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Principi di gestione

del Gruppo
Dott.ssa Damia Simona Bragalini
-Psicologo clinico, Psicoterapeuta e Gruppoanalista-
L’uomo è un animale sociale
Aristotele

Nessun uomo è un’isola, siamo tutti inseriti


in contesti organizzativi e densi di relazioni.
Alberto Ghilardi, Ermete Ronchi

La danza di Henri Matisse, 1909

Per l’uomo la dimensione gruppale è naturale,


solo nella relazione con gli altri essere umani
può soddisfare i suoi bisogni.

Diego Napolitani parlava di gruppalità della mente


rivolgendosi non più ad un’identità unitaria difettosa
ed incompleta, bensì ad un’identità composita
e complessa: il gruppo interno di ciascun individuo.
Classificazione dei gruppi
• Gruppo primario: è composto da un numero ristretto di componenti ed al suo interno i membri
interagiscono direttamente, è il luogo in cui si compiono esperienze sociali determinanti per l'individuo e
dove si impara a distinguere la differenza tra noi e gli altri (es. Famiglia).


• Gruppo secondario: è di dimensioni più ampie rispetto al gruppo primario e le relazioni al suo interno
sono meno dirette e più formali.

• Gruppo di appartenenza: quello a cui l’individuo appartiene e alle cui regole si attiene.

• Gruppo di riferimento: è il gruppo “ideale”, molto spesso si identifica con il gruppo di appartenenza.

• Gruppo interno e gruppo esterno: il primo è quello con la quale ci si identifica mentre il secondo non
solo non ci si sente di appartenervi, ma vengono nutriti verso esso sentimenti negativi.

• Gruppo naturale: gruppo in cui si sta senza averlo scelto (es. famiglia, classe)

• Gruppo sperimentale: gruppo che si costituisce in vista di uno scopo.

• Gruppo formale e gruppo informale: il primo è regolato da scopi stabiliti e da relazioni internamente
strutturate, mentre il secondo viene a crearsi in occasionali circostanze e presenta interazioni non
organizzate.
Dinamiche di gruppo e
Psicologia della Gestalt
• il concetto di Dinamica di gruppo è un'espressione coniata da Kurt Lewin (1890- 1947)
per designare “ il contrasto di forze che agiscono all'interno del piccolo gruppo fino al
raggiungimento di un determinato equilibrio”. 


• Come per la Psicologia della Gestalt ogni fenomeno è comprensibile solo se lo si studia
z
nella sua globalità, così per Lewin l'individuo non può essere compreso se lo si analizza
isolatamente.
• Il gruppo costituisce un particolare campo o sistema, in cui le persone interagiscono e si
influenzano vicendevolmente. Analogamente il principio alla base dell’equazione della
bellezza di Dirac cita: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di
tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi
distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che
accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni
luce”.
• Da qui l'esigenza di studiare la persona inserendola in un contesto di relazioni. 

Elementi della dinamica di
gruppo secondo K. Lewin
L'interazione delle persone all'interno del gruppo porta allo sviluppo dei seguenti fenomeni:
• COESIONE: è “il collante” che tiene insieme i membri del gruppo e rappresenta l’opposto dell’individuazione. Essa
dipende da numerosi fattori (dimensione del gruppo, ubicazione etc..)

Viene definita narcisistica quando i componenti del gruppo si identificano totalmente con esso. In tal caso possono
manifestarsi la “formazione autostereotipa” e la “formazione eterostereotipa”, che portano alla proiezione
dell'aggressività all'esterno, verso chi non fa parte del gruppo ( pregiudizi, discriminazione ed emarginazione sono un
esempio della direzione che può prendere tale fenomeno, le cosiddette sindromi psicosociali; un esempio è il film The
Wave). https://youtu.be/ApReTKCfHSc
• APPARTENENZA: con essa si intende la sensazione di partecipare e di essere ben accettato da un gruppo, grazie ad
essa viene a formasi il noi. Ciò che promuove lo sviluppo del senso di appartenenza sono: i contatti frequenti,
l'identificazione con norme,valori e atteggiamenti del gruppo e l'omogeneità, la tendenza dei componenti a sentirsi simili
per certe caratteristiche.
• STABILITA’ AFFETTIVA: facilita la coesione ed è garantita quando le richieste dei singoli non sono eccessive e tutti
vengano coinvolti emotivamente. (es. gli elementi di cambiamento all'interno di una famiglia, come una nascita o una
morte, creano sì coesione, ma emotivamente sono destabilizzanti).


• EQUILIBRIO OPERATIVO: esso si raggiunge quando c'è equità nella distribuzione dei compiti e vengono valorizzate le
competenze di ciascuno. 


• POLARIZZAZIONE: si verifica quando, in seguito allo sviluppo di significative divergenze tra i membri, l'aggressività
proiettata all'esterno viene utilizzata dentro il gruppo. Ad opera della scissione si formano due poli (sottogruppi) che
difficilmente potranno riunificarsi.
Elementi della dinamica di
gruppo secondo K. Lewin
• DIFFERENZIAZIONE DEI RUOLI:

• La parola “ruolo” deriva dal latino “rotulus” ovvero il rotolo dov’era scritta (e
descritta) la specifica parte per quell’attore.

• Per ruolo si intende l’insieme delle norme e delle aspettative che


convergono su un individuo in quanto occupa una determinata posizione
in un sistema sociale.

• Nell’ambito dei gruppi sono state individuate le seguenti categorie: ruoli


conformi ai compiti del gruppo (leader, coordinatore, promotore)

ruoli conformi alla coesione sociale del gruppo ( mediatore)

ruoli finalizzati al mantenimento delle esigenze individuali all'interno del
gruppo ( deviante, pecora nera, capro espiatorio).
LEADER E LEADERSHIP 1
Uno degli aspetti più studiati nella dinamica di gruppo è la leadership, vale a
dire l’esercizio del comando, la funzione di guida che una persona assume
nel gruppo rispetto agli altri componenti. L’efficienza e il morale del gruppo
sono strettamente connessi al modo in cui viene esercitata tale funzione di Autoritaria
comando.

Autoritaria: il leader autoritario è colui che prende la maggior parte delle


decisioni in vece del gruppo; tale approccio fornisce sì una struttura ed
una direzione, ma lascia poche opportunità ai partecipanti di sviluppare
indipendenza ed autonomia. Tale leadership presenta tra i vantaggi il
limitare la confusione.
 stile della leadership
di gruppo
Democratica: il leader democratico include tutti i membri del gruppo
all’interno del processo decisionale. I partecipanti ricevono aiuto se e
quando lo richiedono ed il feedback viene dato liberamente all’interno
delle sessioni. Il leader democratico è flessibile ed adattabile e parte dal Democratica Permissiva
presupposto che i partecipanti siano in grado di aiutarsi da soli. i membri
del gruppo sono percepiti e si percepiscono come “uguali”, così come il
leader “uno del gruppo”, viene data l’opportunità di crearsi le proprie
regole di gruppo, i comportamenti e questo rappresenta un processo di
empowerment che alimenta fiducia ed autostima.
Permissiva: riduce al minimo la sua partecipazione, fornisce i materiali
necessari e lascia che ognuno faccia quello che crede, risponde alla
domande ma non interviene spontaneamente. i membri del gruppo
possono sentirsi privi di scopo e sconcertati poiché il feedback è troppo
scarso e non vi è un evidente tentativo di coordinare il gruppo.



LEADER E LEADERSHIP 2
Il ruolo del leader si manifesta con azioni che hanno due scopi principali:
- Mantenere e rinsaldare l’unità del gruppo

- Guidare il gruppo verso il conseguimento delle mete che si è posto
Esistono due tipologie di Leader:
• 1) leader orientato al compito: è una leadership tecnica, generalmente
riconosciuta ai soggetti che hanno più competenza e/o esperienza sul tema
trattato. fa necessariamente riferimento alle componenti razionali del lavoro
di gruppo (condivisione esplicita e chiara di un obiettivo, presenza di ruoli e
regole formali, creazione di ipotesi di interventi concreti sull’ambiente).
• 2) leader socio- emozionale: è la leadership riconosciuta alle persone
che hanno maggiori capacità espressive e che sanno maggiormente
coinvolgere gli altri. Per definizione tiene conto delle componenti emotive
del lavoro di gruppo quali presenza delle aspettative/ bisogni/ desideri
soggettivi dei componenti, relazioni significative tra i membri (sottogruppi),
necessità di dare valore ad ogni membro del gruppo, competenza nel
riconoscere e gestire le differenze ed eventuali conflitti.

• 3) la giusta integrazione tra queste due modalità promuove lo sviluppo del


gruppo incrementando l’apprendimento e nell’ottica dei gruppi di
formazione incrementa il cosiddetto sapere professionale, crea un equilibrio
tra i bisogni del singolo ed i bisogni del gruppo e favorisce l’interdipendenza
e l’integrazione tra sapere, saper fare e saper essere
APPROCCIO
PSICODINAMICO
• Freud inizia a parlare di gruppi nel periodo in cui pubblica
Psicologia delle Masse ed analisi dell’io (1921), ma non
azzarda ai poteri trasformativi della dimensione gruppale, egli
si limita a interpretare i fenomeni sociali collettivi in chiave
analitica.

• Dobbiamo a Bion e Foulkes una nuova chiave di lettura dei


fenomeni di gruppo, in particolar modo dei piccoli gruppi.

• il panorama è quello della guerra e immediato dopoguerra


dove il bisogno espresso era creare all’interno dei reparti
militari benessere in minor tempo e con poche risorse
impegnate a promuoverlo.
APPROCCIO
PSICODINAMICO : FOULKES
La personalità individuale deriva da un processo di sviluppo che si verifica all’interno della collettività, e
il carattere sociale dell’uomo deve essere riconosciuto come fattore primario irriducibile. Se la
personalità di ogni uomo prende forma all’interno di processi di comunicazione sociale, le nevrosi e gli
altri disturbi psichici vanno considerati come fenomeni multipersonali che devono essere trattati con un
metodo che tenga conto della rete dei rapporti interpersonali.

“La persona che si è ammalata e che ha bisogno di essere curata è molto spesso solo l’anello più
debole della catena, e si trova al centro di insostenibili tensioni di gruppo: solo adottando un metodo di
gruppo ci sarà possibile studiare e modificare in modo soddisfacente una situazione di questo
tipo” (Foulkes,1969)

All interno di un gruppo o di una rete la somma delle strutture interattive individuali crea una struttura
comune di gruppo che viene definita matrice. Essa comprende tutti i processi di comunicazione,
coscienti ed inconsci, che hanno luogo nel gruppo.

“La matrice è il terreno comune condiviso che determina la comprensione ed il significato di tutti gli
eventi”(Foulkes,1975). Essa rappresenta il filtro attraverso cui viene osservato, spiegato e compreso il
mondo; non è mai il prodotto di una singola psiche, essa scaturisce invece dalla messa in comune da
parte di ogni individuo del proprio modo interno, ciò che ne deriva non è mai la semplice somma delle
parti, è al contrario una esperienza caleidoscopica di relazioni, di interazione, di visioni del mondo.
APPROCCIO
PSICODINAMICO: BION
“il gruppo esistente come un tutto, come qualcosa di diverso da un semplice aggregato di
individui”

Bion lavorando con i gruppi ha potuto osservare e descrivere direttamente le dinamiche e gli
sviluppi al suo interno, ponendo l’accento sugli stati mentali del gruppo. Egli evidenzia due stati
mentali sempre presenti:

- gruppo di lavoro: ogni gruppo si riunisce per il raggiungimento di uno scopo che descrive
l’orientamento mentale e il funzionamento del gruppo, segue ovvero la razionalità e la
consapevolezza “il gruppo lavora per uno scopo”.

- gruppo in assunto di base: in ogni gruppo sussistono delle resistenze che possono
ostacolarne il funzionamento, lo stato mentale del gruppo in assunto di base fa sì che il gruppo
non sia orientato al suo sviluppo. Gli assunti di base sono meccanismi di difesa fondati su
angosce e ansie primitive che hanno a che fare con la perdita della propria identità. In tale
assetto il gruppo si “aggrappa” ad un insieme di difese e non lavora in senso maturativo, ma
rimane fermo in una situazione quasi limbica.
GLI ASSUNTI DI BASE
Gli assunti di base sono vere e proprie difese adottate dal gruppo nei confronti del lavoro di gruppo, sono al di fuori
della consapevolezza dei membri ed ostacolano l’attività attraverso forti tendenze emotive.

Assunto di base di dipendenza: descrive la situazione secondo cui il gruppo si riunisce allo scopo di dipendere
da qualcuno (capo), da cui ci si attende e che può fare tutto, metaforicamente questo appare al gruppo come un
dio che viene sempre più idealizzato, il quale può risolvere tutti i problemi e nel quale vengono proiettate molte
aspettative.

Assunto di base di accoppiamento: descrive la presenza di due o più persone (di solito una coppia) che
dominano la situazione e il resto del gruppo che si stringe intorno ad essa, in quanto vige la speranza che questi
riescano a risolvere i problemi attuali degli altri membri attraverso un intervento sovrannaturale o di tipo divino (es:
l’attesa messianica) sia esso una persona o un idea, l’importante è che sia rivelatrice, la speranza è ciò che tiene
in vita questo tipo di assunto di base.

Assunto di base di attacco e fuga: nel gruppo emerge una convinzione globale circa l’esistenza di un nemico
all’esterno da cui difendersi (da evitare attraverso la fuga o da affrontare attraverso l’attacco). Tale assetto del
gruppo è determinato dall’utilizzo di difese di tipo paranoico che fanno in modo di espellere fuori gli aspetti negativi
interni al gruppo (paure, angosce relative al cambiamento all’assunzione di responsabilità). (es. razzismo)

come gestirli?
Non ha alcun senso interpretare tali configurazioni, ma ci limitiamo a stimolate la fluidità della comunicazione e
del lavoro di gruppo basandoci anche su nostri vissuti che esperiamo nel qui ed ora. (es. “comprendo che per
tutti sia difficile mantenere la concentrazione, lo è anche per me, ma siamo qui per uno scopo e credo che
sia a vantaggio di tutti perseguirlo”.
DINAMICHE NEI GRUPPI
Fase del gruppo psicotico: i momenti iniziali del gruppo, come anche quelli di maggiore difficoltà (cambiamento)
sono caratterizzati da vissuti inconsci non facilmente accessibili ad una consapevolezza e che portano i
partecipanti del gruppo stesso a aderire ad uno stesso pensiero senza alcuna forma di diversità. sono le
situazioni in cui il gruppo aderisce all’unisono ad uno stesso pensiero (anch’io, anch’io, anch’io..) e per
intenderci quando nelle vesti di conduttore si viene osservati con gli occhi sgranati.

Compito del conduttore di gruppo è favorire una relazione di scambio che contempli la “complessità”.

Il portavoce: colui che parla all’inizio della sessione si fa portavoce non solo di un suo pensiero, ma di un pensiero
che riguarda l’intero gruppo, per definizione è colui che raccoglie aspetti razionali ed emotivi del gruppo poiché
dotato di forte intuito.

Il “capro espiatorio”: è una dinamica estremamente distruttiva che porta a voler escludere quegli elementi
ambasciatori di cambiamento per mantenere uno stato ideale di quiete interna. È una forma di resistenza al
nuovo ed al cambiamento. Possiamo farci un’idea di possibile capro espiatorio in quei momenti in cui il gruppo
si schiera contro un membro che crea particolare casino o che continua a porre domande al conduttore.

Teniamo sempre presente che nei gruppi ognuno perde parte della sua personalità allo scopo di assumere ruoli e
funzioni inconsciamente delegate dal gruppo stesso, sotto questa luce lo stesso capro espiatorio diviene un’
esigenza e funzione del gruppo stesso.
CARATTERISTICHE DEI
GRUPPI DI FORMAZIONE
• il gruppo ha una sua totalità dinamica, un suo ciclo di vita, una sua struttura ed
obiettivi, al suo interno i membri sono legati da una interdipendenza.

• i gruppi di formazione sono gruppi temporanei caratterizzati da interazioni faccia a


faccia, hanno un inizio ed un termine previsto e concordato ed il loro scopo è
l’apprendimento di conoscenze e ruoli.

• non tutti i gruppi sono uguali ovvero non possiamo pensare di effettuare lo stesso
lavoro con tutti i gruppi perché ognuno sviluppa a partire da punti di riferimento fissi
(setting) delle esigenze differenti.

• la caratteristica principale dei gruppi di formazione è che sono composti da soggetti


motivati, competenti ed il conduttore è un professionista rispetto alla tematica di
apprendimento.

• la comunicazione è di tipo circolare e la formalità viene definita “bassa”, ovvero vige


la percezione tra i membri di essere tutti uguali (la formalità alta, intesa come anche
percezione di gerarchie è presente all’interno di contesti aziendali lavorativi).
CARATTERISTICHE DEI GRUPPI
DI FORMAZIONE: VARIABILI
• Variabili relative al compito: la partecipazione viene definita qualitativa ed è
da considerarsi alta poiché i membri del gruppo sono soggetti motivati
all’apprendimento. Alta produttività, attenzione rivolta ai processi decisionali,
adesione alle regole esplicitate ed implicite ed infine cooperazione volta al
perseguimento di un compito congruente.

• Variabili relative al mantenimento affettivo: collaborazione (attitudine alla


disponibilità ed allo scambio), conflittualità (intesa ad esempio come rivalità e
competitività da sfruttarsi in termini di apprendimento), clima del gruppo
(costitutito dalla percezione delle relazioni tra i membri del gruppo), coesione,
sviluppo del senso di appartenenza.

• Variabili relative alle caratteristiche dei membri: appartenenza di ognuno


(da intendersi come adesione ai valori), individuazione (ovvero quanto i
bisogni del singolo solo accettati in virtù dell’appartenenza comune, la logica
è quella dell’ET- ET e non del AUT- AUT), vissuti emotivi, stili personali.
STADI DEL GRUPPO
• Tuckman (1965) ha descritto vari stadi di sviluppo dei gruppi.

• 1) Formazione: i membri si riuniscono per formare il gruppo, sono impegnati


nello stabilire e comprendere il lavoro da svolgere e necessitano di stabilire
relazioni con gli altri.

• 2) Istituzione di norme: in tale stadio iniziano ad emergere le differenze di


opinione e spesso avviene che i membri entrino in competizione o conflitto per
conquistare ruoli o posizioni. talvolta vengono a formarsi dei sottogruppi e il
leader viene criticato o messa in discussione la sua autorità (possibile nomina
implicita dell’anti- leader).

• 3) Esecuzione: i partecipanti si concentrano sul lavoro da svolgere assieme, la


nuova vicinanza tra i partecipanti ha creato un clima di coesione e fiducia, le
persone si sentono libere di esprimere le proprie opinioni anche se contrastanti
tra loro. è in tale stadio che viene compiuto il lavoro vero e proprio.
ASPETTI PRATICI
• L’assetto di gruppo presuppone che si formi un cerchio, esso favorisce la fluidità della
condivisione verbale e non verbale. L’eterogeneità ovvero la diversità (per genere, età,
professione..) del gruppo è garanzia di maggior complessità ed arricchimento.

• presentarsi è un buon punto di partenza, il conduttore può essere il primo a dire ciò che
sente essere caratteristico della sua persona se inerente con lo scopo del gruppo. Lo
spazio di presentazione può essere libero oppure molto frequentemente segue una
direzione del cerchio.

• è fondamentale chiarire all’inizio lo scopo del gruppo, gli obiettivi da raggiungere e


raccogliere quelle che sono le aspettative che i membri hanno fantasticato; ciò
promuove una conoscenza più intima e facilita le condivisioni successive.

• allo stesso modo è utile condividere col gruppo quello che viene definito setting. il setting
rappresenta lo spazio di lavoro (e spazio mentale) dentro il quale il gruppo di lavoro
opera, esso comprende le regole (orario, giorni definiti, norme di comportamento..) e le
dinamiche che durante la sessione di gruppo si generano. In tal senso quegli elementi
quali ad esempio ritardi, chiacchiericci durante la sessione etc.. sono da considerarsi
attacchi al setting e quindi resistenze inconsce al lavoro di gruppo.

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