JOHANN SEBASTIAN BACH Il Preludio e Fuga in do maggiore BWV 846 è una composizione per tastiera scritta da Johann Sebastian Bach nel 1722. Si tratta del primo preludio e fuga del primo libro de Il clavicembalo ben temperato, una raccolta, divisa in due libri, di preludi e fughe per strumento a tastiera (senza distinzione tra clavicembalo, clavicordo e organo da camera), in tutte le 12 tonalità, nei modi maggiore e minore (ricordiamo che nella teoria musicale, la tonalità è un sistema di principi armonici e melodici che ordinano le note e gli accordi in una gerarchia di percepite relazioni, equilibri e tensioni. Dunque le note della scala, e gli accordi costruiti su di esse, obbediscono a delle leggi che li pongono necessariamente in relazione rispetto alla tonica, cioè la nota che dà il nome alla tonalità. Generalmente per stabilire la tonalità di un brano si possono seguire tre semplici indicazioni: il numero di alterazioni subito dopo la chiave musicale; la prima e l'ultima nota o il primo e l'ultimo accordo del brano in questione, che sono rispettivamente - nella maggioranza dei casi - la tonica o l'accordo di tonica in stato fondamentale e che forniscono dunque un'ulteriore conferma data dall'analisi delle alterazioni d'impianto; si può infine tener conto della risoluzione della sensibile, ossia della settima nota della scala in uso, che secondo le convenzioni dell'armonia tonale deve risolvere la propria tensione sulla tonica, la prima nota della scala. La sensibile dista mezzo tono dalla tonica nel caso di modo maggiore, mentre è assente nel modo minore a meno che il settimo grado della scala non venga innalzato di un semitono tramite un'alterazione, raggiungendo così la distanza di un semitono dalla tonica). Bach compose la raccolta "per utilità ed uso della gioventù musicale”, per citare le sue stesse parole. Sebbene siano molti gli strumenti dotati di tastiera, Il clavicembalo ben temperato viene eseguito per lo più al clavicembalo o al pianoforte. Il lavoro è il più famoso dell'intera raccolta, reso tale dall'intervento di Charles Gounod, il quale pensò la melodia della sua celebre Ave Maria sovrapposta al Preludio No. 1, nella versione modificata da Christian F. G. Schwencke (con l'aggiunta di una battuta tra la 22 e la 23). Il preludio, uno dei più famosi dello stesso Bach, è lungo 35 battute e presenta la singolarità di essere una composizione senza melodia, o meglio una melodia di accordi arpeggiati (ovvero il movimento melodico tra i componenti di un singolo accordo, chiamato anche cambio di posizione. I vantaggi principali offerti dall’arpeggio sono le nuove possibilità che esso dà al ritmo e al movimento melodico). La composizione è caratterizzata da un andamento maestoso e solenne ma allo stesso tempo da sonorità molto dolci e pacate. Il Preludio è basato su un’unica figura. Per trentacinque battute – con l’eccezione di b. 23 e delle ultime tre battute – si susseguono arpeggi ripetuti due volte per battuta. Nelle prime quattro battute, il compositore ci presenta la tonalità di impianto, ovvero il DO (una tonalità incentrata sulla nota tonica DO e che viene annotata sul pentagramma senza alterazioni, ovvero senza nessun diesis e nessun bemolle. Ogni tonalità maggiore ha una sua relativa minore: questa ha la tonica al VI grado della scala maggiore, ovvero un tono e mezzo sotto la tonica maggiore relativa. Quindi, sapendo che la relativa minore si trova al VI grado della scala maggiore, diventa semplice trovare la nota di partenza della scala minore rispetto a qualsiasi tonalità maggiore: in questo caso, la relativa minore della scala di DO sarebbe LA. Ricordiamo inoltre che il modo mezzo migliore per confermare l’arrivo su una tonalità è alternare il primo grado, il secondo, il quinto e poi di nuovo il primo). L’accordo, o triade, di DO MAGGIORE è infatti composto dalle note DO-MI-SOL presenti nella prima battuta del brano (si definisce triade la composizione di due intervalli armonici di terza, che sono la base della maggior parte degli accordi musicali. I tre suoni che compongono la triade si chiamano fondamentale, terza e quinta, indipendentemente dalla posizione in cui si presentano. Ad esempio: DO-MI-SOL è una triade in cui il DO è la fondamentale, il MI la terza e il SOL la quinta. Se cambiamo la posizione delle note sul rigo musicale, il SOL rimarrà sempre la quinta, il DO la fondamentale e il MI la terza. Si dice che una triade è in stato fondamentale quando la sua fondamentale è la nota più grave dell’accordo. Una triade la cui nota più grave è la terza è in primo rivolto. Una triade la cui nota più grave è la quinta è in secondo rivolto. Possiamo avere diversi tipi di triade: la triade maggiore si ottiene sovrapponendo un intervallo di terza maggiore e uno di quinta giusta a partire dalla stessa nota. La triade minore si ottiene sovrapponendo un intervallo di terza minore e uno di quinta giusta a partire dalla stessa nota. La triade aumentata o eccedente si ottiene sovrapponendo un intervallo di terza maggiore e uno di quinta eccedente a partire dalla stessa nota. La triade diminuita si ottiene sovrapponendo un intervallo di terza minore e uno di quinta diminuita a partire dalla stessa nota). Nella prima battuta abbiamo dunque una triade in primo rivolto (i rivolti degli accordi vengono solitamente indicati con numeri romani riferiti all’intervallo tra il basso e le voci superiori). Dobbiamo a questo punto ricordare che il termine rivolto viene utilizzato in particolare nella trattazione degli intervalli (la “distanza” tra due suoni) e degli accordi musicali (la simultaneità di tre o più suoni aventi un’altezza definita). In termini generali, possiamo dire che qualsiasi intervallo diretto può avere un rivolto che si ottiene portando la nota inferiore all'ottava superiore o viceversa. Nella prima battuta abbiamo quindi un accordo di do maggiore a 5 voci a parti strette, svolto due volte identico come arpeggio (DO-MI, SOL-DO-MI). Nella seconda battuta abbiamo la sequenza DO-RE/LA-RE-FA: in questo caso il secondo grado svolge funzione di sottodominante, cioè ci introduce al quinto grado perché il re è il quinto grado del quinto grado (dominante della dominante). Ricordiamo che in armonia, ogni accordo ha una sua funzione rispetto al suo centro tonale. Le tre principali funzioni degli accordi sono: la funzione di tonica (cioè quella di dare al pezzo un punto stabile, una “casa”, un punto da cui partire e tornare), la funzione di sottodominante (un accordo di sottodominante ha due funzioni: quella di creare un contrasto con l’accordo di tonica e quella di “preparare” l’accordo di dominante) e la funzione di dominante (la funzione dell’accordo di dominante è quello di causare nell’ascoltatore il desiderio di sentirne la risoluzione sulla tonica). In base alla sua funzione, un accordo avrà dunque la tendenza a spostarsi verso un altro accordo specifico creando la sonorità stessa del brano. Abbiamo qui dunque la seconda battuta con una triade in secondo rivolto (II2). Nella terza battuta abbiamo una triade di settima di dominante preparata e risolta al soprano (con il termine settima di dominante intendiamo un accordo di quattro suoni costruito sul V grado dei due modi, formato da: 3° maggiore, 5° giusta e 7° minore). Scriveremo dunque V65. Con la quarta battuta si conclude la prima sezione, identificata dalla cadenza I-II-V-I che definisce la tonalità d’impianto (una cadenza è una formula armonico-melodica che conclude un discorso musicale, sia questo una frase o una composizione, e consiste solitamente nella successione di due o più accordi). A questo punto l’accordo ritorna nella stessa disposizione di inizio brano, dunque abbiamo una triade in primo rivolto (scriveremo solo I). Alla battuta 5 vediamo che il sesto grado di do maggiore coincide con il secondo di sol maggiore: si tratta dell’accordo comune utilizzato per modulare a sol maggiore. Il registro si amplia verso l’acuto, toccando il La: anche questo elemento serve per articolare la forma del brano, segnando l’inizio della seconda sezione. Sotto questa battuta scriveremo VI6. Nella battuta 6 (DO-RE/FA-LA-RE) troviamo un accordo che ha la struttura di settima di dominante, quindi in questo caso è la settima di dominante di sol (troviamo infatti il FA#). Quando viene introdotto un diesis di solito porta verso una nuova tonalità, in questo caso il FA# è la sensibile della nuova tonalità (sol). Scriveremo quindi V2. Nella battuta successiva (SI-RE/SOL-RE-SOL) troviamo infatti il sol. Il VI grado della battuta 5 lo consideriamo quindi un II della tonalità di sol. Dalla battuta 6 comincia a prepararsi la modulazione verso la nuova tonalità di sol, iniziando così un progressivo percorso di spostamento del registro verso il grave. La seconda sezione si conclude con una cadenza perfetta a Sol maggiore. Nella battuta 7 il sol si trova in primo rivolto: questo è uno dei motivi per cui non possiamo considerare la modulazione avvenuta (per fare questo bisogna inserire una sottodominante, una dominante e la tonica in stato fondamentale). Nella battuta 8 (SI-DO/MI-SOL-DO) infatti il compositore inserisce un IV7 grado, nella nona battuta (LA-DO/MI-SOL-DO) un II7, nella decima (RE-LA/RE-FA-DO) un V7 (settima di dominante) e nella battuta 11 (SOL-SI/RE-SOL-SI) il primo grado della nuova tonalità (SOL) allo stato fondamentale. Qui è avvenuta la modulazione, cioè un movimento di accordi tramite i quali un brano musicale si sposta da una tonalità all’altra (ogni brano musicale ha una tonalità di partenza, che in alcuni casi rimane invariata durante tutto il brano. In altri casi il compositore utilizza più tonalità all’interno dello stesso brano, per avere maggiore varietà. Per passare da una tonalità all’altra si usa il procedimento chiamato appunto modulazione. La modulazione è un movimento di accordi tramite i quali un brano musicale si sposta da una tonalità all’altra. Il cambio di tonalità o modulazione può avere ragioni pratiche legate agli strumenti o ai cantanti impiegati nell’esecuzione, ma più spesso ha ragioni estetiche. La modulazione è necessaria per rendere il brano più interessante e vario. La modulazione è un procedimento che non avviene sempre nello stesso modo. In particolare, è molto importante quanto due tonalità siano vicine o lontane. Sono vicine le tonalità che hanno molte note in comune, lontane quelle che hanno poche note in comune). Nella terza sezione la tonalità di riferimento ritorna il Do maggiore: l’armonia diventa però più articolata e complessa. Nella battuta 12 (SOL-Sib/MI-SOL-DO#) troviamo un accordo costruito sul quarto grado (alterato perché abbiamo il DO# e il Sib, che non sono naturalmente presenti nella tonalità di SOL). La settima diminuita è la chiave che permette di passare ad un’altra tonalità (che scopriremo nelle battute successive). A battuta 12 troviamo quindi la settima diminuita di Re minore, II di Do maggiore. Scriveremo VII43. Nella battuta 13 (FA-LA/RE-LA-RE) troviamo un accordo costruito sul quinto grado (modificato perché il fa non è diesis). Non è quindi una triade che svolge il ruolo di dominante. Questo ci fa capire che ci stiamo spostando verso qualche altra tonalità. Scriviamo II6. Come alle bb. 5-8, anche alle bb. 12-15 abbiamo una progressione discendente di grado: il modello delle bb. 12-13 viene portato un grado sotto alle bb. 14-15. La settima diminuita di b. 14 è riferita a Do minore: risolve però in Do maggiore. Scriveremo VII43. (Bisogna ricordare che gli accordi di settima diminuita si costruiscono sulla sensibile del modo minore: dal momento che nel modo minore il VII naturale viene alterato in senso ascendente per ottenere la sensibile, l’accordo di settima diminuita può essere cifrato VII7, simbolo che utilizziamo in generale per indicare tale accordo. Nel caso del Do minore è Si♮-Re-Fa-Lab. Non è raro però che l’accordo di settima diminuita venga impiegato in modo maggiore: in tal caso può essere cifrato VII -7. In Do maggiore è Si-Re-Fa-Lab, poiché è la settima dell’accordo a essere alterata in senso discendente). Nella battuta 14 (FA-LAb/RE-FA-SI) abbiamo una settima sul terzo grado di sol, modificata. La settima è diminuita. È possibile leggerlo anche come VII grado di do, perché si sta preparando la modulazione al do. In questo caso svolge la funzione di dominante. Nella battuta 15 (MI-SOL/DO-SOL-DO) troviamo una triade costruita sul primo grado di do, ma è in primo rivolto quindi la modulazione non è ancora avvenuta. La modulazione comincia a prepararsi dalla battuta 13, dove troviamo appunto il fa (scriviamo dunque I6). A partire dalla battuta 16 (MI-FA/LA-DO-FA), in cui troviamo una settima sul IV grado di do, abbiamo la cadenza conclusiva della terza sezione (una cadenza è una formula armonico-melodica che conclude un discorso musicale, sia questo una frase o una composizione. Consiste solitamente nella successione di due o più accordi. Nel linguaggio musicale le cadenze hanno un ruolo per certi versi paragonabile a quello della punteggiatura nell'espressione verbale. Essa è uno dei momenti più importanti di una composizione, in quanto permette di stabilire pienamente la tonalità, dà coerenza alla struttura formale del brano e costituisce un momento di alta espressività. La cadenza autentica è data dalla successione del V e del I grado. Le cadenze autentiche possono essere ulteriormente suddivise in perfette o imperfette, a seconda del loro grado di "perfezione", cioè di conclusività: le cadenze perfette sono quelle che terminano con la nota tonica al soprano; se, invece, la cadenza conclude con la terza o la quinta della triade di tonica, essa si dice imperfetta. La cadenza sospesa è quella che termina sull'accordo di dominante allo stato fondamentale; rispetto alla precedente indica una pausa debole, temporanea. Il più delle volte il V grado viene preceduto dal IV o dal II, ma anche dal I o dal VI. La cadenza plagale consiste nell'uso della successione IV-I e viene spesso usata dopo una cadenza autentica per marcarne ancora di più il ruolo conclusivo, ma può anche essere inserita da sola. Può essere preceduta dal VI o dal I grado. A conclusione di un brano in tonalità maggiore, il IV grado può venir anche utilizzato nella sua forma minore e ciò serve a conferire una coloratura molto particolare. Abbiamo anche le cadenze in battere e in levare: questa differenziazione si basa sul tempo in cui cade l'ultimo accordo della cadenza: se si tratta di un tempo forte, si ha la cadenza in battere, altrimenti si ha una cadenza in levare. Ogni tipo di cadenza armonica può essere sia in battere, che in levare. Infine la cadenza d’inganno si basa sulla cadenza perfetta ma, in luogo del finale di I grado, ne viene utilizzato un altro; in base a ciò possono esistere molte cadenze d'inganno con differente efficacia. La tonalità non viene smarrita, in quanto è sufficiente l'accordo di dominante per definirla appieno. La progressione più nota è quella V-VI, che conferisce un forte senso di sorpresa. Una cadenza d'inganno crea un momento di sospensione, che determina un aumento d'interesse verso la composizione, in quanto la sensazione di una conclusione viene disattesa, ed inoltre fa sì che il compositore possa aggiungere una o due frasi che concludano il tutto). Prosegue il graduale spostamento del registro verso il basso (scriviamo IV2). Nella battuta 17 (RE-FA/LA-DO-FA) troviamo una settima sul secondo grado (scriviamo II7). Nella battuta 18 (SOL-RE/SOL-SI-FA) abbiamo una settima di dominante sul quinto grado (V7) e nella battuta 19 (DO-MI/SOL-DO-MI) troviamo una triade sul primo grado che ci conferma l’avvenuta modulazione alla tonalità di do (V7). La triade è in stato fondamentale, ma rispetto a quelle precedenti siamo scesi di un’ottava: a battuta 19, conclusione della terza sezione, la disposizione dell’accordo ricalca esattamente quella di b. 1, un’ottava sotto (I). Mentre la seconda sezione era basata sull’area armonica della dominante, e la terza tornava alla tonica, la quarta sezione inizia esplorando l’area della sottodominante. Nella battuta 20 (DO-SOL/Sib-DO-MI) abbiamo una settima di dominante di fa (perché troviamo il Sib) sul primo grado (V7). Nella battuta 21 (FA- FA/LA-DO-MI) troviamo una settima maggiore sul quarto grado: non è una modulazione in fa perché la settima maggiore lascia in sospensione. Da notare che il Mi di battuta 20, sensibile di Fa maggiore, non risolve salendo alla tonica: rimane legato diventando settima dell’accordo di battuta 21 (Legare la sensibile tramutandola in settima nell’accordo seguente è uno dei metodi più diffusi, già in epoca barocca, per non risolvere direttamente la sensibile. Scriveremo dunque IV7). Nella battuta 22 (FA#-DO/LA-DO-Mib) abbiamo una settima diminuita su un quarto grado alterato: qui si intensifica il cromatismo, con accordi e successioni accordali meno consonanti: il basso sale da Fa a Fa, il soprano scende da Mi a Mib (VII7). Alla battuta 23 (LAb-FA/SI-DO-RE) troviamo un’altra settima diminuita sul settimo grado modificato che svolge la funzione di dominante, inoltre il do è una nota di passaggio: queste due battute sono in relazione tra di loro (VII7). Nella battuta 24 (SOL-FA/SOL- SI-RE) troviamo una settima di dominante sul quinto grado (I/V7) e nella battuta 25 (SOL-MI/SOL-DO-MI) troviamo una triade sul primo grado ma in secondo rivolto (I64). Inizia qui un lungo pedale di dominante che si protrae fino a b. 31 (il pedale è, nella pratica strumentale, il prolungamento di un suono nella voce inferiore o in quella superiore che può avere diverse durate, da una battuta all'intero brano. Le note di pedale sono generalmente il I grado e il V. Se presenti entrambi si parla di bordone. La definizione di Nota pedale prevede l'uso di almeno un accordo dissonante). Il registro, a questo punto, comincia gradualmente a risalire fino a b. 29. Troviamo infatti un sol ripetuto al basso che funge da pedale, quindi adesso avremo dei passaggi di pedale sul quinto grado: questi sono tutti basati sulla tonalità di do. Nella battuta 26 (SOL-RE/SOL-DO-FA) abbiamo una settima sul quinto grado (di dominante) con la nota do che funge da appoggio sul sì della battuta seguente (V74). Nella battuta 27 (SOL-RE/SOL-SI-FA) abbiamo una settima di dominante (V73), invece nella battuta 28 (SOL-Sib/LA-DO-FA#) il sol va considerato esclusivamente come nota pedale e abbiamo così una settima diminuita sul quarto grado alterato e modificato (VII7). Nella battuta 29 (SOL-MI/SOL-DO-SOL) troviamo una triade sul primo grado in secondo rivolto (V/I46). Nella battuta 30 (SOL-RE/SOL-DO-FA) abbiamo una settima sul quarto grado: anche qui il do è un’appoggiatura del si della settima di dominante (V74). Nella battuta 31 (SOL-RE/SOL-SI-FA) abbiamo una settima di dominante sul quinto grado (V73). Le bb. 30-31 ripropongono esattamente le bb. 26-27. Dopo il pedale di dominante, le ultime quattro battute concludono con un pedale di tonica. Nella battuta 32 (DO-DO/SOL-Sib-MI) abbiamo una settima di dominante di fa sul primo grado (V7). Nella battuta 33 (FA-LA-DO-FA-DO-LA-FA-DO- DO) abbiamo un doppio arpeggio discendente: nella prima parte abbiamo una triade sul quarto grado (IV), invece nella seconda parte una settima sul secondo grado (II). Nella battuta 34 (LA-FA-LA-FA-RE-FA-RE-DO-Sib) abbiamo una settima di dominante sul quinto grado, con pedale di do (V7). L’arpeggio di b. 33 viene quindi portato alla dominante, creando un’ultima tensione rispetto al pedale di tonica (il Mi, penultima nota della battuta, è nota di passaggio). Il brano si conclude con la battuta 35 (DO- LA-MI-SOL-DO), sul primo grado di do in stato di fondamentale (I).
In sintesi, la forma del brano è costituita da questi elementi:
• armonia (tonalità di riferimento, cadenze, modulazioni); • impiego di accordi o successioni più o meno dissonanti; • progressioni; • spostamenti nel registro; • pedali di dominante e tonica.