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D
Raffaele De Benedictis
Capitolo I
Cenni s t o r i c i e aspetti critici della musica
speculativa fino a D a n t e . .............. 1
Capitolo I1
Presenze musicali nelle opere minori di Dante .... 38
Capitolo 111
Itinerario musicale nellrInferno ........... 74
Capitolo IV
Itinerario musicale nel Purcratorio ......... 114
Capitolo V
Itinerario musicale nel Paradiso .......... 167
iii
nome, ne segue che tale fattore determina il rapporto numeric0
che unisce le note in un tutto armonico e genera lraccordo delle
differenze sonore. L rimportanza del numero, quindi, risiede
nella sua intrinseca e unitiva qualita che B, appunto, il
rapporto o ratio. Nel rapporto, percid, risiede lressenza del
numero perch& esso B il termine mediante il quale l ' w B
viii
e quindi del tempo, intesa nella fattispecie della non
corrispondenza tra le cose, mette in enfasi 1' impediment0 della
musica instrumentalis e la sua mancata realizzazione.
Figurativamente tale impossibilita rivela uno stato di non
armonia delle anime. Percib, il disordine della musica
instrumentalis rispecchia, nel dispiegamento descrittivo, una
sconnessa e caotica rnusica humana. E' questo un dato
individualizzante che produce un crescendo narrativo per il
fatto che pic si scende nella voragine infernale attraverso la
lettura, e p i P ci accorgiamo che il suono diventa degenerato.
Tale degenerazione culmina nellratto di Barbariccia della tuba
ventris, un ridiculum medievale dell' obscenus sonus : "ed elli
avea del cul fatto trombetta" .
Nel Puraatorio la musica riveste un ruolo completamente
diverso. Se nelltInferno serve ad accertare il caos e la
degenerazione del suono, nel Puraatoriq si verifica lropposto.
Qui, dall'inizio, attraverso lo svolgimento narrativo degli
eventi, si attua un process0 emendativo della musica. Dante
introduce tale punto nella terzina in cui dice: "Ma qui la morta
poesi resurga,/o sante Muse, poi che vostro sono;/e qui CalPope
alquanto surga," (Purq. 1.7-9) . Essendo il purgatorio il regno
xiii
C e m i storici e aspetti c r i t i c i della musica
speculativa fino a Dante
Le origini della musica, quale disciplina artistica e
materia di studio, si perdono nella notte dei tempi. La lunga
tradizione musicale b sostenuta dallrattenzione costante rivolta
alle sue caratteristiche cornpositive; e queste nelle loro
funzioni primarie costituiscono un nesso inscindibile con la
dinamicita naturale delle cose che ci circondano. In termini p i h
storicamente investigabili e aderendo a una tradizione che
r i s a l e a Severino Boezio, si pu6 affermare che le componenti
musicali sono intrinseche allruomo, specialmente se r i f e r i t e
alla sua sensibilita trascendentale.' E' questa, in sostanza, la
definizione di "Trascendental sensitivityn che Leo Spitzer usa
- P e r q u a n t o concerne l r e f f e t t o d e l l a musica s u l l a n a t u r a m n a , s i
veda C a l v i n M. Bower n e l l a s u a i n t r o d u z i o n e a Fundamentals of Music. E g l i
dice:" [Boethius' 1 basic goal i s a r t i c u l a t e d c l e a r l y a t t h e end of t h e f i r s t
c h a p t e r , f o l l o w i n g an e l o q u e n t account of t h e a l l encompassing i n f l u e n c e o f
music an human l i f e : 'From all t h e s e a c c o u n t s it a p p e a r s without doubt t h a t
music i s s o naturally united w i t h u s t h a t w e c a n n o t be free from it even i f
w e s o d e s i r e d . For t h i s reason t h e power of t h e i n t e l l e c t ought t o be sumrmoned,
s o t h a t t h i s a r t , i n n a t e through n a t u r e , might a l s o be mastered, comprehended
through knowledge.' I1 t e s t o l a t i n o di Boezio & il seguente: "Ut ex h i s omnibus
perspique nec d u b i t a n t e r a p p a r e a t , i t a n o b i s musicam n a t u r a l i t e r ess con juctam,
u t ea n e si velimus quidem carere possimus. q u o c i r c a intendenda v i s mentis est,
u t i d , quod n a t u r a est i n i s i t u m , s c i e n t i a quoque p o s s i t comprehensum t e n e r i . " .
Anicius Manlius S e v e r i n u s Boethius,Fundamentals o f Music Trad. Calvin M. Bower,
ed. Claude V. P a l i s c a (New Haven: Yale UP, 1989) xx. P e r l a r i p r o d u z i o n e del
t e s t o l a t i n o , ho ussto l ' e d i z i o n e : A n i c i i Manlii T o r w a t i S e v e r i n i B o e t i i , Qg
i n s t i t u t i o n e musica, ed. Godofredus F r i e d l e i n , ( L i p s i a e : Teubneri, 1867) 18'1. Si
veda anche Leo S p i t z e r , C l a s s i c a l and C h r i s t i a n Ideas of World Hannonv
(Baltimore: Johns Bopkins U P , 1963) 4 1 . Per 1' idea della musica come forza morale
capace d i muovere l a s e n s i b i l i t d umana, musica movet a f f e c t u s , cfr. I s i d o r o di
S i v i g l i a , c i t . i n Theodore Gbrold, Les P & r e s de l'ealis et l a musiaua ( P a r i s :
L i b r a i r i e F e l i x Alcan, 1931) 157. Circa l a d i s t i n z i o n e d e i modi m u s i c a l i
g r e c i s i c o n s u l t i Umberto ECO, 11 ~ r o b l e m a e s t e t i c o i n Tomaso D f A a i n o
(Milano: Bompiani, 1970) 168. Eco s p i e g a c h e : "il modo i o n i o e il n i s o l i d i o
dispongono a l l a r i l a s s a t e z z a , il d o r i c o a l l a v i r i l i t d e a1 coraggio. il
f r i u i o a una p i c calma 0 p e r o s i t 8 , ~ . P e r un discorso completo s u l l a musica
d e l l ' a n t i c a Grecia s i veda il c a p i t o l 0 I1 di Gustave R e e s e , Music i n t h e
Middle Aaes, (New Y o r k : Norton, 1940) 11-53.
nel descrivere le proporzioni musicali che sono radicate
nell'uomo (41). Congettura del senso interiore, come dice 10
stesso Spitzer, derivata da Sant'Agostino (ibid.) -
Dopo tutto, considerando quanto detto sopra e riconoscendo
il fatto che Dante fu figlio della stessa cultura, non suscita
sicuramente stupore che egli, in un passo del suo convito
filosoficc, sostenga idee musicali di stampo classico-medievali:
3
g di Julia Kristeva per stabilire la
ricostruzione delle fonti e rielaborando inoltre il tennine
bachtiniano di pluridiscorsivit& che si riferisce ad una serie
di rapporti che un testo, sia esso orale o scritto, stabilisce
4
lrintonazione di una melodia spondaica, calma e restituisce
serenita ad un giovane di Taormina, che era stato appena agitato
dallrascolto del mod0 frigio:
7
Iannucci, "Musica e ordine" 9 0 - N e l l a stessa pagina cfr. anche le note
7,8.
abbiamo riscontri d i r e t t i d e l l e fonti; cioe non si hanno tracce
di archetipi di ecriture capaci di stabilire interconnessioni
sintagmatiche ed enunciative tra i testi boeziano e dantesco .
Ma, nonostante c i b , si pu6 passare alla individuazione del
live110 interdiscorsivo, se usiamo il termine opportunamente.
Parlando di Dante, il testo di Boezio, dice Iannucci,
costituisce "il nucleo fondamentale della sua dottrinan. Gli
incroci semantici evidenziabili sul piano della
interdiscorsivita sono anche la condizione da cui dipendono le
connessioni intertestuali; questo per il fatto chef i dati
ordinati ideologicamente e corrispondenti a una data cultura,
non escludono, ma piuttosto, includono la rete di rapporti che
naturalrnente si stabilisce tra un testo e l'altro. Cosi awiene
anche nel caso di Boezio e Dante: la presenza dorninante di dati
interdiscorsivi fa balenare dal testo dantesco residui di
interferenze intertestuali boeziane, chef in forma mediata e per
effetto di un riplasmo delle nozioni nellfambito della cultura,
ne determinano la provenienza.
Nonostante cid, poter affermare con indiscutibile certezza
lo sviluppo chiaro della scienza musicale e impresa terneraria,
visto che abbiamo a che fare con una cultura in cui lroralit&
era la norma nella diffusione delle idee. Una forte tradizione
orale era ben radicata anche nel mondo classico. Gustave Reese
in un passo ci ricorda che un "lecturern, n e l 1932, nel
presentare un saggio sulla musica greca, par16 della sua
esperienza che ebbe con un professore di greco:
The only professor of Greek I have ever known who
was also a musician always refused on p r i n c i p l e to
give me any help with a stiff passage from a Greek
author on music. His reply was always the same:
"Put that stuff away. Nobody has ever made head or
t a i l of Greek music, and nobody ever will. That
way madness lies.". 8
..
' Guido d*Arezzo 82 , Della leggenda p i t a g o r i c a , Guido menziona cinque
martelli; ma, passando in rassegna le leggi p i t a g o r i c h e della rnodulatio, si
sofferma a parlare solo di quattro di essi,
formava la consonanza del diapason o di ottava; cio&
lrestensione di suono dal tono piP basso a quello p i h alto della
scala musicale: "Hi i g i t u r mallei, qui .XII. et .VI. ponderibus
vergebant, diapason in duplo concinentiarn personabantn (De inst.
-
mus. 1.10) . Lfunione tra il martello di dodici libbre e quello
di nove, come pure lrunione di quello di otto libbre e lraltro
di sei, davano la consonanza chiamata "diatessaron" o cruarta;
-Esistenza Indivisibile
-Esistenza Divisibile Esistenza Intermedia
-Uauaalianza ~ndivisibile
-Uquaalianza Divisibile Ucruacrlianza Intermedia Anima
-Differenza Indivisibile
-Differenza Divisibile Differenza Intermedia.
(MacDonald Conford 61)
18
" . . . t h e d e c i s i v e importance o f education i n poetry and music: rhythm
and harmony s i n k deep i n t o t h e r e c e s s e s of the s o u l and take t h e strongest
hold there, bringing that grace o f body and mind which i s only t o be found
i n one who i s brought up i n the r i g h t way. Moreover, a proper t r a i n i n g i n
t h i s kind makes a man quick t o perceive any defect o r ugliness i n art or i n
nature, (MacDonald Cornf ord 90)
segue, come ,l maestro fa '1 discente;
si che vostr'arte a Dio quasi & nepote.
24
(Gerold 3). La vista, come senso di percezione nella teoria del
piacere estetico, & il pic a l t o e il piP nobile perch6 puramente
estetico; mentre piO basso e quello del gusto perch6 di natura
Le nozioni estetiche per i filosofi
pratica e b i o l o g i ~ a . ~ ~
antichi e r a n o generalmente collegate agli organi di senso p i B
nobili, vista e udito. Platone nellfImia maaaiore e nel Goraia
fa coincidere la bellezza con la vista e l'udito. Aristotele
riprende il concetto platonic0 dicendo che la bellezza B quello
che da piacere allfuomo per mezzo degli occhi e delle orecchie.
SantfAgostino ripete pih o meno la stessa cosa, ma preferisce
associare pulchritudo o s ~ e c i o s i t a (bellezza)
~ con la vista;
mentre suavitas (tenerezza o piacevolezza) con 1' udito . Inoltre,
parlando di pulchritudo, che & simile alla definizione classica
di partium conoruentia, SantrAgostino aggiunge quella della
suavitate coloris. Si ha dunque una massima agostiniana che
considera la bellezza nei seguenti termini : " O m i s pulchritudo
est partium congruentia cum quadum suavitate colorisn (Tutta la
bellezza B una questione di giusta proporzione e piacevole
colore) .2 C Nel sistema estetico del medioevo, confluiscono,
specialmente da una derivazione neoplatonica, simbolo, numero e
luce, Tutti e tre, anche se in tempi diversi, sono dati di
riferimento per lrimpostazione di un discorso estetico.
2 7 ~ divisione
e naturae 5 . 2 ; c i t . in De Bruyne 14.
28
ed altri. In Occidente, la ritroviamo negli scritti di Mario
Vittorino e sant' Agostino. Con molta probabilita, gli
intellettuali del basso medioevo vennero a contatto con
questridea tramite Cicerone e i Padri della Chiesa, ma la
interpretarono sotto unrottica diversa. Con la nuova
interpretazione, si vede sostituita alla npiacevolezza di
colore" 1, "effulgenza" o "splendoreit(De Bruyne 10). Con questa
nuova visone possiamo dire che lrunitA fondamentale del colore
(Luce), cioe quella cosa che regola le sue tonalit& in un gioco
armonizzante di chiaro-scuro, assume importanza primaria ed
occupa il primo posto nella gerarchia dellrestetica visiva.
Cosi, il colore piG bilanciato ed armonico B quello che si
trova a m e t & strada tra il rosso e il bianco: "Color i n t e r
rubeum et album est rnedius et tener et lucidus et clarusn (11
colore intermedio tra il r o s s o e il bianco & tenue, chiaro e
l u m i n o ~ o ) .Sebbene
~~ alcuni motivi estetici della luce possono
essere identificati nei vari dialoghi di Platone, bisogna
aspettare il tredicesimo secolo, period0 in cui furono
introdotti nellroccidente i trattati sull'ottica e prospettiva
di Al-Hacen. Con lfinfluenza di questi trattati, la luce si
carica di nuovi significati, diventa un sistema di ordine
cosmico generale visto sul piano metafisico; chef con le varie
rappresentazioni metaforiche, attinte giii dagli antichi egiziani
'' .
Circa queste tendenre a s s o c i a t i v e cfr 1' E n c i c l o w d i a i t a l i a n a G.
Treccani, v o l . 5 (Milano: Bestetti & Tumminelli, 1930) 100-104.
muovono indipendentemente, senza lrintervento e lrausilio di
a l t r i organismi. Per effetto di un movimento particolare che non
ha inizio, sia lruniverso che lranima sono eterni. Tale motivo
cosmico-sinfonico fu molto caro a Dante, a1 punto tale che ne
diede precisa conferma in alcuni passi dellrultima cantica d e l
poema ."
Per quanto riguarda la filosofia delle proporzioni, fu
Calcidio con la sua traduzione del T i m e o ad influire sul
pensiero degli intellettuali medievali . In f a t t o di estetica
d e l l e proporzioni, fonte primaria e testo da tutti consultato
era il manuale tecnico che passeremo ad esaminare in
quest'ultima parte, il De institutione musica di Boezio. Er
stato detto all'inizio del saggio che questo B un testo di
fondamentali tenderize pitagoriche, che nella nostra ricerca si
impone come fattore di mediazione tra la cultura classica e
quella medievale; e s s o & il collegamento, punto di incontro tra
queste due culture. Importante, viepih, & ai f i n i dello studio
nusicale della Commedia. N e l poema, la musica sembra che si
comporti come un dato strutturale di tutta lropera. Nel poema
essa B gestita sulla falsariga del De institutione musica.
Questo per effetto di un crescendo argomentati v o individuabile
dal sincronismo tematico dei tre livelii musicali: rnusica
instrumentalis, musica humana e musica mundana. Tutti e tre i
livelli sono direttamente riflessi nei tre regni danteschi:
i s t i t u t i o n e m u s i c a . L C u n i c a c o n o s c e n z a t e s t u a l e che e g l i aveva
degli scritti boeziani era quella del Consolazione deJla
f i l o s o f i a . T u t t o q u e s t o per la r a g i o n e che la cultura medievale
d e l tempo d i Dante si s e r v i v a maggiormente d e l l r o r a l i t 8 e dei
certa proporzionalitA.
Sebbene lfamore nasca primordialmente dallrappetito dei
sensi, esso poi si rinforza con l'appetito intellettivo che crea
il diletto totalizzante tra soggetto e oggetto del dilettevole.
Con tale rapporto: "si stabilisce una corrente di amore; e in
effetti il massimo piacere non si realizza nella contemplazione
d e l l e forme sensibili, ma nell'amore, dove sia il soggetto che
1' oggetto sono coscientemente e attivamente amanti. " (Y
problema estetico 73) . Da c i b si evince che l'amore e la musica
sono e n t r a m b i governati dalle stesse leggi armoniche. Della
summenzionata citazione, lo stretto rapporto che vige tra amore
e musica & solo il costituente limitativo e percettibile d e l l a
citazione. Esso & l'indicatore pi6 semplice atto a far capire
la netta interdipendenza tra i due. Ma, a1 di la di quello che
B pi6 immediate e di piG facile comprensione, la citazione
racchiude un significato profondo che B di ben altra portata.
Dante qui cerca di ripristinare 1' equilibria primordiale,
realmente sfuggente ma metalinguisticamente evidente, su cui
gravita il binomio musica-poesia. Questo perch&, nelle parole
' Diletto [sarebbe il termine tecnico di una propria passione che deriva
dalla terminazione riuscita di un movimento appetitivo, ossia, dal possedimento
.
di un bene desiderato] Marc Cogan, "Delight, Punishment, and Justice of God in
the Divine Commedv", Department of Humanities, Wayne State University, Detroit.
Ringrasio il professor Cogan che m i ha dato la possibilita di l e g g e r e il suo
articolo in formato dattiloscritto e prima di pubblicarlo. Ora pubblicato in
Dante Studies 111 ( 1 9 9 3 ) : 27-52.
del poeta, la musica B alla base della composizione poetica
nella sua qualita di : "fabricatio verborum armonizatorumn (&
54
discorsivamente; 'la discorsivita della fictio
rethorica imita 1' oggetto in quanto & c o n o s c i b i l e
discorsivamente, mentre la sua musicalit&, cio&
lrarmonia delle parole ottenuta per legame musaico,
imita quello che, nell'oggetto non & conoscibile
discorsivamente' . (Russo 44)
- -
56
esso perch& riceve "la comunicazione [delltgctioche si dirige]
verso 1' esterno, dove la res factat cornincia a distaccarsi dal
suo autore" e procede ad instaurare un rapporto di
interdipendenza tra il cornpositore e il fruitore, tra la parola
e I armonia,'i
La costruzione poetica & governata dall'armonia musicale
"in quanto compagine fonica, ritmica e metrica delle parolen; e,
per tali caratteristiche, rientra "come elemento costitutivo
dellrespressione poetican (Russo 39) . Davanti a tale realta,
nasce spontaneo anche il problema di determinare lrordine
gerarchico dell'importanza della poesia e della musica; e la
vexata auaestio che ha impegnato molti studiosi & stata quella
di verificare se sia p i Q importante la costructio poetica o la
sua armonia. Rispondendo con Vittorio Russo:
-.
Nino Pirrotta, " P o e s i a e musican in La musica nel t e m o di Dante, ed-
A -
13
St. Thomas Aquinas, Commentarv on the Meta~hvsicsof Aristotle, trad.
John P. Rowan, (Chicago: Henry Regnery, 1961) 61.
fosse preso dall'esigenza di dimostrare un'indispensabile forza
armonica, sebbene nelle vesti di teorizzatore politico. In forma
di leitmotiv, lramministrazione d e i popoli di questo mondo, per
Dante, deve awenire per mezzo di un unico monarca, perch6 tutte
le cose devono essere ordinate secondo natura e corrispondere a1
tutto, Per Dante questo significa che la pluralita dei
principati & da evitarsi decisamente, perch6 & un male: 'Entia
nolunt male disponi; malum autem pluralitas principatum:unus
ergo princepsf (" 'Le cose non voglione essere ma1 disposte.
Ora la pluralita dei principati & un male. Uno sia dunque il
principe. "; De monarchia 1.10.6) . Dante si schiera a favore
della monarchia per il fatto che & un retto ordinamento politico
dimostrabile attraverso un ragionamento sillogistico. La
monarchia & la forma di governo massimamente auspicabile perch6
conforme alle leggi della natura divina. P e r 6 non solo per
81
"esplicita figurazione musicale":
0. ,........,,***.............,.......
E l r u n di lor, che si r e c d a noia
f o r s e d'esser nomato si oscuro,
col pugno li percosse ltepa croia.
Quella sonb come fosse un tamburo.
( I n f . 30.49-103)
9
S u i c o r p i a l t e r a t i e s f i g u r a t i presenti n e l l a prima c a n t i c a , I a m u c c i
c i d i c e che: "sono un'altra indicazione esteriore del f a t t o che l e i n t e r i o r i
proporzioni numeriche cbe governano l'anima sono state d i s t o r t e n . (Musica e
ordine 9 4 ) .
anche la musica mundana P unfipotesi sostanzialmente chiara di
negazione.
da ricordare inoltre come e da quali auctores Dante
attinse nozioni volte a110 sviluppo, trasformazione ed
elaborazione della propria produzione letteraria di s t m p o
musicale. Basta qui ricordare gli espedient i
dellfintertestualita e dell~interdiscorsivit& quali canoni
compresenti nella fruizione delle fonti .I0
Ora, ritornando a1 nostro discorso e ben awedendoci della
situazione infernale, scopriamo che il motivo musicale di tutta
la cantica non s i esaurisce solo con la determinazione della sua
assenza, ma alcuni passi chiave emergono come reperti musicali
che, ordinati second0 un criterio logico, ci forniscono un
apparato musico-strutturale di tutta la cantica. Ma andiamo per
ordine,
Riprendiamo per un attimo il discorso sulla chiosatura: "lh
dove l1 sol tacerw. A rinforzare il valore semantic0 della
sinestesia citata precedentemente, ritroviamo il campo sonoro
stesso. A convalidare tale posizione B quel passo
intelligentemente notato dal Sanguineti in cui il poeta si mosse
e tenne dietro a1 suo maestro. Ma prima che i due viandanti
inizino la discesa tra "la perduta genten, Virgilio informa il
suo discepolo di una cosa molto importante:
..
" L'enfasi sul verbo vedrai & mia.
87
v e r s o d e l l a t e r z i n a : " v e d r a i li a n t i c h i s p i r i t i d o l e n t i , " . Tutto
questo a prima vista p o t r e b b e sembrare un f a t t o puramente
casuale, ma i n r e a l t h le c o s e s t a n n o i n ben a l t r o modo. Qui
Dante non ha u s a t o prima " u d i r a i " e poi "vedrai" i n maniera
inawertita, ma n e l l a s u a mente, a questo punto preciso, si
p r e f i g u r a con i n t e n s a l u c i d i t h un campo musicale che spazia a1
di 12 della s e m p l i c e a p p r e n s i o n e r i c a v a b i l e da una q u a l s i a s i
p r a t i c a d i lettura. C i r c a l a d i n a m i c a d i l e t t u r a , Eco p a r l a d i
.
A R ~ . . t e x t i s addressed, above a l l , t o a
model reader of t h e first level, who wants t o know,
quite r i g h t l y , how t h e s t o r y e n d s . . .But e v e r y t e x t
i s also a d d r e s s e d to a model reader o f t h e second
l e v e l , w h o wanders what s o r t o f reader t h a t story
would l i k e him o r her t o become and who wants t o
discover precisely how the model a u t h o r goes about
s e r v i n g a s a guide f o r the r e a d e r . I n o r d e r t o know
how a story ends it i s u s u a l l y enough t o read it
once. In c o n t r a s t , t o i d e n t i f y t h e model a u t h o r t h e
text h a s t o be r e a d many times, and c e r t a i n stories
e n d l e s s l y . Only when e m p i r i c a l r e a d e r s have
d i s c o v e r e d t h e model author, and have u n d e r s t o o d ( o r
merely begun t o u n d e r s t a n d ) w h a t it wanted from
them, will they become full-fledged model readers."
13
I1 c o l o r e v i s t o come elemento p r o p a g a t o r e di b e l l e z z a l o r i t r o v i a m o
anche i n S a n t f A g o s t i n o , Conf. 10.34.51: " P u l c h r a s formas e t v a r i a s , n i t i d o s
et amoenos c o l o r e s amant o c u l i " ; Ugo d i San V i t t o r e , Didasc. 7.13 (PL 1 7 6 ,
c.821) : "Visum pascit p u l c h r i t u d o colonunw; San Bonaventura, Serm, d e s a n e . ,
S B a r t . ap. (ed. Q u a r a c c h i 9.571) : o%xemplum possumus a c c i p e r e di imagine,
quae d e t u r p a t u r et v i l i f i c a t u r , quando a u f e m t u r ab e a colores"; San Tommaso
d f Aquino, Ia. 39.8 r e s p . : "Unde quae habent colorsm nitidurn, p u l c h r a esse
dicuntur.".
i4
S u l l a nozione d e l l a l u c e q u a l e c o n c e z i o n e e s t e t i c a del p e n s i e r o
medievale, i m p o r t a n t i argomentazioni s i possono t r o v a r e i n Sant 'Agostino,
C o n f . 10.34.51: " I p s a enim r e g i n a colorvm lux, i s t a perfundes c u n c t a , quae
cernimus, u b i u b i p e r diem fuero, multirnodo a d l a p s u b l a a d i t u r mihi, aliud
a g e n t i e t ad eam non a d v e r t e n t i " ; Ugo di San V i t t o r e , Didasc. 7 -12 (PL 176,
c.821) : "Quid l u c e p u l c h r i u s , quae cum colorem i n se non abeat, omnium tamen
c o l o r e s rerum i s p a quodammodo illuminando c o l o r a t ? " ; Alberto Magno, I n div.
-
nom. 4 - 7 8 : "Lumen e s t d e e s s e n t i a p u l c h r i , tamen pulchrum a d d i t s u p e r lumen
differentiam s p e c i f i c a m , p e r quam d i s c e r n i t u r ab i p s o . Lumen enim non dicit
n i s i emissionem r a d i i a f o n t e luminis, pulchruxu v e r o d i c i t splendorem i p s i u s
s u p e r partes materiae p r o p o r t i o n a t a s * ; San Bonaventura, I n sap. 7.10 (ed.
Q u a r r a c h i 6.153) : " l u x est pulcherrimum e t d e l e c t a b i l i s s i m u m e t optima i n t e r
corporalia.".
luce-verita, luce-presenza-divina, Cristo-giorno, ecc.
Se l f Inferno, da come ci dice lo stesso Dante, B il "loco
d'ogne luce mutomvfesso presuppone una mancanza di amonia e di
luminosita a110 stesso tempo, e il tutto & giocato
dialetticamente mediante il ruolo della sinestesia che spazia
sia n e l campo sonoro che in quello visivo. La forza di
negazione B fissata sui due p i a n i sensoriali piO nobili. Per la
cultura medievale la vista e lrudito erano i due sensi piu
elevati nella gerarchia percettiva. Queste nozioni il medioevo
le attinse dal mondo classic0 e specialmente da P l a t o n e e
Aristotele; ma p i f i direttamente dal platonismo agostiniano e da
tutti quelli che lo ripresero pih tardi.
Dante nellf Inferno fa largo uso di questa reminiscenza a
tal punto da formarne un vero e proprio motivo narrativo. Q u i il
tema della luce b una rigorosa ideazione compositiva del poerna,
che fa da supporto ad una serie di gruppi sonori. Ed essi,
legati insieme da una contemplazione premeditata, fanno
dellrambiente infernale unfautentica musica diaboli . Con i
canti iniziali della Comrnedia constatiamo che il poeta
puntualmente riprende il tema della luce nella sua forma assente
prima di entrare nella voragine infernale:
Queste p a r o l e di c o l o r e oscuro
v i d r lo scritte a1 sommo d funa p o r t a ; (Inf. 3.10-11)
....................................
i r vegno p e r menarvi a lraltra r i v a
ne le t e n e b r e e t t e r n e , i n c a l d o e n gelo. (86-87)
.........................................
F i n i t o questo, l a b u i a camPaana
tremd s i f o r t e , che de l o spavento
l a mente di sudore ancor mi bagna. (130-32)
93
de l a v a l l e d r a b i s s o d o l o r o s a
* I . - . . * , , . - - . . . . . - . . . * * - . . * - -
p a s s a t o , p o e s i a , f i l o s o f i a , eroismo e v i r t h e s a l t a t e a t t r a v e r s o
i p i h s i g n i f i c a t i v i personaggi d e l l a storia, quasi a d a n t i c i p a r e
94
pur rendersi conto che si tratta di una semplice interruzione
momentanea ( s e interruzione Vera e propria possiamo chiamare
questa breve parentesi luminosa) visto che lfoscurita e
lfatmosfera tenebrosa fanno sempre da sfondo psicologico nel
prospetto scenico-narrative del viaggio. Tutto questo B
17
L'enfasi data a 1 verbo "ringhiaw & mia per ragioni d i r i s a l t o n e l l a
citazione; (Inf. 5.4-6) .
di rumore bestiale, cio& di un "loco. .che mugghian e che trova
un pieno di antimusicalita con Y e strida, il cornpianto, il
lamento," delle anime dannate e che "bestemmian quivi la virth
.
divinal* Pis avanti ancora vediamo che questa ritmata
bestialita B un punto focale per il poeta, per il fatto che lo
riprende, lo ritocca e lo rinvigorisce di nuovi coloriti
acustici : "Cerbero, fiera crudele e diversa,/con tre gole
caninamente latrahovra la gente che quivi 6 sommersa."
(Lfenfasi & mia). Su tale passo, la nostra attenzione deve
essere rivolta a due aspetti principali: da un lato abbiamo il
mantenimento di una sequenza tematica che B appunto la
prosressio bestiale del suono, confermata da quel "caninamente
latra", come pure vediamo, nel ruolo di fruitori del poema, il
rivelarsi davanti ai nostri occhi di una metamorfosi
sostafizialmente musico-bestiale. Quel Cerbero, fiera crudele e
mostruosa, che latra come un cane dalle sue tre gole e messo a
guardia del terzo cerchio, e il termine di paragone della
preannunciata metamorfosi. Cerbero, raffigurazione dantesca
legata a1 gusto medievale, in veste orrida e grottesca, in
armonia col diabolico, si presenta come "fiera crudele e
diversa". In quest' aggettivo "diversan sta il nocciolo della
nostra argomentazione. Dalla descrizione di Minosse a quella di
Cerbero assistiamo ad un graduale crescendo grottesco
volutamente inserito sul piano narrativo del racconto per far si
che la struttura antimusicale delltInferno venga mantenuta e
ontologicamente promossa. Ma p i G decisarnente per tracciare delle
coordinate d e l l a metamorfosi del suono. Infatti, si passa da
Minosse, figura randagia, ma di sembianze umane, a Cerbero,
fiera mostruosa, mezzo cane e mezzo uomo. Ed &, quindi, questa
sua natura "diversan che ci deve interessare, perch6 unitamente
a1 ringhiare e latrare dei due mostri, sequenze foniche di
graduale abbrutimento del suono, si aggiunge la sequenza
descrittiva dei due custodi in chiave trasformativa; ossia si ha
il passaggio dal guardiano con lineamenti umani (Minosse) a1
guardiano di forma bestiale (Cerbero). Di qui si evince che la
degenerazione sonora & coadiuvata puntualmente dalla visiva in
vista del mantenimento della tematica strutturale dellfInferno
che e appunto, unfassenza armonica del suono. Lfespediente del
i8
S u l l a d i s p o s i z i o n e ordinata delle c o s e e d e l mondo i n t e r o , si veda
anche San Tommaso dPAquino, S . Th, 1 . 4 7 - 3 : "Praeterea, ea quae sunt ad finem,
proportionantur f i n i . Sed f i n i s creaturae est unus; scilicet d i v i n a bonitas,
u t supra ostensum e s t . " .
interpretato come r e a l t a di linguaggio negato nella sua fase di
sviluppo. Proprio come un bambino che incomincia a parlare
aiutandosi il pih che pu& ma con d i f f i c o l t d artic~latorie.'~
Un
bambino prova a ripetere s u o n i farniliari per farsi capire, ma il
suo parlare B disarticolato, emette solo dei segni acustici che
s o n o privi di significato perch6 il codice d e l l a comunicazione
& assente. Cosi & Pluto, la personificazione del linguaggio
incompreso, con la sua %ace chioccia" che grida ma non
significa? urla ma non parla. Negli stessi lineamenti si
presenta pure il carattere acustico del verso che relega il dio
pagano a1 dramrna di un suono mancato e di una lingua negata.
Da una posizione pib tecnica dellfarsf il verso: V a ~ e
profertur. ( D m 1.13.6)
n
...,........................*..........
Fitti nel limo dicon: "Tristi f u m m o
ne l'aere dolce che dal sol srallegra,
portando dentro accidPoso fummo:
or ci attristiam ne la belletta negra".
Questfinno si gorgoglian ne la strozza,
chC dir no1 posson con parola integra".
( I n f . 7.121-26)
Sanguineti, sottolinea:
Con l a c h i o s a t u r a d e l l r u l t i m o t o ~ o s siamo n e l l a p o s i z i o n e di
far q u a d r a r e t u t t o il d i s c o r s o d e l l a n a t u r a m u s i c a l e d i q u e s t o
regno. E possiamo concludere che n e l l r I n f e r n o non troviamo
t r a c c e d i q u e l l a m u s i c a c o n c e p i t a con a r t i f i c i o e secondo regole
pitagoriche, b o e z i a n e o secondo l e r e g o l e d e t t a t e dal p o e t a
s t e s s o , ma t u t t o il suo campo sonoro deve essere i n t e r p r e t a t o
come un'assenza m u s i c a l e o come pieno di a n t i m u s i c a l i t h , ma
soprattutto come il regno della musica negata. L' i n c i ~ i:t
.
purgatorio, dove, " 1' umano spirito si purgat' Con tale apertura,
il poeta f i s s a l'argomento della seconda cantica d e l l a Divina
commedia. Sebbene la premessa generale d e l Puraatorio sembri
essere quella di un ambiente in cui i peccati vengono espiati,
a110 stesso tempo, questo secondo regno mostra una d i r e t t i v a
poetico-musicale. Dante, sin dal principio, a c h e se i n maniera
non del tutto vagliabile tramite una lettura spedita del testo,
sente il bisogno d i awertire il lettore del f a t t o che la
114
tessitura testuale & corredata di componenti precise, e cr& il
richiamo in gioco di elementi armonici e armonizzabili dovuto
all'uso singolare della lingua. In effetti questa apertura non
B solo introduzione tematica p i h vicina a1 lettore e di piP
immediate discernimento, cioe della purgazione delle anime; ma
abbraccia puntualmente uno sfondo dottrinario che gia
dallfinizio si propone di fissarne le caratteristiche musicali.
Questo per la ragione che Dante si propone, come vedremo dai
rimandi testuali, di fare tre cose: purgare l'anima dai peccati,
riacquistare la perduta coscienza poetica, accordare di nuovo
l ranima con se stessa. ' In questo capitol0 ci preoccuperemo di
g e t t a r l u c e appunto su tali tematiche, e, a110 stesso tempo,
approntare un discorso che mostri, nelle pagine che seguiranno,
come questa tripartita dimensione testuale del Purcratorio sia,
a nostro awiso, una inequivocabile sutura metodologica dantesca
ed approccio tecnico di gusto prevalentemente medievale atto a
pronunciare il discorso di rinascita musicale come struttura
itinerale della motivata intentio dantesca.
L riter decantativo della dottrina purgatoriale &
' Dice Iannucci che: " A l l r i n i z i o del Puraatorio assistiamo non solo ad
una rinascita spirituale (corroborata d a l l a tipologia d e l l a l i t u r g i a pasquale),
ma anche ad una resurrezione poetica ("Qui l a morta poesi resurgan, v. 7 ) . Qui
"poesi" va intesa n e l l a sua duplice natura di retorica e musica. Amilcare A.
Iannucci, "Musica e ordine n e l l a D i v i n a commediq (Puraatorio 11," studi
americani su Dante, ed, Gian Carlo Alessio, Robert Hollander (Milano: Franco
Angeli, 1989) : 9 7 .
come variegata necessita itinerale, mezzo indispensabile,
coloratura e forma del pensiero dantesco che abbraccia precisi
canoni metrici, ritmici, musicali; il ripristino del suono come
precisa realizzazione armonico-musicale, come gesto temperato e
raccolto, come funzione integrante del disegno poetic0 d e l l a
Commedia. A chiarire la matrice dottrinaria dantesca,
specialrnente quando egli dice: "Ma qui la morta poesi resurgarn
si deve passare per un attimo a1 De vulcrari eloauentia, e
-
7
Per avere un'idea completa circa le interpretazioni di Wingell e
Iannucci riferite a1 S a m 113, si veda A. E. Wingell, "Dante, St. Augustine,
and Astronomy", in Quaderni d' i t a l i a n i s t i c a 2 (1981) : 125; Iamucci, "Musica
e ordine", 100-102.
126
ciel di Venere si pu8 comparare a l a R e t t o r i c a n
( I ,x i , 13-14). Sotto questa l u c e , la presenza di
Venere pud indicare qui un recupero della retorica,
una retorica adatta a uno stile piG alto, scelta per
cantare 1' amore, la virtc, la salvezza, Se nel
primo canto del P u r a a t o r i ~Dante recupera la poesia
nel suo duplice aspetto di retorica e di musica, n e l
canto successivo recupera la musica, la Vera musica
assente sino a questo momento.
("Musica e ordinew 97-98)
--
-" "Et mentre che essi stavano i n t a l pensiero, ecco, d i c e il Poeta, che
m'apparve un fume, s i a n c o r l o VEGGIA, s i come s ' i o l o v e d e s s i adesso, over,
c o s i l o possz i o ancor r i v e d e r e ; il qua1 lume m i parea t a l e , quale s u ' l
p r e s s o def mattino s u o l p a r e r Marte, che B s t e l l a r o s s a e di color di fuoco:
e p i u focosa ancor s i dimostxa, quando s u ' l presso d e l m a t t i n o tramonta, che
a l l o r a p e r l a d e n s i t a de* vapori, c i p a r maggiore: il medesimo n e l suo Convivio;
L ' a l t r a s i & che e s s o Marte d i s s e c c a , e a r d e l e cose, perch& l o suo c a l o r e 6
simile a quello d e l fuoco. E t questo 6 q u e l l o , perch6 esso pare affocato di
c a l o r e quando p i u , e quando meno, secondo l a spessezza e r a r i t d de' vapori che
seguitano; i q u a l i p e r l o r 0 medesimi molte v o l t e s'accendono Dante "Conv."
2-13-21. I1 t e s t o d e l D a n i e l l o , q u i r i p r o d o t t o , B s t a t o p r e s o d a l "Dartmouth
dopo il Daniel10 hanno fatto, Q limitato alle caratteristiche
astrologiche del pianeta in funzione dello spuntar del giorno."
Pili convincenti e complete sono le interpretazioni del
Momigliano e del Giacalone, che vedono nella presenza di Marte
lrattributo della musica:
preludio a1 tema poetic0 della musica che sard svolto nel canto,
secondo quanto Dante afferrna nel Convivio 2,13.20-24n
Dante Project". Simili awicinamenti, pic tardi, sono eseguiti anche dal
Tommaseo (1837); Scartazzini (1900); T o z e r (1901); Torraca (1905); Mestica
(1921); Casini-Barbi (1921); Vandelli (1929); Grabher (1934); Truccbi (1936);
Pietrobono (1946); Porena (1946); Sapegno (1957 ; Singleton (1970) ; Bosco-Reggio
(1979).
.-=-
11 passo dantesco che r i t r o v i a m o n e l Convivio 2.13.20-24 b il seguente:
"Lo c i e l o d i Marte s i pu6 comparare a l a Musica p e r due p r o p r i e t a d i : l ' u n a s i &
l a s u a p i h b e l l a r e l a z i o n e , che, annumerando li c i e l i m o b i l i , da qualunque s i
comincia o da l ' i n f i m o o d a l sommo, e s s o c i e l o di Marte & l o quinto, e s s o & l o
mezzo di t u t t i . .. L' a l t r a s i B che e s s o Marte dissecca e arde l e cose, perch4 l o
suo c a l o r e e simile a q u e l l o d e l fuoco; e questo B q u e l l o p e r che e s s o p a r e
a f f o c a t o d i colore, quando p i h e quando meno, second0 l a spessezza e r a r i t a d e de
li vapori che '1 seguono: li q u a l i p e r l o r medesimi molte v o l t e s'accendono, s i
come n e l primo de l a Metaura 6 d e t e d n a t o . E queste due p r o p r i e t a d i sono ne l a
Musica, l a quale t$ t u t t a r e l a t i v a , s i come s i vede ne l e p a r o l e klrmonizzate e ne
li c a n t i , de' q u a l i t a n t o p i h d o l c e armonia r e s u l t a , quanto pifi l a r e l a z i o n e &
b e l l a : l a quale i n e s s a s c i e n z a massimamente & b e l l a , perch& massimamente in essa
s 8 i n t e n d e . Ancora, l a rnusica t r a e a st2 li s p i r i t i umani, che q u a s i sono
principalmente v a p o r i d e l cuore, si che q u a s i cessano da o g n i operazione: sL &
l y a n i m a i n t e r a , quando 1' ode, e l a v i r t i i di t u t t i q u a s i c o r r e a l o s p i r i t 0
s e n s i b i l e che r i c e v e l o suono."
peripezie, accelerazioni, ritardi imprevedibili, ma
immancabilmente necessari, per la compiutezza della sua
tessitura strutturale, fino a1 punto che tutte le singole
componenti formino un nesso armonico con lfesperienza musicale
e con la prosressio itinerale del poerna. Se intendiamo la
musica quale elemento predominante nella formazione della
struttura e dellfallegoria del poema, non possiamo esprimerla
che in questi termini. Talvolta succede che, dalla sua comune
funzione (di sfondo narrativo), essa scenda in primo piano nei
tratti episodici che di canto in canto emergono e si rivelano a1
lettore nella loro dinarnica discorsiva. Infatti, alcuni canti
della Comrnedia costituiscono veri e propri episodi musicali.
A titolo d'esempio prendiamo il canto due del Puroatorio.
Qui la musica ha principalmente una funzione episodica.
Pursatorio due B stato, per la maggior p a r t e della c r i t i c a
dantesca, considerato il canto di Casella, poiche il musico
fiorentino della seconda met& d e l '200 ne & la figura centrale.
La critica dantesca ha dedicato molte pagine a tale personaggio,
ma gli schieramenti prodotti sono sostanzialmente due: "Un
gruppo di commentatori tende a minimizzare la severita del
rimprovero di Catone ai pellegrini, ... L'altro gruppo ribatte
che il canto di Casella 6 una 'vana dilettazioner, anzi una
- *
'tentazionefw.-O Dalle due tesi citate, noi optiamo per la
"
L ' e n f a s i dei verbi andare e dimorare h mia.
133
interpretato molto elegantemente 1' ultimo verso del passo sopra
citato; vale la pena riportarlo per intero perch6 abbraccia
anche 1' interpretazione musicale di Casella:
della selva alla ripresa del suo carmnino, ci accorgiamo chef nel
movimento, c r & qualcosa che non va:
(Inf, 1.28-30)
Qui e proprio quel "pi8 fermon che "sempre era 1 piS1 basson ad
interessarci. E f questo un passo cosi discusso nella critica
dantesca. Ma delle variegate ed opposte interpretazioni che
possediamo in merito a questa terzina, riteniamo quella d i
Freccero essere la pih convincente-'' Egli in sostanza dice che,
sebbene il pellegrino mostri unfaccortezza corporale di *lhomo
claudus", cioe di tiomo zoppo, il problerna si riferisce
allfanima, e quindi, a1 ma1 funzionamento delle parti che la
costituiscono. Si da quindi il caso d i unCanima zoppicante
(Freccero 42). Anima zoppicante non nella sua comune accezione,
ma come mancanza di armonia con se stessa, la qua1 cosa non
permette a1 pellegrino di procedere nel suo viaggio. Qui si
riscontra una mancanza di rispondenza e quindi di armonia tra
lfintellectus e 1' affectus, i due elementi principali dellfanima
umana (Freccero 46). Importante ripetere & anche quello che
18
John Freccero, Dante, The Poetics of Conversion (Cambridge: Harvard
UP, 1986) 29-54.
Freccero sostiene nel suo ragionamento, cio& che il "pi& fermow
non significa "foot upon which most of the body's weight is
resting" (piede sul quale gran parte del peso del corpo ricade)
come vuole la maggior parte dei critici (da Boccaccio fino ai
nostri giorni). Ma la visione del "pi& fermo" & espressione
metaforica di quellraffectus che non trova ancora accord0 con
lfintellectus.'g I due termini soffrono di uno scornpenso di moto;
percib, dall' azione contraria svolta dall' intellectus e
dallfaffectus, risulta una mancanza di armonia dellranima. Per
estensione dr immagine, il movimento opposto dei due elementi &
anche motivo che indica la mancanza d'armonia tra il corpo e
lfanima. Cid & vero specialmente se confrontiamo la scena
proemiale della quale abbiamo parlato fin qui a quella di
Puraatorio 2-9-12:
19
Secondo l a f i l o s o f i a a r i s t o t e l i c a , l'anima ha tre potenze: l a
vegetativa, 1' a f f e t t i v a e 1' intellettiva, L a s t e s s a cosa & af fermata a c h e
da San Tommaso dBAquino i n Summa theoloaica 1.76.3. P e r quello che compete
a1 nostro caso, mettiamo da parte l a potenza vegetativa perch6 essa rappresenta
s o l o quella parte che dB essenza all'anima, e quindi, non direttamente c o i n v o l t a
n e l nostro discorso d i fondo e consideriamo s o l o lgaffectus e lgintellectus,
riguarda la progressione be1 viaggio. Dante viandante non ha
fatto nessun passo avanti rispetto a quando & uscito dalla
"selva oscural'. Lrunica cosa cambiata 6 che adesso lui ha piena
coscienza de1 regno dei dannati, ma non ha certamente una
coscienza che gli permetta di entrare immediatamente nel regno
dei beati. Questo per il fatto che lrhomo claudus del "pi&
fermo" viene ripreso e presentato allo stesso mod0 anche in
quellrincertezza della "gentem di Pursatorio 2.12: "che va col
cuore e col corpo dimoran, Anche qui lranima 6 ancora scordata
per lropposto movimento dell'intellectus e dellraffectus;
inoltre e scordata per 1' incertezza orientativa tra anima e
corpo. La situazione crea un effetto di "inerzia", una "tensione
tra corpo e anima" che ne impedisce lraccordo.
La metafora dei piedi come parte del discorso musicale &
presente anche in altre parti del Puraatorio. Se osserviamo
attentarnente come Dante reiteri tale motivo narrativo, scopriamo
che l r h o m o claudus, pian piano & sanato dal suo male per
intervento della purgazione e, nel contempo, elevato sul piano
onto logico r ossia innalzato a homo harmonicus, e quindi, capace
di percepire l'eterno sentire della musica mundana. I1
. traguardo perd e raggiunto solo quando il poeta ha guadagnato la
sornmita del monte. Prima di allora, egli & pur sempre preso e
ingannato da falsi riverberi musicali prodotti da anime
imperfette. Prima di essere del tutto a b i l e a distinguere il
falso suono da quello vero, deve arrivare "a1 passo del
perdono". Ad informare Dante di questo particolare 4 Virgilio:
'Lo fren vuol esser del contrario suono;
credo che lrudirai, per mio awiso,
prima che giunghi a1 passo del perdono.'
(Purq. 13.40-42)
Che 1' anima non abbia ancora raggiunto 1' accord0 desiderato
second0 il modello della musica humana 6 indicato dalle parole
di Virgilio: "Or accordiam a tanto invito il pieden
(Purq.17.61).
Lfandare e il dimorare & anche affermazione della potenza
sensitiva e di quella intellettiva. Infatti, se da un lato il
salmo 113 (In exitu Israel de Aecrmto) significa movimento e
progressione itherale, draltro lato, la canzone di Casella
significa s t a t i c i t a e momento di incertezza delle anime. Queste
due caratteristiche possono essere espresse anche sotto forma di
potenze. I1 salmo contiene sia la potenza sensitiva che quella
intellettiva; a1 contrario, la canzone di Casella solo la
sensitiva. E visto che contiene solo la potenza sensitiva, "Amor
che ne la rnente mi raaiona" arresta e distoglie le anirne dal
loro giusto carnmino. Nel trattato filosofico, Dante ci informa
delle due potenze dellranima nei seguenti termini:
2S
Anche i n Sant Tommaso d8Aquino, Summa t h e o l o s i c a 1.76.3, 1' a n h a &
descritta second0 gli stessi elementi costitutivi: "Sic ergo dicendum quod
eadem numero est anima in homine, sensitiva et intellectiva et nutritivan .
... T h e e cid, spirti lenti?
qua1 negligenza, quale stare questo?
Correte a1 monte a spogliarvi lo scoglio
chresser non lascia a voi Dio manifesto' .
( P u r q . 2.120-23)
E quando f u o r net c a r d i n i d i s t o r t i
li s p i g o l i di q u e l l a regge s a c r a ,
*'
Se vogliamo e s s e r e molto fantasiosi e ragionare con una tipica mente
medievale, potrenao addirittura paragonare le sette P alle sette note della
scala musicale. E la cancellazione delle P, man mano che si va avanti,
paragonarla all'accordo di tutta la scala musicale, nota per nota, nota con
nota, fino all' ottenimento di un eclatante concentus.
A 1 c o n t r a r i o dellf i n t e r p r e t a z i o n e che Denise EIeilbronnz6 ha dato
a1 rumore dei cardini della porta del purgatorio,
interpretazione che a me sembra poco convincente, propongo
p i u t t o s t o che q u i c i troviamo d i f r o n t e a1 v e r o e proprio a t t o
d i una emendatio-musicae. Q u e l precis0 s i g n i f i c a t o che continua
ancora a s f u g g i r c i c i r c a l a s i m i l i t u d i n e del "dolce suonon e il
r u g g h i a r e dei c a r d i n i d e l l a p o r t a , deve essere i n t e s o come un
momento di e v o l u z i o n e m u s i c a l e n e l l a s t r u t t u r a n a r r a t i v a d e l l a
Coxmedia. Fino a 1 di qua d e l l a p o r t a , 1' e s p e r i e n z a musicale del
poeta, come pure quella delle altre anime, & stata
sostanzialmente e s p e r i e n z a dell ran ti musical it^; sebbene si siano
a v u t i c a s i d i g i u s t a musica instrumentalis-humana a t t r a v e r s o il
c a n t o d i s a l m i , L f a n t i m u s i c a l i t h , anche se con m o t i v i p i c s e v e r i
e d e g r a d a n t i , s i B a v u t o modo di a p p r e n d e r l a i n t u t t a l a c a n t i c a
essere s p o n t a n e o e senza r i p e n s m e n t o :
P o i fummo d e n t r o a1 s o g l i o de l a porta
Appena le anime r i e s c o n o a v a r c a r e l a p o r t a d e l p u r g a t o r i o ,
non cf e dubbio che le anime s i a n o p r o n t e ad " i r e a f a r s i belle";
mentre n e l l r a n t i p u r g a t o r i o , l f o s t a c o l o e r a s t a t o l ' o b l i o d i t a l e
ideale. Inoltre, lfiniziale suono metallic0 prodotto dai
"cardini" della porta, svanisce quando si richiude dopo
1' e n t r a t a di Virgilio e Dante: "sonando la sentif esser
r i c h i u s a ; " (v. 4 ) . Questo B anche il limite che segnala 1' ultimo
29 La sottolineatura mia.
153
ambiente una "voce" celeste con i suoi "cortesi inviti" che si
va "reiterando" a tal punto che ne diventa motivo dominante.
Non c f& dubbio: "Lo f r e n vuol essere del contrario suono".
Residuo di musica profana, che lo stesso & solo un ricordo
nella memoria d e l pellegrino, si manifesta nel conosciutissimo
p a s s o del sogno di Dante relativo alla "femmina balbaw:
e ambedue sono lfeco di una musica profana che vive solo nella
memoria del pellegrino. A1 di la di questo punto, non si
troveranno pili tracce di seduzione, nemmeno nella memoria.
Lrunico intento delle anime purgatoriali & di acquistare la
bellezza primigenia, liberarsi dal peso del peccato e prepararsi
ad unirsi a1 Sommo Fattore nella sua armonia mundana. Di fatto,
da ora in poi, saranno solo i salmi e le preghiere che
accompagneranno le m i m e nel corso del loro cammino nellfascesa
purgativa. I salmi appaiono gia nell'antipurgatorio, ma fino a
quando non si entra nel purgatorio vero e proprio, si awerte un
bisticcio con motivi di musica profana, o un senso di bisticcio
con passi che puntano in tale direzione. Un esempio illustre,
come abbiamo avuto g i a modo di vedere, b proprio la conviviale
canzone "Amor che ne la mente mi ragiona" messa in bocca a
Casella. La musica profana sviluppa il suo corso in forma di
nuclei tematici, e man mano che si va avanti, si opacizza fino
ad arrivare ad esalarsi ne1 nulla. A1 contrario, la rnusica
sacra, che & c o n t e n u t a n e i s a l m i , giA d a l l ' i n i z i o s i pone come
dato n a r r a t i v o d o m i n a n t e e fa da c o r n i c e a tutto il regno. I n
a l t r e p a r o l e , a corninciare dalle spiagge del purgatorio abbiamo
il p r e s e n t i m e n t 0 che essa prevarra su quella profana, p e r c h 6 &
\-Te l u c i s a n t e r s i d e v o t a m e n t e
le u s c i o di bocca e con s i d o l c i n o t e ,
che fece m e a m e u s c i r di mente;
e l r a l t r e p o i dolcemente e d e v o t e
s e g u i t a r l e i per t u t t o 1' i n n o i n t e r o ,
avendo li o c c h i a l e s u p e r n e r o t e .
(Purq. 8.13-18)
160
p e r t o r n a r b e l l a a c o l u i che t i fece,
maraviglia u d i r a i , se m i s e c o n d i r .
'10 t i s e g u i t e r d quanto m i lecerr
rispuose; ' e se v e d e r fummo non l a s c i a ,
l f u d i r ci t e r r a g i u n t i i n q u e l l a v e c e r .
(Purq. 16. 31-36)
d i s c o r s o m u s i c a l e . E s s i s i s o s t i t u i s c o n o l f u n o a l r a l t r o quando
il primo o i l second0 r i s u l t a essere i n s u f f i c i e n t e . A volte si
p e r c e p i b i l e n e l l a s u a t o t a l i t a s o l o n e l Paradiso terrestre, i n
cui il p o e t a e i n g r a d o di i n i z i a r e a fare e s p e r i e n z a d e l l a
musica mundana. Non a caso, dopo a v e r guadagnato l a sommita del
monte, Dante dice:
165
mundana . Alla vetta della montagna del purgatorio, tale
obiettivo B raggiunto poiche lfanima B pronta a fare piena
esperienza della musica d i v i n a delle sfere. Insieme a q u e s t o
mot ivo narrative. Dante intenzionalmente sente il bisogno di
ridare alla poesia il suo dignitoso valore pedagogic0 e
iiberarla dalle insidie dell'estetica tomistica; cio& di:
'infima inter omnes doctrinas' e di dottrina che contiene
'minimum veritatisf . Con il canto di Arnaldo, Dante elimina
l'effetto s t a t i c 0 e promuove quello cinetico della poesia: "La
sua f u n z i o n e e quella di dirigere la volonta verso Dio".
CAPITOL0 V
i n t e l l e g i . Namque a l i i e x c e l s i o r e s a l i i i n f e r i o r e s
f e r u n t u r , atque ita omnes a e q u a l i i n c i t a t i o n e
volvuntur, u t per dispares inaequalitates r a t u s
cursuum ordo d u c a t u r . Unde non p o t e s t ab h a c
caelesti v e r t i g i n e r a t u s ordo modulationis
absistere. ( D e i n s t i t u t i o n e musica 1.2)
[ Cosi pure nella rnusica cosmica notiamo che niente pub essere
troppo eccessivo a1 punto tale che distrugga qualcosraltro per
effetto della propria intemperanza. Ogni cosa B fatta in mod0
che, o porti il proprio frutto o aiuti le altre a portare il
loro. Percib, quello che 1' inverno relaga, la primavera
rilascia, l festate riscalda, lrautunno matura. Le stagioni, a
loro volta, o portano il proprio frutto o aiutano le altre a
portare il loro.]'
173
riferirsi allfarmonia delle sfere celesti; ma la sua conoscenza
della musica mundana, fino alla vetta del Puraatorio, &
175
funzionalita del cosmo e armonia della musica instrumentalis
concepite come imagine dellrordine universale, B un dato di
indubbia attendibilita. I riferimenti testuali che puntano in
tale direzione sono tanti, e qui citeremo solo i piG importanti.
Prima di passare alla similitudine Vera e propria, Dante informa
il lettore circa la funzionalita del cosmo e dellforganizzazione
degli elementi atti a contribuire alla sua sincronica
funzionalita. E f questa una spiegazione che non poteva non
essere messa in bocca alla sua fedele guida, la guida-anirna,
1' " 'antics fiamrna' ", Beatrice :
'
Per un d i s c o r s o completo s u l l a musica n e l l a prospettiva d e l l a cultura
classico-medievale s i vedano il primo e secondo capitol0 d i questo studio, 11
discorso d i Beatrice s u l l ' o r d i n e universale B s t a t o notato anche da Iamucci
i n "Musica e ordinem 8 9 . E g l i l o g l o s s a i n chiave musicale: "il discorso di
Beatrice & di c a r a t t e r e musicale",
per l a r a g i o n e che il poema & governato d a precise e rigide
regole testuali, dalle q u a l i non s i pu6 d i g r e d i r e ; anzi, se
altrimenti fosse, ci ritroveremmo a fare i conti con una
onnipresente contraddizione ermeneutica) sono quei luoghi
t e s t u a l i che, piQ o meno, puntano t u t t i ad a n n u n c i a r e l f i d e a d i
o r d i n e e d i musisa mundana n e l Paradiso. L r e s o r d i o d e l l a musica
cosmica a p p a r e gia i n Purq. 30:
d i l o r c a g i o n m'accesero un d i s i o
mai non s e n t i t o d i c o t a n t o acume. (w.76-84)
seguente t e r z i n a :
s t e s s a c o s a a w i e n e t r a l a v i s t a e l f u d i t o o, p e r l o meno, &
questa l a cosa c h e Dante c i i n v i t a ad o s s e r v a r e n e l passo
succitato. La vista serve ad iniziare quel process0 di
a p p r e n s i o n e del b e l l o v i s i v o : "leva dunque, lettore, a l'alte
rote/meco la vista...*, per poi completarlo mediante la
percezione d e l b e l l o u d i t i v o : "...d r i t t o a quella parte/dove
l f u n mot0 e l r a t r o si p e r c u o t e " . T u t t o q u e s t o per s p i e g a r e l a
perfetta armonia del cosmo. Unrarmonia intesa nella sua
t o t a l i t a : d i p e r f e t t a l u c e e di p e r f e t t o suono. Calzante, a
p r o p o s i t o d e l l a luce, penso che s i a l a massima d i G i o v a m i Scoto
Erigena, f i g u r a di forte influenza sulle menti del medioevo:
"Lux color est ...et formas r e r u m sensibilium detesit" (La Luce
B lressenza del colore e rende le forme dellfuniverso fisico
185
al basso Inferno. 11 tema di cui si discuter&, quasi come un
chiaro presentiment0 da parte del poeta (presentimento perch6
Dante-pellegrino, come il lettore, non conosce il luogo)
annuncia il carattere morale di tale ambiente in chiave
musicale, e allo s t e s s o tempo, & indizio di una preveggenza
salvifica :
(Purq. 1 2 . 1 1 2 - 1 4 )
Leva dunque, l e t t o r e , a l fa l t e r o t e
meco la vista, dritto a quella p a r t e
dove l'un mot0 e l'altro si percuote;
e li cornincia a vagheggiar ne lrarte
di quel maestro che dentro a sB lrama,
tanto che mai cia lei l'occhio non parte.
......* .CII........*.......-*.-..*-....
(Par. 18.7-12)
12
Salvatore Battaglia, citato nel conmento di Giuseppe Giacalone della
Dinina commedia, Paradiso 33, nota 73.
195
divo,/che l a mia fantasia no1 m i ridice." (Par. 24.23-24).
..,fa l a l i n g u a m i a t a n t o p o s s e n t e ,
c h f u n a f a v i l l a s o l de l a t u a g l o r i a
possa l a s c i a r e a l a f u t u r a gente;
che, p e r tornare a l q u a n t o a mia memoria
e per s o n a r e un poco i n q u e s t i versi,
piG s i c o n c e p e r a di t u a v i t t o r i a .
(par. 33.70-75)
'A1 Padre, a 1 F i g l i o , a 10 S p i r i t o s a n t o r ,
comincid, ' g l o r i a !' , t u t t o ' 1 p a r a d i s o ,
si che m r i n e b r x a v a il d o l c e c a n t o .
Cid c h ' i o v e d e v a m i sembiava un r i s o
de l ru n i v e r s o ; per che m i a ebbrezza
i n t r a v a p e r l r u d i r e e p e r l o viso.
(Par. 27.1-6)
F i n o a q u e s t o p u n t o abbiamo p a r l a t o i n d i s t i n t a r n e n t e d e l l a
musica di Dio, e, ne1 contempo, di D i o ; ma bisogna fare
attenzione perch& non sono la stessa cosa. I n f a t t i ci t r o v i a m o
di fronte allresempio e all'esemplare. Di questa distinzione
Dante ci da prova testuale:
201
parebbe nube che squarciata tona,
comparata a1 sonar di auella lira
(Par. 23.97-100; la sottolineatura & mia)
d i f f e r e n z a in q u a n t o p a r t e c i p e , in p a r t e , della r e a l t a f i n i t a )
e all'uno ( u n i t & divina ed Essenza) B r e f e r e n t e d e l l f o r d i n e ,
perfezione d e l l a realta temporale, e d e l l a r e a l t a f i n i t a di
q u e s t o mondo. D i p r o f e t i c a r i s o n a n z a t r i n i c a r i a B il r i s a l t o
che Dante d& a i suddetti numeri p e r mezzo d e l canto:
Q u e l l f u n o e due e t r e che sempre vive
e regna sempre in t r e e ' n due 2 'n uno,
non c i r c u n s c r i t t o , e t u t t o c i r c u n s c r i v e ,
t r e v o l t e era c a n t a t o da c i a s c u n o
d i q u e l l i s p i r t i con t a l m e l o d i a ,
(Par. 14-28-33]
205
risultano di chiaro intento consociativo sono vari. Che ci sia
associazione tra suono e movimento e chef a110 stesso tempo, si
tratti di una relazione voluta dal poeta & dato certo. Tutto
questo serve a rendere chiara lfimportanza della relazionalith
tra gli elementi che costituiscono ii meccanismo vitale, il
meccanismo chef nella sua primaria funzione, & capace di gestire
lressere funzionale delle cose. Inoltre, resta un dato d i fatto
la straordinaria sollecitudine per quella che si potrebbe
definire la volonta dantesca di calarsi nellfenigmatico
meccanismo dellfordine cosmico e di comprenderne le sue
immanenti e onnipresenti leggi. Tutta la Cornmedia, in special
mod0 il Paradiso, B depositaria di tali rilevanze tematiche.
Percid, luoghi comuni, come quello dellfaquila che canta
"roteando", sono nitide testimonianze di una mente ossessionata
dall ' ordine :
15
Guglielmo Gorni, Lettera. nome, numero: l ' o r d i n e delle cose i n Dante,
(Bologna: I1 Mulino, 1990) 107. Si veda anche l a nota 11-27 della stessa
pagina .
Conclus ione
a w i e n e p r o p r i o a t t r a v e r s o questa musica d e l P a r a d i s o .
Benche t a l e s t u d i o s i a il p r e s u p p o s t o d i una o s s e r v a z i o n e
t o t a l e del tema m u s i c a l e , non s i g n i f i c a c h e e s s o a b b i a r i s o l t o
e c h i u s o , una v o l t a p e r t u t t e , il a i s c o r s o musicale r e l a t i v o
una c e r t a i m p o r t a n z a t e s t u a i e p e r il s e m p l i c e f a t t o d i a v e r l i
a c c o s t a t i g l i u n i agli a l t r i , e d i a v e r l i c o n s i d e r a t i i n t a l e
prospettiva) , c o l l e g a n o le v a r i e i s o l e t e m a t i c h e in un nesso
armonico e o r d i n a t o capace d i p o r t a r e alla i u c e il d a t o musicale
come fattore s t r u t t u r a l e e principio di ordine delle cose
n a r r a t e nella Cornmedia. Dante s t e s s o i n Conv. 2.11.9 ci invita
a l e g g e r e l a sua p o e s i a i n f i l i g r a n a m u s i c a l e : "0 uomini, che
vedere non potete la sentenza di questa canzone, non la
r i f i u t a t e perd; m a p o n e t e mente l a s u a b e l l e z z a , chf8 grande si
per c o s t r u z i o n e , l a quale s i p e r t i e n e a li grammatici, SF per
P ~ r d i n edel sermone, che s i p e r t i e n e a li r e t t o r i c i , si p e r 10
numero de le sue p a r t i , che s i p e r t i e n e a li musici. L e quali
c o s e i n essa s i possono belle vedere, per chi ben guarda".
APPEND ICE
Luoghi musicali principali nella D i v i n a commedia
INFERNO
Tu m r h a i con d i s i d e r i o il c o r d i s p o s t o
si a1 v e n i r con l e p a r o l e t u e , (2.136-37)
Quivi s o s p i r i , p i a n t i e a l t i guai
r i s o n a v a n per l r a e r e sanza s t e l l e ,
..*..............*....~...*.......
Diverse lingue, o r r i b i l i favelle,
p a r o l e d i d o l o r e , a c c e n t i d' i r a ,
v o c i alte e fioche, e suon di man c o n e l l e
f a c e v a n o un t u m u l t o , il qua1 s f a g g i r a
sempre i n q u e l l r a u r a sanza tempo t i n t a , (3.22-29)
un v e c c h i o , b i a n c o per a n t i c o p e l o ,
g r i d a n d o : "Guai a v o i , anime prave!" (3.83-84)
M a q u e l l f a n i m e , c h r e r a n lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
r a t t o che ' n t e s e r l e p a r o l e c r u d e . ( 3 . 1 0 0 - 1 0 2 )
"ben p u o i sapere omai che '1 suo d i r suonaw. (3.129)
un g r e v e t r u o n o , si ch' i o m i r i s c o s s i ( 4 - 2 )
che n t r o n o a c c o g l i e d' i n f i n i t i guai. ( 4 . 9 )
Q u i v i , second0 che p e r a s c o l t a r e ,
non avea p i a n t o m a i che d i s o s p i r i
che 1' a u r a e t t e r n a facevan tremare; (4.25-27)
G e n t i v ' e r a n con o c c h i t a r d i e gravi,
d i grande a u t o r i t a net l o r sembianti:
p a r l a v a n r a d o , con v o c i s o a v i . (4.112-114)
S t a w i Minds orribilmente, e ringhia:
essamina l e colpe ne 1' intrata; (5.4-5)
Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
la dove molto pianto mi percuote. (5.25-27)
10 venni in loco dfogne l u c e muto,
che mugghia come fa mar per tempests, (5-28-29)
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestermian quivi la virth divina . (5.35-36)
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di s& lunga riga,
cosi vid' io venir, t r a e n d o quai, (5-46-48)
si forte fu lfaf fettuoso grido. (5.87)
Cerbero, f i e r a crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra (6.13-14)
Urlar li fa la pioggia come cani; (6.19)
Qua1 & quel cana chfabbaiando agogna, (6.28)
1' anime s i r chfesser vorrebber sorde. (6.33)
Qui puose fine a1 lagrimabil suono. (6.76)
E 1 duca disse a me: " P i 6 non si desta
di qua dal suon dellfangelica tromba, (6.94-95)
T a p e Satan, pape Satan alewe! ",
comincid Pluto con la voce chioccia; (7.1-2)
Qui vidr ir gente piir chfa l t r o v e troppa,
e d' una parte e d f altra, con grandr urli, (7.25-26)
Cosi tornavan per lo cerchio tetro
da ogne mano a lropposito punto,
gridandosi anche loro ontoso metro; (7.31-33)
Assai la voce lor chiaro lfabbaia, (7.43)
"Questfinno si gorgoglian ne la strozza,
che d i r non posson con parola integran. (7.125-26)
sotto '1 governo d f un sol galeotto,
che gridava: "Or ser giunta, anima fells!". (8.17-18)
P e n s a , l e t t o r , se i o m i s c o n f o r t a i
n e l s u o n d e l e p a r o l e maladette, (8.94-95)
b a t t i e n s i a palme e g r i d a v a n si a l t o , (9.50)
mirate l a d o t t r i n a che s r a s c o n d e
s o t t o 1 velame de li v e r s i s t r a n i . (9.62-63)
E giA venia p e r l e t o r b i d e onde
un f r a c a s s o d run suon, pien d i s p a v e n t o , (9.64-65)
T u t t i li l o r c o p e r c h i e r a n s o s p e s i ,
e f u o r n r u s c i v a n si d u r i lamenti, (9.121-22)
E i o : "Maestro, q u a i s o n quelle g e n t i
c h e , s e p p e l l i t e d e n t r o da quellr a r c h e ,
s i f a n s e n t i r c o i s o s p i r i d o l e n t i ? " . (9.124-26)
Ma d i m m i : q u e i de l a p a l u d e pingue,
c h e mena il v e n t o , e che b a t t e l a p i o g g i a ,
e c h e s ' i n c o n t r a n con si a s p r e l i n g u e , (11.70-72)
T a l si p a r t i da c a n t a r e a l l e l u i a (12.88)
dove i b o l l i t i f a c i e n o a l t e s t r i d a . (12.102)
Q u i v i si p i a n g o n li s p i e t a t i danni; (12.106)
f a n n o l a m e n t i i n s u li a l b e r i s t r a n i , (13.15)
10 s e n t i a d r o g n e p a r t e t r a r r e quai ( 1 3 . 2 2 )
Come d f u n s t i z z o v e r d e c h r a r s o s i a
d a l r u n de' c a p i , c h e da l ' a l t r o geme
e c i g o l a p e r v e n t o che va v i a , (13.40-42)
..."Si c o l d o l c e dir mradeschi," (13.55)
Q u i n d i s e n t i m o g e n t e che s i n i c c h i a
n e l ra l t r a b o l g i a e che c o l muso s c u f f a , (18.103-104)
o r convien che p e r v o i suoni l a tromba, (19.5)
Di nova pena m i conven f a r v e r s i
e bar m a t e r a a 1 ventesimo c a n t o
d e l a prima canzon, chf& d f i sommersi. (20.1-3)
e v i d i gente p e r l o vallon tondo
v e n i r , t a c e n d o e lagrimando, a 1 p a s s o
che f a n n o l e l e t a n e in q u e s t o mondo. (20.7-9)
ma p r i m a avea ciascun l a l i n g u a s t r e t t a
c o i d e n t i , v e r s o l o r duca, p e r cenno;
ed e l l i avea del c u l f a t t o t r o m b e t t a . (21.137-39)
quando con trombe, e quando con campane,
con t a m b u r i e con c e n n i d i c a s t e l l a , (22.7-8)
S f 10 avessi le r i m e aspre e c h i o c c e ,
come s i c o n v e r r e b b e al tristo buco (32.1-2)
M a q u e l l e donne a i u t i n o il mio v e r s o
c h r aiutaro Anfione a c h i u d e r Tebe,
si che dal f a t t o il d i r non s i a d i v e r s o . (32.10-12)
non a v r i a pur d a l ' o r l o f a t t o c r i c c h i .
E come a g r a c i d a r s i s t a l a r a n a (32.30-31)
mettendo i d e n t i i n n o t a di c i c o g n a . (32.36)
non t i b a s t a sonar con le mascelle, (32.107)
"ECCO D i t e n , d i c e n d o , "ed e c c o il l o c o
ove c o n v i e n che d i f o r t e z z a t f a r m i n .
Cornf io d i v e n n i a l l o r g e l a t o e f i o c o ,
no1 dimandar, l e t t o r , c h r i' non l o s c r i v o ,
p e r d ch' ogne p a r l a r s a r e b b e poco. (34.20-24)
Con sei o c c h i p i a n g e a , e p e r t r e menti
g o c c i a v a '1 p i a n t o e s a n g u i n o s a bava.
Da ogne bocca d i r o m p e a cot d e n t i
un p e c c a t o r e , a guisa di maciulla,
si che tre ne facea c o s i dolenti. (34.53-57)
~ Belzebh remoto
Luogo & 1 A g i da
t a n t o quanto la tomba si distende,
.
che non per v i s t a , ma p e r suono & n o t o (34,127-129)
PURGATORIO
M a qui l a m o r t a p o e s i r e s u r g a ,
o s a n t e Muse, p o i che v o s t r o sono;
e q u i CalXop& a l q u a n t o s u r g a ,
s e g u i t a n d o il mio c a n t o con q u e l suono
di c u i le P i c h e misere s e n t i r o
l o c o l p o t a l , che d i s p e r a r perdono. (1-7-12)
' I n e x i t u I s r a e l de Aeawtof
c a n t a v a n t u t t i insieme ad una voce
con q y a n t o d i q u e l salmo & p o s c i a s c r i p t o ,
(2-46-48)
E i o : "se nuova legge non t i t o g l i e
memoria o u s o a l r a m o r o s o c a n t o
che m i s o l e a quetar tutte l e m i e d o g l i e , "
..~....*............,......
Amor che ne l a merit-e m i racriona
comincid e l l i a l l o r si dolcemente,
che l a d o l c e z z a a n c o r d e n t r o m i suona.
(2.106-13)
E per& quando s f o d e cosa o vede
c h e t e g n a f o r t e a se l ' a n i m a v o l t a ,
v a s s e n e '1 tempo e l r u o m non se n ' a w e d e ;
chfa l t r a potenza & q u e l l a c h e a s c o l t a ,
e a l t r a & quella c r h a l'anima i n t e r a :
(4.7-11)
A1 suon di l e i ciascun d i n o i s i t o r s e ,
(4.100)
L i o c c h i r i v o l s i a1 suon di q u e s t o motto,
(5 7) .
E ' n t a n t o per l a c o s t a di t r a v e r s o
v e n i v a n g e n t i i n n a n z i a n o i un poco,
c a n t a n d o 'Miserere' a v e r s o a v e r s o .
Quando s f a c c o r s e r chri' non dava loco
per l o mio corpo a1 t r a p a s s a r d r i r a g g i ,
mutar l o c a n t o i n un "oh!" l u n g o e roco;
(5.22-27)
Q u i v i perdei l a v i s t a e l a p a r o l a ;
n e l nome di Maria f i n i r , e q u i v i
caddi, e rimase l a mia c a m e s o l a .
10 d i r d vero, e t u '1 r i d i t r a ' v i v i :
l rangel d i Dio m i prese, e q u e l d f i n f e r n o
g r i d a v a : "0 t u d e l c i e l , perch6 m i p r i v i ?
.
( 5 100-05)
Q u e l l ' a n i m a g e n t i l f u cosi p r e s t a ,
s o l per l o d o l c e suon de l a sua t e r r a ,
(6.79-80)
Molti r i f i u t a r i . l o comune i n c a r c o ;
m a il pop01 tuo s o l i c i t o r i s p o n d e
s a n z a chiamare, e g r i d a : " I ' m i s o b b a r c o ! " -
D i n a n z i p a r e a gente; e t u t t a quanta,
p a r t i t a i n s e t t e c o r i , a' due mier sensi
faceva d i r l f u n 'No', a t 0 S , c a n t a f .
(10 -58-60)
Come d e l s u o v o l e r li a n g e l i t u o i
fan s a c r i f i c i o a t e , cantando gsanna,
c o s i f a c c i a n o li uornini def s u o i . (11.10-12)
Ben s i d e r l o r o a t a r l a v a r l e n o t e
che p o r t a r q u i n c i , si che, mondi e l i e v i ,
possano u s c i r e a le s t e l l a t e r u o t e . (11.34-36)
Non & il mondan romore a l t r o chrun f i a t o
d i vento, c h ' o r vien q u i n c i e o r v i e n q u i n d i ,
e muta nome p e r c h 6 muta l a t o .
C h e v o c e a v r a i t u p i h , se v e c c h i a s c i n d i
da t e l a c a m e , che s e f o s s i morto
a n z i c h e t u l a s c i a s s i il 'pappo' e '1 ' d i n d i f ,
(11.100-05)
Noi volgendo i v i l e nostre p e r s o n e ,
' b e a t i pauper s p i r i t u ! ' v o c i
c a n t a r o n si, che no1 d i r i a sermone.
A h i q u a n t o s o n d i v e r s e quelle foci
da l f i n f e r n a l i ! ch& q u i v i per c a n t i
.
s fe n t r a , e 1&g i i i p e r l a m e n t i f e r o c i
(12,109-14)
e v e r s o noi v o l a r furon s e n t i t i ,
non p e r d v i s t i , s p i r i t i p a r l a n d o
a l a mensa df amor c o r t e s i i n v i t i .
L a prima v o c e c h e p a s s 6 volando
'Vinum non h a b e n t ' a l t a r n e n t e d i s s e ,
e d i e t r o a n o i l'andd rexterando.
(13.25-30)
e ciascuna pareva
10 s e n t i a v o c i ,
pregar per pace e p e r m i s e r i c o r d i a
L f Angnel d i Dio c h e l e p e c c a t a leva.
Pur 'Aanus D e i f e r a n le l o r o e s s o r d i a ;
una parola i n tutte e r a e un modo,
si che p a r e a t r a esse ogne c o n c o r d i a .
(16-16-21)
E i o : "0 c r e a t u r a c h e t i mondi
p e r t o r n a r b e l l a a c o l u i che t i fece,
m a r a v i g l i a u d i r a i , se m i s e c o n d i n .
"10 t i s e g u i t e r d q u a n t o mi lecew,
r i s p u o s e ; "e se v e d e r fumrno non l a s c i a ,
l ' u d i r c i t e r r h g i u n t i i n q u e l l a vecen.
(16-31-36)
A l t o s o s p i r , che d u o l o s t r i n s e i n " u h i ! " ,
m i s e f u o r prima; e p o i comincid: "Frate,
l o mondo & c i e c o , e t u v i e n ben d a h i .
(16-64-46)
" O r accordiam a t a n t o i n v i t o il p i e d e ;
-
p r o c a c c i a m d i s a l i r p r i a the s ' a b b u i ,
che p o i non s i p o r i a , se '1 di non r i e d e t l .
(17-61-63)
Q u e s t o t r i f o r m e amor qua giii d i s o t t o
s i p i a n g e : o r vof che t u de I ' a l t r o i n t e n d e ,
che c o r r e a1 ben con o r d i n e c o r r o t t o -
(17-124-26)
Tosto fur s o v r f a n o i , p e r c h e c o r r e n d o
s i movea t u t t a q u e l l a t u r b a magna;
e due d i n a n z i g r i d a v a n piangendo: (18.97-99)
V e n i t e , b e n e d i c t i Patris m e i ' ,
son6 d e n t r o a un lume che li era,
tal che m i v i n s e e g u a r d a r no1 potei.
(27.55-60)
ma c o n p i e n a letizia Y o r e prime,
c a n t a n d o , r i c e v i e n o i n t r a le f o g l i e ,
che t e n e v a n bordone a le sue r i m e ,
(28.16-18)
una donna s o l e t t a che si g i a
e cantando e sciegliendo f i o r da f i o r e
o n d f e r a pinta tutta la sua v i a .
(28 .4 0 - 4 2 )
e fece i p r i e g h i miei esser c o n t e n t i ,
si a p p r e s s a n d o se, che '1 dolce suono
veniva a m e cot s u o i i n t e n d i m e n t i .
(28.58-60)
"ma luce rende il salmo Delectasti,
che p u o t e d i s n e b b i a r v o s t r o i n t e l l e t t o . "
l1Volgi, B e a t r i c e , v o l g i li o c c h i s a n t i " ,
era l a s u a c a n z o n e , "a1 t u o fedele
che, p e r v e d e r t i , ha n o s s i p a s s i t a n t i ! "
(31.133-35)
0 i s p l e n d o r d i viva l u c e e t t e r n a ,
c h i p a l i d o s i fece sotto l f o m b r a
s i d i P a r n a s o , o bewe i n sua c i s t e r n a ,
che non paresse aver l a mente ingombra,
t e n t a n d o a r e n d e r t e qua1 t u p a r e s t i
la dove armonizzando il ciel t f a d o m b r a ,
q u a ~ d on e l ' a e r e a p e r t o t i s o l v e s t i ?
(31.139-45)
Si p a s s e g g i a n d o I f a l t a selva v d t a ,
c o l p a d i q u e l l a ch'al s e r p e n t e crese,
temprava i passi u n f a n g e l i c a n o t a .
(32.31-33)
10 non l o ' n t e s i , n e q u i non s i c a n t a
1' i n n o che q u e l l a g e n t e a l l o r c a n t a r o ,
n e la n o t a s o f f e r s i tutta q u a n t a .
(32.61-63)
" V e d i l a compagnia che l a c i r c o n d a :
L i a l t r i dopo '1 g r i f o n s e n vanno s u s o
con piG d o l c e canzone e pih p r o f o n d a m .
(32.88-90)
'Deusl v e n e r u n t a e n t e s r , a l t e r n a n d o
o r t r e o r q u a t t r o dolce salmodia,
le donne i n c o m i n c i a r o , e l a g r i m a n d o ;
(33.1-3)
PARADISO
Quando l a r o t a che t u s e m p i t e r n i
d e s i d a r a t o , a s 6 m i fece a t t e s o
con l'armonia che t e m p e r i e d i s c e r n i ,
(1.76-78)
.
. ."Le cose t u t t e quante
hanno o r d i n e t r a l o r o , e q u e s t o & forma
che l r u n i v e r s o a Dio fa s i m i g l i a n t e , "
(1.103-105)
ma t u t t i fanno b e l l o il primo g i r o ,
e d i f f e r e n t e m e n t e han dolce v i t a
per s e n t i r p i h e men l r e t t e r n o s p i r o .
(4.34-36)
S'elli i n t e n d e t o r n a r e a queste r u o t e
I r o n o r de l a influenza e '1 biasmo, f o r s e
i n a l c u n v e r o suo a r c 0 p e r c u o t e .
( 4 -58-60)
10 v e g g i o ben si come g i a r i s p l e n d e
n e 1' i n t e l l e t t o t u o 1' e t t e r n a l u c e ,
c h e f v i s t a , s o l a e sempre amore accende;
(5.7-9)
Si comincid B e a t r i c e q u e s t o c a n t o ;
e s i cornruom c h e suo p a r l a r non spezza,
c o n t i n u d cosi ' 1 p r o c e s s 0 s a n t o :
(5.16-18)
D a i n d i scese f o l g o r a n d o a Iuba;
onde s i v o l s e n e l v o s t r o o c c i d e n t e ,
ove s e n t i a l a pompeana t u b a .
(6.70-72)
Di q u e l c h e f& col b a i u l o s e g u e n t e ,
B r u t o con C a s s i o ne l ri n f e r n o l a t r a ,
e Modena e P e r u g i a f u d o l e n t e -
(6.73-75)
Diverse v o c i fanno d o l c i n o t e ;
cosi d i v e r s i s c a n n i in n o s t r a v i t a
rendon d o l c e armonia t r a q u e s t e r o t e .
( 6 -124-26)
donne m i p a r v e r , non da b a l l o s c i o l t e ,
ma c h e s f a r r e s t i n t a c i t e , a s c o l t a n d o
fin che l e nove n o t e hanno r i c o l t e .
(10.79-81)
che l funa p a r t e e l fa l t r a t i r a e u r g e ,
t i n t i n sonando con r i d o l c e n o t a ,
c h e '1 b e n d i s p o s t o spirto d f a m o r t u r g e ;
c o s i vid'lo l a gloxiosa rota
m u o v e r s i e r e n d e r voce a v o c e i n tempra
e i n d o l c e z z a ch'esser non pd n o t a
se non c o l a dove g i o i r sf insempra.
(10.142-48)
n6 v a l s e u d i r che l a t r o v d s i c u r a
con Amiclate, a 1 suon de l a s u a voce,
c o l u i ch'a t u t t o '1 mondo f6 paura;
(11.67-69)
P o i che l a g e n t e p o v e r e l l a crebbe
d i e t r o a c o s t u i , l a c u i mirabil v i t a
meglio i n g l o r i a del c i e l si c a n t e r e b b e ,
(11-94-96)
e n e l s u o g i r o t u t t a non s i v o l s e
prima chfunf a l t r a d i c e r c h i o l a c h i u s e ,
e mot0 a mot0 e c a n t o a c a n t o c o l s e ;
c a n t o che t a n t o v i n c e n o s t r e muse,
n o s t r e s e r e n e i n q u e l l e d o l c i tube,
(12. 4 - 8 )
Come, d a piii l e t i z i a p i n t i e t r a t t i ,
a l a frats quei che vanno a rota
l e v a n l a voce e r a l l e g r a n o li a t t i ,
cosi, a l'orazion pronta e divota,
li s a n t i cerchi m o s t r a r nova g i o i a
n e l t o r n e a r e e ne l a m i r a n o t a .
(14.19-24)
t r e v o l t e e r a c a n t a t o da c i a s c u n o
d i q u e l l i s p i r t i con tal melodia,
ch'ad ogne merto s a r i a g i u s t o muno.
(14,31-33)
Tanto m i p a r v e r s i i b i t i e a c c o r t i
e l ' u n o e l r a l t r o c o r o a dicer "Amme!"
che ben m o s t r a r d i s i o d' i c o r p i m o r t i :
.
( 1 4 61-63)
s i l e n z i o puose a q u e l l a d o l c e l i r a ,
e fece q u l e t a r le s a n t e c o r d e
che l a d e s t r a del c i e l o a l l e n t a e t i r a -
Come s a r a n n o a' g i u s t i p r e g h i s o r d e
q u e l l e s u s t a n z e che, per darmi v o g l i a
c h r i o l e pregassi, a tacer f u r concorde?
(15.4-9)
Indi, a u d i r e e a v e d e r giocondo,
g i u n s e l o s p i r t o a1 suo p r i n c i p i o c o s e ,
c h r i o non l o ' n t e s i , si par16 profondo;
(15. 37-39)
" l a v o c e t u a s i c u r a , balda e l i e t a
suoni l a volont&, suoni '1 d i s i o ,
a c h e la m i a r i s p o s t a & gi& d e c r e t a ! " .
(15.67-69)
e come a li o c c h i m i e i s i f& p i G b e l l a ,
c o s i con v o c e p i i d o l c e e s o a v e ,
ma non con q u e s t a moderna f a v e l l a ,
(16.31-33)
D a i n d i , si come viene a d o r e c c h i a
d o l c e a r m o n i a da organo, m i v i e n e
a v i s t a il tempo c h e t i s f a p p a r e c c h i a .
(17.43-45)
Ch& se l a v o c e tua s a r a m o l e s t a
n e l prirno g u s t o , vital nodrimento
l a s c e r a p o i , quando s a r a d i g e s t a .
Q u e s t o t u o g r i d o f a r a come v e n t o ,
che le p i h alte c i m e p i h p e r c u o t e ;
e cid non f a d f o n o r poco argomento.
(17.130-35)
Gi& s i godeva s o l o d e l s u o v e r b o
q u e l l o specchio beato, e i o gustava
l o mio, temprando c o l d o l c e 1 acerbo;
..... ............**................*
10 m i r i v o l s i a l famoroso suono
d e l mio c o n f o r t o ; e qua1 i o a l l o r vidi
ne li o c c h i santi amor, qui l r a b b a n d o n o :
non p e r c h r i o p u r del mio p a r l a r d i f f i d i ,
m a per l a mente c h e non pud redire,
s o v r a se t a n t o , s f a l t r i non l a g u i d i ,
T a n t o p o s s f i o d i quel p u n t o ridire,
c h e , r i m i r a n d o l e i , l o mio a f f e t t o
l i b e r o fu da ogne a l t r o disire,
f i n c h e ' 1 p i a c e r e t t e r n o , che d i r e t t o
r a g g i a v a i n B e a t r i c e , dal be1 v i s o
m i c o n t e n t a v a c o l second0 a s p e t t o .
(18.1-18)
s p i r i t i s o n beati, che g i h , prima
che v e n i s s e r o a 1 c i e l , f u o r di gran voce,
s i chrogne musa ne s a r e b b e opima.
(18.31-33)
I n d i , tra I ' a l t r e luci mota e m i s t a ,
mostrommi l ralma c h e m r avea p a r l a t o
qua1 e r a t r a i c a n t o r d e l c i e l o a r t i s t a .
(18.49-51)
t a l f u ne li o c c h i miei, quando f u i v d l t o ,
p e r l o candor de l a temprata s t e l l a
sesta, che d e n t r o a s 6 rnr avea r i c o l t o .
10 vidi i n quella giovial f a c e l l a
l o s f a v i l l a r de I f a m o r che li era
s e g n a r e a li o c c h i miei n o s t r a f a v e l l a .
. . . I I I . I . * . . . . . . - I . * . . . . * . . o o . . . . * . . . .
si d e n t r o a i lumi s a n t e c r e a t u r e
v o l i t a n d o cantavano, e fa c i e n s i
o r Q, o r I, o r i n sue f i g u r e .
Prima, cantando, a s u a n o t a moviensi;
( 1 8 67-79)
M o s t r a r s i dunque i n c i n q u e v o l t e sette
v o c a l i e consonanti; e i o n o t a i
le parti s i r come mi p a r v e r d e t t e .
'DILIGITE IUST1TIAMf p r i m a i
fur verbo e nome d i t u t t o '1 d i p i n t o ;
IOU1 I U D I C A T I S TERRAMr, f u r sezzai.
Poscia ne l ' e m m e d e l vocabol q u i n t o
r i m a s e r o o r d i n a t e ; si che Giove
p a r e v a a r g e n t 0 li d'oro d i s t i n t o .
E v i d i s c e n d e r e a l t r e l u c i dove
e r a il colmo de lremme, e 11 q u e t a r s i
cantando, c r e d o , il ben c h r a s 6 le move.
(18.88-99)
Cosi un s o l c a l o r di m o l t e b r a g e
s i f a sentir, come d i m o l t i amori
u s c i v a s o l o un suon di q u e l l a image.
(19.19-21)
v i d ' i o f a r s i q u e l s e g n o , che di laude
de l a d i v i n a grazia era c o n t e s t o ,
con c a n t i quai si sa c h i l a sh gaude.
(19.37-39)
perb che t u t t e q u e l l e v i v e l u c i ,
v i e p i h l u c e n d o , corninciaron c a n t i
da m i a memoria l a b i l i e c a d u c i .
(20.10-12)
P o s c i a che i c a r i e l u c i d i l a p i l l i
o n d r i o v i d i ingemmato il s e s t o lume
p u o s e r s i l e n z i o a li a n g e l i c i s q u i l l i ,
......................................
E come suono a1 c o l l o de l a cetra
p r e c d e sua forma, e si cornf a1 p e r t u g i o
de l a sampogna v e n t o c h e p e n e t r a ,
.................................
Fecesi v o c e q u i v i , e q i i i n d i u s c i s s i
per
- l o suo b e c c o i n forma d i p a r o l e ,
q u a l i a s p e t t a v a il c o r e o v r i o l e scrissi.
(20.16-30)
C o l u i che l u c e i n mezzo p e r p u p i l l a ,
fu il c a n t o r de l o S p i r i t o S a n t o ,
c h e f r a r c a t r a s l a t d di v i l l a i n v i l l a :
ora c o n o s c e il rnerto del suo c a n t o ,
(20.37-40)
Q u a l e a l l o d e t t a c h e 'n aere s i s p a z i a
prima c a n t a n d o , e p o i tace c o n t e n t a
de l r u l t i m a dolcezza che l a s a z i a ,
(20.73-75)
E come a buon cantor buon c i t a r i s t a
fa seguitar l o g u i z z o de l a corda,
i n che p i h d i p i a c e r l o c a n t o a c q u i s t a ,
, , . . , , . . . , , , . , . . . , , . . - - 0 - . * . - . , . . . . , . *
se non s i t e m p e r a s s e , t a n t o splende,
che 1 t u o m o r t a l p o d e r e , a 1 suo f u l g o r e ,
sarebbe f r o n d a che t r o n o scoscende.
(21.10-12)
D i n t o r n o a questa v e n n e r o e fermarsi,
e f e r o un g r i d o d i s i a l t o suono,
che non p o t r e b b e qui a s s o m i g l i a r s i ;
n6 i o l o ' n t e s i , si m i v i n s e il tuono,
(21.139-42)
Come t ravrebbe t r a s m u t a t o il c a n t o ,
e i o r i d e n d o , mo pensar l o p u o i ,
p o s c i a c h e 1 g r i d o t r h a mosso c o t a n t o ;
(22.10-12)
Se mo s o n a s s e r t u t t e q u e l l e l i n g u e
che PolimnXa con l e suore f e r o
del l a t t e l o r d o l c i s s i m o p i h pingue,
p e r a i u t a r m i , a 1 rnillesmo d e l v e r o
non s i v e r r i a , cantando il s a n t o r i s o
e q u a n t o il s a n t o a s p e t t o f a c e a rnero;
(23-55-60)
cosi q u e l l e c a r o l e , d i f f e r e n t e -
rnente danzando, de l a s u a ricchezza
m i f a c i e n o stirnar, v e l o c i e l e n t e .
.................................
e tre fXate i n t o r n o d i Beatrice
s i v o l s e con un c a n t o t a n t o divo,
c h e l a mia f a n t a s i a no1 m i ridice.
(24.16-24)
F i n i t o questo, l f a l t a c o r t e santa
r i s o n d p e r le s p e r e un 'Dio laudamot
n e l a melode che l h s u si c a n t a .
(24.112-14)
c o s i benedicendomi c a n t ando,
t r e v o l t e c i n s e m e , si com'io t a c q u i ,
l fa p p o s t o l i c o lume a 1 c u i comando
io avea detto: si n e l dir li piacqui!
(24.151-54)
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I
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