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Sintassi

4.1 Analisi in costituenti


Sintassi: studia la struttura delle frasi, ovvero come si combinano le parole fra loro e come si organizzano in frasi.

Frase: è un costrutto che fa da unità di misura della sintassi; è identificata per il fatto che contiene una predicazione
(affermazione, attribuzione di una qualità/modo di essere/agire). Ogni verbo autonomo coincide con una frase, tranne
nel caso delle frasi nominali (buona questa torta, in cui il predicato è sempre inserito all’interno: questa torta è buona).

Proposizione: frasi dalla struttura più complessa con più di una predicazione.

Analisi della struttura delle frasi: il metodo degli alberi etichettati

Metodo che rende più visibile la struttura della frase nel suo sviluppo e nei rapporti gerarchici tra i costituenti. Un albero
è un grafo costituito da nodi da cui dipartono i rami: ogni ramo è un sottolivello.

L’albero è l’indicatore sintagmatico della frase.

F: Frase
SN: Sintagma nominale
SV: Sintagma verbale
N: nome
V: verbo

Poss: Possessivo
Det: determinante
Aus: ausiliare
PP: participio passato
Agg: aggettivo

Distribuzione: insieme dei contesti nei quali un elemento può trovarsi in una frase; è un criterio per distinguere diverse
classi di elementi rilevanti per la sintassi. Es: la distribuzione di /un/ è "davanti a nomi maschili inizianti per vocale"

Determinante: è ogni elemento che in un SN determina e caratterizza il sostantivo. I determinanti più comuni sono gli
articoli, per questi possiamo utilizzare sia il simbolo Det che Art.

Parentesizzazione: Rappresentazione della struttura di una frase tramite parentesi incassate le une nelle altre (ogni
parentesi è un sottolivello o ramo); contrassegnate da etichette indicanti la categoria a cui appartiene ogni costituente.
Es: una macchina nuova → Art + SN ((una (macchina nuova)) → Art + (N + Agg) (((una))((macchina)(nuova))).
Es. Etichettate: (3(2(1una)1)2)(2(1macchina)1)1(1nuova)1)2)3 ; (F(SNGianni)(SVcorre)).

Ambiguità:
La parentesizzazione può in molti casi disambiguare frasi che all'apparenza
sembrano identiche ma che hanno più interpretazioni semantiche:
sono invitate tutte le ragazze e le signore col cappellino, può essere interpretata
come:

1. ((((sono invitate)))(((tutte))((le ragazze) e (le signore col cappellino))))


2. ((((sono invitate)))(((tutte))((le ragazze) e (le signore))((col cappellino))))

Il triangolino sta a indicare che il ramo porta a un costituente che,


essendo la sua struttura non pertinente per il fenomeno che si vuole illustrare,
non viene analizzato nella rappresentazione.
4.2 Sintagmi
L'analisi in costituenti immediati (teoria: una frase non è una semplice successione di termini connessi ma è formata
da una combinazione di sintagmi a loro volta costituiti da unità più piccole, fino agli elementi minimi indivisibili)
individua tre sottolivelli di analisi sintattica: sottolivello delle frasi, dei sintagmi e delle singole parole. Per il
funzionamento della sintassi il sottolivello dei sintagmi è il più importante.

Sintagma: minima combinazione di parole che funzioni come una frase. La testa rappresenta il minimo elemento che da
solo può costituire sintagma. (es: la copertina blu, “copertina” è la testa).

Sintagma nominale: sintagma costruito attorno ad un nome: N (o PRO) è la testa di SN (I pronomi PRO sostituiscono il
nome). Il sintagma nominale minimo è composto da N o PRO, quello massimo può avere una struttura complessa; es:

quant: quantificatore; num: numerale; parentesi tonde: tutti gli elementi


facoltativi ed opzionali.

Sintagma preposizionale (SPrep): pone dei problemi in quanto in un SPrep la preposizione che introduce e regge un SN
non condivide la proprietà di poter rappresentare da sole il sintagma.

Sottocostituenti dei sintagmi: sono elementi che possono attaccarsi (e che quindi dipendono) alla testa e possono dare
luogo a sintagmi anche assai complessi, dotati di vari sottolivelli.

Teoria X-barra: teoria linguistica che cerca di identificare principi


sintattici comuni a tutte le lingue. Secondo la teoria, tutte le lingue
condividerebbero similarità strutturali nel loro modo di formare frasi.
Essa individua i diversi livelli del sintagma con l’indicazione di apici.
SN"', SN", SN' possono avere tutti il ruolo sintattico che ha un SN.
Per rappresentare correttamente una frase è fondamentale inserire ogni
costituente al ramo gerarchico in cui contribuisce al valore della frase. I
SPrep possono dare il proprio contributo a livelli diversi:
→ Es: SPrep che segue un SN può non essere attaccata al nodo di SN:
(6) Gianni ha letto un libro con gran piacere 🡪 modo in cui è avvenuta l’azione (determina il SV)
(7) Gianni ha letto un libro con la copertina blu 🡪 determina il libro, va attaccato al SN
(8) Gianni ha letto un libro per tutta la notte 🡪 determina l’intero evento della lettura, va attaccato alla F

Rappresentazione ad albero: Più precisamente, 6 e 8:

Che quindi si rappresenta interamente in:


È accettata anche la seguente alternativa più semplice:
Principio generale per una corretta rappresentazione sintagmatica: in un albero, ogni elemento sul ramo a destra di un
nodo modifica/è in relazione diretta con l'elemento che sta alla sua sinistra sotto lo stesso nodo.
Una posizione esterna al nodo F (es: albero 10 sopra) può essere occupata anche da un avverbio che modifica l’intera
frase: Probabilmente lui è partito per Parigi:
4.3 Funzioni sintattiche, strutturazione della frase e ordine dei costituenti
La combinazione dei diversi costituenti per formare le frasi è regolato da princìpi complessi che interagiscono fra di loro
nel determinare l'ordine degli elementi e la gerarchia dei loro rapporti in base al significato da trasmettere e dal
contesto. Ci sono 3 classi diversi di princìpi:

4.3.1 Funzioni sintattiche


Sono interne alla sintassi stretta; riguardano il ruolo che i sintagmi assumono nella struttura. Essi appaiono come
soggetto (“chi fa l’azione”), oggetto (“chi subisce l’azione”), predicato verbale (“l’azione”) e vari complementi (che
hanno la funzione di specificare il soggetto o l’oggetto in questione).

4.3.2 Schemi valenziali


Uno schema valenziale (o struttura argomentale) è l’insieme delle valenze (o argomenti) fondate attorno a
un predicato: rappresentano chi o cosa partecipa all’evento descritto dal predicato stesso.

Le valenze sono elementi linguistici che devono necessariamente esistere affinché ciò che il verbo descrive abbia un
senso. Il verbo stesso stabilisce il numero e il tipo degli argomenti chiamati in causa.

Esistono 5 tipologie principali di verbi:

- Zerovalenti: (verbi metereologici) senza valenze, verbi come piovere o nevica


- Monovalenti: “ad un solo argomento”: camminare, piangere: implicano solo 'qualcuno che cammini o pianga’
- Bivalenti: “a due argomenti”, implicano qualcuno che interroghi e qualcuno che venga interrogato.
- Trivalenti: indicano qualcuno che spedisca, un qualcosa che venga spedito e qualcuno a cui spedire
- Tetravalenti: “a 4 argomenti”: spostare, tradurre, vendere ('qualcuno sposta qualcosa da un luogo a un altro')

Valenze omesse: in alcuni casi si può omettere (mangiare, bivalente: Luca sta mangiando – luca mangia “qualcosa”)

Prima valenza è il soggetto, la seconda è l’oggetto (non necessariamente complemento oggetto: Marco abita in città,
Marco va a casa, questo non dipende da me, ecc..). Costituenti circostanziali: stanno al di fuori della struttura classica
non rientrano nelle configurazioni di valenza dei predicati verbali (Marco rompe la tazza con un martello in cantina).

4.3.3 Ruoli semantici (Ruoli tematici nella grammatica generativa)


Questo principio descrive la relazione che un argomento (o valenza) intrattiene con il verbo cui fa riferimento, in uno
specifico contesto. Con ruolo semantico si intende il modo in cui il referente di ogni sintagma (l'entità che il sintagma
indica) contribuisce e partecipa all'evento rappresentato dalla frase. I ruoli semantici principali sono:

- Agente: entità che compie volontariamente un'azione, la parte attiva dell'evento. (Marco mangia una mela)
- Paziente: entità che subisce l’azione o le sue conseguenze (Marco mangia una mela)
- Sperimentatore: entità che prova uno stato o subisce un preciso processo psicologico (A Marco piace ballare)
- Beneficiario: entità che riceve profitto o danno dall'azione (Michael ha regalato le cuffie a Marco)
- Strumento: l'entità inanimata che interviene in un'azione (Marco taglia la mela col coltello)
- Destinazione: luogo, condizione o meta verso cui si dirige l’evento (Marco parte per le vacanze)
- Altri ruoli: Località: Marco abita in campagna; Provenienza: Marco preleva dal conto; Dimensione: Marco pesa
70 chili; Comitativo: Marco gioca al computer con Michael.

Tra funzioni sintattiche e ruoli semantici non c'è corrispondenza biunivoca; si tratta di nozioni operanti su piani diversi.

Frase passiva: in una frase passiva è diversa la distribuzione del rapporto tra ruoli semantici e funzioni sintattiche:
l’agente (solitamente soggetto) è complemento d’agente mentre il paziente (solitamente c. oggetto) è soggetto. Solo i
verbi transitivi (reggono il complemento oggetto) possono essere resi passivi. Il resto dei verbi vengono detti intransitivi
e all’interno di questa classe vengono distinti altre due sottoclassi (distinte sul verbo ausiliare che ammettono): i verbi
inaccusativi, che richiedono come ausiliare essere e i verbi inergativi che richiedono l’ausiliare avere.
4.3.4 Struttura pragmatico-informativa
Utilizzando le nozioni citate sinora, si possono concepire le operazioni che conducono alla produzione di frasi:
Fase a: collega la rappresentazione di un evento/ realtà effettiva filtrata dall’intelletto umano (concetti, sensazioni) a
una catena di suoni del linguaggio che formano la materia grezza del segnale. A seconda dell’evento che si vuole
rappresentare tramite una predicazione, si sceglie un verbo che reca con sé uno schema valenziale.
Fase b: allo schema valenziale viene data un’interpretazione semantica assegnando i ruoli semantici ai diversi elementi.
Fase c: i ruoli semantici vengono tradotti in funzioni sintattiche.
Fase d: Tutto questo viene espresso con un indicatore sintagmatico retto dai principi della 'teoria X-barra’. In
quest’ultima fase la frase viene pronunciata o scritta.
Nel governare la struttura della sintassi c’è anche il piano dell’organizzazione pragmatico informativa; vengono distinte
4 tipi di frasi dal punto di vista dell’intenzione del parlante: dichiarative, interrogative, esclamative, imperative (o
iussive).
In una frase è importante distinguere il tema (ciò su cui si fa un'affermazione) e rema (l'informazione fornita riguardante
il tema): Marco (TEMA) mangia la mela (REMA); il focus è punto su cui si concentra la frase, fa parte del rema.
un'opposizione considerata sinonimica è quella di dato (elemento già introdotto nel discorso/parte delle conoscenze
condivise) e nuovo (informazione non nota).
Nelle frasi non marcate, soggetto, agente e tema tendono spesso a coincidere
sullo stesso costituente. Le lingue possiedono metodi per distinguere le tre
funzioni e mutare/invertire l’ordine non marcato dei costituenti. Come:
- Dislocazione: può essere a destra o a sinistra:
oDislocazione a sinistra: spostano davanti alla frase uno degli elementi costituenti (il topo) facendolo seguire dal
pronome adatto: la dislocazione a sinistra manda nella posizione di tema l'oggetto
oDislocazione a destra: spostano davanti 'sulla destra' un costituente, facendolo seguire con un pronome sul verbo
Elena spegne il televisore → Elena lo spegne, il televisore, attuando un’inversione nell’ordine tema + rema.
- Frase scissa: spezza la frase in due portando all’inizio della frase un costituente introdotto dal verbo essere e segui te
da una frase pseudo relativa. Es: Marco al mattino prende il caffè → è Marco che al mattino prende il caffè.

Conclusione: possiamo analizzare sintatticamente una frase secondo quattro prospettive che interagiscono tra di loro
per permetterci di comprendere appieno la struttura della frase in tutti i suoi aspetti:
a) Prospettiva configurazionale: relativa alla struttura in costituenti 🡪 Marco corre: SN + SV
b) Prospettiva sintattica: relativa a funzioni sintattiche 🡪 Marco corre: SOGG + PRED VERB
c) Prospettiva semantica: relativa ai ruoli semantici 🡪 Marco corre: AGENTE + AZIONE
d) Prospettiva pragmatico-informativa: relativa all’articolazione in tema/rema 🡪 Marco corre: TEMA + REMA

4.4 Elementi minimi di grammatica generativa


La grammatica generativa intende predire in maniera esplicita e formalizzata le frasi possibili di una lingua. Il ruolo
centrale per la 'generazione' è svolto dalla sintassi (la parte 'interna' della lingua) che ha il compito di accoppiare e
'interpretare' (fornire una interpretazione semantica) significati e significanti, le parti 'esterne' della lingua.
Una g.g. è costituita da un lessico e da regole (istruzioni) che governano gli aspetti della grammatica.

Le regole solitamente sono regole di riscrittura a struttura sintagmatica, la forma è: X 🡪 Y + Z; Y e Z = costituenti di X in un


indicatore sintagmatico, freccia orientata a destra = “è da riscrivere come”. Il tutto è da intendere come: costruendo un
indicatore sintagmatico nei suoi sviluppi progressivi a partire dal nodo iniziale, scindere una categoria X nelle due categorie di
sottolivello successivo Y e Z; se invece è vista “dal basso”: nella costruzione di una frase, unire le due categorie Y e Z in una
categoria di livello superiore X. Quest'ultima operazione è importante nella costruzione delle frasi (in questo caso è chiamata
fondi o merge). In sintassi è utile rivedere la formula così: F 🡪 SN + SV. Le regole a struttura sintagmatica possono essere:

- Regole ricorsive: quando all'uscita della regola è contenuto il simbolo di categoria che rappresenta l'entrata della regola;
es: SN 🡪 SN + SPrep; creando frasi con alto grado di incassatura . SN → il libro (SN) + di Marco (SPrep).
- Regole contestuali: si possono applicare solo nei contesti specificati da quanto viene formalizzato dopo la barra; la
linea orizzontale indica il contesto della categoria interessata, le specifiche prima o dopo la linea indicano le
proprietà che devono avere gli elementi prima/dopo tale posizione. Es:, la regola V🡪 legge/[+Um.] __ si legge:
“riscrivere V come legge nel contesto in cui V sia preceduto da un elemento contenente la proprietà [ +Umano]”.

Nelle regole possono essere esplicitati anche tratti, indicati fra parentesi quadre (es. [+ Masch.]), che costituiscono le
sottocategorizzazioni, cioè specificano quali elementi della classe designata dal simbolo di categoria siano combinabili
con un determinato altro elemento.
Le regole generano una frase; ogni frase ha un indicatore sintagmatico che ne rappresenta la struttura e determina il
significato, ovvero l’interpretazione. Sorge un problema: frasi con forma identica ma con interpretazioni diverse:
L'interpretazione di Gramsci era sbagliata 🡪 l'interpretazione che Gramsci ha fatto (di qualcosa) era sbagliata
🡪 l'interpretazione che qualcuno ha fatto di Gramsci era sbagliata
Per risolvere questo problema è stata introdotta una distinzione molto importante tra:
- Struttura superficiale: è la forma sintattica della frase così com’è rappresentata dagli indicatori sintagmatici
- Struttura profonda: struttura ad un livello più profondo (astratto) in cui avviene la vera interpretazione della frase

La forma attiva e passiva di una frase descrivono lo stesso stato di cose, devono avere appunto la stessa struttura
profonda e rappresentano due modi diversi di trasporre tale struttura profonda.

Rappresentazione ad albero in grammatica generativa


Per rappresentare la struttura delle frasi in g.g. ci sono alberi più complessi che
rappresentano le cose ad un livello di astrazione maggiore; le nuove categorie sono:
- Teste funzionali al posto di teste lessicali (V, N, Prep, Agg, Avv e Det); le teste
funzionali sono:
o Flessione (SFless)
o Complementatore (SComp)
Sintagma della flessione
Marco mangia sempre mele 🡪 avverbio sempre sta dopo forma verbale flessa (tra V e SN)
Marco ha sempre mangiato mele 🡪 avverbio sempre sta dopo forma verbale flessa MA tra l’ausiliare e part pass.
La flessione deve dominare il rapporto tra V e SN e giustifica l’inserimento di un nodo SFless con la funzione di attuare
la flessione del predicato verbale; quel nodo contiene il SV. L’albero sarà quello indicato a destra.L’ordine delle parole
nel diagramma in presenza di tali elementi può essere giustificato dall’operazione muovi, per cui sposta un costituente
in un punto dell’albero diverso da quello in cui l’ha generato, lasciando una traccia.

Sintagma del complementatore


Anche per giustificare un nodo SComp intervengono fatti di spostamento; in frasi interrogative aperte (wh-, where, ..) la
parola interrogativa occupa la posizione a sinistra. Es: Cosa fa il linguista? E Il linguista fa qualcosa; cosa e qualcosa
devono occupare la stessa posizione nella frase nella generazione iniziale (SN dominato da SV: complemento oggetto),
ma nella forma interrogativa che cosa risale da questa posizione alla prima posizione in alto a sinistra: stessa posizione
in cui compaiono gli elementi che introducono le frasi subordinate. Es: Gianni dice che Luisa legge un libro, dove la frase
subordinata è che Luisa legge un libro, e che funge da 'complementatore'. Il complementatore, COMP, è la testa del
relativo sintagma.

Tutti i sintagmi di una lingua avrebbero una struttura sottostante generale rappresentata
nella teoria X-barra dal seguente albero, dove X è la testa del costrutto, Comp
(complemento, non COMP) è il modificatore diretto della testa e Spec è il modificatore di
un sottolivello superiore a quello della testa (immagine a destra).

Questa struttura ci consente anche di dare conto delle due diverse strutture profonde del
sintagma ambiguo l'interpretazione di Gramsci; l’interpretazione è bivalente, con le due
valenze che fanno da SOGG (posizione Spec) e da COgg (posizione Comp): (a) "Gramsci interpreta (qualcosa)", (b)
"(qualcuno) interpreta Gramsci".
La posizione della testa è un parametro della grammatica universale, è un tratto strutturale rilevante che nelle lingue del
mondo può assumere due valori: sotto il nodo X’ (primo ramo, di sinistra) o il secondo ramo, di destra: le lingue possono
quindi essere lingue col principio costruttivo testa-complemento (italiano) o complemento-testa (latino).
Gianni mangia una mela nel modello generativo viene quindi rappresentata in questo modo:

Nella g.g. non ci sono più nodi F 🡪 diventano SFless; in questo caso SFless contiene al suo
interno nella posizione di complemento (schema sopra della X-barra) il SV. I due sintagmi SN
e SV hanno la stessa struttura dello schema x-barra: SN Gianni ha lasciato la posizione di
Spec di SV e ha occupato quella di Spec SFless; il V mangiare ha lasciato la posizione di testa
SV e occupa la posizione testa SFless.

La struttura astratta generale di una frase ha 3 campi, SComp, Sfless, SV, dotati di sottolivelli e schematizzati così:

- SV: (con testa lessicale) si collocano le entrate lessicali della frase (interfaccia fra sintassi e semantica)
- SFless: (con testa funzionale) si collocano gli elementi che attualizzano la frase con le
marcature (interfaccia fra sintassi e morfologia)
- SComp: si collocano gli elementi che segnalano come la frase vada intesa
(interfaccia fra sintassi e pragmatica)

Box 4.4 - La teoria generativa: alcuni fondamenti


Il linguaggio verbale è concepito come un sistema cognitivo, specifico del genere umano costituito dall'insieme di conoscenze
mentali che consentono a un parlante nativo di produrre messaggi verbali nella propria lingua. L’insieme di queste conoscenze è
chiamato competenza. La competenza è:
Entità interna alla mente umana
Misura inconscia: p.n. è sempre in grado di verificare se una produzione linguistica sia accettabile nella propria lingua
basandosi solo su “intuizioni” anche se non è in grado di spiegare perché sia accettabile (es: struttura CCCV)
È individuale: l'insieme delle conoscenze linguistiche interiorizzate di un singolo parlante
È innata, appartiene al corredo genetico umano (geneticamente predisposta all'acquisizione del linguaggio)
Lo scopo della grammatica generativa è quello di formalizzare con regole e principi l’insieme di “intuizioni” che forma la
conoscenza implicita che un p.n. ha della propria lingua e la sua capacità di costruirle. Es: credo che l'avvocato sostenga che
l'imputato non sapesse che la giovane diceva che quell’uomo ignorava che il fratello fosse scomparso , con alto grado di
incassatura, sarà giudicata grammaticalmente giusta da un p.n. Una regola che consente la formazione e comprensione di frasi
simili è F→COMP+F (ricorsiva): nell’esempio è riapplicata più volte per chiarire come la teoria generativa NON sia interessata a
definire la grammatica ma le strutture astratte di un sistema linguistico possedute da un pn.
A partire dalle competenze di singoli p.n., la teoria generativa punta a costruire una Grammatica Universale, cioè a definire
l'insieme delle capacità linguistiche innate (conoscenze appartenenti al corredo genetico) che costituiscono la facoltà di
linguaggio degli umani. Nel generativismo si parla di teoria dei principi e dei parametri, che dice che le lingue del mondo
condividono alcuni principi universali e differiscono tra di loro rispetto alcuni parametri (ad esempio, italiano – spagnolo ok
soggetto implicito e non scritto in alcune frasi, inglese tedesco francese no).
Ci sono due scuole di pensiero a riguardo:
Concezione comportamentista (Locke e Hume): l’acquisizione di qualsiasi di conoscenza avviene unicamente in risposta
agli stimoli esterni; la mente si presenterebbe “vuota”, provvista solo di una propensione ad apprendere dall'esperienza
Concezione mentalista (Cartesio e Leibniz): individuo dispone nel corredo genetico anche una capacità innata, preposta
all'acquisizione del linguaggio oltre l’esperienza. L'esperienza linguistica consente di 'attivare' la capacità innata che porta alla
formazione di un sistema astratto di conoscenze linguistiche.
Principale argomento a sostegno mentalista: questione della povertà dello stimolo. Si ritiene che lo stimolo (l'esperienza
linguistica) non è sufficiente a costruire la competenza di un p.n., poiché c’è una forte discrepanza tra i dati linguistici a cui si è
4.5 Oltre la frase
Lungo il percorso della descrizione di come sono fatte le lingue ci siamo
mossi attraverso sottolivelli di analisi sempre più ampi; siamo passati dalle
unità minime prive di significato alle unità complesse (frasi) che funzionano
da “blocchi” di significato utilizzati in concreto nella comunicazione
linguistica, secondo l’itinerario mostrato qui a destra →

4.5.1 Frasi complesse


Il livello della frase non esaurisce il compito o il raggio d'azione della sintassi; spesso le frasi vengono considerate come
un insieme di frasi più complesse dette periodi: un ulteriore sottolivello di analisi è la sintassi del periodo.
Ogni proposizione svolge una propria funzione ed è collegata alle altre secondo un ordine preciso; la frase principale
(autonoma) è indipendente. Ci sono poi frasi dette secondarie che si attaccano ad essa e si possono distinguere in:
- Coordinative: assenza di un rapporto di dipendenza tra le due (stesso livello gerarchico); si realizzano con
connettivi chiamati congiunzioni coordinanti come e, o, ma, ecc..
- Subordinative: presenza di un rapporto di dipendenza tra le proposizioni; si realizzano con congiunzioni
subordinanti come perché, quando, mentre, benché, affinché, ecc. Le principali categorie sono:
- Avverbiali: modificano l'intera frase da cui dipendono: mentre Marco mangia, Carla gioca a scopa; in forma
implicita (infinito/gerundio), le avverbiali modificano il pred. verbale: Luisa ringrazia Gianni dandogli un bacio.
- Completive: sostituiscono un costituente nominale (Sogg, Ogg, OggIndiret o PredNom) della frase o riempiono
una valenza del PredVerbale: sembra che faccia bel tempo; penso a come risolvere il problema.
- Relative: modificano un costituente nominale della frase, hanno sempre un nome (o pronome) come testa; es:
non ho più visto lo studente a cui ho dato il libro.

Esempi di rappresentazioni di frasi subordinate ad albero di frasi complesse

→ Frase complessa + avverbiale


(CIRCOSTANZIALI)

→ a) Frase complessa + completiva (Compl Ogg)


→ b) Frase complessa + completiva (Sogg)

(ARGOMENTALI)
→ a) frase complessa + relativa (Sogg)
→ b) frase complessa + relativa (Compl Ogg)

Esempi pratici con rappresentazione ad albero:

Subordinate avverbiali (circostanziali)

La subordinata avverbiale “quando l'accordo sarà concluso” è


dominata direttamente dal nodo F più alto e si trova allo stesso
livello gerarchico della frase “i colleghi ripartiranno”. La
subordinata avverbiale si aggancia quindi alla frase principale.

Subordinate completive (argomentali)

→ Oggettive

Nella frase complessa, la completiva oggettiva “che ho


sbagliato” è dominata direttamente dal nodo SV più alto e si
trova allo stesso livello gerarchico del V “riconosco”. La frase
complessa “riconosco che ho sbagliato”, di modo finito, ha la
stessa struttura dell'equivalente di modo non finito, “riconosco
di avere sbagliato”.

→ Soggettive

La completiva soggettiva “che tu sia partito” è dominata direttamente


dal nodo F più alto e si trova allo stesso livello gerarchico del SV
“intristisce gli amici”.

Subordinate relative
A differenza delle avverbiali e delle completive, le subordinate
relative non hanno un corrispondente nello schema valenziale del
verbo di una frase; si può osservare nel diagramma seguente come
una relativa in una frase complessa si collochi a livello del
costituente nominale che modificano (in questo caso al soggetto)

4.5.2 Testi
Testo: livello dell’analisi della sintassi al di sopra dell’unità frase; un testo è definibile come una combinazione di frasi
più il contesto in cui funziona da unità comunicativa.

Contesto

- Contesto linguistico: parte di comunicazione verbale che precede e segue il testo


- Contesto extra-linguistico: situazione specifica in cui è prodotta la combinazione di frasi

Linguistica testuale: analizza i testi, cioè dei sintagmi che comprendono più di una frase e che possono essere considerati
come unità testuali con un inizio ed una fine; possiedono una propria struttura che non corrisponde a quella di una frase, né
può essere visto come semplice somma di frasi.

Pronominalizzazione: Vi sono elementi appartenenti alla struttura sintattica di una frase il cui comportamento non è
spiegabile o descrivibile se non uscendo dalla sintassi della frase e facendo riferimento al contesto linguistico, come ad es la
pronominalizzazione (sostituzione di un nome con un pronome al fine di connettere le frasi di un testo).

Fenomeni di questo genere si chiamano anafore, il fenomeno contrario (per cui occorre far riferimento al contesto
linguistico seguente) si chiamano catafore.

Deissi: proprietà di una parte dei segni linguistici di far riferimento/indicare a cose o elementi presenti nella situazione
extralinguistica (in particolare nello spazio o nel tempo in cui si situa). Ci sono tre tipi di deissi:

- deissi personale: designa i partecipanti al discorso ed è espressa dai pronomi personali (io, tu…) e dalle forme
possessive (mio, tuo…).
- deissi spaziale: indica lo spazio in cui avviene la comunicazione ed è codificata dagli avverbi di luogo (qui, là, ecc.),
dalle forme dimostrative (questo, quello) e da alcuni verbi (per esempio, venire, andare).
- deissi temporale: fa riferimento al momento dell’enunciazione e comprende gli avverbi temporali (ieri, adesso,
dopodomani), alcuni aggettivi (prossimo, scorso) e i tempi verbali.

Ellissi: omissione in una frase di elementi che indispensabili per dare luogo a una struttura frasale completa, recuperabili
per la corretta interpretazione della frase dal contesto linguistico (es: A: “Dove vai?” B: “(io vado) a casa”).

Segnali discorsivi: altro rilevante nella strutturazione dei testi: elementi estranei alla strutturazione sintattica della frase
che svolgono il compito di esplicitare l'articolazione interna del discorso (es: come allora, senti, guardi, così, no?,
insomma, cioè, sai, infine, anzitutto, basta, in primo luogo, scusa, diciamo, eccetera).

Meccanismi anaforici e segnali discorsivi contribuiscono a conferire 'coesione' al testo, istituendo una rete di
collegamenti al di là dei confini delle singole frasi.

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