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Conservatorio A.

Vivaldi di Alessandria

Corso di Analisi dei repertori per strumenti a fiato

Musica e percezione di essa, piccolo excursus attraverso Stockausen

Studente: Gianluigi Di Pasqua

Docente: Raffaele Marsicano

Anno accademico 2022/2023


INDICE

• Introduzione a Karlheinz Stockhausen e ad "In Freundschaft" (pag.3)


• "In Freundschaft" e la sua analisi (pag.5)
• "In Freundschaft" e le sue implicazioni da un punto di vista percettivo e
temporale (pag.9)
• Bibliografia (pag.11)
INTRODUZIONE A KARLHEINZ STOCKHAUSEN E AD "IN
FREUNDSCHAFT"

Il presente elaborato prende spunto, attraverso l’analisi di “In Freundschaft” di


Karlheinz Stockhausen, per offrire una riflessione che non si concentri puramente ed
esclusivamente sulla composizione musicale in sé e per sé ma che ragioni anche in
particolar modo su quali aspetti percettivi potrebbero caratterizzare un eventuale
ascoltatore che si approccia ad un tale lavoro. Numerose opere del compositore
nativo di Mödrath possono essere particolarmente interessanti da quest'ultimo punto
di vista in quanto create seguendo l'andamento di una determinata formula da lui
composta. Ovviamente è questo il caso del brano che ho scelto come modello di
riferimento, il quale, come verrà visto in seguito, si può definire come "seriale".
Vorrei prima però soffermarmi sul concetto di formula poc'anzi accennato.
Intendiamo come "formula" una sorta di tavola astratta in cui tutti gli elementi di una
determinata composizione appaiono. Questa tecnica coivolge la proiezione,
espansione ed il riprodursi di una singola formula melodica o di una costruzione
contrappuntistica di due o tre voci. Nella Formelkomposition, è previsto l'utilizzo di
una successione melodica articolata in breve tempo che definisce sia la struttura della
composizione su larga scala che le sfumature che la caratterizzano. La prima
creazione di Stockhausen basata su questo procedimento è "Mantra" del 1970 ed
insieme al brano che verrà analizzato più tardi si possono anche citare "Inori" (1973-
74) e "Jubiläum" (1977). Questa prassi compositiva non verrà mai abbandonata negli
anni da Stockhausen e verrà anzi impiegata fino al monumentale ciclo "Licht" del
2003, quattro anni prima della sua morte.
Stockhausen ben si configura quindi nel contesto di musica seriale proprio del XX
secolo; c'è tuttavia da sottolineare che vi sono determinate caratteristiche che rendono
il suo stile diverso, pur appartenendo egli a quel contesto. In lui notiamo come certi
eventi sonori, elementi tecnici centrali di una composizione in questione, vengano
maggiormente espansi liberamente e come essi siano contraddistinti da svariati
parametri fra cui altezza, dinamica ecc.
Sempre di Stockhausen abbiamo analizzato nella prima lezione di questo corso
"Solo" (1965-66). Quest'ultima non è però propriamente un'opera che possiamo
annoverare tra quelle della Formelkomposition: in essa, al contrario di "In
Freundschaft", vi è la presenza della musica elettronica e ne risulta quindi una
spazializzazione del suono diversa. In generale, si può affermare che il brano da me
scelto è più interiore e che prevede, come avremo modo di vedere presto,
l'attribuzione di caratteristiche spaziali attraverso specifici movimenti del corpo che
vanno eseguiti mentre si suona. Questi non vanno considerati antitetici alla musica e
a se stanti, bensì coadiuvano l'esecutore nella buona riuscita del brano.
"IN FREUNDSCHAFT" E LA SUA ANALISI

Passiamo dunque a questo punto a descrivere le caratteristiche di "In Freundschaft".


Esso è stato scritto domenica 24 luglio 1977 ad Aix-en-Provence in occasione del
compleanno della clarinettista Suzanne Stephens ed eseguito in anteprima quattro
giorni dopo alla sua festa da due suoi amici flautisti. La natura amichevole di
quest'opera è già così piuttosto evidente; a ciò si aggiunga il fatto che la
composizione non è mai stata unicamente concepita esclusivamente per clarinetto,
bensì per poter essere riprodotta anche da altri strumenti (come, del resto, il già
menzionato "Solo"). Affinché uno strumento possa replicare la propria versione di "In
Freundschaft" basta che esso abbia almeno un'estensione di tre ottave.
Dopo aver precedentemente definito e descritto il concetto di formula, vediamo
adesso nella fattispecie qual è quella a cui ci si riferisce nel caso di "In Freundschaft".

Notiamo come sia lo strato superiore che quello inferiore della formula sono
composti da cinque membri. Visivamente si può anche dedurre come uno sia il
retrogrado dell'altro. Lo scambio di registro e la contaminazione tra i vari membri
(altro motivo per cui la composizione si chiama così) avviene secondo questa
modalità ed è il principale gioco che regolerà tutto l'andamento del brano. Come
prova di ciò, si notino i caratteri opposti dei due strati: quello superiore dolce,
malinconico, tranquillo, lento, legato e spesso discendente contrapposto a quello
inferiore che invece è energico, ottimistico, forte, veloce, staccato e spesso
ascendente. A fare da collante e da "linea di orientamento1" al centro fra i due estremi
c'è il trillo La-Sib: esso gioca un ruolo determinante nella composizione ed è
presente, come a primo impatto si può notare guardando lo spartito, in tutto l'arco del
1 Karlheinz Stockhausen, "L'arte di ascoltare" (1990)
brano. Esso presenta sempre, a seconda della battuta in cui è posto, diverse durate e
dinamiche, coerentemente col già citato modus operandi della Formelkomposition.
Ogni membro possiede una certa altezza ed insieme formano tutti una progressione
numerica (1-2-3-5-8) che non è casuale e che anzi è utile per la nostra percezione. Lo
stesso si può dire per ciò che riguarda la lunghezza delle pause, la quale segue la
progressione 2-4-7-11.
Passiamo adesso invece a descrivere gli intervalli derivanti dai gruppi, avvalendoci
dell'ausilio dell'immagine riportata qua sotto.

Notiamo come i membri sono caratterizzati da diversi intervalli: il secondo da una


terza maggiore, il quarto da una quarta giusta ed un tritono, il quinto da una terza
minore ed una sesta maggiore. In generale, è presente una grande varietà d'intervalli,
pur avendo i membri la stessa tendenza discendente come matrice comune. A
compensare ciò, vi è l'ascesa tra le pause che avviene tra primo e secondo, terzo e
quarto e quarto e quinto membro.
La melodia contiene tutte e dodice le note presenti in un'ottava, l'ultima delle quali è
il Do alla fine del primissimo rigo. Dopodiché, comincia il trillo di cui sopra
dapprima in maniera molto lenta per accelerare via via. Durante questo passaggio,
compaiono un suono acuto ed uno grave, inizialmente in maniera sporadica per farsi
più frequenti successivamente. Essi delimitano il nostro spazio (a)tonale, in quanto
sono polarizzati. Al crescere di densità ed intensità del trillo durante l'accelerazione,
un ulteriore suono viene aggiunto a ciascuno dei due suoni delimitanti. Viene formata
una settima maggiore, non facilmente percepibile a tre ottave di distanza. Il trillo
raggiunge il suo picco di velocità per poi dissolversi totalmente in seguito.
E' solo dopo aver sentito ciò che comincerà il primo di sette cicli che caratterizzano
l'intera partitura. Durante l'arco di questo processo formale, ogni volta lo strato
superiore e quello inferiore si spostano di un semitono uno verso l'altro fino a, di
fatto, convergere. Per spiegare meglio questo concetto, possiamo dare un'occhiata a
quanto segue qui sotto.

Passiamo quindi a definire molto schematicamente com'è strutturato "In


Freundschaft":
• 1° ciclo: inizia alla penultima riga della prima pagina della partitura.
• 2° ciclo: comincia alla terza battuta della seconda pagina.
• 3° ciclo: il suo inizio coincide con "a tempo" dalla fine del terzo rigo in poi.
• 4° ciclo: lo troviamo dal secondo rigo della terza pagina.
• 5° ciclo: inizia da "a tempo" in concomitanza del quarto rigo.
• 6° ciclo: visibile da "a tempo" al penultimo rigo in poi.
• 7° ciclo: comincia all'ultima pagina della partitura nuovamente in
corrispondenza dell'indicazione "a tempo".
Nonostante si possa sintetizzare dicendo che i cicli successivi al primo ripetono il suo
stesso andamento, seppur con le rispettive traslazioni e diversi trilli per durata e
dinamica, vi sono alcune irregolarità su cui è opportuno soffermarsi. La prima è
riscontrabile nel terzo ciclo, dove al membro finale è stata aggiunta una serie di
abbellimenti che specchiano la sequenza discendente. Sempre nel terzo ciclo, grazie
al sapiente utilizzo di tecniche estese come il vibrato in accelerando ed il frullato,
viene usata una "luce proiettante2" per rinvigorire le note che le presentano (i.e. La# e
Re). Come elemento di discontinuità aggiuntivo possiamo invece notare come alla
fine del quarto ciclo, in corrispondenza del molto ritenuto, la sequenza discendente
del membro finale è cambiata grazie all'inversione di due note. Andando avanti, nel
quinto ciclo, ci si può poi domandare il perché di quella decimina: a questa domanda
non c'è una risposta particolarmente dettagliata o motivata, Stockhausen afferma

2 Karlheinz Stockhausen, “L’arte di ascoltare” (1990)


essere quello semplicemente "un fiore per le donne3". Un'ulteriore menzione degna di
nota tra le irregolarità è anche quella presente nel sesto ciclo, nel cui inizio
l'acciaccatura appare immediatamente ed è spostata nel registro superiore: l'obiettivo
di questa scelta è quello di far sentire il Do# due volte, contando anche la fine del
ciclo precedente. Si noti infne come nel settimo ciclo la prima nota del membro
centrale ha una dinamica di mezzoforte anziché di pianissimo come avveniva
precedenetemente e come la durata della sua seconda è invece quadruplicata e, per
giunta, in diminuendo.
Passiamo infine a soffermarci su due parti di "In Freundschaft" non ancora
menzionate che non si possono definire come "cicli", bensì "esplosioni". Stockhausen
stesso non era soddisfatto dei soli cicli, pertanto decise di aggiungere anche queste
sezioni alla composizione. La prima è presente al terzultimo rigo della seconda
pagina della partitura, dopo la fine del terzo ciclo. Si tratta di una sorta di cadenza che
finisce in diminuendo, con un intervallo di dodicesima (Sol#-Re#) ripetuto otto volte.
Troviamo invece la seconda esplosione all'ultima pagina, circa a metà del primo rigo.
In essa il trillo viene emancipato. Si apre con un'alternanza di ottave, appunto, trillate
(questa volta di un semitono discendente però) in fortissimo ed in tal modo vengono
ripresi i suoni del sesto ciclo.

3 Karlheinz Stockhausen, "L'arte di ascoltare" (1990)


"IN FREUNDSCHAFT" E LE SUE IMPLICAZIONI DA UN PUNTO
DI VISTA PERCETTIVO E TEMPORALE

Indubbiamente l'ascolto di una tale composizione può generare in ognuno di noi


sensazioni molto diverse. Il rischio in cui incorre maggiormente l'esecutore di "In
Freundschaft" è quello di involontariamente accorciare la durata di certe sue pause e
note che di regola dovrebbero essere piuttosto lunghe invece; ciò è dovuto
all'inconscio timore che il pubblico possa annoiarsi davanti a questi vuoti temporali.
Quanto sia fondata o meno questa paura non è dato sapere, poiché raramente si sa
quale tipologia di ascoltatore ci si trova davanti.
Ciò che si può affermare con maggiore certezza è che quest'ultimo avrà diverse
percezioni del tempo (contratto, dilatato ecc.) a seconda dello specifico momento del
brano che si ascolta. Così, ad esempio, lo shock acustico inatteso dato dalla battuta
poco prima dell'inizio del primo ciclo riportata qui sotto può essere dimenticato in
seguito piuttosto facilmente.

Abbiamo avuto modo precedentemente di vedere nel dettaglio le caratteristiche


derivanti da un certo tipo di scrittura musicale, cioè quello basato sulla formula. Si
intuisce abbastanza facilmente come da ciò ne derivi della spiccata periodicità, una
periodicità che ricerca lo stato ipnotico volto all'anicchilimento del tempo. Non è un
caso che le istruzioni per l'esecuzione di questo brano prevedano che vada suonato a
memoria e ad occhi chiusi e che Stockhausen affermi "Ciò che è più importante per
me è la trasformazione di un suono rallentandolo, a volte estremamente, in modo che
l'interno del suono diventi un ritmo concepibile 4". Questa sistematicità è insostituibile
e rende possibile l'arresto del discorso musicale, facilitando altresì la comprensione
della composizione in questione.

4 Intervista a Stockhausen da Iara Lee per "Modulations" (1997)


Per ciò che invece riguarda la predilezione per il rallentamento di determinati suoni,
si può dire che esso provoca, per usare le parole di Gérard Grisey, "una sorta di attesa
nel vuoto del presente5". La nostra mente si trova così in uno stato che potremmo
definire di sospensione del tempo; tuttavia, essa si stanca facilmente a questo gioco e
Stockhausen è ovviamente ben attento a non oltrepassare un certo limite.
Il merito principale da attribuire al compositore preso in considerazione è il fatto che
egli per primo abbia saputo comporre direttamente il tempo musicale, quello da noi
percepibile. Stockhausen infatti comincia ad usare il Veränderungsgrad, cioè il grado
di cambiamento, già dal 1971 con "Carré per 4 orchestre e 4 cori". Questa nozione è
tratta direttamente dalla teoria dell'informazione e di esso Stockhausen dice che è
importante in particolare da qualcosa che non si muove ad altri eventi con tempi
diversi.6
Questa concezione del tempo molto relazionale ci fa comprendere come il suono non
vada considerato a se stante: è la differenza/assenza di differenza tra un suono e
quello precedente/successivo ciò che conta maggiormente.
In "In Freundschaft" si nota da subito con la prima enunciazione del trillo La-Sib
quanto il metodo del compositore tedesco sia scientifico: grazie ad una sorta di
metaforica lente d'ingrandimento, viene gestita una nuova dinamica di forze sonore
relativa alla densità spaziale dei suoni (vedasi a tal proposito i movimenti del corpo
dell'esecutore) e alla loro durata.
Infine, a Stockhausen interessava che la memoria dell'ascoltatore fosse in grado di
confrontare ed operare una gerarchizzazione degli elementi di un discorso musicale
esteso in un certo periodo di tempo. Questo approccio strutturale prevede, come
abbiamo potuto vedere nel capitolo precedente, la ripetizione di eventi ma al
contempo forti contrasti (vedasi le caratteristiche così opposte dei due strati della
formula). Di un primo ascolto estemporaneo di "In Freundschaft" non ci rimarrebbe
nulla se Stockhausen non fosse stato in grado di trovare, anche in questo caso, un
punto di sintesi fra due estremi.

5 Gérard Grisey, "Les cahiers de la Civica Scuola di Musica de Milan" (2000)


6 Intervista a Stockhausen da Iara Lee per "Modulations" (1997)
BIBLIOGRAFIA

• Karlheinz Stockhausen, "L'arte di ascoltare" (1990)


• Intervista a Stockhausen da Iara Lee per "Modulations" (1997)
• Feß & Eike, "Die Wirkung der Informationstheorie auf das Werk Karlheinz
Stockhausens" (2004)
• Gérard Grisey, "Les cahiers de la Civica Scuola di Musica de Milan" (2000)

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