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SMITH

1. Smith: economia e società. Ricchezza nazionale e lavoro, il principio della divisione del lavoro. Il
mercato.
L’opera di Adamo Smith è particolarmente significativa. La Ricchezza delle Nazioni pone il problema dei
rapporti tra l’attività economica, l’organizzazione produttiva e la società politica.
L’attività economica per potersi realizzare deve porre in essere un insieme sistematico di rapporti tra gli
individui. Per questo motivo è indispensabile tenere presente il nesso economia-società, al fine di
comprendere il modo in cui la società si costituisce e si organizza: da questo punto di vista la scienza
economica è in grado di individuare dei principi, precisare dei concetti, che ci consentono di procedere ad
una analisi delle istituzioni della società.
Fa una distinzione tra società naturale e società artificiale per le quali usa i termini: società civile e società
politica. La prima scaturisce dall’attività economica e corrisponde ai rapporti e alle istituzioni che si
riferiscono all’organizzazione del lavoro produttivo; la seconda comprende i rapporti e le istituzioni che sono
posti in essere dagli uomini per difendere l’ordine e per garantire la giustizia.

L’osservazione fondamentale dalla quale smuove Smith è che la ricchezza di una nazione (cioè la quantità di
beni di cui può annualmente disporre per il soddisfacimento dei suoi bisogni) deriva dal lavoro della
collettività.
Il primo dato dell’economia è il lavoro che è l’attività in cui si esplica la natura dell’uomo in quanto egli si
determina all’azione sotto lo stimolo dei bisogni. La ragione dell’uomo si manifesta in occasione del lavoro
nel senso che la razionalità si forma a poco a poco a seguito dei tentativi che l’uomo fa per rendere sempre
più produttivo il suo lavoro. Con il lavoro si manifesta la personalità dell’uomo. Il lavoro è l’espressione
degli impulsi fondamentali che caratterizzano la natura umana: l’egoismo, la simpatia, il sentimento di
libertà, desiderio di proprietà, propensione allo scambio.
L’attività economica corrisponde alla natura dell’uomo: ciò significa che l’economia o non si riferisce solo
alla categoria dell’utile, quale tornaconto individuale e soddisfazione che ricaviamo dai bene, ma anche agli
impulsi e alle tendenze naturali che rendono possibile la società. Il lavoro è la causa delle relazioni che si
istituiscono tra gli individui.
Il principio dell’organizzazione e del perfezionamento dell’attività lavorativa è quello della divisione del
lavoro per il quale ogni individuo svolge solo l’attività nella quale dimostra maggiore destrezza. In tal modo
non solo diminuiscono in costi in termini di fatica ma aumenta anche la produzione. Il principio della
divisione del lavoro è la conseguenza della tendenza naturale allo scambio. La divisione del lavoro consente
di aumentare la quantità di lavoro di uno stesso numero di persone.

2. I fattori della produzione: lavoro, terra, capitale. Il lavoro e il valore dei beni.
L’organizzazione produttiva di cui Smith studia le leggi non si fonda sulla natura come per i fisiocratici, ma
si fonda sulla manifattura e industria, la cui attività è attribuita alle macchine che permette la possibilità di
applicazione del principio della divisione del lavoro. Le categorie economiche con le quali possiamo
individuare le leggi che governano il sistema produttivo sono date da tre fattori di produzione:
1. il lavoro;
2. il capitale;
3. la terra.
Il capitale è formato dai beni che sono sottratti al consumo e che sono destinati alla produzione di altri beni.
È distinto in capitale variabile e capitale fisso: il primo è quello impiegato nelle operazioni commerciali per
l’acquisto di merci che vengono poi vendute. Il secondo viene immobilizzato nel miglioramento della terra,
acquisto di macchinari e strumenti. La funzione del capitale è di predisporre i mezzi necessari alla
produzione e di organizzare la produzione.
La produzione annuale è ripartita tra i tre fattori mediante le rispettive remunerazioni:
1. il salario per il lavoro;
2. il profitto per il capitale;
3. la rendita per la terra.
I tre fattori di produzione indicano anche i tre grandi ordini naturali su cui si fonda la società, cioè le tre
classi:
1. i lavoratori;
2. i proprietari di capitali;
3. i proprietari di terra.

Lo status sociale di un individuo è definito sulla base del ruolo svolto nell’organizzazione produttiva del
lavoro. Il prezzo, per Smith, non è altro che la traduzione in termini monetari del valore della merce. Il
prezzo indica la quantità di lavoro necessaria per produrre una determinata merce.
Il sistema economico è governato dalla legge della sua riproduzione: ciò significa che il prezzo deve
rappresentare il costo per conservare, ricostruire ed aumentare le forze produttive, rappresentate dai fattori
della produzione.

3. La formazione della società civile: caccia, pastorizia, agricoltura. I tipi di autorità e la proprietà.
La società naturale o civile non si fonda sul contratto sociale ma è il risultato spontaneo e necessario
dell’organizzazione del lavoro produttivo e corrisponde al tipo di divisione del lavoro che riesce ad attuare.
Il costruirsi e il successivo formarsi della società naturale o civile con tutte le sue istituzioni, dalle più
primitive alle più progredite, dipende dal processo di sviluppo economico, cioè dal modo con cui si realizza
il principio della divisione del lavoro.
La formazione e conservazione del capitale è la condizione indispensabile perché possa avviarsi questo
processo.
Smith distingue, nel processo di formazione della società naturale, tre tappe fondamentali che corrispondono
ai tre tipi di attività economica organizzata per procurarsi i beni necessari alla vita del gruppo: la caccia, la
pastorizia e l’agricoltura, che esprimono i primi tre tipi di società naturali: quella dei cacciatori, dei pastori e
degli agricoltori.
È solo con l’agricoltura che si costituisce un capitale consistente e può avviarsi il processo di accumulazione,
mentre il processo della divisione del lavoro trova una prima organica applicazione.

La società naturale nasce dal lavoro della terra e dalle attività ad essa collegate. I rapporti che si istituiscono
tra gli individui nella società naturale sono regolati secondo forme di subordinazione naturali, determinate
dalle esigenze della organizzazione del lavoro produttivo.
Le forme di subordinazione sono quattro:
1. la prima si riferisce alla superiorità delle qualità personali che pone un individuo su un piano di
preminenza rispetto ai suoi simili;
2. la seconda scaturisce dalla superiorità dell’età;
3. la terza deriva dal possesso stabile della ricchezza e della proprietà;
4. la quarta discende da una famiglia che per generazioni ha occupato una posizione preminente in
società.
L’autorità è la fonte legittima di comandi che vengono obbediti grazie al rapporto di subordinazione che si
istituisce tra i destinatari e l’autorità. La società naturale rispetto a quella artificiale esprime da se stessa in
modo spontaneo le preminenze che regolano il comportamento degli individui. Il potere invece si rifonda
sull’organizzazione burocratica della società artificiale e trova la sua legittimazione in una delle tre forme di
autorità.
La causa delle circostanze che determinano le forme di superiorità risiede in primis nella proprietà. La
proprietà, intesa come conservazione dei beni per destinarli alle future esigenze, cioè come capitale, nasce
dalla prima essenziale forma di controllo che l’individuo esercita sui propri bisogni e dalla conseguente
previdenza che la accompagna: mediante la proprietà l’uomo non si limita a vivere nel presente ma tende a
progettare il suo futuro, la proprietà è la pietra angolare della società naturale e quindi di quella artificiale.

I mezzi di cui può disporre una società per produrre ed incrementare la ricchezza sono limitati: la prima
preoccupazione che deve orientare il comportamento di tutti gli associati è proprio quella di non disperderli,
di non vanificarli ma di conservarli e incrementarli. Ora tutto ciò è possibile con il lavoro, ma soprattutto con
un comportamento informato allo spirito di frugalità e di parsimonia che consente all’uomo di risparmiare, di
aumentare a poco a poco la quantità dei beni capitalizzati per incrementare la produzione.
Smith ritiene che l’accumulazione dei capitali è opera dei singoli individui, mossi dal desiderio di migliorare
le proprie condizioni: Smith contrappone l’opera silenziosa dei privati, alla dispersione dei capitali operata
dai governi, cioè dalla società artificiale.

4. Società civile e società politica: lavoro produttivo e lavoro “improduttivo”. Lo Stato: fini e
organizzazione.
La società politica non ha nessun rapporto diretto con la società naturale. La società artificiale è la
sovrastruttura della società naturale, che corrisponde alla organizzazione produttiva del lavoro.
La distinzione tra società naturale e artificiale si fonda sul fatto che la prima corrisponde al lavoro produttivo
cioè all’attività che è in grado di produrre le forze produttive; mentre la seconda è costituita da

quell’organizzazione e da quei servizi che, con la loro attività, non sono in grado di produrre i beni necessari
alla loro conservazione e innovamento. Le istituzioni e organizzazioni della società politica possono essere
attuate solo quando la società naturale fornisce una quantità di beni eccedenti a quelli necessari.
Lo stato è l’insieme dei servizi e degli uffici che deve garantire la pace e l’ordine della società naturale, ha
una funzione strumentale e non può rivendicare una posizione autonoma nei confronti della società civile.
I fini dello stato sono determinati dalle esigenze della società naturale: la difesa per mezzo della forza
militare, l’amministrazione della giustizia, l’istruzione pubblica, i lavori di utilità pubblica.
L’apparato burocratico-organizzativo, e il suo funzionamento, deve essere finanziato dalla collettività
mediante le imposte.
La funzione preminente dello stato è quella che si riferisce all’amministrazione della giustizia, che deve
essere finalizzata alla garanzia dei rapporti che si istituiscono sulla base della proprietà privata. Il principio
cui deve ispirarsi l’ordinamento politico dello stato deve sancire l’indipendenza, l’autonomia del potere
giudiziario dall’esecutivo. Solo a questa condizione viene garantita la libertà del cittadino.

5. Libertà economica e libertà politica. I limiti dello Stato nell’economia.


Ogni individuo deve essere riconosciuto libero di esplicare la sua attività al fine di migliorare la sua
condizione, senza arrecare danno agli altri. Nella Teoria dei sistemi morali, la società è un sistema in cui le
attività dei singoli, lasciate libere di autodeterminarsi, si collegano spontaneamente, realizzando uno stato di
equilibrio che corrisponde alla migliore utilizzazione delle risorse ed alla maggiore produzione di ricchezza.
Tale mano invisibile realizza il principio dell’eterogenesi dei fini: nel conseguire l’interesse privato viene
conseguito anche quello collettivo.
Il relativo principio della libera concorrenza, nel rispetto della giustizia, deve informare il sistema economico
e politico: tutti gli individui devono potersi confrontare tra loro. Sulla base di questo principio vanno abolite
tutte le leggi che limitano l’attività del lavoro produttivo: vanno abolite le leggi sui poveri, sui privilegi e
sulle corporazioni. Va inoltre evitato il monopolio. Smith sostiene la liberalizzazione del commercio
internazionale.
Il principio della libertà e dell’autonomia va applicato anche ai domini coloniali (Ricchezza delle Nazioni):
Smith riconosce il diritto delle Colonie americane all’autogoverno ed all’indipendenza. Il dominio coloniale
va ristrutturato ispirandosi al principio della collaborazione.
Per Smith (in critica con la pianificazione) è impossibile pretendere di razionalizzare tutto ciò che compie la
mano invisibile.

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