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del Gruppo
Dott.ssa Damia Simona Bragalini
-Psicologo clinico, Psicoterapeuta e Gruppoanalista-
L’uomo è un animale sociale
Aristotele
• Gruppo secondario: è di dimensioni più ampie rispetto al gruppo primario e le relazioni al suo interno
sono meno dirette e più formali.
• Gruppo di appartenenza: quello a cui l’individuo appartiene e alle cui regole si attiene.
• Gruppo di riferimento: è il gruppo “ideale”, molto spesso si identifica con il gruppo di appartenenza.
• Gruppo interno e gruppo esterno: il primo è quello con la quale ci si identifica mentre il secondo non
solo non ci si sente di appartenervi, ma vengono nutriti verso esso sentimenti negativi.
• Gruppo naturale: gruppo in cui si sta senza averlo scelto (es. famiglia, classe)
• Gruppo formale e gruppo informale: il primo è regolato da scopi stabiliti e da relazioni internamente
strutturate, mentre il secondo viene a crearsi in occasionali circostanze e presenta interazioni non
organizzate.
Dinamiche di gruppo e
Psicologia della Gestalt
• il concetto di Dinamica di gruppo è un'espressione coniata da Kurt Lewin (1890- 1947)
per designare “ il contrasto di forze che agiscono all'interno del piccolo gruppo fino al
raggiungimento di un determinato equilibrio”.
• Come per la Psicologia della Gestalt ogni fenomeno è comprensibile solo se lo si studia
z
nella sua globalità, così per Lewin l'individuo non può essere compreso se lo si analizza
isolatamente.
• Il gruppo costituisce un particolare campo o sistema, in cui le persone interagiscono e si
influenzano vicendevolmente. Analogamente il principio alla base dell’equazione della
bellezza di Dirac cita: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di
tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi
distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che
accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni
luce”.
• Da qui l'esigenza di studiare la persona inserendola in un contesto di relazioni.
Elementi della dinamica di
gruppo secondo K. Lewin
L'interazione delle persone all'interno del gruppo porta allo sviluppo dei seguenti fenomeni:
• COESIONE: è “il collante” che tiene insieme i membri del gruppo e rappresenta l’opposto dell’individuazione. Essa
dipende da numerosi fattori (dimensione del gruppo, ubicazione etc..)
Viene definita narcisistica quando i componenti del gruppo si identificano totalmente con esso. In tal caso possono
manifestarsi la “formazione autostereotipa” e la “formazione eterostereotipa”, che portano alla proiezione
dell'aggressività all'esterno, verso chi non fa parte del gruppo ( pregiudizi, discriminazione ed emarginazione sono un
esempio della direzione che può prendere tale fenomeno, le cosiddette sindromi psicosociali; un esempio è il film The
Wave). https://youtu.be/ApReTKCfHSc
• APPARTENENZA: con essa si intende la sensazione di partecipare e di essere ben accettato da un gruppo, grazie ad
essa viene a formasi il noi. Ciò che promuove lo sviluppo del senso di appartenenza sono: i contatti frequenti,
l'identificazione con norme,valori e atteggiamenti del gruppo e l'omogeneità, la tendenza dei componenti a sentirsi simili
per certe caratteristiche.
• STABILITA’ AFFETTIVA: facilita la coesione ed è garantita quando le richieste dei singoli non sono eccessive e tutti
vengano coinvolti emotivamente. (es. gli elementi di cambiamento all'interno di una famiglia, come una nascita o una
morte, creano sì coesione, ma emotivamente sono destabilizzanti).
• EQUILIBRIO OPERATIVO: esso si raggiunge quando c'è equità nella distribuzione dei compiti e vengono valorizzate le
competenze di ciascuno.
• POLARIZZAZIONE: si verifica quando, in seguito allo sviluppo di significative divergenze tra i membri, l'aggressività
proiettata all'esterno viene utilizzata dentro il gruppo. Ad opera della scissione si formano due poli (sottogruppi) che
difficilmente potranno riunificarsi.
Elementi della dinamica di
gruppo secondo K. Lewin
• DIFFERENZIAZIONE DEI RUOLI:
• La parola “ruolo” deriva dal latino “rotulus” ovvero il rotolo dov’era scritta (e
descritta) la specifica parte per quell’attore.
LEADER E LEADERSHIP 2
Il ruolo del leader si manifesta con azioni che hanno due scopi principali:
- Mantenere e rinsaldare l’unità del gruppo
- Guidare il gruppo verso il conseguimento delle mete che si è posto
Esistono due tipologie di Leader:
• 1) leader orientato al compito: è una leadership tecnica, generalmente
riconosciuta ai soggetti che hanno più competenza e/o esperienza sul tema
trattato. fa necessariamente riferimento alle componenti razionali del lavoro
di gruppo (condivisione esplicita e chiara di un obiettivo, presenza di ruoli e
regole formali, creazione di ipotesi di interventi concreti sull’ambiente).
• 2) leader socio- emozionale: è la leadership riconosciuta alle persone
che hanno maggiori capacità espressive e che sanno maggiormente
coinvolgere gli altri. Per definizione tiene conto delle componenti emotive
del lavoro di gruppo quali presenza delle aspettative/ bisogni/ desideri
soggettivi dei componenti, relazioni significative tra i membri (sottogruppi),
necessità di dare valore ad ogni membro del gruppo, competenza nel
riconoscere e gestire le differenze ed eventuali conflitti.
“La persona che si è ammalata e che ha bisogno di essere curata è molto spesso solo l’anello più
debole della catena, e si trova al centro di insostenibili tensioni di gruppo: solo adottando un metodo di
gruppo ci sarà possibile studiare e modificare in modo soddisfacente una situazione di questo
tipo” (Foulkes,1969)
All interno di un gruppo o di una rete la somma delle strutture interattive individuali crea una struttura
comune di gruppo che viene definita matrice. Essa comprende tutti i processi di comunicazione,
coscienti ed inconsci, che hanno luogo nel gruppo.
“La matrice è il terreno comune condiviso che determina la comprensione ed il significato di tutti gli
eventi”(Foulkes,1975). Essa rappresenta il filtro attraverso cui viene osservato, spiegato e compreso il
mondo; non è mai il prodotto di una singola psiche, essa scaturisce invece dalla messa in comune da
parte di ogni individuo del proprio modo interno, ciò che ne deriva non è mai la semplice somma delle
parti, è al contrario una esperienza caleidoscopica di relazioni, di interazione, di visioni del mondo.
APPROCCIO
PSICODINAMICO: BION
“il gruppo esistente come un tutto, come qualcosa di diverso da un semplice aggregato di
individui”
Bion lavorando con i gruppi ha potuto osservare e descrivere direttamente le dinamiche e gli
sviluppi al suo interno, ponendo l’accento sugli stati mentali del gruppo. Egli evidenzia due stati
mentali sempre presenti:
- gruppo di lavoro: ogni gruppo si riunisce per il raggiungimento di uno scopo che descrive
l’orientamento mentale e il funzionamento del gruppo, segue ovvero la razionalità e la
consapevolezza “il gruppo lavora per uno scopo”.
- gruppo in assunto di base: in ogni gruppo sussistono delle resistenze che possono
ostacolarne il funzionamento, lo stato mentale del gruppo in assunto di base fa sì che il gruppo
non sia orientato al suo sviluppo. Gli assunti di base sono meccanismi di difesa fondati su
angosce e ansie primitive che hanno a che fare con la perdita della propria identità. In tale
assetto il gruppo si “aggrappa” ad un insieme di difese e non lavora in senso maturativo, ma
rimane fermo in una situazione quasi limbica.
GLI ASSUNTI DI BASE
Gli assunti di base sono vere e proprie difese adottate dal gruppo nei confronti del lavoro di gruppo, sono al di fuori
della consapevolezza dei membri ed ostacolano l’attività attraverso forti tendenze emotive.
Assunto di base di dipendenza: descrive la situazione secondo cui il gruppo si riunisce allo scopo di dipendere
da qualcuno (capo), da cui ci si attende e che può fare tutto, metaforicamente questo appare al gruppo come un
dio che viene sempre più idealizzato, il quale può risolvere tutti i problemi e nel quale vengono proiettate molte
aspettative.
Assunto di base di accoppiamento: descrive la presenza di due o più persone (di solito una coppia) che
dominano la situazione e il resto del gruppo che si stringe intorno ad essa, in quanto vige la speranza che questi
riescano a risolvere i problemi attuali degli altri membri attraverso un intervento sovrannaturale o di tipo divino (es:
l’attesa messianica) sia esso una persona o un idea, l’importante è che sia rivelatrice, la speranza è ciò che tiene
in vita questo tipo di assunto di base.
Assunto di base di attacco e fuga: nel gruppo emerge una convinzione globale circa l’esistenza di un nemico
all’esterno da cui difendersi (da evitare attraverso la fuga o da affrontare attraverso l’attacco). Tale assetto del
gruppo è determinato dall’utilizzo di difese di tipo paranoico che fanno in modo di espellere fuori gli aspetti negativi
interni al gruppo (paure, angosce relative al cambiamento all’assunzione di responsabilità). (es. razzismo)
come gestirli?
Non ha alcun senso interpretare tali configurazioni, ma ci limitiamo a stimolate la fluidità della comunicazione e
del lavoro di gruppo basandoci anche su nostri vissuti che esperiamo nel qui ed ora. (es. “comprendo che per
tutti sia difficile mantenere la concentrazione, lo è anche per me, ma siamo qui per uno scopo e credo che
sia a vantaggio di tutti perseguirlo”.
DINAMICHE NEI GRUPPI
Fase del gruppo psicotico: i momenti iniziali del gruppo, come anche quelli di maggiore difficoltà (cambiamento)
sono caratterizzati da vissuti inconsci non facilmente accessibili ad una consapevolezza e che portano i
partecipanti del gruppo stesso a aderire ad uno stesso pensiero senza alcuna forma di diversità. sono le
situazioni in cui il gruppo aderisce all’unisono ad uno stesso pensiero (anch’io, anch’io, anch’io..) e per
intenderci quando nelle vesti di conduttore si viene osservati con gli occhi sgranati.
Compito del conduttore di gruppo è favorire una relazione di scambio che contempli la “complessità”.
Il portavoce: colui che parla all’inizio della sessione si fa portavoce non solo di un suo pensiero, ma di un pensiero
che riguarda l’intero gruppo, per definizione è colui che raccoglie aspetti razionali ed emotivi del gruppo poiché
dotato di forte intuito.
Il “capro espiatorio”: è una dinamica estremamente distruttiva che porta a voler escludere quegli elementi
ambasciatori di cambiamento per mantenere uno stato ideale di quiete interna. È una forma di resistenza al
nuovo ed al cambiamento. Possiamo farci un’idea di possibile capro espiatorio in quei momenti in cui il gruppo
si schiera contro un membro che crea particolare casino o che continua a porre domande al conduttore.
Teniamo sempre presente che nei gruppi ognuno perde parte della sua personalità allo scopo di assumere ruoli e
funzioni inconsciamente delegate dal gruppo stesso, sotto questa luce lo stesso capro espiatorio diviene un’
esigenza e funzione del gruppo stesso.
CARATTERISTICHE DEI
GRUPPI DI FORMAZIONE
• il gruppo ha una sua totalità dinamica, un suo ciclo di vita, una sua struttura ed
obiettivi, al suo interno i membri sono legati da una interdipendenza.
• non tutti i gruppi sono uguali ovvero non possiamo pensare di effettuare lo stesso
lavoro con tutti i gruppi perché ognuno sviluppa a partire da punti di riferimento fissi
(setting) delle esigenze differenti.
• presentarsi è un buon punto di partenza, il conduttore può essere il primo a dire ciò che
sente essere caratteristico della sua persona se inerente con lo scopo del gruppo. Lo
spazio di presentazione può essere libero oppure molto frequentemente segue una
direzione del cerchio.
• allo stesso modo è utile condividere col gruppo quello che viene definito setting. il setting
rappresenta lo spazio di lavoro (e spazio mentale) dentro il quale il gruppo di lavoro
opera, esso comprende le regole (orario, giorni definiti, norme di comportamento..) e le
dinamiche che durante la sessione di gruppo si generano. In tal senso quegli elementi
quali ad esempio ritardi, chiacchiericci durante la sessione etc.. sono da considerarsi
attacchi al setting e quindi resistenze inconsce al lavoro di gruppo.