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3 pezzi per quartetto d’archi – Igor Stravinsky

IGOR STRAVINSKY: BREVE BIOGRAFIA

Igor Fedorovic Stravinsky naque a Orienbaum presso Pietroburgo il 18 giugno 1888. Terzo di
quattro figli, il padre, cantante d’opera, lavorò come basso al Teatro Mariinskij. Iniziò lo studio del
pianoforte dall’età di 9 anni, ma solo più tardi, mentre già frequentava la facoltà di giurisrudenza
all’università, cominciò a dedicarsi seriamente alla musica. Tra il 1903 e il 1908 studia e collabora
con Nicolai Rimsky-Korsakov, che ne riconosce l’enorme talento, egli infatti gli darà preziosi
insegnamenti sull’armonia e sull’orchestrazione, che in seguito elaborerà e svilupperà. Non a caso
in tante opere Stravinskiane, specialmente le prime, è possibile riscontrare una forte influenza del
suo maestro.
Tra i primi lavori degni di nota di Stravinsky ricordiamo la Sinfonia in Eb, le due opere sinfoniche
Feu d'artifice e Scherzo Fantastique, scritte intorno al 1908. Durante questo periodo, inoltre, sposò
la sua prima moglie Catherine Nossenko.
In quegli anni Serghei Diaghilev, che fu un celebre impresario, direttore artistico di balletti nonché
fondatore della compagnia Ballets Russes ebbe modo di ascoltare lo Scherzo Fantastique e volle
subito che Stravinsky orchestrasse per il suo balletto Les Sylphides alcuni brani di Chopin.
Cominciò così una collaborazione tra i due che porterà il compositore a spostarsi a Parigi nel 1910 e
comporre capolavori quali i balletti Oiseau de feu, Petrushka e Sacre du printemps, nonchè ad
un’amicizia profonda che durerà fino la morte.
Dopo la composizione dei tre celeberrimi balletti, Stravinsky, mentre si trova in Svizzera, a Morges,
scrive, nel 1917 Histoire du Soldat su testi dello scrittore, poeta e amico Charles Ferdinand Ramuz;
si tratta di un progetto particolare, ispirato alle compagnie teatrali itineranti, pochi musicisti e attori
per uno spettacolo da rappresentare in giro per piazze e piccoli teatri.
Finita la guerra Stravinsky si sposta a Parigi dove tra 1919 e il 1920 scrive, sempre per i Ballets
Russes di Diaghilev il balletto Pulcinella, su temi di G.B. Pergolesi, comincia così quella che i
critici definiscono “la fase neo-classica” di Stravinsky nella quale il compositore ritorna, sempre
attraverso la propria poetica musicale, indietro nel tempo fino al periodo classico di Bach e
Haendel, adottando, però, al contempo, un linguaggio nuovo sotto diversi punti di vista.
Per tutto il corso della propria vita Stravinsky incontrò ed ebbe a che fare con un gran numero di
artisti a lui contemporanei, con i quali strinse amicizia e interagì dal punto di vista creativo: Ramuz,
Picasso, Debussy, Ravel, Jean Cocteau.
Nel corso della vita si dedicò anche alla musica sacra. Notevole è la Symphonie des psaumes per
coro e orchestra scritta nel 1930, o la Messa per soli, coro e strumenti a fiato del 1948.
Nel 1939 la moglie Catherine muore di tubercolosi, ma l’anno successivo Stravinsky si risposa con
la ballerina Vera de Bosset, conosciuta intorno agli anni ’20, anch’ella precedentemente sposata ma
divorziata. Durante gli stessi anni insieme la moglie si trasferisce negli Stati Uniti, inizialmente ad
Hollywood successivamente a New York, qui diventerà cittadino nel 1945 e ci resterà fino alla fine
della sua vita.
Negli ultimi anni di attività compositiva, a cavallo del 1960, si accostò alla dodecafonia e alla
musica seriale, che in precedenza aveva avversato. I lavori degni di menzione in questo periodo
sono: Tre canti di William Shakespeare (1953), In Memoriam Dylan Thomas (1954), Canticum
Sacrum (1955) per finire con Monumentum pro Gesualdo da Venosa (1960).
Non è difficile intuire come questo compositore non solo fu estremamente prolifico, ma riuscì ad
accostarsi, ad assimilare, a elaborare e a mettere nella sua musica tanti stili e influenze differenti,
dalla tonalità allargata, al cosiddetto “neo-classicismo”, al blues e ragtime fino alle sperimentazioni
sull’atonalità e il serialismo.
Igor Stravinsky morì a New York il 6 aprile 1974. Per sua esplicita volontà fu sepolto a Venezia,
nel quale ancora riposa accanto l’amico Serghei Diaghilev.
3 PEZZI PER QUARTETTO D’ARCHI: CENNI STORICI

Igor Stravinsky terminò la stesura dei tre pezzi mentre si trovava momentaneamente in Svizzera, nel
1914, per poi metterli da parte, revisionarli nel 1918 e farli pubblicare solo nel 1922. Inizialmente
ogni pezzo non aveva alcun titolo, questi infatti vennero aggiunti dall’autore stesso solo in un
secondo momento: Danse, Eccentrique e Cantique. L’opera è dedicata all’amico, nonché grande
direttore, Ernest Ansermet.

Il quartetto d’archi fu una formazione alla quale il compositore non si dedicò molto nel corso della
sua vita, infatti oltre questi tre pezzi Stravinsky scriverà più in là il Concertino in Re (1920) e
null’altro più. Quest’opera, inoltre, nel 1929 verrà rielaborata dall’autore stesso che la adatterà per
orchestra sinfonica e aggiungerà un brano, Madrid. Creando cosi 4 Etudes for orchestra.
Interessante e utile è inoltre notare che solo un anno prima della composizione del lavoro in analisi
era stata inscenata a Parigi la prima di una delle composizioni più celebri in assoluto di Stravinsky,
il balletto Sacre du printemps, indiscusso capolavoro nonché forte causa di controversie e dibatitti
(basti solo pensare che durante la prima esecuzione la violenza contenuta nella partitura, alla quale
il pubblico dell’epoca non era abituato, fece si che in sala si scatenasse una rissa tra i presenti). Il
compositore russo si trovava così in questi anni all’apice di uno straordinario processo creativo
iniziato con l’Oiseau de feu (1910), proseguito con Petrushka (1911) e giunto al culmine con il
Sacre nel 1913.

ANALISI

I tre pezzi sono parecchio diversi tra di loro: come carattere, struttura, e durata; basti pensare che il
primo brano ha una durata pari ad un minuto circa, il secondo a due minuti circa e il terzo a quattro,
per un minutaggio complessivo che si aggira tra i sei e i sette minuti. Tutte queste caratteristiche
conferiscono al lavoro eterogeneità e poca unitarietà. La cosa che però accomuna questi tre piccoli
capolavori è senza dubbio l’energia presente in ognuno di essi.

Come precedentemente accennato ogni brano presenta un titolo che lo caratterizza e


contraddistingue:

I. Danse
II. Eccentrique
III. Cantique
Danse

Esempio 1 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Danse bb. 1-6

Ascoltando questo primo brano una delle prime cose di cui ci si può accorgere immediatamente è
senz’altro il modo inconsueto con il quale il compositore tratta ogni singolo strumento: qui la
concezione classica del quartetto d’archi come elemento unitario ed omogeneo viene a mancare.
Diviene quindi, in questo caso, più appropriato parlare di quattro strumenti diversi che suonano
insieme. L’andamento del brano è popolare, quasi tribale, costruito a blocchi e caratterizzato da una
ripetitività tale da conferirgli quasi un carattere ipnotico. Tali blocchi, però, sono sovrapposti in
maniera asincrona, ovvero gli strumenti tra loro non terminano e riprendono la loro linea nello
stesso punto.

La parte che più emerge è quella del violino primo, costruita su solo quattro note (SOL, LA, SI,
DO) sulla stessa ottava. La linea melodica in questione, inoltre, è strutturata in maniera tale da non
far percepire immediatamente all’ascoltatore dove inizia, termina e ricomincia. Stravinsky,
perlopiù, scrive in partitura due indicazioni ben precise: come prima cosa egli richiede che tale linea
venga suonata interamente sulla quarta corda, costringendo così l’esecutore a suonare la propria
parte in una posizione poco consueta e comoda (che in assenza di alcuna indicazione sarebbe stata
suonata in terza corda). Come seconda indicazione troviamo scritto: «Glissez avec toute la longueur
de l’archet jasqu’à la fin.», ovvero l’autore richiede di “scivolare” sulle corde con l’arco
utilizzandone tutta la lunghezza fino alla fine, sarà quindi necessario suonare tirando molto
velocemente l’arco. La prima indicazione conferisce al violino un timbro aspro e strozzato, la
seconda rende il suono violento e a tratti sporco, come a volerlo trasformare in una sorta di rozzo e
primitivo strumento folk.

Esempio 2 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Danse, Vln I, bb. 1-11

Per quel che concerne l’ambiguità riguardante l’inizio e la fine della frase musicale, di cui
precedentemente si era accennato, osservando la partitura è possibile distinguere tre frammenti (o
“semifrasi”) di lunghezza diversa, che si ripetono diverse volte nella stessa successione fino alla
fine del brano. Questi sono:

I. (4 battute + ¼)

Esempio 3 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Danse, Vln I, bb. 1-5

II. ( ¼ + 2 battute)

Esempio 4 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Danse, Vln I, bb. 5-7
III. (2 battute + ¼)

Esempio 4 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Danse, Vln I, bb. 8-10

Il secondo violino tra i quattro è in realtà lo strumento che suona di meno, o meglio l’unico che
suona per interventi e non in maniera costante. Difatti a esso è affidato come pattern una serie di
quattro crome suonate solo in senso discendente dalla configurazione ritmica irregolare, alle volte in
successione da due, altre volte da uno, e definibile più come un gesto sonoro che come una linea
vera e propria.

Esempio 5 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Danse, Vln II, bb. 7-16

Anche in questo caso Stravinsky segna alcune indicazioni: per prima cosa le quartine devono essere
eseguite o con arcata tutta in su o tutta in giu; oltre ciò troviamo scritto anche: «Sur le sol»(la quarta
corda), «Du talon» e «Excessivement sec». Risulta così chiaro il desiderio del compositore di un
qualcosa legato più alla rumoristica e alla percussività che a tutto il resto.
Per quel che invece riguarda le note suonate, anche al violino secondo ne sono affidate solo quattro
(FA#, MI, RE#, DO#).

Molto particolare è la parte della viola, scritta dal compositore su due pentagrammi. Questa ha
infatti duplice ruolo: con l’arco, fino alla fine del brano, viene tenuto un suono lungo (un RE corda
vuota) che ha funzione di bordone, e anche in questo caso l’indicazione sul ponticello (al fine)
specifica la natura timbrica di questo bordone. Al contempo all’esecutore è richiesto di pizzicare
con la mano sinistra la stessa nota sulla stessa corda del bordone, e la risultante è anche in questo
caso un effetto percussivo. Il profilo ritmico è chiaramente irregolare è ha funzione di rafforzare
l’impulso ritmico contenuto nella parte del violoncello, di cui ci occuperemo subito. Per concludere
con la parte della viola è da dire che questo primo pezzo inizia e conclude con tre battute identiche
affidate soltanto a questo strumento. Dapprima una brevissima introduzione, anche se non
realmente considerabile tale in quanto trattasi di un bicordo dissonantissimo di nona minore (DO#,
RE) tenuto per tre battute. Infine le stesse identiche tre battute come chiusura. Questo elemento,
insieme ai tanti altri già citati, determinano la forte ciclicità che caratterizza questo brano.

Esempio 6 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Danse, Vla, bb. 1-6

Passiamo adesso all’ultima sezione, quella del violoncello. A questo strumento non sono affidati
altro che una serie di pizzicati di crome e semiminime con un perpetuo alternarsi di forte e piano
improvvisi (anche tre volte dentro la stessa battuta) fino al fine. La resa sonora è a tutti gli effetti
quella di uno strumento a percussione indigeno, il violoncello abbandona le vesti da strumento ad
arco per assumere a livello timbrico un ruolo prettamente percussivo. Il profilo ritmico è
ovviamente anch’esso irregolare ma è importante notare come i pizzicati della viola cadano sempre
insieme alle crome del violoncello rafforzandole di conseguenza. Il rapporto tra viola e violoncello
è probabilmente l’unico fattore che suggerisce, seppur in proporzioni minime, unitarietà e
complementarità.

Esempio 7 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Danse, Vla/Vlc bb. 7-11

Possiamo infine notare che le uniche tre note suonate dal basso fino alla fine sono: MIb, REb, DO.
Se dovessimo provare a fare un’analisi armonica, sovrapponendo quindi le note affidate a ciascuno
strumento: VlnI (SOL, LA, SI, DO), VlnII (FA#, MI, RE#, DO#), Vla (DO#, RE), Vlc (MIb, REb,
DO) potremmo pensare di essere in presenza di un discorso politonale (non certamente estraneo nel
linguaggio stravinskiano) ma in verità lo scarso sviluppo dal punto di vista melodico/armonico di
questo brano non crea i mezzi per poter ampiamente parlare di tonalità.

Per concludere, in Danse, Igor Stravinsky demolisce completamente la concezione, da sempre


considerata classica, di questa formazione, basata sul dialogo e sull’unitarietà per creare qualcosa di
nuovo ma al contempo di primordiale: non vi abbiamo un quartetto d’archi, bensì un gruppo di
quattro persone legate alla tradizione musicale popolare che suonano su rozzi strumenti folk.

Eccentrique

È ispirato al performer inglese (da alcuni definito clown) “Little Tich”, il quale era molto famoso
durante quegli anni. Le sue performance erano basate su giochi di prestigio e abilità, ma ciò che più
incuriosiva, oltre la sua piccola statura, erano le scarpe da lui utilizzate negli spettacoli; queste
difatti presentavano le punte di una lunghezza smisurata e i giochi che lui effettuava servendosene
erano probabilmente ciò che più caratterizzavano questo bizzarro personaggio. Stravinsky, qualche
anno prima, ebbe l’opportunità di assistere a Parigi ad uno degli spettacoli di Little Tich, restandone
colpito e incuriosito.

Little Tich
Eccentrique rappresenta così l’espressione dell’eccentrico e del grottesco. Il pezzo in questione è
anch’esso suddivisibile in blocchi, ma in maniera differente, diverse sezioni sono omoritmiche (a
dispetto del pezzo precedente qui l’unità e il dialogo giocano un ruolo più di rilievo) ma uno degli
elementi più caratterizzanti è la densa presenza di indicazioni in partitura, il compositore annota
qualsiasi cosa lui reputi utile e fornisce indicazioni ben precise sul piano timbrico talvolta persino
su ogni battuta.

Il brano si apre con un pattern di sole due note discendenti molto vicine unite da un piccolo
glissando, che si ripetono diverse volte per alcune battute, il carattere è fin da subito macabro e
tetro.

Esempio 8 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Eccentrique, bb. 1-4

Subito dopo una parentesi ironica di sole due battute cambia momentaneamente il discorso, gli
strumenti suonano tutti le stesse note (MI, LA armonici) in una sorta di cadenzina V-I
Esempio 9 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Eccentrique, bb. 5-6

Vi abbiamo poi la ripetizione delle battute iniziali, ma questa volta la viola si sovrappone con la
breve parentesi ironica ascoltata poco fa

Esempio 10 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Eccentrique, bb. 7-13
Avremo ora una sezione in cui piccoli frammenti dal carattere ben distinto, gli uni dagli altri si
alternano in maniera quasi claustrofobica. Si sovrappongono infatti frasi ora cantabili, ora molto
secche e violente, ora leggere e scherzose.

Come accennato poc’anzi una peculiarità di questo secondo pezzo sono proprio le innumerevoli e
precisissime indicazioni che il compositore segna in partitura: troviamo infatti un ampio numero di
richieste (non sempre tra le più comuni, come ad esempio: «donnez un son ètranglè» nel quale si
richiede al violoncello un suono “strangolato”). Non è difficile far caso a come queste siano
principalmente legate ad un aspetto prettamente timbrico.

Esempio 11 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Eccentrique, bb. 14-20

Le quattro battute da 26 a 29 sono probabilmente la parte in cui la scrittura è più densa: abbiamo
infatti un accompagnamento di semicrome balzate affidate a violino secondo e viola, e crome al
violoncello; su queste il violino primo esegue una serie di acciaccature su un intervallo di settima
maggiore discendente (RE#, MI) nel quale la seconda è la corda vuota MI, dando come risultante
suoni simili a ragli.

Esempio 12 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Eccentrique, bb. 26-29

Ma senza ombra di dubbio l’indicazione più caratteristica è presente tra le battute 34 e 35, nel quale
il compositore scrive riguardo due crome pizzicate con acciaccatura: «Renversez vite l’instrument
(tenez-le comme on tient un violoncelle) afin de pouvoir exécuter ce pizz., qui équivaut a l’arpège
renversé: LA - FA#» che tradotto: «Capovolgi rapidamente lo strumento (tienilo come un
violoncello) per eseguire questi pizzicati, che equivalgono all’arpeggio rovesciato: LA- FA#».

Esempio 13 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Eccentrique, bb. 34

Poche battute più in là avremo una piccola sezione che, a dispetto di tutte le altre, non si ripeterà
più. Il violino esegue una sorta di melodia spezzata dal carattere grottescamente scherzoso,
l’accompagnamento di crome corte e puntate di violino secondo, viola e violoncello conferiscono
alla frase un carattere di danza, seppur irregolare e quasi maldestra.

Esempio 14 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Eccentrique, bb. 37-44

Per concludere da battuta 49 fino al fine possiamo individuare una sorta di coda, nel quale tutto il
materiale tematico viene ripresentato ma in proporzioni decisamente più ridotte e senza l’aggiunta
di nulla di nuovo.
Esempio 15 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Eccentrique, bb. 49-61

Per concludere con questo secondo brano potremmo dire che Stravinsky effettua un lavoro che ha
molto a che vedere con la timbrica, in un contesto nel quale non c’è continuità o una vera e propria
elaborazione.

Cantique

L’ultimo dei tre pezzi per quartetto d’archi è il più lungo, esso ha infatti una durata pari a quattro
minuti circa. L’andamento è molto lento, il compositore, infatti, segna come indicazione
metronomica quaranta alla semiminima, l’atmosfera è fin da subito più cupa ma solenne al
contempo, possiamo infatti definire Cantique come una sorta di corale: le voci si muovono per
quasi tutto il brano in modo omoritmico e vi abbiamo diverse ripetizioni.

È possibile suddividere il pezzo in tre sezioni dalla diversa durata: la prima (bb. 1-26) è la più
estesa, questa presenta una breve introduzione di sole due battute nella quale da subito diventa
chiaro l’andamento del brano in questione. Dopo questa abbiamo il corale, il tempo è in 5/4, gli
strumenti si muovono in maniera omoritmica e possiamo ben notare quanto sia ristretto il range
intervallare utilizzato dal compositore: la linea melodica di ogni strumento si muove entro uno
spazio molto piccolo, difatti l’intervallo più ampio utilizzato in questa prima sezione è la terza
maggiore. Se volessimo anche dare un’ulteriore struttura a questa prima sezione potremmo dire che
si tratta di vari episodi molto simili tra di loro, intervallati ogni volta da due battute in mezzoforte,
che sembra proprio abbiano il compito di separare le parti. Queste si trovano a battuta:
8,9,15,16,22,23.

Esempio 16 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Cantique, bb. 1-12
Comincia così quella che potremmo definire come seconda sezione, decisamente più aperta e
luminosa rispetto la precedente. Le prime tre battute sono ancora omoritmiche ma subito dopo per
la prima volta nel pezzo, da battuta 30, esce fuori una voce: il violino primo si stacca e suona una
melodia dolce e meno tesa rispetto ciò che si era udito precedentemente. Anche la scrittura è più
larga e aperta, gli intervalli non si limitano alla terza minore e non percepiamo più l’aura
claustrofobica presente precedentemente. Durante tutto ciò il resto del quartetto crea un tappeto
armonico, il violoncello suonerà un pedale di SOL armonico fino la fine della sezione, inoltre il
secondo pentagramma assegnato a questo strumento è finalizzato a semplificare la lettura e fa
riferimento alle note reali da suonare. Infine una delle poche indicazioni presenti suggerisce agli
strumentisti di suonare utilizzando l’arco in tutta la sua lunghezza; sinonimo della volontà del
compositore di un suono più chiaro.
Esempio 17 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Cantique, bb. 27-37

L’ultima seziona torna ad essere interamente omoritmica, vi troviamo forti analogie con la breve
introduzione, anche se armonicamente parlando il richiamo è alle due battute separatorie citate nella
prima sezione.

Esempio 18 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Cantique, bb. 42-43/8-9
Il clima è quindi nuovamente cupo e sommesso, il compositore apre la sezione con un accordo
composto da armonici, che ripeterà invariato ogni due battute per tre volte.

L’ultimo accordo è dissonantissimo, ma la vera peculiarità di questo finale è l’intervento sull’ultima


battuta da parte della viola, come un commento che resta in sospeso, che fa immaginare il principio
di una frase che però in realtà si stronca sul nascere.

Esempio 19 Igor Stravinsky, 3 pieces for string quartet, Cantique, bb. 38-46
Termina così Cantique, nel quale il compositore mostra, come nel secondo pezzo, un particolare
interesse per il timbro e la ricerca di determinate sonorità, ma in confronto a quest’ultimo qui manca
una densa presenza di indicazioni e viene privilegiata una scrittura più essenziale. Le dinamiche
utilizzate sono (oltre un mf che utilizzerà sporadicamente) p, pp, ppp per giungere persino ad un
pppp chiedendo infine di suonare sul tasto. Ci risulta quindi evidente l’intento di Stravinsky di
muoversi ed esplorare fino in fondo il piano, lasciandoci un lavoro di straordinaria cura e
profondità.
BIBLIOGRAFIA

DONALD JAY GROUT, Storia della musica in occidente, Milano, Feltrinelli, 1984

NICHOLAS COOK/ANTHONY POPLE, The Cambridge history of twentieth-century music, Cambridge,


Cambridge University Press, 2004

RICHARD TARUSKIN, The Oxford history of western music, Oxford, Oxford University Press, 2004

ALEX ROSS, The rest is noise : listening to the twentieth century, New York, Picador, 2007

JOSEPH HENRY AUNER, Music in the twentieth and twenty-first centuries, New York; London, W.
W. Norton and company, 2013

SITOGRAFIA

https://www.boosey.com/cr/music/Igor-Stravinsky-Three-Pieces-for-String-Quartet/368 consultato il
28/05/2019

https://www.earsense.org/chamber-music/Igor-Stravinsky-3-Pieces-for-String-Quartet/ consultato il
01/06/2019

https://fugueforthought.de/2019/01/05/stravinsky-three-pieces-for-string-quartet/ consultato il
03/06/2019

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