to anche ai fini della corresponsione della quota del trattamento economico ac-
cessorio collegato alla produttività individuale e della retribuzione di risultato.
Nel caso di mancata presentazione del rendiconto nel termine previsto,
l’ufficio di controllo diffida il funzionario delegato inadempiente assegnan-
dogli un termine per la presentazione, e ne informa l’amministrazione cen-
trale di appartenenza. Decorso senza esito tale termine, il rendiconto è pre-
disposto d’ufficio a cura dell’amministrazione che ha disposto l’apertura di
credito, con oneri finanziari a carico del funzionario delegato inadempiente.
2) La Relazione sulla realizzazione degli interventi delegati
L’articolo 15 dispone che i funzionari delegati, i commissari delegati, i
commissari di Governo o in qualunque altro modo denominati, oltre al ren-
diconto amministrativo, devono presentare annualmente all’ufficio di con-
trollo, una relazione sullo stato degli interventi, indicando, eventualmente,
i motivi che non hanno consentito di concludere le opere ad essi delegate
nei tempi previsti. Si tratta in sostanza di una rendicontazione per progetto,
novità questa introdotta dalla riforma e che consente di valutare in concre-
to l’impiego dei fondi pubblici stanziati per la realizzazione di talune ope-
re. La relazione è trasmessa all’ufficio di controllo per il successivo inoltro
al Ministero delegante ed anche alla competente sezione di controllo della
Corte dei conti. Di essa si tiene conto anche ai fini della valutazione della
performance individuale.
3) Il controllo dei conti giudiziale
Si veda Parte I, Cap. 6, §3
4) I controlli sull’attività di riscossione
Si veda Parte I, Cap. 6, §4
tipologie di spese, secondo le disposizioni e con le modalità indicate dalle leggi vigenti. Le
conclusioni del monitoraggio finanziario sono trasmesse anche al Ministero competente all’ado-
zione delle misure correttive. Nella relazione viene dato conto, in particolare, della comples-
siva attività di monitoraggio svolta in relazione alle clausole di salvaguardia specificando per
ciascuna l’andamento effettivo degli oneri rispetto alle previsioni di spesa.
A) L’articolazione
La Corte è così articolata:
— sezioni riunite, costituiscono l’organo di chiusura del sistema di giurisdizione ammini-
strativo-contabile, con competenza a decidere sulle questioni di massima e sui conflitti di
competenza; sono titolari delle attività del giudizio di parificazione del rendiconto gene-
rale dello Stato;
— una sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle ammini-
strazioni dello Stato, ex art. 3 delib. 14/2000, come mod. dal provv. del 24-6-2011 della
Corte dei conti;
— una sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato (sud-
divisa in due collegi), ex art. 7 delib. 14/2000, come mod. dalla delib. 229/2008;
— una sezione di controllo sugli enti, esercitante il controllo sulla gestione finanziaria de-
gli enti cui lo Stato contribuisce in via ordinaria (L. 259/1958);
— una sezione delle autonomie, esercitante i controlli finanziari e le analisi comparative su-
gli andamenti complessivi della finanza regionale e locale;
— una sezione di controllo per gli affari comunitari ed internazionali (ex art. 10 delib.
14/2000, come modif. dalla delib. 229/2008);
— sezioni regionali di controllo, istituite (ex art. 2 delib. 14/2000, come modif. dalla delib.
229/2008) in ogni Regione ad autonomia ordinaria, esercitano il controllo sulla gestione
Capitolo Terzo - Il sistema dei controlli 203
delle amministrazioni regionali e loro enti strumentali per relazionarne ai Consigli regio-
nali, nonché il controllo sulla gestione degli enti locali territoriali e loro enti strumentali,
delle università e delle altre istituzioni pubbliche di autonomia aventi sede nella Regione.
Esse, inoltre, ai fini del coordinamento della finanza pubblica, verificano il rispetto degli
equilibri di bilancio da parte di Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni, in rela-
zione al patto di stabilità interno ed ai vincoli derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unio-
ne europea. Il comma 8bis dell’art. 7 L. 131/2003, introdotto dall’art. 11, comma 4, L.15/2009,
stabilisce che le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti possono essere integra-
te, da due componenti designati, salva diversa previsione dello Statuto della Regione, ri-
spettivamente dal Consiglio regionale e dal Consiglio delle autonomie locali oppure, ove
tale organo non sia stato istituito, dal Presidente del Consiglio regionale su indicazione del-
le associazioni rappresentative dei Comuni e delle Province a livello regionale;
— tre sezioni giurisdizionali centrali d’Appello;
— sezioni giurisdizionali regionali, istituite in tutte le Regioni nonché nelle Province auto-
nome di Trento e di Bolzano;
— sezione giurisdizionale d’appello per la Regione siciliana.
B) Le attribuzioni
Le attribuzioni della Corte dei conti comprendono l’esercizio di funzioni:
— di controllo;
— giurisdizionali;
— consultive;
— amministrative.
Le attribuzioni giurisdizionali della Corte riguardano la materia del contenzioso contabi-
le (su tutte le irregolarità nella gestione del denaro e dei beni dello Stato giudica esclusivamente
la Corte dei conti), la materia delle pensioni, e la responsabilità civile dei funzionari dello Stato.
Le attribuzioni consultive hanno un ambito segnato da disposizioni specifiche. Già l’art.
13 del T.U. delle leggi sulla Corte dei conti (R.D. 1214/1934) prevedeva un’attività consulti-
va della magistratura contabile. Quest’ultima espone il suo parere in prevalenza in occasione
dell’emissione di norme regolamentari che hanno per oggetto la gestione del patrimonio del-
lo Stato e l’attività contabile.
Le funzioni amministrative consistono nell’emissione di atti e nell’esperimento di atti-
vità collegate alla gestione dell’istituto stesso.
C) La funzione di controllo
La funzione di controllo esercitata dalla Corte dei conti prevede le se-
guenti principali aree d’intervento:
— controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo. La Corte ve-
rifica che gli atti sottoposti al suo controllo rispettino le norme di legge (in
particolare quelle di bilancio) e siano, quindi, esenti da vizi di legittimità.
204 Parte Quarta - Le responsabilità e i controlli
B) La L. 5 maggio 2009, n. 42
Come risulta evidente, l’art. 119, nella nuova formulazione introdotta
dalla L. cost. 3/2001, dispone una riorganizzazione in senso federalista
della finanza locale, partendo dal presupposto che, in un sistema pubblico
articolato, ogni livello di governo deve poter disporre di risorse finanziarie
sottoposte al proprio autonomo controllo e necessarie allo svolgimento del-
le funzioni che sono di sua esclusiva competenza (cosiddetto principio del
parallelismo tra le funzioni esercitate dall’ente e le risorse di cui dispone
per esercitare tali funzioni).
Capitolo Primo - Finanza e contabilità delle Regioni 213
B) L’IRAP
L’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), istituita con
D.Lgs. 446/1997, è dovuta da tutti coloro che esercitano abitualmente, nel
territorio della Regione, un’attività autonomamente organizzata diretta alla
produzione o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi (com-
presi enti e amministrazioni pubbliche).
L’imposta si calcola applicando un’aliquota del 3,9% (ma sono previ-
ste aliquote diverse per taluni settori) al valore della produzione netta de-
rivante dallo svolgimento di tale attività; questo valore viene calcolato se-
condo criteri specifici per ogni categoria di soggetti passivi. Le Regioni han-
no facoltà di aumentare l’aliquota ordinaria fino ad un massimo di un pun-
to percentuale.
Ai sensi del D.Lgs. 68/2011, a partire dal 2013 le Regioni potranno ri-
durre l’aliquota IRAP fino ad azzerarla, purché la maggiorazione dell’ali-
quota IRPEF (cfr. punto A) non superi lo 0,5%.
B) Il ricorso all’indebitamento
L’art. 10 della L. 16 maggio 1970, n. 281 prevede che le Regioni pos-
sono contrarre mutui ed emettere obbligazioni esclusivamente per prov-
vedere a spese di investimento o per assumere partecipazioni in società fi-
nanziarie regionali (la disposizione è ribadita dall’art. 30, comma 15, L.
289/2002 secondo cui se gli enti territoriali ricorrono all’indebitamento per
finanziare spese diverse da quelle di investimento, i relativi atti e contratti
sono nulli e la Corte dei conti può irrogare agli amministratori che hanno
assunto le relative delibere sanzioni pecuniarie da 5 a 20 volte l’indennità
di carica percepita).
L’importo complessivo delle annualità di ammortamento per capitale e
interessi dei mutui e delle altre forme di indebitamento in estinzione nell’eser-
cizio considerato non può comunque superare il 20 per cento dell’ammon-
tare complessivo delle entrate tributarie non vincolate della Regione ed a
condizione che gli oneri futuri di ammortamento trovino copertura nell’am-
bito del bilancio pluriennale della Regione stessa (così dopo le modifiche
apportate dalla L. 183/2011).
In virtù dell’art. 20 del D.L. 8/1993 (convertito con modifiche nella L. 68/1993), però, le
Regioni sono autorizzate a contrarre mutui, anche in deroga alle limitazioni stabilite dalla le-
gislazione statale vigente, al fine di ripianare eventuali disavanzi di amministrazione.
Capitolo Primo - Finanza e contabilità delle Regioni 219
Possono avvalersi di tali disposizioni solo le Regioni che hanno espresso nella misura mas-
sima la propria autonomia impositiva. L’ammortamento dei mutui è a carico delle Regioni; è,
tuttavia, il Ministro dell’Economia e delle Finanze a provvedere materialmente al pagamento
a favore degli istituti mutuanti, utilizzando quote dal fondo comune spettanti alle Regioni.
Le Regioni che ricorrano a tale forma di ripiano, per un triennio non potranno:
— coprire posti in organico rimasti vacanti;
— iscrivere in bilancio spese per attività discrezionali, salvo quelle relative a finanziamen-
to per l’attuazione di politiche comunitarie;
— impegnare somme superiori a quelle impegnate nell’anno precedente per l’acquisto e la
manutenzione di autoveicoli per il trasporto di persone, spese postali e telefoniche, abbo-
namenti a pubblicazioni, partecipazioni a convegni, consulenze esterne.
La legge finanziaria disciplinata con legge regionale può riportare solo nor-
me da cui scaturiscano effetti finanziari a partire dal primo anno considera-
to nel bilancio pluriennale.
A) Il bilancio pluriennale
Il bilancio pluriennale ha la funzione di definire il quadro delle risorse
che la Regione prevede di ottenere e di impiegare nel periodo considerato
(massimo 5 anni).
Le previsioni di entrata e di spesa del bilancio pluriennale devono esse-
re effettuate sia in base alla legislazione statale e regionale già in vigore
(bilancio pluriennale a legislazione vigente), sia in base ai previsti nuovi in-
terventi legislativi (bilancio pluriennale programmatico).
L’adozione del bilancio pluriennale non comporta l’autorizzazione a ri-
scuotere le entrate e ad eseguire le spese in esso riportate. Il bilancio plu-
riennale è allegato al bilancio annuale di previsione.
B) Il bilancio annuale
L’art. 4 del D.Lgs. 76/2000 prescrive che le previsioni del bilancio an-
nuale delle Regioni siano formulate in termini di competenza e di cassa e
che siano articolate, sia per le entrate che per le spese, in unità previsiona-
li di base. Queste ultime sono determinate seguendo il principio dell’omo-
geneità delle attività in cui si articolano le competenze delle Regioni.
Le contabilità speciali sono invece articolate, per le entrate e per le spe-
se, in capitoli.
Per ogni unità previsionale di base devono essere indicati:
— l’ammontare presunto dei residui attivi e passivi dell’esercizio precedente rispetto a quel-
lo cui il bilancio si riferisce;
— l’ammontare delle entrate che si prevede di accertare o delle spese di cui si autorizza l’im-
pegno nell’esercizio cui il bilancio si riferisce;
— l’ammontare delle entrate che si prevede di riscuotere o delle spese di cui si autorizza il
pagamento nell’esercizio stesso, senza distinzioni fra riscossioni e pagamenti in conto
competenze e in conto capitale.
lo stesso allegato devono essere indicati, disaggregati per capitoli, i contenuti di ciascuna
unità previsionale di base nonché il carattere obbligatorio o discrezionale della spesa, in-
dicando di volta in volta le fonti legislative cui si riferiscono.
B) L’esercizio provvisorio
Qualora il bilancio non sia approvato nel termine prescritto, può essere
autorizzato con legge l’esercizio provvisorio secondo le modalità previste
dagli Statuti e dalle leggi regionali. L’esercizio provvisorio non può pro-
trarsi oltre quattro mesi.
C) Variazioni
La legge di approvazione del bilancio regionale può autorizzare variazioni al
bilancio medesimo (art. 16 D.Lgs. 76/2000). Tali variazioni vengono appronta-
te nel corso dell’esercizio mediante provvedimenti amministrativi, al fine di isti-
tuire nuove unità previsionali di base, per l’iscrizione di entrate provenienti da as-
segnazioni vincolate a scopi specifici da parte dello Stato o dell’Unione europea
e, infine, per l’iscrizione delle relative spese, quando queste siano tassativamen-
te regolate dalla legislazione in vigore. Secondo il comma 2 dell’art. 16 del D.
Lgs. 76/2000, la Giunta regionale può effettuare, mediante provvedimenti am-
ministrativi, variazioni compensative fra capitoli di una stessa unità previsiona-
le di base ad eccezione delle autorizzazioni di spesa a carattere obbligatorio, in
annualità e a pagamento differito e delle spese regolate direttamente con legge.
Le variazioni di bilancio, ad esclusione di quelle autorizzate dalla legge
di approvazione del bilancio regionale, non possono essere deliberate dopo
il 30 novembre dell’anno cui il bilancio stesso si riferisce.
D) Assestamento
Entro il 30 giugno di ogni anno la Regione delibera con legge l’asse-
stamento del bilancio. Con la stessa legge procede all’aggiornamento dei re-
sidui attivi e passivi nonché del saldo finanziario e della giacenza di cassa.
L’aggiornamento dei suddetti elementi del bilancio deve comunque ri-
spettare i vincoli necessari a garantire l’equilibrio del bilancio.
Il rispetto dell’equilibrio del bilancio regionale è sancito dall’art. 5
del D.Lgs. 76/2000, secondo cui in ciascun bilancio il totale dei pagamen-
ti non può essere superiore al totale delle entrate che si prevede di riscuote-
re sommato alla presunta giacenza di cassa.
7. Il rendiconto
Nel rendiconto generale annuale sono riassunti e dimostrati i risultati
conseguiti dalla Regione nella gestione dell’anno finanziario.
224 Parte Quinta - Regioni, Enti locali, Enti pubblici istituzionali
La possibilità di acquisire mezzi finanziari sufficienti per il raggiungimento dei propri fini
istituzionali e per la realizzazione dei propri compiti trova, nelle Regioni ad autonomia spe-
ciale, la sua più alta espressione.
Tale autonomia, sul versante delle entrate, giunge fino al punto di riconoscere il potere di istitu-
ire tributi propri (solo per la Regione Sicilia) fissandone i caratteri, gli elementi e la configurazione.
Prescrive infatti l’art. 36 dello Statuto della Regione Sicilia (R.D.Lgs. 15-5-1946, n. 455)
che al fabbisogno della Regione si provvede con i redditi patrimoniali della Regione medesi-
ma a mezzo di tributi deliberati dalla stessa. Sono però riservate allo Stato le imposte di pro-
duzione e le entrate dei monopoli dei tabacchi e delle lotterie nazionali.
Altro aspetto interessante dell’autonomia finanziaria delle Regioni ad autonomia specia-
le attiene alla fase dei controlli. La gestione dei bilanci di tali Regioni è infatti sottratta a qual-
siasi ingerenza politica statale: è previsto però il controllo della Corte dei Conti, esercitato da
apposite Sezioni (per la Valle d’Aosta da una commissione di coordinamento).
Per quanto riguarda, invece, il controllo della gestione, nei confronti delle amministrazioni
regionali è limitato all’esame relativo al «perseguimento degli obiettivi stabiliti dalle leggi di
principio e programma». Gli esiti di tali controlli sono riferiti al Parlamento ed ai Consigli regio-
nali nonché alle amministrazioni interessate, alle quali la Corte formula le proprie osservazioni.
In materia di bilancio, per le Regioni a Statuto speciale valgono, in primo luogo, le nor-
me contenute nei rispettivi Statuti adottati con legge costituzionale dello Stato, come disposto
dall’art. 116 Cost.; vanno poi prese in considerazione le leggi, emanate da ciascuna Regione,
per la disciplina delle modalità di formazione ed approvazione del bilancio, nel rispetto delle
norme di coordinamento della finanza nazionale con la finanza locale.
Leggi di attuazione e Statuti, inoltre, rinviano espressamente al sistema contabile dello
Stato, per cui le Regioni a Statuto speciale hanno sostanzialmente fatto proprie le linee portan-
ti della L. 468/1978 e della L. 94/1997. In modo più esplicito, la L. 196/2009 (che ha abroga-
to la L. 468/1978) dispone che le norme in essa contenute si applichino anche a tali Regioni,
sia pure nel rispetto di quanto previsto dai relativi statuti.
Glossario
Fondi strutturali: strumenti finanziari previsti dall’Unione europea e volti a promuovere
lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle aree a sviluppo ritardato o in declino indu-
striale, a lottare contro la disoccupazione strutturale, a facilitare l’inserimento professiona-
le dei giovani e ad accelerare la riforma del sistema agrario. Attualmente sono previsti due
fondi strutturali: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), finalizzato a sostenere lo
sviluppo armonioso e la coesione economica delle diverse aree dell’UE, e il Fondo socia-
le europeo (FSE), che si occupa dei problemi legati al mondo del lavoro.
Fondo per lo sviluppo e la coesione: principale strumento strategico ed operativo previ-
sto dal D.Lgs. 88/2011 per dare unità programmatica e finanziaria agli interventi speciali
dello Stato (di cui al comma 5 dell’art. 119 della Costituzione) attuati per ridurre gli squi-
libri economici e sociali tra le diverse aree del territorio. Spetta alla legge di stabilità defi-
nire la dotazione del fondo e la sua ripartizione annuale.
Capitolo Secondo
La finanza
degli enti locali
(si rinvia al §3 per l’analisi del D.Lgs. 23/2011, che ha riformato il sistema
impositivo dei Comuni in attuazione della L. 42/2009).
Un ulteriore elemento di novità in tema di autonomia riguarda la possi-
bilità per le Regioni di istituire, nell’ambito dei propri poteri legislativi in
materia tributaria, nuovi tributi comunali, provinciali e metropolitani, chia-
rendo gli ambiti di autonomia riconosciuti all’ente locale. Comuni e Pro-
vince dovranno disporre anche di piena autonomia nella fissazione delle ta-
riffe per prestazioni o servizi offerti anche su richiesta di singoli cittadini.
Viene, inoltre, prevista (art. 13) l’istituzione di due fondi perequativi
(uno a favore dei Comuni, l’altro a favore di Province e Città metropolita-
ne), inseriti nel bilancio regionale ma finanziati dallo Stato, a titolo di con-
corso per il finanziamento delle funzioni svolte dagli enti locali.
I diritti sulle pubbliche affissioni, invece, sono quei diritti che devono
essere versati da chi vuole diffondere un messaggio pubblicitario attraver-
so l’affissione di manifesti su impianti del Comune a ciò destinati. L’entità
dei diritti viene stabilita con regolamento comunale.
Ai sensi del D.Lgs. 23/2011, a partire dal 2014 l’imposta comunale sul-
la pubblicità e i diritti sulle pubbliche affissioni potranno essere sostituiti,
con deliberazione consiliare, dall’imposta municipale secondaria.
D) L’imposta di soggiorno
I Comuni capoluogo di provincia, le Unioni di Comuni e i Comuni in-
clusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte possono
istituire, con deliberazione del Consiglio, un’imposta di soggiorno a carico
di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate nel proprio territo-
rio, da applicare, in proporzione al prezzo, sino a un massimo di 5 euro per
notte. Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turi-
smo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi
di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali loca-
li e dei relativi servizi pubblici locali (art. 4, D.Lgs. 23/2011).
Si noti che, ai sensi del comma 3bis del medesimo art. 4, introdotto dal D.L. 16/2012,
conv. in L. 44/2012, i Comuni che hanno sede giuridica nelle isole minori o nel cui territorio
insistono isole minori possono istituire con regolamento, in alternativa all’imposta di soggior-
no, un’imposta di sbarco, fino ad un massimo di 1,50 euro, da riscuotere unitamente al prez-
zo del biglietto da parte delle compagnie di navigazione che forniscono collegamenti maritti-
mi di linea. Sono esentati dal pagamento i residenti, i lavoratori, gli studenti pendolari e i com-
ponenti dei nuclei familiari dei soggetti che risultano aver pagato l’imposta municipale pro-
pria e che, pertanto, sono parificati ai residenti.
E) L’addizionale IRPEF
Il D.Lgs. 360/1998 ha istituito un’addizionale comunale all’IRPEF ca-
ratterizzata da due componenti:
— un’aliquota base (cd. aliquota di compartecipazione) definita con uno
o più decreti del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con
il Ministro dell’interno;
— un’aliquota facoltativa aggiuntiva, che i Comuni possono deliberare
ogni anno e che non può superare lo 0,8% (art. 1, comma 142, L. 296/2006).
Dal 2011 le delibere di variazione dell’addizionale IRPEF hanno effetto dal 1° gennaio
dell’anno di pubblicazione sul sito www.finanze.it, a condizione che detta pubblicazione
avvenga entro il 20 dicembre dell’anno a cui la delibera afferisce (art. 14, comma 8, del
D.Lgs. 23/2011, come modificato dal D.L. 16/2012, conv. in L. 44/2012).
F) La compartecipazione IVA
Ai sensi del D.Lgs. 23/2011 (art. 2, comma 4), dal 2011 ai Comuni è at-
tribuita una compartecipazione all’IVA, la cui aliquota deve essere definita
con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Mi-
nistro dell’Economia e delle Finanze e previa intesa in sede di Conferenza
Capitolo Secondo - La finanza degli Enti locali 233
6. Altre entrate
A) Le entrate da trasferimenti
Le entrate derivanti da trasferimenti e contributi da parte dello Stato,
delle Regioni e di altri enti del settore pubblico hanno rappresentato stori-
camente la quota preponderante delle entrate degli enti locali. Ovviamente,
all’interno di questo titolo, i contributi statali rivestivano un ruolo di parti-
colare rilevanza.
Capitolo Secondo - La finanza degli Enti locali 237
La necessità di ridurre gli oneri a carico del bilancio dello Stato e di re-
sponsabilizzare gli enti locali nell’utilizzo delle risorse pubbliche ha però spin-
to il legislatore a disporre la revisione dell’intero sistema dei trasferimenti
erariali, nell’ambito della riforma federalista. La L. 42/2009 prevede, infatti,
la graduale soppressione dei trasferimenti statali e regionali diretti al fi-
nanziamento delle spese relative alle funzioni fondamentali degli enti locali.
In attesa che entri in vigore una legge specifica, ai sensi dell’art. 14, comma 27, del D.L.
78/2010, convertito in L. 122/2010, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Province sono
quelle provvisoriamente individuate dall’art. 21, commi 3 e 4, della L. 42/2009; si tratta, es-
senzialmente, delle funzioni amministrative, di gestione e di controllo, di polizia locale, di
istruzione pubblica, di viabilità e trasporti, di gestione del territorio e dell’ambiente e, in ge-
nerale, di quelle relative all’ambito sociale.
B) Le entrate extra-tributarie
Il D.P.R. 194/1996 (Regolamento per l’approvazione dei modelli di cui
all’art. 114 del D.Lgs. 77/1995) distingue le entrate extra-tributarie degli
enti locali nelle seguenti 5 categorie:
— proventi da servizi pubblici;
— proventi dalla gestione patrimoniale;
— proventi finanziari (interessi su depositi, su capitale conferito ad azien-
de speciali e partecipate);
— proventi per utili da aziende speciali e partecipate;
— proventi diversi (categoria a carattere residuale).
A quali condizioni gli enti locali possono ricorrere alle entrate da ac-
censione di prestiti?
Questi strumenti di credito possono essere attivati qualora sussistano le seguenti condizioni:
— sia stato approvato il rendiconto del penultimo esercizio precedente quello in cui si in-
tende deliberare il ricorso all’indebitamento;
— sia stato deliberato il bilancio annuale nel quale sono incluse le relative previsioni;
— il ricorso all’indebitamento deve essere finalizzato esclusivamente alla realizzazione
degli investimenti (si tratta, infatti, di entrate a destinazione vincolata).
Altro vincolo introdotto dalla Finanziaria 2005 (art. 1, comma 35) è che l’ente locale sia
in regola con il patto di stabilità. L’art 77bis del D.L. 112/2008, stabilisce che i mutui e
i prestiti obbligazionari posti in essere con istituzioni creditizie o finanziarie per il finan-
ziamento degli investimenti devono essere corredati da apposita attestazione, da cui risul-
ti il conseguimento degli obiettivi del patto di stabilità interno per l’anno precedente. In
caso di mancato rispetto del patto (o di mancata presentazione dell’attestazione), l’ente non
può ricorrere all’indebitamento nell’anno successivo a quello dell’inadempienza.
Condizioni aggiuntive sono inoltre previste per l’assunzione dei mutui (art. 204). La prima
di esse stabilisce che l’ente locale può deliberare nuovi mutui e accedere ad altre forme di fi-
nanziamento reperibili sul mercato solo se l’importo annuale degli interessi, sommato a quel-
lo dei mutui precedentemente contratti, a quello dei prestiti obbligazionari emessi ed a quello
derivante da garanzie fideiussorie, prestate per operazioni di indebitamento di aziende, socie-
tà, consorzi o Comunità montane di cui l’ente fa parte, al netto dei contributi statali e regiona-
li in conto interessi, non superi l’8% per il 2012, il 6% per il 2013 e il 4% a decorrere dal 2014
(così dopo le modifiche introdotte dalla L. 183/2011) delle entrate relative ai primi tre titoli
del rendiconto del penultimo anno precedente quello in cui viene deliberata l’assunzione.
E) I prodotti derivati
Fra gli strumenti utilizzati dagli enti locali per finanziare gli investimenti, un ruolo parti-
colare è stato rivestito, soprattutto negli ultimi anni, dai cosiddetti prodotti derivati, cioè da
strumenti finanziari il cui valore deriva dall’andamento del valore di un’attività o dal verifi-
carsi nel futuro di un evento osservabile oggettivamente. In questa categoria rientrano, ad esem-
pio, i contratti a termine (forward, futures), i contratti swap e i contratti option.
Le crescenti preoccupazioni circa i rischi derivanti dalla stipulazione di tali contratti e la
conseguente necessità di una maggiore regolamentazione hanno spinto il legislatore a vietare,
almeno temporaneamente, l’utilizzo di tali strumenti da parte degli enti locali.
L’art. 62 del D.L. 112/2008 prevede a questo proposito l’emanazione di un regolamento
del Ministro dell’Economia e delle Finanze, sentite la Banca d’Italia e la CONSOB (Commis-
sione Nazionale per le Società e la Borsa), al fine di individuare la tipologia dei contratti rela-
tivi a strumenti finanziari derivati che gli enti locali possono sottoscrivere, indicando le com-
ponenti derivate che gli stessi enti possono prevedere nei contratti di finanziamento e le infor-
mazioni che tali contratti devono contenere per garantire la massima trasparenza.
Lo stesso articolo prevede che chi sottoscrive per l’ente pubblico un contratto di questo
tipo deve attestare per iscritto di essere a conoscenza dei rischi e delle caratteristiche. Gli enti
locali sono, inoltre, tenuti ad allegare al bilancio di previsione e al bilancio consuntivo una nota
informativa in cui siano evidenziati gli impegni finanziari derivanti da contratti relativi a stru-
menti derivati.
In ogni caso, fino all’entrata in vigore di tale regolamento è fatto divieto agli enti locali di
stipulare contratti relativi a tali strumenti finanziari.
240 Parte Quinta - Regioni, Enti locali, Enti pubblici istituzionali
SCHEMA RIASSUNTIVO
Imposte
Tributarie Tasse
Contributi
Dallo Stato
Le principali
Trasferimenti Dalla Regione
entrate
Da altri enti pubblici
dei Comuni
e delle Province Proventi da servizi pubblici
Proventi della gestione patrimoniale
Extratributarie Proventi finanziari
Proventi per utili da aziende speciali e partecipate
Proventi diversi
IMU
Imposta comunale sulla pubblicità (sostituibile con un canone)
Addizionale comunale IRPEF
Le principali
TARSU/TIA
entrate tributarie
TOSAP (sostituibile con un canone)
dei Comuni
Addizionale sui diritti d’imbarco
Imposta di scopo
Imposta di soggiorno (solo per alcuni Comuni) e imposta di sbarco
Tributo per l’esercizio di funzione di tutela, protezione
Le principali e igiene dell’ambiente
entrate tributarie TOSAP (sostituibile con un canone)
delle Province Imposta provinciale di trascrizione (IPT)
Addizionale provinciale IRPEF
Glossario
Aliquota è la misura dell’imposta calcolata in percentuale sulla base imponibile al fine di
individuare l’esatto ammontare del tributo. Le aliquote possono essere costanti o progres-
sive. Sono costanti se non crescono all’aumentare del livello della base imponibile, come
nel caso delle aliquote IVA. Nel caso contrario sono progressive (come ad esempio le ali-
quote IRPEF).
Base imponibile: è il valore, attribuito alla situazione di fatto presa in esame ai fini fisca-
li, in relazione al quale viene calcolata l’imposta.
Potestà impositiva: è il potere attribuito allo Stato, e da questi delegabile ad altri enti come
le Regioni, le Province e i Comuni, di imporre tributi nonché di attivare tutte le procedure
(accertamento, riscossione etc.) per una loro corretta e legale applicazione.
Capitolo Terzo
L’ordinamento contabile
degli enti locali
1. Fonti normative
In seguito alla delega contenuta nell’art. 31 della L. 265/1999, il Governo
ha riunito nel TUEL (Testo Unico Enti Locali, D.Lgs. 267/2000) tutte le di-
sposizioni legislative vigenti in materia di ordinamento degli enti locali; nella
Parte II (artt. 149-269) sono confluite tutte le norme relative all’ordinamento
finanziario e contabile e, in particolare, quelle previste dal D.Lgs. 77/1995,
provvedimento che aveva introdotto numerosi elementi innovativi, tra i quali:
— una nuova articolazione del bilancio di previsione, più snello e più leg-
gibile, con cui il Consiglio fissa gli orientamenti ed i programmi;
— l’introduzione del piano esecutivo di gestione (PEG), con cui la Giunta
(per il tramite di dirigenti e funzionari) specifica le singole iniziative;
— l’introduzione del controllo di gestione, con cui si verifica lo stato di at-
tuazione degli obiettivi programmati;
— più in generale, l’introduzione di un sistema di contabilità più vicino alle
logiche aziendalistiche.
Salvo espresse eccezioni, i riferimenti agli artt. del D.Lgs. 77/1995 con-
tenuti in altre norme devono ora intendersi alle corrispondenti disposizioni
del testo unico.
Anche per gli enti locali vale quanto si è visto in precedenza (Cap. 1,
§4) a proposito delle Regioni a statuto ordinario: con la L. 42/2009, come
modificata dalla L. 196/2009, il Parlamento ha delegato il Governo ad adot-
tare uno o più decreti legislativi volti non solo ad assicurare la piena auto-
nomia finanziaria degli enti locali stessi ma anche ad armonizzare i sistemi
242 Parte Quinta - Regioni, Enti locali, Enti pubblici istituzionali
Le entrate
Titolo I: Entrate tributarie
categoria 1: imposte
categoria 2: tasse
categoria 3: tributi speciali ed altre entrate tributarie proprie
Titolo II: Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti dello Stato, della Re-
gione e di altri enti pubblici anche in rapporto all’esercizio di funzioni dele-
gate dalla Regione
categoria 1: entrate derivanti da trasferimenti correnti dello Stato
categoria 2: entrate derivanti da trasferimenti correnti delle Regioni
categoria 3: contributi e trasferimenti della Regione per funzioni delegate
categoria 4: contributi e trasferimenti da parte di organismi comunitari e internazionali
categoria 5: contributi e trasferimenti correnti da altri enti del settore pubblico
I Titoli di spesa
Titolo I: Spese correnti
Titolo II: Spese in conto capitale
Titolo III: Spese per rimborso prestiti
Titolo IV: Spese per servizi per conto terzi.
Gli stanziamenti previsti nel bilancio pluriennale, che per il primo anno
coincidono con quelli del bilancio annuale di competenza, hanno carattere
autorizzatorio, costituendo limite agli impegni di spesa, e sono aggiornati
annualmente in sede di approvazione del bilancio di previsione (art. 171).
Anche i valori monetari contenuti nel bilancio pluriennale sono espres-
si, con riferimento ai periodi ai quali si riferiscono, tenendo conto del tasso
di inflazione programmato.
C) Altri allegati
Gli altri allegati al bilancio di previsione sono:
— la relazione dell’organo di revisione, che esprime un motivato giudi-
zio di congruità, di coerenza e di attendibilità contabile delle previsioni
di bilancio e dei programmi e dei progetti, anche tenuto conto del pare-
re espresso dal responsabile del servizio (art. 239 TUEL);
— il rendiconto deliberato del penultimo esercizio antecedente quello
cui si riferisce il bilancio di previsione;
— le risultanze dei rendiconti o conti consolidati delle Unioni di comuni,
aziende speciali, consorzi, istituzioni, società di capitali costituite per l’eser-
cizio dei servizi pubblici, relativi al penultimo esercizio antecedente.
Questi primi allegati hanno lo scopo di avvalorare le previsioni conte-
nute nel bilancio annuale.
Accanto ad essi abbiamo:
— la deliberazione, adottata prima dell’approvazione del bilancio di previsione, con la qua-
le si individuano le aree e i fabbricati da destinarsi alla residenza, alle attività produttive
e terziarie da cedere in proprietà o in diritto di superficie. Con la stessa delibera si deter-
minano anche i prezzi di cessione;
— il programma triennale dei lavori pubblici (di cui al D.Lgs. 163/2006). Tale programma
indica i lavori pubblici che le amministrazioni intendono realizzare nel triennio successivo
250 Parte Quinta - Regioni, Enti locali, Enti pubblici istituzionali
e le relative fonti di finanziamento. L’art. 128 del D.Lgs. 163/2006 dispone, inoltre, che co-
stituisce parte integrante del bilancio anche l’elenco annuale dei lavori pubblici: con esso
si individuano le priorità dei lavori e si indicano i mezzi finanziari stanziati nel bilancio;
— le deliberazioni con le quali sono determinate, per l’esercizio successivo, le aliquote d’im-
posta e le eventuali maggiori detrazioni concernenti i tributi locali. Vale la pena sottoline-
are che in seguito alla L. 388/2000, il termine per deliberare tariffe e aliquote è stabilito en-
tro la data di approvazione del bilancio (art. 53, comma 16); tariffe e prezzi, comunque, pos-
sono essere modificati nel corso dell’esercizio, in presenza di rilevanti incrementi di costo;
— le deliberazioni con le quali sono determinati i tassi di copertura in percentuale del co-
sto di gestione dei servizi a domanda individuale;
— la tabella relativa ai parametri di riscontro della situazione di deficitarietà struttura-
le prevista dalle disposizioni vigenti in materia;
— il piano delle alienazioni immobiliari, comprendente i beni immobili non strumentali
all’esercizio delle funzioni istituzionali suscettibili di valorizzazione o di dismissione (art.
58 D.L. 112/2008);
— una nota informativa che evidenzia gli impegni finanziari derivanti da contratti relativi
a strumenti finanziari derivati (art. 3, comma 8, L. 203/2008);
— il prospetto contenente le previsioni di competenza e di cassa degli aggregati rilevanti
ai fini del rispetto del patto di stabilità interno.
Per i soli enti locali con meno di 5 mila abitanti la Finanziaria 2001 (L. 388/2000, art.
53, comma 23) e quella 2002 (L. 448/2001, art. 29) hanno previsto una deroga al principio di
separazione fra indirizzo e gestione: tali enti possono attribuire ai componenti dell’esecutivo
la responsabilità degli uffici e dei servizi e il potere di adottare atti anche di natura gestionale.
Va ricordato, infatti, che gli impegni di spesa non possono essere assunti senza attesta-
zione della relativa copertura finanziaria da parte del ragioniere responsabile del servizio
finanziario (art. 153, comma 5 e art. 151, comma 4). Senza tale attestazione l’atto è ineffica-
ce. Infatti gli impegni di spesa devono essere assunti nei limiti dello stanziamento di compe-
tenza del bilancio in corso.
Con l’approvazione del bilancio e le successive variazioni, e senza la necessità di ulterio-
ri atti, è costituito automaticamente impegno sugli stanziamenti relativi alle spese di cui
all’art. 183, comma 2.
Ad eccezione delle succitate spese, e di quelle in conto capitale finanziate nei modi di cui
all’art. 183, comma 5, per i cui impegni provvede direttamente il servizio di tesoreria dopo
l’approvazione del bilancio, per le altre l’impegno di spesa è assunto:
— con determinazione dai responsabili dei servizi, previa apposizione del visto di regola-
rità contabile contenente l’attestazione della copertura finanziaria (art. 183, comma 9 e
art. 151, comma 4);
— con deliberazione della Giunta e del Consiglio dell’ente locale (in casi eccezionali e co-
munque espressamente e tassativamente previsti dalla legge), previo parere di regolari-
tà tecnica del responsabile del servizio; in tali casi è altresì dovuto il parere di regolari-
tà contabile, espresso dal responsabile del servizio finanziario (art. 49 del TUEL).
L’art. 184 del TUEL riguarda la seconda fase della gestione della spesa
che è quella della liquidazione della spesa attraverso la quale, sulla scorta
dei documenti e dei titoli che comprovano il diritto acquisito dal creditore,
viene determinato l’ammontare della somma certa e liquida da pagare, nei
limiti dell’impegno di spesa assunto (comma 1).
Terza fase della gestione della spesa è l’ordinazione che consiste, ai
sensi dell’art. 185, in una disposizione, contenuta in un mandato di paga-
mento, rivolta al tesoriere locale dell’ente perché provveda al pagamento
delle spese.
Il pagamento (art. 185) è la fase finale ed è eseguita dal tesoriere.
C) Il conto economico
Con esso si evidenziano «analiticamente» i costi (componenti negativi)
ed i ricavi (componenti positivi) della gestione e dalla loro differenza emer-
ge il risultato economico. Quest’ultimo, se positivo, sarà detto reddito, al-
trimenti perdita di esercizio.
La disciplina del conto economico è contenuta nell’art. 229 del TUEL. Tale
disciplina, però, non si applica ai Comuni con popolazione inferiore a 3.000
abitanti, come stabilito dall’art. 1, comma 164, L. 266/2005 (finanziaria 2006).
Il conto comprende gli accertamenti d’entrata e gli impegni di spesa del
conto del bilancio opportunamente rettificati in modo che siano rappresen-
tativi della dimensione finanziaria dei valori economici della gestione.
Il conto economico è corredato da un prospetto di conciliazione che
consente la determinazione del risultato economico di esercizio partendo
dai dati del conto di bilancio ed aggiungendovi i dati e gli elementi econo-
mici dello stesso.
Tutti i valori ed i dati relativi alla gestione non corrente sono riferiti al
patrimonio.
stenza netta del patrimonio. Anche i beni del demanio vanno inclusi nel con-
to, ovviamente nel rispetto delle distinzioni operate dal codice civile.
L’art. 230 del TUEL prevede le diverse modalità di valutazione dei beni
del patrimonio comprensivi anche delle manutenzioni straordinarie che ad
essi si riferiscono.
B) Il controllo di gestione
Ai sensi dell’art. 196 del TUEL il fine del controllo di gestione è quel-
lo di garantire:
— la realizzazione degli obiettivi programmati;
— la corretta ed economica gestione delle risorse pubbliche;
— l’imparzialità ed il buon andamento della Pubblica Amministrazione;
— la trasparenza dell’azione amministrativa.
Tali fini vengono perseguiti attraverso l’analisi delle risorse acquisite e
della comparazione tra i costi e la quantità e qualità dei servizi offerti, la
funzionalità dell’organizzazione dell’ente, l’efficacia, l’efficienza ed il li-
vello di economicità nell’attività di realizzazione dei predetti obiettivi.
Per l’effettivo sviluppo del controllo di gestione occorre dotarsi di strumenti che permet-
tano la comparazione fra obiettivi assegnati, attività svolta e costi sostenuti. È dunque neces-
sario elaborare degli indicatori di risultato, ovvero quozienti fra quantità e/o valori tratti dai
documenti contabili e capaci di misurare i risultati raggiunti.
È possibile elaborare diverse tipologie di indicatori (monetari; fisici; temporali; qualitati-
vi etc.) ma la suddivisione più nota (e più utile) è quella fra:
— indicatori di efficienza, che esprimono il rapporto fra il costo e il prodotto di una determi-
nata attività;
— indicatori di efficacia, che esprimono il rapporto fra il prodotto di una determinata attivi-
tà e l’obiettivo assegnato. Possono essere di natura quantitativa (es: numero di domande
soddisfatte/numero di domande presentate) o qualitativa (es: grado di soddisfazione degli
utenti/aspettative qualitative degli stessi);
— indicatori di economicità, che esprimono il grado di copertura dei costi di gestione del ser-
vizio attraverso un determinato ammontare di proventi generati dal servizio stesso.
denti il verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni,
incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali pres-
so altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati, nel caso in cui la Corte, valutate le cir-
costanze e le cause che hanno determinato il dissesto, accerti che questo è diretta conseguen-
za delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile. I
Sindaci e i Presidenti di Provincia ritenuti responsabili, inoltre, non sono candidabili, per un
periodo di dieci anni, alle cariche di Sindaco, di Presidente di Provincia, di Presidente di Giun-
ta regionale, nonché di membro dei Consigli comunali e provinciali, delle assemblee e dei Con-
sigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. Non possono altresì ricoprire per un
periodo di tempo di dieci anni la carica di assessore comunale, provinciale o regionale né al-
cuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici. Qualora, a seguito della dichiarazio-
ne di dissesto, la Corte dei conti accerti gravi responsabilità nello svolgimento dell’attività del
Collegio dei revisori, i componenti del Collegio riconosciuti responsabili non possono essere
nominati nel Collegio dei revisori degli enti locali e degli enti ed organismi agli stessi ricon-
ducibili per un periodo massimo di dieci anni, in funzione della gravità accertata (art. 248,
comma 5, TUEL, come modificato dal D.Lgs. 149/2011).
Glossario
Deficit: eccedenza delle uscite rispetto alle entrate, con riferimento sia al bilancio delle im-
prese sia al bilancio dello Stato e degli altri enti pubblici.
Efficacia: capacità di realizzare un obiettivo, viene generalmente valutata confrontando il
risultato realizzato con l’obiettivo prefissato.
Efficienza: capacità di svolgere un’attività con il minor dispendio di risorse e ottenendo il
miglior risultato possibile.
Capitolo Quarto
L’ordinamento contabile
degli enti pubblici istituzionali
1. Introduzione
La L. 70/1975 (cd. legge sul parastato) oltre a suddividere in sette cate-
gorie gli enti pubblici ritenuti necessari ha disposto (art. 30) anche che cia-
scuno degli enti menzionati nella tabella annessa alla legge compili ogni
anno un bilancio di previsione ed un conto consuntivo. Inoltre ciascun Mi-
nistero deve trasmettere al Parlamento, entro il 31 luglio, una relazione
sull’attività svolta e sui bilanci di previsione degli enti sottoposti alla sua vi-
gilanza: a tale relazione vanno allegati bilanci e conti consuntivi dell’ente.
A) La relazione programmatica
La relazione programmatica è un documento che descrive le linee strategiche dell’ente da
intraprendere o sviluppare, coordinate con le direttive e le scelte pluriennali e di programma-
zione del Paese. La relazione è redatta dall’organo di vertice dell’ente e abbraccia un arco tem-
porale generalmente di durata pari al suo mandato.
Per la parte delle entrate la relazione deve comprendere una descrizione dettagliata delle
fonti di finanziamento necessarie per la realizzazione delle strategie evidenziandone le opportu-
nità ed i vincoli di acquisizione. Per le uscite, invece, sono indicate le principali voci di impegni
che debbono essere previste nel periodo preso a base della programmazione amministrativa.
Le valutazioni finanziarie di competenza trovano riscontro nel bilancio di previsione plu-
riennale, mentre relativamente all’anno di competenza coincidono con il preventivo finanzia-
rio del bilancio di previsione annuale.
B) Il bilancio pluriennale
Il bilancio pluriennale è redatto in termini di competenza per un periodo non inferiore al
triennio, tenendo conto delle strategie e del piano pluriennale approvati dagli organi di verti-
ce. Il bilancio descrive in termini finanziari gli obiettivi evidenziati nella relazione program-
matica ripartendoli poi nelle scelte operative di ogni unità amministrativa.
Il bilancio pluriennale è redatto distintamente per centri di responsabilità corrispondenti alle
unità previsionali di base (UPB) di primo livello sia di entrate che di uscite e riporta un’artico-
lazione delle poste di bilancio coincidente con quella del preventivo finanziario decisionale.
Ogni anno il bilancio viene aggiornato in occasione della presentazione del bilancio di
previsione e non forma oggetto di approvazione. Nel caso in cui il bilancio pluriennale sia mo-
dificato da bilanci di previsioni successivi le variazioni devono essere motivate in sede di ap-
provazione annuale.
3. I documenti previsionali
Secondo il D.P.R. 97/2003 sono documenti previsionali degli enti pub-
blici istituzionali:
— il bilancio di previsione;
— il preventivo finanziario;
— il preventivo economico;
— la tabella dimostrativa del presunto risultato di amministrazione;
— il budget del centro di responsabilità di primo livello.
A) Il bilancio di previsione
Il bilancio di previsione è predisposto dal direttore generale ed è delibe-
rato dal competente organo di vertice entro il 31 ottobre dell’anno pre-
cedente cui il bilancio si riferisce. A tale scopo i titolari dei centri di respon-
Capitolo Quarto - L’ordinamento contabile degli Enti pubblici istituzionali 263
B) Il preventivo finanziario
Secondo l’art. 11 del nuovo Regolamento il preventivo finanziario si di-
stingue in decisionale e gestionale ed è formulato in termini di competen-
za e di cassa.
Il preventivo finanziario si articola, sia per le entrate sia per le spese, in
centri di responsabilità di primo livello determinati con riferimento ad aree
omogenee di attività in cui si articolano le competenze istituzionali di cia-
scun ente. I centri di responsabilità di primo livello sono stabiliti in modo
da far sì che a ciascun centro corrisponda un unico responsabile con incari-
co dirigenziale, o funzionario, cui è affidata la gestione delle entrate e del-
le spese.
264 Parte Quinta - Regioni, Enti locali, Enti pubblici istituzionali
Una nota preliminare illustra il preventivo finanziario. Più precisamente nella nota sono
indicati:
— gli obiettivi, i programmi, i progetti e le attività che i centri di responsabilità intendono
perseguire in termini di servizi e prestazioni;
— il collegamento fra i suddetti obiettivi e programmi e le linee strategiche individuate nel-
la relazione programmatica;
— gli indicatori di efficacia ed efficienza che si intendono impiegare per valutare i risultati;
— i tempi di esecuzione dei programmi e dei progetti finanziati nell’ambito del bilancio;
— i criteri generali cui i titolari dei centri di responsabilità di livello inferiore devono ade-
guare la loro gestione.
C) Il preventivo economico
Il preventivo economico è formato dalla somma dei budget economici
dei centri di responsabilità di primo livello e racchiude le misurazioni eco-
nomiche dei costi e/o proventi che, in via anticipata, si prevede di realizza-
re durante la gestione nei diversi centri di responsabilità di primo livello cui
si riferiscono le valutazioni economiche programmate. Il preventivo econo-
mico pone a raffronto non solo i proventi e i costi della gestione d’eserci-
zio, ma anche le poste economiche che non avranno la manifestazione fi-
nanziaria nello stesso esercizio e le altre poste economiche relative all’uti-
lità dei beni patrimoniali da impiegare nella gestione a cui il preventivo eco-
nomico si riferisce. Il preventivo diventa operativo nel momento in cui il
preventivo finanziario è stato autorizzato dagli organi di vertice.
Infine, il preventivo economico è corredato da un quadro di riclassifica-
zione dei risultati economici.
6. Il rendiconto generale
Il processo gestionale degli enti pubblici istituzionali si conclude con
l’illustrazione dei risultati conseguiti dall’ente stesso, riportata nel rendi-
conto generale.
Il rendiconto generale è deliberato dall’organo di vertice entro il mese
di aprile successivo alla chiusura dell’esercizio finanziario (salvo disposi-
zioni diverse stabilite da leggi o da disposizione statutaria) ed è trasmesso
entro dieci giorni dalla data di deliberazione al Ministero vigilante e al MEF,
corredato dei relativi allegati. A questo proposito, l’art. 38 del regolamento
stabilisce che al rendiconto generale devono essere allegati:
— la situazione amministrativa;
— la relazione sulla gestione;
— la relazione del collegio dei revisori dei conti.
268 Parte Quinta - Regioni, Enti locali, Enti pubblici istituzionali
C) Il controllo di gestione
Il controllo di gestione si articola in tre fasi:
— la predisposizione di un piano dettagliato di obiettivi;
— la rilevazione dei dati relativi ai costi e ai proventi, e alle rilevazioni dei
risultati raggiunti;
— la valutazione dei dati predetti in rapporto al piano degli obiettivi al fine
di verificare il loro stato di attuazione e di misurare l’efficacia, l’efficien-
za ed il grado di economicità dell’azione intrapresa.
La verifica dell’efficacia, dell’efficienza e della economicità dell’azio-
ne amministrativa è svolta rapportando le risorse acquisite ed i costi dei ser-
vizi secondo gli indicatori di efficacia ed efficienza fissati nella nota preli-
minare allegata al preventivo finanziario.
La struttura operativa affidataria della funzione del controllo di gestio-
ne informa circa le sue conclusioni sul controllo stesso gli amministratori
dell’ente.
B) La gestione patrimoniale
Per ciò che riguarda la gestione del patrimonio, il nuovo Regolamento
riprende la classificazione dei beni mobili e immobili del codice civile (art.
812 e seguenti) e distingue fra beni materiali ed immateriali, lasciando al
regolamento dell’ente il compito di disciplinare le modalità di inventaria-
zione, di classificazione e di gestione dei beni, nonché la nomina dei con-
segnatari.
Per ciò che attiene alla valutazione dei beni in questione il regolamento
rinvia alle norme del codice civile, mentre per i criteri di iscrizione e valu-
tazione rinvia all’allegato 14 al regolamento stesso.
L’ente deve provvedere alla ricognizione e alla valutazione, e quindi al
rinnovo degli inventari in conformità dei criteri fissati nell’allegato 14, ogni
5 anni per i beni mobili e ogni 10 anni per quelli immobili, sentito il colle-
gio dei revisori.
Glossario
Contabilità analitica: è un sistema di rilevazioni utilizzato per la predeterminazione, la
contabilizzazione, la localizzazione, l’imputazione, il controllo e l’analisi dei costi, dei ri-
cavi e dei risultati economici riguardanti singole parti dell’impresa o oggetti particolari
come singoli prodotti, singole operazioni, centri di responsabilità e così via, al fine di co-
stituire un supporto all’attività decisionale e di controllo.
Capitolo Quinto
L’ordinamento contabile
di università, ausl e
camere di commercio
dal 2012, il bilancio annuale di previsione delle AUSL deve contenere un conto economi-
co preventivo e un piano dei flussi di cassa, redatti secondo schemi uniformi previsti dal
medesimo decreto. Il bilancio deve essere poi corredato da una nota illustrativa, dal pia-
no degli investimenti e da una relazione redatta dal direttore generale, nonché dalla rela-
zione del collegio sindacale (art. 25);
Per conferire una struttura uniforme alle voci dei bilanci preventivi e
consuntivi, l’art. 26, comma 3, del D.Lgs. 118/2011 impone alle AUSL di
redigere tali bilanci attenendosi allo schema indicato nell’allegato 2 al me-
desimo decreto. Va detto che, in realtà, il problema di garantire una certa
uniformità alla struttura dei bilanci delle AUSL, al fine non solo di favori-
re il confronto tra differenti aziende sanitarie ma anche di armonizzare i bi-
lanci di tutte le pubbliche amministrazioni, era sentito da tempo dal legisla-
tore che, infatti, aveva provveduto, con il D.M. 11 febbraio 2002, ad ap-
provare uno schema di bilancio che ha rappresentato fino ad ora il principa-
le punto di riferimento legislativo per la redazione dei bilanci delle aziende
sanitarie e ospedaliere.
Si noti che, in base a quanto previsto dall’art. 11 del Patto per la salute relativo al trien-
nio 2010-2012, secondo il quale le Regioni si impegnano ad avviare le procedure per perse-
guire la certificazione dei bilanci delle AUSL, attraverso un percorso volto a garantire l’ac-
certamento della qualità delle procedure amministrativo-contabili sottostanti alla corretta con-
tabilizzazione dei fatti aziendali, il Ministro della Salute, d’intesa con il Ministro dell’Econo-
mia e delle Finanze, ha emanato il D.M. 18 gennaio 2011, contenente le disposizioni metodo-
logiche volte a facilitare tale processo. Il decreto delinea una metodologia di analisi articolata
in 4 fasi ed indica i termini entro i quali le Regioni erano tenute a completare tale percorso di
accertamento (28 febbraio 2011, per le Regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi, 30
giugno 2011 per tutte le altre). Si tratta di un primo ma importante passo nel percorso che do-
vrà condurre alla certificazione dei bilanci delle AUSL.
276 Parte Quinta - Regioni, Enti locali, Enti pubblici istituzionali
A Beni patrimoniali
— disponibili, 116
Accordo quadro (v. Contratti della P.A. → — indisponibili, 114
procedure di aggiudicazione dei) Beni pubblici, 108-125
Agenti — alienazione dei, 121
— consegnatari di materiale, 101 — amministrazione dei, 118
— contabili di fatto, 101 — categorie, 108
— della riscossione, 100 — dismissione dei, 122
Agenzia — inventari dei, 119
— del demanio, 19 — tutela dei, 116
— del territorio, 19 — utilizzazione dei, 115
— delle dogane, 19 — valorizzazione dei, 121
— delle entrate, 18 — valutazione dei, 121
Agenzie fiscali, 18 Bilancio dello Stato
Amministrazione finanziaria, 11 — annuale, 49-56
Amministrazioni aggiudicatrici, 133 — quadro generale riassuntivo, 54
Amministrazioni autonome, 22 — stati di previsione dell’entrata e della
Amministrazioni pubbliche, 40 spesa, 53
Analisi e valutazione della spesa pubblica, 188 — approvazione del, 35-36, 59
Anno finanziario, 29 — assestamenti e variazioni del, 62
Appalti pubblici (v. Contratti della P.A.) — ciclo del, 39
Arbitrato (v. Contratti della P.A.) — classificazione delle entrate nel, 66-67
Asta — classificazione delle spese nel, 68
— elettronica (v. Contratti della P.A. → pro- — definizione, 28
cedure di aggiudicazione dei) — economie di, 70
— pubblica (v. Contratti della P.A. → pro- — effetti giuridici del, 60
cedure di aggiudicazione dei) — esercizio provvisorio del, 35, 36, 61
Autorità per la vigilanza sui contratti pubbli- — fondi di, 69
ci di lavori, servizi e forniture, 132 — formazione del, 56
Aziende autonome, 22 — funzioni del, 29
Aziende unità sanitarie locali (AUSL), ordi- — gestione fuori del, 72
namento contabile delle, 273 — obbligo di copertura, 35, 37
— pluriennale, 56
— presentazione del, 56-57
B — principi del
— annualità, 34
Bando di gara, 140 — chiarezza, 33
Beni demaniali, 109 — integrità, 33
— tipi di, 110-112 — pareggio, 34
— regime giuridico dei, 112 — pubblicità, 33
— tutela dei, 116 — specificazione, 34
— utilizzazione dei, 115 — unità, 34
Indice Analitico 279
E Fondi
— di riserva, 69
Ecorendiconto, 94 — per le autorizzazioni di cassa, 70
Enti — per le spese impreviste, 69
— economici, 24 — per le spese obbligatorie, 69
— di erogazione, 24 — speciali, 70
— non territoriali, 24 Forniture pubbliche (v. Contratti della P.A.)
— territoriali, 24
— istituzionali, 260 G
Enti locali
— autonomia finanziaria, 226 Giudizi
— bilancio degli, 243, 248 — di conto, 177
— conto del bilancio, 254 — di responsabilità, 179
— conto del patrimonio, 255
— conto economico, 255 L
— controllo sui risultati di gestione dei, 263
e ss. Lavori pubblici (v. Contratti della P.A.)
— dissesto finanziario, 258 Legge
— entrate — di bilancio, 59
— da accensione di prestiti, 237 — di stabilità, 47
— da prodotti derivati, 239 — finanziaria, 46
— da trasferimenti, 236 Leggi di spesa
— emissioni di prestiti obbligazionari, 238 — pluriennali, 71
— extra-tributarie, 237 — a carattere permanente, 72
— tributarie, 229, 234 Licitazione privata, (v. Contratti della P.A. →
— ordinamento contabile, 241 e ss. procedure di aggiudicazione dei)
— piano esecutivo di gestione, 246
— prospetto di conciliazione, 255 N
— rendiconto della gestione, 254
— riequilibrio, 259 Nuclei di analisi e valutazione, 189
Enti pubblici istituzionali, 7, 260 e ss.
Entrate dello Stato M
— classificazione delle, 66
— regime giuridico delle, 75 Mandato informatico, 79, 80
— accertamento, 76 Manovra di finanza pubblica, 46
— riscossione, 76 — disegni di legge collegati alla, 60
— versamento, 76 Mercato elettronico della pubblica ammini-
— voci di, 67 strazione, 160
E-procurement, 160-161 Ministero dell’economia e delle finanze, 11 e ss.
Esercizio finanziario, 29 Missioni, 49, 66
Esercizio provvisorio, 61 Modificazione del bilancio dello Stato
— variazione delle entrate, 62
— variazioni di spesa, 62
F
O
Federalismo fiscale, 212
Fermo amministrativo, 82 Offerte anomale, 143
Flussi finanziari, tracciabilità dei, 136 Ordini di accreditamento, 79, 81
282 Indice Analitico
PARTE PRIMA
Fonti e soggetti della contabilità pubblica
PARTE Seconda
Il bilancio dello Stato
PARTE Terza
I beni e i contratti pubblici
PARTE Quarta
Le responsabilità e i controlli
Capitolo Secondo: La giurisdizione della Corte dei conti nelle materie di conta-
bilità pubblica
1. Generalità............................................................................................................. Pag. 176
2. I giudizi di conto.................................................................................................. » 177
3. I giudizi di responsabilità..................................................................................... » 179
4. La giurisdizione nei confronti degli amministratori e dipendenti delle Regioni e
degli enti locali..................................................................................................... » 181
5. Il potere riduttivo dell’addebito............................................................................ » 182
6. L’esecuzione delle decisioni di condanna della Corte dei conti........................... » 183
PARTE Quinta
Regioni, Enti locali, Enti pubblici istituzionali,
università, ausl, e camere di commercio
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