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LA DIATRIBA NATURA-CULTURA NELLO SVILUPPO DELLE CARATTERISTICHE

INDIVIDUALI
È un termine antico (diatriba già nota in filo dal suo esordio in Grecia). No tematica nuova
Quanto influisce l’aspetto biologico e quanto quello culturale nel far emergere in maniera distintiva le
caratteristiche proprie di ogni individuo? Quanto siamo frutto di natura e dell’ambiente in cui siamo
cresciuti? (cultura è termine ampio x definire l’ambiente)
In termini moderni si parla di patrimonio genetico (natura) e ambiente (cultura) xè non solo ambiente
culturale ma geografico, inquinamento, è più ampio
Il dibattito in psicologia ha fin dall’inizio (800-900) assunto posizioni estremiste. C’era chi pensava che
patrimonio genetico determinasse un peso maggiore rispetto allo sviluppo di altre capacità (es intelligenza)
e chi credeva l’opposto, che nulla fosse dato a liv biologico ma che tutto veniva costruito su tabula rasa che
si costruiva con la vita, la crescita e gli aspetti ambientali.
GALTON
Cugino di Darwin e sicuramente influenzato dalla sua opera si è dedicato allo studio della trasmissione
dell’intelligenza ed ha pubblicato l’opera «Il genio ereditario» nel 1871. All’epoca gli studi di Darwin non
erano così accreditati, stavano entrando nella società, però erano la prova che esisteva un qualcosa delle
specie che era soggetto a continuità ma anche a trasformazioni (ancora non si conosceva il DNA). Però la
selezione naturale delle specie in qualche modo accreditava l’idea di un patrimonio comune delle specie
ma differenziato nei diversi individui.
I tratti psicologici possono essere ereditati al pari delle caratteristiche fisiologiche.
Ha applicato quest’idea all’osservazione di quel che accadeva in alcune famiglie di classe medio-alta della
borghesia e nobiltà inglese e notò che spesso c’erano geni che nascevano all’interno della stessa famiglia
(ambito creativo, scientifico). Osservando casistica un po’ legata la suo ceto sociale di appartenenza giunge
alla conclusione che la natura prevale enormemente sulla cultura quando la differenza di cultura però non
oltrepassano quanto generalmente riscontrabile fra persone dello stesso ceto sociale nello stesso paese.
 Stabilisce primato dell’effetto genetico rispetto alla trasmissione dell’intelligenza in condizioni
economiche vantaggiose dal punto di vista culturale e materiale.
Nota anche che da genitori geniali nascono figli medi (legge della regressione dell’intelligenza)
WATSON
le caratteristiche psicologiche dipendono totalmente dalle interazioni con l’ambiente.
Influenza molto il dibattito psicologico. Pubblica il palinsesto della futura psicologia, le fondamenta di
psicologia scientifica x lui dovevano risiedere nell’osservazione diretta del comportamento e infatti conia
termine comportamentismo e scrive le prime regole fondative. Il movimento scientifico comportamentista
ha influito la psicologia del 900 in maniera radicale, soprattutto quella di tipo sperimentale statunitense.
«non esistono cose come l’ereditare una capacità, un talento, un temperamento, una costituzione o delle
caratteristiche mentali»  non esiste DNA prenatale. L’ipotesi era che se davvero c’era stato uno sviluppo
prenatale questo non era stato direttamente osservabile quindi non era direttamente oggetto della scienza
piscologica.
IL DIBATTITO NEL 900
Molti psicologi e sociologi sostenevano che le influenze ambientali fossero di gran lunga più importanti di
quelle genetiche.
L’atteggiamento di disprezzo nei confronti del fattore genetico era dovuto a diversi fattori:
• l’intento di migliorare le condizioni di vita;
• il rifiuto di una visione fatalistica dello sviluppo (biologia vista in modo fatalista)
• una avversione nei confronti del possibile uso di tipo razzista che poteva essere fatto della genetica
In psicologia dello sviluppo si iniziò a sviluppare una specifica area di ricerca che solo di recente è stata
riconosciuta come tale: la psicologia ambientale (ecologia dello sviluppo), che ha integrato da sempre
aspetto biologico
La questione risultava mal posta: il dibattito si era focalizzato sul “quanto” l’eredità o l’ambiente fossero
responsabili dello sviluppo individuale, cercando di stabilire il primato dell’uno o dell’altro, ma sarebbe
stato più proficuo concentrarsi sul “come” natura e cultura interagiscono nel determinarlo.
Cambiamento incentivato dagli studi sulla genetica del cambiamento e dagli studi sul temperamento.
LA GENETICA DEL CAMBIAMENTO
È un ambito specifico interdisciplinare in cui partecipano genetisti e psicologi
Si propone di verificare come due grandi fonti di variabilità individuali quali il corredo genetico e l’ambiente
concorrano nel determinare il fenotipo di una data caratteristica psicologica e nella determinazione delle
differenze individuali nel corso dello sviluppo. «La genetica è troppo rilevante per la Psicologia per lasciarla
ai soli genetisti»
Metodologia di studio specifica da un punto di vista di impostazione delle ricerche e delle analisi dei dati.
METODO DI STUDIO
Tentativo di vedere cime si incastrano diversi livelli di affinità genetica e ambientale (es: fratelli adottivi,
gemelli omozigoti, …)
Al fine di studiare come il corredo genotipico e l’ambiente concorrano nel determinare una determinata
caratteristica psicologica si usano ricerche di tipo correlazionale (prendere delle variabili misurabili in
maniera oggettiva es: socievolezza genitori e figli, se genitori più socievoli hanno figli più o meno socievoli.)
Non danno soluzioni causa-effetto ma dicono solo se c’è variabilità congiunta o meno rispetto alla
caratteristica psicologica considerata.  Si misura il grado in cui si presenta una somiglianza della
caratteristica in questione in coppie di individui che possiedono differenti livelli di affinità genetica e
ambientale.
Vengono effettuati studi di comparazione su alcune caratteristiche psicologiche tra
- Studi gemellari (stesso ambiente): comparazione fra gemelli omozigoti ed eterozigoti
- Studi familiari (stesso ambiente): comparazione fra fratelli e genitori-figli
- Studi di bambini adottati (ambiente ≠): comparazione con genitori e fratelli biologici e con genitori e
fratelli adottivi
All’interno della stessa famiglia gli ambienti relativi anche ad aspetti come cure e attenzioni, o esperienze
fuori casa possono essere più o meno condivise. Quello che incide sullo sviluppo dell’essere umano sono le
esperienze personali non condivise coi fratelli. Non tutte le persone all’interno della stessa famiglia
ricevono le stesse cure  influisce sul nostro comportamento

Credenze erronee sfatate


• natura e cultura agiscono in modo separato
• la presenza di forti effetti genetici significa che le influenze ambientali non siano importanti
• i geni determinano un limite potenziale a prescindere dall’ambiente
• la ricerca genetica riguarda soltanto le influenze ereditarie e non ci dice nulla circa quelle ambientali
• le influenze genetiche diminuiscono con l’età mentre quelle ambientali aumentano
paradosso a cui è giunta la genetica comportamentale
quasi tutti i tratti psicologici sono almeno in parte soggetti all’influenza genetica (anche il tempo
trascorso davanti alla televisione)
MA
non esiste una caratteristica psicologica che vari esclusivamente in funzione delle differenze genetiche.
La forza dell’effetto genetico varia a seconda delle particolari caratteristiche psicologiche ma sembra che il
fattore genetico giustifichi solo il 30-60% delle differenze individuali nella popolazione;
Gli stessi dati quantitativi che hanno evidenziato l’importanza della variabilità genetica sono anche quelli
che forniscono una forte dimostrazione della rilevanza dei fattori non genetici.
L’ereditabilità non implica determinismo genetico. L’influenza genetica sul comportamento coinvolge
tendenze probabilistiche piuttosto che una programmazione preordinata. In altre parole, la complessità di
molti sistemi comportamentali porta alla conclusione che i geni non sono il destino.
Gemelli omozigoti hanno forte affinità intellettiva sia che vivano insieme sia separati.
LEGAMI FRA CORREDO GENETICO E AMBIENTE
- Genotipo fenotipo
- L’ambiente influenza il genotipo
- Il genotipo influenza l’ambiente
Natura intesa come natura sociale
La genetica del comportamento  Non c’è nessuna caratteristica psicologica che sia indipendente da
quello che è il patrimonio biologico individuale; però l’espressione di alcune caratteristiche, anche ad
esempio a livello genetico, variano e cambiano sulla base di quello che è il rapporto ambientale.
È tutto interconnesso. Sviluppo biologico avviene in concomitanza con variabili e influenze di tipo
ambientale, fin dall’epoca prenatale.
Genotipo: insieme dei geni di un individuo – programma per l’assemblaggio e la regolazione dei mattoni
del nostro organismo. Patrimonio specifico
Fenotipo: l’insieme delle caratteristiche morfologiche e funzionali di un organismo determinate
dall’interazione fra la sua costituzione genetica e l’ambiente. Indica sia la specifica espressione di un gene
che l’insieme dei caratteri di un determinato organismo: esso comprende quindi tutti i prodotti o tutte le
manifestazioni dei geni di un essere vivente quali, la sequenza amminoacidica delle sue proteine, l’attività
dei suoi enzimi, la sua morfologia e il suo comportamento. Come si presenta l’individuo e l’organismo
rispetto a certe caratteristiche.
Lo stesso tipo di genotipo può portare a ≠tipi di fenotipo a seconda delle caratteristiche ambientali. (altezza
media popolazione è aumentata non xè è cambiato il DNA ma xè sono cambiate le condizioni ambientali)
Vale per caratteristiche organiche ma anche per caratteristiche psicologiche.
Ognuno ha due tipi di geni:
• Geni strutturali: geni che codificano le proteine e gli enzimi – sono insensibili all’ambiente
• Geni regolatori: specificano sostanze che si legano al DNA stesso e agiscono regolando l’azione dei
geni strutturali – essi interagiscono con l’ambiente. Sulla base delle circostanze ambientali bloccano
o sbloccano la produzione dell’attività dei geni strutturali.
Tutte le caratteristiche psicologiche sono determinate da un pool di diversi geni. Biologia ci preconfigura
certe traiettorie ma poi si gioca tutto sulle esperienze individuali. (le caratteristiche comportamentali sono
invece regolate indirettamente dai geni)
Il nostro patrimonio genetico determina come sta funzionando il nostro cervello. A seconda di come ci
sentiamo agiamo. Il nostro comportamento ha un effetto sull’ambiente, il quale può dare dei feedback, che
a loro volta modificano il comportamento. La modificazione del comportamento rimodifica l’attività
neurale, che poi influenza attività genetica.
In genere si pensa ai legami esistenti fra funzionamento cerebrale e comportamento in termini causa-
effetto dove il primo determina il secondo
MA
Il legame è bidirezionale
(Es. sport e produzione di endorfine)
EFFETTI DEL PATRIMONIO GENETICO SULL’AMBIENTE
A seconda del nostro DNA esercitiamo delle influenze di tipo diverso sull’ambiente circostante  effetto
passivo, evocativo, attivo.

Effetto passivo
Genitori con liv. Medio-alto di intelligenza creeranno ambienti in cui cresce il bambino più stimolanti. (se ho
pianoforte in casa provo ad usarlo)
Effetto evocativo
I fattori genetici dei bambini agendo sul comportamento influenza anche i loro ambiente  un bambino
più socievole e sorridente incontrerà un mondo sociale diverso rispetto ad un bambino meno socievole e
cupo, perché determinerà reazioni più positive negli altri.
Bambina sorridente  visione del mondo: che bello tutti mi sorridono
Bambina più cupa  visione del mondo nessuno si interessa a me
Effetto attivo
Sulla base delle nostre caratteristiche individuali scegliamo gli ambienti e le persone. Se mi piacciono i
giochi fisici scelgo amici a cui piacciono i giochi fisici.

Il genotipo dei genitori influenza il genotipo del bambino e influenza il 1° ambiente in cui si sviluppa il
bambino (ambiente in senso ampio: la casa, le relazioni interpersonali dei genitori). Il bambino in
interazione con questo suo ambiente specifico sulla base del suo patrimonio biologico presenterà a livello
espressivo di fenotipo quello che è la risultante dell’interazione fra il suo patrimonio biologico e i vari effetti
ambientali.
L’AMBIENTE
La matrice dei processi ambientali e gli effetti dei processi ambientali sono ancora pioneristici rispetto
all’evoluzione degli studi di genetica del comportamento.
La parola ambiente rimanda, all’interno della genetica del comportamento, a una quota di varianza dovuta
a tutto ciò che non poteva essere fatto risalire alla biologia e al patrimonio genetico. L’utilizzo del termine
ambiente in genetica del comportamento è molto più ampio e grossolano rispetto al significato più
specifico e ristretto con cui viene usato in psicologia e nelle scienze sociali.
Con il termine “processi ambientali” in genetica ci si riferisce a tutti i tipi di influenza che non rientrano
sotto l’effetto specifico dell’ereditarietà: stessa famiglia vs diversa, cultura, ambiente sociale, eventi
specifici
Definire l’ambiente
L’ambiente è tutto ciò che è esterno al soggetto  problematica nella definizione
- DISTALE: influenze derivano su sviluppo del soggetto più da lontano, es: fisico-geografico (montagna
vs mare), storico culturale (italiana vs tedesca)
- PROSSIMALE: da subito esperito dal soggetto nel momento stesso in cui inizia a svilupparsi.
Ambiente prenatale, sociale in senso stretto (individui in cui si viene in contatto quando si nasce, es:
famiglia, amici nido e materna), insieme degli oggetti con cui si è in contatto (libri, giocattoli), eventi
di vita (morte di un genitore, trasferimento di località).
Definire gli aspetti ambientali = definire a che livello di astrazione e a che livello di definizione di ambiente
stesso ci volgiamo collocare.
Ambiente fisico-geografico ≠ ambiente psicologico
Ogni ambiente fisico-geografico si traduce in un ambiente piscologico  esseri animali e l’essere umano
traduce gli ambienti in cui vive a livello sensoriale in ambienti psicologici e reagisce ad essi sulla base di
interpretazioni e stati psicologici. Ambiente psicologico degli esseri umani è molto più sofisticato rispetto a
quello delle altre specie animali.
• Ambiente fisico-geografico e psicologico non coincidono perché nella mente umana l’esterno viene
rappresentato non riprodotto in modo esatto. (es. percezione visiva: illusioni ottiche, vediamo cose
diverse a seconda di come ci posizioniamo, a seconda dei colori, 4d). Gli esseri umani reagiscono
non sulla base di stimoli ambientali del tutto reali ma sulle rappresentazioni di essi.
• Il comportamento degli individui viene emesso sulla base di stimoli dell’ambiente psicologico
Ambiente psicologico
Le esperienze di ogni individuo avvengono sempre in uno spazio-tempo che può essere denominato
«ambiente psicologico», lo spazio della coscienza. ciò avviene sia per le più semplici (ascolto musica) che
per le più complesse, legate ai processi di apprendimenti. Tale ambiente non è una esatta riproduzione
dell’ambiente fisico-geografico (es. percezione). Il comportamento di ogni individuo viene preprogrammato
ed agito sulla base di indizi ambientali che pertengono al nostro ambiente psicologico. Il comportamento
degli esseri viventi è funzione dell’ambiente psicologico e non dall’ambiente fisico-geografico di per sé.
Es c’è serpente: io mi proteggo, il gatto lo attacca e bambino piccolo non sa ancora cosa è e reagisce sulla
base di quanto gli fa paura la sua forma (ride). Reazioni individuali legate al patrimonio biologico della
specie che alla conoscenza nostra della pericolosità. Bambino se avesse avuto dei giochi peluche di
serpente probabilmente non si spaventerebbe perché non capirebbe la pericolosità dell’evento di per sé.
 Conoscenza che noi abbiamo degli stimoli ambientali sulla base dell’esperienza diretta e della
trasmissione culturale influenza il nostro ambiente di tipo psicologico
Ambiente geografico e comportamentale
Il comportamento non è funzione dell’ambiente geografico ma di quello comportamentale.
Leggenda di Koffka: un tipo nella nebbia cavalca sul lago ghiacciato pensando sia pianura e poi, arrivato alla
locanda, quando lo scopre muore. Il suo comportamento non era determinato dalla reale configurazione
geografica del luogo ma dalla configurazione del luogo quale gli appariva (pianura coperta di neve). Il suo
comportamento era stato quello di cavalcare su un terreno piatto innevato, non su un lago ghiacciato. Il
comportamento che i studia in psicologia non si attua nell’ambiente geografico reale ma in quella
rappresentazione dell’ambiente geografico che ci è fornita dagli organi di senso e dai processi percettivi.
Questa è una rappresentazione chiedi norma coincide con la rappresentazione fisica ma che in casi speciali
può discostarsene senza che noi possiamo farci nulla.  l’ambiente definito da questa rappresentazione è
detto ambiente comportamentale.
I processi ambientali
La ricerca sulle influenze ambientali in Psicologia è stata caratterizzata in modo diverso ed è possibile
distinguere 3 fasi
1 – influenze generali (ambiente distale)
2 – influenze di fattori specifici (ambiente prossimale)
3 – considerazione dei diversi livelli, delle catene di reciproci effetti
Si tratta di 3 diverse modalità di concepire l’ambiente e di conseguenza strutturare disegni di ricerca
appropriati per valutarne gli effetti. Non è stata solo moda, infatti molte ricerche attuali rientrano in questi
ambiti. A seconda della domanda che ci poniamo possiamo usare metodi diversi. Sono modalità che
permettono di studiare in modo più o meno generale e/o specifico l’effetto di «ambiente condiviso e non»
nel determinare le differenze individuali, così come le somiglianze fra le persone … nonché continuità e
discontinuità nello sviluppo intra individuale.
Plomin, riflettendo su come definire l’ambiente, ha visto che dietro all’adozione di queste modalità di
ricerca, ci fossero anche le diverse concettualizzazione di come le influenze ambientali agiscono sullo
sviluppo Individuale e non, possono essere riassunte in tre modelli *
- modello passivo
- modello intermedio
- modello attivo
prima fase: influenze generali
dimostrare l’importanza dell’ambiente nel corso dello sviluppo, senza tuttavia cercare di valutare in modo
diretto l’ambiente prossimale dei bambini – analisi di componenti anonime della varianza in assenza di una
misurazione diretta dell’ambiente (Es. studi condotti su bambini provenienti da gruppi socio-demografici o
culturali diversi, caso specifico è la ricerca di Lurija in Uzbekistan all’inizio degli anni ’30 su persone che
scelgono di cambiare lavoro che ha implementato le capacità cognitive e chi non ha cambiato lavoro)
Ambiente distale e schizofrenia
elevata prevalenza di disturbi psicotici nelle aree urbane rispetto a quelle rurali .
- Il rischio di sviluppare la schizofrenia è soprattutto legato al vivere in aree urbane durante le fasi di
sviluppo e si è visto come all’età di 15 anni tale rischio aumenti per coloro che si spostano verso
un’area più urbanizzata e al contrario diminuisca per coloro che si spostano verso una meno
urbanizzata di quella in cui vivevano in precedenza. Perché? Ipotesi: l’esposizione all’inquinamento
ambientale durante lo sviluppo possa giocare un ruolo chiave/ sostegno sociale, più grande è
l’ambiente più avviene una spersonalizzazione dell’individuo
Studi epidemiologici hanno evidenziato come l’immigrazione possa essere considerato un fattore di rischio
per la psicosi. Infatti, fra gli immigrati si ritrova un più alto tasso di psicosi, soprattutto nella seconda
generazione.
- Ipotesi: collegamento fra migrazione e svantaggio sociale/conflitto culturale
Alti tassi di psicosi in minoranze etniche soggette a discriminazione razziale e viene affermato che il vivere
in una società razzista sia la causa dell’aumento della psicosi
- Ipotesi: l’esposizione cronica ad avversità sociali e la discriminazione possono dar origine ad uno
stile paranoide di attribuzione, ad alti tassi di fenomeni simil-psicotici, che mettono gli individui a
rischio di sviluppare la psicosi
Seconda fase: fattori specifici
l’attenzione si è rivolta a specifici effetti dell’ambiente in grado di influenzare lo sviluppo del bambino (es:
lo studio della qualità delle cure materne)
terza fase: molteplici livelli e reciproche influenze
L’attenzione degli studiosi si è rivolta alla complessità dei processi attraverso cui l’ambiente viene tradotto
nello sviluppo. (Es. teoria di Brofenbrenner)
Brofenbrenner: ambiente e influenze ambientali agiscono a diversi livelli. Ambiente deve essere
considerato sulla base della partecipazione diretta del soggetto a certi eventi e la frequentazione di certi
ambienti specifici (ambiente prossimale). Ci sono delle stratificazioni ambientali che esercitano via via
influenze diverse dalla famiglia di origine alla società in cui ci si sviluppa.  si parla di matrioske
ha proposto di pensare all’ambiente in termini di differenti livelli:
• Microsistema: schema di attività, ruoli, relazioni personali di cui l’individuo in via di sviluppo ha
esperienza in un determinato contesto, è l’ambiente che il bambino frequenta ed esperisce in modo
diretto (famiglia, asilo nido). Per i neonati il suo microsistema è un po’ obbligato, scelto dalla
famiglia.
• Mesosistema: sistema che comprende più o meno sistemi che agiscono in maniera congiunta e
disgiunta. Sistema di microsistema. Si riferisce ai legami esistenti fra i diversi microsistemi (es.
legami famiglia-scuola)
• Esosistema: si riferisce ai contesti, cui il bambino non partecipa direttamente, ma a cui partecipano
le persone che sono entrate a contatto con lui, che tuttavia sono in grado di influenzare i
microsistemi. (ad es. l’ambiente di lavoro di un genitore, programmi tv)
• Macrosistema: Sono le strutture predominanti nella particolare cultura in cui vive il bambino.
Comprendono stili di vita, sistemi di credenze, tradizioni e strutture di ciascuna società. è il senso
sociale in senso lato, è il livello storico-culturale in senso più ampio del termine.
• Cronosistema: Sono una aggiunta recente al modello e rappresentano la dimensione temporale
delle esperienze del bambino che vive in un determinato periodo storico (Es. crisi economiche,
guerre, un’improvvisa scoperta tecnologica, una pandemia)
*
Modello passivo: l’ambiente viene considerato come uno stimolo (S), cioè qualcosa che accade
all’individuo. Questo è il modello che ha caratterizzati gli studi della prima e della seconda fase della ricerca
ambientale. Modello presente in alcune definizioni di ambiente: «Lo spazio vitale dell’individuo. Dal punto
di vista psicologico: l’insieme degli stimoli che agiscono sull’essere vivente, dal momento della fusione
dell’ovulo con lo spermatozoo fino alla morte» Es: Concezione di Watson; ricerche sullo sviluppo
linguistico: livello di educazione dei genitori e lessico utilizzato
Modello intermedio
Subentra il tentativo di valutare l’ambiente in rapporto alle risposte del bambino. Allo stesso modo del
modello S considera l’ambiente come uno stimolo esterno all’individuo, tuttavia l’impatto esercitato dallo
stimolo esterno viene indicato dalla reazione esercitata dall’individuo. (Es: ricerche sullo sviluppo
linguistico: vocalizzazioni contingenti a quelle del bambino)
Modello attivo
L’organismo seleziona attivamente, modifica e persino costruisce i propri ambienti. L’ambiente viene
tradotto nello sviluppo grazie a complesse catene di interconnessioni fra fattori interni ed esterni al
soggetto. (Es.: teoria di Scarr)

ESPERIENZA
È ciò che rimane nel tempo delle interazioni individuo-ambiente. Insieme dei contenuti interiori che
emergono progressivamente e con diverso grado di chiarezza dalla valutazione soggettiva (cosciente) degli
stimoli percepiti, delle proprie azioni, degli accadimenti. La maggior parte degli argomenti a favore delle
influenze ambientali sullo sviluppo tende a presumere che queste abbiano sempre lo stesso effetto ma gli
individui variano molto nel modo di rispondere agli stessi stimoli. Lo stesso ambiente, così come è descrivile
dall’esterno può avere differenti significati per differenti individui. Differenti persone, a differenti stadi di
sviluppo, interpretano i propri ambienti e agiscono su di essi in differenti modi che creano differenti
esperienze per ogni persona
I soggetti sono attivi di fronte alle esperienze della vita: gli eventi, le sfide ed i momenti di transizione non
«accadono semplicemente» ma danno origine a reazioni e risposte differenti negli individui sulla base dei
significati che l’individuo attribuisce (es: promozione)
- Condivise: esperienze che sono di norma maggiormente condivise da più individui (Es: andare a
scuola a sei anni)
- Non condivise: esperienze personali che un individuo sperimenta in un particolare contesto, in
rapporto a specifiche caratteristiche della sua individualità e del suo comportamento (Es: all’interno
della stessa classe ci sono bambini «popolari» e «bambini rifiutati»)
La maggior parte delle ricerche riguardanti le influenze ambientali di tipo psico-sociale si è concentrata su
quelle condivise fra fratelli che crescono all’interno della stessa famiglia e sono arrivate alla stessa
conclusione dei genetisti: LE ESPERIENZE NON CONDIVISE SONO QUELLE PIU’ RILEVANTI AL FINE DELLA
DETERMINAZIONE DELLE DIFFERENZE INDIVIDUALI FRA FRATELLI. Se le esperienze condivise fossero
predominanti dovrebbe risultare che i figli della stessa famiglia siano molto simili fra loro e diversi da quelli
cresciuti in altre famiglie
MA NON E’ COSI’
- I fratelli sono spesso molto diversi come personalità e capacità (differenze di ordine biologico ma
non solo)
- Esistono grandi variabilità anche rispetto ai disturbi psicologici (differenze di ordine biologico ma
non solo)
 Le esperienze esterne alla famiglia sono molto importanti nel determinare le differenze individuali
 Le differenze relative al modo in cui vengono trattati i fratelli possono avere un’importanza
maggiore delle differenze in termini assoluti relative a come vengono trattati i bambini nelle diverse
famiglie
 Ciò si verifica anche quando sono presenti importanti influenze famigliari (es. patologia psichiatrica
di un genitore)
Fattori ambientali di rischio e protettivi rispetto alla psicopatologia: Condizioni che predispongono a
sviluppare un funzionamento inadeguato versus capacità di mantenere un funzionamento competente
successivamente all’esposizione a fattori di stress. Condizioni che accrescono la probabilità di esiti
indesiderati e condizioni che invece mettono al riparo da questo tipo di esiti
Tre tipologie principali di fattori di protezione e/o di rischio nei bambini
• TRATTI TEMPERAMENTALI E DI PERSONALITA es. temperamento facile vs difficile
• CARATTERISTICHE FAMI LIARI es. coesione vs conflitto
• DISPONIBILITA’ DI SISTEMI DI SOSTEGNO ESTERNI es. presenza vs assenza
I fattori ambientali spesso non hanno effetto psicologico immediato, ma agiscono come meccanismi di
protezione o di debolezza (rischio) rispetto allo sviluppo psicologico individuale.
Meccanismi di rischio: Anche se brevi e gravi esperienze di stress possano talvolta avere effetti durevoli,
nella maggior parte dei casi tali conseguenze sembrano più probabili in seguito ad esperienze negative
prolungate (Es. Separazione dei genitori).
Meccanismi di protezione: Gli effetti protettivi spesso non sono lineari, cioè non è detto che un aumento
dell’agente protettivo comporti un corrispettivo aumento di beneficio
È necessario considerare che i fattori di rischio e quelli protettivi interagiscono sempre fra loro dando esiti
sullo sviluppo psicologico che non sono direttamente prevedibili ma PROBABILISTICI. Inoltre, alcune
esperienze avverse possono al momento essere destabilizzanti ma successivamente rivelarsi utili
nell’affrontare in misura migliore esperienze successive. LE CAPACITA’ DI RESILIENZA DERIVANO
DALL’ESSERE GIA’ RIUSCITI AD AFFRONTARE E SUPERARE POSITIVAMENTE SPECIFICI STRESS NON
DALL’AVER EVITATO ESPERIENZE STRESSANTI
Lo strutturarsi di una continuità nelle traiettorie di sviluppo individuale in senso tipico o atipico deriva non
solo dalle influenze dirette dei fattori ambientali ma soprattutto da catene di effetti indiretti (Es. successo
scolastico durante l’infanzia attiva processi a catena quali: aumento autostima, continuazione degli studi
oltre il periodo obbligatorio, acquisizione di status sociale lavorativo, ecc.)

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