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Indice
Storia
La reazione dell'opinione pubblica
Gli anni 2000 e le polemiche
Il contenuto
Allegati degli accordi
Allegato 1: Condizioni delle elezioni
Allegato 2: Ritiro delle forze israeliane
Allegato 3: Cooperazione economica
Allegato 4: Sviluppo regionale
Verbali concordati degli accordi
Verbale A: Intese generali
Verbale B: Intese specifiche
Articolo IV: Giurisdizione del Consiglio
Articolo VI (2): Trasferimento di autorità
Articolo VII (2): Cooperazione
Articolo VII (5): Poteri di Israele
Articolo VIII: Polizia
Articolo X: Funzionari designati
Allegato II: Responsabilità continuate di Israele
Negoziati successivi
Oslo 2
Accordi collegati
Persone coinvolte
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
Storia
I colloqui per giungere all'intesa furono inizialmente avviati a Londra, dove si programmò una
successiva trattativa a Zagabria e infine a Oslo. Gli ideatori di tale processo furono Johan Jørgen
Holst (ministro norvegese degli Affari Esteri), Terje Rød-Larsen e Mona Juul. I negoziati furono
condotti nel più totale segreto.
Subito dopo ebbe luogo la cerimonia pubblica ufficiale di firma a Washington (USA) il 13 settembre
1993, con l’egiziano Yasser Arafat che siglò i documenti per conto dell'Organizzazione per la
Liberazione della Palestina (OLP) e Shimon Peres che firmò per conto dello Stato d'Israele. Alla
cerimonia parteciparono in veste di garanti Warren Christopher per gli Stati Uniti e Andrei Kozyrev
per la Russia, alla presenza del Presidente statunitense Bill Clinton e del Primo ministro israeliano
Yitzhak Rabin e, per tale funzione esecutiva, dello stesso Presidente dell'OLP Yasser Arafat.
Gli accordi sollevarono nei due popoli, israeliano e palestinese, un'ondata di speranza per la fine delle
violenze, ma non tutti presero parte a questa speranza. In Israele, ebbe luogo un forte dibattito sugli
accordi; la sinistra li sosteneva, mentre la destra si opponeva ad essi. Dopo una discussione di due
giorni alla Knesset sul proclama del governo circa la questione dell'accordo e lo scambio di lettere, il
23 settembre 1993 si tenne un voto di fiducia nel quale 61 parlamentari della Knesset votarono a
favore della decisione, 50 votarono contro e 8 scelsero l'astensione.
Nemmeno le reazioni palestinesi agli accordi furono omogenee. al-Fatḥ accettò gli accordi, ma
Ḥamās, il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina e il Fronte Popolare per la Liberazione della
Palestina, che erano note come "organizzazioni del rifiuto", obiettarono agli accordi dato che
rifiutavano completamente il diritto di Israele a esistere.
Da entrambe le parti si nutrivano timori circa le intenzioni dell'altra. Gli israeliani sospettavano che i
palestinesi non fossero sinceri nel loro desiderio di raggiungere la pace e la coesistenza con Israele,
ma si riferivano a questo come al "Programma in dieci punti" (che in Israele viene chiamato Tokhnit
HaSHlavim o Torat HaSHlavim). Come prova portavano dichiarazioni rese da Arafat davanti a un
uditorio palestinese, nelle quali paragonava l'accordo all'Accordo di al-Hudaybiyya che il profeta
Maometto aveva firmato con i pagani meccani dei Quraysh. Queste dichiarazioni possono essere
interpretate anche come un tentativo di giustificare la firma degli accordi in base a precedenti storico-
religiosi.
Dopo la firma degli accordi l'espansione degli insediamenti israeliani accelerò di cinque volte rispetto
alla normale crescita, ingenerando frustrazione tra i palestinesi e una generale sfiducia sugli accordi e
sulle intenzioni israeliane. Infatti esisteva una gran parte della popolazione israeliana che era
totalmente contro gli accordi di Oslo poiché ritenevano che questi andassero contro il grande
progetto di far risorgere Il Regno di Israele. Così il 4 novembre del 1995, dopo aver preso parte a un
comizio in difesa della pace a Tel Aviv, Yitzhak Rabin viene assassinato da Yigal Amir, un giovane
studente israeliano.[1][2] Questi venne condannato all'ergastolo e non si è mai pentito dell'uccisione.[3]
I sospetti di Israele vennero confermati da Ziyād Abū ʿAyn, di al-Fatḥ, durante un'intervista su Alam
TV, il 4 luglio 2006: "Gli Accordi di Oslo non sono stati ciò che il popolo palestinese sognava. Il
sogno del popolo palestinese è il ritorno, l'autodeterminazione, la fondazione di uno Stato
palestinese indipendente, e la liberazione della sua terra. Comunque, non ci sarebbe stata resistenza
in Palestina se non fosse stato per Oslo. Fu Oslo che incoraggiò fortemente alla resistenza
palestinese. Tutti i Territori Occupati - e io fui uno degli attivisti della prima e della seconda
intifada, e venni arrestato dagli israeliani diverse volte... - Se non fosse stato per Oslo, non ci
sarebbe stata resistenza. Per tutti i territori occupati, non potevamo spostare una singola pistola da
un posto all'altro. Se non fosse stato per Oslo, le armi che ottenemmo tramite Oslo, e se non fosse
stato per le zone "A" dell'Autorità palestinese, se non fosse stato per l'addestramento, i campi, la
protezione fornita da Oslo, e se non fosse stato per il rilascio di migliaia di prigionieri palestinesi
grazie ad Oslo - questa resistenza palestinese non avrebbe potuto portare avanti questa grande
intifada palestinese, con cui abbiamo fronteggiato l'occupazione israeliana."[4]
Il massacro della Grotta dei Patriarchi viene spesso additato come il destabilizzatore della fiducia dei
palestinesi nel processo di pace. Inoltre, l'espansione degli insediamenti israeliani e i blocchi che
causarono il deterioramento delle condizioni economiche dei palestinesi, causarono frustrazione e un
corrispondente crollo nel sostegno per gli accordi e per coloro che agivano per la loro ratifica.
Fin dall'inizio della prima intifada, gli Accordi di Oslo vennero visti con sempre maggiore sfavore
dall'opinione pubblica israeliana e palestinese. Nel maggio del 2000, sette anni dopo gli accordi di
Oslo e cinque mesi prima dell'inizio dell'intifada di al-Aqsa, un sondaggio del Centro Ricerche Tami
Steinmetz per la Pace dell'Università di Tel Aviv trovò che: il 39% di tutti gli israeliani sosteneva gli
accordi e il 32% credeva che questi avrebbero prodotto la pace nel giro di pochi anni.[5]. Per contro, il
sondaggio del maggio 2004 trovò che il 26% di tutti gli israeliani sosteneva gli accordi e il 18%
credeva che questi avrebbero prodotto la pace nel giro di pochi anni. Molti palestinesi credevano che
gli accordi di Oslo avessero trasformato la leadership dell'OLP in uno strumento dello stato israeliano
per sopprimere il suo stesso popolo. Mentre questi beneficiavano una piccola élite, le condizioni di
molti palestinesi peggiorarono. Questa fu vista come una delle cause dell'intifada di al-Aqsa.
Il contenuto
In essenza, gli accordi chiedevano un ritiro delle forze israeliane da alcune aree della Striscia di Gaza
e della Cisgiordania, e affermavano il diritto palestinese all'autogoverno in tali aree, attraverso la
creazione dell'Autorità Nazionale Palestinese. Il governo palestinese ad interim sarebbe durato per un
periodo di cinque anni, durante i quali sarebbe stato negoziato un accordo permanente (a partire al
più tardi dal maggio 1996). Questioni annose come Gerusalemme, rifugiati palestinesi, insediamenti
israeliani nell'area, sicurezza e confini, vennero deliberatamente esclusi dagli accordi e lasciati in
sospeso. L'autogoverno ad interim sarebbe stato garantito per fasi.
Fino allo stabilimento di un accordo sullo status finale, Cisgiordania e Striscia di Gaza sarebbero state
divise in tre zone:
Assieme ai principi, le due parti firmarono Lettere di mutuo riconoscimento tra Israele e OLP. Il
governo israeliano riconobbe l'OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese, mentre
l'OLP riconosceva il diritto a esistere dello Stato di Israele e rinunciava al terrorismo, alla violenza e
all'intento di distruzione di Israele.
Per far sì che i palestinesi potessero governarsi in base a principi democratici, elezioni politiche
generali e libere si sarebbero dovute svolgere per eleggere il consiglio.
La giurisdizione del Consiglio palestinese avrebbe coperto la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, eccetto
per questioni che sarebbero state negoziate nei colloqui per lo status permanente. Le due parti
consideravano Cisgiordania e Striscia di Gaza come una singola unità territoriale.
Il periodo transitorio di cinque anni sarebbe iniziato con il ritiro dalla Striscia di Gaza e dalla zona di
Gerico. I negoziati per lo status permanente sarebbero cominciati non appena possibile tra israeliani
e palestinesi. I negoziati avrebbero dovuto coprire le questioni rimanenti, comprese: Gerusalemme,
rifugiati palestinesi, insediamenti, accordi per la sicurezza, confini, relazioni e cooperazione con gli
altri vicini, e altre questioni di interesse comune.
Ci sarebbe stato un trasferimento di autorità tra le forze di difesa israeliane e i palestinesi autorizzati,
riguardanti educazione e cultura, salute, assistenza sociale, tassazione diretta e turismo.
Il Consiglio avrebbe costituito una robusta forza di polizia, mentre Israele avrebbe continuato ad
avere la responsabilità per la difesa da minacce esterne.
Si sarebbe attuato un ridispiegamento delle forze militari israeliane in Cisgiordania e nella Striscia di
Gaza.
La Dichiarazione di Principi sarebbe entrata in vigore un mese dopo la sua firma. Tutti i protocolli
annessi alla Dichiarazione di Principi e i verbali concordati che la riguardavano, sarebbero stati
considerati come parte di essa.
Allegati degli accordi
Un accordo sul ritiro delle forze militari israeliane dalla Striscia di Gaza e dalla zona di Gerico. Questo
accordo avrebbe compreso preparativi approfonditi da applicare in tali aree successivamente al ritiro
israeliano.
Accordi per un facile e pacifico trasferimento di autorità dal governo militare israeliano e dalla sua
amministrazione civile, ai rappresentanti palestinesi.
Strutture, poteri e responsabilità dell'autorità palestinese in queste aree, eccetto: sicurezza
esterna, insediamenti, cittadini israeliani, relazioni estere e altre questioni mutuamente
concordate.
Accordi per l'assunzione della sicurezza interna e l'ordine pubblico da parte di una forza di polizia
palestinese consistente di agenti reclutati localmente o all'estero (ma in questo caso dotati di
passaporto giordano e documenti palestinesi emessi dall'Egitto). I candidati partecipanti alla forza
di polizia palestinese provenienti dall'estero avrebbero dovuto seguire un addestramento come
agenti di polizia.
Una presenza temporanea internazionale o estera, come da accordi.
Istituzione di un Comitato congiunto israelo-palestinese per il coordinamento e la cooperazione,
per fini di mutua sicurezza.
Accordi per un passaggio sicuro per persone e mezzi di trasporto tra la Striscia di Gaza e la zona
di Gerico.
Accordi per il coordinamento tra entrambe le parti circa i passaggi: Gaza-Egitto e Gerico-
Giordania.
Le due parti avrebbero cooperato nel contesto degli sforzi di pace multilaterali nel promuovere un
programma di sviluppo per la regione, compresa Cisgiordania e Striscia di Gaza, da essere avviato dal
G7.
Si è concordato che: la Giurisdizione del Consiglio coprirà i territori della Cisgiordania e della Striscia
di Gaza, ad eccezione di questioni che verranno trattate nei negoziati per lo status permanente.
Si è concordato che il trasferimento di autorità avverrà come segue: I palestinesi informeranno gli
israeliani dei nomi dei palestinesi autorizzati che assumeranno i poteri, autorità e responsabilità che
verranno trasferite ai palestinesi secondo la Dichiarazione di Principi nei seguenti settori: educazione
e cultura, salute, assistenza sociale, tassazione diretta, turismo, e qualsiasi altra autorità concordata.
Il ritiro del governo militare non impedirà ad Israele di esercitare i poteri e le responsabilità non
trasferite al Consiglio.
Negoziati successivi
Oltre ai primi accordi, precisamente la Dichiarazione di Principi sull'autogoverno ad interim, altri
accordi più specifici sono spesso conosciuti informalmente come "Accordi di Oslo":
Oslo 2
L'Accordo ad interim sulla Cisgiordania e la Striscia di Gaza (detto anche Oslo 2), fu firmato il 28
settembre 1995 e diede ai palestinesi l'autogoverno a Betlemme, Hebron, Jenin, Nablus,
Qalqilya, Ramallah, Tulkarm, e altri 450 villaggi.
Accordi collegati
Persone coinvolte
Yossi Beilin (architetto degli Accordi)
Ron Pundak (architetto degli Accordi)
Shimon Peres (architetto degli Accordi)
Johan Jørgen Holst (ministro degli Affari Esteri norvegese)
Terje Rød-Larsen (architetto degli Accordi)
Mona Juul (architetto degli Accordi)
Jan Egeland
Yitzhak Rabin (Primo Ministro israeliano)
Bill Clinton (Presidente degli USA)
Yasser Arafat (capo dell'OLP, presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese)
Ahmed Yassin (capo di Hamas)
Mahmūd Abbās (architetto degli Accordi)
Yigal Amir (assassino di Yitzhak Rabin, mosso dall'ostilità verso gli Accordi di oslo)
Ehud Barak (Primo Ministro israeliano, attivo promotore del Vertice di Camp David del 2000, fu il
Capo di Stato Maggiore delle IDF fra il 1992 e il 1995)
Note
1. ^ L'assassinio di Rabin, 20 anni fa, in Il Post, 4 novembre 2015. URL consultato il 27 giugno 2017.
2. ^ (EN) "Rabin's assassin, two others convicted of conspiracy", September 11, 1996 (https://www.c
nn.com/WORLD/9609/11/israel.rabin/) Archiviato (https://web.archive.org/web/20040124145825/h
ttp://www.cnn.com/WORLD/9609/11/israel.rabin/) il gennaio 24, 2004 Data nell'URL non
combaciante: 24 gennaio 2004 in Internet Archive. dalla CNN
3. ^ (EN) "'I have no regrets' Law student confesses to killing Rabin, November 5, 1995 (https://www.
cnn.com/WORLD/9511/rabin/amir/index.html) dalla CNN
4. ^ MemriTV Trascrizione: Copia archiviata, su memritv.org. URL consultato il 18 novembre 2006
(archiviato dall'url originale il 24 novembre 2006).
5. ^ Statistiche sul sostegno israeliano agli Accordi di Oslo del Centro Ricerche Tami Steinmetz per
la Pace (PDF), su spirit.tau.ac.il (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2006).
Bibliografia
Testo integrale degli accordi di Oslo (http://www.progettodreyfus.com/gli-accordi-di-oslo-il-testo-int
egrale/)
Bregman, Ahron Elusive Peace: How the Holy Land Defeated America.
Clinton, Bill (2005). My Life. Vintage. ISBN 1-4000-3003-X.
Oded, Eran. "Arab-Israel Peacemaking." The Continuum Political Encyclopedia of the Middle
East. Ed. Avraham Sela. New York: Continuum, 2002.
Voci correlate
Autorità Nazionale Palestinese
Accordo ad interim sulla Cisgiordania e la Striscia di Gaza
Conflitti arabo-israeliani
Israele
Altri progetti
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altri file su Accordi di Oslo (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Oslo_Accord?us
elang=it)
Collegamenti esterni
Text of the Oslo Accords, su yale.edu. URL consultato il 18 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 3
febbraio 2006).
The Avalon Project at Yale Law School: The Middle East 1916 - 2001: A Documentary Record, su
yale.edu. URL consultato il 18 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 1999).
Oslo agreement - a diplomatic triumph (https://web.archive.org/web/20061114090551/http://www.
norwaves.com/norwaves/Volume1_1993/v1nw27.html), from NORINFORM Weekly Newsletter,
No. 27 - 7 settembre 1993
Official US State Department 1993 Dispatch Archives of the Accords and accompanying
speeches, su dosfan.lib.uic.edu. URL consultato il 18 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre
2006).
"Oslo 2" full text, su us-israel.org.
Tami Steinmetz Center for Peace Research, su spirit.tau.ac.il. URL consultato il 18 novembre 2006
(archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2006).
How Not to Make Peace: "Conflict Syndrome" and the Demise of the Oslo Accords (https://web.ar
chive.org/web/20061120221925/http://www.usip.org/pubs/peaceworks/pwks57.html) U.S. Institute
of Peace Peaceworks
Fatal Terrorist Attacks since the signing of the Declaration of Principles, su mfa.gov.il.
The Oslo War Process (https://web.archive.org/web/20061030213754/http://www.hirhome.com/yu
go/oslo-intro.htm) Historical and Investigative Research
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