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I nocicettori si attivano in seguito a stimoli detti “ad alta soglia” (es. una temperatura di 30 °C non
attiva i nocicettori, a differenza di una temperatura di 100°C; una carezza non attiva i nocicettori, a
differenza di una martellata) e sono distinti in:
- nocicettori associati a fibre Aδ, detti meccano-termici: si attivano in seguito a stimoli meccanici o
termici ad alta soglia (es. pressione intensa, T>45°C o T<5°C). Le fibre Aδ sono sottili (diametro
1-5 μm), rivestite da un sottile strato di mielina, dotate di una velocità di conduzione maggiore
rispetto alle fibre di tipo C
- Nocicettori associati a fibre C, detti polimodali: si attivano in seguito a stimoli meccanici, termici
o chimici(es.capsaicina, acido). Le fibre C sono amieliniche (diametro 025-1.5 μm), con una
bassa velocità di conduzione (<2.5 m/s).
La percezione del dolore consiste in:
- una sensazione dolore rapido e acuto: ottenuta tramite l’attivazione delle fibre Aδ
- una sensazione di dolore lento e diffuso: trasmesso mediante le fibre C
Scuotere la mano a seguito di uno stimolo che ha provocato un dolore acuto (es:martellata), serve
per ritardare l’attivazione delle fibre C
centrali. I sistemi riparativi dell’organismo intervengono e portano alla guarigione della lesione
con scomparsa del dolore. Esempi di dolore acuto sono:
Dolore post-operatorio
Trauma viscerale (infarto, colica)
Dolore muscolare
Parto
Dolori da manovre diagnostiche o terapeutiche
• Dolore cronico: Sia dal punto di vista patogenetico che da quello fisico, non è sempre
direttamente correlato alla causa iniziale. Può superare la capacità di guarigione del corpo e
diventare esso stesso malattia. Esempi di dolore cronico sono:
- Dolore cronico benigno, distinto a sua volta in:
Dolore articolare (artrosi, osteoartrosi, artrite reumatoide)
Neuropatico (danno al nervo coinvolto nella trasmissione del dolore)
Centrale (cerebropatia vascolare, sclerosi multipla, traumi)
Cefalea
- Dolore da cancro: più difficoltoso da curare, in genere si utilizzano gli oppiodi. 41:00
Il dolore cronico si distingue in due tipi di dolore radicalmente diversi per origine, caratteristiche
neurofisiologiche, manifestazioni cliniche e risposta al trattamento farmacologico:
✦ DOLORE INFIAMMATORIO
- Origine: è legato alla presenza di un fenomeno infiammatorio a carico di varie strutture (cute,
articolazioni, ossa, tendini, muscoli, fasce, rivestimenti sierosi) e dalla conseguente attivazione
dei nocicettori periferici. In questo caso, per bloccare il dolore, è necessario bloccare
l’infiammazione mediante l’utilizzo di antinfiammatori (es. FANS)
- Caratteristiche neuro-fisiologiche: il dolore infiammatorio è associato a modificazioni reversibili
dell’eccitabilità ai dei nocicettori periferici che dei neuroni spinali
- Trattamento farmacologico: Di regola, Il dolore infiammatorio risponde al trattamento con gli
analgesici classici (FANS, paracetamolo [debole azione antinfiammatoria, buona azione
analgesica] e oppioidi, a seconda della gravità del dolore). Tempo di somministrazione breve ed
effetti collaterali trascurabili
✦ DOLORE NEUROPATICO
- Origine: È legato a una lesione primaria o a un’alterazione funzionale del sistema nervoso
centrale (neurone spino-talamico) o periferico (neurone sensitivo primario). Pertanto, esso
insorge e si mantiene a prescindere da un’attivazione dei nocicettori
- Caratteristiche neuro-fisiologiche: Il dolore neuropatico è associato ad alterazioni permanenti
della struttura anatomica e dei rapporti funzionali dei neuroni spinali e cerebrali
- Trattamento farmacologico: Il dolore neuropatico non risponde al trattamento con gli analgesici
classici e richiede la somministrazione di farmaci cosiddetti “adiuvanti”, così chiamati perché non
risolvono completamente il dolore ma lo alleviano:
1. Antidepressivi triciclici: ricordiamo che i neurotrasmettitori coinvolti nella via
discendente del dolore sono NA e serotonina, dunque il blocco del reuptake dei due
neurotrasmettitori determina il blocco della trasmissione del dolore, mediante il
potenziamento della via discendente del dolore. Gli antidepressivi triciclici sono inoltre
utili nel controllo della componente emozionale del dolore: il dolore determina
depressione, la quale a sua volta peggiora la percezione del dolore stesso
2. Antiepilettici: bloccano i canali per il Na+ voltaggio-dipendenti a livello del sistema
nervoso centrale (utili nel dolore neuropatico centrale), inibendo la depolarizzazione
delle fibre nervose e dunque la trasmissione del dolore
3. Anestetici locali: bloccano i canali del Na+ a livello periferico (utili nel dolore
neuropatico periferico)
IMPARARE SCALA
Oltre al dolore infiammatorio e
neuropatico, si distingue anche il
DOLORE DA CANCRO, il cui
trattamento farmacologico, si
sceglie in relazione all’intensità
del dolore:
-FANS
-Oppioidi deboli (agonisti parziali:
ossicodone, Buprenorfina,
Codeina, tramadolo)
-Oppioidi forti (es: morfina per un
utilizzo limitato nel tempo)
L’associazione sinergica di farmaci che agiscono mediante diversi meccanismi, permette di ridurre le
dosi del singolo farmaco, riducendo reazioni avverse e il rischio di fenomeni di resistenza.
NB: Gli oppioidi forti, quali ad esempio la morfina, non vengono utilizzati in relazione all’avanzare
del tumore, ma in relazione alla gravità del dolore. Dunque anche in fasi non terminali, ma in cui si
presenta un dolore di grave entità, è possibile somministrare morfina.
Nel dolore da cancro, in relazione all’intensità percepita è possibile associare dei farmaci adiuvanti
che aumentino l’efficacia degli analgesici (riducendo la causa del dolore), controllino i sintomi
concomitanti, e siano utili per tipi specifici di dolore:
- Corticosteroidi: riducono l’edema e la compressione nervosa (desametasone e prednisone)
- Anticonvulsivanti: utilizzati nel dolore neuropatico (carbamazepina [molto utilizzata nella
nevralgia del trigemino], valproato, clonazepam, gabapentina e pregabalin)
- Antidepressivi: dolore neuropatico (Amitriptilina, venlafaxina, duloxetina)
OPPIOIDI
L’oppio è noto fin dai tempi antichi per le sue capacità di indurre euforia, analgesia, ipnosi e di
prevenire la diarrea. È il succo lattiginoso ottenuto per incisione delle capsule immature dei semi
del Papaver Somniferum e contiene numerosi alcaloidi tra cui morfina, codeina, tebaina e
papaverina. Nonostante le proprietà dell’oppio siano note da 30000-20000 anni, è solo nel 1803 che
Serturner isola la morfina dall’occhio.
Gli oppioidi comprendono farmaci che, pur avendo strutture chimiche
diverse, hanno effetti morfina-simili, in grado di essere bloccati
dall’antagonista oppioide (naloxone). Essi si distinguono in :
1. Oppiacei: di origine naturale (derivati dell’oppio: morfina, codeina,
tebaina e papaverina) e semisintetica (ottenuti per piccole alterazioni
chimiche dei derivati dell’oppio, ad esempio la doppia acetilazione
della morfina genera l’eroina)
2. Farmaci sintetici e peptidi endogeni
Nonostante la scoperta della morfina sia piuttosto antica, quella dei
peptidi endogeni risulta di epoca più recente. Nel 1975 Hughes e
Kosterlitz identificarono due peptidi di 5 aminoacidi e differenti solo
nell’ultimo amminoacido (met-enk e leu-enk), la met-encefalina e la leu-
encefalina. Successivamente è stato identificato un terzo peptide di 31 aminoacidi, l’endorfina la cui
sequenza è contenuta nella porzione N-terminale della β-lipoproteina.
La terza famiglia ad essere caratterizzata è stata quella delle dinorfine (dinorfina A e dinorfina B)
Di recente identificazione sono la nocicettina/ orfanina FQ (produce dolore e non analgesia) e le
endomorfine 1 e 2 (identificati nel 1997, agonisti selettivi per il recettore μ, a differenza di tutti gli
altri peptidi oppiodi)
Notiamo che i peptidi oppioidi presentano una
struttura aminoacidica comune (tirosina-glicina-
glicina- fenilalanina), un aminoacido che può
essere leucina (presente nella leu-encefalina,
dinorfina, neoendorfina) o metionina (presente
nella met-encefalina e β-endorfina). L’orfanina FQ/
nocicettina con un primo aminoacido, la
fenilalanina e la successiva sequenza comune a
tutti i peptidi oppioidi glicina-glicina-fenilalanina.
Recettori μ:
κ1, κ2 , κ3: sede spinale e corticale;Analgesia, sedazione, miosi (contrazione della pupilla). Le
dinorfine si legano con maggiore affinità al recettore κ
Recettori δ:
Presenti su brevi interneuroni ad assoni corti, sono ubiquitari nel sistema nervoso centrale e
periferico, provocano analgesia spinale. Le encefaline si legano preferibilmente ai recettori δ
Meccanismo d’azione analgesica degli oppioidi:
Sono detti analgesici narcotici (in quanto inducono anche sedazione).
Gli oppioidi agiscono su tre livelli del sistema nervoso:
1. Sul neurone sensitivo primario (via ascendente del dolore): l’attivazione del recettore μ a
livello presinaptico causa riduzione di calcio intracellulare, con conseguente inibizione del
rilascio del neurotrasmettitore, che normalmente, mediante il legame col proprio recettore
presente sul neurone spinale, è coinvolto nella trasmissione chimica del dolore (sostanza P,
glutammato, CGRP, NKA). Si verifica in questo modo analgesia.
2. A livello spinale: L’attivazione del recettore μ causa iperpolarizzazione, attraverso il
potenziamento dei canali per il potassio. Ciò determina l’inibizione dell’attività del neurone
spino-talamico
3. Sul sistema nervoso centrale (via discendente del dolore): causano una disinibizione del
sistema antinocicettivo endogeno, mediante l’inibizione dell’interneurone GABAergico che
normalmente inibisce il sistema antinocicettivo endogeno.
ANALGESICI UTILIZZATI PER IL DOLORE LIEVE: Si utilizzano dei farmaci non oppioidi
- Paracetamolo
- FANS: bloccano le COX, con conseguente inibizione della sintesi di prostanoidi. In particolare le
COX sono caratterizzate da un sito ciclossigenasico che produce PGG2 e uno per ossidativo che
trasforma PGG2 in PGH2. A questo punto i diversi prostanoidi sono prodotti da isomerasi tessuto-
specifiche a partire dalla PGH2
Il paracetamolo, per le sue caratteristiche chimico-fisiche (pKa neutro, basso legame con le
proteine plasmatiche), attraversa la barriera ematoencefalica e 1.inibisce un isoforma delle
ciclossigenasi isolata nel cervello, detta COX-3. Rappresenta pertanto, un farmaco a sè stante,
essendo considerato un analgesico centrale. Il blocco delle COX, enzima che trasforma l’acido
arachidonico in prostanoidi, aumenta la disponibilità del precursore, l’acido arachidonico.
Quest’ultimo verrà convertito, a partire da un precursore l’N-arachidonilfosfatidiletanolammina in
anandamide dal NAPE-fosfolipasi D (N-arachidonilfosfatidiletanolammina fosfolipasi D) in
neurotrasmettitori inibitori del dolore, quali cannabinoidi come l’anandamide l’N-
arachidonildopamina. L’acido arachidonico può inoltre essere trasformato in 5-HPETE e 5-HETE (per
opera delle 5-lipossigenasi), i quali potenziano l’attività dei canali del K+, determinando
l’iperpolarizzazione dei neuroni GABAergici (inibendo) che normalmente inibiscono il sistema
antinocicettivo endogeno.
2. Un’altra funzione mediata dal paracetamolo è quella di inibire, mediante la formazione del suo
metabolita AM404, il reuptake dell’anandamide da parte del neurone, aumentandone dunque le
concentrazioni e l’azione analgesica. 3. Un’altra funzione mediata dal paracetamolo è l’attivazione
dei canali TRPA1 a livello spinale, sensibili agli stimoli nocicettivi, mediando l’analgesia.
Anche Ibuprofene e gli altri FANS, oltre ad avere un’azione periferica che prevede l’inibizione della
sintesi dei prostanoidi, sono in grado di aumentare le concentrazioni di anandamide, non
inibendone il reuptake ma riducendone il metabolismo operato
dall’enzima FAAH [Fatty Acid Amide Hydrolase, Idrolasi Delle
Ammidi Degli Acidi Grassi].
NB: La tossicità epatica del paracetamolo è dose-dipendente e si verifica per dosi superiori a 4 g.
Essa è legata alla capacità del farmaco di trasformarsi, a livello epatico in N-Acetil-p-
benzochinonimmina, la quale è normalmente detossificata per coniugazione con il Glutatione da
parte della glutationetrasferasi. A concentrazioni superiori a quelle terapeutiche, tuttavia, l’enzima è
saturo o termina il glutatione disponibile, dunque si verifica un accumulo del metabolita tossico,
che a questo punto potrà legare le proteine epatiche, determinando necrosi ed insufficienza epatica.
Il danno epatico può essere fermato somministrando N-Acetilcisteina, un donatore di glutatione.
• Presentano delle caratteristiche farmacocinetiche (PK neutro e basso legame con le proteine
plasmatiche), che permettono al farmaco di raggiungere il SNC e agire sulla COX-3 (agiscono
anche se in misura minore, anche sulle COX-2)
• Hanno una buona attività analgesica e antipiretica, ma una debole attività antinfiammatoria
• Il Paracetamolo è utile per i pazienti che non tollerano l’acido acetilsalicilico (a causa della sua
gastrotossicità) perché, agendo principalmente a livello centrale, non presenta tossicità gastrica né
cardiovascolare. Si trova spesso combinato ad oppioidi deboli, come la codeina, per aumentarne
l’azione analgesica
• La Noramidopirina è poco utilizzata, per il rischio di agranulocitosi. Non è commercializzata in
Inghilterra e negli Stati Uniti.