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Appunti per lo studio ad integrazione delle dispense già inviate

LA FORMA SONATA

La forma-sonata costituisce la struttura base del primo movimento (talvolta anche di altri, più
spesso l’ultimo) di tutte le forme strumentali dell’epoca classica (sinfonia, sonata, concerto,
quartetto etc.) e viene poi ripresa nel Romanticismo con le dovute modifiche. È bitematica e
tripartita: bitematica perché prevede l’impiego di due temi in genere contrastanti tra loro, è tripartita
poiché prevede tre parti: ESPOSIZIONE, SVILUPPO e RIPRESA.

ESPOSIZIONE: i due temi sono presentati (come due personaggi diversi si presentano in un opera
teatrale). Se il primo tema è in maggiore il secondo sarà sulla dominante, se invece il primo tema è
esposto in tonalità minore, il secondo sarà sulla relativa maggiore. I due temi sono collegati tra loro
da un episodio chiamato ponte modulante. Il secondo tema solitamente si contrappone al primo,
stabilisce nei suoi confronti un contrasto sia tonale che ideale.

SVILUPPO: elaborazione del primo tema, o del secondo, o di entrambi, o di temi nuovi. I temi
possono essere sviluppati in senso melodico, armonico, ritmico e timbrico in base alla creatività del
compositore. Spesso i temi sono frammentati in piccole porzioni (decomposti) sviluppate
autonomamente.

Nella RIPRESA (o riesposizione) si riprendono i due temi iniziali entrambi nella tonalità
d’impianto.

Nel programma sono presenti tre composizioni in forma sonata. Essendo state composte in periodi
diversi ad opera di autori diversi, pur avendo un impianto base simile, si discostano per molteplici
aspetti.

1) Primo movimento della 5° sinfonia di Beethoven. Prevale il primo tema che caratterizza
tutto il movimento e viene continuamente ripresentato con molteplici varianti. Si tratta di un
tema molto breve, apparentemente semplice, basato su tre note ribattute e una terza
discendente. Il compositore mostra tutta la sua abilità nel saperlo rielaborare e sviluppare,
mostra come da pochi mezzi musicali possa realizzare un intero tempo di sinfonia. Il
secondo tema si contrappone al primo per carattere più dolce e melodico, ma rimane in
ombra rispetto al primo. E’ presentato nell’esposizione ma nello sviluppo non compare.
2) Primo movimento del concerto in La minore di Schumann. Il primo tema è basato sulle
lettere del nome Chiarina (e Schumann) che nella notazione letterale corrispondono ad una
nota musicale CHA (DO-SI-LA). Il secondo tema non si contrappone al primo ma è quasi
una sua derivazione. Per questo si parla di monotematismo variato. Manca una vera e
propria sezione di sviluppo basata sul contrasto tra solista e orchestra, che invece procedono
in modo unitario, senza parti lunghe e nettamente distinte come nel concerto barocco o
classico. Non si trova, come nella maggior parte dei concerti classici, l’introduzione
orchestrale e poi l’entrata del solista che invece inizia subito. Al termine del primo
movimento si trova la cadenza, tipica del genere del concerto. Si tratta di un momento in cui
prima della conclusione l’orchestra si ferma e il solista può improvvisare a piacere
solitamente elaborando i temi del concerto per mettere in mostra le sue abilità.
3) Primo movimento della sinfonia n. 4 di Brahms. Movimento lungo e articolato, le tre parti
della forma sonata (Esposizione, Sviluppo e Ripresa) non sono più nettamente distinte come
in passato ma procedono l’una dall’altra. Accanto a due temi principali ci sono almeno altri
quattro motivi secondari, quindi non più solo i due temi della forma sonata tradizionale ma
una grande ricchezza di idee. Brahms riprende da Beethoven, che ammirava tantissimo,
l’idea di temi brevi e ben caratterizzati da sviluppare ampiamente. Il primo tema è basato su
una serie di note che, se analizzate riportando la tessitura all’ambito di una ottava e mezzo,
sono poste ad intervallo di terza. Brahms riprende da Schumann, che fu il suo maestro,
l’idea della derivazione motivica di un tema dall’altro. Non si ha una netta contrapposizione
tra i temi ma i gruppi tematici procedono in continuo sviluppo. Brahms ricava da Bach
l’impiego del contrappunto cioè la tecnica di combinare più melodie fra loro secondo
procedimenti di imitazione e incastro tra le parti. (La massima realizzazione del
contrappunto si ha con la fuga).

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