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Psicologia dei gruppi (Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma)
Etimologia del termine gruppo (provenzale GROP o germanico KROPPE) = nodo, matassa, intreccio fitto e
inestricabile; spazio intermedio tra individuale e sociale, dimensione multi personale (in cui da una parte
emerge condivisione e coesione, dall’altra diversità e competizione); idea di circolarità (superamento della
logica lineare)
Burrow = psicoanalista americano (30-40), primo ad utilizzare interventi psicoterapeutici sul gruppo.
Freud non ha approfondito in modo specifico il concetto di gruppo; pur tuttavia nelle sue elaborazioni
teroriche si trovano riferimenti a riguardo.
Minuchin elabora la teoria strutturale familiare (Famiglie e terapia della famiglia, 1976) ed è considerato il
padre fondatore della psicoterapia familiare.
Il sistema famiglia è definito come l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i
comonenti della famiglia interagiscono.
La famiglia è un sistema socio-culturale aperto, che si autogoverna, in costante trasformazione e con
propri confini sia interni che esterni. È un fattore significativo del processo evolutivo, un laboratorio entro
cui ciascun membro costruisce il senso di identità.
I comportamenti dei membri si basano su Modelli Transazionali retti da regole universali e regole
specifiche di ogni famiglia. I modelli permangono nel tempo e sono oggetto di reciproco adattamento e di
efficienza funzionale.
È importante per la famiglia abbia una sufficiente gamma di modelli transazionali alternativi in grado di
permettere di fronteggiare i cambiamenti sia interni che esterni.
La famiglia è una struttura costituita da due dimensioni strutturali:
- confini tra sottosistemi (regole che definiscono ciascun sottosistema) e
- gerarchia generazionale (regole più o meno esplicite che stabiliscono i diversi livelli di potere)
La famiglia è composta da sottosistemi delimitati da confini (regole, chi e come partecipa a quel
det.sistema) con specifici ruoli e funzioni. Sottosistema coppia di partner; coppia dei genitori; fratelli.
I confini devono essere: chiari, distinti, flessibili.
La chiarezza dei confini è un parametro fondamentale per la valutazione del funzionamento della famiglia.
I confini possono essere collovati in un continuum: rigidi, chiari, diffusi
Ciascun sottosistema sviluppa le sue capacità se afferma la propria libertà nei confronti dell’interferenza di
altri sottosistemi.
Famiglia funzionale: confini chiari che permettono ai membri di esercitare le proprie funzioni senza subire
interferenze, e al tempo stesso di entrare in contatto l’uno con l’altro.
Famiglia disimpegnata: confini rigidi e impenetrabili, minimi legami emotivi, scarse gerarchie, forti
connessioni con l’esterno. I membri sembrano essere reciprocamente autonomi. Si tratta di una falsa
indipendenza perché l’individuo in realtà non ha avuto mododi sperimentare la dipendenza come elemento
indispensabile per maturare un senso di autonomia personale. Può essere utilizzato il sintomo come
modalità per informare la famiglia del proprio malessere.
Quando nel sistema avvengono situazioni che richiedono un cambiamento, la famiglia reagisce in maniera
disfunzionale: non risponde completamente nonostante sia necessario.
Famiglia invischiata: , confini interni fragili, confini esterni poco permeabili, estrema intensità emotiva,
componenti si presentano intrusivi e poco rispettosi dell’originalità del singolo, microcosmo in cui rifugiarsi.
Quando nel sistema avvengono situazioni che richiedono un cambiamento, la famiglia reagisce in maniera
disfunzionale: eccessiva velocità e intensità.
Esempio di famiglia invischiata è quella psicosomatica, caratterizzata da 4 modelli di interazione
disfunzionale:
- Invischiamento (intrusioni nei pensieri, sentimenti, azioni, comunicazione degli altri. Non c’è
autonomia e ciò compromette lo sviluppo dei processi di autonomizzazione, individuazione)
- Iperprotettività: preoccupazione, sollecitudine, interesse reciproco marcato specie per gli aspetti
del benessere fisico (anoressia. Tale preoccupazione ha la funzione di nascondere ogni altro
problema troppo doloroso e difficile da affrontare)
- Evitamento del conflitto: tendendenza dei membri ad evitare il conflitto. Spesso uno dei membri
(spesso il pz sintomatico)richiama su di sé l’attenzione. Il conflitto in questo modo rimane coperto.
- Rigidità: ripetizione delle stesse regole di relazione. Difficoltà ad accettare processi di
trasformazione. Tendenza a tutelare equilibrio cristallizzato. Caratteristica è l’inibizione
dell’espressioni delle emozioni, specie quelle legate ad eventi troppo dolorosi. Ognuno è
immobilizzato nella propria posizione, irrigidito nel proprio ruolo.
Il contributo di BOWEN:
Egli introduce il concetto teorico di triangolo. Secondo questa prospettiva la famiglia è formata da una
serie di triangoli interconnessi. Solo osservando i triangoli presenti sarà possibile comprendere appieno la
soggettività dei suoi componenti.
Triangolazione: meccanismo che si viene a formare tra due persone che non riescono ad affrontare una
situazione conflittuale, o coinvolte da un alto livello di ansia e coinvolgono un terzo elemento.
Entro un certo limite è un processo naturale e funzionale. Se persiste, resta stabile e duraturo compromette
il funzionamento psicologico del triangolato e diventa una forza opposta alla differenziazione e
individuazione del sé. Bowen afferma l’importanza della de triangolazione come capacità di restare nel
triangolo senza farsi triangolare.
Esempio: diade coniugale che utilizza il figlio per deviare la propria conflittualità.
Contributo di Minuchin
Triangolazione come esito della deviazione di un conflitto da un sottosistema ad un altro, reso possibile
grazie alla presenza di una disfunzione di confini e gerarchie generazionali.
Formula il concetto di Triade Rigida in cui il confine tra sottosistema genitoriale e figlio è dffuso, mentre il
confine nella triade genitori-figlio è rigido.
Tre tipologie:
- Coalizione genitore-figlio, unione di due persone a danno di un terzo. A differenza dell’alleanza qui
si assiste ad una coalizione disfunzionale ai danni di un terzo;
- Triangolazione è una coalizione instabile in cui un genitore esige che il figlio parteggi per lui contro
l’altro. L’altro genitore vive la presa di posizione come tradimento. Il figlio resta paralizzato
- Deviazione: i genitori spostano il loro conflitto sul figlio. Può assumere la forma di attacco, oppure
di appoggio.
Contributo di HALEY
Mette in evidenze come nelle famiglie con un membro sintomatico, sia frequente una particolare struttura
triadica definita dall’autore triangolo perverso o coalizione intergenerazionale che presenta le seguenti
caratteristiche:
- Una delle persone del triangolo appartiene ad una generazione diversa;
- La coalizione si forma tra persone appartenenti a generazioni diverse; azione congiunta mirata
contro un terzo
- La coalizione è negata e dissimulata a livelo metacomunicazionale
In questo tipo di coalizione si assite ad una spaccatura della barriera intergenerazionale, con perversione e
confusione dei ruoli. L’autorità del genitore bersaglio viene ad essere minata. La comparsa di un
comportamento sintomatico può rappresentare in taluni casi un tentativo estremo di non scegliere.
Imbroglio:
un genitore coinvolge e strumentalizza il figlio, nell’ambito della sua occulta contesa connil coniuge. Il
genitore ostenta come privilegiata la relazione con il figlio, che di fatto non è tale. Il rapporto diadico
privilegiato non è realmente autentico
istigazione:
rimanda ad una dimensione diadica lineare-causale. L’uno induce l’altro a tenere un dato comportamento
contro un terzo. Il membro della triade viene spinto in modo sotterraneo a diventare il braccio armato di un
altro, salvo vedersi negare l’alleanza quando il gioco emerge alla luce. Il senso di tradimento è alla base
della comparsa della sintomatologia
LEWIN parla di gruppo attraverso la teoria del campo che identifica il gruppo come soggetto sociale. Lidea
centrale è che è un fenomeno a sé stante. Unità non riconducibile alle singole particelle che lo
compongono, qualcosa di più della somma delle singole parti. Totalità dinamica, in reciproca interazione e
interdipendenza. Il cambiamento di una parte implica il cambiamento di tutte le parti. Ciò che lega è
l’interdipendenza e non la somiglianza. È dinamica cioè in continuo mutamento e trasformazione.
componente narcisistica e le identificazioni, ricordando che la consapevolezza di essere nel mondo passa
per la consapevolezza dell’esserci come corpo.
- tipo di utenza: prevalente presenza femminile nei gruppi con disturbo del comportamento
alimentare, maschile nelle tossicodip. E nelle dip.patologiche
- partecipanti: 4-10
- luogo: centro specializzato privato sociale o pubblico, strutture cliniche
- cadenze sedute: 1.30 una due volte a sett, o due consecutive
- set(ting) e matrice di gruppo: creazione progressiva di una matrice interpersonale; maggiore
attenzione alle problematiche terapeutiche, all’emergere psicosomatico, alla presenza della
famiglia, allo specifico sintomatico alla strutturazione cognitiva e rituale di esso. Il rispecchiamento
sintomatico è utile e fondatico, deve evolvere per consentire l’approfondimento psicologico. Senza
questa evoluzione trasformativa, che è responsabilità del terapeuta, si corre il rischio di cronicizzare
e stabilizzare il sintomo presente in gruppo non strettamente psicoterapici ma supportavi, di auto-
aiuto, consultazione ecc.
- pagamento: diretto nel caso di lavoro privato. Indiretto nei servizi.
- Farmaci è gestito da psichiatri esterni al gruppo. Elaborazione dei vissuti psichici e degli aspetti
simbolici legati all’assunzione dei farmaci fa parte del lavoro clinico. Essi possono assumere un
carattere di contenitore delle problematiche psichiche.
- Durata del lavoro: a volte medio-lunga
- Fondazione del gruppo: molta attenzione vista la frequente fragilità, ambivalenza e diffidenza di
questa tipologia di utenti e la loro iniziale difficoltà a con-dividere un setting. Si basa inizialmente
sul legame dei pz con l’analista, condivisione dei sintomi, è necessario pensare la famiglia (reale e
interna) in maniera attenta. Evitare interpretazioni analitiche in questa fase, va incoraggiata la
costruzione e tenuta del legame. Importante la costruzione dei confini del gruppo, chiarificazione di
obiettivi, comunicazione autentiva del fatto che il gruppo effettua una presa in carico dei problemi
e che essi possono essere affrontati.
- Processualità: comunicazioni visibili-invisibili non pensabili e non dicibili a sé e all’altro. In questo
tipo di gruppo maggiore attenzione alla famiglia, alla sua storia, al campo psichico, ai segreti e ai
bisogni, attenzione all’incontro interpersonale.
- Corpo: il corpo in tutti i suoi aspetti sessuali, narcisistici, simbolici, relazionali, biologici è centrale, a
esso va posta la massima attenzione psicodinamica e biologica. Il rapporto corpo-relazione-
mentalizzazione fondamentale in tutte le problematiche che coinvolgono la fisicità
- Aspetti istituzionali: particolare attenzione posta alla rappresentazione che la realtà curante
propone di sé all’utenza
- Conduttore: attenzione alla situazine sintomatica e alla “famiglia”. Può esserci la collaborazione dei
medici curanti.
- Conduzione: relativa direttività sopratt.dopo la fondazione e facilitazione del processo gruppale e
della sua funzionalità terapeutica, centratura sull’asse circolare individuo interazione-gruppo.
Oscillazione fra processo gruppale qui ed ora e comprensione/trasformazione della gruppalità
interna. Supportività all’avvio del processo comunicativo e al suo allargamento oltre il sintomo
- Tipo di interventi: attivazione comunicazione e processo gruppale, stimolazione capacità associativa
ed auto-etera introspettiva del gruppo e dei singoli, centratura sul qui ed ora e sul lì ed allora.
Calibrare pero il tutto rispetto alla specificità dei gruppi. Maggiore attenzione alle dinamiche
interpersonali interne/esterne e minore attenzione all’inizio alle dimensioni inconsce, conoscitive
- Formazione conduttori: training gruppo analitico, studio terico clinico, terapia personale analitica di
gruppo e individuale. Capacità di fondare un setting clinico-gruppale, buona consapevolezza delle
dinamiche familiari.
- Integrazioni: trattamenti integrati, attenzionatii rischi di che la coesione indentificatoria sintomatica
ha nel lungo periodo se non viene superata. Il terapeuta consente iil superamento reale della
sintomatologia.
- Domanda: solitamente da parte di operatori ospedalieri. Va istruita la domanda con pz, familiari e
operatori sanitari.
- Utenza: pz di medicina negli specifici settori di malattia
- Numero: variabile dal piccolo (4-5) ad un gruppo mediano (25)
- Luogo di lavoro: realtà ospedaliere
- Cadenze sedutr: una due volte a sett (1:30) o due sedute consecutive
- Set(ting) strutturato e stabile dopo le fasi di fondazione. Se nuovo sono fondamentali la fase
preliminare e di inizio, di fondazione e costruzione del set(ting). Maggiore attenzione alla patologia
organica, modi di vivere la malattia, sulle dinamiche pz-familiare
- Pagamento: diretto nel caso del privato, indiretto nei servizi. Spesso è un servizio offerto da
strutture all’avanguardia.
- Farmaci; aspetto centrale della cura medica. Qui il farmaco assume un aspetto più normale
- Durata lavoro: variabile
- Fondazione va condivisa e co costruita con i referenti sanitari.
- Processualità: il ruolo fondativo del ter.è importante per aiutare i pz a comprendere il senso e
l’utilità del gruppo. Dopo le prime sedute dai pz che per la prima volta si sentono ascoltati. Il
buonismo demagogico di pseudo interventi psicoterapici può essere controproducente. Hanno
bisogno di una condivisione profonda dei reali timori della situazione che è realmente quella che è.
Il terap.gestisce e condivide interiormente le angosce ciò ha un rilevante effetto terapeutico
contenitivo ma anche trasformativo del modo di vivere la malattia e di guardare ai pensieri
mortiferi.
- Presenza del corpo: grandemente importante. Il lavoro parte dall’esperienza del corpo malato
affidato alle cure mediche. Spesso produce dolore, si teme che muoia. Legato al rimpianto
pensando alla giovinezza, alla collera e/o alla forza.
- Aspetti istituzionali: pz seguiti all’interno di istituzioni. Raramente si svolge nel privato
- Conduttore: richiedono un lavoro molto forte e approfondito con sé stessi anche se non hanno un
carattere principalmente analitico-interpretativo. È necessario che il terapeuta accolga le angosce.
Per lui è necessario esserci (essere con) e non solo im modo estetico-fenomenico o
comportamentale o interpretativo. Questa con- divisione è insieme alla comunicazione uno dei
maggiori fattori terapeutici
- Conduzione: relativa direttivita
- Mantenimento della responsabilità terapeutica. Lavoro sul singolo attraverso il gruppo
- Tipo di interventi: attivazione della comunicazione, processo gruppale, interpretazioni
prevalentem.collegabili al vissuto di malattia, stimolazione della capacita associativa ed auto-etero
introspettiva del gruppo e dei singoli, centratura sul qui ed ora e sul lì ed allora, sul non idcibile a sé
e all’altro. Attenzione prevalente al rapporto tra dinamiche intrapsichiche ed infragruppo, tra
dimensioni comunicative inconsce e relazionali.
- Formazione conduttori: training gruppo analitico
- Integrazioni:
L’individuo può essere osservato sia attraverso redi sincroniche qui ed ora, che diaconiche lì ed allora delle
generazioni precedenti. La psicopatologia sia attraverso una dimensione verticale, trans generazionale
(forma di eredità culturale), o secondo una dimensione orizzontale, attuale.
La gruppo analisi è una forma di terapia che si attua attraverso il gruppo. Insieme di persone (5-8) che si
incontrano per analizzare i propri sintomu, modi di agire. Il compito del conduttore è fondamentale nella
composizione del gruppo, nelle fasi iniziali. Il g.nasce prima nella mente del cond. Anche l’inserimento di
nuovi pz segue un iter simile. Nella fase di fondazione il cond.dovrà lavorare alla formazione di una matrice
di gruppo, quella rete inconscia di comunicazioni che significherà tutti gli avvenimenti di quel gruppo. Si
determina una cultura interpretativa, un’atmosfera di analisi del transfert da parte dell’intero gruppo.
In linea con elaborazioni psicoanalitiche e psicodinamiche, afferma il concetto di rispecchiamento
L’idea di un individuo costituito da gruppi interni trova continuità nella tecnica terapeutica di gruppo,
capace di riattivare l’insieme di costellazioni relazionali interiorizzate dal singolo che solo in gruppo possono
emergere e venire proiettate.
L’epserienza umana è possibile pensarla attraverso tre universi relazionali:
UNIVERSO P, sistema proto mentale (si rifà alle concezioni di Bion secondo cui l’individuo si trova immerso
in un tessuto precoscenziale; il Sé il non Sé, interno e esterno sono inestricabilmente intrecciati insieme.
Rimanda a ciò che Bion definisce mentalità di gruppo, quell’insieme di stati collettivi che in dato momento
caratterizza il clima del gruppo. Quando la mentalità di gruppo prevale si ha secondo Bion una totale
perdita dell’identità individuale. Bion ha distinto tre mentalità di gruppo: Accoppiamento; Dipendenza;
Il contributo di Bion, maggiore esponente della scuola delle relazioni oggettuali. Il suo pensiero si poggia e
articola nella contrapposizione tra i gruppi in assetto di lavoro e mentalità primitiva. Concetti ripresi da altri
autori come Neri.
Originariamente prende spunto dal contributo di McDougall che concepisce il gruppo come aspetto
degradante dell’individualità, che rende l’individuo brutale, irragionevole, impulsivo; ma al tempo stesso è
solo alla partecipazione ai gruppi che un soggetto può diventare umano. Ciò avviene grazie alla pox di
costituire gruppi organizzati. L’organizzazione rende il gruppo un aiutp e annulla le tendenze degradanti.
Bion recupera questa idea attraverso i concetti di Gruppo di Lavoro e prevede come lo stare i n gruppo
impica una fase di apprendimento; e Mentalità Primitiva tendenza coinvolgente ad agire impulsivamente.
Più il gruppo funziona come mentalità primitiva più lo spazio per l’individuo è limitato. In queste circostanze
il g.funziona come totalità.
Secondo Bion la mentalità primitiva è sostenuta da tre fantasie denominate Basic Assumptions, assunti di
base:
- Assunto di base della Coppia, in cui due partecipanti sono impegnati in una discussione intensa e
difficilmente descrivibile, il gruppo rimane in silenzio e questa relazione a due sembra connotata
da aspetti di sessualità, il gruppo si raccoglie intorno all’idea che dall’incontro tra i due nascerà il
Messia; quanto vige la speranza che questi riescano a risolvere i problemi attuali degli altri membri
attraverso un intervento sovrannatuale o di tipo divino
- Assunto di base di Dipendenza, proiettare sulla figura del conduttore il bisogno di avere un leader
onnipotente. Le caratteristiche del gruppo che si trova in questo gruppo sono l’immaturità delle
relazioni individuali, la paura è l’emozione prevalente, ogni membro è costantemente in procinto di
fuggire
- Assunto di base Attacco-fuga (o lotta-fuga), il gruppo vive sotto la costante minaccia di un nemico
esterno contro cui difenderso. Bion descrive in termini paranoici la mentalità che caratterizza il
gruppo. Il capo riconosciuto sarà ascoltato solo quando pone richiese percepite come occasioni di
attacco-fuga
Bion utilizza il parametro della valenza per indicare la disposizione dell’individuo ad entrare in
combinazione col gruppo nel determinare gli assunti di base e nell’agire secondo essi. Nessun individuo aha
valenza pari a zero.
- Fase iniziale: Stadio gruppale nascente – illusione, aspettativa illusoria che serve da collante, per
stare insieme anche quando non vi è ancora la capacità di stare in rapporto. Senso di de-
personalizzazione e de-individualizzazione; stadio della Comunità tra Fratelli, il gruppo si costituisce
come soggetto collettivo. I membri utilizzano il noi per riferirsi a sé stessi. Il leader è meno
idealizzaro, diminiìuiscono i vissuti di dipendenza, si sviluppano sentimenti tra i membri, i membri si
percepiscono come detentori di un diritto sul gruppo, ciascun menìmbro può vantare ed esercitare
questo diritto. Attraverso questo passaggio il gruppo costituisce uno spazio Noi_Voi che ANZIEU
definisce efficacemente come noi-pelle. Il gruppo come involucro che tiene insieme gli individui.
CORREALE si rifà al concetto di campo mentale introdotto da BARANGER nell’ambito psicoanalitico duale
per sottolineare il coinvolgimento attivo dello psicoanalista nella costruzione del campo mentale durante la
vicenda psicoanalitica. Non la semplice sommatoria dei due protagonisti, ma qlc di più.
Correale riprende questo concetto estendendolo al gruppo e alla dimensione istituzionale e distingue il
CAMPO ATTUALE (hic et nunc) e CAMPO STORICO (deposito di relazioni affettive). Il campo è una situazione
fluida in movimento che condiziona gli individui che vi partecipano.
Pensiero di gruppo: condizione del pensare insieme. secondo CORRAO è una modalità attraverso cui il
gruppo si struttura in quanto tale attraverso due funzioni:
- funzione Gamma, cioè di creare un ambiente accogliente che fa sentire un individuo subito meglio
- funzione di Ponte individuo-gruppo, possibilità che il gruppo ha di offrirsi quale pensiero per il
singolo. In alcuni casi il singolo non sente di voler esprimere i propri pensieri perché non pronto alla
condivisione. In questi casi può capitare che ascoltando il fluire del discorso l’individuo può trovare
una connessione tra quanto viene discusso in gruppo e ciò che lui sta pensando.
- Funzione Madre Sensibile in gruppo la parola puà essere ascoltata e accolta, offrendo la pox ai
partecipanti di essere contenuti
Elementi distruttivi, forze antiterapeutiche che NITSUN definisce antigruppo:
- Costituzione di un capro espiatorio interno od esterno
- Cultura del non detto: i membri trasgrediscono la norma di raccontare ciò che succede, ciò mina la
fiducia e determina uno spazio mentale distruttivo per il gruppo
- Mancanza di transizione tra vecchi e nuovi schemi.
La ricerca del processo psicoterapeutico permette di monitorare l’andamento del gruppo e di pensare alle
sue dinamiche sia dopo la seduta, si aprima che il gruppo si riunisca.
BION il comportamento risulta il risultato di un compromesso tra le esigenze del gruppo di lavoro e le
pulsioni inconsce. Questo compromesso determina la cultura del gruppo.
Le ricerche empiriche dimostrano che il formato gruppo permette l’attivazione di meccanismi di
cambiamento unici e trasformativi che non si attivano nei setting duali. Le molteplicità di esperienze umane
offrono all’individuo l’opportunità di imparare con e dalle altre persone.
Tutte le persone si lasciano guidare dai propri modelli operativi interni nelle relazioni interpersonali. I
membri del gruppo spesso percepiscono le interazioni gruppali sulla base delle primarie esperienze
interpersonali con gli altri significativi
cercano di piacere al gruppo per sentirsi accolti e inseriti; individui con alto attaccamento evitante non
considerano la vicinanza al gruppo come necessaria tendono ad evitarla.
LArappresentazione basata sull’esperienza con uno specifico gruppo influenza le interazioni e i sentimenti
non solo di quel gruppo ma di tutte le altre esperienze con altre tipologie di gruppo.
La teoria dell’attaccamento è utile per comprendere le differenze individuali nel gruppo. È enfatizzato il
costrutto della coesione. Il concetto di attaccamento di gruppo mostra come lo stile di attaccamento nelle
relazioni intime contribuisca alla formazione di uno stile di attaccamento di gruppo iniseme alla coesione.
Un alto grado di coesione attiva una dimensione di attaccamento di gruppo sicuro.
I soggetti evitanti non sembrano sbire l’influenza della coesione e della vicinanza in gruppo.
Il trattamento di gruppo basato sull’attaccamento ha come obiettivo quello di fornire una base sicura per
cui è pox vivere una nuova esperienza ripartiva, e le emozioni pox essere esplorate, gestite, comprese.
Studio di JOHNSON gruppo orientato sul processo e sul qui ed ora delle relazioni tra i partecipanti.
Destinatari matricole di un college. Obiettivo favorire la relazione tra i partecipanti e l’integrazione delle
matricole. Lo studio dimostra come l’assetto gruppale attivo e strutturato promuova una maggiore
coesione, apprendimento interpersonale e guarigione. Il gruppo luogo elettivo in cui emergono i pattern di
relazioni familiari disfunzionali e dolorose e può favorire un ambiente di cura e supporto per sviluppare
nuobe modalità.
MARMAROSH la Teoria NEOTENICA sostiene che l’essere umano non può sopravvivere senza la presenza di
un gruppo. La terapia di gruppo crea un ambiente sicuro in cui i membri hanno la pox di esprimere le
proprie percezioni ed emozioni su un altro o sul gruppo, spesso influenzati dalle proprie esperienze
precedenti. I feedback interpersonali, l’insight, l’empatia e la compassione reciproca favoriscono
un’esperienza emotiva correttiva, con la consapevolezza di avere sempre il gruppo come base sicura su cui
fare affidamento.
In un assetto multi personale si attivano più MOI rispetto alla comprensione di sé, dell’altro e del gruppo;
questi MOI sia ttivano con i rispettivi MOI di altri membri dando vita ad un incontro intersoggettivo di
esperienze interiorizzate, pattern relazionali e soprattutto questi si rimodulano a partire da tale nuova
esperienza che diventera essa stessa un futuro modello di comprensione e definizione dell’esperienza
gruppale e affermare che la terapia sia mutativa e ripartiva di quelle parti del sé sofferenti ed
emotivamente danneggiate
In questa fase i pz devono sentirsii sempre rispettati e sicuri.. il terapeuta definisce la struttura iniziale,
indicando confini tra il gruppo e mondo esterno, stabilire norme. Il clinico doppio focus: sforzi di
cambiamento e crescita degli individui e loro tendenza a ripetere vecchi schemi.
Seconda fase si presenta quando membri del gruppo sente di essere stato ignorato franìinteso, disprezzato
proprio mentre cresceva la coesione. Le dinamiche di protesta pox provenire da un deficit della struttura
del Sé e affonda le sue radici in antiche esperienze di mancato rispecchiamento e idealizzazione durante
l’infanzia. La funzione principale del ter.è contenere e validare la rabbia e l’oppositività, comprensione
empatica sarà decisiva nel bilanciare gli stati negativi. Sulle caratteristiche possedute da altri membri e dal
conduttore (oggetto sé gemellare) impareranno ad ascoltare e gestire queste istanze.
Terza fase si verifica quando il gruppo ha lavorato in modo sofìddisfacente. I membri possiedono
un’immagine interna del gruppo e degli altri membri, gradualmente si rinforza la capacità dell’io di
maneggiare le offese narcisistiche. I membri sono in grado di empatizzare. Un nuovo sé più stabile. I vari
membri hanno internalizzato il sé indivisuale e sé di gruppo
Fase finale: gestione del dolore narcisistico legato alla perdita e alla separazione
Nella pratica clinica degli ultimi anni il gruppo è sempre più utilizzato come strumento di cura, soprattutto
nei servizi pubblici. Recenti studi hanno dimostrato l’efficacia delle terapie di gruppo con differenti tipologie
di pazienti. Più limitate, all’interno del vasto panorama empirico, che attesta l’efficacia delle terapie di
gruppo, sono le evidenze empiriche relative a una sottocategoria: le psicoterapie di gruppo psico-
dinamicamente orientate, ovvero psicoterapie di gruppo a lungo periodo. È altresì utile sottolineare come
gli effetti benefici della psicoterapia a lungo periodo siano maggiormente persistenti rispetto a quelli
derivanti dal breve periodo. La limitata presenza di ricerche sulle terapie di gruppo è legata non solo alla
grande varietà dei modelli gruppali, ma anche a una serie di difficoltà metodologiche che si incontrano nello
strutturare disegni di ricerca capaci di tenere conto della complessità delle variabili in esame. A queste
difficoltà si aggiunge la storica diffidenza dei clinici nei confronti di ricerche ritenute minacciose nei
confronti dell’intimità: non il colloquio singolo bensì il gruppo e in gruppo. Oggi, tuttavia, assistiamo a un
crescente interesse per i gruppi psico-dinamici, anche a lungo termine, per il loro uso vantaggioso,
soprattutto nell’ambito di interventi in Comunità Terapeutiche. Una domanda che sorge, lavorando in
gruppo, è la seguente: quanto la mia risposta a una scala (sintomatica o sulla alleanza terapeutica) può
essere considerata indipendente, cioè non influenzata dall’aver condiviso una esperienza con altri? I
membri di gruppo possono reciprocamente influenzare i propri comportamenti tramite l’imitazione e il
rispecchiamento; i membri di un gruppo condividono lo stesso terapeuta che ha una influenza importante.
Un gruppo molto coeso può far sentire i membri molto vicini l’uno all’altro, supportandosi reciprocamente.
Le osservazioni che si raccolgono per ogni singolo paziente – dunque – non possono considerarsi
indipendenti. A livello metodologico esiste un indice di correlazione intraclasse (ICC) che misura l’ampiezza
della dipendenza nelle osservazioni rilevate nei membri di uno stesso gruppo. È fondamentale valutare
l’ICC, altrimenti non si capisce l’efficacia della terapia di gruppo psico-dinamica. Potremmo quindi chiederci
come possiamo muoverci verso modalità più scientifiche e attendibili per determinare l’efficacia ed
effectiveness dei gruppi. Valutare l’efficacia e l’effetiveness del lavoro di gruppo, basandosi sul tipo di
disturbo, è uno dei modi più semplici per valutare la ricerca sui gruppi:
Disturbi dell’umore. Molti modelli di trattamento sembrano produrre risultati attendibili per la
terapia di gruppo per la depressione. Il che – però – non vuol dire che la terapia di gruppo sia
nettamente superiore, in quanto a benefici prodotti. Abbiamo così raccomandato come sia
necessaria una ricerca più approfondita e ampia. Nonostante tutto, disponiamo di un ampio
supporto empirico sull’effectiveness ed efficacia della terapia di gruppo, tale da raccomandarla
come protocollo di trattamento per i disturbi dell’umore.
Disturbi da attacchi di panico/agorafobici. In questo caso, la terapia di gruppo risulta essere quasi
l’unica utilizzabili per la grande efficienza ed efficacia dimostrata.
Disturbi ossessivo-compulsivi. Per questo disturbo, sembra che – studi degli anni ’90 – dimostrino
come terapia individuale o di gruppo comporti gli stessi risultati. Dunque, urge un approfondimento
in merito.
Fobia sociale. In questo caso il protocollo cognitivo-comportamentale è il dominante.
Bulimia nervosa. Anche in questo caso il trattamento di gruppo, risulta adeguato.
Negli anni ’80, l’Associazione Americana di Psicoterapia di Gruppo (AGPA) ha sponsorizzato lo sviluppo e
la diffusione di una Core-Battery, un insieme di strumenti per aiutare i clinici nella valutazione degli
interventi terapeutici di gruppo. La Core-Battery originale fornì un metodo obiettivo ed empiricamente
supportato per valutare il gruppo e il progresso dei singoli membri. La task force iniziale prevedeva anche la
creazione di una banca dati per monitorare lo sviluppo della ricerca stessa. La Core-Battery si imbatté in
risultati misti, in quanto non fu mai pienamente accolta dai membri clinici dell’GPA, anche e soprattutto per
i costi dei test. Il deposito di dati – inoltre – non fu mai realizzato, contribuendo ulteriormente al successo
parziale della Core. Dunque, dopo il parziale successo della Core-Battery, nel 2003 si passò a una
rivisitazione della stessa, che diede vita a una ‘CORE-R’. Quali sono gli obiettivi della CORE-R? iniziare un
gruppo e preparare i membri del gruppo; valutare gli esiti terapeutici del membro del gruppo; monitorare i
processi a livello del gruppo.
La preparazione dei pazienti per i gruppi è spesso trascurata, ma è un passo importante nel processo della
terapia di gruppo. La CORE-R suggerisce delle modalità, come descrizioni verbali della terapia di gruppo,
aventi lo scopo di accrescere la comprensione dei benefici e dell’efficacia della terapia gruppale di un
paziente che sta entrando in un gruppo.
Le misure di esito consentono ai terapeuti di arricchire il proprio giudizio clinico sul cambiamento ottenuto
dal paziente con una valutazione formalizzata, ed espandono il quadro clinico del paziente che formula il
terapeuta. Le valutazioni di esito possono anche essere utilizzate per ottenere informazioni qualitative
riguardo il progresso compiuto dal paziente. Uno degli strumenti per la valutazione dell’esito del gruppo
che la ‘CORE-R’ consiglia è l’Outcome Questionnaire – 45 (OQ-45). L’OQ – 45 è uno strumento che misura i
livelli di malessere sintomatico – ad esempio ‘mi sento disperato riguardo il futuro’ -, di funzionamento
interpersonale – ad esempio ‘mi sento sola’ – e per la partecipazione nel ruolo sociale. La somministrazione
di questa misura richiede dai 5 ai 7 minuti. Il punteggio totale varia da 0 a 180, con i punteggi più alti che
indicano una maggiore patologia.
L’OQ – 45 può essere facilmente calcolato a mano in circa 3-5 minuti. Per i terapeuti che vogliono avere
una valutazione più completa dell’esito del trattamento, la task force della CORE-R suggerisce quattro
misure di esito addizionali:
Misura malessere interpersonale di 32 items sul malessere interpersonale attuale, sviluppata per
valutare i problemi nelle interazioni interpersonali.
Misura della autostima del paziente di 10 items. Misura il valore globale attribuito a se stessi e
l’autoaccettazione.
Misura di 7 items sull’esperienza del paziente in terapia di gruppo. Questa scala valuta i sentimenti
generali del paziente riguardo il gruppo, sentimenti di stabilità o instabilità, la capacità di spiegare i
problemi di fronte al gruppo.
Misura di esito della psicoterapia individualizzata, basata sulla descrizione del paziente riguardo
problemi e difficoltà per i quali è stato richiesto un trattamento.
L’utilizzo delle 4 scale addizionali, insieme all’0Q – 45, fornirà ai clinici una valutazione completa dei
benefici terapeutici di un paziente e delle esperienze in psicoterapia di gruppo.