Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
IL CESARO-PAPISMO
IL GIURISDIZIONALISMO
2-ius reformandi=negli stati cattolici,in cui il sovrano si riconosceva solo iura circa
sacra,consisteva nel potere di introdurre nella Chiesa quelle riforme ritenute
necessarie,mentre negli stati protestanti,in cui il sovrano si riconosceva iura in
2:
sacris,consisteva anche nel potere di intervenire a modificare l’organizzazione
interna della Chiesa,e nel potere di mutare la religione dei sudditi.
LA TEOCRAZIA
di sciogliere i fedeli dall’obbligo di osservare leggi contrarie agli interessi della Ciesa;
di premere indirettamente sui governanti affinchè siffatte leggi non siano emanate;
IL SEPARATISMO
Alla prima guerra mondiale seguì l’irruzione sulla scena politica dei ,partiti di
massa,quali il partito socialista e quello popolare,fondato da don Luigi Sturzo.La crisi
di tali partiti portò all’ascesa del fascismo.
6:
DAL 1922 AL 1947→Il partito fascista,originariamente,non propugnava una
compiuta ideologia politica;quando si presentò alle elezioni nel 1919 parve
comunque caratterizzato da idee anticlericali.Mussolini non ottenne seggi in
quell’anno e quando si ripresentò,alle elezioni del 1921,con le quali ottenne il
mandato parlamentere,il suo programma di politica ecclesistica era decisamente
cambiato:la fusione del partito fascista con quello nazionalista aveva portato il
primo ad assorbire la concezione della religione cattolica del secondo,e cioè di essa
quale religione dei padri e e della tradizione,idonea quale instrumentum regni di
cementificazione dell’unità nazionale.Fu risentendo di questo clima che si
avviarono,nel 1926,le trattative per la stipulazione di quegli accordi che avrebbero
preso il nome di Patti lateranensi.
Il Concordato non portò una pace assoluta,e il rapporto fra lo Stato fascista e la
Chiesa cattolica fu sempre ambivalente:il primo infatti,preoccupato che i circoli di
azione cattolica svolgessero attività politica o sindacale,compì spesso azioni
vioolente contro sedi e persone,che si arrestarono solo con un nuovo accordo,nel
1931.Inoltre,se da un lato la Chiesa vedeva con favore iniziative quali la conquista
dell’Etiopia,che ne favoriva l’evangelizzazione,o l’intervento nella guerra civile
spagnola a favore del dittatore Franco,in chiave antagonista delcomunismo ateo,non
potè condividere la politica razzista adottatata dal regime fascista ad imitazione di
quella del Terzo Reich.
GLI ACCORDI DI VILLA MADAMA→il processo che condusse alla revisione del
Concordato del ’29 fu lungo e farraginoso e subì diverse battute
8:
d’arresto.Comunque,tale processo si concluse con la stiplula,nel 1984,degli accordi
di Villa Madama,da parte del cardinale segretario di Stato Agostino Casaroli e
dell’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi.L’accordo fu denominato dalle
parti,nell’intitolazione e nell’art 13 dell’accordo stesso,”accordo di modificazione del
Concordato Lateranense”,per collegarne la formazione al patto del ’29 ed all’art 7
cost.Il legeme con il concordato fu anche confermato con l’adesione alla prassi
internazionele dell’alternanaza delle sedi:poiché il Concordato del ’29 era stato
stipulato nel Palazzo del Laterano,che secondo l’at 5 della legge delle guarentigie era
un bene indisponibile dello Stato italiano destinato al godimento da parte del
Pontefice,il nuovo accordo fu stipulato in territorio italiano.Tuttavia il legema con il
Concordato ebbe caraattere esclusivamente formale:gli accordi di Villa Madama ed
il relativo Protocoll-concernente gli enti ecclesiastici,il loro patrimonio ed i
sostentamento del clero-non conservarono nulla del vecchio concordato.Inoltre le
ragioni che avevano condotto alla stipula dei Patti Lateranensi erano profondamente
diverse da quelle che motivarono gli accordi dell’ ’84:nel primo caso si voleva
utilizzare la religione come instrumantum regni,nel secondo si prese atto della
struttura corporativa della società italiana,quale risultava dagli art 7 ed 8 3 comma
cost.Inoltre vi è una forte differenza quantitatuva fra il numero degli art dei due
accordi:gli accordi di Villa Madama sono assai più prolissi.Il vero fil rouge fra i due
accordi è piuttosto da ravvisarsi nella natura concordataria della soluzione delle
questioni pendenti fra Stato e Chiesa:il primo non vuole imporre alla seconda le
proprie decisioni unilaterali ,ma si pone di fronte ad essa su un piano di parità.
LE CONFESSIONI RELIGIOSE
la comune considerazione.
L’ART 7 DAL PUNTO DI VISTA DEI SUOI EFFETTI SUI POTERI DELLO
STATO→considerando l’art 7 da questo punto di vista l’oggetto di tutele è duplice:i
patti del ’29 nel diritto internazionale,e la logge di esecuzione di essi 810/29 nel
diritto interno.Nel primo ambito la norma costituzionale priva il governo della
legittimazione a denunciare i patti,nel secondo esclude la competenza del legislatore
ordinario a modificare,derogare,sospendere,abrogare la legge stessa.
I loro rapporti con lo stato sono regolati per legge sulla base di intese con le
relative rappresentanze.
Le intese di cui al 3 comma art 8 cost hanno suscitato vari interrogativi circa la loro
natura giuridica,il loro contenuto,la competenza a stipularle,l’individuazione delle
rappresentanze delle confessioni religiose diverse dalla cattolica.Una tesi estrema
nega alle intese natura giuridica e le considera atti aventi mero valore politico,un
rilievo di convenienza ed opportunità:essendo le intese libere nella forma e
costituendo semplicemente la base per la futura legge,il legislatore non sarebbe
tenuto ad attenervisi.Insomma essendo lo Stato il giudice ultimo sulla congruità
delle intese e sulla legittimità delle rappresentanze della confessione,non sarebbe
viziata da incostituzionalità la legge che regolasse un culto di minoranza senza che vi
sia stata un’intesa in proposito.Questa opinione è tuttavia isolata perché è in palese
contrasto con la ratio della garanzia offerta alle confessioni religiose dall’art 8 cost:le
intese apppartengono senz’altro al campo del diritto,costituiscono la condizione di
legittimità cost,il presupposto autorizzativo della legge di cui stanno alla base,un
limite per il legislatore ordinario che,non potendo eludere la garanzia di cui si è
detto,dovrà riportare nelle legge il contenuto dell’intesa.
L’inserimento delle intese in una delle categorie degli atti giuridici già note ha
presentato diversi problemi,sia per la novità della disposizione cost in esame,sia per
15:
il preconcetto che il legislatore consederi le confessioni religiose diverse dalla
cattolica come ordinamenti subordinati.Alcuni hanno sostenuto che le intese
sarebbero assimilabili ai concordati ma ciò non è sostenibile in quanto
LA LIBERTà RELIGIOSA
3-libero esercizio del suo culto,con il solo limite rappresentato dal rispetto del buon
costume.
Come si vede non può essere attuato nessun controllo preventivo sull’esercizio delle
facoltà anzidette ma solo,eventualmente un intervento in chiave repressiva qualora
risultasse che i riti svolti siano contrari al buon costume
Idiritti di libertà garantiti dalla Cost.,e dunque anche il diritto alla libertà
religiosa,potrebbero vedersi degradati da diritti soggettivi a meri interessi legittimi
ove non si tenesse fermo il principio che i diritti di libertà costituzionalmente
garantiti possono essere limitati da poteri dell’autorità di governo solo ove questi
siano stati attribuiti ad essa dalla Costituzione stessa.La corte costituzionale,nella
quasi totalità delle sue sentenze,ha affermato che i diritti di libertà possono essere
limitati solo da altri principi e precetti costituzionali.In qualche altra rara
sentenza,tuttavia,la corte ha mostrato di deflettere da questo sicuro
criterio,contrapponendo al dirtto di libertà interessi quali l’ordine pubblico,la
morale,la sicurezza pubblica:questo punto di vista offrirebbe al governo il destro per
emettere provvedimenti limitativi dei diritti di libertà a tutela degli interessi di cui si
è detto,il che farebbe regredire i diritti costituzionalmente garantitit dal rango di
diritti soggettivi a quello di meri interessi legittimi.Tale conclusione è inammissibile
per il diitto alla libertà religiosa,che nel nostro ordinamento incontra il solo limite del
buon costume:una violazione del diritto di libertà religiosa da parte dell’autorità di
18:
governo comporterebbe non soloml’illegittimità dell’atto limitativo ma anche la
responsabilità dell’agente ex art 28 cost.
L’ATEISMO→il diritto alla libertà religiosa consiste non solo nella possibilità di
aderire a questa o a quella fede religiosa,ma anche nel diritto a rifiutarle
tutte,professando cioè l’ateismo.L’art 19,oltre a garantire l’esercizio delle facoltà
che sono la pratica estrinsecazione dell’esercizio del diritto alla libertà
20:
religiosa.contiene un aspetto,talvolta impropriamente qualificato come
“negativo”,consistente nel diritto di rifiutare qualsiasi professione di fede.In breve il
diritto alla libertà religiosa comporta anche la protezione dell’ateo e del
miscredente.Ciò trova conferma nel dettato dell’art 3 1 comma cost:da una
posizione religiosa,areligiosa o antireligiosa,non può derivare alcuna conseguenza
favorevole o sfavorevole nel campo del diritto comune.Anche l’ateismo cd “attivo” è
protetto dalla Cost.,dagli art 19,21 e da tutti quelli che garantiscono l’uguaglianza dei
cittadini,il diritto di associazione,il diritto di riunione e la libertà di
insegnamento.Dunque gli atei,e le organizzazioni a cui dessero vita,hanno diritto di
contestare tutte le limitazioni che derivassero a danno della loro azione
dall’esistenza di privilegi altrui non compatibili con la Cost.,ma non possono
contestare,in blocco,l’esistenza di un favor religionis,che pure svolge un’obiettiva
funzione antiateistica.è ovvio che tale favor potrebbe essere rimosso ma oggi non vi
è la possibilità di configurare un diritto soggettivo alla sua abolizione,ma quella di
vedere in questa tendenza un interesse semplice,che non ha il potere di ottenere
dagli organi giurisdizionali una decisione sul merito della questione.L’ateismo
potrebbe trovare piena equiparazione alle confessioni religiose in uno stato
separatista,mentre quello italiano è uno Stato concordatario.
Inoltre,l’art 4 della legge stabiliva il versamento di una rendita annua alla curia
romana,con la quale lo stato italiano si faceva carico del mantenimento della corte
ppale,ora che per i pontefici erano venuti meno gli introiti derivanti dal possesso di
uno stato indipendente.
Nonostante le ampie concessioni che la legge faceva alla Chiesa questa la rifiutò
sdegnosamente,anche in quanto atto unilaterale:Pio IX dichiarò che essa conteneva
solo “futili privilegi ed immunità”,e con l’enciclica Ubi nos del 1871 dichiarò che il
potere spirituale e quello temporale non potevano essere disgiunti.
Lo Stato Città del Vaticano (SCV)è stato creato con il Tattato del Laterano.La
differenza con quanto previsto dalla legge delle Guarentigie è che questa prevedeva
che la Santa Sede avesse solo il “godimento”dei sacri palazzi e delle pertinenze di
essi,me non la disponibilità,trattandosi di beni appartenenti allo Stato e facenti
parte del suo patrimonio indisponibile;il Trattato del ’29 ha stabilito invece che il
Palazzo vaticano,con tutte le sue pertinenze ed i suoi accessori sia di proprietà della
Santa Sede.Il fatto che il territorio del piccolo stato sia “di proprietà”dell’ente
sovrano ha dato luogo alla creazione,in pieno XX secolo,di un Patrimonialstaat,e ciò
non nel senso di astratta concessione della sovranità sul territorio,ma come effettiva
appartenenza del territorio dello stato al sovrano.Ed in ciò risiede la prima
caratteristica saliente dello SCV;un’ulteriore caratteristica sta nel fatto che mentre
22:
normalmente gli stati nazionali nascono allo scopo do organizzare la società
nell’interesse e per il bene di essa,lo SCV è nato in chiave strumentale,cioè per
fornire il pidistallo terreno all’indipendenza e sovranità,anche in ambito
internazionale,della Santa Sede.Tale peculiarità è sottolineata dal fatto che la Santa
Sede non partecipa alle competizioni temporali fra gli stati ed ai congressi
internazionali organizzati a tal fine:essa interviene solo se i contendenti fanno
appello alla sua missione di pace.Perciò lo SCV è considerato neutrale ed
inviolabile.Riassuntivamente,possiamo definirte lo SCV come uno stato
patrimoniale,strumentale e neutrale,la cui sovranità spetta ad un monarca
elettivo.
FONTI DEL DIRITTO DELLO SCV→loSCV ha una sua normazione,che ha avuto inizio
con l’emanazione di 6 leggi organiche,avvenuta lo stesso giorno in cui furono
scambiate le ratifiche dei Patti Lateranensi.L aprima di tali leggi aveva carattere
fondamentale,poiché determinava gli organi istituzionali dello Stato:tale legge è
oggi sostituita con quella emanata,motu proprio da Benedetto XVI nel 2008,ed
entrata in vigore nel 2009.Successivamente a queste,sono state emanate altre
leggi,pubblicate in un supplemento agli Acta Apostolicae Sedis,e che normalmente
entrano in vigore il 7 giorno successivo alla pubblicazione.
L’ordinamento giuridico vaticano riconosce nel diritto canonico la sua prima fonte
normativa;inoltre si conforma alle norma del diritto internazionale generale e a
quelle derivanti da trattati ed altri accordi in cui è parte.Nelle materie non regolate
dalle fonti anzidette si osservano,in via suppletiva e previo recepimento da parte
della competente autorità vaticana.le leggi e gli altri atti normativi emanati dallo
Stato italiano.
Lo SCV deve consegnare allo stato italiano l’imputato di delitti che siano considerati
tali anche nello SCV che si sia rifugiato al suo interno o in immobili immuni.In
quest’ultimo caso coloro che sono preposti a tali immobili possono invitare gli agenti
ad entrarvi per procedere all’arresto.
Qualora lo SCV richieda allo Stato italiano di procedere per delitti compiuti
all’interno dello SCV stesso,lo Stato italiano procederà secondo le sue leggi poiché la
funzione punitiva riguarda l’esercizio di una prerogativa sovrana a cui lo Stato non
può rinunciare.
3-l’autorità ecclesistica deve dare il proprio assenso a che l’ente faccia richiesta di
riconoscimento;
4-l’ente deve avere un fine di religione o di culto e tale fine deve avre carattere
costitutivo ed essenziale
Questo sistema venne svardinato dal nuovo codex iuris canonici,che ne previde la
sostituzione con un sistema più moderno,basato sulla costituzione degli istituti per il
sostentamento del clero.Anche lo Stato italiano aderì a tale riforma
patrimoniale,con l’accordo del 15 novembre 1984,e con la successiva legge n
222/1985,che previdero l’erezione da parte del vescovo o dei vescovi interessati,di
istituti per il sostentamento del clero in tutte le diocesi.Tali istituti sono enti
ecclesistici civilmente riconosciuti.Tuttavia né la legge né l’accordo anzidetti
27:
attuarono una separazione dello Stato dalla Chiesa in materia di retribuzione del
clero.
Per quanto riguarda RAPPORTI FRA GLI ISTITUTI DIOCESANI SDC E L’ISTITUTO
CENTRALE→i primi provvedono all’integrazione dei proventi dei sacerdoti con i
redditi derivanti dal proprio patrimonio:quando tali redditi risultino insufficienti,si
rivolgono all’istituto centrale.Quest’ultimo peraltro deve conoscere
preventivamente il fabbisogno degli istituti centrali,poiché questi devono
comunicargli il loro stato di previsione.Inoltre,quando si estingue un istituto
finanziario,gli istituti diocesani devo trasmettere una relazione consultiva.
la residenza del sacerdote (per tenere conto del costo della vite nel luogo in cui il
sacerdote opera)
CAPITOLI
CHIESE
SANTUARI
DIOCESI E PARROCCHIE
FABBRICERIE
CONFRATERNITE
PRELATURE PERSONALI
FONDAZIONI DI CULTO
ASSOCIAZIONI RELIGIOSE.
Questo sistema retributivo beneficiale è stato scardinato dal nuovo Codex Iuris
Canonici,che ne ha previsto la sostituzione con un sistema basato sull’erezione di
Istituti per il sostentamento del clero,diocesani o interdiocesani,enti ecclesistici
civilmente riconosciuti.Anche lo Stato italiano ha aderito a tale riforma della
gestione patrimoniale,con l’accordo del 15 novembre 1984;ma né detto accordo,né
la successiva legge 222/1985,hanno del tutto separato lo Stato dalla chiesa per quel
che attiene alla materia in esame.Comunque essi hanno previsto l’erezione,in ogni
diocesi,di altrettanti isc,ad opera del vescovo o dei vescovi interessati;tali enti
acquistano la personalità giuridica cilvile a decorrere dalla data di pubblicazione
sulla Gazzetta Ufficale del decreto del Ministero dell’Interno,emanato entro 60 gg
dalla ricazione del provvedimento canonico di erezione.
IL MATRIMONIO
Sulla natura giuridica del matrimonio concordatario occorre precisare che esso non
costituisce una forma dell’atto di matrimonio alternativa a quella prevista davanti
all’ufficiale dello stato civile,ma un matrimonio canonico,retto nella forma dell’atto
dal diritto canonico,che riceve effetti anche nell’ordinamento giuridico dello
Stato.Ed infatti,proprio perché si tratta di matrimonio canonico,le sentenze di nullità
pronunciate dai tribunali ecclesisiastici possono prodirre effetti nell’ordinamento
statuale attraverso la delibazione da parte della Corte d’Appello.A questo
proposito,è discusso se la competenza dei tribunali ecclesiastici sulla validità del
matrimonio sia di carattere esclusivo o sia concorrente con quella dei tribunali
italiani
1-il parroco o il suo delegato informino i coniugi su quali siano gli effetti civili del
matrimonio e dia loro lettura degli articoli del codice civile che disciplinano i diritti e
doveri dei coniugi (gli stessi di cui deve dare letture l’ufficiale dello stato civile,e cioè
143,144 e 147);
3-entro 5 gg dalla celebrazione il parroco deve inviare uno degli originali dell’atto di
matrimonio redatti all’ufficiale dello stato civile,per la trascrizione sui registri dello
stato civile.
Nel caso di trascrizione tardiva è possibile che debbano essere eseguite nuove
pubblicazioni,in quanto queste perdono efficacia dopo 180 gg.
IL MATRIMONIO EBRAICO
-violenza o timore
-l’insussistenza,in capo ad uno dei coniugi,della volontà di attuare una o più delle
finalità essenziali del matrimonio cristiano,quale ad esempio quella di procreare
ADEMPIMENTI DELLA CORTE D’APPELLO→ai fini della sua indagine,la Corte deve
accertare:
a-che non vi sia una sentenza italiana passata in giudicato,contrastante con quella
ecclesiastica;