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LINGUISTICA SPERIMENTALE

LINGUAGGIO E PENSIERO
DESCRIVERE OGGETTI E SOSTANZE
Ilaria Frana
21 Febbraio 2023
Linguaggio, Pensiero, Cultura

■ La lingua che parli influenza il modo in cui pensi?

■ “For the last two decades, the hypothesis that language can
influence thought – generally known as the Whorfian
hypothesis – has been in serious disrepute. Admitting any
sympathy for, or even curiosity about, this possibility was
tantamount to declaring oneself to be either a simpleton or a
lunatic.”

(D. Gertner and S. Goldin Meadow “Whither Whorf”)

2
Una citazione famosa

“Noi dissezioniamo la natura lungo linee tracciate dalle nostre


lingue madri. Le categorie e le tipologie che isoliamo dal
mondo dei fenomeni non le troviamo lì in quanto esse
guardano dritto in faccia ogni osservatore; al contrario, il
mondo viene presentato in un flusso caleidoscopico di
impressioni che deve essere organizzato dalle nostre menti.”

(Whorf, 1956)

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Variazione Semantica
■ Le lingue variano nel modo in cui rappresentano semanticamente il
mondo:
– In italiano: “Quell’uomo è malato.”
■ In Kwakwiutl: l’uomo è visibile ora?
■ In Siouan: l’uomo è fermo o in movimento?
■ In Eskimo-Aleut: Nessun articolo o tempo
■ In Spagnolo: l’uomo è malato ora, o è malato
cronico?
■ In Cuzco Quechua: C’è evidenza diretta per questa
affermazione?

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Ipotesi Sapir-Worf

■ Le lingue variano nel modo in cui rappresentano


semanticamente la realtà.

■ La strutture della lingua che parliamo influenza il


modo in cui percepiamo e comprendiamo il mondo.

■ Dunque, parlanti di lingue diverse avranno percezioni


e concezioni del mondo diverse.

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Fine del Whorfismo e nascita
del Relativismo
“Eventually, Whorf’s theory crash-landed on hard facts and solid
common sense, when it transpired that there had never actually
been any evidence to support his fantastic claims. The reaction was
so severe that for decades, any attempts to explore the influence of
the mother tongue on our thoughts were relegated to the loony
fringes of disrepute. But 70 years on, it is surely time to put the
trauma of Whorf behind us. And in the last few years, new research
has revealed that when we learn our mother tongue, we do after all
acquire certain habits of thought that shape our experience in
significant and often surprising ways.”

[G. Deutscher, NYT]

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Roman Jakobson
“Languages differ essentially in
what they must convey and not in
what they may convey.”

“Le lingue differiscono


sostanzialmente in quello che
devono esprimere, non in quello
che possono esprimere”

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Relativismo Linguistico

■ Certain properties of a given language (morpho-syntax,


lexicon) have consequences for patterns of thinking about
reality.

■ The patterns of thinking may have to do with immediate


perception, attention, personal and socio-cultural systems of
classification, inference, memory, aesthetic judgments and
creativity.

■ [Lucy 2004]

8
Linguistic Relativism

■ Language embodies a particular interpretation of reality and..

■ …these language interpretations can influence thought about


reality.

■ All proponents of linguistic relativity claim that diverse


linguistic interpretations of reality yield demonstrable
influences on thoughts.

■ [Lucy 2004: 3]

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Le Arene del Dibattito Attuale

■ Descrivere oggetti e sostanze (oggi)


■ Lessico spaziale e orientamento
■ Lessico temporale e metafore spazio-temporali
■ Il genere
■ Lessico dei Colori
■ Descrivere la controfattualità
■ Numerali e concetti dei numeri

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DESCRIVERE
OGGETTI E SOSTANZE

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Oggetti e Sostanze

■ Gli oggetti hanno un riferimento discreto

■ Queste sono tazze:

■ Parti di tazze non sono tazze:

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Oggetti e Sostanze

■ Le sostanze hanno un riferimento sparso

■ Questa è sabbia:

■ Qualunque porzione di sabbia è sempre sabbia:

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Individuazione nelle grammatiche
■ Le lingue possono avere modi diversi di esprimere questa
distinzione: alcune attuano una distinzione grammaticale
per distinguere tra oggetti e sostanze; altre no.

■ In lingue come l’inglese o l’italiano, gli oggetti sono resi


grammaticalmente come count nouns (sostantivi
numerabili), mentre le sostanze sono rese come mass
nouns (sostantivi massa).

■ Classifier languages (es. Giapponese, Cinese Mandarino)


non marcano la distinzione tra sostantivi
massa/numerabili.

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Nomi numerabili vs. massa
■ I sostantivi numerabili possono essere contati e resi
al plurale (un tavolo, due tavoli, etc.).

■ I sostantivi massa non possono essere contati


senza un cambiamento sostanziale del significato
(una sabbia, *due sabbie) e necessitano di un
termine aggiuntivo che ne specifichi la quantità da
contare e pluralizzare (un mucchio di sabbia, due
mucchi di sabbia).

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Domande

■ La lingua influenza la formazione di questi concetti?

■ come apprendono i bambini queste distinzioni


concettuali? Sono acquisite indipendentemente dal
linguaggio?

■ La variazione cross-linguistica (nella demarcazione


delle categorie ontologiche) porta a diverse formazioni
delle medesime categorie ontologiche in parlanti di
lingue diverse? Se cosi fosse, in quale misura?

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Quine
■ Quando un bambino sente una parola, ad
es. George mentre si trova di fronte ad un
oggetto (un uomo), la parola potrebbe
riferirsi all’uomo stesso (George), al tipo
di oggetto (es. persona o uomo), un
azione che coinvolge l’uomo in quel
momento (es. mangiare), una parte
dell’oggetto (es. una gamba), una
proprietà dell’oggetto (es. altezza), la
sostanza di cui l’oggetto è composto (es.
pelle), un’astrazione che l’oggetto
rappresenta (es. virtù), etc. ■ W. V. O. Quine
(1908 – 2000)
■ Come fanno I bambini ad orientarsi in Filosofo del linguaggio e logico
questo labirinto di possibilità ed arrivare
ad avere piena padronanza del significato
delle parole?

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Due posizioni
1. Relativismo linguistico forte (determinismo)
I bambini arrivano a comprendere la distinzione ontologica tra
oggetti e sostanze SOLO DOPO aver appreso la distinzione
linguistica tra sostantivi numerabili vs. massa (basata su Quine
1960, 1969)

à Parlanti di una lingua che non marca la distinzione tra


sostantivi numerabili e massa potrebbero non arrivare
mai a comprendere la distinzione tra oggetti e sostanze.

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Due posizioni
2. Universal Ontology (Soja, Carey and Spelke 1991)
I bambini possiedono in maniera innata la capacità di
distinguere tra oggetti e sostanze.

■ Evidenza sperimentale: parlanti inglese di 2 anni che non


hanno ancora acquisito la distinzione mass/count si
comportano come se facessero comunque la distinzione a
livello concettuale.

■ Cominciamo con l’articolo di Soja et al’s 1991.

19
Soja et. al. 1991
■ Quesito sperimentale: Come apprendono i bambini la
distinzione tra nomi di sostanze (sand/sabbia) e nomi di
oggetti (cup/tazza)? Quale ipotesi è corretta? Strong
relativism o Universal Ontology?

■ Soggetti: parlanti inglesi di 2 anni che non hanno ancora


acquisito la distinzione mass/count.

■ Procedura sperimentale: Word learning task

20
Soja et. al. 1991
■ Stimoli di 2 tipi:
N.(es.
oggetti solidi
210 N. Sojaun
et al. pezzo di legno a forma di T)

sostanze non solide (es. un mucchietto di crema con dei


brillantini sopra)

21
Soja et. al. 1991
■ Procedura: Word learning task
■ Ai bambini veniva mostrato uno degli stimoli (oggetto o
sostanza) a cui veniva dato un nome in un contesto
grammaticalmente neutrale:

This is my blicket
(confronta con: This is a blicket)

■ Successivamente gli venivano mostrate due alternative e gli


veniva chiesto:
Point to the blicket!

22
Soja et. al. 1991
Figure 1. An example of an object trial and a substance trial in Experiment I (filled
circles indicate metal, open circles indicate plastic, filled squares indicate
Dippity-do, and open squares indicate lumpy Nivea).

other setsof objects were ed directly in front of the subject. One set
■ Il word learning task presenta due
sort ofalternative:
object as the original but made
e original object was a metal
(i) Stessa forma e numero ma sostanza “. diversa;
The other set of objects con-
(ii) Stessa sostanza, ma forma/numeromaterial
diverse. as the original object.
s (see Appendix).
■ Compito: Point to the blicket! ieces of metal. Th
ach type were used as the name
23
Le due ipotesi a confronto
■ Linguistic relativity in its strong form: i bambini arrivano a
comprendere la distinzione ontologica tra oggetti e sostanze
SOLO DOPO aver appreso la distinzione linguistica tra sostantivi
numerabili vs. massa

■ Universal Ontology (Soja, Carey and Spelke 1991): i bambini


possiedono in maniera innata la capacita di distinguere tra
oggetti e sostanze.

■ Le due teorie fanno predizioni distinte riguardo alle due


condizioni sperimentali, quali sono?

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Soja et. al. 1991
Risultati
■ Condizione 1 (oggetti solidi): I bambini indicano
l’alternativa con la stessa forma, piuttosto che pezzi della
stessa sostanza.
■ Condizione 2 (sostanze): I bambini indicano l’alternativa
che ha la stessa sostanza.
■ Conclusioni: la conoscenza dei bambini della distinzione
concettuale tra oggetti e sostanze è indipendente e
precedente alla distinzione grammaticale tra mass/count
nouns.
■ Supporto empirico per la Universal ontology.
■ Domande?
25
Open questions
■ Soja et. al (1991) nel loro articolo includono evidenze a
supporto del fatto che i bambini testati non avevano ancora
acquisito la distinzione count/mass (vedi articolo).

■ Tuttavia, ci sono molti livelli di conoscenza ed è difficile


scartare la possibilità che i bambini testati non avessero
ALCUNA conoscenza della distinzione sintattico-semantica tra
mass e count nouns.

■ Un test ideale dovrebbe coinvolgere parlanti di lingue a cui


manca in toto la distinzione sostantivo massa/numerabile.

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Studi successivi
■ Studi su lingue che non grammaticalizzano la distinzione
tra oggetti e sostanze (classifier languages, es. Cinese
Mandarino, Giapponese, Yucatec Maya, etc.)

■ Yucatec Maya è una lingua indigena parlata in Messico


(Lucy 1992; Lucy and Gaskin 2001)

■ Giapponese (Imai & Gentner 1997)

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Lucy 1992: Number Marking in
English vs. Yucatec Maya
■ Yucatec Maya è una classifier language. Tutti I sostantivi si
comportano come i nomi massa in italiano o in inglese
(acqua/sabbia/fango), non possono essere pluralizzati e
richiedono una unità di individuazione
(classifier/classificatore) per essere contati (1 bottiglia di
acqua/2 mucchi di sabbia).

■ In inglese (e in italiano), i sostantivi numerabili/count


(candle/candela), al contrario dei mass nouns (wax/cera),
non richiedono classificatori. La loro unità di individuazione è
data dalla loro forma dell’oggetto.

28
Classificatori in Yucatec Maya
(Lucy 1992)

29
Number Marking in English vs.
Yucatec Maya

30
Lucy 1992: Ipotesi Cognitiva e
Predizioni
■ Quale potrebbe essere il riflesso cognitivo di questa distinzione
grammaticale?

■ Ipotesi Cognitiva: l’unità di individuazione dei sostantivi inglesi che


si riferiscono a oggetti (es. un pettine) è la forma dell’oggetto. Ai
sostantivi in Yucatec, invece, manca questa specificazione e
attirano l’attenzione alla composizione materiale del referente.

■ Predizioni: parlanti del Yucatec e dell’inglese presteranno


attenzione a diversi aspetti percettivi delle entità: I parlanti inglesi si
concentreranno sulla forma, i parlanti Yucatec Maya sulla
composizione materiale (sostanza).

31
Lucy 1992: Ipotesi Cognitiva e
Predizioni
■ Predizioni: parlanti Yucatec e inglesi presteranno attenzione a
diversi aspetti percettivi delle entità: i parlanti inglesi si
concentreranno sulla forma, i parlanti Yucatec Maya sulla
composizione materiale (sostanza).
■ Soggetti: parlanti adulti American English e Yucatec.
■ Procedura sperimentale: mostrare uno stimolo standard (es. un
foglio di carta). Mostrare successivamente due alternative, una
con la stessa forma (es. un foglio di plastica) ed una con forma
diversa, ma stessa sostanza (es. un libro).
■ Task: quale alternativa è più simile allo stimolo iniziale?

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Predizioni
• In questo studio si distinguono due tipi di stimoli:
stable objects (oggetti) vs. malleable objects (sostanze)

33
Lucy: stable objects
Original Pivot: un pettine di plastica con manico
Alternativa 1: un pettine di legno con manico
Alternativa 2: un pettine di plastica senza manico

34
Lucy 1992: stable objects
Original Pivot: un pettine di plastica con manico
Alternativa 1: un pettine di legno con manico
Alternativa 2: un pettine di plastica senza manico

Qual è più simile all’original pivot?

- Predizioni secondo ipotesi cognitiva:


Parlanti inglesià Alternativa 1
Parlanti Yucatec Mayaà Alternativa 2

35
Lucy 1992. Risultati

36
Lucy & Gaskin 2001. Risultati

37
Lucy: malleable objects
(schiume, creme, gel)

38
Risultati per malleable objects

39
Open questions

■ E se le differenze trovate da Lucy e colleghi fossero dovute ad


altri fattori, come fattori socio-economici o livello di
scolarizzazione?

■ Un test migliore dovrebbe paragonare parlanti di lingue che


differiscono rispetto alla distinzione mass/count ma che
sono altrimenti simili da un punto di vista socio-economico e
scolare.

40
Imai & Gentner 1997
■ Estendono Soja et. al. paragonando parlanti inglesi e giapponesi
(classifier language) bambini e adulti.

■ Procedura sperimentale: Word learning task

■ Task: Look at this dax. (contesto neutrale)


Can you point at the tray that also has the dax on it?
‘puoi indicare il vassoio che ha un dax sopra?’

■ Differenza: tre tipi di stimoli (complex objects, simple objects


and substances).

41
Imai & Gentner 1997
■ Stimuli 1 (complex objects): oggetti reali con forme e funzioni
complesse.180 M. Imai, D. Gentner / Cognition 62 (1997) 169 – 200

Pivot

Alternative

42
Imai & Gentner 1997
■ Stimuli 2 (simple objects): composizione solida in struttura
semplice, no parti distinte.

■ Pivot

Alternative

Fig. 2. Sample material sets. 43


Imai & Gentner 1997
■ Stimuli 3 (substances): composizione non solida predisposta in
M. forme interessanti.
Imai, D. Gentner / Cognition 62 (1997) 169 – 200

■ Pivot

Alternative

44
Imai & Gentner 1997
Results
182 M. Imai, D. Gentner / Cognition 62 (1997) 169 – 200

Fig. 3. Proportion of shape responses on (a) complex object trials, (b) simple object trials, and (c)
substance trials.

adults. However, how speakers of each language differentiated the three entity 45
types was not the same across the two languages. Fig. 3 shows the proportion of
Imai & Gentner 1997
■ Risultati globalmente in favore della ipotesi Universal Ontology: i
soggetti in entrambi gruppi linguistici hanno scelto molte meno
volte l’alternativa stessa forma per le sostanze che per gli
oggetti complessi
182 (percent
M. Imai, D. Gentner shape
/ Cognitionresponses).
62 (1997) 169 – 200

Fig. 3. Proportion of shape responses on (a) complex object trials, (b) simple object trials, and (c) 46
substance trials.
Imai & Gentner 1997
■ Tuttavia, i risultati indicano anche un chiaro effetto della lingua:
Nei simple object trials, i soggetti americani (dai 2 anni in poi)
trattano i trials quasi come se fossero complex objects; i
Giapponesi invece non dimostrano una chiara preferenza
(rispondono
182 a caso,
M. Imaiattestati
, D. Gentner / intorno
Cognition 62al 50%).
(1997) 169 – 200

47
Fig. 3. Proportion of shape responses on (a) complex object trials, (b) simple object trials, and (c)
substance trials.
Imai & Gentner 1997
■ Tuttavia, i risultati indicano anche un chiaro effetto della lingua:
Nei substance trials, i soggetti Giapponesi (dai 2 anni in poi)
mostrano una chiara preferenza per l’alternativa stessa
sostanza; mentre i soggetti americani non dimostrano una
chiara
182 preferenza (rispondono
M. Imai a caso,
, D. Gentner / Cognition attestati
62 (1997) 169 – 200 intorno al 50%).

Fig. 3. Proportion of shape responses on (a) complex object trials, (b) simple object trials, and (c) 48
substance trials.
Tirando le somme
■ I risultati di Imai & Gentner 1997 parlano contro la
versione forte del relativismo linguistico (determinismo
linguistico): con o senza la distinzione linguistica
mass/count, persino bambini di 2 anni sono in grado di
distinguere tra oggetti e sostanze.

■ Tuttavia, le differenze interlinguistiche emerse


sembrerebbero essere di supporto ad una versione
moderata del relativismo linguistico (c’è una qualche
influenza).

■ O no?

49
Un Effetto della lingua sulla lingua?

■ Come vedremo, in molti casi si può trovare una influenza


della lingua nel modo in cui si risolvono dei compiti – ma
se questa influenza deriva da una codifica linguistica del
compito, allora l’influenza della lingua è ovvia e non
particolarmente «interessante».

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Un Effetto della lingua sulla lingua?

■ I simple object trials sono “ambigui” tra oggetti e sostanze; in


mancanza di indizi morfo-sintattici, i parlanti giapponesi
rispondono a caso.
■ I parlanti inglesi potrebbero ragionare in termini di probabilità:

“Any English speaker equipped with even a rough subjective


probability counter should take into account the massive
preponderance of count nouns over mass nouns in English and
conclude that a new word, blicket, used to refer to some
indeterminate display, is probably a new count noun rather than a
new mass noun. Count nouns in turn tend to denote individuals
rather than stuff and so have shape productivity.”
(Gleitman & Papafragou: 644)

51
Un Effetto della lingua sulla lingua?

■ “It is not that speaking English ■ “Non è che l’essere parlanti


leads one to tip the scales dell’inglese possa indurre a
toward object representations favorire rappresentazioni
of newly seen referents for concettuali di tipo “oggetto”
perceptually ambiguous items, (vs. “sostanza”) da
but that hearing English leads assegnare a nuove entità
one to tip the scales toward percettivamente ambigue;
count-noun representation of piuttosto, l’essere parlanti
newly heard nominals in dell’inglese può indurre a
linguistically ambiguous preferire un’ assegnazione di
structural environments.” tipo ”count/numerabile” ad
un sostantivo mai sentito
prima in un contesto
linguisticamente ambiguo.”

Gleitman & Papafragou 2005: 644

52
Un Effetto della lingua sulla lingua?

Ossia, il fatto che nella condizione «oggetto semplice» - in


cui gli stimoli erano «ontologicamente ambigui» tra un
«oggetto» e una «sostanza» i bambini inglesi estendano
blicket a un oggetto della stessa forma (e non sostanza)
non sarebbe dovuto al fatto che la loro lingua prevede
questa distinzione, e quindi loro categorizzano
conseguentemente il mondo, ma al fatto che una parola
nuova viene interpretata (per questioni di probabilità)
come un nome contabile (effetto del linguaggio sul
linguaggio), e l’averla interpretata come nome contabile
guida la successiva categorizzazione.

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Effetto «Pensare per parlare»
Dan Slobin parla di un effetto dovuto al «pensare per parlare». Una
lingua può richiedere che vengano linguisticamente codificati
particolari aspetti della realtà.

walked (ENG) => ha camminato / camminava (ITA)

mangiare (ITA) => (uomo) essen / (animale) fressen (GER)

Porgere => šańléh (se oggetto lungo e flessibile-come corda)


šańtííh (se oggetto lungo e rigido-come bastone)
šaniłcóós (se materiale liscio e flessibile-come carta)
… (lingua navajo)
54
Effetto «Pensare per parlare»
■ Una persona che parli italiano, deve «porre attenzione» se
presenta un evento passato come abituale/in corso di
svolgimento (imperfetto) o come episodico/concluso (passato
prossimo); un parlante tedesco al fatto che l’agente di un atto di
mangiare sia un umano o un animale; un parlante navajo alle
fattezze dell’oggetto che si vuole porgere.

■ Nel momento in cui dobbiamo quindi eseguire un compito di


categorizzazione che richiede una mediazione linguistica, queste
diverse caratteristiche emergeranno (parlanti di lingue diverse
codificheranno aspetti diversi) – perché le rappresentazioni
linguistiche sono mobilitate durante compiti cognitivi, di
ragionamento e di categorizzazione.

55
Effetto «Pensare per parlare»
■ E’ quindi «ovvio» che si riscontri una diversità nella
categorizzazione tra parlanti lingue diverse – se le lingue
differiscono sul tipo di aspetti che richiedono vengano
espressi linguisticamente.

■ Questo sarebbe l’effetto «pensare per parlare»: gli individui


organizzano il loro pensiero ponendo attenzione su quegli
aspetti che dovranno codificare linguisticamente.

56
Effetto «Pensare per parlare»

■ Per vedere però se una determinata lingua ha davvero un effetto


sul modo di categorizzare la realtà, occorre verificare che tale
influenza si verifichi anche quando la persona sta svolgendo un
compito che non richiede la mediazione linguistica; e inoltre che
tale effetto sia a lungo termine – e, ad esempio, non scompaia
nel momento in cui si acquisisce una seconda lingua che richieda
nuove categorizzazioni.

■ In altre parole, per valutare la portata dell’influenza della lingua


sul pensiero, bisogna appurare se tali effetti sono a breve
termine ed eliminabili, oppure a lungo termine e stabili.

57
Bibliografia
■ Gleitman, L. & Papafragou, A. (2005): Language and Thought. In
K. Holyoak and B. Morrison (eds.), Cambridge Handbook of
Thinking and Reasoning.

■ Imai, M. & Gentner, D. (1997): A cross-linguistic study of early


word meaning: Universal ontology and linguistic influence.
Cognition: 62

■ Lucy, J. (1992): Grammatical categories and cognition. A case


study of the Linguistic Relativity Hypothesis. Cambridge,
Cambridge University Press.

■ Soja, N., Carey, S. & Spelke, E. (1991): Ontological categories


guide young children’s induction of word meaning: Object terms
and substance terms. Cognition: 38.
58
Letture per la prossima settimana:
concetti di tempo e metafore
spaziali
Articolo di Lera Boroditsky:
Boroditsky, L. 2001. Does language shape thought?
English and Mandarin Speakers’ Conception of Time,
in Cognitive Psychology, 43 p.1-22.

http://lera.ucsd.edu/papers/mandarin.pdf

Ultimare capitolo 2

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