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Gli anestetici per via intravenosa sono composti idrofobici, eterociclici e aromatici. Sono
principalmente: barbiturici (tra cui tiopentale, tiamilale, metoesitale), propofol e fosfopropofol (più
utilizzati tra gli anestetici parenterali per procedure hirurgiche rapide), ketamina e etomidato
(utilizzati in situazioni particolari).
BARBITURICI
Di questa classe di farmaci, il tiopentale è sicuramente il più utilizzato, in quanto induce una perdita
di coscienza in un tempo molto breve (10-20 s). Questo fenomeno è dovuto al rapido
raggiungimento dell’encefalo, organo altamente perfuso. L’estinzione dell’effetto dopo bolo
dipenderà dalla redistribuzione nel farmaco nei tessuti meno irrorati, come quello muscolare o
adiposo.
• Meccanismo d’azione: i barbiturici interagiscono a livello di un sito presente all’interno dei canali
ionici per il cloro sui recettori GABAa, determinando, anche in assenza di GABA, un aumento
della conduttanza al cloro, con conseguente iperpolarizzazione e depressione del sistema nervoso
centrale.
TIOPENTALE:
• Determina una perdita di coscienza in 10-20 secondi, che raggiunge il massimo in 40 secondi
risveglio in 20 30 minuti
• Non analgesico
• Determina depressione respiratoria, ipotensione e effetto inotropo negativo.
• Causa depressione generalizzata del SNC, riduce il metabolismo cerebrale e la pressione
endocranica (a differenza degli anestetici alogenati)
• Determina il rilascio di istamina.
• È metabolizzato a livello epatico ed eliminato per via renale
• Uso clinico: induzione dell’anestesia, sostituito dal propofol.
• Non utilizzato per il mantenimento a causa dell’emivita contesto-dipendente, cioè un emivita che
varia in funzione della durata dell’infusione.
PROPOFOL/FOSFOPROPOFOL
• È l’anestetico per via parenterale più utilizzato per induzione, mantenimento e nel reparto di
terapia intensiva per la sedazione
• Olio a temperatura ambiente, è formulato in combinazione (1%) a glicerolo, olio di soia e lecitina
• Produce dolore nel sito di iniezione e iperlipidemia, proprio per questo è stato formulato il
fosfopropofol, un pro farmaco idrosolubile convertito a propofol dalle fosfatasi endoteliali
• È un potente ipnotico senza proprietà analgesiche
• Riduce la pressione arteriosa, il volume corrente e la frequenza respiratoria
• Effetto antiemetico
• Tempo di induzione molto breve, raggiungimento dell’effetto massimo in 1 min e la durata di una
singola dose è di 2-8 min (aumentando la dose aumenta anche la durata)
• Adatta sia l’induzione che al mantenimento per l’elevata clearance e la breve emivita, la lenta
diffusione nei tessuti periferici.
• Presenta un metabolismo epatico, eliminazione renale
KETAMINA
• Derivato della fenciclidina (nato come anestetico veterinario, poi utilizzato come farmaco d’abuso
sotto il nome di “polvere d’angelo”).
• Meccanismo d’azione:
1. Antagonista non competitivo del recettore NMDA del glutammato, in particolare si lega al sito di
legame per il magnesio.
2. Stimola il rilascio di serotonina e noradrenalina
3. Agonista parziale dei recettori oppioidi (riduce la tolleranza)
• Induce anestesia in 30 s
• Somministrabile per via orale endovenosa, intramuscolare e rettale
• Produce un’anestesia dissociativa, un particolare stato ipnotico caratterizzata da una profonda
analgesia (assenza di dolore) e amnesia (al risveglio il paziente non ricorda l’intervento), occhi
aperti, nistagmo (movimento involontario dei bulbi oculari), respirazione spontanea, movimento
degli arti, lacrimazione e aumento del tono muscolare, stimolazione del SNS e nessuna
ipotensione, psicosi al risveglio, nessun dolore al sito di iniezione
• Metabolismo epatico, eliminazione epatica e biliare
• Reazioni avverse:
Sistema nervoso centrale
- Aumenta il flusso ematico cerebrale, la pressione endocranica e metabolismo cerebrale, dunque
non è adatto in neurochirurgia
- Determina delirio al risveglio, con allucinazioni, sogni vividi, paura e confusione. Questo effetto è
meno marcato nel bambino, quindi viene spesso utilizzato per l’anestesia pediatrica
Cardiovascolare
- Aumento della pressione arteriosa, frequenza e gittata cardiaca (dovuta al rilascio di
noradrenalina, che, stimolando il recettore β1, determina il rilascio di renina, la quale a sua
volta determina la produzione di angiotensina, con conseguente vasocostrizione)
Respiratorio
- Riduzione modesta dell’attività respiratoria, riflessi mantenuti
- Broncodilatazione (dovuta alla stimolazione dei recettori β2 da parte della noradrenalina)
NB: gli effetti sul sistema cardiovascolare e respiratorio sono dovuti all’attività simpatico-mimetica
diretta
• Uso: utilizzato nei pazienti a rischio di ipotensione (in quanto stimola il sistema cardiovascolare),
broncospasmo (in quanto determina broncodilatazione) e nei pazienti pediatrici (in quanto la
psicosi da emersione risulta essere ridotta nei bambini)
• Proprietà: attualmente è anche utilizzata come farmaco d’abuso, presente sul mercato in numerosi
nomi (vitamin k, special k, super k, kit kat)
ESPERIENZE SOGGETTIVE RIPORTATE DA CONSUMATORI DI KETAMINA:
- Sensazione di leggerezza e/o visioni di immagini colorate
- Completa perdita del senso del tempo distorsioni bizzarre della forma o delle dimensioni del
corpo
- Percezione alterata della materia corporea (ad esempio sentirsi di gomma, plastica o legno)
Sensazioni di galleggiamento o di sospensione senza peso nello spazio
- Sensazioni di allontanamento dal corpo
- Intuizioni improvvise sui misteri dell’esistenza o sull’intima natura di se stessi
- Esperienze di essere un tutt’uno con l’universo
- Visioni di esseri spirituali o soprannaturali
- Esperienza prossima alla morte, sensazione che la mente uscisse dal corpo
- Difficoltà di tradurre il pensiero in parole
- Percezione alterata del proprio corpo (caldo/freddo, asciutto bagnato)
• Meccanismo alla base dell’azione antidepressiva: La ketamina blocca i recettori NMDA a livello
degli interneuroni GABAergici (situati soprattutto a livello dell’ippocampo). Ciò determina una
riduzione della trasmissione GABAergica, e dunque una disinibizione dei neuroni
glutammatergici, che rilasceranno più glutammato. Il glutammato andrà a stimolare il rilascio da
parte dei recettori AMPA, di BDNF, una neurotrofina che potenzia, mediante la stimolazione del
recettore per il BDNF, l’attivazione dei recettori TrkB, attivazione delle mTOR chinasi, e
potenziamento della sintesi di proteine stimolanti la sinaptogenesi (collegamenti neuronali, il cui
ripristino è responsabile del rapido effetto antidepressivo)
• Indicazioni: La ketamina ha un uso limitato, utilizzato per
1. la sedo-analgesia procedurale (in procedure brevi e dolorose, come quelle in ambito
ortopedico).
2. nell’induzione dell’anestesia in pazienti instabili o a rischio di instabilità (politraumatizzato,
ipovolemico/emorragico, respiratorio ecc)
3. in ambito pediatrico e veterinario
ETOMIDATO
• Ipnotico non barbiturico ad azione ultra breve
• Non analgesico
• Caratterizzato da una stabilità dei parametri cardiovascolari
• Presenta minimi effetti sul sistema respiratorio
• Dolore nel sito di iniezione, talvolta singhiozzo
• Produce nausea e vomito post operatorio
• Induce movimenti mioclonici, può attivare foci epilettogeni
• Effetti endocrini ne limitano l’uso: riduce il livello di cortisolo plasmatico (riduce la conversione
del colesterolo in cortisolo e la risposta adrenocorticotropa allo stress)
• Riduce la pressione intracranica e il metabolismo cerebrale, dunque è ancora utilizzato in
neurochirurgia
• Il metossicarbonil-etomidato, un derivato dell’etomidato, non induce soppressione
adrenocorticotropa
• Meccanismo d’azione: Agisce sul recettore GABAa, potenziando la conduttanza al cloro, con
conseguente iperpolarizzazione e depressione del SNC
• Uso: ha un uso limitato all’induzione dell’anestesia in pazienti a rischio ipotensione, dovuta a
patologie cardiache, malattie neurologiche, infezioni, emorragie, all’utilizzo di antidepressivi e
antidolorifici.
BENZODIAZEPINE
• Sono utilizzate come adiuvanti dell’anestesia, più nella medicazione pre-anestetica che per la vera
e propria anestesia
• Sono caratterizzati da molteplici indicazioni: antiepilettici, ansiolitici, sedativi, ipnoinducenti,
miorilassanti ad azione centrale.
• Il midazolam, dotato di breve emivita, è il più utilizzato; lorazepam e diazepam hanno invece
emivita più lunga
• Utilizzate per via orale o intramuscolare, soprattutto il midazolam, per la medicazione
preanestetica e endovenosa per la sedazione. L’uso come induttore dell’anestesia è raro, in quanto
il midazolam presenta un’emivita contesto-dipendente (l’emivita aumenta all’aumentare della
durata di infusione)
• Si usano da soli in procedure che non richiedono analgesia come endoscopia, cateterizzazioni,
procedure radiodiagnostiche (TAC e risonanza magnetica), oppure vengono utilizzate per sedare
un paziente prima di un’intervento chirurgico che può generare ansia.
• Cardiovascolare
• Determina una debole riduzione della pressione arteriosa per diminuzione delle resistenze
vascolari
• Respiratorio
• Causa depressione respiratoria
• Se normalmente all’aumento della concentrazione dellla CO2, aumenta l’attività respiratoria,
questa risposta viene ridotta dal midazolam (per infusioni prolungate)
PERCHÉ’ SI UTILIZZA IL MIDAZOLAM?
Nonostante il meccanismo d’azione sia lo stesso per tutte le benzodiazepine, e tutte inducano un
effetto sedativo, la necessità nell’anestesia di avere un effetto breve fa preferire questa
benzodiazepina, a differenza di altre molecole come il diazepam, il cui metabolismo produce il
desmetil-diazepam, un metabolita attivo e a lunga emivita. Il metabolismo del midazolam produce
invece un metabolita idrossilato, che viene prontamente trasformato in un glucuronide, privo di
attività biologica.
FLUMAZENIL
• Antagonista competitivo sul sito di legame delle BDZ a livello del recettore GABAa
• Uso: utile per bloccare l’effetto sedativo delle BDZ oppure in caso di intossicazione acuta per
sovradosaggio di BDZ.
La dose richiesta per annullare ciascuna benzodiazepina dipende dalla benzodiazepina residua e
dalla particolare benzodiazepina. Per le benzodiazepine più potenti sono richieste dosi più alte
• Il grado di annullamento dovrebbe essere titolato ripetendo somministrazioni di 0,2 mg ogni 1-2
minuti finché si raggiunge lo stato di coscienza
DEXMEDETOMIDINA
• Agonista selettivo del recettore α2 adrenergico, un recettore presinaptico che inibisce il rilascio di
noradrenalina (autorecettore). Quest’ultima controlla, mediante la stimolazione del recettore α1
situato a livello del locus ceruleus nel SNC, lo stato di veglia, dunque l’inibizione del rilascio di
noradrenalina determina sedazione.
• Ha una specificità per il recettore α2 che è 1620 volte quella del recettore α1 (α1:α2= 1:1620)
• E’ 8 volte più selettivo della clonidina
• Usato in anestesia veterinaria
• Introdotto recentemente anche in neurochirurgia, terapia intensiva e cardiologia
• Determina sedazione mediante un meccanismo dose-dipendente a livello del locus ceruleus, in cui
sono localizzati i neuroni noradrenergici.
• E’ un buon analgesico a livello sovraspinale e spinale
• Riduce le catecolamine plasmatiche, dunque ha anche un effetto periferico
• Produce bradicardia e ipotensione, proprio per la riduzione di noradrenalina (la quale
normalmente stimola l’attività cardiaca legandosi ai recettori β1 cardiaci, i quali stimolano il
rilascio di renina, la quale determina la trasformazione dell’angiotensinogeno in angiotensina I,
convertita successivamente in angiotensina II, il quale determina ipertensione)
• Diuresi dovuta a inibizione del rilascio di ADH
• Effetti decongestionanti
• Determina apida induzione e risoluzione
• Stabilità dell’omeostasi endocranica
• Stabilità respiratoria, riflessi all’aumento di CO2 conservati
• Neuroprotezione
• Analgesia
• Usata per la sedazione in terapia intensiva, in associazione permette di ridurre le dosi di anestetici
inalatori ed endovenosi
• Reazioni avverse: ipotensione, ipertensione transiente, bradicardia, bocca secca, lieve amnesia,
lieve depressione respiratoria, sedazione eccessiva, aumento dell’emivita sensibile al contesto
NEUROLEPTANALGESIA
Consiste nell’associazione di un neurolettico (utilizzato nel trattamento della schizofrenia) e un
oppioide (droperidolo+fentanil)
Causa distacco e disinteresse verso l’ambiente circostante, analgesia, inibizione dei riflessi del
simpatico, stabilità cardiovascolare e limitata amnesia, mantenendo uno stato di coscienza Inibisce
il vomito
Indicazioni: chirurgia oculare, estetica, cardiochirurgia e neurochirurgia. È utile nei casi in cui si
necessita di un paziente collaborativo, per esempio per valutare lo stato neurologico durante un
intervento neurochirurgico
Vantaggi: paziente vigile e collaborativo
Svantaggi: depressione respiratoria dovuta ad un effetto sinergico degli oppioidi e dei neurolettici, i
quali deprimono entrambi il sistema respiratorio. A fine intervento, l’utilizzo del naloxone,
antagonista competitivo sul recettore per gli oppioidi, riduce la depressione respiratoria
NEUROLEPTANESTESIA
Consiste nell’associazione della neuroleptanalgesia (droperidolo+fentanil) e il protossido di azoto,
procedura molto utilizzata in neurochirurgia.
OPPIOIDI
• Utilizzati in anestesia bilanciata per produrre analgesia
• La morfina ha una potenza di riferimento pari a 1, non è utilizzata in anestesia, in quanto
presenta una lenta penetrazione nel SNC
• Si utilizzano farmaci più potenti e più rapidi, come il sulfentanil che ha una potenza 1000 volte
superiore alla morfina; remifentanil, 300 volte superiore alla morfina, alfentanil 15 volte
superiore alla morfina, fentanil, 100 volte superiore alla morfina.
Ordine di potenza: SULFENTANIL>REMIFENTANIL>FENTANIL> ALFENTANIL>MORFINA
NB: ricordiamo che i peptidi oppioidi agiscono a livello dei recettori MOP, KOP e DOP, localizzati a
livello del SNC, nei plessi intestinali e vescicali. In particolare le encefaline hanno un’affinità
maggiore verso i recettori DOP, le endorfine verso i MOP e le dinorfine verso i KOP. La morfina,
invece, è una molecola esogena.
I CURARI
Il nome “curaro” deriva da una miscela di estratti vegetali, tra cui la tubocurarina, utilizzati dagli
indios, per paralizzare gli animali colpiti dalle frecce intinte di questa miscela.
Dalla tubocurarina derivano altri bloccanti neuromuscolari con caratteristiche farmacocinetiche più
vantaggiose
PERCHÉ GLI INDIOS NON SI PARALIZZAVANO MANGIANDO LE PREDE COLPITE CON FRECCE
INTINTE DI TUBOCURARINA?
Il curaro, essendo una molecola estremamente idrofila, non veniva assorbito a livello
gastrointestinale ma doveva essere somministrato per via parenterale.
NB:
La tubocurarina, il pancuronio non sono
più utilizzate in quanto hanno una durata
clinica molto lunga, non idonea
all’anestesia
La succinilcolina ha invece una durata
clinica molto breve in quanto verrà
degradata dalle pseudocolinesterasi
plasmatiche (utilizzata principalmente per
l’intubazione del paziente.
(IMPARARE LA TABELLA)
CISTEINA
SUCCINILCOLINA (o sussametonio)
• Agisce da agonista nicotinico, attivando il recettore a livello della giunzione neuromuscolare,
determinando l’ingresso di Na+ e dunque depolarizzazione di membrana. Si verificherà quindi
una contrazione della fibra muscolare, con fascicolazioni (brevi contrazioni). La refrattarietà ad
ulteriori stimoli sarà data dalla lenta degradazione della succinilcolina da parte delle
pseudocolinesterasi. Segue una parziale ripolarizzazione, ma il recettore, ormai desensibilizzato,
non risponderà a stimoli, determinando paralisi.
• Uso: utilizzato principalmente per l’intubazione, alla dose di 1 mg/kg di peso corporeo.
• Insorgenza d’azione: 1 min
• Durata d’azione: 5-10 min
• Degradazione: idrolizzata dalle pseudocolinesterasi
• La progressione della paralisi comincia dalle braccia, per poi giungere al collo, le gambe e in
ultimo si verifica la paralisi dei muscoli respiratori.
• Effetti collaterali:
- Iperpotassiemia, dovuta all’iperpolarizzazione protratta
- Bradicardia, aritmie
- Incremento della pressione intaoculare, intracranica, intragastrica
- Fascicolazioni, dolori muscolari
- Ipertermia maligna: reazione idiosincratica caratterizzata dall’aumento di calcio, dovuto ad una
mutazione genetica del gene che codifica per il recettore RYR 1 (recettore per la rianodina), un
canale di rilascio del calcio a livello del reticolo endoplasmatico liscio
Antidoto per l’ipertermia maligna: dantrolene
• Dopo somministrazione per via endovenosa,l’azione della succinilcolina normalmente persiste per
circa 5 min ma può essere prolungata (> 24 ore) nelle seguenti situazioni:
1. Varianti genetiche della colinesterasi plasmatica (attività ridotta o assente), proprio per questo
prima di utilizzare la succinilcolina in interventi chirurgici, si effettua il cosiddetto test del
“numero di bucaina”, indice della funzionalità delle colinesterasi plasmatiche
2. Presenza di farmaci anticolinesterasici
3. Neonati e pazienti con disfunzione epatiche (ridotta attività della colinesterasi plasmatica)
cisteina
ANESTESIA BILANCIATA
Comprende la somministrazione di:
• Tiopentale, proporlo o altro anestetico endovenoso (es.ketamina) per induzione
• Oppioide (alfentanil) per l’analgesia
• Bloccante neuromuscolare (vecuronio rocuronio/succinilcolina) per il rilasciamento muscolare
• Anestetico volatile (sevoflurano e desflurano)
• Protossido di azoto, utilizzato spesso in combinazione agli anestetici volatili, per abbassare la
MAC, permettendo di ridurre le dosi.