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Lezione 7 - 22.03.2021
Ritornando al discorso della lezione precedente, possiamo dire che Goethe fa una sorta di
sperimentazione, cerca una strada nuova in chiave sturmeriana, “tempestosa”, nel timbro anche
di una programmatica volontà d'innovazione e di sovvertimento dei canoni della sua
contemporaneità.
(in questa lezione ci occuperemo di leggere alcune delle teorizzazioni importanti di quest’epoca, il tentativo
di definire questa radicale trasformazione che la modernità comporta sul piano della riflessione poetica)
L’arco cronologico dei tre testi analizzati è estremamente breve. Questo giovane artista avrà
uno sviluppo tumultuoso, per quanto riguarda la passione che riversa nella sua vocazione
artistica ma anche una rapida evoluzione in termini di ricerca stilistica e di progressive
sperimentazioni che lo portano a coniare un proprio stile; anche nello scrivere un romanzo in cui
incontriamo una forte energia ribelle, di rinnovamento, di enfasi nella volontà di rivoluzionare i
codici costituiti: codici consegnati dalla tradizione tardo settecentesca, come ad esempio il
Rococò, una sorta di manierismo, abbellimento. Con elementi estetici puramente ornamentali,
cantava la natura in una posizione subordinata e rivolta alla celebrazione del creato. Ciò
significava riconoscere la presenza di un io superiore, maestà del divino. Si verifica così
un’accettazione dell’ordine costituito. In Ganymed, nel giro di questi pochissimi anni, Goethe è
già sospinto sulla soglia, cantando sempre lo stesso tema che è un leitmotiv, un topos, quello del
cantare alla natura, intrinseco alla cultura poetica occidentale che inizia con la tradizione antica
greca e attraversa i secoli sino al tardo Settecento.
Vediamo però che in questa cornice, Goethe attua una potente inversione prospettica perché si
proietta in questo protagonismo quasi violento, esuberante anche prepotente nella misura in cui
rivendica questa speciale corrispondenza con la natura e in questa invocazione del mondo
naturale, c’è in realtà una sorta di appropriazione molto energica della forza del cosmo e in un
certo senso anche la costruzione architettonica di una circolarità, di una simmetria, di una
compenetrazione con una forte cifra erotica, questo richiamo forte alla matrice tendenzialmente
amorale dei sensi, un modo di uscire da un governo religioso, morale, repressivo. C’è tutta una
volontà giovanile, l’impeto, il furore, la foga che in maniera teorica si possono associare allo
Sturm und Drang.
Questo sovvertimento prospettico è in un certo senso anche la rivendicazione forte, audace del
protagonismo dell’io che diventa misura di tutte le cose e rivendica a sé una nuova modalità
dell’esperienza del mondo e non riconosce autorità sovrastanti che sia il divino o sia l’Ancien
Regime, l’autorità feudale contro quella soggettività borghese che non vuole riconoscere vincoli
ma vuole affermarsi nella propria incondizionata pienezza con una voglia di emanciparsi che fa
perno sulla centralità dell’individuo e sulle sue singole libertà. Questa stessa scia ci conduce
attraverso la traccia del Maggio si nota che anche Werther è lo stesso tipo di spirito, impeto
sturmeriano che celebra questo momento di gaudio imperturbato almeno nella prima fase di
questa sua esperienza trasposta nel romanzo epistolare, in cui egli racconta la sua vicenda di
giovane ragazzo che è andato in campagna perché è saturo dell’atmosfera artificiale della città e
cerca una comunione con la natura.
Natura vuol dire antagonismo rispetto a un certo modello di società, recupero di autenticità,
genialità nella misura in cui genio è sinonimo di artista, quindi natura come squisita
interlocutrice dell’individuo geniale, creativo e creatore, rivendica a se la stessa capacità creativa
della autorità divina. Forte pathos in questa rivendicazione e anche per certi versi un gesto di
sfida che in controluce ci fa notare la traccia di questa atmosfera complessiva, di questa
generazione simbolo di un’epoca che sta cambiando, in cui di li a poco siamo vicini alle
temperie che preparano il furore della classe borghese.
Le date sono importanti perché noi possiamo riconoscere che questa civiltà, questa società tardo
settecentesca tedesca, sta vivendo una spinta molto forte che fa perno sull’io che è l’epicentro di
un nuovo sentire. C’è l’influsso della forte matrice illuministica della rivendicazione della
ragione come perno di questa messa in discussione delle autorità precostituite.
Immanuel Kant suggella il manifesto dell’Illuminismo tedesco che sancisce il fondamento
dell’emancipazione dell’individuo, forte spinta dell’illuminismo come presa di possesso della
consapevolezza delle facoltà che risiedono in ogni individuo. Rivendicare, così, il diritto alla
felicità che in questo processo di realizzazione risiede in ciascun individuo: eguaglianza,
potenziale democrazia, per la quale ci vorrà l’intero ottocento fino al novecento per consolidare i
presupposti estremamente rivoluzionari. Lo strumento della ragione porta a un’emancipazione
democratica, come facoltà, dono, talento presente in ogni individuo.
Romanticismo e Illuminismo sono elementi complementari di un discorso congiunto, nel
tentativo di pervenire a questa nuova definizione del soggetto, che non vuole essere
predeterminato dalla genealogia/discendenza.
Il Manifesto dell’Illuminismo di Kant viene percepito come una cesura, un attacco alle autorità
religiose. L’Illuminismo è la legittimazione della capacità del singolo di autodeterminarsi.
Il sistema feudale è fondato sula legittimazione religiosa, congiunzione tra il potere spirituale e
temporale. Dal punto di vista dell’organizzazione sociale è fondata sul possesso dei servi della
gleba: il signore possiede la vita intera, la proprietà fisica dei corpi. Questa situazione, che in
Germania faticherà a essere rivoluzionata, comincia a essere messa in discussione da tutta questa
congiunta coalizione di spiriti che si sta muovendo in Europa dando voce e figura (iniziano a
viaggiare nella mente dei contemporanei) dal punto di vista dell’immaginario letterario in nuove
storie, come quella di Werther, vittima eroe di una coercizione dei suoi sentimenti che da parte
di Goethe sembra una denuncia della strettoia angusta del sistema di predeterminazione sancito
dal potere aristocratico e feudale.
Anche il Werther come altre opere del tardo settecento, può essere letto da tanti punti di vista:
la tragedia del cuore che pulsa (come elemento del microcosmo che rimanda al macrocosmo); la
semplice giornata trascorsa in uno stato di letizia appagante è di per sé una sorta di guanto di
sfida lanciato a una sensibilità del tempo che non riconosce al singolo il diritto alla
determinazione dei propri sentimenti anzi ne inquadra la morale in schemi molto rigidi.
De ‘I dolori del giovane Werther’ inquadreremo il legame con la natura come esperienza
letteraria. Dalla felicità di queste eruttiva fantasia di passione e compenetrazione con la natura di
cui anche l’amata, Lotte, ne farà parte, ha un rovesciamento progressivo e crepuscolare,
malinconico nel segno della perdita di un amore che ha tutte le caratteristiche dell’impossibilità
dunque dell’infelicità.
Quando Werther si suiciderà e verrà trovato il suo cadavere, ci sarà un non casuale libricino sul
suo comodino, l’ Emilia Galotti di Lessing. Questo riferimento è importante, non tanto come
erudizione intertestuale ma proprio come rimando a questa compenetrazione tra componenti
illuministiche e romantiche di questa complessiva soggettività moderna borghese che va
delineandosi.
La “tragedia” raccontata nell’opera di Lessing tratta di una fanciulla, Emilia, la quale è una
sorta di promessa sposa secondo canoni di moralità e virtù, come lo è la Lucia de
I promessi sposi di Manzoni. Il principe di Gonzaga si innamora di lei e attenta alla sua virtù.
Emilia, nella sua enfasi, anche nella sua bontà, nell’effusione del suo sentimento e del pathos di
questa tragedia, rivendica la propria innocenza e si dichiara pronta a morire pur di salvare la sua
virtù, dove per quest’ultima si intende verginità. Ma prima ancora che lei possa in questa quasi
esasperazione sentimentale che la conduce a immaginare a vagheggiare la morte pur di potersi
sottrarre alla seduzione in qualche modo prepotente di questo duca, è il padre che mette mano al
pugnale e la uccide. L’essere doppiamente vittima caratterizza il destino di Emilia, questo
venire trucidata per venire salvata quando in realtà è vittima sia del padre che dell’altro
pretendente. Ed è in questa scia che è evidente che Werther riconosca un moto di empatia: sta
sul suo comodino perché Werther si identifica con questa vittima, vittima di una scala di valori
decisa da altri che infliggono a Emilia la tragedia del sacrificio.
Lessing è appunto autore illuminista, promotore in modo militante della questione della
necessità della tolleranza religiosa, dei valori di emancipazione dell’Illuminismo intesi come
rispetto della libertà e anzi sostegno alla libertà della legittima aspirazione
all’autodeterminazione. In questo connubio dal punto di vista delle “etichette letterarie” ma
anche delle effettive predilezioni stilistiche e tematiche da parte di questi autori vediamo un
congiungimento tra il Goethe sturmeriano e il Lessing illuminista. Il punto di contatto è questa
comune sensibilità nei confronti della virtù e libertà confiscata, dell’impossibilità di esprimere in
modo libero i propri sentimenti.
La gerarchia dei generi poneva al di sopra di tutto la tragedia e la commedia in un gradino più in
basso. La tragedia è il genere per eccellenza della ambientazione mitologica e soprattutto il
genere fruito tradizionalmente dalla aristocrazia. Con questo snodo degli ultimi decenni del
Settecento, inizia a cambiare la vocazione del teatro, il quale cerca di essere strumento di
comunicazione con un pubblico nuovo, borghese che cerca in questa nuova letteratura
un’occasione di riconoscimento del proprio immaginario, dei propri conflitti. Dunque, Lessing è
colui che opera una sorta di commissione ibrida tra la tragedia e il dramma nel senso proprio di
una progressiva sostituzione di vicende che non hanno più per protagonisti gli dei, la mitologia
ma al contrario vicende con personaggi borghesi riconducibili a una riconoscibile
contemporaneità, accaduta già in Inghilterra.Viene rappresentato in scena il dramma
dell’umanità che lo osserva. Abbiamo spesso protagoniste, eroine femminili, protagoniste di
questo cambiamento, donne rinnovate anche nel ruolo di vittime, segnate da un principio di
autodeterminazione e quindi anche di aspirazione a una felicità e a una propria indipendenza che
fa parte di uno scenario movimentato.
Questo incontro intertestuale tra Werther e l’Emilia Galotti rappresenta un incontro in cui le
teorizzazioni dell’Illuminismo e del sentimento, più in generale della poesia romantica,
coesistono.
Dal punto di vista cronologico dobbiamo pensare che ci troviamo 10 anni dopo la stesura del
Werther e per questo motivo che lo si tende spesso a considerare preromantico. Il romantico
vero e proprio viene dopo, quando ci sarà una sorta di consolidamento di una serie di premesse
che faranno capo a una serie di manifesti. Nella gioventù sturmeriana, Goethe già era
consapevolmente proiettato, insieme ad altri giovani intellettuali, filosofi e scrittori, sulla
filosofia della natura, quale la posizione della nuova soggettività che viene chiamata proprio IO.
Io come nuovo arbitro di questo mondo filosofico che è principalmente identificato con la
natura. La natura diventa dialetticamente il polo opposto all’Io, una natura definita come nonio.