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Appunti di Orchestrazione
Contemporanea
03- Ottoni
}
P. Citera
2021
Conservatorio Santa Cecilia di Roma
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1 https://andrewhugill.com
2 https://archive.org/details/FrenchHorn
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Ottoni
Corni Trombe
Tromboni Tuba
1 Immagini prese da https://www.orsymphony.org/
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CAPITOLO 4. OTTONI 3
Abbiamo poi tutta la famiglia dei flicorni in ogni taglia (dal sopranino al
contrabbasso), simili agli ottoni convenzionali, ma con timbro meno brillan-
te, più "adatti" (almeno per l’uso che se ne continua a fare) alle parti liriche.
Diffusi prevalentemente nelle bande sinfoniche, spesso questi strumenti fan-
no la parte dei cantanti d’opera nelle trascrizioni delle arie per banda. La loro
specificità timbrica li rende quindi complementari, non sostitutivi, degli ottoni
dell’orchestra tradizionale.
Dall’ immagine precedente possiamo osservare gli armonici naturali del cor-
no (senza la mano) e una scala suonata con la mano inserita, alternando ar-
monici naturali a posizioni intermedie della mano per produrre gli altri gradi
mancanti. Si nota una discontinuità spettrale molto evidente.
4.2. Valvole e pistoni Per ovviare a questo problema, due musicisti e co-
struttori tedeschi, Heinrich Stolzel di Breslau e Frie-
drich Bluhmel di Silesia, nel 1814, costruirono un sistema di pistoni e cilin-
dri applicandolo a dei corni in primo luogo, e poi estendendo questa inven-
zione agli altri ottoni.4 Questo sistema permette, premendo uno dei tasti, di
allungare temporaneamente il canneggio di una piccola quantità.
4.3.1 Cuivré
Un "effetto" decisamente caratteristico degli ottoni è chiamato cuivré, in ingle-
se brassy, che appunto, come ci suggerisce il termine, è uno dei suoni più tipici.
Consiste in un sovradosaggio dell’aria (overblowing) in modo che il fortissimo
provochi anche una vibrazione eccessiva del metallo, introducendo tantissime
frequenze acute inarmoniche rispetto alla fondamentale, insomma distorcen-
do il suono. Si usa indicarlo direttamente col termine, ma sarebbe meglio de-
dicare un simbolo anche a questo effetto, spiegandolo in legenda, in modo da
minimizzare le descrizioni in partitura.
Cuivré di un trombone
CAPITOLO 4. OTTONI 7
4.3.2 Staccato
Gli staccati sono molteplici e variano in base alla lunghezza-incisività ed al-
l’articolazione. Oltre allo staccato semplice, abbiamo lo staccatissimo, il dagger
(praticamente un impulso), il doppio e triplo staccato.
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4 5
1: staccato semplice, 2: doppio, 3: triplo, 4: staccatissimo, 5: dagger
4.3.3 Microtoni
In tutti gli ottoni sono possibili note con intonazione microtonale; la produ-
zione di tali note è diversificata a seconda dello strumento: i corni alterano
l’intonazione con diverse posizioni della mano nella campana e pressione del
labbro; tromba, tuba e flicorni, con l’estrazione progressiva di alcuni tratti di
canneggio, il trombone con posizioni intermedie della coulisse.
Sono di facili produzione ma poco agili, in quanto ogni suono deve essere
"ricercato". Esiste anche una versione di tromba microtonale con una quarta
valvola appositamente costruita per quarti, sesti od ottavi di tono. 5
5 Tromba Microtonale - Video su YouTube
CAPITOLO 4. OTTONI 8
4.3.4 Slap
Di facilissima esecuzione, ve ne sono due varianti; la prima, simile al tongue-
ram dei legni, la seconda invece, si ottiene sbattendo il palmo della mano sul
bocchino. È di notevole efficacia su strumenti di grandi dimensioni (tipo trom-
boni e tuba o flicorni bassi) ma comunque sonoro anche sugli altri strumenti.
Si segna con la consueta simbologia dello slap a cui va specificato, nel secondo
caso, col palmo della mano.
4.3.5 Multifonici
Per gli ottoni è impossibile produrre multifonici simili ai legni, non c’è possi-
bilità di enfatizzare in modo "selettivo" solo alcuni armonici in luogo di altri,
proprio per causa della modalità di produzione del suono. Intendiamo quindi
multifonici per gli ottoni, la sovrapposizione di una nota suonata e di una can-
tata. La modalità di scrittura è quella che per i legni si riferisce appunto a nota
cantata-suonata.
Come in Berio - Sequenza V per trombone :
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4.3.6 Sordine
La parte più interessante di modifica timbrica riguardo gli ottoni è probabil-
mente l’uso delle sordine. Ve ne sono diverse, ognuna delle quali ha un impatto
caratteristico sul timbro molto incisivo. Si usano prevalentemente per tromba
e trombone (e relativi flicorni). La sordina del corno è a tutti gli effetti la ma-
no; per la tuba invece esistono delle sordine ma, oltre che scomodissime, non
danno una variazione timbrica veramente interessante, servono più che altro
per diminuire la dinamica dello strumento.
L’occlusione della campana tramite la mano (per il corno) e tramite la sor-
dina (per gli altri strumenti) e l’azione contraria d’apertura, vengono indicate
in questo modo:
Chiuso Aperto
Straight
Tipicamente in metallo o legno, è la sordina più usata in orchestra. Ha un
suono molto nasale.
Metal Straight
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Cup
La sordina Cup è essenzialmente una aggiunta allastraight ovvero una coppa
che si inserisce nella parte inferiore. Ha quindi un suono molto meno brillante,
con un filtraggio progressivo pronunciato sulle alte frequenze.
Harmon
La sordina Harmon è tipicamente di alluminio. È composta da due compo-
nenti separate: la sordina propriamente detta ed una parte centrale che sporge
dalla campana, estraibile progressivamente. Cambiando le posizioni del cor-
po centrale (da completamente inserito a rimosso) si modifica radicalmente il
timbro dello strumento. È una delle sordine predilette del jazz. Coprendo e
scoprendo con la mano sinistra il foro centrale della sordina, si può produrre il
famoso effetto wah wah. Alcuni infatti, preferiscono chiamare questa sordina
Wah poiché Harmon è in realtà il marchio della storica azienda che la produce.
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Alistar Mackie. Dal sito di Andrew Hugill The Orchestra: A User’s Manual
Plunger
In origine questa sordina era semplicemente la parte di gomma di uno stura-
lavandini. Attualmente vi sono diverse versioni di questa sordina anche in me-
tallo. Produce un suono alquanto sordo ed è l’unica sordina che non si inserisce
ma si appoggia alla campana tenendola con la mano sinistra. Anche con que-
sta sordina è possibile produrre un effetto wah wah molto efficace. È la sordina
usata da Berio nella citata Sequenza V ( composizione basata sulla trasposizio-
ne musicale della parola Why, di prosodia molto affine, appunto, ad un effetto
wah).
Bucket
La sordina Bucket prende il nome dalla forma ( da inserita, sembra un picco-
lo secchiello attaccato alla campana). Essendo riempito da materiale assorben-
te, smorza parecchio le frequenze acute rendendo il suono dei tromboni molto
più assimilabile ai corni francesi. Vi sono versioni di sordina che si aggancia-
no alla campana ed altre versioni con il consueto sistema di incastro interno.
Sembra sia nata dalla prassi dei primi trombettisti jazz che solevano usare dei
barattoli vuoti davanti allo strumento per smorzarne la dinamica.
CAPITOLO 4. OTTONI 13
Solotone
La Solotone è idealmente simile alla Harmon, nel senso che ha due corpi con-
centrici ma in questo caso cambia la forma (due coni con un tubo al centro) ed il
materiale (il cartone pressato). È molto caratteristico in quanto smorza tantis-
simo le frequenze acute e gravi enfatizzando le medie frequenze con un suono
peculiare a megafono. È stata usata spesso anche nella musica orchestrale del
primo Novecento6 . Viene chiamata anche Clear Tone Mute.
Sezioni di strumento con sordine inserite (si noti la zona grigia della bucket
che indica il materiale fonoassorbente)7