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Prima Intifada

Nell’agosto 1988 il movimento


integralista e terrorista Hamas dichiara il
Jihād (guerra santa) contro Israele,
dando vita alla Prima Intifada.
Hamas

Il Libano firma un accordo di pace con la


Siria e procede al disarmo di tutti i
gruppi armati ad eccezione degli
Hezbollah filo-siriani e anti-israeliani.
Hezbollah
Nel settembre del 1993 Arafat, a nome del popolo palestinese,
riconosce lo Stato di Israele e accetta il metodo del negoziato,
rinunciando alla violenza. Il Primo Ministro israeliano Rabin, a
nome di Israele, riconosce l’OLP (Organizzazione per la
Liberazione della Palestina) come rappresentante del popolo
palestinese.

Dopo mesi di trattative Rabin e Arafat firmano alla Casa Bianca,


davanti al presidente americano Clinton, gli Accordi di Oslo, in
cui si delinea una soluzione graduale del conflitto.

Israele però non mantiene completamente fede agli Accordi e


Rabin, Arafat e Clinton alla Casa Bianca
inoltre dal 1993 è imposta una chiusura generale dei Territori
Occupati, grave violazione dei diritti umani, che impedisce
anche l’ingresso (per motivi religiosi o di salute) a Gerusalemme
Est.

Continuano intanto gli attentati Jihadisti contro Israele.


Autorità
Nell’ottobre 1994 viene firmato l’accordo di pace tra Israele e Giordania. Nazionale
Nel 1995 vi è la firma della seconda parte degli Accordi di Oslo, con la Palestinese
nascita dell’Autorità Nazionale Palestinese, un organismo politico di auto-
governo palestinese.

Il 4 novembre, viene assassinato da un estremista conservatore israeliano


il primo ministro Rabin, e il suo posto viene preso da Shimon Peres.

Gli scontri e gli attentati continuano anche quando dalle elezioni Israeliane
del 1996 viene eletto Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Nel 1997
Tzahal (le forze di difesa israeliane) si ritira dai Territori palestinesi
occupati e il 95% del popolo palestinese passa sotto il controllo dell’ANP.

Nel 1999, viene eletto Primo Ministro il laburista Ehud Barak, e nuovo
impulso viene dato al processo di pace con Palestina e Siria. Benjamin Netanyahu

Nel 2000 le forze israeliane si ritirano dalla zona di sicurezza del Libano
meridionale.
Seconda Intifada
Nel luglio del 2000, con la mediazione di Bill Clinton, Barak e
Arafat si incontrano per far avanzare le trattative, ma non
riuscirono a trovare un accordo sul territorio Palestinese,
sullo status di Gerusalemme e sul diritto al ritorno dei
profughi palestinesi. Inoltre vi era il problema dell’acqua,
dato che Israele controlla tutta l’acqua di Cisgiordania.

A settembre il leader di un partito israeliano di destra Ariel


Sharon, compie una “passeggiata” alla Spianata delle
moschee di Gerusalemme, come provocazione verso i
palestinesi. Questo provocò diverse proteste palestinesi, che
vennero duramente represse. Inizia in questo modo la
Seconda Intifada.
Ariel Sharon
Alle dimissioni di Barak, le elezioni portarono a capo
del governo Ariel Sharon. Nel 2001 Israele distrusse il
porto di Gaza e provocò la chiusura dell’aeroporto
nella Striscia di Gaza.

Gli attentati palestinesi non cessarono e Sharon


dichiarò di non voler sostenere trattative con Arafat
essendo quest’ultimo non più in grado di esercitare
alcun controllo.

Tra 2000 e 2004 Israele distrusse più di 3000 case nei


Territori Occupati. Nel 2004, la scomparsa del
Presidente palestinese aprì la strada, a dire di Israele, a
una nuova trattativa di pace. Le elezioni che si tennero
in Palestina portano alla carica di Primo Ministro Abū
Māzen.
Israele ha costruito un muro di separazione con la
Palestina, sostenendo che serve per contrastare gli
attacchi kamikaze, ma secondo la Corte
internazionale di giustizia è illegale perché viola i
diriti umani. Per costruire la barriera sono stati
eradicati più di 100000 olivi ed alberi da frutta di
proprietà di palestinesi.

Il muro ha reso ancora più difficile raggiungere i


principali ospedali, che sono situati a Gerusalemme
Est. Nell’agosto 2005 Israele ha abbandonato le
colonie nella Striscia di Gaza, ma continua a
controllarla da cielo e mare e limitandone la
possibilità di pesca. La CIA considera infatti la Striscia
di Gaza territorio occupato.
Israele controlla le falde idriche in Cisgiordania,
attribuendo agli israeliani 350 litri di acqua al giorno, ai
coloni quantità ancora superiori, e ai palestinesi non più di
80 litri al giorno, contravvenendo le prescrizioni
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Dopo la morte, per motivi non accertati, del presidente


Arafat, i palestinesi hanno eletto un nuovo parlamento.
Poiché la maggioranza degli eletti è stata del partito
Hamas, Israele, gli USA e l'Unione Europea hanno imposto
ai palestinesi un boicottaggio, che ha aumentato la
disoccupazione, la fame ed il deterioramento delle
condizioni di salute degli abitanti dei Territori Occupati.
Nel 2006, 46.000 palestinesi hanno chiesto di poter
emigrare. Si ipotizza che Israele stia cercando di favorire un
esodo dei medesimi.
Guerra con il Libano
Dopo che Hezbollah si era reso colpevole del lancio di missili verso
Israele e di un attentato ad una pattuglia di soldati israeliani, il 12
luglio 2006 Israele lanciò un'offensiva militare ai danni del Libano
con l'obiettivo esplicitamente dichiarato di annientare Hezbollah.
In risposta all'offensiva Hezbollah ha intensificato il lancio di missili
in territorio israeliano, colpendo nei giorni successivi con razzi
Katjuša importanti città del nord d'Israele (tra cui Nazareth).
I caccia con la Stella di David hanno quindi bombardato diversi
quartieri di Beirut, ritenuti roccaforti Hezbollah, provocando
centinaia di morti e distruggendo le principali vie di comunicazione
del paese.
Dopo dieci giorni di guerra Israele iniziò ad invadere via terra i
territori del sud del Libano, in quanto le condizioni poste dal leader
israeliano Ehud Olmert, non vennero poste in atto da Beirut e il
leader di Hezbollah annunciò che i suoi erano pronti alla guerra
totale.
Il 14 agosto 2006, venne applicata la risoluzione numero 1701 del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che prevedeva la sospensione
immediata delle ostilità. Successivamente è stata avviata una missione di
pace dell'ONU nel sud del Libano con lo scopo di garantire la sicurezza del
confine e di disarmare Hezbollah contemporaneamente al ritiro delle forze
militari israeliane. Alla missione, non ancora conclusa, hanno preso parte
Italia, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Spagna.

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