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Frase: è un costrutto che fa da unità di misura della sintassi; è identificata per il fatto che contiene una predicazione
(affermazione, attribuzione di una qualità/modo di essere/agire). Ogni verbo autonomo coincide con una frase, tranne
nel caso delle frasi nominali (buona questa torta, in cui il predicato è sempre inserito all’interno: questa torta è buona).
Proposizione: frasi dalla struttura più complessa con più di una predicazione.
Metodo che rende più visibile la struttura della frase nel suo sviluppo e nei rapporti gerarchici tra i costituenti. Un albero
è un grafo costituito da nodi da cui dipartono i rami: ogni ramo è un sottolivello.
F: Frase
SN: Sintagma nominale
SV: Sintagma verbale
N: nome
V: verbo
Poss: Possessivo
Det: determinante
Aus: ausiliare
PP: participio passato
Agg: aggettivo
Distribuzione: insieme dei contesti nei quali un elemento può trovarsi in una frase; è un criterio per distinguere diverse
classi di elementi rilevanti per la sintassi. Es: la distribuzione di /un/ è "davanti a nomi maschili inizianti per vocale"
Determinante: è ogni elemento che in un SN determina e caratterizza il sostantivo. I determinanti più comuni sono gli
articoli, per questi possiamo utilizzare sia il simbolo Det che Art.
Parentesizzazione: Rappresentazione della struttura di una frase tramite parentesi incassate le une nelle altre (ogni
parentesi è un sottolivello o ramo); contrassegnate da etichette indicanti la categoria a cui appartiene ogni costituente.
Es: una macchina nuova → Art + SN ((una (macchina nuova)) → Art + (N + Agg) (((una))((macchina)(nuova))).
Es. Etichettate: (3(2(1una)1)2)(2(1macchina)1)1(1nuova)1)2)3 ; (F(SNGianni)(SVcorre)).
Ambiguità:
La parentesizzazione può in molti casi disambiguare frasi che all'apparenza
sembrano identiche ma che hanno più interpretazioni semantiche:
sono invitate tutte le ragazze e le signore col cappellino, può essere interpretata
come:
Sintagma: minima combinazione di parole che funzioni come una frase. La testa rappresenta il minimo elemento che da
solo può costituire sintagma. (es: la copertina blu, “copertina” è la testa).
Sintagma nominale: sintagma costruito attorno ad un nome: N (o PRO) è la testa di SN (I pronomi PRO sostituiscono il
nome). Il sintagma nominale minimo è composto da N o PRO, quello massimo può avere una struttura complessa; es:
Sintagma preposizionale (SPrep): pone dei problemi in quanto in un SPrep la preposizione che introduce e regge un SN
non condivide la proprietà di poter rappresentare da sole il sintagma.
Sottocostituenti dei sintagmi: sono elementi che possono attaccarsi (e che quindi dipendono) alla testa e possono dare
luogo a sintagmi anche assai complessi, dotati di vari sottolivelli.
Le valenze sono elementi linguistici che devono necessariamente esistere affinché ciò che il verbo descrive abbia un
senso. Il verbo stesso stabilisce il numero e il tipo degli argomenti chiamati in causa.
Valenze omesse: in alcuni casi si può omettere (mangiare, bivalente: Luca sta mangiando – luca mangia “qualcosa”)
Prima valenza è il soggetto, la seconda è l’oggetto (non necessariamente complemento oggetto: Marco abita in città,
Marco va a casa, questo non dipende da me, ecc..). Costituenti circostanziali: stanno al di fuori della struttura classica
non rientrano nelle configurazioni di valenza dei predicati verbali (Marco rompe la tazza con un martello in cantina).
- Agente: entità che compie volontariamente un'azione, la parte attiva dell'evento. (Marco mangia una mela)
- Paziente: entità che subisce l’azione o le sue conseguenze (Marco mangia una mela)
- Sperimentatore: entità che prova uno stato o subisce un preciso processo psicologico (A Marco piace ballare)
- Beneficiario: entità che riceve profitto o danno dall'azione (Michael ha regalato le cuffie a Marco)
- Strumento: l'entità inanimata che interviene in un'azione (Marco taglia la mela col coltello)
- Destinazione: luogo, condizione o meta verso cui si dirige l’evento (Marco parte per le vacanze)
- Altri ruoli: Località: Marco abita in campagna; Provenienza: Marco preleva dal conto; Dimensione: Marco pesa
70 chili; Comitativo: Marco gioca al computer con Michael.
Tra funzioni sintattiche e ruoli semantici non c'è corrispondenza biunivoca; si tratta di nozioni operanti su piani diversi.
Frase passiva: in una frase passiva è diversa la distribuzione del rapporto tra ruoli semantici e funzioni sintattiche:
l’agente (solitamente soggetto) è complemento d’agente mentre il paziente (solitamente c. oggetto) è soggetto. Solo i
verbi transitivi (reggono il complemento oggetto) possono essere resi passivi. Il resto dei verbi vengono detti intransitivi
e all’interno di questa classe vengono distinti altre due sottoclassi (distinte sul verbo ausiliare che ammettono): i verbi
inaccusativi, che richiedono come ausiliare essere e i verbi inergativi che richiedono l’ausiliare avere.
4.3.4 Struttura pragmatico-informativa
Utilizzando le nozioni citate sinora, si possono concepire le operazioni che conducono alla produzione di frasi:
Fase a: collega la rappresentazione di un evento/ realtà effettiva filtrata dall’intelletto umano (concetti, sensazioni) a
una catena di suoni del linguaggio che formano la materia grezza del segnale. A seconda dell’evento che si vuole
rappresentare tramite una predicazione, si sceglie un verbo che reca con sé uno schema valenziale.
Fase b: allo schema valenziale viene data un’interpretazione semantica assegnando i ruoli semantici ai diversi elementi.
Fase c: i ruoli semantici vengono tradotti in funzioni sintattiche.
Fase d: Tutto questo viene espresso con un indicatore sintagmatico retto dai principi della 'teoria X-barra’. In
quest’ultima fase la frase viene pronunciata o scritta.
Nel governare la struttura della sintassi c’è anche il piano dell’organizzazione pragmatico informativa; vengono distinte
4 tipi di frasi dal punto di vista dell’intenzione del parlante: dichiarative, interrogative, esclamative, imperative (o
iussive).
In una frase è importante distinguere il tema (ciò su cui si fa un'affermazione) e rema (l'informazione fornita riguardante
il tema): Marco (TEMA) mangia la mela (REMA); il focus è punto su cui si concentra la frase, fa parte del rema.
un'opposizione considerata sinonimica è quella di dato (elemento già introdotto nel discorso/parte delle conoscenze
condivise) e nuovo (informazione non nota).
Nelle frasi non marcate, soggetto, agente e tema tendono spesso a coincidere
sullo stesso costituente. Le lingue possiedono metodi per distinguere le tre
funzioni e mutare/invertire l’ordine non marcato dei costituenti. Come:
- Dislocazione: può essere a destra o a sinistra:
oDislocazione a sinistra: spostano davanti alla frase uno degli elementi costituenti (il topo) facendolo seguire dal
pronome adatto: la dislocazione a sinistra manda nella posizione di tema l'oggetto
oDislocazione a destra: spostano davanti 'sulla destra' un costituente, facendolo seguire con un pronome sul verbo
Elena spegne il televisore → Elena lo spegne, il televisore, attuando un’inversione nell’ordine tema + rema.
- Frase scissa: spezza la frase in due portando all’inizio della frase un costituente introdotto dal verbo essere e segui te
da una frase pseudo relativa. Es: Marco al mattino prende il caffè → è Marco che al mattino prende il caffè.
Conclusione: possiamo analizzare sintatticamente una frase secondo quattro prospettive che interagiscono tra di loro
per permetterci di comprendere appieno la struttura della frase in tutti i suoi aspetti:
a) Prospettiva configurazionale: relativa alla struttura in costituenti 🡪 Marco corre: SN + SV
b) Prospettiva sintattica: relativa a funzioni sintattiche 🡪 Marco corre: SOGG + PRED VERB
c) Prospettiva semantica: relativa ai ruoli semantici 🡪 Marco corre: AGENTE + AZIONE
d) Prospettiva pragmatico-informativa: relativa all’articolazione in tema/rema 🡪 Marco corre: TEMA + REMA
- Regole ricorsive: quando all'uscita della regola è contenuto il simbolo di categoria che rappresenta l'entrata della regola;
es: SN 🡪 SN + SPrep; creando frasi con alto grado di incassatura . SN → il libro (SN) + di Marco (SPrep).
- Regole contestuali: si possono applicare solo nei contesti specificati da quanto viene formalizzato dopo la barra; la
linea orizzontale indica il contesto della categoria interessata, le specifiche prima o dopo la linea indicano le
proprietà che devono avere gli elementi prima/dopo tale posizione. Es:, la regola V🡪 legge/[+Um.] __ si legge:
“riscrivere V come legge nel contesto in cui V sia preceduto da un elemento contenente la proprietà [ +Umano]”.
Nelle regole possono essere esplicitati anche tratti, indicati fra parentesi quadre (es. [+ Masch.]), che costituiscono le
sottocategorizzazioni, cioè specificano quali elementi della classe designata dal simbolo di categoria siano combinabili
con un determinato altro elemento.
Le regole generano una frase; ogni frase ha un indicatore sintagmatico che ne rappresenta la struttura e determina il
significato, ovvero l’interpretazione. Sorge un problema: frasi con forma identica ma con interpretazioni diverse:
L'interpretazione di Gramsci era sbagliata 🡪 l'interpretazione che Gramsci ha fatto (di qualcosa) era sbagliata
🡪 l'interpretazione che qualcuno ha fatto di Gramsci era sbagliata
Per risolvere questo problema è stata introdotta una distinzione molto importante tra:
- Struttura superficiale: è la forma sintattica della frase così com’è rappresentata dagli indicatori sintagmatici
- Struttura profonda: struttura ad un livello più profondo (astratto) in cui avviene la vera interpretazione della frase
La forma attiva e passiva di una frase descrivono lo stesso stato di cose, devono avere appunto la stessa struttura
profonda e rappresentano due modi diversi di trasporre tale struttura profonda.
Tutti i sintagmi di una lingua avrebbero una struttura sottostante generale rappresentata
nella teoria X-barra dal seguente albero, dove X è la testa del costrutto, Comp
(complemento, non COMP) è il modificatore diretto della testa e Spec è il modificatore di
un sottolivello superiore a quello della testa (immagine a destra).
Questa struttura ci consente anche di dare conto delle due diverse strutture profonde del
sintagma ambiguo l'interpretazione di Gramsci; l’interpretazione è bivalente, con le due
valenze che fanno da SOGG (posizione Spec) e da COgg (posizione Comp): (a) "Gramsci interpreta (qualcosa)", (b)
"(qualcuno) interpreta Gramsci".
La posizione della testa è un parametro della grammatica universale, è un tratto strutturale rilevante che nelle lingue del
mondo può assumere due valori: sotto il nodo X’ (primo ramo, di sinistra) o il secondo ramo, di destra: le lingue possono
quindi essere lingue col principio costruttivo testa-complemento (italiano) o complemento-testa (latino).
Gianni mangia una mela nel modello generativo viene quindi rappresentata in questo modo:
Nella g.g. non ci sono più nodi F 🡪 diventano SFless; in questo caso SFless contiene al suo
interno nella posizione di complemento (schema sopra della X-barra) il SV. I due sintagmi SN
e SV hanno la stessa struttura dello schema x-barra: SN Gianni ha lasciato la posizione di
Spec di SV e ha occupato quella di Spec SFless; il V mangiare ha lasciato la posizione di testa
SV e occupa la posizione testa SFless.
La struttura astratta generale di una frase ha 3 campi, SComp, Sfless, SV, dotati di sottolivelli e schematizzati così:
- SV: (con testa lessicale) si collocano le entrate lessicali della frase (interfaccia fra sintassi e semantica)
- SFless: (con testa funzionale) si collocano gli elementi che attualizzano la frase con le
marcature (interfaccia fra sintassi e morfologia)
- SComp: si collocano gli elementi che segnalano come la frase vada intesa
(interfaccia fra sintassi e pragmatica)
(ARGOMENTALI)
→ a) frase complessa + relativa (Sogg)
→ b) frase complessa + relativa (Compl Ogg)
→ Oggettive
→ Soggettive
Subordinate relative
A differenza delle avverbiali e delle completive, le subordinate
relative non hanno un corrispondente nello schema valenziale del
verbo di una frase; si può osservare nel diagramma seguente come
una relativa in una frase complessa si collochi a livello del
costituente nominale che modificano (in questo caso al soggetto)
4.5.2 Testi
Testo: livello dell’analisi della sintassi al di sopra dell’unità frase; un testo è definibile come una combinazione di frasi
più il contesto in cui funziona da unità comunicativa.
Contesto
Linguistica testuale: analizza i testi, cioè dei sintagmi che comprendono più di una frase e che possono essere considerati
come unità testuali con un inizio ed una fine; possiedono una propria struttura che non corrisponde a quella di una frase, né
può essere visto come semplice somma di frasi.
Pronominalizzazione: Vi sono elementi appartenenti alla struttura sintattica di una frase il cui comportamento non è
spiegabile o descrivibile se non uscendo dalla sintassi della frase e facendo riferimento al contesto linguistico, come ad es la
pronominalizzazione (sostituzione di un nome con un pronome al fine di connettere le frasi di un testo).
Fenomeni di questo genere si chiamano anafore, il fenomeno contrario (per cui occorre far riferimento al contesto
linguistico seguente) si chiamano catafore.
Deissi: proprietà di una parte dei segni linguistici di far riferimento/indicare a cose o elementi presenti nella situazione
extralinguistica (in particolare nello spazio o nel tempo in cui si situa). Ci sono tre tipi di deissi:
- deissi personale: designa i partecipanti al discorso ed è espressa dai pronomi personali (io, tu…) e dalle forme
possessive (mio, tuo…).
- deissi spaziale: indica lo spazio in cui avviene la comunicazione ed è codificata dagli avverbi di luogo (qui, là, ecc.),
dalle forme dimostrative (questo, quello) e da alcuni verbi (per esempio, venire, andare).
- deissi temporale: fa riferimento al momento dell’enunciazione e comprende gli avverbi temporali (ieri, adesso,
dopodomani), alcuni aggettivi (prossimo, scorso) e i tempi verbali.
Ellissi: omissione in una frase di elementi che indispensabili per dare luogo a una struttura frasale completa, recuperabili
per la corretta interpretazione della frase dal contesto linguistico (es: A: “Dove vai?” B: “(io vado) a casa”).
Segnali discorsivi: altro rilevante nella strutturazione dei testi: elementi estranei alla strutturazione sintattica della frase
che svolgono il compito di esplicitare l'articolazione interna del discorso (es: come allora, senti, guardi, così, no?,
insomma, cioè, sai, infine, anzitutto, basta, in primo luogo, scusa, diciamo, eccetera).
Meccanismi anaforici e segnali discorsivi contribuiscono a conferire 'coesione' al testo, istituendo una rete di
collegamenti al di là dei confini delle singole frasi.