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Naeim Giladi
Scrivo questo articolo per la stessa ragione per cui ho scritto il mio libro:
per dire al popolo americano, e in particolare agli ebrei americani, che gli ebrei
dei paesi islamici non emigrarono volontariamente in Israele; che, per forzarli
ad andarsene, ebrei uccisero altri ebrei; e che, per guadagnare il tempo di
confiscare ancor più terra araba, gli ebrei in numerose occasioni respinsero le
sincere iniziative di pace dei loro vicini arabi. Scrivo di ciò che il primo
Premier di Israele definì "crudele sionismo". Ne scrivo perchè ne ho fatto parte.
Nel tentativo di far passare gli iracheni come anti-americani e di terrorizzare gli
ebrei, i sionisti misero bombe alla biblioteca del Servizio Informazioni americano
e in alcune sinagoghe. Presto comparvero volantini che esortavano gli ebrei a
fuggire in Israele...La polizia irachena in seguito fornì alla nostra ambasciata
prove evidenti che gli attentati a biblioteca e sinagoghe, così come i volantini
anti-ebraici e anti-americani, erano stati opera di un'organizzazione clandestina
sionista, ma la maggior parte dell'opinione pubblica mondiale credette a chi
diceva che il terrorismo arabo aveva provocato la fuga degli ebrei iracheni, che i
sionisti avevano "salvato", in realtà allo scopo di accrescere la popolazione
ebraica di Israele.5
Eveland non dettaglia le prove che legano i sionisti agli attentati, ma nel
mio libro io lo faccio. Per esempio nel 1955 in Israele creai un gruppo di
procuratori ebrei di origine irachena per gestire le cause degli ebrei iracheni che
avevano ancora delle proprietà in Iraq. Un procuratore ben noto, che mi chiese
di non rivelare il suo nome, mi confidò che dei test di laboratorio in Iraq
avevano confermato che i volantini anti-americani trovati all'American Cultural
Center furono redatti con la stessa macchina da scrivere e duplicati con la stessa
stampatrice usate per i volantini distribuiti dal movimento sionista appena
prima dell'attentato dell'8 aprile.
Altri test mostrarono anche che l'esplosivo usato nell'attentato alla Beit-
Lawi recava tracce di materiale trovato nella valigia di un ebreo iracheno di
nome Yosef Basri. Basri, un giurista, insieme a un calzolaio di nome Shalom
Salih fu processato per gli attentati nel dicembre 1951, e giustiziato il mese
successivo. Entrambi erano membri dell'Hashura, il braccio militare del
movimento sionista clandestino in Iraq.
Salih alla fine confessò di aver compiuto gli attentati, con Basri e un terzo
uomo, Yosef Habaza.
All'epoca delle esecuzioni, nel gennaio 1952, solo 6.000 dei circa 125.000
ebrei iracheni non erano fuggiti in Israele. Inoltre, il fantoccio filo-inglese e
filo-sionista el-Said fece sì che tutte le loro proprietà fossero bloccate, inclusi i
depositi bancari. C'erano altri modi per portare fuori i dinari iracheni, ma
5 W.C. Eveland, Ropes of Sand: America's Failure in the Middle East, 1980
quando gli immigrati andarono a cambiarli in Israele scoprirono che il governo
israeliano tratteneva il 50% della valuta. Anche quegli ebrei iracheni che non si
erano registrati per l'emigrazione, ma per caso si trovavano all'estero,
rischiarono di perdere la cittadinanza se non fossero tornati entro breve tempo.
Una comunità antica, istruita, prospera è stata sradicata, e il suo popolo
trapiantato in un paese dominato dagli ebrei dell'Europa dell'est, la cui cultura
era non solo estranea per loro, ma anche ostile.
4. I peggiori criminali
a) I dirigenti sionisti.
Fin dall'inizio essi sapevano che per creare uno stato ebraico dovevano
espellere la popolazione indigena palestinese negli stati islamici confinanti, e
importare gli ebrei da quegli stessi stati. Theodor Herzl, l'architetto del
sionismo, pensava di farlo attraverso l'ingegneria sociale. Nel suo diario alla
pagina del 12 giugno 1895 scrisse che i coloni sionisti avrebbero dovuto
"incentivare la popolazione non abbiente a oltrepassare il confine, procurando
loro impieghi nei paesi di transito, e impedendo qualunque impiego nel nostro
paese"6.
Vladimir Jabotinsky, progenitore ideologico del Primo ministro
Netanyahu, ammise francamente che tale trasferimento di popolazioni poteva
compiersi soltanto con la forza.
David Ben Gurion, primo premier israeliano, disse a una conferenza
sionista del 1937 che qualunque ipotetico stato ebraico avrebbe dovuto
"trasferire le popolazioni arabe al di fuori della propria area, se possibile di
loro volontà, altrimenti con la coercizione"7. Dopo la cacciata di 750.000
palestinesi e la confisca delle loro terre nel 1948 – 49, Ben-Gurion dovette
volgersi ai paesi islamici per gli ebrei che riempissero il mercato del lavoro che
si era creato. In quei paesi furono mandati "emissari" per "convincere" gli ebrei
a partire, con l'inganno o con la paura.
Nel caso dell'Iraq, furono usati entrambi i metodi: agli ebrei poco istruiti
si raccontò di un'Israele messianica in cui i ciechi vedevano, gli storpi
camminavano e le cipolle crescevano grandi come meloni; agli ebrei istruiti si
tirarono le granate.
Pochi anni dopo gli attentati, nei primi anni '50 in Iraq uscì un libro in
arabo intitolato Veleno della vipera sionista. L'autore era uno di coloro che
indagarono sulle bombe del 1950 – 51. Nel suo libro egli chiama in causa gli
israeliani, in particolare uno degli emissari inviati in Iraq da Israele, Mordechai
Ben-Porat. Non appena il libro fu pubblicato, tutte le copie sparirono, anche
6 Theodor Hertzl, The Complete Diaries 1895 – 1904, ed. 1960 - 62
7 Resoconto del Congresso Mondiale di Poale Zion, 29 luglio – 7 agosto 1937
dalle biblioteche. Corse voce che agenti del Mossad, tramite l'ambasciata degli
Stati Uniti, comprarono tutte le copie e le distrussero. In tre diverse occasioni
provai a farmene mandare una in Israele, ma ogni volta la censura israeliana
bloccò la richiesta negli uffici postali.
b) I dirigenti inglesi.
L'Inghilterra agì sempre per il proprio migliore interesse coloniale. Per
tale interesse il ministro degli Esteri Arthur Balfour nel 1917 inviò la sua
famosa lettera a lord Rothschild, in cambio del sostegno sionista nella Prima
guerra mondiale. Durante la Seconda guerra mondiale gli inglesi furono
soprattutto attenti a tenere i propri stati vassalli nel campo occidentale, mentre i
sionisti badarono soprattutto all'emigrazione ebraica in Palestina, anche se
questo significò cooperare coi nazisti.
Dopo la guerra lo scacchiere mondiale vide i comunisti contro i
capitalisti. In molti paesi, incluso gli Stati Uniti e l'Iraq, gli ebrei erano una
grossa componente del partito comunista. In Iraq, l'intellighenzia ebraica
occupava centinaia di ruoli chiave nei partiti comunisti e socialisti.
Per tenere i suoi stati vassalli nel campo capitalista, l'Inghilterra doveva
fare sì che i loro governi fossero diretti da capi pro-inglesi. E se questi capi
fossero stati rovesciati, allora una o due rivolte anti-ebraiche avrebbero fornito
un pretesto utile per invadere la capitale e reinsediare il governo "giusto".
Inoltre, se vi era la possibilità di rimuovere l'influenza comunista dall'Iraq
trasferendo l'intera comunità ebraica in Israele, beh, perchè no? A maggior
ragione se i dirigenti israeliani e iracheni cospiravano a tale scopo.
c) I dirigenti iracheni
Sia il reggente Abd al-Ilah che il suo Primo ministro Nouri el-Said erano
diretti da Londra. Verso la fine del 1948 el-Said, che aveva già incontrato il neo
Primo ministro di Israele Ben-Gurion, iniziò a parlare coi suoi accoliti iracheni
e inglesi della necessità di uno scambio di popolazioni. L'Iraq avrebbe inviato
gli ebrei in Israele a bordo di camion militari attraverso la Giordania, e avrebbe
accolto alcuni dei palestinesi cacciati da Israele. La proposta includeva la
confisca delle proprietà da ambo le parti. Londra bocciò l'idea in quanto
eccessiva.
El-Said quindi avviò il suo "piano di riserva" e iniziò a creare le
condizioni per rendere la vita degli ebrei iracheni talmente difficile da indurli a
partire per Israele. Gli impiegati governativi ebrei furono licenziati; ai
commercianti ebrei furono negate le licenze di import/export; la polizia iniziò
ad arrestare ebrei per ragioni futili. Ma ancora gli ebrei che partivano non erano
molto numerosi.
Nel settembre 1949 Israele inviò in Iraq la spia Mordechai Ben-Porat,
quella menzionata in Veleno della vipera sionista. Una delle prime cose che
Ben-Porat fece fu avvicinare el-Said e promettergli incentivi finanziari se
avesse fatto una legge che privava gli ebrei della cittadinanza irachena.
Poco dopo, rappresentanti sionisti e iracheni iniziarono a formulare una
bozza della legge, basandosi su quanto ordinato da Israele attraverso i suoi
agenti a Baghdad. La legge fu approvata dal Parlamento iracheno nel marzo
1950. Essa permetteva al governo di rilasciare visti di espatrio "una tantum"
agli ebrei che volevano lasciare il paese. In marzo iniziarono gli attentati.
Sedici anni dopo la rivista israeliana Haolam Hazeh, pubblicata da Uri
Avnery, allora membro della Knesset, accusò Ben-Porat degli attentati di
Baghdad. Ben-Porat, in seguito a sua volta membro della Knesset, negò le
accuse ma non denunciò mai la rivista per diffamazione. E gli ebrei iracheni in
Israele lo chiamano ancora "Morad Abu al-Knabel", "Mordechai delle Bombe".
Come ho detto, tutto ciò andava al di là della comprensione di un giovane.
Io sapevo che degli ebrei erano uccisi e che esisteva un'organizzazione che ci
poteva portare nella Terra Promessa. Dunque contribuii all'esodo verso Israele.
In seguito, talvolta, in Israele mi imbattei in alcuni di questi ebrei iracheni. Più
di una volta mi esternarono l'idea di potermi uccidere per ciò che avevo fatto.
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