Definizione standard
Origine e sviluppo
Durante il Basso medioevo e il Rinascimento, il termine “fuga” era utilizzato per indicare il “Canone”,
o composizioni che si basavano sull’artificio compositivo del “Canone” (ad esempio, le “Missae ad
fugam”). Nel periodo successivo, invece, si distingue tra:
Nella SECONDA META’ del SEICENTO e nella PRIMA META’ del SETTECENTO la fuga
diventò la composizione contrappuntistica per tastiera per eccellenza, e in ambiente tedesco raggiunse
i vertici più alti con Buxtehude, Pachelbel, Händel, e soprattutto con Bach. In questo periodo infatti
gli autori tedeschi sfruttarono al massimo la tonalità e le nuove risorse da essa offerte, creando fughe
dotate di un’espressività senza pari. La fuga vive la sua epoca d’oro in particolare con l’opera di Bach
(fine “origine e sviluppo”).
Vedremo come si sviluppa un’evoluzione tra ciò che si faceva nel “Barocco” a ciò che si fa nel
“Classicismo”, i brani di Haydn già analizzati mostrano come la sua “Forma – Sonata” sembrasse
“Bipartita”, mentre invece noi avevamo “un’Esposizione” all’inizio e poi vicini vi erano sia
lo“Svolgimento” che la “Ripresa”, quindi sul piano della “Teoria della Forma” è inconcepibile dire
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che tali strutture sono “Bipartite”, ma sono “Tripartite”, a maggior ragione il carattere della
ripetizione ha funzione “Performativa” (ripetizione con ornamentazioni).
È praticamente impossibile tracciare una struttura precisa della “Fuga”, in un modo analogo a quello
che si potrebbe fare con una Sonata classica: infatti, soprattutto nel periodo “Settecentesco”, questa
non segue uno schema formale prestabilito, ma piuttosto si articola in modo diverso in relazione alle
caratteristiche del “Soggetto” utilizzato. Le “Fughe” tramandateci dalla viva tradizione dell’arte
musicale, oltre ad essere saggi di scrittura contrappuntistica, sono anche fondate su un originale senso
della forma musicale e dell’organizzazione dialettica del materiale. Così non avviene nella già citata
“Fuga Scolastica” (che è appunto la forma tipicamente accademica insegnata nei corsi di
composizione dei Conservatori), che non ha il fine di creare effetti espressivi intensi e originali, ma
piuttosto si sforza di costituire un “compendio” delle tecniche contrappuntistiche. A causa
dell’omogeneità delle “ricette” formali prescritte, nella “Fuga Scolastica” non può infatti esistere la
caratterizzazione espressiva del “Soggetto”.
Dal punto di vista della sua “Struttura Generale”, la “Fuga” è – secondo la concezione formale
ottocentesca fortemente influenzata dalla coeva visione sonatistica del linguaggio musicale – una
composizione “Bipartita o Tripartita”, dove ogni parte è formata da due o tre sezioni di svolgimento.
In Definitiva, per una migliore e più facile schematizzazione, possiamo dividere la Fuga in 3 Parti,
pertanto la stiamo analizzando come se fosse – nell’attardato ma ricorrente gergo teorico (cfr. nota 1)
– “monotematica – tripartita”.
In pratica il compositore costruisce la “Fuga” agganciando le varie sezioni, ciascuna delle quali è
caratterizzata da un proprio trattamento del materiale dato dalla prima sezione, che è detta
“Esposizione”. Una “Fuga” può contenere da 2 a 6 sezioni e nella “Parte A” avremo:
1. la prima sezione della “Fuga” è sempre “l’Esposizione”, quella parte che è più soggetta a delle
regole e in cui si trovano tutti gli elementi tematici del brano;
2. la seconda o fa parte del corpo della “Fuga”, o è una riesposizione o “Controesposizione”.
Le parti successive costituiscono il corpo della “Fuga”, che si basa sugli elementi dell’esposizione e
ne impiega le potenzialità contrappuntistiche ed espressive. La costruzione delle sezioni del corpo
della “Fuga” è molto varia e non rispetta una definita successione: se è vero che “l’Esposizione” è la
presentazione degli elementi che costituiscono la “Fuga”, è pur vero che a seconda della piega che
prende il corpo della “Fuga” la composizione acquista un carattere diverso. Quindi nella “Parte B”
troveremo:
Ecco uno schema della tipologia formale di una Fuga Scolastica con le “Sezioni” disposte in
maniera preferibile, ma elasticamente disposte caso per caso nelle effettive Fughe d’arte.
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PARTE “A”
“Esposizione”
Tutto lo sviluppo della “Fuga” si basa sugli elementi tematici proposti nella prima parte della fuga,
che è detta “Esposizione”.
“L’Esposizione” è la parte iniziale della “Fuga”, in cui l’entrata delle voci ha un proprio ordine, con
minimo 4 entrate (spiegato successivamente). Essa è costituita:
1) “Soggetto”
Esso è il motivo che nella prima “Esposizione” canonica compare nella sua interezza, quindi con
evidenziazione di “Melos”. Il termine soggetto, che risale a Zarlino, indica il tema fondamentale della
fuga, che può avere le caratteristiche più varie. In definitiva però ciò che caratterizza di più il soggetto
di una fuga è l’incisività: infatti, le note e il carattere del soggetto sono la base del resto della fuga, e
ne determinano addirittura il tipo. Poiché il soggetto è incisivo, esso possiede sempre una
connotazione stilistica ben precisa: per questo uno dei modi per classificare i vari tipi di fuga è proprio
la connotazione stilistica del soggetto. La classificazione qui presentata si basa sull’opera “bachiana”:
Esempio di un soggetto di una “Fuga – Mottetto”: dalla fuga VIII del 1° volume del Clavicembalo
Ben Temperato
• Fuga pathetica: questo genere di fughe presentano un soggetto molto espressivo, spesso in
modo minore, con cromatismi espressivi, e artifici contrappuntistici non troppo elaborati.
Durante il resto della fuga queste caratteristiche del soggetto fanno sì che avvenga
continuamente un dialogo espressivo tra le varie voci o le varie parti.
• Fuga – danza: questo genere di fughe deriva dalle danze a stile contrappuntistico. Il soggetto
è costruito secondo il movimento caratteristico di una danza (anche se non proprio a ritmo di
danza, essendo la fuga e la danza composizioni con uno scopo diverso: una danza deve
rispettare i passi di un ballo), le frasi sono regolari, sono frequentemente presenti progressioni
e arpeggi. La fuga mira a mettere in risalto giochi ritmici.
• Fuga – concerto: in questo genere di fughe il soggetto è a carattere violinistico, poiché deriva
dalla struttura del concerto barocco, e presenta un carattere ritmico deciso ed evidente, e
frequenti note ribattute. La fuga tende a evidenziare il contrasto tra “tutti” e “soli” tipico del
concerto barocco.
Altra caratteristica fondamentale del soggetto è che quasi tutti i soggetti sono costruiti in modo da
determinarne inequivocabilmente la tonalità. Pertanto qualsiasi soggetto inizierà sulla tonica o sulla
dominante, e si concluderà sulla tonica, sulla modale, sulla dominante, o sulla sensibile.
2) “Risposta”
Si definisce “Risposta” l’imitazione del soggetto trasportato nel tono della “Dominante” (se il
soggetto è in Do maggiore la risposta è in Sol maggiore, se il soggetto è in La minore la risposta è in
Mi minore, e così via), cioè alla quinta superiore o alla quarta inferiore. La risposta viene costruita in
modo che, considerando “Risposta” e “Soggetto” come se fossero scritti nella stessa tonalità, le note
che fanno parte del gruppo della “Tonica” diventano note del gruppo di “Dominante”, mentre le note
del gruppo di “Dominante” diventano note del gruppo di “Tonica”.
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Esempio di “Risposta Reale”, senza mutazione di intervalli dal “Tono” dalla “Tonica” al “Tono”
della “Dominante” dalla fuga BWV 545
Naturalmente è chiaro che questa regola non è sempre applicabile: vi sono eccezioni in cui eventuali
mutazioni della risposta creerebbero intervalli proibiti, arpeggi modificati, o impoverirebbero la
risposta, o la renderebbero troppo diversa dal soggetto (invece all’orecchio la risposta deve sempre
risultare un’imitazione del soggetto).
3) (“Codetta di Sutura”)
1. simile al “Soggetto”;
2. simile al “Controsoggetto”;
3. oppure può presentare un disegno autonomo.
Comunque sia, la linea che ne risulta è sempre la più lineare possibile, tanto che non sempre è facile
distinguere dove inizia e dove finisce la “Codetta di Sutura”. Il disegno melodico di questa “Coda” è
di particolare interesse soprattutto quando è autonomo: infatti anche questo elemento strutturale può
essere ripreso nel corso della “Fuga” (es. Fuga II de Il Clavicembalo Ben Temperato, vol. 1).
4) “Controsoggetto “
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“Soggetto”, in modo cioè da poter essere posizionato sopra o sotto il “Soggetto” senza generare
incongruenze armoniche.
A seconda del tipo di “Soggetto”, il “Controsoggetto” presenta caratteristiche diverse, nelle fughe
tipo:
Tuttavia, anche quando il “Controsoggetto” non è molto incisivo, si possono creare giochi armonici
interessanti come le imitazioni del “Soggetto” o eventuali progressioni col “Soggetto”.
5) “Parti Libere”
Si tratta di linee melodiche non obbligate, tali quindi che durante lo sviluppo della fuga (a differenza
del soggetto e del controsoggetto) non devono necessariamente ripresentarsi nelle stesse forme
ritmico – melodiche:
PARTICOLARITA’ DELL’ESPOSIZIONE
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• Bisogna inoltre aggiungere che “l’Esposizione”, essendo una sezione della “Fuga” come le
altre, sottostà alla regola per cui in una sezione il tema si può presentare tante volte quante
sono le voci più una. Pertanto alla fine “dell’Esposizione” una voce può riesporre il tema: si
parla di “Entrata Supplementare”. Normalmente la voce che riespone il tema non lo ripete
identico, come lo ha già esposto, spesso al posto del “Soggetto” esegue la risposta (e
viceversa), oppure alza il tema di un’ottava, oppure ancora trasporta il tema in un’altra tonalità
(caso piuttosto raro). In ogni sezione vi sono come minimo due entrate tematiche, come
massimo un numero di entrate pari al numero delle voci più uno (il che equivale a dire che
una voce esegue il tema due volte: l’entrata in più si chiama “Entrata Supplementare”).
“L’Entrata Supplementare”, se c’è, è sempre l’ultima della “Sezione”. Non è necessario che
tutte le voci abbiano esposto il tema perché vi sia “un’Entrata Supplementare”, la sua presenza
identifica la fine di una “Sezione”.
• Altri elementi che possono subire varianti sono il “Controsoggetto” e la “Codetta di Sutura”,
e questo capita ancora più frequentemente di quanto accada a “Soggetto” e “Risposta” perché
sono parti secondarie. Oltre a subire le tipiche variazioni di “assestamento” che abbiamo già
visto, molto spesso il “Controsoggetto” viene:
• La “Codetta di Sutura” è ancora più libera, e spesso subisce alterazioni mediante le tecniche
contrappuntistiche.
• Per quanto riguarda le “Parti Libere”, esse in genere hanno scarsa rilevanza, in quanto molto
spesso fungono da semplice completamento, anche per non intralciare il percorso degli
elementi di maggiore spicco. Spesso si pongono:
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“Controsoggetto”, e il “Soggetto” e i due “Controsoggetti” sono in contrappunto triplo tra loro
(si possono porre uno sopra l’altro senza rischiare cacofonie).
“Controesposizione”
A conclusione “dell’Esposizione” si può presentare (non è obbligatoria) una sezione che è la sua
riesposizione, chiamata “Controesposizione”, in questo caso si replica “l’Esposizione” cominciando
come di consueto dall’esposizione del “Soggetto”, però si differenzia (dall’Esposizione) per:
1. una diversa successione di voci (es. se “l’Esposizione” era stata “Contralto” “Tenore” “Basso”
“Soprano”, la “Controesposizione” potrebbe essere “Tenore” “Contralto” “Soprano”
“Basso”);
2. si inizia con l’esporre la risposta (quindi nel tono della “Dominante” o in un tono “Plagale”):
in questo caso l’ordine espositivo è invertito in “Risposta” –“Soggetto” – “Risposta” –
“Soggetto”;
3. non inizia mai a voce sola come per “l’Esposizione”, ma almeno a due voci.
A volte risulta difficile distinguere tra una vera e propria “Controesposizione” e una sezione
appartenente al corpo della “Fuga”, quando essa subisce parecchi cambiamenti, oppure è incompleta
(cioè non tutte le voci riespongono il soggetto o la risposta). Può accadere infatti che tale
“Controesposizione” sia una seconda sezione della fuga in cui non si esce dall’ambito tonale
“dell’Esposizione”.
PARTE “B”
“Divertimenti”
Con esso ci troviamo nella zona centrale della composizione che è una sorta di sviluppo dei materiali
dell’Esposizione. Essi sono costituiti da successioni di entrate del “Soggetto” e della “Risposta” in
varie “Tonalità” (in Bach prevalentemente ai “Toni Vicini” della tonalità), collegate tra loro da
trasposizioni modulanti composte sugli stessi elementi ritmico – melodici del “Soggetto” e del
“Controsoggetto”.
La sua funzione è quella di allontanarsi dal “Tono d’Imposto” toccando continuamente nuove tonalità
(sempre però “Vicine” alla “Tonalità”), per poi approdare al “Tono della Dominante” o in una
“Tonalità Plagale”, ove si passa alla sezione successiva che è la “Trasposizione”.
Si allargano le entrate delle voci e si predilige il gioco contrappuntistico e il dialogo tra le voci ove
viene messa in luce una particolare caratteristica del “Soggetto” o delle altre linee di contorno. Nel
“Tardo Barocco” (Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, Domenico Scarlatti) i
“Divertimenti” furono generalmente basati sugli elementi di spicco dei temi. Naturalmente questo
significa che sono importantissimi, perché sviluppano il tema in un particolare modo che dà una piega
diversa alla composizione. I divertimenti tendono ad essere caratterizzati dalla progressione di
elementi tematici, modulanti e non. I divertimenti possono essere costituiti anche da due o più
progressioni diverse ed essere suddivisi in tanti settori quante sono le progressioni.
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In base alla “Fuga” e a determinate circostanze, abbiamo diversi tipi di “Divertimenti” con differenti
caratteristiche:
Le possibilità combinatorie dei “Divertimenti” sono tantissime, questi quattro tipi di “Divertimenti”
sono solo uno schema generale delle tipologie, non dei casi possibili:
⎯ il “Divertimento Finale” che ritorna come finale (in un’altra sezione ovviamente);
⎯ il “Divertimento Interno” che ritorna come interno;
⎯ il “Divertimento Finale” che ritorna come “Interno”.
Non capita raramente che in una “Fuga” tutti i “Divertimenti” siano costruiti su due o tre
“Divertimenti” di base.
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Qualsiasi elemento già presentato o da presentare può essere utile a costituire un “Soggetto”, nelle
modalità più varie. C’è da ricordare però che normalmente i “Divertimenti” non sono troppo lunghi,
e si adattano sempre al carattere della “Fuga”.
“Trasposizione”
È la parte che di solito segue il “Divertimento” e non fa altro che affermare la “Tonalità” che
quest’ultimo ha portato modulando dal “Tono d’Imposto” al rispettivo tono della “Dominante” o
“Plagali”.
PARTE “A1”
Si definisce “Stretto” l’imitazione di un disegno melodico eseguito da una certa voce, prima che tale
disegno sia terminato, cioè prima che una voce abbia terminato di esporre il proprio “Soggetto” o la
“Risposta”, un’altra voce parte, enunciando il medesimo prima che la voce precedente avesse finito
di enunciare il suo. Sono successioni di entrate, spesso anche non complete (soprattutto lo “Stretto
Canonico”), (del “Soggetto”, “Controsoggetto”, “Risposta”) a distanza ravvicinata, l’entrata di una
voce avviene prima che l’entrata precedente sia stata completata, creando così un’accelerazione del
processo imitativo e rendendo più incalzante l’episodio della “Fuga”. Negli stretti può essere
necessario modificare anche in maniera parecchio accentuata il tema per adattarlo all’imitazione,
applicando gli artifici dell’inversione, dell’aumentazione e della diminuzione. Lo “Stretto” tende a
coinvolgere soprattutto due voci vicine o distanti un’ottava, mentre le altre si muovono in
contrappunto libero o pausano. Spesso solo una delle voci guida lo “Stretto” e predomina sull’altra
(o sulle altre): si tratta della voce il cui contesto tonale corrisponde a quello generale, oppure della
voce che presenta tutto il tema e non solo il suo inizio, oppure di quella più fedele al tema originale,
o semplicemente della prima voce a iniziare lo stretto. Lo “Stretto” conta come una sola entrata (infatti
una sola voce è principale) quindi una sezione non può coincidere con uno stretto perché le entrate
devono essere come minimo due.
Da ricordare che le entrate dello “Stretto” non superano mai le due battute di distanza e soprattutto
iniziano quando il tema non ha ancora raggiunto il suo punto di maggiore carica espressiva. Si parla
di “Strettissimo” o “Stretto Canonico” quando l’imitazione entra appena un tempo (o due tempi) di
battuta dopo l’entrata del tema. Non succede quasi mai che la distanza delle entrate vari nello stesso
“Stretto” a negli altri stretti di una stessa “Fuga”. A volte si può avere lo “Stretto doppio”, in cui
vengono coinvolti “Soggetto” e “Controsoggetto”: più spesso il “Controsoggetto” è completamente
sacrificato alle necessità dello “Stretto”.
La conclusione non avviene con una “Cadenza” a meno che non si voglia mettere in evidenza la fine
di una “Sezione”, quindi si preferisce agganciarlo con fluidità. Un caso analogo allo “Stretto” avviene
quando un frammento viene palleggiato tra due o più voci, magari in progressione (soprattutto
discendente).
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“Pedale” e “Cadenza Conclusiva”
Di solito questa sezione è preceduta da uno “Stretto” (soprattutto nella pratica Bachiana), dove vi è
una stabilizzazione del “Tono d’Imposto” e sul finale può, come può anche non essere presente, un
“Pedale” di “Tonica” o “Dominante”, mentre le altre voci vengono avviate verso la “Cadenza Finale”.
• “L’Entrata Apparente”: si tratta di un ingresso del “Soggetto” che si limita alla sola parte
iniziale e per questo non può essere considerato come vera entrata tematica. È molto
importante non fare confusione tra “Entrate Apparenti” e altre costruzioni simili (come per
esempio un divertimento basato sull’incipit del soggetto). Le “Entrate Apparenti” possono
avere diverse funzioni:
• Il “Prolungamento Tematico”: è molto simile “all’Entrata Apparente”, solo che in questo caso
la ripetizione riguarda la parte finale del “Soggetto” dopo la sue esecuzione da parte di un’altra
voce rispetto a quella che lo ha esposto. Può essere trasportato in un’altra tonalità, per
modulare il discorso musicale verso quella tonalità.
• Il “Raccordo”: si tratta di un collegamento tra due entrate tematiche, che non può essere
considerato divertimento perché non contiene progressioni. È molto usato nelle fughe in stile
antico e dagli autori “Pre – Bachiani”.
Generalmente le “Tonalità intorno” a cui si articolano le “Sezioni” sono quelle della “Tonalità
d’Impianto” e della “Dominante” (perché è la tonalità della risposta), e le eventuali modulazioni non
si allontanano mai troppo da queste tonalità e tendono continuamente a ritornarvi, fino alla
conclusione che è sempre nella “Tonalità d’Impianto”; fanno eccezione le “Fughe” in “Tonalità
Minore”, che nell’antica tendenza barocca, concludono con una “Cadenza Piccarda”, ossia son il 3°
dell’accordo di “Tonica” maggiorizzato.
L’ordine con cui abbiamo analizzato ali elementi e la struttura di un “Fuga Scolastica” è prettamente
standard e spesso nell’analisi si una di esse non troviamo mai il medesimo ordine, tranne per
“l’Esposizione” e la “Cadenza Finale” o “Tema – Pedale”. Possiamo non trovare la
“Controesposizione” e passare direttamente al “Divertimento”, oppure avere prima uno “Stretto”, ecc
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…., il brano che noi andremo ad analizzare, ovviamente presenterà più “Divertimenti” e anche forse
conseguenti “Trasposizioni”, oppure anche più “Stretti”, ma tutti disposti in ordine differente (in base
anche alla lunghezza del brano).
1. Nella “Trama continua Barocca” avremo “L’unità” come principio (il “Basso Continuo”
dall’inizio fino alla fine della composizione) e la “Varietà” come “Contraddittorio” (esce nella
zona centrale della composizione un altro tema diverso);
2. Mentre nel “Classicismo” avremo la “Varietà” come principio (cioè 1°, 2° tema, “Ponte
Modulante” … all’Inizio della composizione) e “L’unità” come ipotesi (compattare i 2 temi
contrastanti nello “Svolgimento” avendo la “Fusione Tematica” che è il frutto estremo di
questa unità).
Da ciò si capisce come nel “Barocco” l’importante e il fulcro delle composizioni era creare un centro
di “Unità”, il quale viene proposto come prima cosa in una composizione, mentre cercare di “Variare”
il brano inserendo elementi genera contrasto e contraddizioni con quanto esposto prima; dopo, nel
“Classicismo” assistiamo a un rovesciamento di questo pensiero che pone la sua attenzione nella
“Varietà” e ipotizza poi di dare “Unità” e fondere il tutto nello “Svolgimento”.
[1] Difatti proprio a partire da questa fase storica è possibile cominciare a parlare in maniera
appropriata di tematismo musicale. In precedenza l’unità espressiva era data dal testo poetico,
normalmente anche implicito nelle composizioni strumentali. E la stessa relazione evolutiva che
porta dal Ricercare monotematico del Seicento, erede strumentale del Mottetto rinascimentale, alla
Fuga non è da intendersi erroneamente in relazione a presunte precedenti vocazioni “politematiche”,
a prescindere dalla stessa incongruenza teorico-analitica dell’espressione: sul piano retorico il tema
c’è, ed è uno, o non c’è, perché “potrebbero essere tanti”, nel senso che non c’è unità tematica
prettamente musicale ed è il caso della musica pre-tematica di Medioevo e Rinascimento –
ovviamente in senso musicale dato che l’unità di senso l’attribuiscono altri fattori tra cui quello
preponderante è il testuale-verbale a cui andrebbe aggiunto come coadiuvante quello figurativo-
gestuale nella musica per danze. Altra cosa è la dinamica del contrasto tematico che si dispone a
partire dal secondo Settecento (Illuminismo à “Classicismo”/”Musica assoluta”). In tal caso la
strutturazione in Allineamento tematico (Entwiklung) della composizione a partire dal Sonatismo
classico, che sostituisce e si accavalla su quella di Trama continua (Fortspinnung) non è da
banalizzarsi nel senso di una presunta e poco esplicabile chiave elencativa di più idee incomunicanti,
insomma all’interno di una concezione definibile sbrigativamente come “politematica”, quanto di un
processo organico che nel suo evolversi comunque unitario percorre tappe che si differenziano fino
al marcatissimo contrasto reciproco, ma pur sempre mediato appunto dal senso organico complessivo.
Il fatto che all’individualità di ciascuno di questi compiuti elementi narrativi si dia il nome di Tema
– e dunque presupponendo un I e poi un II Tema: ma all’origine questi erano chiamati entrambi
Soggetti! – è da intendersi proprio all’interno della nuova concezione retorico-narrativa del
linguaggio musicale (nel senso da noi definito, dal secondo Settecento in avanti, come
progressivamente “visionario”), che sostituisce quella retorico-discorsiva delle precedenti civiltà
musicali. In definitiva attenzione all’uso improprio di nozioni ambigue come politematico o
pluritematico; per di più in quanto contrapposte a “monotematiche”: il tema se c’è, in senso
discorsivo-retorico è uno e si tratta:
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1. del testo poetico fino al Rinascimento associato ineludibilmente al testo musicale nel motivo-
frase o motivo-parola in contesti formali a struttura episodica – da qui la definizione di Musica
prosastica, che vede progressivamente esaltata la funzione espressiva della musica con le
tecniche del madrigalismo;
2. del testo musicale dal Barocco, enucleato nel motivo tematico o soggetto in quanto motivo
tematico ad articolazione complessa – dunque arricchito a livello submotivico – all’interno
dell’elaborazione a Trama continua (Fortspinnung). E il genere della Fuga costituisce il
modello di massima compattezza e varietà;
3. del testo musicale dal cd Classicismo in avanti, enucleato negli ampi impianti fraseologici e
di regolazione contrastiva, dove viene introdotta gradualmente la nozione plurale di Soggetto
e poi di Tema, ma appunto nel senso regolativo di una pluralità di elementi elaborativi unificati
dal lavorio tematico (Sonatismo), con l’acquisizione progressiva di una qualificazione
organica a partire soprattutto da Beethoven: il tutto come insieme armonioso e funzionale
(appunto: “organico”) delle parti componenti (appunto le diverse “idee tematiche”, poi
sbrigativamente – e …pericolosamente – definite come temi).
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