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DISCORSO: CONFRONTO TRA MONARCHIA INGLESE E FRANCESE

Oggi parlerò del sistema politico e della situazione dell’Inghilterra del 600,
ponendola a confronto anche con la Francia, infatti entrambi gli Stati allora
presentavano due modelli politici in parte differenti.

Francia

Qui si trovava un modello assolutistico di governo, una forma di monarchia dove il


potere che il sovrano esercita è assoluto, quindi i corpi intermedi vengono
esautorati da qualunque potere, come il parlamento per esempio, il quale non sta
ad indicare appunto la sede della legislazione, ma il luogo in cui si trattano le
questioni giudiziarie e giuridiche. Nonostante ciò, il potere del sovrano è comunque
sottoposto ai vincoli delle leggi fondamentali dello Stato e da quelle divine e
religiose. Istituzione fondamentale alla base di questo sistema sono gli "stati
generali", organo consultivo per quanto riguarda possibili imposizioni fiscali; questi
erano tre e cioè:
1. aristocrazia
2. clero
3. terzo stato, che comprendeva la borghesia, classe con un’etica positiva del lavoro,
e il popolo, unica forza lavoro disponibile. Solo questi ultimi pagavano le tasse,
mentre l’aristocrazia e il clero godono del "privilegium", ossia l’esenzione dal
pagamento delle imposte.
Il modello assolutista per eccellenza è la Francia di Luigi XIV.

Inghilterra

Per quanto riguarda l’Inghilterra, il suo sistema politico era quello costituzionalista.
La forma di stato inglese è la monarchia assoluta (il sovrano possiede tutti e tre i
poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario) nazionale (il sovrano rappresenta il popolo
inglese), come per quanto riguarda la Francia. L’Inghilterra era sempre stato un
paese all’avanguardia, tanto che fu il primo a darsi una costituzione che sanciva
come tutti i cittadini godessero di diritti politici. Essa si fondava sulla Magna Charta
Libertatum, concessa dal re d’Inghilterra Giovanni Senza Terra ai baroni, contro i
quali aveva combattuto negli anni precedenti.
I sovrani che si susseguirono portarono comunque dei cambiamenti nella politica,
come Elisabetta I. Durante il suo regno ci furono infatti grandi vicende e lotte
religiose. Dopo la morte di Enrico VIII (separazione della chiesa d’Inghilterra da
quella romana, per ottenere così un’indipendenza politica ma anche fiscale-Atto di
Supremazia), il giovanissimo Edoardo VI adottò il Book of Common Prayer, allo scopo
di proseguire la politica paterna volta a dare spazio alla Riforma luterana. Però, alla
sua morte nel 1533, ci fu una brusca inversione che portò al trono un’altra figlia di
Enrico, Maria Tudor, la quale promosse una politica di restaurazione del
cattolicesimo. Nel 1558, a Maria successe Elisabetta I, figlia di Enrico e di Anna
Bolena, la quale regnò fino al 1603. Già dalla morte di Maria Tudor, si verificò un
problema di successione per Elisabetta perché, essendo di religione protestante, era
nata da un matrimonio non ritenuto valido dalla Chiesa di Roma. I cattolici inglesi le
contrapposero la candidatura della cugina Maria Stuarda, regina di Scozia e
cattolica. Con l’ascesa di Maria al trono francese si profilava la possibilità che la
Francia assunse il controllo della Scozia e dell’Inghilterra, infatti fu questa la ragione
che indusse il Parlamento a sostenere la candidatura di Elisabetta.
Quando Elisabetta salì al trono, nel 1559, promulgò allora due decreti: un nuovo
Atto di Supremazia, che aboliva ogni potere di giurisdizione pontificia della Chiesa
inglese e riaffermava l’obbligo di obbedienza alla corona per le gerarchie
ecclesiastiche, e l’Atto di uniformità, che ristabiliva e rendeva obbligatorio il Book of
Common Prayer. Nel 1587 comunque Maria fu condannata a morte per aver
complottato contro Elisabetta. Ne seguì una guerra aperta con la Spagna che portò
Elisabetta alla vittoria che diede all’Inghilterra il prestigio di presentarsi come Paese
guida del fronte protestante. Si proseguì fino al 1604, anno in cui fu concluso il
trattato di Londra, che poneva fine ai tentativi spagnoli di combattere il
protestantesimo in Inghilterra.
Alla morte di Elisabetta I la dinastia Tudor si estinse e salì al trono Giacomo I Stuart
figlio di Maria Stuart, re di Scozia, il quale unificò di fatto i due regni di Scozia e
Inghilterra. Egli propose un programma di accentramento monarchico, basato sulla
riaffermazione della chiesa anglicana, sulla tassazione. Sul piano della politica estera
egli fu incapace, al contrario di Elisabetta, di creare una solida struttura burocratica
e militare. Le differenze religiose non permisero mai una totale integrazione e la
guerra di religione continua tutt’oggi nei paesi anglosassoni. Fu un convinto
sostenitore dell’assolutismo monarchico, al quale ben si addiceva il modello
episcopale-statalista della chiesa anglicana; ai calvinisti più radicali (chiamati
puritani) venne negata la libertà di culto e furono adottati provvedimenti duramente
repressivi anche contro i cattolici. Tentò inoltre di imporre in Scozia una chiesa
episcopale sul modello di quella anglicana, mentre combatteva le comunità di fedeli
calvinisti. Questi volevano abolire ogni gerarchia ecclesiastica e formarono la chiesa
presbiteriana. Per quanto riguarda la politica giudiziaria furono introdotte diverse
novità che urtavano con la tradizione inglese, quali le corti giudiziarie, che
dipendevano dal re ed erano composte da professionisti, esperti nel diritto romano.
Durante il regno di Carlo I (sale al trono nel 1625), gli oneri finanziari della presenza
attiva sul fronte di battaglia costringono il governo ad adottare nuove tasse. Queste,
per entrare in vigore, devono essere approvate dal parlamento, organo consultivo
formato da lords e borghesi. È questa una seconda costituzione con la quale il
parlamento chiede al sovrano di limitare la sua libertà e di passare dunque da una
monarchia assoluta a una monarchia costituzionale. Il sovrano firma la petizione e
subito dopo scioglie il parlamento. Solo tre mesi dopo riconvoca il parlamento, il
quale non si scioglie più fino al 1653 (lungo parlamento), promovendo una guerra
civile contro il re. In questa guerra viene introdotta anche la componente religiosa,
ovvero il parlamento si allea con i puritani, che predicavano una radicale riforma
della chiesa d’Inghilterra e una moralizzazione dei costumi, delle arti e della politica.
Quando il parlamento processa i ministri del re condannandoli a morte, Carlo I tenta
un colpo di stato, che però non riesce e perciò nel 1649 viene processato da un
tribunale speciale e condannato a morte: è la prima volta che un sovrano legittimo
viene processato con l’accusa di aver violato la libertà del popolo e messo a morte
dai suoi sudditi.
Ai tempi di Carlo II (salì al trono nel 1649), figlio di Carlo I, venne ripresa la politica
assolutistica del padre e il conflitto con il parlamento, governando per lunghi periodi
senza il suo appoggio, alleandosi anche con i cattolici per cercare di portare avanti il
suo programma. Il parlamento emanò, di conseguenza, l’atto di prova, con cui
chiedeva che i funzionari dello stato giudiziario giurassero fedeltà alla chiesa
anglicana. In questo modo vennero escluse di fatto dalle cariche e dagli uffici
pubblici tutti i non anglicani. Il parlamento lo costringe anche a firmare l’"habeas
corpus act", documento giuridico che limitava i poteri del sovrano nei confronti della
giustizia.
Abbiamo infine Giacomo II (salì al trono dal 1685), sostenitore dell’assolutismo
monarchico di stampo francese. Lui si convertì al cattolicesimo e ciò non piacque al
parlamento, che alla nascita temette la stabilizzazione di una dinastia cattolica.
Avvenne così la cosiddetta "gloriosa rivoluzione", in quanto avvenne senza
combattere; il sovrano si rifugiò in Francia e il parlamento, decidendo di mantenere
la monarchia, chiamò al governo Guglielmo III d’Orange, appartenente al ramo
protestante degli Stuart, il quale firmò la dichiarazione dei diritti, che sanciva le
prerogative del parlamento, ovvero l’approvazione di ogni variazione nel carico
fiscale e libertà di parola dei suoi membri, e vietava il mantenimento di eserciti
stabili in tempo di pace. Da questo momento L’Inghilterra diventa uno stato liberale
(concede libertà) e costituzionale (basata su una costituzione).

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