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PANORAMA INTERNAZIONALE

Conflitto

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Israelo-Palestinese C.F. RENATO SCARFI
PANORAMA INTERNAZIONALE

A
l termine della prima guerra mondia- Il punto di vista di Israele e dei Palestinesi
le la Palestina venne inserita tra i ter-
ritori posti sotto la tutela della Coro- La smagliante vittoria militare nella guerra
na inglese (accordo Sykes-Pikot), ma il protet- dei sei giorni, attribuibile alle virtù di Dayan e
torato britannico non cominciò sotto i di Rabin, fu interpretata dai più come il segno
migliori auspici. La dichiarazione di Lord di una chiara volontà divina per la quale Israe-
Balfour, Ministro degli Esteri dell’epoca, le altro non sarebbe che uno strumento per
favorevole all’idea di assegnare una parte del realizzare la salvezza degli ebrei. Il colono, in
territorio della Palestina ad un nucleo ebraico quest’ambito, diventa l’avanguardia del Signo-
indipendente, scatenò l’opposizione della re e la “conquista della terra” un atto metafisi-
popolazione araba che ostacolò, anche con la
forza, l’attuazione del progetto.
Posta tra i due contendenti e volendo
difendere gli uni senza irritare gli altri, Lon-
dra finì praticamente per scontentare entram-
bi. Malgrado tutto, però, riuscì a mantenere
la situazione più o meno sotto controllo fino
a quando, al termine della seconda guerra
mondiale, si trovò in un vicolo cieco.
L’immigrazione di ebrei, interrottasi
durante il conflitto, era infatti ripresa in
modo massiccio ed i vari tentativi britannici
di arginare il fenomeno erano risultati vani.
Gli scontri tra Ebrei e Palestinesi andarono
man mano moltiplicandosi fino a divenire, di
fatto, aperto conflitto. La situazione divenne
ben presto incontrollabile e Londra decise di
rimettere il proprio mandato alle Nazioni
Unite (14 maggio 1948). Nel tentativo di
dirimere le controversie l’ONU si orientò
verso una soluzione che prevedeva la divisio-
ne della Palestina tra Ebrei e Palestinesi (1).
I lavori delle Nazioni Unite, però, furono
ben presto superati dagli eventi. Le guerre tra
Israele e alcuni Stati arabi confinanti ebbero
come risultato, infatti, la conquista della Il leader palestinese Yasser Arafat
Cisgiordania, del Sinai e delle alture del co. Secondo questa concezione mistico-territo-
Golan da parte delle Forze della Stella di riale, se la terra di Israele è sacra, cederla è
Davide, a scapito rispettivamente di Giorda- sacrilegio. Si comprende, quindi, come il forte
nia, Egitto e Siria. La ferma opposizione da attaccamento alla terra non sia, per Israele, solo
parte degli Stati arabi e del movimento pale- un fatto economico e strategico, ma rivesta
stinese, guidato da Yasser Arafat, si espresse in anche un valore altamente simbolico. Ciò no-
una lotta senza tregua che portò anche all’uso nostante, nelle trattative sinora condotte è
estensivo dell’arma del terrorismo. stato evidenziato un atteggiamento pragmatico
La riconquista di Gerusalemme e dei Terri- della dirigenza israeliana, tesa a “liberarsi” dei
tori occupati divenne l’obiettivo principale territori a prevalenza palestinese perché ritenu-
della lotta e nel 1988 i Palestinesi proclama- ti infidi e ingovernabili, mantenendo qualche
rono la città, in mano israeliana, capitale del avamposto strategico e agevolando la nascita di
costituendo Stato di Palestina. uno staterello palestinese satellite, frammenta-
(1) Risoluzione n° 181 del 29 novembre 1947, che prevedeva la formazione di uno Stato ebraico con il 56,4% del territorio della Palesti-
na, uno Stato arabo sul 42,88% del territorio e una zona internazionale, attorno a Gerusalemme, amministrata dalle Nazioni Unite

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to in una pletora di enclaves, con un’economia altra concessione - prima che ciò si sia verifica-
di sussistenza, pochissima acqua e nessuna to, verrebbe percepito in Israele e nel mondo
capacità militare. Il tutto da appaltare ad arabo come una capitolazione, danneggiando
un’Autorità nazionale palestinese corrotta e, l’immagine del Governo ed esaltando gli estre-
quindi, ricattabile. misti palestinesi, che aumenterebbero la propa-
Pur condividendo la necessità di reprimere ganda e l’attività anti-israeliana.
il terrorismo l’appoggio della popolazione L’Autorità palestinese è composta prevalen-
all’azione di Sharon presenta aspetti sempre temente da gruppi che, negli anni ‘70-‘80, si
più contraddittori. Mentre i sondaggi ufficiali erano specializzati in dirottamenti e in azioni
registrano una crescita del consenso, è da nota- terroristiche contro gli Ebrei sparsi nel mondo.
re il rifiuto di partecipare alle recenti operazio- Alcune frange della dirigenza palestinese, lungi
dal pensare ad una vittoria militare contro
Israele, credono di ottenere vittorie politiche
coi kamikaze, e sono convinti che sotto lo stil-
licidio omicida dei “martiri”, Israele sarà
costretta a cedere. La strategia di queste frange
fanatiche è, pertanto, quella di mantenere più
alto possibile il livello di tensione principal-
mente per:
• provocare la reazione militare israeliana che,
con i suoi rastrellamenti, distruzioni e morti
fa crescere il consenso dell’opinione pubbli-
ca mondiale verso la causa palestinese;
• convincere la popolazione palestinese che
solo con la violenza e gli atti terroristici è
possibile costringere Israele a riconoscere lo
Stato palestinese;
• mantenere e, eventualmente, aumentare il
flusso di contributi economici provenienti
dal mondo arabo allo scopo di alimentare le
azioni terroristiche.
L’attuale situazione nei Territori è proprio il
risultato di un’attenta regia del disordine condot-
ta dai Palestinesi più fanatici; essi sapevano che
Sharon ha un carattere forte, estremamente
determinato, e che la protesta sarebbe stata trat-
Il leader israeliano Ariel Sharon tata in modo completamente diverso dalla prima
Intifada. A confondere ulteriormente la situazio-
ni militari da parte di alcuni riservisti, nella con- ne contribuisce anche un contesto politico inter-
vinzione che nessuna ritorsione militare israelia- no estremamente fluido. Alcuni elementi della
na, per quanto distruttiva possa essere, sia in dirigenza palestinese, infatti, pur ostentando
grado di fermare l’attività terroristica militante, rispetto verso Arafat, lo stringono d’assedio e
e che sia quindi necessario esplorare altre vie per sono pronti a tradirlo, qualora se ne presentasse
salvaguardare la sicurezza degli Israeliani. Secon- l’occasione. Le due Intifada, inoltre, hanno fatto
do altri sondaggi tale convinzione è condivisa da emergere nuove leadership locali, in grado di cata-
una parte sempre maggiore della popolazione. lizzare le masse più di quanto possa fare l’attuale
Ariel Sharon è però determinato a non effettua- dirigenza. Essa, infatti, non è più accreditata dalla
re un ritiro permanente dai Territori prima di popolazione quale rappresentante dei Palestinesi
aver acquisito l’assoluta certezza che le frange nei campi profughi, da quando Arafat pareva
fanatiche palestinesi sono sotto completo con- incline ad accettare compromessi sul loro destino
trollo, perché il ritiro unilaterale – o qualunque in cambio della tutela dei luoghi santi di Gerusa-

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lemme. Secondo alcuni osservatori, pertanto, la tudine che la comunità internazionale chie-
seconda Intifada esprime anche l’insofferenza deva e si aspettava, ma dopo aver effettuato
della popolazione palestinese per i metodi di una settimana di colloqui in diverse capitali,
governo di Arafat. Da parte di molti “vicini” ad europee ed arabe. Gli USA, secondo molti
Arafat, quindi, c’è tutto l’interesse ad oscurare e osservatori, avrebbero argomenti sufficienti
isolare lo stesso leader, preparandosi il terreno per per convincere Sharon a riprendere il dialogo
la successione che, secondo alcuni, potrebbe non con i Palestinesi, ma sembra che non inten-
essere molto lontana. In generale, comunque, é dano avvalersene, generando dubbi e interro-
convinzione della dirigenza palestinese che più si gativi sull’effettiva volontà di mediazione
protraggono le violenze e la rioccupazione dei USA e sulla sua asserita neutralità. L’impulso
Territori, e più cresce il consenso politico mon- primario per il rilancio del processo di pace,
diale a favore della causa palestinese. È anche per comunque, non può che provenire proprio
questo motivo che Arafat chiede un ritiro unila- da Washington.
terale delle truppe israeliane prima di riprendere Anche se appare paradossale, la violenta
il dialogo. campagna condotta dagli Israeliani negli ulti-
mi tempi, ha fatto guadagnare ad Arafat note-
La Comunità Internazionale voli successi diplomatici. Egli ha, infatti, con-
quistato l’appoggio sia delle Nazioni Unite,
L’alleato strategico di Israele sono gli Stati che hanno adottato una risoluzione che preve-
Uniti i quali da sempre aiutano la Difesa con de la costituzione di uno Stato palestinese con-
la stella di Davide a mantenere un livello di tiguo a quello israeliano (2), sia dell’Unione
qualità superiore a quello dei Paesi vicini. Europea che, anche se in modo confuso, ha
Nell’ultimo scorcio della presidenza Clinton avuto dure reazioni di disapprovazione nei
è stata ventilata anche la possibilità di eleva-
re ulteriormente il rapporto tra i due Paesi
giungendo, eventualmente, ad un Trattato
formale di Difesa. Tale estrema possibilità,
comunque, pur auspicata da alcuni ambienti
USA, vede la parte israeliana piuttosto scetti-
ca, in quanto tale Paese non sembra disposto
ad accettare i prevedibili vincoli derivanti da
un Trattato del genere che, in effetti, potreb-
be limitarne fortemente la capacità di reazio-
ne. Il sostegno di Washington è stato, però,
sempre accordato a patto che le azioni di
Israele non provocassero la crisi o la caduta di
regimi arabi moderati o, comunque, legati
all’Occidente. Nell’attuale situazione, quin-
di, gli Stati Uniti sono combattuti tra l’esi-
genza di sostenere l’alleato ebraico e la neces-
sità di non irritare eccessivamente i Paesi
arabi. Ciò spiega perché gli USA hanno man-
tenuto, nel corso dell’ultima grave crisi, un
atteggiamento eccezionalmente ambiguo: da
una parte hanno richiamato Israele in manie-
ra sollecita e decisa, mentre dall’altra hanno
dichiarato che non è necessario dialogare con
Arafat per concordare il cessate il fuoco. A
ciò si aggiunge che il Segretario di Stato
Powell è giunto in Israele non con la solleci- Il Segretario Generale dell’ONU Kafi Annan

(2) Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1397 del 12 marzo 2002

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confronti di Israele. Le principali conseguenze del- contrastare le legittime perplessità israeliane sulla
l’aggressività delle Forze israeliane sono state, per- effettiva credibilità degli interlocutori palestinesi.
tanto, la condanna internazionale quasi globale e Per quanto attiene alle posizioni assunte dai
l’isolamento del Paese. L’Unione Europea è riusci- Paesi arabi, a fronte di un basso profilo generale,
ta, comunque, a dare il proprio decisivo contribu- riscontrabile nelle pacate dichiarazioni della mag-
to alla soluzione della crisi della Chiesa della Nati- gior parte delle Autorità, si contrappone un senti-
vità e sulla conseguente “assegnazione” del domi- mento popolare di diffusa protesta, evidenziata
cilio coatto ai miliziani palestinesi (per la quale artatamente dai media locali. Tale protesta si è
buona parte del merito è del nostro Paese), anche espressa con numerose manifestazioni, caratteriz-
se non sono mancati ostacoli al raggiungimento di zate talvolta, da incidenti tra partecipanti e Forze
una posizione unitaria su un tema tanto delicato dell’ordine, in Egitto, Yemen, Giordania, Libano,
ed importante. Tale primo passo rappresenta, Bahrein, Marocco e Iran, dove hanno sfilato con i
comunque, un importante salto di qualità verso manifestanti anche Deputati del Parlamento di
l’attuazione di una reale politica comune europea orientamento riformista. In Arabia Saudita si è
nello scacchiere mediorientale. L’azione europea, inoltre verificato un rilancio dell’attività di propa-
però, non deve fermarsi a questo primo successo, ganda del clero più oltranzista, che ha accusato il
ma deve proseguire sulla strada intrapresa, invitan- Governo di mantenere un atteggiamento di ecces-
do gli Israeliani a riprendere la collaborazione a sivo basso profilo in merito alla questione palesti-
tutto campo con i Palestinesi, anche per la rico- nese. Le Autorità saudite, allo scopo di evitare il
struzione di un tessuto infrastrutturale messo a propagarsi delle proteste, hanno impedito lo svol-
dura prova dalle asprezze della seconda Intifada e gimento di manifestazioni sull’argomento, e
dalle operazioni anti-terroristiche dell’Esercito hanno arrestato alcuni esponenti per il sostegno
israeliano, e sollecitando l’Autorità palestinese ad della causa palestinese. Il mancato incontro
una maggiore coerenza, non solo nella repressione Powell-Mubarak sulla via del rientro del Segreta-
del terrorismo in tutte le sue forme, ma anche nel- rio di Stato americano dai già ricordati colloqui in
l’introduzione di riforme volte a costruire al suo Medio Oriente, è stato da molti interpretato
interno, quegli elementi di trasparenza e di respon- come un ulteriore segnale del malessere e delle
sabilità democratica senza i quali non è possibile perplessità dei Governi arabi filo-occidentali.

Fonte LIMES

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Le precedenti operazioni di pace nell’area tinuato a contraddistinguere le relazioni tra


Hizballah e Forze regolari israeliane nel
Vi sono già esempi di accordi tra Israele e Libano meridionale. La Temporary Interna-
Paesi musulmani che funzionano e hanno tional Presence in Hebron (TIPH), invece, ha
garantito la pace e la prosperità: per primo l’E- ottenuto un discreto successo, ma l’area di
gitto, con il Trattato di Camp David e la costi- responsabilità è ristretta e gli interessi che vi
tuzione della Multinational Force and Obser- insistono sono quasi esclusivamente religio-
vers (M.F.O.) nel 1982 in Sinai, che ha tutela- si. La già citata Multinational Force and

Il Presidente degli Stati Uniti d’America, George Bush con il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld

to la separazione tra i contendenti e lunghi Observers (MFO), infine, è l’iniziativa che


anni di pace tra i due Paesi, poi è stata la volta sta registrando i migliori risultati, ma a
della Giordania nel 1993-94, che ha ricono- sostegno della quale vi è la reale volontà
sciuto ufficialmente Israele e ha firmato con lo politica e l’interesse economico d’ambo le
Stato ebraico un Trattato di pace, infine la parti, affinché essa sia valorizzata al meglio.
Turchia, che è andata addirittura oltre, con il Non secondario il fatto che la Forza è schie-
periodico svolgimento di esercitazioni militari rata su territorio egiziano – non israeliano –
congiunte. e, soprattutto, privo di risorse (lo sviluppo
I risultati contraddittori conseguiti dalle turistico è questione irrilevante e, comun-
diverse iniziative svolte o in corso nell’area, que, degli ultimi 8-9 anni).
però, inducono a pensare che ogni progetto
abbia proprie caratteristiche e, pertanto, le Le proposte
esperienze precedenti non danno garanzia
di risultato per quelle future. La United La recente proposta saudita – approvata nel
Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), corso dell’ultimo Vertice della Lega degli Stati
infatti, non si può dire che sia stata un suc- arabi a Beirut - di riconoscimento dello Stato
cesso perché ha avuto il solo effetto di atte- di Israele da parte dei Paesi arabi in cambio del
nuare gli scontri – ricordo le molte vittime ritiro permanente dai Territori Occupati e
tra il personale dei contingenti e anche gli della costituzione di uno Stato palestinese, non
elicotteri ONU abbattuti – che hanno con- è altro che un segno evidente della validità

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delle “vecchie” iniziative e della voglia di cessa- - una dinamica basata su un’esauriente propo-
re una lotta che è costata troppi morti ad ambo sta politica, un assetto di sicurezza tutelato
le parti. Non sembra, però, che ci sia stato un internazionalmente e una concreta proposta
qualche seguito da parte israeliana che, di economica.
fatto, ha lasciato “raffreddare” tale proposta. È proprio per questi motivi che si parla
La ventilata soluzione di una conferenza sempre più insistentemente di uno Stato pale-
internazionale, pur valida in sé, non appare stinese autonomo, costituito sulla base delle
ancora matura nei tempi, in special modo per pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurez-
il vincolo posto da Israele in merito all’esclu- za delle Nazioni Unite, dei principi della Con-
sione di Arafat da tale conferenza. Se da un ferenza di Madrid, della Dichiarazione di Bei-
lato l’attuale panorama della leadership palesti- rut della Lega Araba e, soprattutto, sviluppan-
nese non è sufficientemente stabile, la manca- do e approfondendo le intese già esistenti tra le
ta presenza di un leader rappresentativo sgon- parti.
fierebbe di valore il progetto. Qualora il vinco- Sotto il profilo militare, sarà assolutamente
lo israeliano dovesse cadere, l’iniziativa potreb- necessario che qualunque ulteriore accordo
be rappresentare un utile punto di partenza per sottoscritto dalle parti, sia inizialmente garan-
rivitalizzare il processo di pace. Il nostro Paese tito e protetto (eventualmente con uomini e
ha più volte rappresentato la propria disponi- mezzi) dai principali attori della scena interna-
zionale: Stati Uniti, Russia, Unione Europea e
Nazioni Unite. In tale ambito si inserisce l’ipo-
tesi di invio di una missione di osservatori nei
Territori, proposta che, nonostante comporti
intuibili pericoli, ha già ricevuto qualche ade-
sione da parte di alcuni Paesi europei. La sua
realizzazione, comunque, appare al momento
abbastanza lontana perché non vi sono ancora
elementi che indichino la volontà di conclude-
re un accordo di questo tipo.
Non sembra, infatti, ipotizzabile che Israele
accetti le forti limitazioni alla sua libertà di
manovra, che la presenza di osservatori–Forze
bilità ad ospitare la conferenza di pace, sottoli- internazionali necessariamente comporterebbe
neando il fatto che l’indicazione dell’Italia e, inoltre, non sarebbe assicurato il controllo
come sede dell’incontro, potrebbe essere un delle frange fanatiche da parte della dirigenza
elemento capace di influire positivamente sulla palestinese, mantenendo comunque esposta la
realizzazione dell’iniziativa, considerati il cre- popolazione israeliana agli attacchi terroristici
dito e la fiducia di cui il nostro Paese gode dei “martiri”.
presso le parti.
Qualunque iniziativa diplomatica dovrà, Conclusioni
però, necessariamente essere condotta in
maniera tale da rassicurare Israele circa la sal- Il preoccupante segnale rappresentato dal
vaguardia dei suoi interessi, soprattutto in diffondersi delle proteste nei Paesi arabi
materia di sicurezza, argomento fondamentale potrebbe indurre le frange arabo-palestinesi
per imbastire un dialogo costruttivo con Israe- più estremiste, ad accentuare la propria attivi-
le. Fino adesso, infatti, lo Stato ebraico ha tà terroristica, convogliando il sentimento di
“dovuto” garantire la propria sicurezza attra- ostilità delle masse nei confronti di Israele e
verso la forza e l’efficienza del proprio Eserci- dei Paesi che appoggiano incondizionatamen-
to, facendone quasi un oggetto di venerazione. te la sua linea politica e militare.
Non appare ormai più percorribile la strada La spada di Damocle della destabilizzazio-
delle soluzioni parziali, ma è necessario far ne sta, inoltre, costringendo i governi arabi a
maturare – quanto più rapidamente possibile equilibrismi politici per evitare devastanti

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fratture interne, e non è possibile prevedere ne, facendone ricadere la responsabilità sullo
fino a quando sarà possibile mantenere il con- schieramento avversario. Le azioni destabiliz-
trollo delle masse. La storia ci insegna che l’e- zanti potrebbero, pertanto, essere rivolte
sasperazione ha spesso contribuito ad innesca- anche contro gli eventuali osservatori, proprio
per suscitare l’indignazione e la reazione della
Comunità internazionale.
Israele costituisce per l’Italia un Paese
amico, ed i suoi stretti legami con gli Stati
Uniti ne fanno un naturale alleato nella
Regione. L’atteggiamento italiano verso il
Paese ebraico, caratterizzato dalla collabora-
zione e dalla stima, è bilanciato dalla volontà
di valorizzare anche i rapporti con i Paesi
arabi. Qualora le parti trovassero un accordo
in merito alla presenza internazionale nei Ter-
re le guerre arabo-israeliane, e che la Regione ritori, l’Italia potrebbe essere chiamata a valu-
vi può precipitare indipendentemente dai tare la possibilità di fornire il proprio contri-
desideri dei suoi leader. buto.
Il confronto militare in atto, pertanto, pur Lo strumento militare italiano potrebbe
rientrando nella categoria del low intensity in questo caso essere ancora una volta por-
warfare - con azioni e reazioni assimilabili alla tavoce di pace in terra straniera, ruolo che
guerriglia e al terrorismo - presenta pericoli di ha ricoperto egregiamente ogni volta che è
degenerazione in un conflitto regionale, con il stato chiamato ad intervenire sia da solo,
coinvolgimento dei Paesi arabi confinanti e, che unitamente ai contingenti di altri Paesi
in un’ipotesi catastrofica, di Paesi arabi non (come nel caso del Vietnam, del Libano, dei
confinanti, ma dotati di armi a lunga gittata, Balcani, del Golfo Persico.....), grazie alla
con le intuibili e disastrose conseguenze. dedizione, alla preparazione ed all’equidi-
La situazione interna di Israele, inoltre, è stanza con cui ha operato, ottenendo signi-
divenuta quanto mai fluida. Mentre l’ingresso ficativi successi e unanime riconoscimento
nella coalizione di Governo degli ultraorto- internazionale. L’esperienza acquisita dal
dossi lasciava prevedere un’ulteriore radicaliz- nostro Paese in tali operazioni, nella TIPH e
zazione della posizione israeliana, perché fer- nelle altre missioni nella Regione potrebbe,
mamente contrari a qualunque compromesso quindi, costituire un elemento da valorizza-
con gli arabi, la loro successiva estromissione re nel caso di una nostra eventuale parteci-
- per aver votato contro la manovra economi- pazione.
ca d’emergenza del Governo – ha permesso Un eventuale accordo e l’invio di osservato-
l’ingresso nell’Esecutivo di un partito laico, ri–Forze internazionali, comunque, dovranno
dichiaratamente ostile ai due partiti religiosi. necessariamente essere seguiti da decise azioni
L’evento, anche se consente a Sharon di man- delle due parti tese a mantenere il massimo
tenere la maggioranza alla Knesset, rappresen- controllo sugli elementi più intransigenti.
ta un’aperta ribellione al notevole potere dete- Ciò richiederà grande energia, coerenza,
nuto dai partiti religiosi ultraortodossi. sacrificio e lungimiranza politica da parte
Con una simile situazione interna sarà delle dirigenze. Se ciò non dovesse realizzar-
sempre possibile, per chi desidera ostacolare la si, il cessate il fuoco si ridurrebbe ad una
tregua, “arruolare” un qualunque zelota “semplice” sospensione dello stato di aperto
impregnato di insegnamenti rabbinici eversi- conflitto, creando una situazione di perico-
vi, che aspira all’eliminazione fisica di qualun- lo per il personale della Forza di pace, allon-
que simbolo del sionismo tradito. tanando notevolmente la possibilità di sta-
In tale quadro, gli estremisti delle due parti bilizzazione dell’area e attenuando le spe-
si trovano ad avere lo stesso obiettivo politico: ranze di pace nei popoli che sono legati spi-
far fallire qualunque tentativo di conciliazio- ritualmente alla Terra Santa.

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