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Sintassi
Analisi in costituenti
La sintassi si occupa delle strutture delle frasi, studia come si combinano le parole e come sono
organizzate le frasi. La frase fa da unità di misura per la sintassi.
La frase è l’entità linguistica che funziona come un’unità comunicativa: ciò vuol dire che costituisce
un messaggio o blocco comunicativo autosufficiente nella comunicazione verbale, nel discorso. Le
frasi possono contenere una predicazione, cioè un’affermazione riguardo a qualcosa,
un’attribuzione di una qualità, un modo d’essere o di agire (l’assegnazione di una proprietà di una
variabile o di una relazione fra più variabile, ad esempio Gianni è alto, attribuzione all’entità
chiamata Gianni la qualità chiamata altezza).
Vi possono essere frasi senza verbo, dette frasi nominali, es. buona questa torta, che funzionano
da messaggi autosufficienti e contengono una predicazione. I problemi sorgono quando si tratta di
individuare quante e quali frasi ci sono in un discorso: un criterio non sempre solidissimo ma che
dà un’indicazione, consiste nel capire che c’è una frase dove c’è una predicazione.
Le parole non si combinano in frasi per semplice giustapposizione, ma secondo rapporti e leggi
strutturali. Con ‘frase’ si designano anche costrutti dall’estensione più ampia di una frase semplice
costituita da un’unica predicazione; questa si può allora chiamare più precisamente
‘proposizione’.
Per analizzare la struttura delle frasi bisogna capire come sono organizzate le parole e i gruppi di
parole che costituiscono le frasi. È molto utilizzata un tipo di analisi che rappresenta le
concatenazioni e in parte le dipendenze fra gli elementi della frase, che viene scomposta in
elementi sempre più piccoli: questa analisi va sotto al nome di analisi in costituenti immediati .
Essa individua diversi sottolivelli di analisi e i costituenti che si isolano a ciascun sottolivello
costituiscono immediatamente il costituente del sottolivello di analisi superiore. Bisogna quindi
individuare i costituenti di ogni sottolivello utilizzando la prova di commutazione.
Data una frase, il primo taglio si attua confrontando una frase con una più semplice, ma con la
stessa struttura, per individuare i costituenti: confrontando i costituenti con altri più semplici si
possono motivare gli altri tagli fino ad arrivare alle parole, termine ultimo minimo di pertinenza
della sintassi. Qui di solito l’analisi si arresta.
Es:
Il metodo di rappresentazione più diffuso è quello degli alberi etichettati, che permette di rendere
visivamente la struttura della frase sia nel suo sviluppo lineare sia nei rapporti gerarchici che si
instaurano fra i costituenti. Un albero è un grafo costituito da nodi da cui si dipartono rami; ogni
nodo rappresenta un sottolivello di analisi della sintassi e reca il simbolo della categoria a cui
appartiene il costituente di quel sottolivello.
F= Frase
V= Verbo
Art= Articolo
Gli elementi che stanno al termine di ogni singola diramazione si chiamano “(costituenti) fratelli”.
Poss = Possessivo
Det = Determinante
Aus = Ausiliare
PP = Participio Passato
Agg = Aggettivo
La ‘distribuzione’, ossia l’insieme dei contesti in cui gli elementi possono comparire nelle frasi, è
un criterio importante per distinguere diverse classi di elementi rilevanti per la sintassi. I
determinanti sono quindi tutti gli elementi, parole funzionali che occorrono davanti ad un nome e
svolgono la funzione di determinare il referente da esso indicato.
Per rappresentare la struttura interna di costrutti non molto complessi è in genere sufficiente la
parentesizzazione: ogni parentesi aperta e chiusa corrisponde ad un sottolivello di analisi
sintattica.
Disambiguare frasi o costrutti che sembrano identici ma hanno duplice interpretazione semantica.
Un esempio: sono invitate tutte le ragazze e le signore col cappellino, può essere interpretata:
Sintagmi
L’analisi in costituenti immediati individua tre diversi sottolivelli di analisi: sottolivello delle frasi,
dei sintagmi, delle singole entrate lessicali (= parole). Il più importante è il livello dei sintagmi.
Un sintagma è definibile come la minima combinazione di parole che funzioni come un’unità della
struttura frasale.
I sintagmi sono costruiti attorno ad una testa. Testa è la classe di parole che rappresenta il minimo
elemento che da solo possa costituire sintagma e funzionare da un determinato sintagma, sulla cui
base vengono classificati e prendono il nome. Se si elimina la testa, il gruppo di parole perde la
natura del sintagma di quel tipo. Un sintagma nominale è un sintagma costruito attorno ad un
nome: N è la testa di SN. Un pronome PRO può sostituire in tutto il nome e quindi può essere la
testa del sintagma nominale SN.
Un sintagma nominale minimo è costituito da N o da PRO e può avere strutture complesse anche
se gli elementi variano di lingua in lingua.
Le parentesi tonde indicano gli elementi facoltativi od opzionali, quelli che possono ma non
devono essere presenti nel sintagma. Si noti che l’ordine lineare reciproco in cui compaiono gli
elementi è quello previsto dalla struttura sopra rappresentata. Le posizioni, sia prenominale che
postnominale, dell’Agg sono ricorsive (possiamo trovare più di un aggettivo sia prima del nome
che dopo il nome).
Testa di SV è V, testa di SPrep è Prep. Nel caso del sintagma preposizionale la preposizione, che nel
sintagma preposizionale introduce un sintagma nominale, non condivide la proprietà che hanno le
altre teste di sintagma di poter rappresentare da sole il sintagma. Tutte le categorie lessicali di
parole piene possono essere teste di sintagma. Possiamo quindi avere anche sintagmi aggettivali
(SAgg) che hanno per testa un aggettivo (molto bello) e sintagmi avverbiali (SAvv) che hanno per
testa un avverbio.
ALCUNI CRITERI PER IL RICONOSCIMENTO DEI SINTAGMI
MOBILITA’
Un gruppo di parole rappresenta un sintagma se le parole che lo costituiscono si muovono all’interno di
una frase.
Es: Mio cugino ha denunciato il vicino di casa Il vicino di casa ha denunciato mio cugino
SCISSIONE
Un gruppo di parole rappresenta un sintagma se può essere separato dal resto della preposizione,
costruendo una struttura chiamata frase scissa. Si tratta di un caso specifico di criterio di mobilità.
Possiamo isolare tramite una struttura tipo, un gruppo di parole che rappresenta un sintagma (nominale)
ma non le singole parole che lo costituiscono:
Es. Ho guardato dentro gli scatoloni Ho portato dentro gli scatoloni
Si applica il test di scissione, le frasi hanno stessa struttura ma differiscono per una parola.
ENUNCIABILITA’ IN ISOLAMENTO
Un gruppo di parole rappresenta un sintagma se da solo costituisce un enunciato, se può essere
pronunciato in isolamento.
Es: chi ha comprato una macchina nuova? Mio cugino
Es. chi ha comprato una macchina nuova? *Mio (*cugino, *mio cugino ha, ecc…)
COORDINABILITA’
Consiste nel riconosce due sintagmi di uno stesso tipo in due o più gruppi di parole. I sintagmi sono dello
stesso tipo se sono coordinati.
Coordinazione tra sintagmi nominali: Pietro e un suo caro amico sono partiti per le vacanze
Coordinazione tra sintagmi aggettivali: ho visto un uomo stanco e terribilmente disilluso
Coordinazione tra sintagmi avverbiali: ha frequentato il corso svogliatamente e poco assiduamente
Coordinazione tra sintagmi verbali: canta e balla come un vero uomo di spettacolo
Coordinazione tra sintagmi preposizionali: il tutto va mescolato per mezz’ora e con grande cura
La coordinazione si può ritrovare in gruppi di parole analoghe ma di genere molto diverso, come aggettivi
e frasi relative: ho visto un uomo stanco e che non ha più speranza
Può accadere che sintagmi diversi siano di uno stesso tipo ma non per questo coordinabili, ciò si può
verificare quando due sintagmi ricoprono due ruoli semantici differenti:
il custode(agente) e il vento hanno aperto la porta (strumento)
I sottocostituenti (=gli elementi che si attaccano alla “testa”) possono dare luogo a sintagmi
complessi, dotati di una strutturazione a vari sottolivelli. Nella grammatica generativa è stato
introdotto il SDet, Sintagma (del) Determinante, che ha come testa Det e che al suo interno
contiene SN: un libro costoso, per es., non sarebbe più analizzabile come Det + SN (=composto da
N + Agg) ma sarebbe un SDet.
Il tema della struttura interna è stato approfondito con il nome di teoria X-barra, che individua i
diversi ranghi di complessità di un sintagma (X) con l’indicazione di opportune ‘barre’ con apici (X’,
X’’, ecc.): ogni lineetta indica un sottolivello di crescente complessità interna del sintagma.
Nella teoria X-Barra, si postula che tutti i sintagmi abbiano una struttura sottostante generale
comune, rappresentata dal seguente albero, dove X è la testa, Compl (Complemento) è il
modificatore diretto della testa, Spec (= Specificatore) è il modificatore del sottolivello superiore a
quello della testa:
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Più sono gli apici (o le lineette sovrapposte) che indicizzano il simbolo di categoria più complesso e
dotato di più sottolivelli è il sintagma interessato: SN’’’, SN’’, SN’ possono avere tutti il ruolo
sintattico che ha un SN. Si noti che si può, per maggior precisione, usare tale notazione tutte le
volte che ci sia lo stesso simbolo di categoria in due nodi successivi.
Un requisito fondamentale per rappresentare la struttura delle frasi è che ogni costituente deve
comparire al rango gerarchico in cui interviene a contribuire al valore generale della frase. I
sintagmi preposizionali sono utili a questo scopo, perché il loro contributo si posiziona in maniera
diversa all’interno della frase e quindi devono essere agganciati al nodo opportuno.
Esempi di frase:
In un albero, ogni elemento che sta sul ramo di destra di un nodo modifica (o va messo in
relazione diretta con) l’elemento che sta alla sua sinistra sotto lo stesso nodo. Una posizione
esterna al nodo F, che si diparte da un nodo F che ha al terminale dell’altro ramo un nodo F più
basso, può essere occupata anche da un avverbio che modifichi l’intera frase.
Probabilmente lui è partito per Parigi
Vi sono tre ordini o classi di principi che sono riconducibili a piani diversi e che intervengono nel
determinare il funzionamento della sintassi.
1) Funzioni sintattiche: riguardano il ruolo che i sintagmi assumono nella struttura sintattica
della frase, in cui i sintagmi nominali valgono da soggetto o complemento (oggetto), i
sintagmi preposizionali possono valere da oggetto indiretto o da complemento, i sintagmi
verbali possono valere da predicato. Una definizione delle diverse funzioni sintattiche è
difficile da dare.
Le tre funzioni sintattiche fondamentali sono: Soggetto (chi fa l’azione), Predicato verbale
(l’azione), l’Oggetto (chi subisce l’azione). A questi si aggiungono numerosi complementi.
In una lingua come l’italiano, che per i nomi e gli aggettivi non ha morfologia di caso, i vari
complementi sono in genere introdotti da un’apposita preposizione e sono espressi da sintagmi
preposizionali. Nelle lingue con morfologia di caso, alcuni complementi sono marcati
contemporaneamente dal caso e da una preposizione.
La valenza verbale
Il verbo è l’elemento centrale della frase e determina le caratteristiche della frase. Sono due presupposti
teorici del modello frasale elaborato dal linguista Tesnière, fondato sul concetto di valenza verbale. Il
termine valenza sta ad indicare il numero di elementi linguistici che servono alla frase perché sia
grammaticalmente ben formata. Tali elementi sono detti attanti nella formulazione di Tesnière argomenti
secondo l’uso più diffuso. Il numero degli argomenti è determinato dagli argomenti della frase. In base al
numero di argomenti richiesti dal verbo si riconoscono classi diverse di verbi: zerovalenti, nessun
argomento; monovalenti, richiedono un solo argomento; bivalenti, due argomenti; trivalenti, tre
argomenti; tetravalenti, quattro elementi. Si pensa che 4 sia il numero massimo di valenze per un verbo.
C’è differenza tra verbi intransitivi e monovalenti, da una parte e i verbi bi- e trivalenti dall’altra, una
corrispondenza soltanto parziale (nuocere F 0iEn0transitivo, bivalente). Possono valere come argomenti
anche intere frasi (un verbo bivalente può avere come secondo argomento, espressione dell’oggetto
diretto o un sintagma nominale o anche un sintagma preposizionale; un verbo bivalente potrà avere
come primo argomento espressione del soggetto, un sintagma nominale oppure una frase e via dicendo)
possono ricondursi a questo modello frasale sia frasi semplici sia frasi complesse.
In base alla funzione si definisce a livello di frase complessa, la categoria di frasi subordinate completive o
argomentali, rispettivamente oggettive e soggettive. Il verbo e i suoi argomenti costituiscono il nucleo
della frase, possono tuttavia comparire degli elementi che non sono previsti dal nucleo, all’interno della
struttura di una frase. Questi elementi sono detti circostanziali:
il maestro ha lodato l’allievo – frase nucleare
ieri al circolo dei lettori il maestro ha lodato con entusiasmo l’allievo - frase con circostanziali
L’ordine degli argomenti è piuttosto rigido (l’inversione degli argomenti, nella frase data, produrrebbe
significato diverso l’allievo ha lodato il maestro) mentre l’ordine dei circostanziali (ieri il maestro ha
lodato con entusiasmo l’allievo al circolo dei lettori, ieri al circolo dei lettori il maestro ha lodato l’allievo
con entusiasmo,… ). I circostanziali possono essere sintagmi nominali ma anche intere frasi. All’interno di
una frase semplice si può identificare, al livello della frase complessa, la categoria delle frasi subordinate
dette avverbiali, (o, appunto, circostanziali).
Si consideri ora le seguenti frasi:
Paolo ha passato la sessantina vs. il raffreddore passerà – a uno stesso significante sono associati
significati diversi (caso di polisemia), schema valenziale differente, passare è monovalente in senso di
finire, bivalente nel senso di superare, …
Paolo apparecchia vs. Paolo apparecchia – caso di ellissi, la tavola è omesso perché si può capire dal
contesto.
Ruoli semantici
Concernono il modo in cui il referente di ogni sintagma (l’entità che ogni sintagma indica)
contribuisce e partecipa all’evento rappresentato dalla frase. Per individuare i ruoli semantici,
bisogna considerare la frase come struttura sintattica, concatenazione di sintagmi governata da
regole grammaticali, generata da uno schema valenziale, rappresentazione di una scena o un
evento, in cui i diversi elementi hanno una relazione gli uni con gli altri. La frase non è più vista
come il significante dotato di significato, come sequenza di espressioni legate da connessioni e
dipendenze sintagmatiche, ma dalla prospettiva del significato, per cui la frase si configura come
scena in cui attori/personaggi interpretano delle parti. Le parti volte sono i suoli semantici o ruoli
tematici, dette anche funzioni semantiche. O nel gergo della linguistica generativa, ruoli theta, a
volte sono anche chiamati in maniera fuorviante casi profondi.
Non esiste un procedimento di individuazione e nemmeno una lista di possibili ruoli semantici, ma
c’è accordo sui ruoli semantici principali:
- Agente: ruolo semantico dell’entità animata che si fa parte attiva che provoca l’evento
- Paziente: entità coinvolta senza intervento attivo, subisce o è interessata passivamente a
ciò che accade
- Sperimentatore(o esperiente): entità toccata da (o che prova) un certo stato o processo
psicologici
- Beneficiario: entità che trae beneficio dall’azione
- Strumento(o strumentale): entità inanimata mediante la quale avviene ciò che accade o
che interviene nell’evento o che è un fattore non intenzionale dell’azione
- Destinazione: entità verso la quale si dirige l’attività espressa dal predicato
- Altri ruoli semantici: località, entità in cui è situata l’azione; Provenienza, entità dalla quale
un’entità si muove in relazione all’attività espressa dal predicato; dimensione, entità che
indica una determinata estensione nel tempo, nello spazio, nella massa; comitativo, entità
che partecipa all’attività svolta dall’agente.
Anche per i verbi (o predicati)possono essere divisi in ruoli semantici: processo (trasformare,
fiorire, invecchiare), azione (correre, picchiare), stato (esistere).
Il ruolo semantico agisce per così dire al di sotto della struttura sintattica.
Nella frase passiva è diversa la distribuzione del rapporto fra ruoli semantici e funzioni sintattiche:
l’agente (soggetto) diventa complemento d’agente, quando normalmente è soggetto, il paziente
diventa soggetto, quando normalmente è oggetto. La possibilità di avere una trasformazione
passiva è un criterio importante per distinguere forme diverse di verbi in base al loro
comportamento sintattico: sono passivizzabili solo i verbi transitivi. All’interno della categoria di
verbi intransitivi, vengono distinte le sottoclassi in inaccusativi (= che richiedono ausiliare essere) e
inergativi (= quelli che richiedono ausiliare avere) che presentano verbi sintattici differenti.
Struttura pragmatico-informativa
Una frase collega la rappresentazione di un evento o stato di cose col mondo esterno, realtà
effettiva o immaginata com’è filtrata dall’intelletto umano a una catena fonica (i suoni dei
linguaggi).
Nel governare la strutturazione del prodotto finale della sintassi c’è un altro piano, quello
dell’organizzazione pragmatico- informativa.
Dal punto di vista del valore con cui le frasi possono essere usate nella comunicazione e di ciò che
il parlante vuole fare producendole, si distinguono diversi tipi di frasi:
frasi dichiarative, affermazione generica che può avere valori specifici
frasi interrogative, pongono una domanda marcata dall’intonazione e/o da parole
particolari come chi, che cosa,…
frasi esclamative, esprimono un’esclamazione, marcata dall’intonazione
frasi iussive o imperative, esprimono un ordine, un’istruzione, marcate da forme verbali
particolari, come imperativo, congiuntivo, infinito preceduto da negazione.
Dal punto di vista della strutturazione dell’informazione veicolata, una frase può essere vista come
un’affermazione fatta attorno a qualche cosa. Qui bisogna fare la distinzione tra la parte della frase
che identifica e isola il qualcosa sul quale verte l’informazione e la parte della frase che
rappresenta l’affermazione fatta: cioè bisogna distinguere tra tema (= ciò su cui si fa
un’affermazione, isola il dominio per cui vale la predicazione) e rema (= l’informazione che viene
fornita a proposito del tema).
In questo contesto tema non c’entra nulla col tema usato in morfologia per indicare un sinonimo
di radice lessicale e nemmeno col tema usato in linguistica generale nel senso di paziente.
Sinonimi di tema e rema sono topic e comment, rispettivamente, in lingua inglese.
Esempi:
Un’opposizione a tema/rema è quella tra dato(o noto) e nuovo, che riguardano un altro punto di
vista da cui è possibile considerare l’informazione nelle frasi.
Dato = elemento noto o perché introdotto precedentemente nel discorso oppure perché fa
parte delle conoscenze condivise. Spesso coincide col tema.
Nuovo= informazione che si ritiene non nota
Quindi, il dato coincide col rema, mentre il nuovo con rema ma non necessariamente, come
nell’esempio: un gatto sta giocando nel tuo giardino, detto da una persona ad un’altra davanti al
medesimo giardino, un gatto è sia tema che nuovo, è il tuo giardino è sia dato che rema.
La distinzione fra le due dicotomie riflette due aspetti diversi del processo di elaborazione
concettuale che porta alla produzione di una frase: da un lato si sceglie ciò di cui si vuole parlare
(tema) e si afferma qualcosa a proposito di questo (rema), dall’altro si tiene conto della differenza
fra informazione già conosciuta (dato) e informazione che si ritiene non nota(nuovo).
Nelle frasi normali, non marcate, soggetto agente e tema tendono a coincidere, di solito con il
costituente frasale in prima posizione: in un gatto insegue il topo, un gatto è
contemporaneamente soggetto, agente e tema e il topo è oggetto, paziente e parte del rema. Le
lingue possiedono dei dispositivi per separare le tre funzioni e mutare l’ordine non marcato dei
costituenti: in italiano esistono le costruzioni note come dislocazioni a sinistra, cioè che uno degli
elementi che costituiscono la frase viene spostato avanti nella frase. Con la dislocazione a sinistra
si può mandare in posizione di tema l’oggetto o altro complemento rematico e mandare a rema il
soggetto.
Far diventare tematico l’oggetto è tipico della costruzione passiva, che muta, nella frase marcata,
anche la correlazione fra ruoli semantici e funzioni sintattiche.
La frase scissa serve per evidenziare un elemento della frase come dotato del maggior carico
informativo. Altra funzione è quella di focus. Per focus si intende il punto di maggior salienza
comunicativa della frase, l’elemento su cui si concentra maggiormente l’interesse del parlante e
che fornisce la maggior quantità di informazioni nuove. Il focus, in generale, appartiene al rema ed
è contrassegnato da una particolare curva intontiva enfatica.
Carla al mattino prende il caffè focus: il caffè
Il focus è anche l’elemento che può essere contrastato: Carla al mattino prende il caffè, non la
cioccolata!
Per evidenziare il focus, le lingue hanno diversi sistemi, come la frase scissa o avverbi o particelle
deputati a introdurre il focus e detti quindi focalizzatori. Data una certa frase con l’ordine normale
dei costituenti, possiamo sempre trasformarla in frasi marcate che mutano l’ordine dei costituenti
o cambiano la normale disposizione delle funzioni pragmatiche.
Ordini marcati dei costituenti di frase
Il tema tende a comparire all’inizio della frase, seguito dal rema, secondo un’organizzazione naturale
dell’informazione. La tendenza per cui un essere tematico è soggetto, è valida a livello interlinguistico, quindi
l’ordine interlinguisticamente non marcato più diffuso dei costituenti è [S]tema [OV/VO]rema. In italiano
l’ordine più marcato è SOV l’oggetto indiretto tende a seguire l’oggetto diretto, ma esistono meccanismi
strutturali che consentono di mutare l’ordine non marcato dei costituenti frasali, per ottenere effetti di
carattere pragmatico-informativo.
Dislocazione a sinistra
Elena spegne il televisore il televisore lo spegne Elena
[Elena]tema [spegne il televisore]rema [il televisore]tema [lo spegne Elena]rema
La dislocazione consente di mandare a tema un costituente, che nell’ordine sarebbe stato rematico.
Qualunque costituente rematico può essere dislocato a sinistra. L’unico costituente a non poter essere
dislocato è il soggetto, data la mancanza di clitici soggetto. Clitico di ripresa e marca di funzione sintattica,
istituiscono un legame morfosintattico, tra il costituente dislocato e la frase.
Un costituente anteposto a una frase senza marca o privo del clitico di ripresa e anche della marca della
funzione, quindi senza alcun legame morfosintattico con la frase da cui è estrapolato dà luogo al cosiddetto
tema sospeso chiamato anche tema libero.
Dislocazione a destra
Elena spegne il televisore Elena lo spegne(,)il televisore
[Elena]tema [spegne il televisore]rema [Elena lo spegne]rema [il televisore]tema
La dislocazione a destra rende tema un costituente, quando in ordine non marcato è rematico, isola il
costituente a destra facendolo precedere da un clitico cataforico, ne consegue un ordine informato tema-
rema. L’elemento in certi casi rappresenta “dato” e in altri “nuovo”, che viene comunque considerato dato
dal parlante. Altre volte l’elemento spostato a destra rappresenta un chiarimento della frase. Qualunque
costituente può essere dislocato, se l’elemento in questione è il soggetto si ha sempre un’interruzione della
curva intontiva, non si tratta quindi di dislocazione in senso stretto.
Frase scissa
Consente di mettere a focus un costituente, separandolo dal resto della proposizione, quindi ci sono due frasi:
una che inizia col verbo essere e una che inizia col che, la quale ha di solito valore di presupposizione. È Elena
che spegne il televisore suppone che qualcuno spenga la TV. Se metto la frase in negativo, l’affermazione
resta vera. Quando il focus è posto su un soggetto, la seconda parte della frase può presentare un verbo
all’infinito.
Tematizzazione a sinistra
Si ha quando un costituente frasale, di solito un l’oggetto, viene messo a focus in posizione preverbale.
Es: [te]focus cercavo [“non lui”). A differenza della dislocazione, il costituente non è ripreso da un clitico, non è
tematico ma è rematico, anzi focale. Può essere rematizzato anche il soggetto: Gianni, non viene. La messa a
focus ha valore contrastivo, ma se introdotta da focalizzatori può svolgere altre funzioni: aggiuntiva ( anche la
televisione ci hanno rubato), restrittiva (solo questo volevo dirti). Il costrutto è noto come tropicalizzazione
contrastiva.
Enunciati tetici
Esistono enunciati senza tema, interamente rematici (e nuovi) chiamati tetici. Servono per annunciare un
evento, aprire un discorso o una sequenza narrativa, introdurre un elemento nuovo. Si hanno risposte a
domande
Possiamo generiche come
analizzare che succede?, che
sintatticamente unaè frase
successo?
secondo quattro diverse prospettive:
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Le frasi possono essere analizzate secondo 4 diverse prospettive, cioè 4 punti di vista che interagiscono fra di
loro e ci permettono di comprendere la struttura della frase:
- prospettiva configurazionale, relativa alla struttura in costituenti (Gianni corre, SN + SV).
- prospettiva sintattica, propriamente detta, relativa alle funzioni sintattiche(Gianni corre, SOGG+PRED
VERB).
a. prospettiva configurazionale, relativa alla struttura in costituenti.
Es. Gianni corre (SN + SV)
b. prospettiva sintattica detta, relativa alle funzioni sintattiche.
Es. Gianni corre (SOGG. + PRED. VERB.)
c. prospettiva semantica, relativa ai ruoli semantici.
Es. Gianni corre (AGENTE + AZIONE)
d. prospettiva pragmatico-informativa, relativa all’articolazione tema/rema
Es. Gianni corre (TEMA + REMA)
Le regole vanno intese come istruzioni da applicare. Le regole sono di solito regole di riscrittura a
struttura sintagmatica, cioè hanno la forma generale X Y + Z dove X,Y,Z sono simboli di
categoria, Y e Z sono costituenti immediati di X in un indicatore sintagmatico e la freccia verso
destra è da tradurre come “è da riscrivere come”. Tutto è da intendersi come: costruendo un
indicatore sintagmatico nei suoi sviluppi progressivi a partire dal nodo iniziale, scindere una
categoria X nelle due categorie di sottolivello successivo Y e Z. Altrimenti, nella costruzione di una
frase, unire due categorie X e Y in una categoria di livello superiore X. Quest’ultima operazione è
chiamata merge (“fondi”). Che con l’operazione connessa detta move (sposta) costituisce il
binomio dei principi (o regole) fondamentali della struttura i costituenti.
È utile vedere le regole come regole corrispondenti alle successive ramificazioni di un indicatore
sintagmatico. La prima ramificazione per così dire nucleare di un nodo F sia quella in SN e SV, che
dà luogo alla regola:
F SN +SV (riscrivere frase come sintagma nominale più sintagma verbale)
Vi sono anche regole a struttura sintagmatica che possono anche avere come uscita specifici
elementi lessicali, si tratta di regole di inserzione lessicale, che sono regole che riempiono i nodi
terminali dell’albero: è tale per es. una regola come
N libro (“riscrivere N come libro”)
Le regole possono essere ricorsive: quando nell’uscita della regola a destra della freccetta è
contenuto di nuovo il simbolo della regola. È ricorsiva la regola:
SN SN + SPrep
Le regole ricorsive consentono di creare frasi con alto grado di incassatura. La incassatura interna
di sintagmi è teoricamente illimitata, il loro uso ristretto è dovuto alla limitatezza dell’utente.
Le regole che contengono una barra obliqua sono regole contestuali, che si possono applicare solo
nei contesti specificati da quanto viene formalizzato dopo la barra. La linea orizzontale indica il
contesto locale, ossia la posizione in cui sta la categoria interessata dalla regola, le specificazioni
contenute prima e/o dopo della linea indicano le caratteristiche o proprietà che devono avere gli
elementi che stanno prima o dopo tale posizione perché la regola si possa applicare. Una regola
come es.
V legge/ [+Um.]
Va tenuto presente che la questione non va confusa con quella di frasi ambigue a cui è però
possibile assegnare due strutture superficiali differenti e che quindi si possono disambiguare a
livello di analisi.
Per rappresentare le strutture si usano alberi più complessi e che rappresentano livelli di
astrazione maggiori: vengono utilizzate categorie come le teste funzionali. Sono teste funzionali
Flessione e Complementatore che danno luogo rispettivamente a SFless (Sintagma della
Flessione) e a SComp (Sintagma del Complementatore).
Per quanto riguarda SFless, uno dei fatti chiamati in causa è la differenza strutturale: in una frase
col verbo semplice (mangia), l’avverbio è posizionato tra V e SN, mentre col tempo verbale
composto (ha mangiato) si trova tra ausiliare e participio passato. La flessione quindi deve
nominare il rapporto tra V e SN, quindi SFless ha al suo interno SV.
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Nella realizzazione di questo albero ha agito l’operazione move “sposta” che ha fatto salire il SN
soggetto in una posizione molto alta dentro il SFless, a sinistra della testa, perché esso governa
l’accordo flessionale col verbo. L’ausiliare a sua volta va a occupare la posizione di testa di Fless,
perché reca le marche flessionali.
La struttura astratta generale di una frase è vista come composta di tre campi, SComp, SFless, SV,
ciascuno dei quali dotato di diversi sottolivelli.
La sintassi generativa nella sua attuale configurazione (detta minimalismo) ha lasciato spazio alla
formalizzazione di elementi inerenti al valore pragmatico delle frasi, ma comunque è sintassi
frasale.
Assunto centrale della linguistica cognitiva è che non c’è nulla di particolare e specifico nella
capacità linguistica. Nella lingua e produzione verbale agiscono gli stessi principi e meccanismi
generali della mente umana in azione negli altri comportamenti e capacità dell’ homo sapiens
sapiens. La lingua traduce le concettualizzazioni fondamentali dell’agire dell’uomo e va descritta
come parte integrante di una struttura psicologica unitaria. Le strutture grammaticali sono
strutture semantiche, basate sull’esperienza umana.
È stata sviluppata l’idea che l’unità primaria della grammatica sia la ‘costruzione’, invece del
sintagma. Costruzione sarebbe ogni schema sintattico costruito da un’aggregazione o
combinazione di parole, dotata di una strutturazione interna, che compare frequentemente
nell’uso e reca un particolare valore semantico e pragmatico.
Oltre la frase
Frasi complesse
Spesso le frasi si combinano in sequenze strutturate anche lunghe come frasi complesse o periodi:
la sintassi del periodo, o sintassi superiore, o macrosintassi, è un importante sottolivello di analisi
del sistema linguistico. Vi sono principi che regolano il modo in cui il sistema linguistico organizza
le combinazioni di frasi e parole che devono esprimere i rapporti tra frasi. Bisogna distinguere tra
coordinazione = preposizioni accostate senza che vi sia rapporto di dipendenza, sono allo
stesso livello gerarchico
subordinazione = quando c’è un rapporto di dipendenza tra le preposizioni, una frase si
presenta gerarchicamente inferiore all’altra.
Gli elementi che realizzano questi rapporti sono chiamati connettivi: la coordinazione è realizzata
con congiunzioni ordinanti (e, o, ma,….), mentre la subordinazione è realizzata con congiunzioni
subordinanti ( perché, quando, mentre, benché, affinchè,…) o attraverso modi verbali non finiti
(l’infinito preceduto o no da preposizione: ti chiedo di andare, lo vedo partire).
Le frasi subordinate, dipendenti, si possono dividere in 3 categorie a seconda del modo in cui si
agganciano alla frase principale:
- avverbiali: modificano la frase completa da cui dipendono (benché piova, mentre Luigi
mangia le fragole,…). Appartengono a questa categoria le subordinate causali, temporali,
concessive, ipotetiche, finali.
Vengono chiamate esplicite le subordinate quando il verbo è il modo finito, implicite si
dicono quando il verbo è all’infinito, al gerundio o al participio.
- completive: subordinate che sostituiscono un costituente nominale maggiore (cioè il
soggetto o l’oggetto o il predicato nominale o l’oggetto indiretto) della frase. Riempiono
una valenza o argomento del predicato verbale. Appartengono a questa categoria le
subordinate oggettive, le interrogative indirette. Sembra che faccia bel tempo.
- relative: modificano il costituente nominale della frase, hanno sempre un nome (o un
pronome) come testa; es: non ho più visto lo studente a cui ho dato il libro. La
subordinazione è quindi è quindi in parte un prodotto della ricorsività della lingua, in
quanto abbiamo un nodo F inserito sotto le ramificazioni di un altro nodo F più alto o al
posto di SN o all’interno di un SN.
L’unione di una frase principale con una frase subordinata dà luogo a una frase complessa.
La zia di Marisa ha detto che sarebbe partita per Parigi col treno notturno.
Frasi complesse:
Subordinate avverbiali (circostanziali)
Oggettive:
60
Soggettive:
Relative:
61
Testi
Al di sopra dell’unità frase, si trova il livello dei testi. Un testo è una combinazione di frasi
all’interno di un contesto, in cui essa funziona da unità comunicativa. Per contesto si deve
considerare sia il contesto linguistico, ossia la parte di comunicazione verbale che precede e
segue il testo in oggetto, sia il contesto extralinguistico, la situazione in cui vengono prodotte
le frasi.
Vi sono elementi e fenomeni che appartengono alla struttura sintattica il cui comportamento
non è spiegabile se non facendo riferimenti al contesto. Un caso del genere è la
pronominalizzazione, cioè l’impiego e il comportamento dei pronomi, in particolare i
pronomi personali.
Per spiegare il significato di lo si rimane all’interno delle strutture delle singole frasi: occorre
riferirsi al contesto precedente e ci permette di capire che lo è riferito a il cane di due frasi
prime. La presenza di elementi per la cui interpretazione è necessario far riferimento al
contesto linguistico precedente, si chiamano anafore. Il fenomeno per cui occorre fare
riferimento al contesto linguistico seguente si chiama catafora.
Deissi è il termine che serve ad indicare o far riferimento, da parte dei segni linguistici, a cose
o elementi presenti nella situazione extralinguistica, in particolare allo spazio e al tempo.
1- La deissi personale codifica il riferimento al parlante, all’interlocutore o a terze
persone e che ha come centro il parlante stesso. Sono deissi personali i pronomi
personali, le persone verbali, i possessivi.
2- La deissi spaziale codifica le posizioni delle entità chiamate in causa, rispetto al luogo
in cui si trovano i partecipanti all’interazione. Es.: i dimostrativi e avverbi di luogo. Si
possono distinguere due sottoclassi di deittici prossimali, che indicano prossimità,
vicinanza, rispetto all’origine del riferimento spaziale, e dei deittici distali, che
indicano distanza.
3- La deissi temporale codifica la localizzazione degli eventi nel tempo rispetto al
momento dell’enunciazione e specifica la locazione degli eventi nel tempo.
La deissi sociale ha importanza nella lingua parlata, servono per codificare le relazioni tra i
partecipanti all’interazione.
L’ellissi è la mancanza o l’omissione in una frase che sarebbero indispensabili per dare luogo
ad una struttura frasale completa e che sono recuperabili con l’interpretazione della frase.
I segnali discorsivi sono elementi estranei alla strutturazione sintattica della frase che
svolgono il compito di esplicitare l’articolazione interna del discorso come allora, senti,
guardi, così, no? Meccanismi anaforici e segnali discorsivi conferiscono coesione al testo.