TRADUZIONE.
Nidifica l’infelice uccello che piange lamentoso il suo Iti * e l’eterna vergogna
che ora giace nei magazzini di Sulpicio** e che donerà nuove speranze, dissipando
Nota:
COMMENTO.
L’ode dodicesima del quarto libro è un invito a pranzo, che fa seguito alla descrizione del ritorno
della primavera di ascendenza epigrammatica, rivolto a Virgilio, il cui nome compare enfaticamente
in conclusione del verso 13, esattamente al centro del componimento.
*ORAZIO SI RICHIAMA AL MITO DI TEREO :Dall’unione del re di Atene, Erittonio, con la ninfa
Prassitea nacque Pandione che, alla morte del padre, salì sul trono dell’Attica.
Quando le città vicine mossero guerra ad Atene, Pandione si trovò in condizioni molto sfavorevoli
per intraprendere una guerra, ma Tereo, re della Tracia, venne in suo aiuto, e così Pandione ottenne
la vittoria su tutti nemici. Allora, per compensare l’alleato, gli diede in moglie la sua primogenita,
Procne. Costei, nella reggia dei Traci, visse un po’ di tempo felice col marito e col figlioletto nato
dal matrimonio: Iti. Ben presto, però, Tereo si rivelò un uomo crudele, diffidente e maligno, ma
Procne lo amava ugualmente e sperava che, col passare del tempo, la loro unione si sarebbe
rafforzata.
Per quanto amasse molto il marito ed il figlio, spesso la giovane sposa sentiva la nostalgia del padre
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e della sorella, e perciò un giorno pregò Tereo di andare ad Atene e chiedere a Pandione il permesso
di condurre con sé in Tracia Filòmela.
Tereo si recò ad Atene e, come vide la cognata, colpito dalla sua bellezza, se ne invaghì. Egli cercò
di dissimulare la sua passione e riferì al suocero il desiderio di Procne di rivedere la sorella.
Ottenutone il consenso, s’imbarcò con Filòmela alla volta della Tracia ma, appena sbarcati,
s’impadronì con la forza della cognata, la nascose in un rifugio sicuro e, temendo che Filòmela
rivelasse quanto era accaduto, le tagliò la lingua. Si presentò poi alla moglie, che si aspettava di
veder giungere assieme al marito anche la sorella e che, stupita, gliene chiese notizie; questi mentì
dicendole che era morta.
Filòmela, intanto, aveva ricamato la sua triste vicenda su una tela, che riuscì ad inviare a Procne.
Solo in questo modo l’infelice fanciulla riuscì a far sapere alla sorella il misfatto compiuto da
Tereo, e Procne poté scoprire dove la giovane fosse stata nascosta. Lo sdegno delle due sorelle non
tardò a tramutarsi in odio e a far perdere ad entrambe il senno, a tal punto da concepire un delitto
terribile: decisero di vendicarsi di Tereo servendosi del suo innocente figlioletto.
Con una crudeltà attribuibile solo alla pazzia, Procne uccise suo figlio Iti, e poi le due sorelle,
insieme, cossero le membra del fanciullo e le servirono in tavola a Tereo.
La moglie assistette in silenzio al pasto del marito; quando egli ebbe finito chiese che gli fosse
condotto il figlio, al che Procne rispose: Tuo figlio è già in te.
Tereo, sbalordito, cercava il bambino, perché non aveva ancora afferrato il senso terribile delle
parole, ma ecco giungere Filòmela e gettare al cognato la testa insanguinata di Iti.
Quando, infine, comprese la tremenda verità, Tereo impazzì, balzò in piedi, impugnò la spada e si
avventò contro Procne e Filòmela per ucciderle.
La reggia si riempì di urla, di imprecazioni, di gemiti, ma prima che il re furente raggiungesse le
due donne, intervennero gli dei, che tramutarono Procne in rondine e Filòmela in usignolo.
I due uccelli spiccarono il volo dinanzi agli occhi di Tereo esterrefatto, che ebbe appena il tempo di
vederle involarsi nell’aria perché subito dopo anch’egli subì una trasformazione, divenendo la
lugubre upupa che nei silenzi notturni fa sentire il suo gemito opprimente e doloroso.
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In questi versi c’è violenza femminile in arginabile e si parla di tracce di GINECOCRAZIA( la
donna che ha potere sull’uomo).Si fa l’allusione al rito di passaggio dal matriarcato al patriarcato.
Orazio ogni volta che parla della primavera inserisce sempre qualcosa di sgradevole,in questo caso
il mito.
Lo studioso Eliot con le sue teorie antropologiche presenta i culti primaverili come un risveglio:
parziale morte vs parziale rinascita. Rappresenta la primavera in modo diverso rispetto ad Orazio .
Sul ritorno della primavera quindi si insinua il malinconico pensiero di morte, ribaltando gli schemi
epigrammatici.
Orazio unisce più spunti epigrammatici in questa ode:nella prima strofa parla del ritorno della
primavera, descritta sempre con malinconia(fa riferimento al mito di Filomela), per poi passare ad
un altro spunto:quello dell’invito a cena nella sua umile dimora rivolto a Virgilio(il poeta? Ci sono
dubbi a tal proposito…).