Sei sulla pagina 1di 13

Sbobina letteratura tedesca II 20\04\20

*=domanda
Paragonabile a quella che stiamo adesso affrontando una nuova stagione della modernizzazione
che nel mondo culturale tedesco suscita reazioni preoccupate e in gran parte critiche, secondo un
codice che stiamo imparando questa postazione romantica che ha dentro di se costituisce diverse
implicazioni e inclinazioni. Sicuramente questa postazione caratterizzata da una posizione
critica,l’immagine del Wanderer ? questa distanza con la società moderna, questa distanza
vocazione predilezione verso il processo naturale che abbiamo visto contiene dentro di se
numerose valenze simboliche una le quali è proprio la notte di cui abbiamo parlato l’altra volta.
Prima di riprendere il filo della lettura , come sempre prego voi di ricapitolare quanto detto la
scorsa volta in base ai vostri appunti e le domande.

*=punto di ricapitolazione della scorsa volta.

La volta scorsa abbiamo iniziato a trattare meglio Novalis, morto molto giovane, uno dei più grandi
esponenti della poetica romantica di allora e esordisce pubblicando i cosi detti Hymnenan die Nach,
sulla rivista tratta appunto da questa nuova era del romanticismo detta l’atheneum e i fratelli
Schlegel, August Wilhelm e Friedrich con la quale Novalis era molto amico, infatti l’amicizia ha un
valore importante.La figura dell’amicizia è molto importante perché appunto va a permettere
all’uno e l’altro di poter dare una volontà di coniugare, creare un suddalismo che non dobbiamo
dimenticare dell’aspetto che volevo sottolineare di questa domanda.

Il canone della letteratura tedesca esponga il canone non solo culturale ma in generale, nella
cultura europea non deve farci dimenticare che siamo di fronte ad una cultura che nella sua epoca
è di fatto appunto,minoritaria ,l’aspetto che mi sembra importante evidenziare affinchè vi sia
chiaro, stiamo parlando di personaggi completamente ignorati dalla cultura del loro tempo e che
nello stesso momento di coalizzano , non solo in un contesto tedesco ma in una declinazione
fondata proprio su questo primato dell’interiore, quindi di questa costonanza tra anime gemelle
che abbiamo visto che può essere anche un portatore nella cultura pietista, spiritualità che ha
vicino le anime e che naturalmente questo termine utilizzato in modo intuitivo, questa loro
postazione non è affatto integrata in quello che oggi chiameremo con accezione molto a noi vicina,
contemporanea, mainstream, non fanno parte della cultura dominante e tanto meno in quella
direzione di gusto che incontra il consenso del loro tempo, si tratta invece, non si tratta di una
postazione che potrà essere come quella di Goethe, che si insedia alla corte di Weimer con tutti gli
onori, ha un prestigio e una fama che molto velocemente trascendono i confini del mondo
tedesco,Goethe soprattutto nella fine della sua vita sarà oggetto di visite reverenti da parte di
tutta la comunità letterari europea. Invece nel caso di questi giovani romantici c’è più tosto la
consapevolezza di essere dei pionieri per certi versi anche l’ambizione titanica che come
sappiamo dalla tempra spirituale di molti loro di contrapporsi coraggiosamente al gusto
dominante ai valori predominanti, di fare prevalere rispetto al principio di realtà all’idea di un
conformismo, rispetto ai valori predominanti piuttosto questo richiamo profondo alla spiritualità
della natura, per esempio il Wanderer , il pellegrino, il viadante,il vagabondo e
contemporaneamente questa ambizione di superare la divisione dei saperi, creare un’alleanza tra
scienza e arte, diverse espressione artistiche quindi rivoluzionare i linguaggi, fare dialogare la
poesia e la prosa e quindi adesso con Novalis vediamo la netta contrapposizione con il modello
Ghotiano,ma appunto Goethe è il paradigma dell’estetica classicistica , siamo già dentro il
linguaggio dell’arte, la contrapposizione romantica non è soltanto rivolta nei confronti della
concezione dell’arte che sentono distanti dal proprio universo interiore ma anche più in generale
è una contrapposizione di costume di valori non solo estetici, artistici legati alle rispettive poetiche
quindi al programma su come fare arte , ma più in generale ha un’idea di vita, di valori
esistenziali .Di questo filosofare che non vuole essere in teoria di giunta dalla prassi, ma vuole
essere un modo di investire energie intellettuali per creare, fondare, rigenerare le forme di vita del
proprio tempo e naturalmente in questa vocazione abbiamo letto fin dall’inizio come era giusto
fare una vocazione utopica che proietta sin dall’inizio questa ricerca del romanticismo in una sfera
che è composta da una dimensione irreale , utopica. Per tornare a quello che stiamo riassumendo
è importante dire che Novalis inizia a scrivere quando lega con i fratelli Schlegel che a loro volta
hanno fondato questa rivista , che abbiamo accennato poco ,in cui nome è molto importante
come punto di riferimento programmatico,la rivista Ateneo, che si caratterizza come uno
strumento di comunicazione al pubblico diverso, più incisivo , più mediato , alternativo ai codici
classici, è una rivista che ospita le opere initirie , questa nuova generazione che propone linguaggi
diversi e che soprattutto riscrive le regole dell’arte, per esempio e qui entriamo nella poetica
intesa come enunciazione di un programma artistico, letterario, per esempio contro la poetica
classicistica che prevede la scansione delle forme , il rispetto delle norme , limitazione dei modelli
tramandati dall’antichità greco-latina, qui invece abbiamo una volontà di cambiare questo ordine
costituito dal punto di vista dei generi letterari. Novalis contamina la prosa con la poesia, poesia
intesa come linguaggio lirico, concepisce questo poema fra la strada tra poesia e prosa, insieme
vediamo anche la rivista sottolinea che la poesia romantica sono un punto di visto teorico è una
poesia caratterizzata da questo movimento di ricerca , da questo essere di invenire , quindi questa
misura del dinamismo che diventa anche la scelta e possibilità di lavorare sul frammento , non
proporsi delle opere già concluse, classicamente dotate di una forma,regolate riconoscibilità dei
propri contorni bensi la misura del frammento che viene celebrata come un processo graduale alla
totalità. Abbiamo ripreso questo filo che partiva dalla cifra amicizia,amicizia anche come
consodilamento di una dimensione coniugale, di questi raggruppamenti di giovani amici, che in
qualche modo si sentono portatori di una umanità nuova,che ovviamente contiene dentro di se
una forte cifra editaria , naturalmente il programma romantico non si sente adatto ad una
condivisione estesa nel pubblico borghese , ma si sente al contrario situata in una prospettiva di
minoranza ,come abbiamo detto dall’inizio ecco quanto è ancora più rilevante la possibilità di
conoscere nelle poche anime congeniali ed elette in qualche modo i compagni di strada, i pochi
spiriti che dotati di questa sensibilità romantica nel senso di sottratta alla patina della quotidianità
pura della ottosità e soprattutto dalla, sempre parlando della prospettiva romantica, in fondo
dell’eroica superiorità morale di fare a meno dei valori materiali, quindi questa esaltazione dello
spirito e anche un modo di dire, noi siamo contro l’appiattimento della vita ai valori borghesi
rappresentati, dal denaro, dalla rinuncia,alla vocazione artistica e invece quello che abbiamo
riguardato l’altra volta “la rinuncia” e l’adattamento alle coordinate già date dall’universo di valori
borghese.

Però in tanto lascio la parola nuovamente a voi.

L’amicizia è esaltata in questa fase l’avanguardia stessa come direi di atteggiamento culturale
questo porsi in contrapposizione con un fatto cosi rispettivamente ad una scelta di una posizione
scomoda, di minoranza. Ecco che il sentirsi coesi,all’alleati con qualcuno, ha un enorme
importanza anche psicologica il fatto di sentirsi parte di una cerchia e detta di affermare dei valori
diversi,attagonisti.

*L’amicizia come consolidamento, più teste meglio di una. E’ anche molto importante lo
scambio,la possibilità di condividere, quindi anche elaborare un pensiero che si nutre nello
scambio del dialogo, infatti Symphilosophieren contiene anche espressamente l’idea non solo nella
comunione degli enti ma anche il rafforzamento di questa condivisione, diventa anche suggello
alleati con qualcuno,di una posizione, di un connubio di linguaggi in cui ciascuno da il suo
personale contributo, oltretutto nutrendosi del rapporto con gli altri.

Quale altri elementi vi sono parsi importanti nella lezione precedente? Abbiamo parlato di questo
“inno alla notte” inizia con l’ironica lode. Dunque se vi ricordate il punto di partenza della
definizione dell’azzurro, l’affiorare di qualcosa di grigio prima delle tenebre, ci accorgiamo che poi
questo Symphilosophieren non è soltanto teoria ma anche un accordarsi quasi potremmo dire di
strumenti in senso orato, non intendo solo musicali. Questa generazione è alla ricerca di nuove
forme espressive e quindi anche un’altra idea di poesia , per esempio l’abbiamo visto sin dalle
prime sperimentazioni “Sturmendiane”, questo accordare il ritmo , non più in base ad una forma
prenderminata che potrebbe essere la strofa, la rima , questa sorta di “gabbia” vista dalla
sensibilità romantica bensi anche questa volontà di trascendere le regole e ispirarsi al ritmo del
cuore, dell’anima.

Ecco che gli inni alla notte in questa espansione cosmica, in questa vertigine di un’avventura che
significa sbilanciarsi fuori dai connotati e dai contorni della luce avviare l’esplorazione, appunto
l’approfondimento di una dimensione avvicente,cosmica nel senso sublime, abbiamo preso avvio
non casuale dalla tela che abbiamo osservato di Caspar David Friedrich, abbiamo osservato lì
soprattutto le proporzioni, questa dismisura, questa minuscola sagoma umana al cospetto di
questo gigantesco scenario che insieme mare,terra e cielo, dico cosmo proprio per evocare questa
concomitanza di elementi che fanno parte del giro di orizzonte simbolico che la soggettività
romantica intende esplorare, questo sentirsi parte del tutto che a seconda delle letteralmente
delle postazioni abbiamo visto che l’idea dell’io in Maifest e quello di Ganymed poi quello del Werther
si sentono parte di una natura nelle sembianze dei prati,della primavera , dell’atmosfera che si
riempie anche nella presenza del risveglio della natura, ma anche degli uccelli,del canto. Qui
invece abbiamo visto questa predominanza astratta dell’azzurro che anche appunto è insieme alla
figura notturna ma contemporaneamente immensità oceanica, cerco di riassumere tutti i vostri
spunti per riprendere il filo, mi sembrano tutti molto ricchi è giusti, li troviamo tutti questi punti
nella composizione di questi inni, questa inquietudine dinamica che significa appunto, ricerca, ci
accorgiamo che la contemplazione non è un attitudine della cultura romantica, per
contemplazione di questo genere intendiamo questo guardare, osservare da una posizione ferma,
immobile, che in un certo senso restituisce al mondo esterno una caratteristica del mondo
esterno. Nell’estetista romantica in qualche modo tutte queste coordinate tendono a sovrapporsi,
mescolarsi a creare un tutto, quindi il dentro e anche il fuori, questo capogiro perché di fronte alla
morte c’è questa immersione come appunto è stato ben ricordato dallo “scendere”,
“catapultarsi”,non solo con lo sguardo ma anche con l’immaginazione e questa misura del
percorrere questi spazi è anche molto importante , l’abbiamo visto sulla tela e lo vediamo anche
simbolicamente in questa pre illustrazione del mondo della notte e abbiamo visto che nel primo
inno, gli inni in tutto sono 5,forse prima ancora però di dire gli inni bisogna ricordare un fatto
molto importante, che Novalis concepisce questo progetto, scrive anche molti pensieri abbiamo
detto l’altra volta, uno dei quali vediamo i principi che forma spesso aforistica, concentrata,
sintetica direi quasi senza spiegazioni “Die Weltmussromantisiertwerden”,IL MONDO DEVE ESSERE
ROMANDIZZATO.

Romandizzato dal punto di vista di Novalis significa reso degno di questa rivisitazione che propria
dello sguardo della poesia. Questo abwärts ricorda anche il sichsehennach un guardare avanti, ma con
uno sguardo retrospettivo, aggiungerei non solo malinconica che è proprio del rimpianto che
guarda all’indietro, ma anche proiettiva e quindi c’è un entusiasmo che compensano o rovesciano
la traccia della malinconia , con questa stessa suggestione siamo molto vicini alla genesi stessa
degli inni alla notte, che come ho già ricordato Novalis stesso racconta di essere nati
dall’esperienza traumatica della morte della sua amata giovane Sofhìe che conducono il poeta
Novalis sulla tomba dell’amata e da questa traumatica amputazione, da questo lutto viene fuori
come potremmo dire una spinta, protezione, momento di sbilanciamento in orizzonte
trascendente che rovescia l’esperienza della morte nella paradorsale epifania di questa
dimensione ultra terrena celebrata come vita, anzi come vita più vera. Abbiamo anche detto che
l’orizzonte poetico di Novalis è un orizzonte cristiano e quindi questa spiritualità si tinge nella sua
poesia, nella sua ricerca estetica di una dimensione espressamente religiosa , abbiamo anche visto
che il suo duplice itinerario , lirico e narrativo è animato da un tetto comune che è quello di
immaginare, come il protagonista del suo romanzo Heinrich Von Ofterdingen così come questo “io”
soggettivato che diventa protagonista di questa dinamica che è l’avventura,l’ambizioso
rovesciamento delle coordinate del proprio mondo diurno c’è un gesto naturalmente dietro
questa inversione dei termini.

A proposito di Symphilosophiere è importante anche sicuramente fare il nome del filosofo Fichte,
Uno dei più importanti è dotati di influenza all’interno della cerchia romantica di cui stiamo
parlando. Egli in un certo seno ha un peso specifico in chiave filosofica alla soggettività
romantica,ponendo come epicentro della sua speculazione filosofica l’istanza dello “ich”, ich che
contrappone a tutto ciò che è il mondo esterno, il nichticht , il fatto che potremmo tradurre
riavvicinando i termini filosofici alle coordinate che abbiamo già imparato a riconoscere, lo “ich”
appunto è questa soggettività titanica, romantica,ambiziosa che sin dall’inizio si è esposta come
fonte di un rovesciamento di un valore corretto e quindi un’istanza antagonista rispetto all’ordine
costituito, invece “nichticht” come l’universo riconosciuto come natura, cioè tutto quel mondo che
nella speculazione filosofica di Fichte, ma anche abbiamo visto nella poetica romantica
rappresenta tutto ciò che confina con il mondo dello “ich” ma nello stesso momento condivide un
rapporto di “ co appartenenza “ , che anche “nichticht” troviamo simile al rapporto che Novalis
istaura fra luce e buio. Quindi lo “ich” confina con tutto ciò, per un verso lo circonda e per l’altro lo
sussume, lo ich sta dentro e fuori , nichticht è l’insieme di tutto ciò che non è l’io è
contemporaneamente dialoga con l’io e quindi in qualche modo è anche una funzione
complementare dell’io è un paradosso filosofico, ma credo che con le immagini poetiche riusciamo
a comprendere qual è l’intezione di Fichte, nel creare queste due , in questa terminologia astratta
sta ponendo l’accento su questa tensione dialettica , su questo movimento che è proprio della
soggettività romantica relazionarsi con il mondo esterno ma nello stesso momento farne una
funzione della propria vita interiore , della propria dimensione soggettiva.

Faccio una breve pausa.

Allora occorre un’attesa rispetto al lieve riferimento al collegamento con digitale.

Tornando a questa poetica di Novalis , questa intenzione di sovvertimento che abbiamo visto
animare questa generazione e questa coesione di spiriti che caratterizza la generazione romantica
cosi detta, il primo romanticismo, vedremo poi questa divisione da diverse scansioni storiche
letterarie del romanticismo. A noi interessa differenziare le generazioni , ma entrare nel vivo di
questa sperimentazione giovanissima minoranza di intellettuali che fanno parte per se stessi e lo
fanno in maniera programmata ,c’è anche un sotto fondo di sdegno nei confronti della normalità
altrui, questa generosità nel loro slancio che li fa solidali , nel senso appunto accoliti facendo parte
di una cerchia che condivide i propri intenti e li rende anche dotati di un atteggiamento
disprezzante nei confronti della realtà esterna , c’è una certa sufficienza rispetto a coloro che nel
punto di vista della sensibilità romantica non sono dotati di questa genialità , abbiamo visto che il
genio è un termine in questa stagione è direttamente sinonimo di artista , colui che è il creatore ,
colui che è capace di creare un nichticht , di porsi in questa prospettiva fondata , anzi rifondativa.
Novalis concepisce un’opera in versi che a sua volta sconfina e confina nel ritmo della prosa e nello
stesso momento un romanzo che appunto è Heinrich Von Ofterdingen sono proprio nello stesso
scorcio di anni , tra il 1799-1801, quando appunto questi intenti si coagulano intorno a due
progetti che sono connessi fra di loro .

Il romanzo, è soprattutto un progetto antitetico , lo abbiamo già ricordato l’altra volta,di questo
altro romanzo importante il Wilhelm Meister di Goethe che è composto da 3 diverse
stazioni ,ciascuna delle quali conduce a una delle fasi della vita del personaggio protagonista , in
questo caso di Goethe , il Wilhelm Meister che di fatto si caratterizza non solo nella letteratura
Goethiana ma anche nella recezione romantica, come un personaggio rinuncia alle sue idee
giovanili,alle passioni per il teatro, per fare dei passi adeguati al sistema di valori borghesi e quindi
anche a tutto ciò che possiamo intendere con assunzione di un ruolo sociale,produttivo, implica
alla rinuncia alla vocazione artistica, questo è un dilemma che dobbiamo tenere molto presente ,
perché fino alla gran parte del 900 tornerà ad essere di attualità,c’è Thomas Mann , è un autore
avrete sicuramente sentito nominare , la cui intera poetica gira intorno a questi elementi legato
alla cultura borghese, lo abbiamo già detto più volte , contemporanea cioè qual è la scala di valore
dalla quale far discendere , non soltanto dell’esistenza artistica degli scrittori che entrano nel
canone , ma anche dei più comuni mortali che di volta e volta, giunti alla soglia dell’ingresso
dell’età adulta occorre fare delle scelte relativamente alla scala di valori che si ritiene
fondamentale, ci sono tanti giovani ragazzi che scelgono di fare gli artisti e quindi fare la fase, ma
ci sono alcuni che rinunciano a fare la fame di fronte alla sollecitazione artistica o di successioni
artistiche, ma scelgono una professione borghese .

Una di queste scelte rientra anche il matrimonio sono tematiche che troveremo spesso nel 900,
una delle figure più famose che spesso viene citata come contrapposizione . Sono tematiche che
rincontreremo nel 900. Una delle figure che più famose che spesso viene citata come
contrapposizione al modello culturale di Thomas Mann è la figura celeberrima di Franz Kafka, il
quale vive tutta la vita questo conflitto inesausto, un dilemma dal quale soltanto la morte lo
libererà, con suo padre, visibile in una una altrettanto celeberrima“lettera al padre”. Il padre il
Kafka è un commerciante e vuole che Kafka scelga una professione che gli dia da vivere; Kafka si
ribella, ma non riesce veramente ad emanciparsi dall’autorità paterna e vive in questo costante
dissidio che gli costerà la vita, perché un giorno si laurea in giurisprudenza e abbraccia una
professione borghese di piena rispettabilità sociale, tuttavia questo gli costa,non soltanto in senso
simbolico,rinunciare al tempo della scrittura che Kafka guadagna, a spese del proprio sonno, di
notte. Quindi c’è questo consumarsi in nome della letteratura; Kafka scriverà anche una celebre
frase: "io non sono altro che letteratura", malgrado la sua maschera borghese ce lo restituisca
come un rispettabile funzionario, ineccepibile,rispettassimo nel suo ambiente di lavoro per essere
così impeccabile, precisissimo, puntualissimo, ma tutto questo avrà un costo altissimo nella vita di
Kafka e lo condurrà anche alla morte, perché si ammalerà e saluterà la malattia come
emancipazione da questi oneri borghesi e come possibilità di dedicarsi pienamente a questa unica
imperiosa vocazione, che però di fatto lo consumerà e lo condurrà alla morte. Questo per
ricordare anche che questa prospettiva romantica che si inaugura nello scorcio di questi decenni è
destinata fin dal principio per le questioni nodali e cruciali che mette a fuoco, che pone al centro
della propria riflessione e della propria preoccupazione, a scontrarsi nevralgicamente con la logica
ben più ferrea che domina il mondo della realtà.

Abbiamo visto che l'affinità spirituale della cultura romantica con la follia e con la malattia è
profondamente connaturata alla ricerca di un’autenticità che non ha nulla a che vedere con le
regole ufficiali del mondo borghese e con la salute e la sanità di questo mondo. Kafka è un
paradigma, perché la malattia è in un certo senso consustanziale all’esercizio della letteratura.
Sono stati tanti i lettori che si sono identificati e che tutt’oggi si identificano con Kafka e nel
tormento senza redenzione che è stata la sua vita, che è stata però anche l’humus di questa
altissima e impareggiabile letteratura. Kafka alla fine non rinuncia, ma a dispetto di questo
adattamento formale ad un modo di vita borghese, frutto di questa negoziazione impari con
questa figura paterna, lotta per difendere ostinatamente lo spazio della letteratura, e lotta
sottraendosi anche all'istanza del matrimonio, che è un’altra non casuale esperienza nodale
dell’integrazione nell’universo di valori borghesi. È come se Kafka fosse rimasto intrappolato
metaforicamente in questo stesso insetto in cui si risveglia. La letteratura di Kafka è così
densamente stratificata in termini simbolici, nella complessità straordinariamente ricca di valenze
che egli è riuscito a unire nel suo immaginario, che le risposte rischiano sempre di essere troppo
univoche. Sicuramente la prigione fisica di questa fisicità da scarafaggio si apre a tantissime
possibili letture. Certamente la vita di Gregor Samsa non è soltanto prigione nel corpo alieno di
questa bestia, e quindi c'è un passaggio di stato profondamente inquietante non da ultimo perché
cita il modulo della favola, ma non prevede la redenzione (il principe anatroccolo per eccellenza
poi ridiventa principe, mentre nella metamorfosi kakftiana non è prevista la salvezza). La parabola
del signor Samsa è non a caso allocata, situata nell’universo claustrofobico domestico di questa
famiglia, che è di fatto la più allineamente distante da lui. La famiglia si distacca dal destino di
questa creatura abnorme che un bel giorno si risveglia nella sua stanza non più secondo le
sembianze umane di Gregor Samsa, ma pur conservando il nome, con questa fisicità alienata, esito
di questa caduta nella condizione animale.

*: secondo me questa tematica è ancora attuale, infatti la letteratura viene vista come inutile o
comunque come una disciplina secondaria.

Ritorniamo con questo contributo su una traccia molto fertile dal punto di vista della sollecitazione
che vi ho rivolto in varie occasioni a pensare tutte le cose che stiamo leggendo in una relazione
vitale e costruttiva rispetto anche a quello che è la vostra esperienza. In fin dei conti questa
reputazione tutto sommato poco pragmatica, la reputazione degli studi letterari,potremmo
associarla in maniera molto legittima e molto simmetrica alla reputazione romantica, in maniera
meno nobile poiché pur dedicandoci alle materie letterarie, allo studio delle lettere non siamo
artisti, tuttavia siamo certo guardati con lo stesso disdegno da una certa cultura borghese dedita a
professioni o tipi di studi più facilmente spendibili, quindi più facilmente convertibile in una
professione, quindi in un guadagno, in una posizione sociale. Quindi c’è lo stesso conflitto che la
cultura romantica intravede agli albori nel costituirsi della società borghese. La cultura romantica
si schiera senza ombra di dubbio per questa vocazione potente, nobile, spirituale in nome di
questa scala di priorità, soprattutto perché ne va innanzitutto dell’occasione di rigenerare l’umano;
la tradizione romantica è titanica proprio perché ritiene di poter rifondare le basi per una
riconversione di tutti i valori.

Ho cercato di riabbracciare i vari fili del discorso e di inquadrare le varie tracce che convergono
nella posizione di Novalisnei confronti non solo di Goethe, ma soprattutto di questo
personaggio,Heinrich Von Ofterdingen,che incarna l’anti-Meister; specularmente vuole essere un
anti-Meistere lo è perché viene dopo. Abbiamo detto che la fase di composizione di Wilhelm
Meister risale all'intervallo tra 1780/1785; siamo dunque all'indomani del percorso distruttivo di
Werther, che proprio perché è andato fieramente in contro al suo destino, non ha rinunciato
all'estremismo della sua passione, al radicalismo della sua volontà di amore e anche di vita
spirituale, contrapposta al buon senno, a tutto ciò che era la morale borghese. Novalis rilancia in
un certo senso questa parabola su un altro piano, inventando questo personaggio tratto dalla
tradizione dei cantori medievali, che in tedesco si chiamano i Minnesänger, che sono più o meno
avvolti da un’aura leggendaria nella tradizione culturale tedesca. Questo personaggio Heinrich Von
Ofterdingen è in parte tratto da questa reminescenza storica e in parte reinventato ex novo, e
rappresenta il paradigma di questo fanciullo che nel primo capitolo del romanzo ha un sogno
premonitore e sogna l'epifania di questo fiore azzurro (die blaueBlume), che diventa la cifra
iniziatica, questa sorta di icona rivelatrice di questa sfera magica, nel senso spirituale della parola
magia, cioè di questa misterica iniziazione ad una dimensione di profonda compartecipazione con
il cosmo,che è al tempo stesso scoperta della favola del mondo, dell’immensità dell’universo,
dell'amore e della poesia. Ci accorgiamo quindi che nell'orbita intellettuale, artistica e filosofia di
Novalis,questo ich si pone di fronte al cospetto del nichticht; in questo dialogo vibrano molteplici
livelli simultaneamente,come abbiamo visto anche il regno della notte contrapposto al modo della
luce, quindi il rovesciamento della logica diurna che è la logica in qualche modo elementare, ovvia:
chi si accontenta del mondo della luce è superficiale, non comprende la profondità di campo che
soltanto l’anima eletta, l’anima del poeta, di colui che è dotato di una sensibilità particolare riesce
a sondare e quindi anche a riattivare come orizzonte di senso.

Per Novalis la parabola esemplare del poeta Heinrich nel romanzo (che è lievemente anteriore alla
stesura degli inni ma sono in qualche modo coincidenti perché si tratta dello stesso anno) è una
progressiva parabola di formazione, come quella di Wilhelm Meister; c’è questa cifra della Bildung,
ma non c'è come meta l'integrazione borghese, ma al contrario c’è una progressiva fuoriuscita da
quell’universo, per affermare invece la supremazia del mondo della poesia, esemplificato
dall'immagine del fiore azzurro, che in questa sua singolarità diventa emblema di un percorso
iniziatico, elitario, che non è da tutti, ma soltanto prerogativa dell’individuo geniale, dotato di
questa speciale sensibilità. E una volta che questo trascendimento, questo rovesciamento che
degli Inni ci porta dalla prospettiva dalla luce nella profondità introspettiva del buio della notte,
che però è questa enorme spazialità cosmica dentro cui accade sostanzialmente la vita,
l'immensità variegata e multiforme del cosmo, in questo enorme vasto scenario è di casa la poesia.
La notte è controfigura della morte, ma la morte è controfigura della vita, la vita degna veramente
di essere vissuta coincide con la poesia, coincide con l'imperativo di questa superiore scala di
valori, che coincide a sua volta con l’esperienza di trascendimento dei confini.

Il ‘’Nicht-Ich è ciò che contiene contemporaneamente la Notte e la Luce, l’Ich è un universo che in
un certo senso si compenetra con la realtà esterna quindi è come se ci fosse una sorta di
simultaneo vibrare in consonanza della Notte che diventa Luce, perché di fatto sono due
dimensioni complementari della stessa grandezza. Il buio è il rovescio della luce. Per Fichte l’Ich ha
proprio la statura di un’istanza che non è soltanto la specificità individuale dell’Ich ma è proprio
questa specie di dimensione fondante la tradizione di Kant, quella di Cartesio e altri, ha una serie
di facoltà e poteri attribuitagli dalla tradizione occidentale. L’idea è che questo Ich non sia un’unità
separata ma che vada sempre in co-implicazione con questo Nicht-Ich, una sorta di legame come
quello che vincola la Luce al Buio. Come il Nicht-Ich ha la pienezza di tutta questa dimensione
cosmica, l’Ich non è solo un’individualità multiforme ma è la somma della potenza di questo
‘’meccanismo’’ della posizione umana all’interno dell’universalità della realtà esterna. Così come la
letteratura si nutre della tradizione che la precede altrettanto la filosofia mobilita delle immagini il
cui rigore teorico e tutta una serie di meccanismi di pensiero sono codificati nella filosofia secondo
una serie di passaggi, difatti la filosofia è soprattutto legata alla modalità della conoscenza, è un
pensiero che si occupa anche di capire noi in quanto umani che rapporto abbiamo col mondo
esterno, se lo possiamo comprendere, se ne siamo una parte attiva o passiva… Secondo Fichte l’Io
è un’istanza molto potente proprio perché è l’’Io’’ a porre il ‘’Non Io’’ come se dicesse che tutto ciò
che è esterno all’umano non esisterebbe senza il senso che proviene dalla presenza dell’uomo,
quindi in un certo senso è la più forte investitura di legittimazione della soggettività romantica.
Dire che non c’è altro al di fuori dell’’’Io’’ perché il ‘’Non Io’’ è un parto dell’Io e quindi in questo
senso c’è un rovesciamento di proporzioni.

Questo non si può paragonare alla scoperta di Freud dell’Es, Io e Super-Io, e questo perché Freud
scopre una dimensione totalmente inedita che è la Psiche, l’Inconscio, ovviamente ciò che Freud
scandisce secondo questa terminologia di tipo tecnico-psicoanalitico si riferisce allo stesso
universo di esperienza che la soggettività romantica ha chiamato ‘’Ich’’ e dentro questo ‘’Ich’’ ci
sono tante diverse modulazioni però dobbiamo comprendere che la prospettiva è molto diversa
perché nel caso della filosofia romantica si tratta proprio di ribadire che la soggettività è quella che
regge le sorti del mondo, detta le regole del mondo e che non c’è vincolo a questa ambizione di
controllo della realtà esterna. Freud è un medico, viene da un accertamento scientifico e non solo
filosofico dei limiti organici della mente umana. Ha soprattutto una potentissima impostazione
razionale il suo pensiero, addirittura ci sono dei saggi che sono stati scritti sull’affinità che Freud ha
con le indagini poliziesche, con la raccolta degli indizi, con la deduzione logica del sillogismo
perché se lui riscontra nei suoi pazienti qualche tipo di sintomo la sua deduzione vuole
comprovarla su base scientifica ; mentre la filosofia di Fichte non è scientifica ma profondamente
idealista. La filosofia dell’età romantica si connota culturalmente con il nome di IDEALISMO
ROMANTICO perché fa a meno della concezione materialista e razionalista della realtà, attribuisce
all’istanza umana/soggettiva un enorme potere che invece la tradizione razionale tende a
circoscrivere, ecco perché ci sono due scuole di pensiero diverse :

- Nella tradizione romantica abbiamo visto che lo Ich in tutte le sue sfumature (scritto in
lettera maiuscola o minuscola) è rivendicato come dimensione sovrana rispetto al mondo e
ciò che conta è ciò che lo Ich sente e che ha da dire sulla realtà. E quindi anche un tentativo
di forzare i limiti, di rivendicare l’assolutezza di un pensiero che trova genesi nell’orbita
dell’esperienza soggettiva del mondo
- Mentre Freud viene da una tradizione scientifica, materialista che ‘’ribadisce’’ i limiti
dell’umano attraverso l’uso della ragione. La ragione è ciò che il Romanticismo congeda
come strumento principale col quale instaurare un rapporto concreto con la realtà.
Quindi la ragione è, in un certo senso, anzi fallace perché se pensiamo agli Inni alla Notte, il
primo Inno si occupa di dipingere l’apparente ovvietà del mondo della luce veicolato da
un’esperienza di tipo razionale e quindi come vediamo nelle prime immagini, in un certo
senso stilizzano la posizione tutto sommato unilaterale. Il punto è che per i Romantici la
ragione ha pur la sua legittimità ad essere ma non riesce a spiegare tutto perché esiste
qualcosa di ulteriore ; quindi il vero sforzo della soggettività poetica di Novalis in questo
poema è quella di rovesciare le coordinate apparentemente ovvie, travalicare la superficie
della visione più o meno scontata dove la Luce restituisce ad ogni elemento del creato i
suoi contorni mentre invece la Notte è cifra di questa avventura inedita perché non è
soltanto una questione di atmosfera, la suggestione di quell’ora quando i contorni si
stemperano, quando l’animo è preda delle suggestioni che travalicano i contorni e lo
statuto della ragione, ma c’è questa spinta a valicare orizzonti percettivi più o meno
consolidati/codificati per sospingersi oltre, e questo ‘’oltre’’ è inaugurato da questo
avverbio, particella di movimento ‘’Abwarts’’ : è un modo di volgere le spalle e al contempo
schiudere una visione antitetica. Però abbiamo visto che il gioco di Novalis non è la
contrapposizionefissa, proprio come l’Ich e il Nicht-Ichnon sono due entità separate, due
mondi spaccati da un divario ma al contrario sono due versanti complementari, due
sfaccettature dello stesso macrosistema che compendia l’uno e l’altro. Quindi l’avventura
dell’Io prende avvio nel momento in cui c’è la capacità, sensibilità e proiezione fantastica
capaci di farci intuire che la Luce non è che il rovescio di qualche altra cosa e che questo
Buio è molto più vasto perché la Luce tutto sommato contiene una misura di limitatezza, il
vedere le cose in una certa misura ‘’scontata’’ ; invece la Notte riscrive i connotati della
realtà ogni volta in una modalità che va scoperta daccapo.
3a parte del primo Inno.
Per quanto riguarda il movimento dell’Inno: se immaginiamo la rotazione della Terra
rispetto agli astri vediamo che è come se ci fosse proprio un volgersi dell’altra faccia, l’altra
faccia è quella della dimensione notturna, di tutta questa rotazione prospettica che
dischiude tutta un’altra intensità del sentire.
Nella prima parte dell’Inno si era detto che è ovvio per ogni vivente celebrare la luce e
quindi attraverso la Luce questo principio di metamorfosi tiene in vita l’universo della flora,
della fauna e tutti i regni del Creato; nella seconda parte, inaugurata dall’abwarts, c’è
questa visione che rischiude la Notte come vita ma soprattutto come esperienza ancestrale
di memoria, poi c’è questa dimensione del grigio cioè questa ‘’opacità’’ che prelude a
questo trionfo del buio e che ha a che fare anche con l’innocenza dell’infanzia.
- V1 della terza parte: ‘’Wasquillt’’ questo verbo indica la fonte, lo sgorgare. Vi è questa
specie di alito che viene assorbito da questa dirompente emersione di una energia vitale.
Siamo sempre nel regno della Notte e via via in questo percorso della mente di questo Ich
che dialoga e assume dentro di sé il Nich-Ich erompono immagini.
- ‘’Hast…Nacht?’’ Quindi non soltanto noi mortali nello spingerci oltre il confine entriamo
nell’universo della Notte che è anche Morte e anche Vita, ma forse anche la Vita che è la
morte risponde in questo gioco di compenetrazione? Vi è questa invocazione.
- ‘’Was..Mantel’’ la metafora del manto, inteso come volta Celeste, copertura del Cosmo è
ricorrente per descrivere l’attributo della Notte-
- ‘’Mohn’’ è una parola estremamente poetica, è la figura dell’oblio di quando la memoria
viene meno.
- ‘’Die schweren…empor’’ abbiamo un gioco di complementari tra la grevità della materia e
la lievità delle ali, la pesantezza del ‘’Gemuths’’ che è una sorta di attributo terreno (indica
lo stato d’animo) e quindi l’aspetto benefico, salvifico ed è l’effetto che fa la Notte quindi la
Notte è anche questa specie di dispensatrice di levità, di innalzamento spirituale.
- ‘’Dunkel…bewegt’’ ecco che dall’Io si trapassa al Noi, vi è una coralità che allude, oltre che
a delle anime plurali, a una sorta di redenzione che è dell’umano, non dell’Io isolato.
Questa coralità nell’iconografia cristiana indica il coro degli angeli.
- ‘’derMutter’’ è un genitivo che si potrebbe anche attribuire ai riccioli della madre che
disvela cara gioventù. E’ una specie di ambivalenza forse studiata, nella traduzione italiana
si legge ‘’la cara giovinezza della madre’’; infatti Novalis è un poeta raffinato perché usa
questo genitivo in un modo sospeso poiché potrebbero essere i ricci della madre che
disvelano cara giovinezza oppure potrebbe essere che si svela sotto questi riccioli l’amata
giovinezza della madre. Ecco che la morte è recupero della giovinezza, la morte è un
movimento a ritroso, esattamente come la Sensucht è un movimento che si connota come
recupero che è in avanti e posto idealmente anche come proiettato all’indietro.
- ‘’dunkt’’ dunken è un verbo molto antico che significa ‘’sembrare’’ ‘’appare’’. In questa
nuova ottica la Luce si rimpicciolisce nella sua importanza perché l’intensità della Notte
dischiude una sensibilità e quindi una visione molto più vasta e profonda al cui cospetto la
Luce appare puerile.
- ‘’Wie..Abschied’’ abbiamo la Notte intesa come ‘’Abschied’’ come distacco dal giorno.
- Legge da ‘’Also’’ fino alla fine ‘’wahrt’’: abbiamo questo intreccio di paradossi, questo
svelare la Luce come Tenebra. Novalis è un grande poeta nell’evocare simultaneamente
una temperie spirituale, una dimensione di cosmica esaltazione e contemporaneamente
una sorta di percezione sensoriale di cos’è il tramonto, di come sopraggiunge quel
momento, quella curvatura della luce quando si smorza preludendo al buio facendo anche
riferimento allo sfumarsi dei contorni, questo preludere a questa cecità apparente che è il
Buio che è invece una veggenza ovvero l’accesso ad una dimensione molto più ricca. Quindi
da una parte il congedo dal mondo della Luce che la fa apparire remota, non tanto in
termini spaziali quanto distante dalla sensibilità che si sta consolidando; la Luce che
sembrava così ovvia si allontana sullo sfondo come una dimensione riduttiva. La pregnanza
emotiva è tutta dalla parte del Buio.
- ‘’die Nacht’’ die qui è una sorta di pronome di seconda persona che è la controfigura dell’Io
che si vede rispecchiato, che in qualche modo intrattiene un dialogo con sé stesso
- Legge fino ad ‘’Allmacht’’: notiamo la ricorrenza dal pt. di vista ritmico di questi trattini che
per un verso ammiccano all’andare a capo che è proprio della cesura dei versi però qui
sono nel continuum di questo progressivo movimento che vediamo come una torsione
prospettica. Se questo Ich guardava il regno della Luce, gradualmente con questo
movimento di ‘’abwarts’’ del distogliere lo sguardo rischiude simultaneamente l’intensità
di un’altra dimensione. E quindi c’è questo rivolgersi indico alla Notte vista come vera
interlocutrice che ha allestito uno spazio abitato da altre figure e percezioni. Quindi la
Notte ha distolto questi fedeli e si è dedicata a questa progressiva annunciazione. La Notte
viene investita di allocuzioni che sono proprie del Dio come ‘’Allmacht’’ cioè onnipotenza
del mondo della Notte e quindi della Morte e questa certezza del continuo ciclico ritornare;
è molto importante questo rivolgersi al perpetuo rinnovarsi della Luce, del ciclo della Vita,
del ciclo della Morte, della Luce, del Buio. Nel momento in cui la Notte è lontana, nel regno
della Luce, vive e si afferma questa Nostalgia che si rivolge all’immaginazione del ritorno
della Notte, vi è questa invocazione della Notte che è attesa nel suo rinnovarsi.
- ‘’Himmlischer…geoffnet’’ abbiamo una torsione dall’esterno verso l’interno. La Notte è un
meccanismo di ‘’Epifania’, di uno spazio interiore, di una dimensione tutta da esplorare che
fa parte della interiorità.
- ‘’Wollust’’ era un termine chiave anche nella lirica di Ganymede e anche nella pagina del
Werter quindi questa dimensione di benessere che lì era profondamente erotica e veicolo
di una felicità che sollevava l’Io in questa proiezione ‘’trascendente’’, qui invece è
propriamente spirituale, vi è questa indicibile e ineffabile proiezione verso una dimensione
rarefatta in cui il congedo dalla Luce è anche congedo dalla Materia.
- ‘’Weltkoniginn’’ la Notte acquista sempre più la statura di una dimensione ‘’sovrana’’ e
dominante rispetto all’atmosfera che si sta creando.
- ‘’siesendetmirdich’’ anche questo è un gioco di rovesciamento prospettico.
- ‘’zarte…Nacht’’ questa entità sovrana della Notte diventa ‘’agente’’ cioè colei che dispensa
a questa soggettività che parla, a questo ‘’Ich’’ destinatario di questo ‘’dono’’ che viene da
questa Notte. Vediamo come pian piano il lessico si sposta verso la sfera dell’amore, amore
inteso come virtù celeste, dimensione di una sensibilità cosmica.
Gli Inni alla Notte sono stati studiati da grandi germanisti italiani, in particolare Zagari e
Baioni, Zagari ha scritto un bellissimo saggio dedicato a Novalis, molto arcano infatti lui è
molto contorto nella scrittura, usava una prosa molto contorta piena di digressioni.
L’immagine cruciale intorno a cui Zagari organizza la sua lettura degli Inni alla Notte è la
figura dell’ossimoro dolce, la parola ossimoro viene dal
Greco e significa ‘’compresenza degli opposti’’ cioè l’accostamento di due contrari. E
nell’immagine della Luce che diventa Buio e della Notte che è in realtà ‘’riproposizione’’
della logica della Luce che è rovesciamento nell’esperienza della Notte ma è il ritrovamento
di quella stessa facoltà della Vita, di quella metamorfosi che era stata osservata nella Luce.
Inoltre, la Notte diventa anche personaggio, questa sorta di ‘’somministratrice di gaudio’’,
‘’custode dell’anima’’ e anche della dimensione dell’Amore.
Da questo rivolgimento scandito dalla sequenza dei trattini che isolano questi momenti in
una sequenza di stazioni in un crescendo.
- ‘’dennich bin Dein und Mein’’ movimento degli opposti che si compenetrano.
- ‘’Du…verkundet’’ paradigma dell’Annunciazione, della Liberazione, questo dischiudere la
Verità e toccare con mano un’intensità più profonda che trascende l’apparenza e giunge
alla sostanza e dunque ha annunciato la Notte come Vita. Dunque la Morte è divenuta Vita.
- ‘’mich…gemacht’’ uomo in senso lato cioè nella pienezza antropologica dell’essere umani
- ‘’zehre…Leib’’ immagini che alludono alla consunzione che è propria della Morte ma che al
tempo stesso, con questa coincidenza degli opposti, è anche dispensatrice di Vita.
- ‘’dass..mische’’ la Morte diventa quasi la raffigurazione di nozze mistiche di questa
compenetrazione erotica ma soprattutto spirituale.
Quindi abbiamo il passaggio progressivo delle immagini, la concatenazione di tutto questo
itinerario che è itinerario della Mente, ha provocato uno spostamento progressivo di
‘’fuoco’’ dell’attenzione: dapprima questa apparente sovranità del mondo della Luce che
viene via vis rovesciato per celebrare invece la superiorità della Notte e a questa
emozionante avventura fa capo tutta questa consonanza di livelli perché la Notte è anche
la Morte ma la Morte è scoperta o riscoperta di una sfera superiore dell’intensità della vita;
questo sgorgare della vita all’interno della Morte (nel paradosso di questa
compenetrazione) la Luce trionfa nell’essere Buio e il Buio in qualche modo diventa Luce
delle Tenebre, e poi soprattutto questa Notte diventa la sposa, e questa Morte nell’essere il
Non io lo rivivifica, lo rigenera e lo fa rinascere ad una vita più intensa e consapevole con
tutto l’abbandono anche al piacere, allo struggimento, alla malinconia ma anche alla
vitalità, alla rigenerazione dei propri sensi soprattutto Novalis lo affida alla scelta delle
immagini che preleva dall’orizzonte della religione, ma anche della sfera erotica ma anche
‘’onirica’’ cioè quel momento visionario che ha a che fare con questa inversione della sfera
immaginifica del sogni, in questo momento intermedio che appartiene alle tenebre che è
quello del sogno e della veglia che viene rafforzato in direzione del risveglio, della piena
vicinanza con l’intensità dei proprio sensi. Poi vediamo questo ritmo, queste immagini che
non seguono più una logica diurna, né razionale però le immagini si richiamano a vicenda
attraverso la ricorrenza di gruppi consonantici, la lunghezza delle vocali cioè di giochi e
abbiamo contemporaneamente anche il contrarsi e il dilatarsi dei periodi che talora sono
concisi, rarefatti, interrotti e molto irregolari che mima questo processo di scoperta
graduale segnato anche dall’epifania, del trionfo, dell’elogio di questa inedita dimensione
della Notte.
C’è un gioco di analogo che consiste nell’usare la lingua per creare una sonorità
‘’suadente’’ che ci porta in un’atmosfera, perché in qualche modo le vocali e le consonanti
hanno delle componenti strumentali e musicali. In questo caso abbiamo molta estensione
della lunghezza delle vocali ma abbiamo anche molto ricorso agli aggettivi che creano
questa progressiva dimensione irrelata e poi abbiamo un richiamo al lessico religioso della
divinità somma(Allmacht). Però notiamo che per quanto sia forte la presenza del divino,
non c’è una subordinazione, qui anche nella dimensione religiosa questo ‘’Io’’ è
compartecipe di questa spazialità cosmica, della riscoperta della Notte come Vita, come
amore, come totalità di questa sfera dei sentimenti, di questo Buio che è anche riscoperta
di una luminosità di altro tipo di sfere. ‘’Himmlischer’’ ancor più divino, ancor più Celeste.
Non è però una contemplazione inerte del mondo della Luce ma al contrario questo
movimento di partenza, questo innescare una proiezione diversa mobilita tutta questa
concatenazione di immagini che via via che vengono enumerate ci accorgiamo che sono
anche interdipendenti l’una con l’altra, sono quasi connessioni di sillabe, accordi fonici,
ritmici musicali che fanno l’effetto di questa immersione della Notte.

Potrebbero piacerti anche