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Costruttivismo

(filosofia)
teoria filosofica

Il costruttivismo è una posizione filosofica ed epistemologica che considera la


rappresentazione della realtà, e quindi il mondo in cui viviamo, come il risultato dell'attività
costruttrice delle nostre strutture cognitive, assumendo una prospettiva spesso relativistica e
soggettivista.

Il costruttivismo attuale considera la conoscenza umana alla stregua di una costruzione edificata in un cantiere, e non
come uno specchio fedele della realtà
Seppur molti costruttivisti, di matrice più razionalista, affermino l'esistenza di una realtà
oggettiva e fisica e di alcuni principi morali, quello che conta ai loro occhi, nell'interazione tra
il mondo e i soggetti, è solo e unicamente la realtà percepita da costoro.

Precursori

«Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini, ma i giudizi che gli uomini formulano sui
fatti.»

(Epitteto)

Tale teoria ha nei suoi precursori diversi pensatori: da Eraclito agli stoici (come Epitteto, per
cui non conta la realtà ma la nostra immagine di essa, insistendo così sulla necessità di
costruirsi comunque una realtà soddisfacente), dai sofisti (specialmente Protagora e Gorgia,
con il loro relativismo gnoseologico ed etico) fino ad alcuni esistenzialisti talvolta portatori di
relativismo o costruttori di un'etica personale, come Husserl, Nietzsche, Stirner,
Schopenhauer (Il mondo come volontà e rappresentazione), Camus[1], Sartre (con il suo
soggettivismo) e Heidegger, e, in oriente, il buddhismo, senza escludere Henri Bergson, Karl
Popper e Giambattista Vico.[2]

Origini ed evoluzione

Le origini del costruttivismo, come di tutte le correnti filosofiche soggettiviste, sono molto
antiche. Tra i precursori troviamo in Occidente la scuola sofista (V secolo a.C.) dagli esiti
relativistici, la quale, come tramandatoci da Platone nel Teeteto, afferma con Protagora:

«L'uomo è la misura di tutte le cose che sono in quanto sono e di tutte quelle che non
sono in quanto non sono.»

(Protagora, fr.1, in Platone, Teeteto, 152a)

Ancor prima (a partire dal VI secolo a.C.) in Oriente si sviluppa il pensiero buddista che fonda
la saggezza sul principio di vacuità, secondo il quale i fenomeni non hanno esistenza
intrinseca (oggettiva), ma sono solo convenzioni e apparenze nominali (velo di maya), che
occorre eliminare del tutto fin quando si approderà al nulla, che però non sarà più il nulla dei
fenomeni illusori e relativi della maya, ma un nulla causato dalla perdita totale della
coscienza e dell'io individuale che si smarrisce nel Nirvana.

Vi sono anche dei rapporti con lo strutturalismo e anche taluni aspetti della fisica quantistica
e della teoria della relatività generale, nonché della psicoanalisi (Freud, Jung) e dei suoi
derivati (come il surrealismo), hanno influenzato il pensiero costruttivista.
«La realtà è una cospirazione creata dall'illusione dei sensi.»

(Roger Penrose, fisico teorico)

Teoria generale

(EN) (IT)

«The belief that one’s own view of reality is «La credenza che la realtà che ognuno
the only reality is the most dangerous of all vede sia l'unica realtà è la più pericolosa di
delusions» tutte le illusioni»

(Paul Watzlawick, La realtà della realtà[3])

La vita è un processo cognitivo: vivere significa conoscere e conoscere significa vivere. È


attraverso il processo cognitivo, che nasce dall'esperienza individuale, che ogni essere
vivente genera il proprio mondo. L'esperienza vissuta è il punto di partenza di ogni
conoscenza e l'uomo compie le proprie esperienze attraverso il proprio corpo avente
struttura determinata. Soggetti diversi rispondono in maniera diversa ad uno stesso stimolo
e la risposta sarà determinata dal modo in cui l'osservatore è strutturato. È la struttura
dell'osservatore che determina come esso si comporterà e non l'informazione ricevuta.
L'informazione in sé non ha significato se non quello che le attribuisce il sistema con cui
interagisce, perciò la sua stessa esistenza e la stessa realtà oggettiva possono essere
«messe tra parentesi», secondo un'espressione utilizzata da Husserl.

Tutte quelle proprietà che si credeva facessero parte delle cose, si rivelano così proprietà
dell'osservatore, per cui l'oggettività che conta non è quella esterna e indipendente dal
soggetto, ma quella data dall'obiettivo (mentale) verso cui si dirige ogni atto intenzionale del
pensiero.

Gli esiti di questa concezione sono diversi. Da un lato, se ogni soggetto costruisce la propria
realtà quale i suoi sensi gli presentano (soggettivismo), e se questa realtà è mutevole nel
tempo e nello spazio in ragione dello stato in cui egli stesso e l'oggetto osservato si trovano,
si aprirebbero le porte del relativismo, in base al quale non esisterebbe più alcuna vera
differenza tra ciò che si conosce e ciò che è, dato che ogni essere senziente ha il proprio
mondo personale (il principio di non contraddizione viene a decadere).

D'altro lato, non mancano posizioni critiche nei confronti del relativismo stesso, che rilevano
come esso cada in una palese contraddizione in termini quando pretende di negare ogni
possibilità di conoscenza oggettiva da un punto di vista oggettivo, o di affermare la relatività
del tutto facendone una tesi assoluta. Husserl, ad esempio, contestando lo psicologismo,
sosteneva che le leggi della logica esprimono una necessità assoluta, su cui si basa la
possibilità stessa del conoscere e del pensare.[4]

Sviluppo

Il costruttivismo così definito, per vari cambiamenti sul piano culturale, filosofico e della
ricerca tecnologica, nasce come un nuovo quadro teorico negli anni '70 e 80. Esso scaturisce
dal crollo dell'idea che la conoscenza possa essere oggettivamente appresa.[5]

Nasce soprattutto come esigenza di abbandonare un cognitivismo H. I. P. (Human


Information Processing) che non ha mai del tutto rinunciato ad alcune componenti
meccanicistiche proprie del comportamentismo.[5]

Gnoseologia

I concetti principali che caratterizzano l'attuale costruttivismo sono i seguenti[5]:

1. la conoscenza è prodotto di una costruzione attiva del soggetto,

2. la conoscenza ha carattere "situato", ancorato nel contesto concreto,

3. la conoscenza si svolge attraverso particolari forme di collaborazione e negoziazione


sociale.

In primo piano viene posta la "costruzione del significato" sottolineando il carattere attivo,
polisemico, non predeterminabile di tale attività.[5]

La teoria della conoscenza (gnoseologia) dei costruttivisti postula che il conoscere sia[5]:

il prodotto di una costruzione attiva da parte del soggetto;

strettamente collegato alla situazione concreta in cui avviene l'apprendimento;

nascente dalla collaborazione sociale e dalla comunicazione interpersonale.

Nel costruttivismo si assume che la formazione sia un'esperienza situata in uno specifico
contesto: il soggetto, spinto dai propri interessi, costruisce attivamente una propria
concezione della realtà attraverso un processo di integrazione di molteplici prospettive
offerte.[5]

Didattica

Il costruttivismo recupera alcuni concetti del positivismo e del neopositivismo: la


conoscenza come costruzione attiva del soggetto, è un concetto presente in gran parte della
ricerca di questo secolo. Dewey, Piaget e Vygotskij possono essere considerati costruttivisti.
L'apprendimento non è visto solo come un'attività personale, ma come il risultato di una
dimensione collettiva d'interpretazione della realtà. La nuova conoscenza si costruisce non
solo in base a ciò che è stato acquisito in passate esperienze ma anche e soprattutto
attraverso la condivisione e negoziazione di significati espressi da una "comunità di
interpreti".[5]

Esso è anche un nuovo quadro di riferimento learning centered che pone, cioè, il soggetto che
apprende al centro del processo formativo, in alternativa ad un approccio educativo teaching
centered, basato sulla centralità dell'insegnante, unico e indiscusso detentore di un sapere
universale, astratto e indipendente dal contesto di riferimento.[5]

Critici

Un critico del costruttivismo è stato il filosofo statunitense Paul Artin Boghossian.[6] Al


costruttivismo si oppongono anche il neopositivismo classico, il neoidealismo, l'oggettivismo
e spesso il giusnaturalismo, oltre che le filosofie assolutiste e anti-relativiste, che pongono un
Assoluto come punto di verità immodificabile, che sia religioso (come nella filosofia
cattolica) o laico (come nella filosofia della libertà di von Hayek, che per altri versi è però
affine a Popper).

Campi di applicazione

Il costruttivismo, oltre che nella filosofia generale, ha prodotto contributi principalmente nella
forma epistemologica, nella psicologia (specialmente la psicologia sistemica, la psicoterapia
strategica e quella cognitivo-comportamentale, con influssi di quella Ericksoniana, nonché
nella disciplina non riconosciuta della programmazione neuro linguistica) e nella sociologia
(costruttivismo sociale e costruzionismo) oltre che in matematica e in cibernetica, linguistica
e arte (da non confondere con il costruttivismo artistico sorto nel 1913, che rappresenta un
movimento a sé stante) e finanche in scienza politica.

Psicologia

Lo stesso argomento in dettaglio: Costruttivismo (psicologia).

«Il fondamentale modello ci è fornito dalla storiella dell'uomo che batteva le mani ogni
dieci secondi. Interrogato sul perché di questo strano comportamento, rispose: "Per
scacciare gli elefanti". "Elefanti? Ma qui non ci sono elefanti!" E lui: "Appunto"»

(Paul Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici)


Notevoli applicazioni sono derivate dalle teorie costruttiviste in psicologia, dove la realtà può
essere "piegata" a fini terapeutici e autoterapeutici (un esempio è l'utilizzo della fallacia
argomentativa). Nell'ambito della matrice epistemologica costruttivista, viene messa in
discussione la possibilità di una conoscenza "oggettiva", in quanto sapere totale che
rappresenti, in modo fedele, un ordine esterno indipendente dall'osservatore; la stessa
osservazione diretta dei fenomeni non è più considerata fonte privilegiata di conoscenza
obiettiva.[7] Un'affermazione che ben riflette i cambiamenti avvenuti nel campo
dell'epistemologia moderna da Karl Popper in poi, è la seguente proposizione:

«Tutto ciò che è detto è detto da qualcuno.»

(Gregory Bateson, ripreso da Humberto Maturana[7])

Non esistono fatti "nudi", ovvero al di fuori delle teorie. Al contrario, ogni osservazione, è
ritenuta possibile solo alla luce di teorie, e nessuna conoscenza è data dall'ambiente, ma è
sempre sviluppo di una conoscenza precedente. L'approccio si dice costruttivista in quanto
tiene in considerazione il punto di vista di chi osserva, di chi esamina; esso considera il
sapere come qualcosa che non può essere ricevuto in modo passivo (come affezione del
mondo esterno) dal soggetto, ma che risulta dalla relazione fra un soggetto attivo e la realtà.
La realtà, in quanto oggetto della nostra conoscenza, sarebbe dunque creata dal nostro
continuo "fare esperienza" di essa. La determiniamo dal modo, dai mezzi, dalla nostra
disposizione nell'osservarla, conoscerla e comunicarla. Si forma nei processi d'interazione ed
attraverso l'attribuzione di significati alla nostra esperienza. In questi processi il linguaggio
ha certamente un ruolo fondamentale. La "costruzione" si poggia quindi su mappe cognitive
che servono agli individui per orientarsi e costruire le proprie interpretazioni.[7] Persino alcuni
disturbi mentali non vengono ritenuti tali, ma solo distorsioni eccessive e forme della propria
visione del mondo.[8]

«È reale ciò che viene definito tale da un numero sufficientemente alto di essere umani. In
questa occasione estrema la realtà è una convenzione interpersonale, proprio come l'uso
di una lingua si basa sull'accordo tacito e per lo più assolutamente inconscio che
determinati suoni e segni abbiano un ben preciso significato. La realtà di una banconota,
per esempio, non consiste tanto nel fatto di essere un pezzo di carta stampato a vari
colori, bensì nell'accordo interpersonale secondo cui tale oggetto rappresenta un valore
specifico.»

(Paul Watzlawick, Il codino del barone di Münchhausen. Ovvero: psicoterapia e realtà, citato
in Patrizia de Mennato, La ricerca "partigiana" teoria di ricerca educativa, Libreria CUEM,
Milano 1994))

Esponenti principali
Studiosi costruttivisti o a vario titolo ispirati ad esso, divisi secondo il loro principale campo
di lavoro (Nota: molti di loro sono o furono comunque attivi in più di un singolo ramo della
conoscenza). Per un elenco di filosofi specificamente costruttivisti vedi
categoria:Costruttivisti

Filosofia
Ernst von Glasersfeld

Edgar Morin

Jean-Louis Le Moigne

Nelson Goodman

Ludwig Wittgenstein[9]

George Herbert Mead

Niklas Luhmann

Massimo Cacciari[10]

Gianni Vattimo[10] (teorico del pensiero debole)

Gilles Deleuze

Judith Butler

Psicologia
George Kelly

Ernst von Glasersfeld

Kurt Lewin

Paul Watzlawick

Giorgio Nardone[8][11]

Richard Bandler

Albert Ellis

Lev Vygotskij

Jean Piaget

Joe L. Kincheloe

Fritz Perls
Letteratura
Paul Valéry

Jorge Luis Borges

Italo Calvino

Michael Talbot

Luigi Pirandello[12]

Matematici
Leopold Kronecker

Luitzen Brouwer

Paul Lorenzen

Errett Bishop

Scienziati e studiosi
Roger Penrose (matematico e fisico della relatività generale)

Stephen Hawking

Leonard Mlodinow

Humberto Maturana

Gregory Bateson

Margaret Mead

Heinz von Foerster

Francisco Varela

David Bohm

Karl Pribram

David Erlandson

Gerardus 't Hooft

Leonard Susskind

Erwin Schrödinger

Wolfgang Pauli

Cibernetica, informatica e linguistica


Silvio Ceccato

John Grinder

Rudy Rucker

Noam Chomsky[10](fondatore della grammatica trasformazionale e intellettuale libertario)

Arte
Maurits Cornelis Escher

Note

Bibliografia

Voci correlate

Costruttivismo (matematica)

Logica fuzzy

Grammatica trasformazionale

Psicologia sistemica

Relativismo gnoseologico

Terapia Strategica

Scuola di Palo Alto

Altri progetti

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Ultima modifica 2 mesi fa di Gab.pr

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