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Lezione 1 26/02/2018

La responsabilità extracontrattuale

La responsabilità civile o extracontrattuale o, se pensiamo alla lex aquilia, aquiliana è quella che
troviamo nel titolo nono libro quarto c.c. agli art 2043 ss sino all’art 2059: è il cd statuto della
responsabilità extracontrattuale o da fatto illecito o aquiliana. L’art 2043 ha un’impostazione di
questo tipo:
“Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha
commesso il fatto a risarcire il danno”.
La lettura di questa norma ci consente di cogliere uno stretto collegamento tra il concetto di
responsabilità e quello di soggezione del patrimonio del responsabile alla soddisfazione di una
pretesa altrui (del danneggiato) che viene rimarcato dall’obbligo di risarcire il danno. Questo
collegamento è evocativo di un’altra situazione analoga, magari con altri protagonisti della
vicenda. È un collegamento che abbiamo già riscontrato nell’art 2740 c.c. “responsabilità
patrimoniale”, diversamente dal 2043 rubricato “risarcimento per fatto illecito”. Il 2740 è una
norma fondamentale che riguarda la garanzia generica patrimoniale, cioè è un principio cardine
del nostro ordinamento:
“il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri…”
Anche questa norma in un’ottica diversa, contenuta nel titolo terzo del libro VI riferito alla
responsabilità patrimoniale, è indicativa del assoggettamento del patrimonio del debitore. Qui si
riscontra una situazione analoga a quella del 2043, ma cambiano i protagonisti e le situazioni.
Anche qui troviamo l’assoggettamento al soddisfacimento della pretesa altrui, però in questo caso
la pretesa altrui non è della vittima/danneggiato ma di un altro soggetto denominato creditore. Il
patrimonio che resta assoggettato alla pretesa altrui non è quello del danneggiato ma del
debitore. Ecco perché cambiano i protagonisti. Lì c’è una pretesa che è originata dalla vittima nella
direzione del responsabile e poi del danneggiante, qui c’è una pretesa che è originata dal creditore
nei confronti del debitore. Ma in ogni caso è riscontrabile una comunanza cioè quella
dell’assoggettamento del patrimonio di un soggetto alla soddisfazione di una pretesa altrui.
Cambiano anche i presupposti. Il 2740 presuppone la sussistenza di un rapporto obbligatorio,
quindi la preesistenza di un obbligazione inadempiuta. Nel caso del 2043 l’assoggettamento del
patrimonio del responsabile al soddisfacimento della pretesa della vittima presuppone soltanto
che sia stato accertato un danno ingiusto imputabile ad un certo soggetto (il responsabile) che
sarà tenuto a risarcire. In questo caso non rileva un obbligazione posto che non rileva una
situazione di preesistenza di un obbligazione tra il danneggiante e danneggiato. Soltanto qualora
sia stato accertato il fatto illecito positivamente, sorgerà un’obbligazione di tipo risarcitorio. Per
cui l’ambito in cui far inquadrare il 2043 è evocativo dell’assoggettamento del patrimonio di un
soggetto al soddisfacimento della pretesa altrui ma che si caratterizza per il fatto che non c’è un
rapporto obbligatorio preesistente al verificarsi del fatto illecito, posto che l’obbligazione è di tipo
risarcitorio. Diversamente nel 2740, pur trovandosi nella comunanza dell’assoggettamento del
patrimonio del soggetto al soddisfacimento della pretesa di un soggetto altrui, in questo caso
debitore e creditore, ci troviamo in un rapporto obbligatorio preesistente rimasto inadempiuto. La
responsabilità extracontrattuale può anche affiancarsi alla responsabilità contrattuale, ma le
caratteristiche non cambiano.
Oltre alle norme contenute nel codice civile, troviamo anche altre norme al di fuori del c.c.
Un esempio è il danno da prodotto difettoso che originariamente era contenuto in un decreto del
Presidente della Repubblica (d.p.r) che poi ha confluito nel codice del consumo. Le norme del
codice del consumo che disciplinano la responsabilità del produttore, si riferiscono alla
responsabilità extracontrattuale.
Un altro esempio sono le norme che disciplinano il danno ambientale con riferimento alla
responsabilità extracontrattuale, ma non solo. Anche in materie di produzione di materiali
pericolosi, come il gas, hanno leggi speciali fuori dal c.c. idonee ad individuare una responsabilità
extracontrattuale secondo criteri di imputazione al fine (scopo della responsabilità
extracontrattuale) di spostare il costo del danno dalla vittima al responsabile. L’oggetto della
responsabilità extracontrattuale è la reazione contro conseguenze pregiudizievoli provocate da
un’attività umana che abbia potuto cagionare un danno alla sfera giuridica altrui. Proprio questa
reazione ci permette di distinguere situazioni che pur essendo accomunabili dal punto di vista
delle conseguenze pregiudizievoli, tuttavia sfuggono a valutazioni che si prefiggono di individuare
chi deve risponderne e secondo quali criteri sfuggono alla problematica della traslazione del danno
da un soggetto ad un altro.
Esempio: 2 persone che si trovano a letto nella stessa camera di ospedale con la stessa infermità la
frattura di un arto che abbiano richiesto un trattamento chirurgico uguale. Tuttavia la frattura della
prima è stata cagionata in ambito domestico, la frattura della seconda persona è avvenuta
nell’ambito di un investimento di tipo sciistico. Ci troviamo di fronte a situazioni analoghe di tipo
non patrimoniale, situazioni di trattamento non completo, invalidanti di un recupero e ipotizziamo
che ci possono essere state conseguenze pregiudizievoli di tipo patrimoniale: il dover stare a letto
per fronteggiare le cure e interventi chirurgici ecc, può avermi provocato delle perdite patrimoniali
perché non ho potuto lavorare e produrre; ho dovuto inoltre pagare le spese mediche e vedere
ulteriori pregiudizi. Ma rimanendo nell’ottica della responsabilità, pur avendo una comunanza di
lesioni, pur avendo situazioni caratterizzate dalla possibilità di accertare pregiudizi patrimoniali e
non patrimoniali, soltanto una delle persone andrà a confluire nel perimetro dell’applicabilità delle
regole della responsabilità civile/ extracontrattuale cioè la seconda derivante dall’investimento di
una collisione sciistica. La vittima ha avvertito un danno patrimoniale o non patrimoniale come
conseguenza della violazione di una norma giuridica o di un principio generale che vieta di
arrecare pregiudizio nella sfera giuridica altrui in quanto il fatto è conseguenza di una attività
umana che abbia provocato il danno. Le norme di responsabilità civile intervengono quando vi è la
necessità di risolvere conflitti di interessi e libertà contrapposte. Nell’esempio il danno risentito
dallo sciatore è anche emblematico di quello, cioè dell’attività che è il riflesso della libertà
costituzionalmente protetta di porre in essere attività sciistica che può interferire con attività di
altro tipo come per esempio il bene “salute”. Quindi parliamo di conflitto di libertà che deve
essere risolto attraverso l’utilizzo delle norme sulla responsabilità civile.
Anche la diffusione di notizie dalla stampa di un certo tipo possono essere lesivi della reputazione
di un soggetto. Anche in questo caso si intravede un conflitto tra libertà contrapposte che sono di
rango costituzionale tra l’art 21 Cost sulla libertà di stampa e l’art 2 Cost che “riconosce e
garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali..” nel quale si
include evidentemente anche la dignità, l’onore, la reputazione e la riservatezza dell’uomo. Tanto
è vero che un conflitto tra tali libertà da potenziale può diventare concreto ed originare danni
risarcibili. Ma non in tutti i casi: a volte ci può essere conflittualità ma non un danno da ritenersi
risarcibile ed è stata la giurisprudenza che ha elaborato i criteri di valutazione.
Questi criteri/ regole si occupano di individuare se la notizia sia oggettivamente vera, se sussiste
un interesse pubblico alla diffusione del fatto (si parla tecnicamente di pertinenza), se risulta
rispettato il parametro anche della corrispondenza cioè della esposizione corretta della notizia che
viene diffusa.
Ma non è solo in questi casi che sono ravvisabili valori di interessi aventi copertura costituzionale.
Pensiamo ad attività di per sé leciti che, magari, originano inquinamenti. Anche in questo caso vi è
un conflitto da contemperare posto che è un conflitto che può insorgere tra valori costituzionali
come l’esercizio dell’attività d’impresa (art 41 Cost) e conflitti di altro tipo che possono essere di
tipo funzionale all’azienda cioè situazioni conflittuali che in caso di lesioni richiedono un
riconoscimento della responsabilità extracontrattuale.
Pensiamo ancora alla libertà di suonare il piano forte nelle ore pomeridiane, ma anche possibile
interferenza che questa situazione possa avere con beni altrettanto tutelabili che siano quelli della
pace, della salute ecc. Anche in questo caso ci sono dei conflitti inerenti la responsabilità
extracontrattuale.
Pensiamo ancora all’ambito della concorrenza tra imprese. Anche in questo caso potrebbe esserci
interferenza tra interessi contrapposti tali da esigere l’intervento delle regole della responsabilità
extracontrattuale. Per esempio se c’è un’impresa che produce ascensori, non è detto che ci sia un
divieto di accesso sul mercato di altre imprese che producano ascensori o abbiano oggetto sociale
similare. Non è questo il problema. Il problema si potrebbe ravvisare nella competizione da parte
di un ex dipendente, che si sia aperto una neo azienda, e del ex datore di lavoro con il quale
sussiste una situazione di competizione concorrenziale dal momento che entrambi ambiscono a
sottrarre la clientela l’uno all’altro sullo stesso territorio. Allora non è il gioco di concorrenza, ma
l’averlo fatto non correttamente che potrebbe rientrare in un ipotesi di responsabilità
extracontrattuale se pensiamo all’utilizzazione di informazioni e dati di cui ne era a conoscenza l’ex
dipendente. Chiaramente il discorso della scorrettezza o eventuale concorrenza sleale non è ovvio,
va fatta una valutazione sull’acquisizione dei dati che sono conseguenza dell’utilizzo scorretto dei
dati utilizzati scorrettamente dall’ex dipendente perché può anche darsi che l’acquisizione di
nuova clientela sia frutto di condizioni più vantaggiose e non centrino nulla. Se la neo impresa
offre prezzi più economici, ma anche un numero di manutenzioni inferiore rispetto all’altra
azienda e viene scelta comunque allora non incorre in illeciti civili. Questo per far capire che le
valutazioni sono anche complesse da fare.
Abbiamo visto che la responsabilità extracontrattuale si ravvisa in diversi ambiti, anche in scenari
di tutti i giorni e le determinazione delle scelte è diretta ad evitare tale responsabilità. Ad esempio
la chiusura delle scuole potrebbe essere diretta ad evitare di vedersi contestare delle
responsabilità allorché si sia assunta una decisione diversa pur essendo noto l’evolversi di una
situazione di un certo pericolo. Questo solo a titolo esemplificativo. Chiaramente gli esempi hanno
importanze diverse: tenere chiusa una scuola o sospendere una partita di calcio perché il campo è
ricoperto di neve. In quest’ultimo caso non viene in rilievo una responsabilità extracontrattuale
perché si è agito per l’inutilizzabilità del terreno per contenere lo svolgimento della partita.
Tutti gli esempi esposti sono evocativi di conflitti di interessi che sono sottesi al funzionamento
delle regole di responsabilità civile. È chiaro che queste regole possono essere poste dal legislatore
e lo abbiamo visto con il 2043 e ss. c.c. ma vi sono anche le discipline specifiche diverse dal 2043
(es attività pericolosa del 2050). Vi sono inoltre regole elaborate dalla dottrina o dalla
giurisprudenza. Nel parlarvi della libertà di stampa e della corrispettiva libertà ad avere una
reputazione infatti il conflitto è individuato sulla base di regole giurisprudenziali cioè di matrice
pretoria non proveniente dal legislatore.
Le regole del formante giurisprudenziale sono di nevralgica importanza. Siamo in un sistema di
civil law caratterizzata dalla centralità della fonte legge. Infatti abbiamo il codice civile come punto
di riferimento. Però l’ambito della responsabilità extracontrattuale per avere un quadro completo
non può fare a meno di indagare su altre regole non legislative. Sono regole che spesso nascono
dal combinato della regola legislativa e la regola giurisprudenziale. La giurisprudenza non è fonte
secondo l’art 1 delle disp. Pr. C.c., tuttavia è di nevralgica importanza e non può essere ignorata. La
responsabilità extracontrattuale è contenuta negli artt 2043 ss .cc. ma per capire come si è arrivati
oggi a queste formulazioni e la loro evoluzione storica, è la giurisprudenza a spiegarcelo. Dal 1942
fino al 1999 l’interpretazione del 2043 è stata tale da risultare ostativa la configurazione di un
danno risarcibile in tutti i casi in cui fosse stato ravvisabile un interesse legittimo. Ma conosciamo
anche la distinzione tra interesse legittimo tutelato dalla PA e i diritti soggettivi, che sappia è un
evoluzione dell’ultimo ventennio. Dunque la formulazione del 2043 non è cambiata, è cambiata la
sua interpretazione.
L’ambito del fatti illeciti è un ambito che si presta ad essere ampliato anche dalle regole penali se
ci soffermiamo a parlare di situazioni lesive del bene “salute” o del bene “ambiente”. Sono
situazioni che si connotano nello stesso modo cioè tra l’esercizio dell’attività imprenditoriale che
versa sostanze inquinanti di un certo tipo e alcuni beni ne subiscono l’interferenza. Queste
situazioni presentano anche una contiguità anche tra il diritto civile e il diritto penale perché ci si
pone nell’ambito contrattuale se pensiamo alla regolamentazione in frode alla legge che potrebbe
avere degli sfoghi di tipo penale. Oggi vi è un rapporto di subordinazione del civile nei confronti del
accertamento del diritto penale di quanto non fosse un tempo. Ma è un profilo che sarà meglio
evidenziato quando si parlerà del danno non patrimoniale del 2059 cc.
Nemmeno questo art 2059 ha mai cambiato la sua formulazione e si interpreta nel senso che il
danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi stabiliti dalla legge. Quando è entrato in
vigore il codice del 1942 l’unico caso in cui poteva essere risarcito il danno non patrimoniale era
quello del fatto illecito integrato negli estremi del reato. Cioè c’era un fatto illecito che dal punto di
vista concreto poteva o avrebbe potuto atteggiarsi anche come reato nel penale. Si tratta di un
fatto illecito che integrava una fattispecie criminosa. O si delineava uno scenario di questo tipo
oppure non c’era factio per l’operatività del 2059 volta ad assicurare il risarcimento del danno non
patrimoniale. Questo per farvi capire che il fatto illecito è contiguo all’ambito penale: cioè solo se è
configurabile come reato può generare il risarcimento del danno non patrimoniale. D’altro canto
anche il 185 c.p. nella sua formulazione fa menzione di questi danni non patrimoniali con
riferimento al reato.
Ma badiamo bene che nell’ambito del 2059 c.c. troviamo un’inversione di pendenza forte nel 2003
scollegando questo legame con il 185 c.p. per effetto di un’evoluzione delle regole di origine
giurisprudenziale. Si è ritenuto risarcibile il danno in presenza di lesione dei diritti inviolabili della
persona di rango costituzionale pur quando il fatto illecito non avesse presentato la configurazione
di reato. Questo orientamento bisogna essere visto nella prospettiva di saldamento delle prese di
distanza del profilo civilistico rispetto al profilo penalistico.
Prima in caso di incidente stradale in cui vige la presunzione di colpa salvo che non sia dimostrata
la responsabilità di uno dei conducenti si presumeva il concorso di colpe. Quando la colpa è
soltanto presunta sulla base di una previsione del legislatore, non vi è un accertamento in
concreto o potrebbe essere mancato un accertamento in concreto. Questa situazione era
impeditiva al riconoscimento del danno non patrimoniale e lo è stata fino al 2003. Quindi se la
colpa non fosse stata accertata in concreto, la presunzione legale è posta dal legislatore con il
2054 co 2 in cui dice
“in caso di scontro di veicoli si presume che ciascuno dei conducenti abbia concorso ugualmente a
condurre il danno”
Quindi se fosse mancato l’accertamento in concreto della colpa, non sarebbe stato possibile
aspirare ad una richiesta risarcitoria del danno non patrimoniale anche qualora fosse stata
accertata civilisticamente con sentenza un concorso di colpa. Tuttavia non sarebbe stato possibile
ottenere anche un risarcimento del danno non patrimoniale per carenza di accertamento concreto
della colpa. Questo significa che la colpa poteva essere accertata con lo strumentario di tipo
penale. L’affrancamento del versante civilistico di questa tendenza rende più marcata la
differenza tra i 2 ambiti civilistico e penalistico. Ma troviamo un affrancamento anche della
causalità perché un nesso causale è importante che sussista nel 2043 c.c. tra il danno ingiusto e la
condotta del altro che sia ritenuta rilevante. L’accertamento del nesso di causalità da un certo
momento in poi sul versante civilistico è cambiato molto perché se si continua ad assumere come
punto di riferimento si segue una regola un po’ diversa da quella seguita nel penale. Dire che il
nesso debba essere accertato secondo la regola del più probabile fenomeno non è di costruzione
certa come la regola penale che invece segue la regola del “oltre ogni ragionevole dubbio” che è
qualcosa in più. La prima è una regola di sola probabilità, non di certezza come nel secondo caso.
In passato anche l’autonomia che oggi abbiamo nel giudizio civile e al giudizio penale era diversa.
Torniamo all’esempio del investimento sciistico. Esso è suscettibile di essere attratto dal perimetro
di applicazione della regola penale con le sue lesioni colpose/dolose. È suscettibile anche di essere
attratto dal perimento di applicazione delle regole sulla responsabilità civile. Ma c’è autonomia o
interferenza? In passato l’interferenza era molto marcata. Oggi c’è una maggiore autonomia per
cui il giudice civile può accettare i fatti con i mezzi di prova tipici del processo civile e in modo
autonomo. Di conseguenza ci potremmo trovare in una situazione in cui in sede penale non
troviamo una condanna, in sede civile invece sì. Succede quando il fatto illecito pur non avendo la
connotazione idonea ad integrare un reato, è tuttavia suscettibile di determinare il risarcimento
del danno. Certamente ci sono dei limiti perché vi possono derivare un effetto preclusivo e
pregiudizievole dal accertamento penale se passato in giudicato quindi non suscettibile di essere
impugnato attraverso le vie ordinarie impugnatorie. Ma non in tutti i casi è pregiudizievole: lo sarà
quando non ricorra una situazione in cui l’assoluzione non sia correlata ad una insussistenza del
fatto per insufficienza di prove o per prescrizione cioè per assenza del reato. Cioè la dove ci sia
stata sì l’assoluzione ma per ragioni di insufficienza di prove, allora i discorsi non saranno
vincolanti per il giudice penale. Lo saranno se l’assoluzione sia avvenuta soltanto se i fatti non
siano stati proprio compiuti. Sono due tipi di assoluzione diversi. Questa situazione ha portato
all’affrancamento di una maggiore autonomia nel giudizio civile rispetto al giudizio penale. È chiaro
che i profili di contiguità restano ma non sono più così marcati come un tempo da portarci a
ritenere che il diritto civile si trovi in una situazione di subordinazione rispetto al diritto penale.
Tuttavia anche oggi si cerca di fare l’accertamento penale in alcune situazioni ma qualora si decida
di farlo, dobbiamo avere la consapevolezza che queste situazioni diventano più problematiche.
Un’evidenza di un fatto o suggestione di una difficoltà potremmo già averla colta ripensando a
quanto abbiamo detto sulla diversa regola che presiede l’accertamento del nesso causale tra il
versante civilistico e il versante penalistico. Il versante penale deve applicare regole di un certo
tipo, deve accertare oltre il ragionevole dubbio invece il giudice civile può limitarsi a provare la
probabilità. Ma ci possono essere degli scenari che poi, ad un certo punto, tutto è andato male per
il danneggiato che si sia costituito parte civile nell’ambito penale. È andato male in primo grado
perché ha rigettato la domanda per assoluzione del imputato. Segue l’impugnativa della sentenza
di rigetto. Il percorso penale deve fare i conti anche con le vie del PM che alle volte è il difensore
della pubblica accusa. Però ad un certo punto anziché tutelare il malcapitato o, sulla base di
valutazioni anche oggettive, di sostenerlo nelle iniziative potrebbe darsi il caso che assolto in
primo grado l’imputato, confermata in appello la sentenza di assoluzione e ad un certo punto il
Pubblico Ministero potrebbe dire di non avere interesse a ricorrere in Cassazione avverso una
sentenza sfavorevole e che quindi lo faccia solo la parte civile che può farlo. Perché se manca
l’impugnativa a quel punto della pubblica accusa, la sentenza non è sindacabile in punto
assolutorio però la parte civile può ricorrere in Cassazione per ottenere la riforma della sentenza.
Ma sapete cosa succede a quel punto? La partita si sposta in sede civile soltanto. Cioè la
Cassazione accoglie le motivazioni che ci sono state, annulla la sentenza del giudice penale e
evince siccome questa partita è diventata ormai tutta risarcitoria, posto che il PM non ha
impugnato l’assoluzione non la puoi contestare più, te la vai a cercare in sede civile in base alla
Corte d’appello competente per valore in sede civile. Ovviamente capite bene che questo scenario
è tipico del processo e ci permette di prendere una strategia diversa per giocarsi meglio le carte.
Oggi ci sono delle dinamiche particolari nei quali i giudici non sono imparziali nella realtà come
dovrebbero, dove si ha una discrezionalità troppo ampia nei casi di forte impatto economico. Ma
vi sono una serie di situazioni analoghe. Bisogna essere consapevoli che vi sono delle spese anche
nell’accusa specie se viene fatta fuori dalla propria sede, bisogna pagare l’aereo, l’hotel, qualche
cena, i difensore ecc… È una dimensione da considerare anche questa in primo e secondo grado,
ma anche nella Corte di Cassazione quando si deve andare a difendere da una situazione di questo
tipo divenuta disperata nella speranza che il giudice giudichi nella nuova sentenza a favore, e
invece in concreto la Corte annulla la sentenza. A quel punto diventa detestabile la situazione
perché quello che è stato fatto è stato perso, e può essere fatto a favore di qualcuno. E allora ho
fatto tanto per tenere la decisione nel versante penale e ora FORSE si sposta in quello civile. Col
segno di poi forse avrei fatto meglio a rinunciare ad iniziative di tipo penale e ad incardinare
un’iniziativa di tipo civilistico.

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