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donne e servi, ritenuti privi di una propria libertà di scelta), mentre i moderati, rappresentati da Cromwell e
Ireton, sostenevano che il diritto di voto dovesse essere solo dei proprietari terrieri, in quanto gli unici ad
avere un interesse fisso nel Paese, poiché il potere, proprietario delle terre, non può averlo chi terre non
ha.
Nel 1648 Carlo I fu definitivamente sconfitto e Cromwell, per evitare che l’ala moderata del Parlamento
scendesse a compromessi con il re, irruppe in Parlamento e fece arrestare i filo-monarchici. Il Parlamento,
quindi, fu ridotto a poco più di 50 membri e prese il nome di Rump Parliament (“troncone di Parlamento”).
Esso approvò la condanna a morte del sovrano che fu decapitato nel 1649.
Dopo la morte del re, il potere fu assunto da Cromwell stesso e il suo governo assunse le sembianze di una
repubblica autoritaria. Cromwell, infatti, si adoperò per la repressione delle opposizioni. Condusse, infatti,
una cruda campagna militare in Irlanda, che si era ribellata per ottenere l’indipendenza dall’Inghilterra,
caratterizzata da massacri e deportazioni di massa: il controllo inglese sull’Irlanda, quindi, si fece molto
pesante (per esempio fu imposta agli Irlandesi la monocoltura della patata). Anche in Scozia Cromwell
represse le opposizioni, unendola definitivamente all’Inghilterra. La repressione delle opposizioni fu attuata
anche in politica interna: il Parlamento, infatti, fu escluso dalle decisioni politiche e sciolto definitivamente
nel 1653.
In ambito internazionale Cromwell si dedicò all’espansione commerciale. Nel 1651, infatti, fu proclamato il
Navigation Act, con cui si stabilì che nessuna merce inglese o destinata all’Inghilterra potesse essere
portata da navi straniere. Questo portò a una conflittualità con l’Olanda, grande potenza commerciale, che
sfociò in una guerra per imporre l’Atto e ridurre il commercio olandese. L’Inghilterra ottenne la vittoria,
allargando così la propria sfera commerciale e stabilendo la supremazia inglese sul mare, sostenuta anche
dalla sottomissione del Portogallo. Gli interessi economici ottenuti con questa politica, dunque, erano in
sintonia con quelli delle classi borghesi.
Carlo II: la restaurazione monarchica
Nel 1658, alla morte di Cromwell, il potere passò al figlio Richard che però, non avendo l’abilità politica del
padre, non riuscì a gestirlo, a tal punto che i disordini creatisi permisero, nel 1660, la restaurazione della
monarchia degli Stuart, voluta dalle forze moderate della rivoluzione che fecero affidamento al Lungo
parlamento del 1640. Nel 1660, quindi, divenne re il figlio di Carlo I, Carlo II.
Prima di rientrare in patria dalla Francia, dove era stato educato, Carlo II fu costretto a firmare la
Dichiarazione di Breda, con cui prometteva di collaborare con il Parlamento e di concedere l’amnistia per i
regicidi. Le istituzioni monarchiche, come la Camera dei Lords e la Chiesa anglicana, però, vennero
restaurate.
Carlo II, nel periodo in cui visse in Francia, era venuto a contatto con il re Luigi XIV e, pertanto, si diffuse il
timore di un ritorno al cattolicesimo. Fu, quindi, approvato dal Parlamento, nel 1673, il Test Act, che
prevedeva un atto di testimonianza di fede anglicana che doveva essere fatto da coloro che ricoprivano
cariche pubbliche, escludendo così i seguaci di confessioni diverse dall’anglicanesimo. Inoltre, nel 1679 fu
promulgato da Carlo II l’Habeas Corpus Act con cui si ribadivano i principi della Magna Charta.
Giacomo II e la “Gloriosa rivoluzione”
Nel 1685, alla morte di Carlo II, salì al trono il fratello Giacomo II, di religione cattolica. Si pose, quindi, il
problema di come conciliare la legittimità di discendenza con il Test Act. In Parlamento nacquero due
schieramenti: gli whigs, contrari alla nomina di un re cattolico, e i tories, favorevoli. Questi ultimi
prevalsero e Giacomo II divenne re. Egli desiderava un riavvicinamento alla Francia e a Roma, sedi del
cattolicesimo, ottenuto con una diplomazia filo-cattolica. Inoltre, tentò di abolire il Test Act, violandolo
apertamente per circondarsi di un personale cattolico.
Alla nascita di un figlio maschio dalle seconde nozze con una cattolica, il Parlamento decise di cacciare il re,
temendo una restaurazione cattolica. Per far questo, i capi del Parlamento chiesero l’intervento militare di
Guglielmo d’Orange, capo della repubblica olandese e marito della figlia protestante di Giacomo II, Maria.
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Il sovrano, di fronte alla minaccia di un attacco militare, fuggì in Francia e vennero riconosciuti sovrani
Maria e Guglielmo, che prese il nome di Guglielmo III. Non vi fu, quindi, una guerra e si parla, perciò, di
“Gloriosa rivoluzione” o “Pacifica rivoluzione”.
In questa situazione il Parlamento decise di definire chiaramente i suoi poteri con la promulgazione nel
1689 del Bill of Rights (Dichiarazione dei Diritti). Esso prevedeva la superiorità del Parlamento sul re, il
quale non poté più agire senza l’approvazione delle due Camere: i provvedimenti imposti dall’assolutismo,
come i tribunali regi o l’imposizione di tasse senza il consenso del Parlamento, quindi, furono dichiarati
illegali. La rivoluzione, pertanto, fu definita come una restaurazione degli antichi diritti violati dal potere
assoluto del re, non come un cambiamento verso il nuovo.
Si può, quindi, parlare di parlamentarismo inglese, dato che il Parlamento – la rappresentanza popolare,
dunque, benché con “popolo” si intendano i proprietari terrieri – ottenne un potere superiore a quello del
re. Per rafforzare i traguardi ottenuti, furono introdotti il Triennal Act nel 1694, con cui si stabiliva la
convocazione del Parlamento almeno ogni tre anni, e l’Act of Settlement nel 1701, con il quale si regolò la
successione al trono, escludendo i cattolici Stuart a favore dei protestanti Hannover.