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Neurologia. Intro
In osteopatia si ripristina la corretta mobilit�����������������������������������
à ���������������������������������
della struttura, per avere di riflesso
���������������������������������
un miglioramento della fun�
zione. Ci occuperemo dell’anatomia di prossimità e quindi delle strutture vicine ai nervi, perché potrebbero
essere cause di perturbazione neurologica.
Ricordiamoci della regola dell’arteria suprema> se la struttura a valle ha una buona vascolarizzazione e inner�
vazione ha le premesse per rimanere in salute (interdipendenza struttura-funzione)
Nei primi due anni ci occuperemo dei nervi spinali e cranici - I e II anno e IV - V anno
SNP (Sistema Nervoso Periferico) > è costituito da nn. spinali + nn. cranici (sono costituiti da 2 motoneuroni)
SNC (Sistema Nervoso Centrale) > è costituito da encefalo + midollo spinale ( detti anche nevrasse) - III anno
di osteopatia
SNA (Sistema Nervoso Autonomo) > è costituito anch’esso da una componente centrale + una periferica - IV
anno
Poiché questo nervo passa al davanti del promontorio del sacro, se c’è un disfunzione del sacro posso avere
un disturbo tonico degli adduttori o della sensibilità della coscia. Quindi una disfunzione del sacro può dare
dei sintomi locali (zona del sacro) e a distanza (adduttori e faccia int della coscia).
Inoltre, come ogni nervo periferico, ha anche una componente trofica per i vasi periferici (ossia il coman�
do di vasocostrizione e vasodilatazione per le arterie). Quindi ci può essere un problema anche dell’arteria
poplitea .
A volte i n. spinali innervano anche i visceri (funzione neurovegetativa). Eccezionalmente perché di solito i
visceri sono innervati dal SNA (s. simpatico e parasimpatico e la catena latero-vertebrale).
Lo stomaco, per es. non è innervato da un n. spinale, bensì dal s. neurovegetativo
Un altro es.> lesione totale del n. mediano> mano cadente sulle prime tre dita, perdita di sensibilità delle
prime II dita e perdita di trofismo
Nervi spinali
Fanno parte del SNP. Coadiuvano la funzione di ricezione ed espressione.
Non bastano da soli senza un’integrità del SNC.
Sono un sistema di trasmissione a doppio senso perché hanno una componente efferente e una afferente.
Attenzione! Uno stesso impulso può essere afferente o efferente a seconda del centro nervoso che si sta
considerando; quindi bisogna sempre specificare “AFF o EFF rispetto a che cosa”. Sentire un oggetto con la
mano (informazione sensitiva esterocettiva) è un impulso afferenziale rispetto al midollo e al SNC. Lo stesso
impulso considerato dal midollo verso l’encefalo è eff. Sono CIRCUITI e quindi devo specificare la direzione
dell’impulso.
Anche all’interno del cervello, dove trovo talamo, gangli della base, corteccia...etc etc, devo differenziare tra
circuiti AFF ed EFF
Le informazioni che decorrono all’interno dei nn. spinali sono codificate dai recettori.
Quindi anche loro fanno parte del circuito, perché codificano l’informazione sensoriale (aerea, vibrazionale,
pressoria). Poi bisogna conoscere il diametro delle fibre nervose (piccolo calibro> impulso lento; grande cali�
bro> impulso veloce), se sono fibre mielinizzate o no e la stazione d’arrivo.
1
31 coppie di nervi (perché i fori di coniugazione sono a dx e a sin) così suddivise:
A proposito dei nn. spinali ( SNP) ci interessa il percorso del SECONDO motoneurone, che si trova nel corno
ANT della sostanza grigia. Nel corno ant c’è la sinapsi tra PRIMO e SECONDO motoneurone.
Attenzione! Il n. spinale non inizia dal foro di coniugazione ma prima, ossia nel corno ANT della sostanza
grigia e quindi ha anche una parte intracanalare, ossia dentro il canale vertebrale (dentro la vertebra) dove il
nervo è circondato da: meninge, grasso epidurale, midollo, radici nervose, vasi intracanalari.
Radice POST
- è afferente/sensitiva
- presenta il GANGLIO spinale, dove si trova il soma/corpo del neurone bipolare, ossia il corpo della cel�
lula sensitiva. Immaginiamo il percorso di un impulso che proviene dall’esterno ed entra nel SNC>
l’informazione AFF viene dalla pelle, arriva nel ganglio dove trova il soma della radice sensitiva (che si chia�
ma cellula pseudounipolare) e poi va verso il midollo, senza formare alcuna sinapsi
- ha un calibro superiore rispetto alla radice ANT, perché trasporta più informazioni. L’impulso efferente è
selettivo, è una SINTESI, mentre l’impulso afferente è ampio.
Funziona sempre così? No, perché i riflessi sono poco selettivi. Se mi pungo per es. il dito con uno spillo
(informazione selettiva afferente) la risposta (via efferente) non è altrettanto selettiva ma macro, per es. una
triplice flessione dell’AS (Arto Sup).
Un altro es.> l’ input selettivo “non ti amo più” scatena una macroreazione
La risposta neuronale non è infatti solo motoria.
Una fetta di midollo si chiama mielomero. La radice nervosa che si mette in relazione con il midollo forma
2
delle RADICOLE. Quindi l’altezza del mielomero è data dall’estremità sup e inf delle radicole. Ci sono dei
circuiti segmentali/midollari che riguardano la singola fetta e non quella soprastante o sottostante.
Mielomero + le 4 radici = neuromero
1 neuromero controlla 1 metamero
Metamero = un territorio somatico costituito da pelle, vasi, muscoli, visceri, fasce….controllato da una fetta
di midollo con le sue 4 radici (nello specifico avremo: dermatomo, miotomo, viscerotomo, sclerotomo)
A livello cervicale alto le radici nervose sono orizzontali
A livello cervicale basso sono un po’ oblique
A livello toracico alto sono ancora più oblique e via di seguito…..perché il midollo spinale è più corto rispet�
to al livello somatico (colonna vertebrale).
sem 3 Pecorelli
L’unione della radice ant con quella post avviene a livello del foro di coniugazione.
Il foro di coniugazione è formato da due vertebre e attorno ad esso trovo le seguenti strutture:
- davanti> il disco intervertebrale
- dietro> l’art interapofisaria
- all’interno> tessuto cellulo-grassoso, vasi (perifericamente vasi venosi), il manicotto di dura madre e dentro
quest’ultimo il n. spinale e l’arteria radicolare che lo accompagna.
Poi il n. spinale esce dalla colonna e da lì in poi trovo i rami spinali o nervi spinali.
I rami POST
- innervano la regione post del tronco (muscolare e cutanea)
- tendono a mantenere una disposizione metamerica (non formano i plessi), anche se ci sono delle eccezioni
Importante! I nn. spinali sono misti, motori (= innervazione EFF al muscolo) e sensitivi (= innervazione AFF,
propriocettiva dalla cute), ma non solo.
Infatti dentro il nervo vengono condotte anche informazioni trofiche/neurovegetative relative al trofismo
tessutale dei tessuti innervati da un determinato nervo.
Come avviene questo?
Se prendiamo un mielomero (una fetta di midollo) possiamo distinguere al suo interno:
sostanza grigia = corpi cellulari, ossia centri nervosi
sostanza bianca = vie di collegamento
Vediamo il percorso della via EFF NEUROVEGETATIVA per cercare di capire come si mette in relazione con il
n. spinale:
1. il soma della cellula EFF neurovegetativa si trova nel corno LAT del midollo (una zona intermedia della
sostanza grigia)
2. dalla cellula EFF neurovegetativa parte l’assone che decorre nella radice ANT
3. poi c’è l’unione con la radice POST
4. raggiunge un ganglio (come tutte le vie EFF neurovegetative che partono dal midollo) che si trova sulla
catena LAT-VERTEBRALE (un insieme di gangli neurovegetativi periferici accollati alla parte ANT-LAT della
colonna vertebrale, da C1 fino al coccige). Il ramo spinale, prima ancora di dividersi in ant e post, si relaziona
con questa catena. Tutte le vie EFF neurovegetative non vanno direttamente al n. spinale ma passano prima
dal ganglio neurovegetativo, che gestisce queste info. Il ramo spinale arriva al ganglio attraverso la via del
ramo comunicante bianco (perché è rivestito di mielina)
5. dal ganglio (= un centro nervoso di smistamento) della catena LAT-VERTEBRALE può prendere diverse vie:
3
a. salire a un altro livello di ganglio
b. scendere
c. andare verso un plesso neurovegetativo, che si trova vicino a un viscere, e da qui, per mezzo di una sinapsi,
raggiungere il viscere stesso
6. dopo la sinapsi, con un ramo comunicante grigio (perché è senza mielina) ritorna al n. spinale
Questo significa che quando si fa un trattam strutturale su una vertebra, per es. toracica, non bisogna dimen�
ticare che davanti ad essa, avvolta da fasce, c’è la catena LAT-VERTEBRALE e che il trattam osteopatico può
avere un effetto attivante o inibente su di essa. Spesso il Pz avverte delle turbe neurovegetative perché questi
gangli sono irritati.
In presenza di un disturbo viscerale (per es. un colon irritabile), se le info che arrivano al midollo (corno POST)
sono quantitativamente troppe, esse tracimano/debordano sul corno ANT (via EFF).
Se l’info AFF che viene da un viscere è troppa, il midollo non riesce a inviarla tutta ai centri SUP e la smista sul
corno ANT, con delle conseguenze sia neurovegetative che muscolari; così si può avere una contrattura del
m. psoas causata da uno spasmo del colon, per via riflessa. E’ una via viscero-somatica, che conosce anche la
medicina tradizionale.
I tessuti connettivali presenti nel n. spinale> procediamo dal profondo alla superficie
Endonevrio. ���������������������������������������������������������������������������������������������������
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il tessuto più interno, che avvolge e collega diverse fibre nervose tra loro. ��������������������
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un tessuto connet�
tivo lasso, formato da fibre di collagene, sostanza fondamentale e fibroblasti. Il loro orientamento è longitudi�
nale e segue quello delle fibre nervose, lo protegge dagli stress di trazione. Qui trovo anche capillari arteriosi
e venosi e nervi. È una struttura estensibile, elastica con funzione di protezione e nutrizione (è una barriera di
diffusione). È molto presente nei nervi superficiali cutanei, che subiscono di solito trazioni molto importanti.
Perinevrio. Tessuto connettivo perifascicolare. Avvolge un gruppo di fibre e forma un fascio primario. Unisce
più fasci primari e forma un fascio secondario. La disposizine delle fibre è prevalentem longitudinale, ma ce
ne solo alcune anche trasverse e circolari. È l’ultimo tessuto che sperimentalm si rompe quando si sottopone
il nervo a trazione meccanica. È composto da collagene, cellule fibroelatiche ed elastina. Ha la funzione di
barriera meccanica alle forze esterne (trazione, compressione, etc...) e barriera di diffusione (impedisce che le
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macromolecole, ossia le proteine, possano arrivare fino al nervo).
Epinevrio. Uno strato ancora più esterno. Tessuto connettivo interfascicolare, che mette in relazione diversi
fasci secondari e poi riveste tutto il nervo. Neurilemma è l’epinevrio esterno. Poi avrò anche un epinevrio in-
terno. È costituito da uno strato collagenico lasso, si dice in continuità* con la dura madre (istologicamente
sono due tessuti diversi). Contiene i vasi dei nervi (vasa nervorum) e i nervi nervorum. L’ epinevrio interno
facilita lo scorrimento di un fascio secondario rispetto a un altro**. Così come il perinevrio facilita il movi�
mento tra un fascio primario e l’altro. Più c’è movimento più c’è capacità di adattamento.
*Dopo il foro di coniugazione si forma il n. spinale con le rispettive guaine connettive. La dura madre si tras�
forma, diventa epinevrio, ma la continuità resta. Quindi il t. connettivo del corpo è tutto collegato.
La continuità è un importante concetto osteopatico, che fa un tutt’uno con quello di mobilità.
** Soprattutto quando si piega ad angolo acuto passando per alcune articolazioni, come per es. nel gomito
e nel polso. Anche nel foro di coniugazione c’è tessuto cellulo-grassoso con funzione di protezione e scivola�
mento.
Mesonevrio. Ultimo strato di rivestimento. È tessuto aerolare lasso. Consente al nervo di scivolare rispetto ai
tessuti circostanti ed ha dei punti di attacco ai tessuti circostanti. Regola della prossimità: è importante, per�
ché le strutture vicine ai nervi possono dare dei problemi.
endonevrio
perinevrio
Nervi nervorum. Provengono dai nervi stessi. Sono dei rami assonali.
Il nervo si innerva, per autodifesa, con due meccanismi:
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- terminazioni nervose libere (cioè sensibilità algica intraneurale, per es. tocco il n. ulnare nella doccia ole�
cranica e sento che fa male)
- organi paciniformi, che sono recettori propriocettivi che si attivano quando si comprime o tira eccessivam
un nervo (è un sistema di feedback)
Il nervo è un tubo elastico; in presenza di una trazione eccessiva o eccessivamente prolungata nel tempo
avrò i seguenti fenomeni:
diminuzione del calibro
compressione dei vasi
meno sangue alla fibra nervosa
Ci sono delle sostanze (per es, l’alcol) che alterano il sistema recettoriale di feedback con conseguente le�
sione neurologica.
Localizzazione. Siamo a livello dei fori di coniugazione, che a livello lombare sono laterali. In questa zona
s’inserisce il m. psoas, che origina dai corpi, dal disco e dalle trasverse da T12 a L4 e s’inserisce sul piccolo
trocantere. Il plesso lombare si trova in mezzo allo posas. Spesso si trovano perturbazioni nervose causate
dal m. psoas (tossiemia, spasmo muscolare). Lo psoas è un muscolo statico.
sem 4 Pecorelli
Rami specifici del plesso lombare
I rami addomino-genitali (nervo ileo-ipogastrico e nervo ileo-inguinale)
Origine
L1 (T12)
Da L1 con una piccola partecipazione - per anastomosi - di T12 (da ricordare che il ramo ant di T12, il n. sot�
tocostale, ha un suo percorso). Si può avere un disturbo di questi nervi legato ad una disfunzione somatica
nella regione L1 -T12.
I rami addomino-genitali sono 2, il nervo ileo-ipogastrico e il n. ileo-inguinale, ma vengono considerati
come UN ramo da alcuni autori, perché hanno una distribuzione simile.
Percorso
Direzione obliqua verso l’esterno (basso-fuori). All’origine si trovano tra le fibre dello psoas, poi sul davanti
del m. quadrato dei lombi e infine perforano la fascia del m. trasverso per scendere in direzione della cresta
iliaca. Lateralmente ad essa emettono un ramo perforante laterale, che si chiama così perché perfora la
fascia muscolare, connettivale, le aponeurosi e raggiunge il livello cutaneo. Quindi il nervo da profondo
diventa superficiale, cutaneo. Qui emette una distribuzione esterocettiva o cutanea per innervare la regione
dalla cresta iliaca fino al grande trocantere.
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vena cava inf
arcata laterale
del diaframma diaframma
arcata mediale
n. sottocostale (T12) del diaframma
m. quadrato
dei lombi
catena
dell’ortosimpatico
m. trasverso
dell’addome
aorta addom
n. ileoipogastrico
vena cava inf
n. ileoinguinale mm. grande e
piccolo psoas
vasi ileolombari
ramo genitale
m. iliaco n. genito-
femorale
n. ileoipogastrico, ramo femorale
ramo cutaneo lat
n. femorale
n. cutaneo lat
del femore
n. ileoipogastrico,
ramo cutaneo ant
n. ileoinguinale
n. genitofemorale,
ramo femorale n. genitofemorale,
ramo genitale
n.femorale,
rami cutanei ant
Vedremo che questo stesso territorio è innervato anche dal ramo perforante laterale del n. sottocostale (ramo
ant di T12). È interessante soffermarci su questo punto perché capitano sovente Pz che lamentano algìe in
questa regione, sulla cresta iliaca, nell’area trocanterica o sopratrocanterica. In questi casi bisogna riflettere
sia sui fattori locali, quindi i mm. pelvi-trocanterici, l’iliaco, i mm. che mettono in relazione il grande trocantere
con la cresta iliaca, che sul fatto che questa zona è innervata esterocettivamente dai rami addomino-genitali.
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Quindi si possono ottenere dei risultati lavorando la cerniera dorso-lombare.
Gli addomino-genitali proseguono verso il pube.
aorta addom
n. sottocostale (T12)
n. genitofemorale catena
dell’ortosimpatico
n. ileoipogastrico
plesso vena cava inf
lombare
n. ileoinguinale
vasi ileolombari
n. cutaneo lat
del femore
a. iliaca comune
n. otturatorio
n. femorale a. iliaca interna
a. iliaca esterna
a. sacrale laterale
ramo femorale
n. genito-
femorale ramo genitale
Rami terminali
1. terminale Addominale, che decorre lungo il legamento inguinale (è il leg che collega SIAS con il tubercolo
pubico) fino al pube e innerva
esterocettivam la reg pubica
motoriamente il m. piramidale (il triangolo muscolare presente sopra il pube, che fa parte della costruzione dei
mm. retti), da non confondere con il piriforme (origine: grande trocantere, inserzione: faccia ant del sacro).
2. terminale Genitale decorre sopra il leg inguinale, poi attraversa il canale inguinale(1) e innerva
esterocettivam una parte degli organi genitali esterni, vale a dire scroto e grandi labbra.
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m. obliquo est
dell’addome linea alba
m. obliquo int m. retto
dell’addome dell’addome
m. trasverso
dell’addome linea
arcuata
n. femorale
benderella ileopettinea fascia addom.
leg inguinale superfic
m. ileopsoas aponeurosi del
m. obliquo est
anello pilastro mediale dell’addome
inguinale pilastro laterale n. ileoinguinale
superf fibre intercrurali
n. genitofemorale,
ramo genitale
a. e v. femorali legam riflesso
cordone
spermatico
legam lacunare
tubercolo
pubico
m. cremastere
m. pettineo fascia
cremasterica
(1)
Il canale inguinale �������������������������
è �����������������������
un orifizio aponeuroti�
co, presente sia nell’uomo che nella donna, fa�
moso per l’ernia inguinale, perché �������������
c’è la possi�
bilità che una parte di intestino possa erniare Il canale inguinale è così formato:
attraverso di esso. in alto ho il bordo inf del m. trasverso
Allo sbocco del canale sono presenti due anel-
dietro ho la fascia trasversalis
li fibrosi, uno superficiale e uno profondo.
Cosa ci passa nel canale inguinale? davanti ho le apon dei mm. grande e piccolo obliquo
Nella donna il leg rotondo (che va dagli or� il pavimento è dato dal leg inguinale
gani genitali esterni all�������������������������
’������������������������
utero). Si mette in ten�
sione quando la donna è in gravidanza e crea
dei dolori a volte significativi, perch����������
��������
si modi�
fica il volume e la posizione dell’utero. Da qui
passano anche i vasi linfatici.
9
Nell’uomo l’arteria spermatica, il m. obliquo int
cordone spermatico, che collega dell’addome
m. trasverso
testicolo e uretra (consentendo il dell’addome
percorso degli spermatozoi dal tes� fascia addom.
ticolo fino al pene). superficiale peritoneo
Sia nell����������������
’���������������
uomo che nella donna
����������
pas� parietale
sano inoltre i rr. genitali dei
nn. Addomino-Genitali e del aponeurosi del fascia
m. obliquo est trasversalis
n. Genito-Crurale (che è un altro
dell’addome
ramo terminale del plesso lombare). tela
sottosierosa
In questa zona ci sono numerosi in� n. ileoinguinale
leg. pettineo
teressi osteopatici: il leg inguinale, le
condotto leg. lacunare
inserzioni dei mm. obliqui, la fascia spermatico
trasversale, il m. trasverso, l’intestino
che può spingere sul canale e erniar� leg. inguinale r. sup. del pube
si, una disfunzione iliaca, pubica o
sacrale, una disfunzione viscerale
addominale o fasciale addominale,
una lesione dell’aponeurosi addo� m. pettineo
fascia lata
minale (per es. una cicatrice).
a. e v. comuni
leg. sospensore iliache di sin
dell’ovaio
tuba uterina dx L5
a. e v. iliache uretere dx
esterne di dx
ovaio dx
m. retto
dell’addome leg. uteroovarico
fondo
dell’utero corpo
leg. rotondo dell’utero
dell’utero cavo
peritoneo rettouterino
parietale o di Douglas
cavo retto
vescicouterino cervice
vescica urinaria uterina
fornice
sinfisi pubica vaginale post
fornice
vagina vaginale ant
radice del m. elevatore
clitoride dell’ano
m. trasverso m.sfintere
profondo del esterno
perineo dell’ano
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Se il canale subisce
un’alterazione aponeurotica, si
può avere una perturbazione
del canale (ved. sopra gli inte�
ressi osteopatici), che va a irrita�
re questi ramuscoli nervosi.
I sintomi sono:
dolori sui genitali esterni
algìa nella regione pubica
dolore testicolare
bruciori esasperanti
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uretere Poi si divide nei 2 rami terminali:
n. genitofemorale a) r. terminale Genitale, che attraversa
il canale inguinale, innerva il m. cremas�
tere e, come sensibilità, il leg. rotondo
(che passa nel canale inguinale) e una
parte degli organi genitali esterni
Il leg inguinale crea uno spazio dietro di sé, delimitato dall’osso iliaco, che si chiama canale crurale, dove
passano i vasi iliaci, il n. femorale (ramo principale del plesso lombare), il ramo crurale del n. genito-crurale, il
m. ileo-psoas (l’iliaco origina dalla faccia ant della fossa iliaca, lo psoas origina dalle vertebre lombari, conver�
gono e devono passare nel canale crurale per raggiungere il grande trocantere).
SIAS
12
Nervo femorale
Origine
L2 L3 L4
Dai rami ant di L4 L3 L2.
Percorso
Scende tra lo psoas, vale a dire alla sua origine si
trova tra lo psoas. Nella fossa iliaca si mette tra il m.
psoas (dentro) e m. iliaco (fuori). Nella fossa iliaca ha
rapporti a dx con l’intestino cieco (1) e a sin con il co�
lon sigmoideo. Non si tratta di un rapporto diretto,
perché il viscere è ricoperto
Che cosa può irritare il nervo a questo livello? 1) una neurotensione anomala dello psoas, 2) una disfunzione
(2)
somatica iliaca, pubica 3) una perturbazione viscerale unita a u quadro disfunzonale somatico. Spesso non c’è
una causa unica ma un quadro disfunzionale che giustifica certi sintomi.
Superato il canale inguinale il n. femorale emette i suoi rami terminali, che sono 4: due superficiali e due
profondi.
Terminali superficiali
a) muscolo-cutaneo esterno. Innerva il m. sartorio, l’arteria femorale e un’innervazione sensitiva-trofica per
la vena safena interna (3). Poi innerva esterocettivamente la parte mediale della faccia ant della coscia.
Sapete che le arterie hanno un’innervazione neurovegetativa sulla parete muscolare mentre le vene hanno
(3)
14
battito
tubercolo a. femorale
pubico
SIAS
battito
a. femorale (laterale all’a. femorale)
n. femorale
(4)
A questo livello esistono diverse cause
possibili di perturbazione del nervo: 1)
traumatologia distorsiva 2) esiti ten�
sionali alterati del sartorio 3) tendinite
inserzionale del sartorio 4) disfunzioni
somatiche del ginocchio (per es. una
disfunzione di RE della tibia oppure
una disfunzione di Abd della tibia, che
riporta ad una forma di valgismo, an�
che se morfologia e disfunzione sono
due cose diverse, oppure una disfunzi�
one associata di RE + Abd di tibia, vale
a dire un trauma, oppure una disfunzi�
one di scivolamento esterno di tibia.
(5)
Che cosa prende in considerazione
l’osteopatia per un problema venoso?
1) il diaframma, ossia la pompa vasco�
lare principale a monte, 2) viscerale
in genere, 3) la meccanica del cingolo
pelvico, perché le disfunzioni somat�
iche possono ostruire, 4) le aponeurosi
degli arti inf, 5) l’innervazione del gi�
nocchio (femorale, safeno), 6) i consigli
sullo stile di vita, 7) tecniche craniali
per facilitare il riassorbimento dei liq�
uidi periferici.
15
In una forma più sfumata di cruralgia la palpazione del nervo in questa regione causerà un’irritazione algica,
che al Pz ricorda il suo dolore solito. Anche sul femorale si può fare un test di neurotensione (paragonabile al
test di Lasegue per il n. sciatico), che si chiama Test di Wassermann. Il Paz è prono, l’Osteopata flette il ginoc�
chio e passivamente estende l’anca. L’Osteopata deve distinguere con delle domande al Pz, se il dolore che il
Pz sente è dovuto alla tensione muscolare del quadricipite oppure alla neurotensione del n. femorale.
Quali sono le aree anatomiche o le disfunzioni che potrebbero perturbare il n. femorale?
L2 L3 L4, il m. psoas, il cieco a dx, il colon sigmoideo a sin, una disfunzione iliaca, il canale adduttorio (? forse),
il ginocchio (? per il n. safeno).
Nervo otturatore
Origine
L2 L3 L4 (= n. femorale)
Percorso
Scende tra lo psoas, si pone medialmente
quindi internam allo psoas-iliaco, passa
davanti all’osso sacro nella fossetta ileo
lombare (delimitata dietro dal prom�
ontorio sacrale, in fuori dallo psoas, in
dentro dal tronco lombo-sacrale - vale a
dire la componente L4 L5 del plesso lom�
bosacrale -, in basso dal piccolo bacino e n. otturatorio
davanti dal peritoneo parietale post).
A questo livello una dis�
funzione somatica (L2 L3
L4) o sacrale o sacro-iliaca
può perturbare la fisiolo�
gia dell’otturatore.
Globalmente il n. ottura�
tore innerva i mm. addut� n. otturatorio
tori e sensitivamente (es�
terocettivamente) la faccia
int-sup sopra il ginocchio,
di forma ovalare. n. otturatorio,
L’otturatore nella cavità r. posteriore
pelvica sin ha rapporto n. otturatorio,
con il leg mesosigmoideo r. anteriore
(che collega la parete peri�
toneale con il sigma), varca
lo stretto sup e si mette
sotto la linea pettinea e
va verso il foro otturatorio,
dove esce dal bacino. Sotto la linea pettinea è a contatto con l’inserzione sull’iliaco di un eg presente nella
piccola pelvi, che si chiama leg largo.
Il leg largo ricopre utero e annessi e si attacca a livello laterale sull’iliaco sotto la linea pettinea. In più l’otturatore
ha dei rapporti di prossimità con l’ovaio dx e sin.
16
Che cosa significa questo? Quan�
do una Pz lamenta un dolore sulla
faccia int del ginocchio, presenta
un terreno cellulo-grassoso ( = di�
sturbo di innervazione neurotrofi�
ca, del trofismo) sulla faccia int del
ginocchio (che non dipende da una
linea pettinea
condizione di sovrappeso), si può
pensare ad una perturbazione pel�
vica dell’otturatore e quindi si chie�
de alla Pz se ha o ha avuto problemi
ginecologici (livello anamnestico) e
poi si controlla nella pratica (livello
palpatorio).
sem 5 Pecorelli
17
nn. otturatori
n. otturatore
Rami Terminali
Ramo superficiale
Innerva motoriamente il m. gracile, il piccolo e medio add.
Innerva esterocettivamente il III inf-mediale della coscia
Ricordate che si tratta di una descrizione di massima e quindi ci possono essere delle differenze individuali.
Ramo profondo
Innerva il m. pettineo e i mm. piccolo e grande add.
NB Il fascio lungo del grande add (che va dalla tuberosità ischiatica al condilo int del gin), non è inner�
vato dall’otturatore ma da una distribuzione collaterale del n. ischiatico, quindi dello sciatico.
Funzioni del fascio lungo del grande add:
1) è un estensore dell’anca, come gli ischio-crurali (con i quali condivide l’innervazione).
2) ha una funzione biomeccanica posturale nella statica, stabilizza posteriormente il bacino nella statica er�
etta (insieme agli ischio-crurali)
3) coadiuva la retroversione del bacino (come gli ischio-crurali)
Innerva propriocettivamente l’anca.
Innerva vasomotoriamente l’arteria poplitea, che irrora la gran parte del gin, la cartilag. del gin tramite l’osso
subcondrale. Pertanto è importante sapere che, in presenza di una perturbazione del n. otturatore, ci può es�
sere un disturbo del controllo vaso-motorio nei confronti dell’arteria poplitea, con possibilità che l’irrorazione
sanguigna del ginocchio sia scorretta. Quindi il trofismo dei tessuti molli del gin può essere deficitario. In
presenza di un quadro clinico di questo tipo: tessuti molli irrorati male + disturbo di carico + trauma pre�
gresso + predisposizione genetica, ci possono essere le condizioni affinché nel tempo si sviluppino fenomeni
degenerativo-artrosici. Con questo concetto siamo alle radici dell’osteopatia, vale a dire la regola dell’arteria.
In agopuntura si parla di buona circolazione dell’energia, dei flussi vitali. Se si riesce a fare questo è già tanto.
Clinica
1) Perturbaz esterocettiva della zona innervata dall’otturatore:
- iperestesia (ipersensibilità tattile)
- disestesia (il Pz dice che sente la zona strana, non sa precisare)
18
- ipoestesia
- anestesia (difficilmente, sarebbe un quadro molto complicato);
2) mm. addutt tesi e dolenti alla palpazione (attenzione perché i mm. addutt sono spesso tesi e dolenti alla
palpazione. Infatti sono mm. della statica, sono mm. filiformi, che - in considerazione della forma e della funzi�
one - sono portati e retrarsi e poi sono meno soggetti ad allungamento, non si fa quasi mai un’abd importante
d’anca e quindi gli add non si allungano quasi mai)
19
n. ileoinguinale n. genito-
femorale
n. cutaneo
n. ileo- laterale
ipogastrico
n. cutaneo
anteriore
anello inguinale esterno
n. ileoinguinale
rr. scrotali
Si dice che sia un nervo solo sensitivo perché è esterocettivo. Infatti non ha compiti propriocettivi, perché
non innerva muscoli da un punto di vista efferente e non riceve da essi afferenze, e non ha una distribuz
sensitiva a livello articolare. Tuttavia ha il controllo del trofismo tissutale di questa zona, vale a dire innerva le
arteriole che arrivano su questa zona, i mm. erettori dei peli, le ghiandole sudoripare. Quindi non si può dire
che è un nervo solo sensitivo, perché i nervi spinali sono tutti misti. Solo le radici sono afferenti o efferenti.
Clinica
Sedi di irritazione sono: una disfunzione di L2 L3, lo psoas, il cieco a dx e il colon sigmoideo a sin, il passaggio
dietro il leg inguinale, che può dare origine a una sindrome da intrappolamento nota come meralgia pares-
tesica di Roth (1). Da ricordare che il n. femoro cutaneo non passa nel canale inguinale dove invece passano:
l’arteria spermatica, il leg rotondo (nella donna), i rami genitali del n. genito-femorale.
(1)
La meralgia parestesica di Roth genera dolore sulla faccia esterna della coscia, possibili parestesie (quindi
formicolii), iperstesie, bruciore intenso, può essere più o meno invalidante. Nei casi acuti il Pz si presenta
piegato, perché con l’anca flessa detende il leg inguinale e quindi diminuisce la pressione sul nervo. In esten�
sione d’anca invece tira il leg, comprime il nervo e quindi scatena il dolore.
Da un punto di vista osteopatico la postura in cui si presenta il Pz (= flessione d’anca) mi può far pensare ad
una conversione post dell’iliaco. Se arriva a studio un Pz in queste condizioni che cosa gli faccio?
1) Lo metto seduto.
2) Controllo il cingolo pelvico con il TFS (Test di Flessione da Seduto) sul sacro
3) Testo l’iliaco. Faccio un test per sentire se va in conversione ant. So che in conversione ant le SIPS vanno in
alto-avanti-fuori e così con i pollici su di esse spingo e sento se vanno in questa direzione.
Poi aggancio le SIAS e sento se vanno dietro-alto-dentro (per la conversione post).
I test mi dicono se c’è una disfunzione iliaca, unilaterale o bilaterale, bilaterale avanti o bilaterale indietro, o
una torsione. A quel punto faccio la correzione, per es. con una tecnica muscolare ad anca flessa.
20
convers ant
alto
avanti
fuori
SIAS
alto
avanti
fuori
SIPS
4) Dopo aver fatto la correzione metto il Pz supino con dei cuscini sotto la coscia (perché magari non riesce
ancora a distendere l’anca) e tratto il leg inguinale, per cercare di detenderlo. Con i pollici sul tubercolo pubico
e sulla SIAS cerco di avvicinare le due inserzioni e quindi di detenderlo.
5) Posso palpare la tensione del m. iliaco in fossa iliaca e trattarlo con la TEM (tecnica a energia muscolare;
l’abbiamo vista per lo psoas-iliaco, il tipo contract-relax). Ricordate che spesso il m. iliaco fissa in disfunzione
l’iliaco e quindi se lo rilassate ottenete degli ottimi risultati.
6) Controllo della parte viscerale: se ci sono disfunzioni del colon, cieco, colon ascendente, angoli colici, il
discendente ed il sigma
7) Controllo se ci sono cicatrici
21
1 2 3
Trattamento con tecnica TEM
Se si vuole trattare il m. psoas-iliaco con una tecnica TEM del tipo contract-relax, si procede in questo modo:
1. se si è interessati più allo psoas si mette la mano craniale sulle vertebre lombari (Fig. 4). Quando, esten�
dendo l’anca si sente che le vertebre lombari partono, ci si ferma perché si è trovata la prima barriera motrice
dello psoas. Se invece si è interessati all’iliaco si mette la mano sulla SIAS (Fig. 5) e quando, estendendo l’anca
la SIAS parte, ci si ferma perché si è trovata la prima barriera motrice dell’iliaco.
2. siccome il m. psoas-
iliaco è un rotatore
est dell’anca, con una
mano sulla caviglia si
chiede la contrazione
in RE per 3’’, pausa di
2’’e guadagno in RI
(Fig. 6). Per 3-4 volte.
4 5 6
Pecorelli dice di preferire le tecniche di inibizione progressiva alle TEM perché sono quelle che contat�
tano direttamente il muscolo.
7 8 9
Plesso lombo-sacrale
Origina da L5 S1 S2 S3. Essi formano il ramo terminale del plesso lombo-sacrale, ossia il n. sciatico
Però c’è una piccola partecipazione da L4, anche se L4 entra principalmente nella costituzione del plesso
lombare e quindi forma il n. otturatore, il n. femorale, etc... La componente L4 L5 che va al plesso lombo-
sacrale si chiama tronco lombo-sacrale.
22
Arto inferiore. Plessi lombare, sacrale, coccigeo
Divisione anteriore
(preassiale)
Divisione posteriore
(postassiale)
n. gluteo sup
n. gluteo inf
nervo per il
m. piriforme 1 tronco lombo-sacrale
2 rami comunicanti
3 nervi splacnici pelvici
(parasimpatici)
n. ischatico n. coccigeo
segmento tibiale
n. ano-coccigeo
segmento
peroneo comune ramo perineale di S4
nervo per il
m. elevatore
dell’ano
n. pudendo
nervo per i muscoli nervo per i muscoli n. cutaneo
quadrato del femore otturatore int perforante
e gemello inf e gemello sup n. cutaneo post
della coscia
Il plesso lombo-sacrale è costitu�
ito da due piani di fibre, uno più
anteriore (verde nell’immagine),
che formerà la componente dello
sciatico che si chiama n. tibiale o
n. sciatico popliteo interno (SPI)
e uno posteriore (giallo nell’im�
magine), che è il n. peroneo
comune o n. sciatico popliteo
esterno (SPE). Presenta una forma
grosso modo triangolare con base
a livello dei fori sacrali e apice a
livello dell’uscita del n. sciatico dal
piccolo bacino, ossia grande inci-
sura ischiatica. Quindi il n. sciati�
co (nervo tibiale e nervo peroneo
comune) esce già come tale dalla
grande incisura ischiatica. Davanti
è in relazione con il retto, a sin con
il mesosigmoideo o sigma, later c’è il m. otturatore int e la grande incisura ischiatica, medialm la catena orto-
simpatica sacrale, vale a dire la catena latero-vertebrale nella sua componente sacrale. Abbiamo già detto
che la catena latero-vertebrale è in relazione con i rami ant del livello corrispondente. Quindi anche a livello
sacrale c’è una componente neurovegetativa orto-simpatica che si trova sulla faccia ant del sacro, in relazione
con i rami ant.
Nella piccola pelvi il plesso lombo-sacrale ha una distribuzione collaterale la cui sintesi sarà:
- innervaz muscolare per i mm. pelvi trocanterici tranne l’otturat esterno (innervato dal n. otturatore),
23
- artic coxo-femorale
- esterocett la regione post-inf del gluteo e faccia post della coscia, pavimento pelvico, organi genitali es�
terni.
Interesse osteopatico
Il rapporto anatomico del plesso con la piccola pelvi. Dai fori sacrali ant a dx e sin escono i nn. sacrali. Sulla
faccia ant dell’osso sacro s’inserisce il m. piriforme e a ricoprirlo c’è l’aponeurosi del m. piriforme. Il plesso
sta davanti al m. piriforme e l’aponeurosi chiude tutto. Inoltre il n. sciatico nella regione glutea passa tra il
m. piriforme e il m. gemello sup (nei casi classici, perché in presenza di anomalie - il 5-7% - può anche pas�
sare in mezzo al m. piriforme, in quella che si chiama asola muscolare, come fa il n. mediano rispetto al m.
pronatore rotondo a livello del braccio). Il nervo rischia facilmente di essere intrappolato generando quella
che si chiamam falsa sciatica (o sindrome del piriforme), ossia una sciatica che non ha un’origine canalare,
ma tronculare. Terminologicamente il n. sciatico è un tronco periferico, quindi una sciatica vera dovrebbe
riguardare questa porzione del nervo e non quando c’è l’ernia. In caso di ernia si dovrebbe chiamare radico�
lalgia (S1 o L5). Tuttavia la terminolgia medica non è così precisa.
Domanda: come si fa a capire se una sciatalgia è canalare o extracanalare? Si può utilizzare il segno di
Lasègue.
PRATICA: segno di Làsegue
Il Pz è supino. L’Osteopata solleva l’arto inf esteso. Se a un certo grado di
flessione il Pz sente male, bisogna indagare che tipo di dolore è.
Si chiede per es. al Pz se quello che sente è il dolore solito della sua sciatica
(e non per es. un dolore da stretching dei mm. ischio-crurali).
24
Se invece anche questo è negativo?
Posso pensare che non è a livello del piriforme e quindi si può ipotizzare una causa viscerale, oppure una disfun�
zione sacro-iliaca o una disfunzione di L5 su S1 o ancora a più cause insieme (per es. ernia discale+disfunzione
sacro-iliaca), quindi una sintomatologia multifattoriale.
Se è una causa radicolare-canalare vedremo alla fine del II anno come fare lo studio delle radici nervose, vale
a dire lo studio della sensibilità sui territori periferici, riflessi osteo-tendinei e lo studio della forza muscolare
di determinate radici nervose.
Domanda: perché la regione lombo-sacrale è così esposta a tutti questi fenomeni algici?
Gli adattamenti richiesti dalla postura in piedi sono recenti per la nostra specie. Le radiografie di questa re�
gione evidenziano: sacralizzazioni, emisacralizzazioni, coste sovranumerarie, schisi vertebrali....è la specie che
cerca. Anche la cerniera cervico-dorsale e l’orifizio toracico sono sotto stress nella statica eretta.
Dai fori sacrali posteriori escono i rami sacrali post, che portano un po’ d’innervazione muscolare sulla massa
comune e danno dei ramuscoli per l’articol sacro-iliaca.
Il n. sciatico, dopo aver superato la doccia ischio-trocanterica, scende nella loggia post della coscia dove trova
dav la linea aspra del femore, nella diafisi femorale, e digitazioni del m. grande add, lateral il m. bicipite
femorale, medialm i mm. semitendinoso e semimembranoso e post i mm. ischio-crurali, semitendinoso e
semimembranoso, perché il n. sciatico è più profondo del piano dei muscoli post della coscia.
Il n. sciatico o ischiatico termina, con questo nome, a livello dell’angolo sup della losanga poplitea (= cavo
popliteo). La losanga poplitea è formata in alto medialm dai mm. semitendinoso e semimembranoso, later
dal m. bicipite femorale, in basso è formata dal m. gastrocnemio o gemelli. In questo punto il n. sciatico si
25
divide in sciatico popliteo int e sciatico popliteo est.
Nella faccia post della coscia il n. sciatico emette una distribuzione collaterale che prevede:
- fibre propriocettive per l’articol coxo-femorale e l’articol femoro-tibiale
- fibre muscolari per i mm. ischio-crurali e per il fascio verticale del grande add
n. peroneo
comune
testa del perone
traumatici del ginocchio o della caviglia. La membrana interossea è chiaramente un asse di distribuzione della
tensione. Lo SPE �������������������������������������������������������������������������������������������
è molto esposto a traumatologia. Una lesione dello SPE si presenta con piede cadente, step�
26
page alla deambulazione, deficit della flessione dorsale del piede. Una lesione dello SPE si può avere anche a
causa di un chiodo messo per le trazioni o per i fissatori esterni o per decubito.
Per cruralgia s’intende un dolore sulla faccia ant della coscia, quindi un interessamento del n. crurale detto
anche n.femorale (origine L2 L3 L4).
Lo SPE gira dietro la testa del perone e sul davanti si divide nei suoi rami terminali: peroniero profondo (più
mediale) e peroniero superficiale (più esterno), che tuttavia non passa dentro il foro sup della membrana in�
terossea. Sicuramente ci sono dei passaggi nervosi dentro il foro, ma sono passaggi secondari, non primari.
27
n. cutaneo
laterale
del polpaccio
n. peroniero
superficiale
n. peroniero
profondo
28
losanga poplitea SPE SPI palpazione SPI
PRATICA
Palpazione
arteria poplitea
Si parte a gin esteso per
trovare il polso e poi si
flette per detendere il
cavo popliteo
29
Palpazione e mobilizzazione SPE con un pollice
all’apice della losanga poplitea e l’altro post alla
testa del perone
30
Palpazione e mobilizzazione del
n. tibiale post
si comprimono i tessuti e si mobilizza
il nervo
È un lavoro da fare alla fine del
trattamento dopo aver corretto le
disfunzioni
Quindi le fibre parasimpatiche del n. pudendo svolgono una funzione viscerale neurovegetativa per le fun�
zioni di minzione, defecazione, erezione.
Una disfunzione sacro-iliaca o del m. piriforme può dare origine a disturbi neurovegetativi in quanto la relazio-
ne aponevrotica al plesso lombo-sacrale e al plesso pudendo può trasmettere il disturbo al plesso ipogastrico
ed infine ai visceri. Inoltre sulla faccia ant del sacro c’è anche la catena laterale del s. ortosimpatico
Glp
m. otturatore
spina ischiatica interno
P nervo per i
mm. gemello
inf e quadrato
Glm
del femore
Gs (e ramo per
l’articolaz
dell’anca)
leg. sacro-
tuberoso
Oi Gi
Qf m. gemello inf
m. quadrato
del femore
Il n. pudendo esce dalla cavità pelvica grazie alla grande incisura ischiatica, qui si trova accanto al n. sciatico
e a un suo ramo collaterale, ossia il n. cutaneo posteriore della coscia (nervi che passano tra il m. piriforme
sopra e il m. gemello sup sotto). Il n. pudendo, che è più mediale rispetto ai nervi citati sopra, è in relazione
con la spina ischiatica, dove s’inserisce il piccolo leg sacro-ischiatico (o leg sacro-spinoso). Rientra poi nel ba�
cino, tuttavia su un piano più superficiale, attraverso la piccola incisura ischiatica. A livello della fossa ischio
rettale si divide in 4 rami finali:
- r. perineale
- r. dorsale del pene o del clitoride
- r. rettale inf
- rr. scrotali post
32
Questi rami innervano:
muscolarmente i mm. erettili (bulbo cavernoso ed ischio cavernoso), sfintere anale e costrittore della vulva
esterocettivamente (funzione sensitivo trofica) il perineo, organi genitali esterni, uretra, pene o vagina, corpi
cavernosi del pene, glande, dorso del clitoride.
Un evento traumatico (disfunzioni del sacro in torsione o un depressed sacrum) può portare alla nevralgia
del pudendo, in questo caso è importante il lavoro sacro iliaco muscolare e legamentoso, soprattutto sul leg
sacro tuberoso (lavorando in accorciamento per allentare la tensione sul passaggio del nervo).
Che fare?
Come in tutti i casi di irritazione nervosa è sconsigliato l’allungamento. Meglio un lavoro in accorciamento.
Un lavoro sulle aponeurosi può dare un ritorno sulla funzione sessuale.
Plesso sacro-coccigeo
Origine
S4 S5 e ramo coccigeo
Innervazione
muscolare per il m. ischio-coccigeo
esterocettiva per la regione coccigea
viscerale per il retto e l’ano (parasimpatica)
Rami toracici
Le dodici paia di nervi toracici derivano dalle radici dorsali e ventrali dei corrispondenti neuromeri. Non for�
mano anastomosi eccetto T1 con contributo incostante da T2 (plesso brachiale) e T12 (plesso lombare).
33
All’inizio del suo tragit�
sterno
to il nervo non è rico�
perto dal muscolo in�
tercostale profondo,
ma dalla fascia endo�
leg intercostale est m. trasverso m. intercostale est toracica, la quale rico�
del torace
pre il nervo, la pleura
m. intercostale int parietale e la pleura
m. intercostale profondo viscerale. Questa fascia
radice ant prende in basso relazi�
radice post one con il diaframma,
ramo ant in alto con l’orifizio to�
foro ganglio spinale ramo cutaneo lat
intervertebrale racico superiore.
n. spinale ramo post
ganglio del tronco del Innervazione motoria
simpatico
rami comunicanti - mm. intercostali
grigio e bianco - mm. addominali (T7-
ramo ant m. dentato ant T11) e fibre per m. obli�
(o n. intercostale) quo e m. trasverso
m. gran dorsale - parte laterale del
diaframma
m. sottoscapolare
Innervazione esterocettiva
- tessuti cutanei antero-laterali del tronco (T1-T6)
- regione antero-laterale dell’addome (T7-T12)
Innervazione sensitiva
- fascia endotoracica,
- pleura parietale,
- parte laterale della pleura diaframmatica (gli ultimi ram toracici)
Innervazione propriocettiva
- articolazione costo-vertebrale sovrastante
34
ganglio del tronco del simpatico dura madre
radice ant aracnoide
spazio subaracnoideo
rami comunicanti
radice post pia madre (aderente
ganglio spinale al midollo spinale)
la radice post
n. spinale
midriasi (= dilatazione pupillare - in presenza di poca luce -, riflesso ortosimpatico, i centri si trovano nella
regione laterale della sostanza grigia da C1 a C8)
miosi (= restringimento pupillare, un riflesso parasimpatico i cui centri sono a livello encefalico)
T12 origina dietro il diaframma e davanti al quadrato dei lombi, va lateralmente e perfora il m. trasverso. Qui,
tra T12 e la cresta iliaca, emette il ramo cutaneo laterale che scende fino al grande trocantere. Il ramo di T12
passa internamente alla SIAS, al terzo esterno della linea ombelico-SIAS, ed ha funzione esterocettiva. Il punto
di incrocio tra nervo e linea ombelico-SIAS si chiama punto di Mc Barney ed è importante per il test di sen�
sibilità dell’appendice.
Rami cervicali
2 sezioni
1) da C1 a C4 plesso cervicale anteriore o semplicemente plesso cervicale
2) da C5 a T1 forma il plesso brachiale
Il ramo cervicale decorre in una doccia trasversale della vertebra cervicale. C1 fa anastomosi con C2, C2 con
C3 e C3 con C4. Queste anastomosi tra un ramo e l’altro hanno forma ad archetto e sono poste davanti alle
trasverse e lateralmente al corpo vertebrale e sono placcate a queste strutture dall’aponeurosi profonda e dai
muscoli.
35
Il plesso cervicale si divide in superficiale e profondo
m. stilo-glosso ramo
meningeo nucleo del
n. ipoglosso
mm. intrinseci della lingua
n. ipoglosso (XII)
longitudi- trasverso e longitudi- dall’int del canale
nale INF verticale nale SUP dell’ ipoglosso
36
m. stilo-glosso
condilo dell’osso
occipitale
ganglio INF del
n. vago
rami ANT di C1 C2
C3 che costituiscono
il plesso cervicale
radice SUP
dell’ipoglosso
arteria carotide
m. io-glosso INT
m. tiro-ioideo
n. accessorio (XI)
n. grande auricolare
n. ipoglosso (XII)
m. SCOM sezionato
m. genio-ioideo n. piccolo occipitale
m. tiro-ioideo nn. per i mm. retti ant e
lat della testa, lungo della
radice SUP dell’ansa testa e lungo del collo
dell’ ipoglosso (o cervicale) nn. per i mm. lungo della
testa,lungo del collo ed
radice INF dell’ansa elevatore della scapola
dell’ ipoglosso (o cervicale) m. trapezio
nn. per i mm. lungo del
n. cervicale trasverso collo e scaleno medio
m. omo-ioideo ramo anstomotico
del pl. brachiale
m. sterno-tiroideo
m. sterno-ioideo
ansa dell’ ipoglosso
(o cervicale)
n. frenico
m. SCOM
Sem 2
N. frenico
Origine
C3 C4 C5. La componente C4 è la maggiore. Da alcuni autori è considerato un ramo terminale del Plesso cer�
vicale (o plesso cervicale ANT> da C1 a C4), da altri un ramo a sé stante.
Percorso
Scende nella regione lat del collo dietro allo scaleno ANT e davanti allo scaleno MED, gira attorno allo scaleno
ant e si pone tra esso e l’aponeurosi profonda (quindi l’aponeurosi profonda placca il n. frenico sul m. scaleno
ant) poi passa nell’Orifizio toracico sup (OTS) e si mette in anastomosi con il Ganglio stellato, il n. vago e il n.
succlavio (quest’ultimo innerva il m. succlavio).
Ricorda che il n. frenico e il n. vago danno anastomosi al tronco del simpatico (Ganglio stellato).
rami C3 Il n. frenico di dx ha
ventrali C4 un percorso più ver�
C5 ticale di quello di sin,
che segue la curva
m. scaleno ANT cardiaca.
arteria carotide
comune dx
plesso brachiale
n. frenico dx
arteria succlavia dx
n. frenico dx n. frenico sin
Mediastino
Attraversato l’OTS continua a scendere e si trova a livello mediastinico tra la pleura polmonare mediastinica
e il pericardio (ci possono essere delle costrizioni di natura aponeurotica o da infiammaz polmonari, peri�
carditi, etc). In questo distretto, prima di attraversare il diaframma, emette una distribuzione collaterale
38
sensitiva per:
- pleura mediastinica, che avvolge i polmoni
- pericardio
- porzione centrale della pleura diaframmatica, che innerva i visceri (la porzione laterale è innervata dagli
ultimi rami intercostali)
Livello sottodiaframmatico
Continuando a scendere perfora il diaframma in questo modo:
- il frenico dx passa nell’Orifizio della vena cava inferiore. Esso presenta un Ramo ricorrente, che gira, risale
e riperfora l’orifizio della cava inf per andare verso l’atrio dx, dove termina innervando il plesso cardiaco, un
plesso previscerale, che è neurovegetativo (il n. frenico veicola in questo caso informazioni cardiache neu�
rovegetative)
- il frenico sin passa per un orifizio proprio, l’Orifizio frenico sin, posto appena a sin dell’apice del cuore.
Appena arrivati a livello sottodiaframmatico i due frenici emettono la distribuzione motoria per il diaframma
stesso (il frenico passa attraverso il muscolo che innerva, quindi è possibile che una disfunzione diaframmat�
ica possa portare alla costituzione di un circolo vizioso). Inoltre emette un contingente sensitivo che innerva
il Peritoneo sottodiaframmatico che ha relazioni con i seguenti visceri:
- fegato (in particolar modo: il legamento triangolare dx, il legamento falciforme, il legamento coronario, cap�
sula di Glisson
- stomaco> legamento gastro-frenico
- milza
- relativamente reni
L’importanza della relazione tra frenico e ganglio stellato è data dal fatto che, se le informazioni in risalita dal
frenico sono in eccesso, possono debordare e prendere altre vie vicarianti di fuga nervose dando problem�
atiche come cefalee e alterazioni cardiache (ganglio stellato) o dolori proiettati sul cingolo scapolare (plesso
brachiale). La medicina tradizionale già contempla questo: per es. un dolore cardiaco che irradia al braccio
(ved. mappe di Head: mappe di zone algiche dove ad ogni viscere algico è correlato un distretto corporeo).
Clinica
tendenza all’alterazione del ritmo respiratorio
tensione diffusa alla fascia diaframmatica
ripercussioni (mappe di Head) sul cingolo scapolare
Plesso brachiale
Origine
da C5 a T1 con contributi incostanti di C4 e T2.
È il plesso più grande del corpo (quantomeno come anastomosi). È in relazione con il Ganglio cervicale me-
dio della catena lat-vertebrale (livello C5 C6) e il Ganglio cervicale inf o Stellato (a livello di C8 T1).
39
Funzione
Innervazione motoria, sensitiva e neurovegetativa di AASS e cingolo scapolare
C1
C2
C3
C4
C5
D C6
S C7
SO scaleno T1
ant
T2 C3 C4 C5 C6 C7 C8 T1
F Frenico 3 4 5
D Dorsale della scapola 4 5
F SO Soprascapolare 4 5 6
A Ascellare 5 6
A TL S per il succlavio 5 6
SS SI Sottoscapolare inf 5 6
SI SS Sottoscapolare sup 5 6
MC MC Muscolocutaneo 5 6 7
R PL Pettorale lat 5 6 7
M TL Toracico lungo 5 6 7
U PM M Mediano 5 6 7 8 1
PL R Radiale 5 6 7 8 1
TD Toraco dorsale 6 7 8
TD U Ulnare 7 8 1
PM Pettorale med 8 1
ANASTOMOSI
Tronchi primari > SUP - formato dall’unione di C5 e C6
MED - proviene da C7
INF - formato dall’unione di C8 e T1
Tronchi secondari > I tre tronchi primari si uniscono a loro volta per formare i tronchi secondari dai quali
avranno origine numerosi nervi periferici. I tronchi secondari vengono denominati in funzione della loro po�
sizione rispetto all’arteria ascellare. Passano attorno ad essa e sono:
40
5 radici
(rami ventrali)
3 tronchi
N. dorsale
N. soprascapolare; della scapola; C5
3 rami di divisione C5 C6 Contributo da C4
ventrali
3 rami di divisione Ramo dorsale
dorsali Al n.
frenico;
N. per il m. C5 C5
succlavio;
C5 C6
C6
3 corde o tronchi II eriore
sup C7
N. pettorale lat;
Rami terminali dio
(2 da ogni C5 C6 C7 me C8
tronco)
re
N. muscolo- le io T1
cutaneo; ra fer
e in
(C4) C5 C6 C7 lat N. toracico
e Contributo da T2
erior lungo; (C5
ost
N. ascellare; C5 C6 C6 C7) Rami per i mm.
p lungo del collo e
I costa scaleno; C5 C6 C7
N. radiale; ale I n. intercostale
C5 C6 C8 T1 medi N. pettorale med; C8 T1
N. mediano; N. cutaneo med dell’avambraccio; C8 T1
(C5) C6 C7 C8 T1 N. cutaneo med del braccio; T1
N. ulnare; N. toraco-dorsale; C6 C7 C8
(C7) C8 T1 NN. sottoscapolari; (C5 C6)
Rami sopraclavicolari
Dalle radici nervose del plesso:
nn. per i mm. lungo del collo e scaleno C5 C6 C7 C8
n. scapolare dorsale C5
ramo per il n. frenico C5
n. toracico lungo C5 C6 C7
Dal tronco I SUP:
n. soprascapolare C5 C6
n. per il m. succlavio C5 C6
Rami sottoclavicolari
Dal tronco II LAT:
n. pettorale lat C5 C6 C7
n. muscolo-cutaneo (C4) C5 C6 C7
radice lat del n. mediano (C5) C6 C7
Dal tronco II MED:
n. pettorale med C8 T1
n. cutaneo med del braccio T1
n. cutaneo med dell’avambraccio C8 T1
n. ulnare (C7) C8 T1
radice med del n. mediano C8 T1
Dal tronco II POST:
n. sottoscapolare sup C5 C6 (C7)
n. sottoscapolare inf C5 C6
n. ascellare (circonflesso dell’omero) C5 C6
n. toraco-dorsale C6 C7 C8
41
n. radiale C5 C6 C8 T1
Mm. scaleni
S. ANT > tubercoli trasversari ant da C3 a C6 fino a K1 (tub. di Lisfranc)
S. MED > dai tubercoli trasversari post da C2 a C7 fino a K1, più post
scaleno ANT
S. POST > dai tubercoli trasversari post da C4 a C6 fino a K2
piccolo scaleno
piccolo scaleno o s. accessorio (talvolta presente, si mette tra scaleno (eccezionalm)
ant e med) > da C6-C7 fino a dietro l’inserzione dello scaleno ANT. scaleno MED
scaleno POST
In mezzo ai mm. scaleni trovo il Pl brachiale e l’a. succlavia, un pò come arteria succlavia
era per il Pl lombare tra il m. psoas
plesso brachiale
Gli scaleni incravattano il pl brachiale e sono muscoli abbastanza rognosi perché sono filiformi ed hanno una
fisiopatologia abbastanza retrattile in quanto sono muscoli che coadiuvano un pò tutti i movimenti del collo.
In più sono INsp accessori per K1 e K2 e la loro funzione è costante. Sono muscoli statici (come i mm. trapezio
e soleo), sempre attivi e quindi di per sé tesi (mantengono le prime costole alte).
OTS
A questo livello ci sono numerose costrizioni dovute al passaggio dalla stazione quadrupedica alla stazione
bipede a cui l’essere umano ancora non si è adattato.
M. piccolo pettorale
Punti di inserzione sulla coracoide e K3,K4,K5. Anch’esso ha fisiologia retrattile, è in contrazione costante an�
che in stazione eretta. La sua azione compressoria è particolarmente importante negli sportivi che utilizzano
gli arti sup, fanno body building e alcune categorie di lavoratori.
Vedrete nelle lezioni di fasce il trattam del m. piccolo pettorale, che serve anche per liberare il canale di pas�
saggio dell’arteria e del plesso.
In caso di cervicobrachialgia bisogna fare un’analisi differenziale per capire se il problema è a livello:
- radicolare (lo vedremo il IV anno)
- di plesso all’origine tra gli scaleni (ved. Test degli scaleni, Test di Adson)
- di plesso tra clavicola e K1 (ved. Test costoclavicolare)
- di plesso dietro il piccolo pettorale (ved. Test del piccolo pettorale)
42
Test degli scaleni
Pz seduto, leggera E cervicale più R omolaterale.
In questo modo il plesso non viene stirato in toto ma
vengono messi in tensione gli scaleni ANT e MED,
che in questo modo schiacciano il plesso.
Si tiene per 30 sec �������������������������������������
- 1 min e se il Pz riferisce che com�
paiono i suoi dolori il test è +
Variante (Attilio): si chiede al Pz un’Esp forzata, perché in questo modo scendono K1 e K2, gli scaleni vengono
tirati e se il Pz avverte i suoi sintomi, vuol dire che la causa sono appunto i mm. scaleni
Test di Adson
Si dice al Pz che gli guideremo
il capo verso l’E e la R omolat�
erale.
Test
1. si prende il polso dal lato da
testare
2. si porta la testa del Pz in E e
R omolat
3. si porta il braccio del lato
da testare in leggera Abd e RE
A noi osteopati interessa il punto 1), il polso come intensità, ossia se durante il test il polso rimane, si affie�
volisce o scompare.
Trattamento
Se il test degli scaleni risulta + non significa che devo trattare SOLO le vertebre cervicali da cui originano i
mm. scaleni, fare un allungam dei medesimi, trattare K1 e K2 e STOP.
Devo invece fare un trattam globale, come si fa in osteopatia, perché il test degli scaleni mi ha indicato la
zona a cui dedicare più attenzione durante il trattam, ma ciò non significa che quella sia l’UNICA zona da
trattare.
I test hanno solo un obiettivo: ci orientano verso la zona da considerare con un pò più di attenzione.
Razionale: la R e l’E della testa comprimono l’arteria succlavia e il plesso brachiale. Una riduzione o la scompar�
sa del polso radiale indicano una compressione della componente vascolare del fascio neurovascolare (arteria
succlavia) da parte di un muscolo scaleno ant spastico o ipertrofico, una costa cervicale o una massa, come un
tumore di Pancoast. Le parestesie o una radicolopatia nell’AS indicano una compressione della componente
nervosa del fascio neurovascolare (plesso brachiale).
Dopo il passaggio tra i mm. scaleni il plesso brachiale si dispone più lateralm ad essi (insieme all’a. succlavia) e
attraversa un’aponeurosi che si chiama setto cervico-brachiale. Esso è un’espansione di aponeurosi cervicale
MEDIA, che proviene:
- dalla faccia ANT della scapola
- dal bordo INF della clavicola compreso il m. succlavio
- dal bordo SUP di K1
Il ruolo del setto è quello di avvolgere e d’isolare il pl brachiale e l’arteria succlavia e di guidarli attraverso
clavicola e K1
ganglio stellato
sottoscapolare
setto cervico-brachiale
44
art. sternoclavicolare
clavicola
manubrio
dello sterno
C1 cavità glenoidea
art. acromio-
60° clavicolare
acromion
incisura della
scapola
30° fossa
asse orizz sovraspinata
dente dell’epistrofeo della scapola
B. Test costoclavicolare_1
Pz seduto.
1. Invitare il Pz a fare una retropulsione delle spalle mentre flette contemporan il mento verso il torace.
Si tiene per 30 sec - 1 min e se il Pz riferisce che compaiono i suoi dolori il test è +
spalle indietro mento verso il pl. brachiale pl. brachiale Pecorelli valuta il
torace DEteso TESO polso dal lato sin
Razionale: forzare posteriormente la spalla riduce lo spazio tra clavicola e K1. Il fascio neurovascolare (plesso
brachiale, arteria ascellare) e la vena ascellare decorrono attraverso una stretta fessura sotto la clavicola e sulla
sommità di K1. Una riduzione di ampiezza o la scomparsa del polso radiale indicano una compressione della
componente vascolare del fascio neurovascolare. La compressione è causata da una riduzione dello spazio tra
clavicola e K1. Questa riduzione può essere causata da una frattura recente o guarita della clavicola o di K1 con
o senza formazione di un callo, da una lussazione del capo mediale della clavicola o da un muscolo succlavio
spastico o ipertrofico. Le parestesie o una radicolopatia dell’AS indicano una compressione del plesso bra�
chiale o della vena ascellare. La compressione della vena ascellare si manifesta tipicamente come un fastidio
vasculo-radicolare diffuso, non localizzato a una radice nervosa o alla distribuzione di un nervo periferico.
1 2 2a 3 4 5
In generale si può dire che:
quando il problema è radicolare i sintomi sono presenti lungo tutto il percorso del nervo
quando il problema è tronculare la zona è più delimitata.
Frequentemente si trova una situazione mista.
Il m. piccolo pettorale origina dall’apofisi coracoide e s’inserisce su K2-K4 (o K5). È un muscolo che ha una
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fisiologia retrattile marcata.
Questi test hanno un pò la stessa valenza del test di Làsegue, che pur non essendo un test osteopatico, viene
utilizzato in osteopatia. Sono test da utilizzare al momento giusto.
Pecorelli dice di usarli a inizio trattamento per acquisire le informazioni ad essi correlate, poi fa seguire i test
osteopatici e il trattam osteopatico. Questi test danno delle informazioni, come per es. la RM che il Pz porta a
far vedere. Pu����������������������������������������������������������������������������������������������
ò anche succedere che l’Osteopata sia in disaccordo con il referto della RM (supponiamo un’er�
nia discale che, secondo l’Osteopata, non è la causa dei sintomi). Un’altra fonte d’informazione è il racconto
dei sintomi da parte del Pz.
Un Pz può riferire per es. che i sintomi di una brachialgia peggiorano quando si sforza di andare al bagno.
Questo significa che il problema è intracanalare, perché lo sforzo di andare al bagno aumenta la pressione
intracanalare. È difficile in questo caso che si tratti di un problema sul decorso del nervo spinale.
Alla domanda se sia sempre necessario far fare l’esame RX al Pz, Pecorelli risponde che l’Osteopata ha varie
tecniche a disposizione e se ha il sospetto di un problema di osteoporosi sceglie una tecnica a energia mu�
scolare. In linea generale non consiglia facilmente al Pz di fare una RX, che comunque è un esame invasivo
rispetto per es. a una RM. Fare una tecnica miotensiva è la stessa identica cosa di una tecnica strutturale.
Sem 3
Differenza tra rami terminali e rami collaterali
I rami TERMINALI sono i rami nervosi che originano dalle anastomosi di un plesso
I rami COLLATERALI sono rami isolati che emergono nei pressi delle origini delle anastomosi. Più il plesso è
grande più la distribuzione collaterale è ricca.
47
Grande romboide Elevatore della scapola
Origine Origine
apo spinose delle vertebre toraciche (dalla II alla V) apo trasverse delle prime 4 vertebre cerv
Inserzione Inserzione
margine med della scapola dalla radice della spina margine med della scapola tra l’ang sup e la radice
all’ang inf mediante un’arcata fibrosa della spina
Azione
Piccolo romboide - a origine fissa: eleva e RI la scapola
Origine - a inserzione fissa e azione unilaterale: ruota e flette il
leg nucale e apo spinose della VII vertebra cerv rachide cerv dallo stesso lato
e della I toracica - azione bilat: interviene nell’E del rachide cerv
Inserzione
margine med della scapola a livello della radice
della spina
Azione di entrambi
add, elev, RI della scapola
N. toracico lungo
Origine
C5 C6 C7
Innervazione
m. dentato ant (deve arrivare a tutte le digitazioni del muscolo gran dentato, quindi scende molto in basso)
Dentato anteriore
Origine
faccia est e margine sup delle prime 8-9 coste
Inserzione
faccia costale del margine med della scapola
Azione
- a origine fissa�����������������������������������������������������������������������������������������������
: abd, RE
����������������������������������������������������������������������������������������
della scapola e tenuta del margine med alla gabbia toracica. Le fibre sup e inf coop�
erano a deprimere o elevare la scapola.
In stazione eretta, col braccio flesso a 90° e le mani appoggiate al muro, sposta indietro il torace (mobile)
rispetto alla scapola (fissa). La stessa azione ma con forza maggiore è richiesta per una corretta ”flessione
sulle braccia”.
- a inserzione fissa (con l’aiuto dei romboidi): interviene nell’INsp forzata
48
N. pettorali mediale e lat
Origine
C7 T1 (o C5 T1 ?)
Innervazione
mm. grande e piccolo pettorale
M. succlavio
Origine
- parte sup della I cartilagine costale
- parte sup prossimale ossea della I costa
Inserzione
solco per il m. succlavio sulla faccia inf med della clavicola
Azione
- stabilizzatore delle articolazioni tra I costa e clav (ved. Arto sup II anno)
N N. sottoscapolari
Origine
da C5 a C8 (incostante in C5-C6)
Innervazione
mm. sottoscapolare, grande rotondo e gran dorsale
49
Sottoscapolare Gran dorsale
Origine Origine
fossa sottoscapolare della scapola - apo spinose delle ultime 6 vertebre torac
Inserzione - ultime 3-4 coste
piccola tuberosità dell’omero e capsula articol - vertebre lombari e sacrali mediante la fascia toracolombare
della scapolomerale - III post del labbro est della cresta iliaca
Azione - un piccolo contingente di fibre dall’ang inf della scapola
RI del braccio e stabilizzaz della testa Inserzione
dell’omero nella cavità glenoidea durante i solco bicipitale dell’omero
movim della scapolomerale Azione
- a origine fissa: add, RI, E dell’omero; continuando la sua
Gran rotondo azione deprime il moncone della spalla e interviene nella F
Origine lat del tronco
faccia post dell’ang inf e III inf del margine lat - a inserzione fissa: partecipa a inclinare il bacino in avanti e
della scapola di lato
Inserzione - bilater: iperE del rachide, antiversione del bacino, F del
cresta al di sotto della piccola tuberosità rachide
dell’omero - può intervenire come accessorio nella respir
Azione È un muscolo essenziale per: arrampicare, camminare con le
RI, add e E del braccio stampelle, nuotare, remare, spaccare la legna
N. soprascapolare
Origine
C5 C6 poi passa sotto all’ incisura scapule e innerva 2 muscoli
Innervazione
mm. sopra e sottospinoso
Può subire delle costrizioni per movimenti stressanti in antepuls-add o per sforzi in abd in cui il m. sopraspino�
so comprime il nervo. Le attività che possono disturbare sono: body building nel potenziamento del deltoide
(aperture laterali esplosive con molti pesi, il sovraspinoso fa da starter e il nervo sta sotto al sovraspinoso, lo
stira) o il lancio del giavellotto, tennis, pallavolo, pallanuoto.
M. sopraspinoso M. sottospinoso
Origine Origine
2/3 med della fossa SOPRAspinata della scapola 2/3 med della fossa SOTTOspinata della scapola
Inserzione Inserzione
faccetta SUP della grande tuberosità dell’omero e faccetta MED della grande tuberosità dell’omero e
capsula articol della scapolomerale capsula articol della scapolomerale
Azione Azione
abd del braccio e fissatore della testa dell’omero nella RE del braccio e fissatore della testa dell’omero nella
cavità glenoidea durante i movim della scapolomerale cavità glenoidea durante i movim della scapolomerale
Un Pz che fa body building con una sintomatologia in questa zona, come si presenta?
- non ha un problema di dolore perché questo ramuscolo nervoso ha una funzione motoria/muscolare; tutt’al
più riferisce un dolore sordo
- avverte una diminuzione della forza, anche se riesce a fare bene l’abd di omero
- riferisce al tatto un “bozzo” nella zona interessata. Poiché c’è una perdita di trofismo dei muscoli innervati da
questo ramuscolo, emerge di più la spina della scapola (ossia il “bozzo”), che prima era coperta dai muscoli.
Trattamento
- non irritare questa zona, ma lasciarla tranquilla, perché ha già subito uno stress
- valutazione osteopatica della regione correlata con la sede del sintomo (allo scopo di scoprire se c’è qualcosa
da sistemare; se il test di pressione è neg vuol dire che la situazione in quella zona non è tale da manifestarsi
50
in modo pos al test di pressione)
- all’interno di un trattamento generale, il lavoro locale può riguardare in questo caso clavicola, orifizio torac�
ico superiore, K1, muscoli della cuffia dei rotatori, scapola, diaframma. Fai una ricerca analitica di tutto quello
che può significare quel livello e cerchi di creare le condizioni perché il nervo sia disturbato il meno possibile.
In questo modo vai a lavorare tutte le zone che potrebbero costringere il passaggio del nervo, ti interessi del
contorno della zona sintomatica ma non direttamente sulla zona irritata.
Esistono tecniche di stiramento diretto del nervo, ma è molto sottile e profondo, difficile da reperire così in
profondità e sicuramente fastidioso per il Pz.
Decoattando l’articolazione scapolo-omerale tiri l’inserzione del sovraspinoso irritandolo ulteriormente. Al
massimo si può andare sulla fossa sovraspinata, verso l’interno, trovi un punto trigger e resti li finché molla, e
facendo rilasciare il sovraspinoso allenti anche la zona irritativa.
prima faccio il trattamento generale e poi alla fine un lavoro di test ed eventualmente riequilibrio locale,
così la persona si sente comunque valutata e trattata dove ha il sintomo.
NB: La positività ad un test fasciale è data da una sommatoria disfunzionale tale da rilevare la disfunzione, ma
in caso di negatività della zona sintomatica non significa che lì sotto non ci sia davvero una piccola disfun�
zione che poi genera il sintomo. Quindi testo e correggo la zona indicata dal test di pressione mai poi testo
anche la zona sintomatica. Anche perché il Pz non sempre capisce che puoi aver fatto il trattamento migliore
possibile anche senza toccare l’area dolente.
Quello che si vede attualmente in ambito sportivo è di solito una buona terapia manuale sintomatica. Non si
può fare l’ osteopatia, perché di solito gli sportivi di alto livello devono star bene in funzione della prestazione
sportiva e quindi i tempi di guarigione devono essere accelerati con farmaci, chirurgia e terapie sintomat�
iche.
SC sopraclavicolare C3, 4
CLS cutaneo lat superiore C5, 6
U ulnare C8, T1
BSR branca superf del radiale C6, 7, C8
M M mediano C6, 7, 8
51
Rami TERMINALI del pl brachiale
N. muscolo-cutaneo
Proviene dal tronco II LAT
Origine
C5 C6 C7
Lo troviamo, all’origine, n. muscolo-cutaneo mediale
dietro al m picc pet� posteriore
torale e poi dietro m. coraco-brachiale corde del plesso
brachiale lat
all’aponeurosi tesa tra il
n. cutaneo mediale
picc pettorale e il coraco� dell’ avambraccio
brachiale (con un decorso m. bicipite-brachiale
(spostato) n. ulnare
basso-fuori) il picc n. mediano
pettorale e l’aponeurosi m. brachiale n. radiale
sono degli elementi di n. ascellare
potenziale compressione
di questo ramo. ramo articolare
Emette, in prossimità
dell’omero, un ramo col� n. cutaneo laterale
dell’avambraccio
laterale (=ramo diafisario
dell’omero), per la vaso�
ramo anteriore
motricità e sensibilità del
periostio* dell’omero.
Superato il cavo ascellareramo posteriore
il n. MC penetra e innerva
il m. coracobrachiale (an�
tepulsore, add), che è un
muscolo filiforme, statico,
entra nell’organizzazione
della catena ant-int innervaz
cutanea
dell’AS**. Dopodiché si mette sulla faccia ant del coracobrachiale e scende per posizionarsi davanti al m.
brachiale anteriore e dietro al m. bicipite brachiale.
* I nervi spinali innervano il periostio dell’osso, quindi sono i responsabili del forte dolore da frattura ossea
** ������������������������������������������������������������������������������������������������������
un passaggio un pò rischioso però non si deve pensare che il passaggio di un nervo attraverso un mu�
scolo sia sempre pericoloso, altrimenti avremmo tutti delle sofferenze.
Lo diventa in certe condizioni speciali:
1. sovraccarico nel tempo (saturazione giorno dopo giorno dei giochi elastici tra una struttura e l’altra)
2. un’attività muscolare intensa in chi non è allenato (per es. chi fa giardinaggio la domenica o fa all’improv�
viso uno sforzo sportivo senza preparazione).
Dà una sintomatologia esterocettiva (dolore, formicolio, parestesie) sulla faccia est dell’avambraccio. Per�
ché dopo aver innervato bicipite, brachiale anteriore e coracobrachiale, si dispone sulla faccia antero-ester�
na del gomito, si divide in due rami, diventa superficiale ed innerva esterocettivamente la zona suddetta.
Innervazione muscolare
mm. coraco-brachiale, brachiale ant e bicipite brachiale
Innervazione esterocettiva
Dopo aver innervato il bicipite brachiale diventa prevalentem esterocettivo
Si divide in due ramuscoli e innerva la faccia est dell’avambraccio fino al polso.
52
Sedi di possibili irritazioni
- il passaggio dietro il m. piccolo pettorale (quindi l’origine)
- il passaggio da dietro verso avanti in mezzo al m. coraco-brachiale
Se c’è una perturbazione a questo livello si devono controllare questi muscoli, la scapola, le coste alte.
Valutazione del n. MC
Valutaz muscolare del n. MC> il m. bicipite brachiale (perché è il più facile da reperire rispetto agli altri due)
Valutaz esterocettiva del n. MC> faccia est del polso, che è anche detta la zona di anestesia del ramo MC, per�
ché in quella zona è quasi sempre solo lui, mentre nelle altre c’è una copertura anche da parte di altri nervi.
Questo discorso va bene a livello tronculare, perché i tronchi hanno bene o male una loro rappresentazione.
Se un Pz lamenta un formicolio al pollice devo fare la diagnosi differenziale e chiedermi se il problema parte
dal ramo nervoso o dalla radice o da altro e quindi pensare a ritroso alle possibili sedi di lesione:
1. livello tronculare (nel nostro caso il n. mediano)
2. plesso
3. radice nervosa
4. midollo
5. encefalo
Pecorelli fa l’es. di una Pz con una parestesia dell’arto sup. Alla valutazione vede che c’è un contesto di natura
cervicale. Fa un trattamento con tecniche miotensive evitando tecniche di alta velocità (perché la Pz non ha la
RM e accusa un dolore persistente da 20 gg). Consiglia di fare una RM perché pensa ad una piccola ernia. In�
vece la RM diagnostica una siringomielia, ossia una dilatazione del canale dell’ependima che cambia comple�
tamente il quadro di prognosi. Per questo bisogna avere ben presenti le sedi possibili di lesione di un nervo.
Clinica
Es fatto nella 2A: Il Pz è Federica, ci descrive la sua irradiazione:
Irradiazione dietro la cervicale, sotto la scapola, fino al gomito. Già questo fa pensare a un problema a monte,
non tronculare, un’irritazione da dentro il canale o appena fuori al canale.
Il dolore si presenta in tutta la giornata, ed aumenta quando inclina la testa. Questo ci fa escludere che sia a liv�
ello dell’orifizio toracico superiore e sotto la scapola, ma ci avviciniamo più nettamente al livello cervicale.
Il dolore aumenta nell’inclinazione della testa dallo stesso lato, quindi difficilmente è dovuto al passaggio tra gli
53
scaleni visto che in inclinazione gli scaleni sono in scarico. Piuttosto comprime i fori di coniugazione e quindi
le radici o è un quadro disfunzionale osteopatico che irrita i nervi che escono, o è un problema canalare.
Proseguiamo testando in compressione verticale e magari inclinando anche il capo in compressione; se già la
compressione senza inclinazione aggrava il dolore mi oriento su un problema di origine canalare.
Chiedo se c’è anche una situazione di ipotrofia e/o tremori e/o fascicolazioni a livello muscolare. Allora faccio
una palpazione del trofismo muscolare paragonato al controlaterale per sentire se c’è un quadro di denervazi�
one muscolare, e non solo di perdita di potenza muscolare.
Quando chiedo una RMN? Quando ho una positività al test di compressione ed una ipotrofia.
Nel frattempo tratti evitando determinate tecniche avendo dei dubbi…magari eviti i thrust…..
Inoltre magari questa situazione è vittima di qualcos’altro (frequente nelle cervicali), quindi è da indagare
anche il resto perché verosimilmente l’origine può essere di interesse osteopatico.
Esame muscolare
Si valuta la forza muscolare su una scala da 1 a 5
A noi osteopati però non serve un esame così preciso ma è sufficiente sapere se il muscolo che ci interessa è
giù di tono.
N. mediano
Proviene dal tronco II LAT e MED
Origine
da C5 a T1
Tra i mm. picc pettorale e il coracobrachiale c’è un’aponeurosi (clavi-pectoro-ascellare), che spinge verso di�
etro il plesso brach, in particol il mediano (perché è il primo che trova, è il più ant).
Una compressione sul plesso in questa zona spesso disturba le fibre del n. mediano.
Si dirige poi verso il braccio e s’impegna in un passaggio muscolo-aponeurotico detto canale brachiale *.
54
n. muscolo-cutaneo
mediale
n. mediano
posteriore
m. pronatore rotondo (capo omerale) corde lat del pl brachiale
ramo articolare
n. cutaneo-med del braccio
m. F radiale del carpo n. cutaneo-med
m. palmare lungo dell’ avambraccio
n. ascellare
m. pronatore rotondo (capo ulnare) n. radiale
m. F superf delle dita (sollevato) n. ulnare
m. F prof delle dita (parte lat
innervata dal n. interosseo ant;
parte med innervata del n. ulnare)
n. interosseo ant
m. F lungo del pollice
m. pronatore quadrato
mm. dell’eminenza tenar
Dentro il canale brachiale passano il n. mediano, n. ulnare, n. cutaneo mediale dell’avambraccio, vena radiale
e vena basilica e l’arteria brachiale o omerale.
Di solito questa zona non è sede d’irritazione.
Poi il n. mediano scende fino al gomito e arriva alla doccia bicipitale interna * *.
Il mediano poi passa in un’arcata fibrosa, l’arcata del m. F comune superficiale delle dita. S’impegna qui
sotto, è un passaggio di solito non perturbante perché l’arcata lo protegge (comprensibile visto che qui passa
55
anche l’arteria), scende avvicinandosi verso il polso, e prima del polso emette un piccolo ramo palmare per la
cute dell’eminenza tenar e la porzione med del carpo. La restante porzione passa invece nella loggia antero-
esterna del tunnel carpale e raggiunge la loggia palmare mediana, dove poi si sfiocca e si distribuisce a livello
esterocettivo, muscolare e propriocettivo
Innervazione muscolare
pronatore rotondo e quadrato
F radiale del carpo
lungo e corto palmare (F del polso)
F superficiale delle dita
F profondo delle dita, SOLO il fascio esterno (II e III dito, perché il IV e V sono a carico dell’ulnare). Nella
lesione completa del n. mediano si ha la mano benedicente, il Pz non riesce a chiudere le prime tre dita (il
pollice fa una pseudoflessione grazie al n. ulnare; pseudo perché manca la sensibilità, che è sempre a carico
del mediano).
F lungo del pollice
F breve del pollice (solo il capo superficiale, perché il capo profondo - insieme all’add del pollice - è inner�
vato dall’ulnare)
opponente del pollice
abd breve del pollice
i primi due lombricali
Innervazione esterocettiva
faccia palmare del carpo: in corrispondenza delle prime tre dita, eminenza tenar, prime 3 dita, IV dito nella
parte est
faccia dorsale, falange distale di I II III dito e metà del IV
Innervazione neurovegetativa
una ricca distribuzione vascolare per l’arteria omerale, ulnare e radiale
diafisi omerale (periostio)
polso (controllo del trofismo del polso, ossia delle capsule articolari del polso), gomito, dita
Un disturbo trofico può causare cisti sinoviali e capsulo-sinoviti
56
Zone di irritazione
piccolo pettorale epicondilo lat
gomito, dietro l’aponeur bicipitale
pronatore rotondo
asola del F delle dita m. supinatore
tunnel carpale
Di fronte ad un Pz con questi sintomi mi devo chiedere come faccio a distinguere la sindrome del pronatore
rotondo dalla sindrome del tunnel carpale (in entrambi i casi è coinvolto il n. mediano). Nella sindrome del tun-
nel carpale la flessione del polso e la pronazione dell’avambraccio sono conservate, perché i flessori del polso
originano più a monte del tunnel carpale.
57
3. test del passaggio del 4. test a livello del
nervo a livello del gomito: m. picc pettorale: a
si estende il gomito senza gomito leggermente
una supinazione forzata flesso forzo il braccio in
(l��������������������������
’�������������������������
avambraccio �����������
�������������
in neutral� ABD mentre tengo fissa
ità) e forzo brevemente l’E. la scapola (presa sulla
coracoide e sulla spina
della scapola).
I test, come sempre, servono perché accendono una lampadina su una zona, che non va trascurata. È
un’informazione da inserire in un trattam globale di osteopatia.
Allora prima vediamo di liberare il terreno locale attraverso la buona mobilità articolare, aponeurotica e tissu�
tale, ma poi dobbiamo anche fare un lavoro teso a liberare i canali di ritorno dai liquidi fino all’orifizio toracico
superiore e diaframma. Aprire le strade affinché i liquidi possano circolare liberamente.
Quindi lavoro il tunnel, le fasce dell’avambraccio, libero il gomito, il canale brachiale, il cavo ascellare, arrivo
all’ orifizio toracico superiore, controllo la mobilità delle coste e dello sterno (molto importante per il richiamo
dei liquidi) e arrivo fino al diaframma.
N.B. Tener presente che a volte si tratta di 1 solo millimetro in più che crea il sintomo. Il lavoro osteopatico
cerca di recuperare quel millimetro e cerca di capire dove lo può recuperare; magari il terreno di vasoconge�
stione e irritazione nervosa rimane ma il sintomo no.
Di fronte ad un Pz con un quadro di denervazione severa, si fa un tentativo ma se non cambia niente non gli
si far perdere tempo ulteriore rischiando di ritardare l’ efficacia dell’intervento chirurgico.
Nota
Di notte c’è un rallentam venoso negli AASS mentre è il contrario negli AAII.
La mattina le mani sono gonfie e i piedi sgonfi. Pecorelli non sa spiegare perché avviene.
N. ulnare
Proviene dal tronco II MED
Origine
C8 T1
A livello del cavo ascellare e della regione superiore del braccio lo troviamo placcato posteriormente verso il
sottoscapolare dall’aponeurosi clavi-pectoro-ascellare, tesa tra i mm. coracobrachiale e picc pettorale.
Si impegna nel canale brachiale e scende verso il gomito. Ricorda che l’ulnare a livello del gomito passa di�
etro, e per farlo perfora il setto intermuscolare INT e passa nella doccia epitrocleo-olecranica (sede dove
un’eventuale disfunzione ulnare può provocare una sintomatologia irritativa del nervo).
Continua a scendere e lo troviamo tra il F profondo delle dita e il F ulnare del carpo, quindi tra le aponeurosi
di questi due muscoli. Questo passaggio aponeurotico può essere irritante: chi tende a soffrire di irritazioni
dell’ulnare a partire da questa regione sono Pz che fanno movimenti ripetuti di polso (es. il golfista, motoci�
clista, chi gioca a ping pong); in questo caso possiamo fare un lavoro sulle fasce, uno scollamento dei tessuti
58
se l’irritazione non è troppo grossa ed acuta, mobilizzaz nei vari piani queste fasce, controllo delle artico�
lazioni del gomito e del polso.
L’ulnare continua a scendere verso il polso, arriva in prossimità del polso ed emette un ramo molto superf, il
ramo palmare: avrà un passaggio nel polso molto ant ed andrà ad innervare l’esterocezione dell’eminenza
ipotenar; di contro il n. ulnare si impegna in un canale fibroso aponeurotico chiamato canale di Guyonn, in
cui passa assieme all’arteria ulnare (il canale di Guyonn è più ant rispetto al tunnel carpale).
Può avere sindromi irritative per disfunzioni strutturali del polso, o alterazioni dell’ equilibrio fasciale del
polso, stress dell’ulnare se posture eccessive in estensione di polso -tipo motociclismo-
Trattamento
controllo articolaz parte ossea: polso, gomito
controllo compartimento muscolare
fasciale
n. ulnare
(nessun ramo al di sopra del gomito)
ramo articolare
(post alla troclea dell’omero)
innervaz
cutanea m. F ulnare del carpo
(spostato lat)
ramo dorsale
ramo palmare
m. F breve del pollice ramo superficiale
(solo il capo profondo;
il capo superf e gli altri ramo profondo
mm. dell’eminenza tenar
sono innervati dal m. palmare breve
n. mediano) m. abd del mignolo
m. add del pollice m. F breve del mignolo
m. opponente del mignolo
n. digitale palmare comune
ramo anastomotico per il n. mediano
mm. interossei palmari e dorsali
mm. III e IV lombricali (ribaltati in basso)
nn. digitali palmari propri (i nn. digitali dorsali
provengono dal ramo dorsale)
rami dorsali per le parti dorsali delle falangi
medie e distali
Innervaz muscolare
F ulnare del carpo
F profondo delle dita (solo la componente che arriva al IV e V dito)
F abd e opponente del V
F breve (capo profondo) e add del pollice
IV e V lombricali
interossei palmari e dorsali delle ultime 4 dita
Esterocezione
V dito (tutto, sia palmare che dorsale)
59
V meta sia palmare che dorsale
eminenza ipotenar
la parte corrispondente a livello dorsale dell’ipotenar
Innervazione neurovegetativa
arteria ulnare
Innervazione propriocettiva
gomito, polso, mano
Zone di irritazione
cavo ascellare
gomito
avambraccio
polso: canale di Guyon
N. radiale
Fibre che provengono dal tronco II POST
Origine
da C5 a T1
origina nel cavo ascellare, post al picc pettorale e all’a. ascellare
60
Dopo il cavo ascellare va dietro nella loggia post del braccio attraverso la fenditura omero-tricipitale
m. deltoide
m. elevatore
della scapola
(innervato anche m. picc rotondo
da rami di C5 C6) n. ascellare
n. cutaneo lat
m. picc romboide SUP del braccio
n. radiale
m. grande romboide n. cutaneo lat
INF del braccio
m. sottospinato n. cutaneo post
m. grande rotondo dell’avambraccio
n. sottoscapolare inf setto intermuscolare lat
n. cutaneo post del braccio
(ramo del n. radiale dell’ascella)
m. brachiale (parte lat)
capo lungo
m. tricipite capo laterale m. brachio-radiale
brachiale
capo mediale m. E radiale lungo
tendine del m. tricipite brachiale del carpo
epicondilo med dell’omero m. E radiale breve
olecrano dell’ulna del carpo
m. anconeo
m. E delle dita
m. E ulnare del carpo
Fenditura omero-tricipitale
È così formata:
alto: m. grande rotondo
medialm: m. tricipite capo lungo
lateram: diafisi omerale e vasto est del m. tricipite
Siamo nella parte post del cavo ascellare, sede di perturbazioni sul nervo in seguito a compressione musco�
lare (es. nella posizione dell’alcolista che si addormenta con la schiena appoggiata alla sedia e il braccio
cadente)
Nella faccia post dell’omero si mette nella doccia radiale, (questa doccia in ortopedia è famosa, perché qui
vi è una complicanza classica della frattura scomposta della diafisi omerale, che può ledere il n. radiale a
questo livello). Nella doccia del radiale il nervo è ricoperto dal vasto esterno del tricipite, scende ed arriva
nella parte post del gomito, perfora il setto intermuscol esterno (post) e arriva sulla doccia bicipitale es-
terna (davanti) dove si divide in due rami>
1. ramo superficiale cutaneo, che all’inizio cammina medialmente rispetto al m. brachioradiale o lungo
supinatore (muscolo che si evidenzia in posizione intermedia con contrazione isometrica del bicipite) poi
gli passa sotto, lo innerva, e si mette sulla superficie dorsale dell’ avambraccio e della mano per innervarli
esterocettivamente.
2. r. profondo muscolare, andrà dalla parte anteriore del gomito alla parte posteriore passando tra il m. su�
pinatore breve e il capitello radiale; va dietro perché andrà ad innervare puramente muscolarmente i mm. E
del polso ed E delle dita. A questo livello puoi avere una costrizione che non ti dà un problema di contrat�
tura di questi muscoli, ma che ti dà una compressione nervosa periferica di questo ramuscolo; una disfunzi�
one di capitello radiale, o una disfunzione di ulna che altera la tensione del supinatore e che può comprim�
ere il nervo contro il capitello radiale, o le due disfunzioni insieme… si crea la sindrome di Intrappolamento*,
61
che darà segni esclusivamente motori.
62
Innervazione muscolare
n. radiale
tricip brachiale
ramo superf
ancòneo
brachio-radiale (supinat) ramo terminale prof
E radiale lungo e breve e del carpo epicondilo lat dell’omero
corto supinat m. anconeo
E ulnare del carpo m. brachio-radiale
Abd lungo del pollice m. E radiale breve del carpo
E corto del pollice m. supinatore
E lungo del pollice m. E radiale breve del carpo
m. E ulnare del carpo mm. del gruppo
E comune proprio di II e V dito estensorio
mm. E delle dita supinatorio
ed E del mignolo
Esterocezione m. E dell’ndice
Faccia post del braccio, gomito, m. E lungo del pollice
avambraccio (parte centrale), dor� m. Abd lungo del pollice
so della mano, escluso il territorio m. E breve del pollice
del n. ulnare e del n. mediano. m. interosseo post
(ramo prof del n. radiale)
ramo superf del n. radiale
Innervazione
neurovegetativa
a. radiale n. cutaneo lat
dal n. ascellare SUP del braccio
periostio di omero e radio
gomito polso mano (propriocet�
tiva) n. cutaneo lat
membrana interossea INF del braccio
n. cutaneo POST
Valutazione del n. radiale del braccio
dal n. radiale
Valutaz muscolare del radiale> n. cutaneo POST
l’E del pollice dell’avambraccio
Valutaz esterocettiva del radiale> nn. digitali ramo superf
la zona davanti alla tabacchiera dorsali del n. radiale
anatomica, spazio interdigitale aree d’innervazione cutanea
I e II dito superficie dorsale. dai nn. ascellare e radiale
N. circonflesso
Fibre che provengono dal tronco II POST
Origine
C5 C6
è post a picc pettorale e a. ascellare, ant al m. sottoscapolare
Passa nella regione posteriore della spalla, attraversando il quadrato di Belpau grazie al quale passa dal
cavo ascellare alla regione posteriore della spalla (si arrotola intorno all’omero); raggiunge la faccia profonda
del deltoide, dà un’ innervazione efferente muscolare al deltoide e al m. piccolo rotondo, da una distribuzi�
one alla spalla - inteso come rami articolari propriocettivi e poi innerva esterocettivamente la faccia esterna
del moncone della spalla ed in parte la faccia posteriore; (su questo territorio di distribuzione non tutti
concordano…)
La frattura del collo omerale può esporre il n. circonflesso, la traumatologia in genere della testa dell’osso
-soprattutto posteriormente- può essere perturbante, ma maggiormente la lussazione gleno-omerale ante�
riore che si trascina in avanti il nervo e lo stira.
Quadrato di Belpau
È così formato:
alto: piccolo rot
basso: grande rot
63
dentro: tricip capo lungo
fuori: collo chirurg omero
Innervazione muscolare
deltoide e picc rotondo
Esterocezione
faccia est e post del moncone spalla
Innervazione propriocettiva
articolaz gleno-omerale
Zone di irritazione
quadrato di Belpau
Rami COLLATERALI
n. cutaneo mediale del braccio
n. cutaneo mediale dell’avambraccio
65
Questi rami continuano per
innervare la cute della re� n. occipitale di Arnold
gione post della testa, C3 la
parte più centrale e C2 la più
lat, quindi hanno perforato MOA post
trapezio ed aponeurosi, si trapezio LOA lat
distribuiscono esterocettiva� grande complesso
mente su questo territorio
e, all’altezza circa di Vertex*, piccolo obliquo ramo ant
fanno anastomosi con la
branca oftalmica del trigemi� piccolo retto post
no che arriva fino al contorno grande retto post ramo post
oculare, (poi del trigemino
c’è la porzione mascellare e grande obliquo
quella mandibolare). plesso cervicale post
*VERTEX, punto craniometrico: il punto più alto della testa
Si può quindi presentare un Pz che lamenta un dolore che partendo dall’occipite si irradia in alto fino ad
avanti e talvolta fino all’occhio. Questa è una manifestazione nevralgica, che può avere caratteristiche emi�
craniche o cefaliche, può dare formicolio, torpore, parestesia. Questa è la nevralgia di Arnold, o “del nervo
sottoccipitale”.
In un caso del genere, sempre inscritto in una valutazione più globale, localmente che facciamo? Control�
liamo la mobilità delle vertebre cervicali, l’aspetto muscolo-tensivo cervicale e sottoccipitale, valutiamo
l’inserzione di questi muscoli a livello dell’occipite poiché questi rami perforano l’aponeurosi e poi inner�
vano la parte posteriore della cute…. quindi tratto l’aponeurosi cervicale superficiale…
Si chiede al Pz di sollevare
la testa e si posizionano
i polpastrelli tra C0 e C1;
mentre il Pz rilascia la
testa le dita rimangono
ben tese e si sta lì, finché
pian piano la testa cede.
Si rimane in attesa che i
mm. spinali, sottoccipitali
allentino le tensioni.
66
Attivamente non si fa niente, si resta lì qualche minuto perché i
muscoli di questa zona, che lavorano tantissimo per questioni
posturali di base e non, devono progressiv mollare. È un lavoro
sulla fascia muscolare attraversata dai rami post di C2 e C3.
Se il Pz dice di stare peggio o sente fastidio si prova a cambiare
punto di appoggio oppure si abbandona la tecnica.
Pian pianino si va più in profondità, si sente l’arco posteriore di
C1 (perché le dita sono tra C0 e C2), si inducono dei piccoli movi�
menti di rot sin e dx, se si sente che si guadagna in profondità si
comincia a trazionare, ossia a decoaptare.
Le strutture che vengono raggiunte con questa tecnica sono:
i condili occipitali (posso eseguire una bellissima decoaptazione C0-C1)
le membrane, quindi se già sento tensione (zona di potenziale retrazione duramerica) non tratto
i fori giugulari, perch�����������������������������������������������������������������������������������
���������������������������������������������������������������������������������
sto ammorbidendo i tessuti perigiugulari (���������������������������������������
è anche
�������������������������������������
una tecnica di drenaggio vasco�
lare)
n. vago, perché dentro al foro giugulare ci passano anche IX-X e XI nn. cranici, quindi sto facendo anche una
tecnica che stimola il n. vago, una tecnica vagotonica di rilassamento.
sem 4
Da ricordare che un disturbo somatico articolare cervicale può provocare irritazione dei rami posteriori cer�
vicali generando algie locali, parestesie (Pz che lamenta un terreno parestesico a livello dell’occipite e della
nuca, capita che abbiano formicolio su questa zona, collo, C2-C3 zona occipitale nucale in genere, general�
mente contratture locali, muscolatura sottoccipitale e spinale). Quindi, irritazione del ramo posteriore con
dolenzia locale, contrattura dei muscoli innervati dal ramo posteriore, un disturbo sensitivo (C2 e C3 vanno
verso dietro e poi salgon verso l’alto per innervare la parte posteriore e laterale del capo fino a vertex, poi vi
ricordo l’anastomosi con trigemino in avanti).
C1
Innervazione esterocettiva non ha un territorio di innervazione esterocettivo. Quindi non esistono vie estero
cettive a carico di C1. (Nella mappa dei dermatomeri non si trova il dermatomero
corrispondente, ciò non significa che C1 non abbia fibre sensitive):
ha delle afferenze di natura propriocettiva e di natura enterocettiva, ma non ha
afferenze esterocettive. È comunque un segmento quindi c’è un’entrata proprioc
ettiva e enterocettiva e un’uscita.
Innervaz muscolare mm. retti posteriori della testa e i mm. obliqui della testa.
C2
67
Innervazione esterocettiva porzione post lat del capo fino a Vertex
Innervaz muscolare grande obliquo, semispinale della testa, m. splenio (sono muscoli spinali)
C3
Innervazione esterocettiva porzione post mediana della nuca
Innervaz muscolare semispinale della testa, m. splenio, mm. intertrasversari spinosi e trasverario
spinoso del livello corrispondente
C4
Innervazione esterocettiva parte post del collo
Innervaz muscolare m. semispinale della testa, m. splenio, mm.intertrasversari spinosi e trasver
ario spinoso
Innervazione esterocettiva
ci sono differenze a seconda degli autori perché alcuni dicono che non ci sono rami esterocettivi da C5 a
T1. Altri mettono delle piccole zone di rappresentazione esterocettiva grandi come piccole monete che si
rappresentano nella parte post. Il territorio è comunque estremamente limitato. Alcuni dicono che la zona
è coperta dai livelli sopra e sottostanti (che mi sembra veramente plausibile, siamo nella parte post), alcuni
dicono che esistono delle piccole rappresentazioni cutanee esterocettive dove piccoli ramuscoli riescono a
raggiungere la superficie e a dare una piccola innervazione. La verità sta in mezzo: c’è un’incostanza, a volte
riesce ad arrivare l’esterocettività in superficie, a volte no, si occupa solo dell’innervazione muscolare, sono
solo rami efferenti o sensitivi ma propriocettivi. Capite che la zona esterocettiva è estremamente limitata e la
funzione dell’innervazione in questa zona effettivamente è poco interessante.
Pensate che cosa succede davanti da C5 a T1. A livello neurologico periferico, se posteriormente devi gestire
quella striscia di cute e i muscoli di quel livello, cioè oggettivamente il “nulla” (dal punto di vista funzionale la
zona può esser sostituita dai livelli sovra e sottostanti), davanti c’è tutta l’innervazione del plesso brachiale,
esterocettiva e motoria degli arti superiori, quindi l’innervazione periferica più importante del nostro corpo.
Quindi dietro è normale che ci siano delle incostanze. L’organizzazione neurologica è fondamentale che si
faccia bene nella parte anteriore piuttosto che in quella posteriore.
Innervaz muscolare m. semispinale, m. splenio del capo, mm. intervertebrali del piano corrispon
dente.
Anche qui una disfunzione somatica della cerniera cervico-dorsale o delle cervicali basse in genere può es�
sere elemento di irritazione dei rami posteriori.
68
Ramo int
è in contatto con il piano articolare posteriore, perfora il muscolo trapezio e il gran dorsale e innerva
l’articolaz intervertebrale dello stesso livello
Innervaz muscolare mm. paravertebrali stesso livello
Innerva propriocettivam le articolazioni intervertebrali
Innervaz esterocettiva dal II al VII dermatomero toracico (mentre il ramo esterno dall’ VIII al XII)
Ramo est
Innervaz muscolare mm. paravertebrali
Innerva propriocettivam articolaz costo-trasversaria (c’è un’articolazione costo-trasversaria e
un’articolazione costo-vertebrale, quindi la costola, tranne a livello della XII ver-
tebra dove non c’è l’articolazione con la trasversa, è sempre in contatto con la
trasversa e con il corpo vertebrale).
Innervaz esterocettiva da VIII a XII dermatomero (non significa che innerva TUTTO il dermatomero, ma le
“bande cutanee” nella parte più mediale del dorso perché i rami toracici ant ar-
rivano fino alla regione ant-lat del tronco e ne innervano quindi la parte più
laterale. È difficile tracciare una linea precisa tra dove finisce il ramo ant e dove
comincia quello post).
69
Ramo int
innerva propriocettivam articolaz intervertbrali
innervaz muscolare mm. paravertebrali
Ramo est
si occupa dell’innervazione dei muscoli paravertebrali e dell’innervazione esterocettiva.
Quindi sono i rami esterni dei rami posteriori lombari che si occupano dell’innervazione esterocettiva della
regione lombare.
Un quadro di dolenzia locale fa seguito a una disfunzione articolare ed è legata a un’innervazione nocicet�
tiva locale presente a livello articolare ma che si diffonde anche perifericamente a livello esterocettivo e
tessutale grazie ai rami posteriori.
Rami post veicolano informazion viscero-somatiche, che partendo dal viscere raggiungono il midollo (af�
ferenze). Se il viscere è sovrainformato (per infiammaz, congestione..) invia al midollo tante informaz, che il
midollo cerca di mandare al cervello. Se le info sono troppe debordano sul corno ant del midollo (efferenza
muscolare e neurovegetativa, quindi motoneuroni e cellule viscero-motrici)
L’osso sacro nella parte post - innervato a livello muscolare e trofico tessutale dai rami posteriori sacrali
(plesso di Trolard) - può riportare a livello somatico quella che è un’attività viscerale intrapelvica: soprat�
tutto si vede nelle donne che hanno dei cicli piuttosto congestizi, intensi, faticosi, impegnativi e che hanno
magari a livello del tessuto connettivale una leggera tendenza edematosa, cellulo-adiposa. Fare una pal�
pazione dell’osso sacro a livello connettivale 3-4 gg prima del ciclo e poi 5 gg dopo che è finito il ciclo mette
in evidenza dei tessuti completamente differenti. L’attività viscerale attraverso la via viscero-somatica e poi
di riflesso somato-viscerale dal punto di vista terapeutico va ad agire sui tessuti in periferia. Sacro gonfio, in
70
rilievo dal punto di vista connettivale, e alla palpazione dolente. Palpazione del connettivo a livello sacrale:
si afferra e si scolla (facilmente?). La donna, dal punto di vista ormonale a livello pelvico è molto più attiva
rispetto all’uomo, trovi delle rappresentazioni molto evidenti che cambiano nel tempo a seconda dello stato
funzionale dei visceri pelvici. Pecorelli racconta il caso di una ragazzina che si era sviluppata da poco e le
era venuto un bozzo sulla schiena in corrispondenza del sacro e così il dottore le aveva fatto fare una lastra!
Semplicemente la ragazzina stava sviluppando il ciclo mestruale e da un punto di vista pelvico c’aveva un
mondo e da un punto di vista neuro-riflesso lo sparava somaticamente qui. In questi casi quando fai la pal�
pazione non riesci proprio a prenderlo.
Queste rappresentazioni cutanee-sottocutanee, connettivali dell’attività viscerale non avvengono solo tra
i visceri del piccolo bacino e osso sacro, ma anche coi visceri e la rappresentazione sulla colonna vertebrale
attraverso sempre i rami posteriori (quindi hai i visceri pelvici a livello sacrale, i reni a livello lombare, fegato
a un livello costale, stomaco, cistifella…) questa è la riflessologia rappresentata nella mappa del tessuto con�
nettivale. Queste rappresentazioni dermagiche (?) riflesse esistono anche a livello della faccia anteriore del
tronco, si rappresentano anche a livello della pianta del piede, del palmo della mano, padiglione auricolare,
fino addirittura all’interno del naso.
Anatomia intracanalare
All’interno del canale vertebrale il midollo è ricoperto
dalle meningi: pia madre, aracnoide e dura madre.
Embriologia delle meningi: la dura madre deriva dal LEPTOMENINGE
mesoderma, (mesoblasto, foglietto embrionale dei foglietto superf
tessuti di sostegno). Non a caso la dura madre (detta
anche pachimeninge, cioè meninge dura) foglietto prof e pachi-
leg dentato meninge
fa più parte dei tessuti di sostegno piuttosto
che dell’origine embriologica dei tessuti nervosi.
Mentre invece aracnoide e pia madre, che si chiamano spazio sub�
insieme anche leptomeningi (meningi molli), deriva� aracnoideo
no dal neuroblasto che è un foglietto di derivazione e LCR spazio
dell’ectoblasto (è uno dei i tre foglietti primitivi: ecto� epidurale
blasto, mesoblasto, endoblasto). leg giallo
Dall’ectoblasto, che è quello più superficiale, si
formano due sotto-foglietti: epiblasto forma la cute
e neuroblasto forma il sistema nervoso, quindi ab
origine il SN e la cute derivano dallo stesso foglietto guaine meningee
embriologico.
Ectoblasto epiblasto (cute) e
neuroblasto (SN, pia madre e aracnoide)
Mesoblasto dura madre
Endoblasto
Tubo neurale e cresta neurale sono 2 formazioni che formano sistema nervoso centrale e periferico. A partire
dalla cresta neurale avrò pia madre e aracnoide.
La dura madre invece deriva completamente da un altro sistema.
Fori di coniugazione
Questa immagine è il foro di coniugazione tagliato per vedere cosa vi passa. Il nervo spinale propriamente
detto è ricoperto di dura madre. Poi c’è l’aracnoide, la pia madre..... La dura madre ricopre la radice ma lascia
un attacco sul periostio del foro di coniugazione, che si chiama opercolo fibroso. Quindi la dura ha un at�
tacco anche a livello di tutti i fori di coniugazione.
Tra periostio e dura madre c’è anche uno spazio epidurale, di tessuto cellulo-adiposo che contiene grasso
e sangue venoso (plessi venosi intrarachidei) con funzione di protezione meccanica e capacità di far scivol�
are il midollo rispetto al canale. Incostantemente ci sono legamenti che collegano la dura madre rispetto al
livello somatico.
Riflessione: l’interesse del lavoro craniosacrale sulle ernie discali è che dove si ha un disco che comprime, si
72
crea un conflitto disco-radicolare. Nel momento in cui si fa un lavoro craniosacrale si procede di solito così:
1. ascolto dell’IRC sul sacro
2. correzione (sacrale e craniosacrale)
3. ci si rimette in ascolto
4. poi da 0 a 10 si esercita una trazione 0,5 dolce sul sacro.
La trazione raggiunge anche la zona di conflitto disco-radicolare e aiuta a liberarla. Si deve visualizzare la
trazione mentre la si fa, a che livello si è, e in alcune zone si sente che non va, quindi si aspetta, oppure che
cede da un punto di vista tessutale, o soprattutto che respiri l’occipite, e quando l’occipite comincia a respi�
rare bene, si continua la trazione... Anche il lavoro craniosacrale (abbinato ad altri lavori: liberazione somat�
ica-locale, muscolare, relazionale-posturale.. ) è molto in gioco nei casi di ernie discali perché c’è una relazi�
one diretta tra la dura madre che è presente qua e l’attacco sacrale, e poi l’attacco a livello occipitale. Non
a caso capita spesso di avere una variazione poi del segno di Lasègue (nel senso che si riduce o scompare)
in un Pz a cui viene fatta una trazione come vi ho detto sopra a livello occipitale o a livello sacrale. Migliora
perchè diminuisce la conflittualità a questo livello (i Pz in fase di sciatalgia acuta possono stare supini con un
cuscino sotto la gamba così da accorciare il n. sciatico e con la gamba abdotta, flessa, ruotata esternamente:
di solito in questa posizione stanno meglio). Quando il tessuto nervoso è infiammato, tirare il tessuto spesso
provoca dolore.
Viene formato quindi da due vertebre. È un elemento estremamente suscettibile a variazioni dinamiche. In
ogni attimo della mia vita i miei fori di coniugazione sono in movimento per: movimenti attivi, movimenti
passivi, mobilità legata agli atti respiratori (una dinamica ancora più profonda di quella dell’impulso).
C’è sempre un movimento di apertura, chiusura…
n. di Luschka
È un nervo ricorrente (perché fuoriesce dal nervo spinale propriamente detto quando sta per diventare
73
ramo - ramo anteriore - rami spinali), ricorre all’interno del foro di coniugazione (quindi esce e rientra), per�
ché prende una radice anteriore e una posteriore, e in più si prende anche un contingente neurovegetativo
che proviene dalla catena latero-vertebrale.
Poi ho dura madre, il n. spinale, l’arteria radicolare che accompagna il nervo.
Il n. di Luschka innerva la d. madre sensitivamente, leg gialli, leg longitud post, la parte poste del disco inter�
vertebrale, la parte post del periostio vertebrale, innervaz vasomotoria/neurovegetativa (vasodilataz e vaso�
costrizione) per le arterie radicolari (arterie che si trovano dentro il canale di coniugazione accanto al nervo)
Riflessioni
Qui ho sangue venoso, intracanalare, extra-meningeo. Dove va? Deve andare via il più presto possibile,
perché crea congestione, compressione, e gli spazi sono quelli che sono. Fuoriesce dal foro di coniugazione.
Non a caso ci sono i plessi venosi rachidei: nel foro di coniugazione ho una continua uscita di sangue venoso
che cerca di andare via La mobilità del foro di coniugazione significa la buona possibilità di drenare il
sangue venoso intracanalare.
Nelle infiammazioni intracanalari (ernia discale) dove c’è molto sangue venoso, ripristinare la corretta mo�
bilità intrarticolare facilita il drenaggio del sangue venoso in eccesso, quindi facilita a disinnescare i fenom�
eni infiammatori (di edema, stasi, ecc). La tecnica articolare su un’ernia non funziona perché rimetti dentro
un’ernia, ma per la possibilità che dai al sangue venoso (che crea l’edema locale) di drenarsi.
Se il n. di Luschka si occupa della innervazione dell’arteria radicolare da un punto di vista vasomotorio (va�
socostrizione e vasodilatazione), una disfunzione somatica vertebrale a livello del foro di coniugazione può
irritarlo e disturbare il controllo arterioso nei confronti delle radici spinali, quindi perturbare la qualità degli
influssi nervosi che le radici inviano al metamero, con influenze potenziali a livello metamerico! Quindi
la disfunzione somatica non ha squisitamente influenze somatiche locali strutturali, miofasciali, articolari,
ma ha anche conseguenze neurologiche a distanza attraverso questo meccanismo di perturbazione delle
radici nervose con effetti neurologici periferici (sono stati fatti studi su attività neurovegetative periferiche
in relazione con determinate disfunzioni somatiche: attività viscerali perturbate in relazione a disfunzioni
vertebrali). Non siamo più così metamerici! Siamo sopra-segmentari, pluri-segmentari. Vedere le disfunzioni
somatiche in relazione con disfunzioni viscerali periferiche è molto chiropratico. Noi ogni tanto peschiamo
da questa cultura ma non siamo strettamente questo.
sem 4
Accenno: esistono tecniche liquidiane (influenzano la circolazione del liquor): in Osteopatia craniosacrale si
riconosce al liquor la presenza di un potenziale energetico, come se il liquor fosse un po’ la batteria, quindi
lavorare sul liquor significa lavorare sulla buona capacità elettrica/potenziale a livello di SNC (e SNP).
Quindi la circolazione liquorale quantitativamente è prevalentemente intracanalare e intracranica,
ma è anche periferica.
Sempre a livello intracanalare, parliamo ora dei
Rapporti osteo-discali
(ossia tra disco, Vertebre, Radici Nervose osteodiscoradicolari)
74
Esiste un punto laterale al corpo vertebrale nella parte posteriore dove le radici nervose si posson trovare
in relazione con la parte posteriore del disco e se il disco protrude c’è la possibilità di un conflitto. Quindi
a questo livello possono essere perturbanti dei processi espansivi (protrusione-ernia discale, tumore..). A
livello dell’ uncus cervicale posson essere espansivi processi osteofitici degenerativi articolari che posson
ridurre e perturbare il lume ove passa la radice nel foro di coniugazioe e il rapporto tra la radice, il piatto
vertebrale e il disco.
A livello cervicale le radici nervose hanno un percorso orizzontale rispetto ai corni anteriori e posteriori (ve�
dere immagine in sezione). A livello lombare le radici si dirigono in basso per raggiungere il livello di emer�
genza, poi cambiano angolo e vanno verso il foro di coniugazione. A volte addirittura le radici scendono
dalla fetta di midollo, poi risalgono un pochino facendo una specie di “radice quadrata” (è incostante). Ciò
significa che questa zona fa più angoli, quindi è ancora più a rischio (processi espansivi, gravità, costrizioni
meccaniche, stress ripetuti...).
È importante, considerando il rapporto tra le apofisi articolari (inf. della vertebra sovrastante e sup. della sot�
tostante), il foro di coniugazione e il nervo spinale, non avere l’idea che nel foro di coniugazione ci possa es�
sere un diretto contatto tra le faccette articolari e il nervo. Il nervo non è toccato direttamente dall’articolare.
Il fenomeno irritativo sul nervo è un fenomeno post-irritativo tessutale. La disfunzione somatica può alterare
i tessuti della zona creando un’infiammazione locale che si può diffondere al nervo, o il drenaggio venoso
intracanalare non è più buono, facilitare fenomeni di stasi intracanalari, creare una situazione edematosa
che può infiammare il nervo, ma non è mai un contatto diretto dell’articolare sul nervo.
Questo per arrivare a poter dire che la nostra tecnica articolare diretta (in caso x es. di sciatalgia) non è una
tecnica in cui rischi di lesionare il nervo. Ciononostante è chiaro che se invece di fare una FRSdx fai una
ERSsin non va bene, perché a livello tessutale agisci dove non c’è la disfunzione quindi c’è più possibilità di
creare spasmi muscolari di difesa, si avranno reazioni neuroriflesse locali scorrette… (Pensiamo alla qualità
con cui noi andiamo a testare palpare ascoltare i tessuti, mettere i parametri di correzione…. rispetto ai “ma�
nipolatori improvvisati” che nonostante tutto non è che provochino dei disastri assoluti).
Controindicazioni relative
Ernia discale grave è al confine. Se è espulsa che comprime tre radici .. non farla! Se no, non è una controin�
dicaz assoluta, semmai è la tua cattiva qualità. Nell’ernia discale il nostro gesto migliora la qualità circolatoria
locale, quindi una buona tecnica locale è anche auspicabile. (Se si fanno molte manipolazioni non va bene
perchè lavori il disco in traslazione e rotazione.. è già un disco lesionato rovinato ed è dimostrato che la ma�
nipolazione ripetuta nel tempo fragilizza l’articolazione, fa un po’ l’effetto cortisonico: la manipolazione non
è un gesto che ripeti tante volte, ma il giusto, quel che serve per liberare quel quadro disfunzionale in quel
momento).
I primi 3,5 mesi di gestazione (per noi è controindicazione assoluta: nei primi 3 mesi può succeder di tutto)
Spondilolistesi
Cure anticoagulo (il Pz tende al coagulo quindi la manipolazione può far partire un trombo)
Uso prolungato di corticosteroidei (tendenza alla fragilità tessutale) > cortisone
Osteoporosi grave
Reazione avversa a precedenti manipolazioni
(Bambini sopra i 6-7 anni: ok manipolazione di qualità, coi parametri, senza forza. Come le facciamo noi le
tecniche articolari sono alta ingegneria)
Topografia vertebro-midollare
Il midollo non si trova su tutta la lunghezza del canale spinale: finisce a livello somatico L1-L2.
Quando non c’erano TAC e RM era utile sapere che alla spinosa X corrispondeva il livello di midollo Y (nei
quadri traumatici, negli incidenti stradali.. lesione a livello D8 segmento midollare D11).
C’è uno scarto tra il livello somatico e il livello midollare.
Legge di CHIPPAULT
Visualizza il mielomero (la fetta di midollo) rispetto alla spinosa vertebrale (è improprio dire rispetto alla
vertebra, perché palpo la spinosa e perché c’è un decalage).
Spinosa cervicale: + 1
Spinose toraciche fino a D6: +2 (es. alla spinosa T6 livello midollare/mielomero T8)
Spinose toraciche da T7 a T10: +3 (es. spinosa T10 mielomero L1)
Spinose da T11 a L1: trovo tutti i mielomeri lombari
Tra Spinose L1 e L2 (è la fine): trovo i mielomeri sacrali e coccigei
Sotto spinosa di L2: cauda equina (livello lombare e sacrale).
TEST radicolari
Sono i test che fanno l’ortopedico, il fisiatra.. quando col martelletto testano la sensibilità, la proprioceszi�
one. (Quando sei a cena e non sai cosa dire parla delle Radici Nervose e rimorchi come un treno!)
Radici POST
Capire quali sono le fibre che la compongono. Hanno funzione sensitiva afferente. Quali sono le fibre pre�
senti nelle radici posteriori?
Fibre somato-sensitive, ossia sensibilità somatica extra-viscerale.
Le sensibilità somatiche si dividono in:
esterocettive (tattili, termiche, dolorifiche). Le tattili si dividono in pressorie e vibratorie, e anche in proto�
patiche (sensibilità più grossolane), ed epicritiche (altamente discriminativa).
propriocettive presenti nelle radici posteriori che si dividono a seconda della destinazione in coscienti che
arrivano a livello corticale, ed inscoscienti che arrivano a livello del cervelletto e non solo (circuiti monosi�
naptici)...
Fibre enterocettive neurovegetative. NB: non tutta la sensibilità enterocettiva sale ai centri superiori
grazie al midollo. Non tutta l’afferenza viscerale sale grazie alle radici posteriori. Perché? Una parte della
sensibilità viscerale sale grazie al n. vago che è extra midollare, sono afferenze extra-midollari, non salgono
76
col midollo. Il vago esce dal foro giugulare, va nel mediastino, addome, ecc… Invece la sensibilità somatica
estero e proprio cammina nelle radici posteriori.
Sottodivisione:
enterocezione superficiale (vasi sanguinei cutanei, ghiandole sudoripare, muscoli erettori dei peli) e
enterocezione profonda (proviene dai muscoli lisci, dai vasi, e dagli epiteli ghiandolari viscerali.
A livello di arti inferiori c’è una torsione perché all’VIII settimana c’è uno sviluppo dell’arto inf e una sua RI.
L4 gira sulla faccia ant. della coscia e faccia interna della gamba. (Perché ruota? Un significato legato da un
punto di vista evolutivo-deambulazione.... fate questa domanda a Jean Gay poi prendetevi 2 ore di tranquil�
77
lità per ascoltare la risposta).
Domanda: Se c’è un’ernia abbiamo prima la compromissione della radice anteriore? L’ernia a volte è fo�
raminale quindi non è detto che per forza acchiappa le radici, magari becca il nervo spinale propriamente
detto. Pensare alle persone con sciatica, lamentano soprattutto dolore, perturbazione delle fibre sensi�
tive, algia radicolare piuttosto che un Pz che non ha dolore e ha deficit della muscolatura. È più facile che
l’infiammazione locale vada a perturbare le vie sensitive sulla radice posteriore o se l’infiammazione inter�
essa il nervo spinale propriamente detto prende più le radici sensitive perché normalmente la parte più
periferica del nervo spinale è quella che ha le radici sensitive, e quella più profonda quelle motorie (è una
regola generale, non è una costante).
Una radice posteriore deficitaria (magari per compressione) tende a dare dei segni tendenzialmente IPO
(ipoestesia, algia), di contro ci possono essere dei segni misti: un’ernia è compressione ma anche infiam�
mazione, nella realtà quindi trovi tutto, segni misti ipo/iper: iperalgia e ipoestesia, sensibilità bassa.
Radici ANT
Hanno funzione efferente, e sono costituite dalle fibre:
78
1. Fibre somato-motorie (motoneuroni Alfa e Gamma che provengono dal corno ant della sostanza grigia)
2. Fibre viscero-efferenti (provengono dalla regione intermedia della sostanza grigia e vanno ai tessuti).
Fibre viscero-effettrici vanno ai tessuti periferici a livello somatico periferico innervazione neurovegetativa
trofico-tissutale.
NB: la viscero-efferenza che parte dalla regione intermedia del midollo (tranne eccezioni) è a funzione orto�
simpatica. Es. lo stomaco deve essere innervato da un punto di vista neurovegetativo in due modi: ortosim�
patico arriva dal midollo (rad ant, catena laterovertebrale.. ) e parasimpatico che è portato dal vago, quindi è
extramidollare. Non è tutto il neurovegetativo efferente, ma è il neurovegetativo efferente ortosimpatico.
Ci sono delle eccezioni, infatti a livello sacrale midollare ci sono dei centri neurovegetativi parasimpatici
sacrali che si occupano dell’innervazione (paras.) della sfera pelvica. Quindi è presente la componente
parasimpatica nel sacro e nel cranio a livello del nevrasse (non a livello strutturale -quindi il sacro midollare,
non il sacro come osso, che non c’entra na cippa lippa), es. nervi erettori di Eckart (?), alcuni nervi cranici il
Vago, il VII, il IX.
Quindi, le radici anteriori saranno efferenti, somatomotrici, e viscero effettrici.
L’ortopedico studia la sensibilità esterocettiva, poi prende a martellate il tendine e fa le prove di forza
muscolare quindi non studia l’aspetto neurovegetativo delle radici anteriori, ma va a studiare l’aspetto
(neuro) muscolare. Ma c’è un problema, che la radice posteriore ha i dermatomeri. A livello muscolare, bene
o male pure la rappresentazione quella è, ma a livello degli arti c’è un problema non da poco: il m. quadricip�
ite è innervato dal n. femorale (o crurale), che è formato dalle radici L2 L3 L4. Le radici in relazione coi rami
anteriori L2 L3 L4 sono sempre L2 L3 L4. Quindi se do la martellata al tendine non testo una radice, ne testo
tre di radici! Vale per tutti i punti dove hai un riflesso (deltoide…) perché ci sono i plessi, che mischiano i
livelli di origine.
Sperimentalmente si è visto però che su tre ce n’è una che domina. Nella fattispecie, nel
Riflesso patellare sarà radice di L4.
Riflesso achilleo: studi prevalentemente la radice S1.
C’è uno scarto topografico tra dermatomero e miotomo (è il muscolo innervato dalla radice X), per cui non
ho una sovrapposizione topografica perfetta, e questo si vede soprattutto a livello del tronco perché il mi�
otomo (cioè i muscoli intercostali innervati dalla radice X) si trova più in alto rispetto al dermatomero.
Questo ci fa capire che spesso uno stesso quadro di lesione (o una disfunzione) può generare degli effetti
sulla stessa distribuzione delle radici a livello metamerico su zone che sono lontane tra di loro.
Quindi il metamero non è un blocco unico (il dermatomero starà un po’ più in basso rispetto al miotomo, la
regione viscerale sarà un po’ sparpagliata, e non parliamo delle vie propriocettive profonde…). Quindi una
stessa disfunzione osteopatica o uno stesso quadro di lesione strutturale a livello radicolare produce degli
effetti che possono essere un po’ sparpagliati sul metamero, ma non “nello stesso quadrato dove c’è tutto
dentro”, non siamo fatti così.
Quindi prox lezione: studieremo le radici ant mediante lo studio della forza muscolare (esame muscolare) e
lo studio dei riflessi osteo-tendinei.
sem 5
Debolezza muscolare: temporalmente concordante con la comparsa del dolore. Ci fa capire che
l’interessamento radicolare riguarda, oltre le fibre sensitive, anche quelle motorie. È un segno importante
perchè il Pz avrà un quadro clinico funzionalmente più grave e ci fa capire che l’interessamento della ra�
dice nervosa si trova ad uno stato infiammatorio più avanzato rispetto ad un interessamento sensitivo.
L’iporeflessia e l’ipotrofia sono segni che compaiono in uno stato ancora più avanzato (ma non è detto che
compaiano).
Posizione antalgica: il Pz riferisce che, assumendo una determinata posizione, il dolore scompare. Ciò è do�
vuto al fatto che alcune posizioni detendono il nervo. Questo segno però è relativamente indicativo di sof�
ferenza radicolare in quanto determinate posizioni, oltre a detendere il nervo, detendono anche altre strut�
ture che lo possono intrappolare (es: n. sciatico: posiz antalgica anca F e in RE, ginocchio F e piede sull’AI
controlaterale, in questa posizione oltre lo sciatico è deteso il piriforme. Quindi bisogna fare la differenziale
con altre sindromi come quella della falsa sciatica).
A questo quadro sintomatologico dobbiamo associare un referto di imaging (RX, RM, TAC, EMG) che ci fa
avere un quadro completo della situazione.
Dopo aver analizzato i sintomi e aver visto il referto del radiologo si possono fare ulteriori test (non radico�
lari) che ulteriormente portano verso la conferma dell’interessamento radicolare, questi sono:
segno di Lasegue, che non descrivo
Valsalva: vedi sopra
slump test: Pz seduto osteopata alle sue spalle. L’osteopata spiega che farà una progressiva compressione
sulla testa del Pz ed una successiva spinta col petto sulla schiena per farla flettere. Il Pz estende il ginocchio
ed effettua una F dorsale del piede.
80
3.
ginocchio in E e dorsiflex piede.
Alla pressione canalare si ag�
giunge uno stiramento del
nervo.
Test radicolari
Analizziamo:
Esterocezione tattile e dolorifica* (la termica non l’andiamo a vedere): è un tipo di sensibilità oggettivo-
soggetiva. Oggettiva perchè l’esaminatore dà un determinato stimolo, soggettiva perchè lo stimolo dato
può essere codificato in maniera diversa da Pz a Pz (cosi come un riflesso osteotendineo).
*Tattile: si usa il pennelletto incluso nel martelletto per i riflessi, prima il lato sano e poi l’altro. Si chiede al Pz
se sente delle differenze.
Dolorifca: si usa l’aghetto incluso nel martelletto facendo punture non troppo rapide e non troppo vicine
lungo il percorso interessato. Si chiede al Pz se sente differenze.
Esame muscolare: valutazione del muscolo. Vediamo se c’è ipostenia (magari rispetto al controlaterale),
quindi non andiamo a valutare la forza del muscolo seguendo la classica scala della forza muscolare. NB:
i test muscolari si fanno in comparativa e si testa prima il lato buono. Conoscendo l’azione di un muscolo,
porteremo, passivamente, il segmento osseo in direzione dell’azione muscolare e poi chiederemo al Pz di te�
nere ad una forza opposta applicata da noi (es tibiale ant: portiamo il piede in F dorsale e RI e poi spingiamo
verso la F plantare e RE.
Riflessi osteotendinei: importante è mettere il tendine del muscolo interessato in condizione di allunga�
mento. In questo modo si stira il fuso neuro-muscolare mettendo la sua zona equatoriale in stato di pre-
allarme (vedere il meccanismo del riflesso osteotendineo)(1).
(1)
Si fa un comparativo stando attenti a percuotere con il martelletto nello stesso punto, sia da un lato che
dall’altro
Trofismo muscolare: osservabile tramite osservazione e palpazione (volendo anche misurazione, ma noi
non la facciamo)(2).
(2)
Queste sono comparative e dobbiamo stare attenti a mettere i segmenti da comparare nelle stesso con�
dizioni di rotazione in quanto una rot più accentuata di un arto rispetto all’altro potrebbe ingannarci per�
chè vediamo il muscolo da una prospettiva diversa. Con la palpazione andiamo a vedere la consistenza del
muscolo.
Terminologia
Sensibilità esterocettiva Sensibilità esterocettiva Esame muscolare Riflessi Trofismo
tattile: algica: - normostenia - normoreflessia - normotrofia
- normoestesia - normalgia - ipostenia - iporeflessia - ipotrofia
- ipoestesia - iperalgia - astenia - iperreflessia - ipertofia
- iperestesia - ipoalgia - atrofia
- anestesia - analgesia
- disestesia
- parestesia. È soggettiva,
riferita dal Pz
81
Esame delle radici degli AAII
L4
- innervazione
�������������������������������������������������������������������������������������������������������������
motoria per tibiale anteriore e quadricipite (in realtà un muscolo ha più radici che lo innerva�
no, ma da esami EMG si è visto che una radice prevale sulle altre). Il riflesso osteotendineo per L4 è il riflesso
rotuleo
- esterocezione: faccia int del piede fino al bordo int dell’alluce
L5
- innervazione
����������������������������������������������
motoria: E lungo dell’alluce, riflesso
�������������������������������������������������������������
osteotendineo sul tibiale post il quale non è molto af�
fidabile in quanto è difficile da provocare anche in Pz con riflessi vivaci. Il test si esegue facendo mettere il
Pz sui talloni. Questo test è prevalentemente per L5, ma non esclusivamente in quanto testeremo L4 (tibiale
anteriore), L5 (tibiale ant ed ext delle dita) ed S1 (peronieri). Gli si può anche chiedere di camminare, perché
un problema di L5 porterà a non sollevare il piede con conseguente andatura “strusciante”.
82
Test per il m. E lungo dell’alluce
1.
Posizione neutra della caviglia, far tirare su l’alluce e stabilizzare la
metatarso-falangea. Spinta opposta all’azione muscolare.
2.
Se si vuole essere più precisi si stabilizza l’inter-falangea.
S1
- Innervazione motoria: tricipite surale, riflesso osteotendineo sull’achilleo. Il test si esegue facendo mettere
il Pz in punta dei piedi per più volte di seguito, sia con entrambi gli AAII sia con uno solo.
83
Test osteotendineo per il m. tricipite surale
1.
Pz prono, ginocchio flesso. Si esegue una dorsiflessione del piede stando
pronti a rilasciare quando si scatena il riflesso. Percussione.
2. 3.
Variante da Variante da
seduto supino
Esterocezione:
bordo est del
piede fino al V
dito
*Segno dell’abd > il Pz sta meglio quando mette il il braccio dietro la spalla corrispondente. È un segno
che può indicare compromissione radicolare o costrizione muscolare a livello dell’orifizio toracico superiore
(OTS)
84
Slump test AASS 3.
1. inclinazi�
compressione one verso
cervicale il lato da
testare
2.
flessione
cervicale
Facciamo l’inclinazione perchè chiude gli spazi radicolari ed in più ci permette di fare una differenziale con
problemi muscolari dell’orifizio, infatti l’inclinazione accorcia le fibre dell’orifizio omolaterale.
Esame delle radici degli AASS
C5
Forza muscolare: deltoide, bicipite brachiale.
Riflesso osteotendineo: bicipite
Territorio esterocettivo: faccia esterna del braccio,
soprattutto l’emergenza del nervo ascellare (o circon�
flesso) a livello della V deltoidea
85
C6
Forza muscolare: mm. E del polso
Riflesso osteotendineo: riflesso brachio radiale
(lungo supinatore)
Territorio esterocettivo: faccia est dell’avambraccio,
dal gomito fino a pollice, indice.
C7
Forza muscolare: m. tricipite brachiale
Riflesso osteotendineo: riflesso tricipitale
Territorio esterocettivo: dito medio
86
Test del Riflesso osteotendi-
m. tricipite neo del m. tricipite
brachiale brachiale
C8
Forza muscolare: mm. F delle dita
Riflesso osteotendineo: nessuno perchè è
impossibile da evocare
Territorio esterocettivo: faccia interna
dell’avambraccio fino a IV e V dito.
87
T1
Forza muscolare: muscolatura intrinseca della
mano (abd add)
Riflesso osteotendineo: nessuno
Territorio esterocettivo: faccia interna del braccio
88
veduta posteriore dell’AS
SC Sopra Clavicolare C3-4
U Ulnare C8-T1
M Mediano C6-7-8
I Intercostobrachiale T2
U Ulnare C8-T1
M Mediano C6-7-8
89
veduta posteriore dell’AI
IIp Ileo Ipogastrico L1
Su Subcostale T12
O Otturatorio L2-3-4
Sa Safeno L3-4
S Surale
Su Subcostale T12
II Ileo Inguinale L1
O Otturatorio L2-3-4
Sa Safeno L3-4
S Surale
PP Peroneo Prof
90
cuoio capelluto e faccia O Oftalmico
PO Piccolo Occipitale C2
Mx Mascellare
Md Mandibolare
Sa Safeno L3-4
S Surale L5-S1-2
T Tibiale S1-2
Anno 3 sem 1
Cenni di embriologia
Il SN nasce dal foglietto più superficiale, l’ec-
toderma, dei 3 che entrano nella costituzione
dell’embrione.
92
Dall’ectoderma si forma una placca neurale, quindi il solco che si
trasforma in canale e poi il tubo neurale. La porzione caudale del
tubo neurale (che forma il midollo spinale) rimane tale e quale in ter�
mini di organizzazione, mentre quella craniale evolve in 3 vescicole
encefaliche che poi diventano 5.
La vescicola telencefalica, quella più anteriore, evolve formando gli
emisferi cerebrali e quindi va a sovrastare le altre vescicole, in quan�
to queste ultime si sviluppano poco.
Il mesencefalo si sviluppa un poco (ma sempre meno rispetto al
telencefalo) perché emerge dietro il cervelletto.
Lavoro sul coccige
Il Pz è seduto sul lettino (con le mani in appoggio su quest’ulti�
mo), mentre l’osteopata contatta con i pollici la faccia posteriore
del coccige prendendo relazione con il filum terminalis (che a
questo livello è contattabile) e spingendo in avanti con i pollici
inizia ad effettuare una leggera trazione verso il basso (e perce�
pisce una certa elasticità). A questo punto si può procedere in
due modi:
93
processo tuberosità
articolare sup sacrale
canale sacrale
parte
lat faccetta
auricolare
cresta
sacrale lat
forami cresta sacrale
sacrali media
post
cresta sacrale
articolare
hiatus sacrale 1. quando inizia a percepire sotto le sue
dita una certa tensione chiede al Pz di
corni del sacro
corno del coccige flettersi in avanti e, raggiunto il punto di
art. sacro-coccigea massima tensione....
coccige
2. oppure con il Pz flesso in avanti stira il filum guadagnando e poi fa “tira e molla” cercando di guadagnare
nei piani dello spazio sfruttando anche l’inclinazione laterale del Pz (tecnica di stiramento progressivo).
Il MS non riempie pienamente la cavità del canale vertebrale in quanto sono presenti meningi, tessuto
epidurale, radici nervose e vasi.
Anatomicamente il MS presenta una fessura mediana ant (dove si possono divaricare i lembi) ed una fes-
sura mediana post (dove non si possono divaricare i lembi). Unendo queste due fessure il MS può essere
suddiviso in due porzioni simmetriche, destra e sinistra, dette antimeri.
In ogni metà di MS sono presenti dei piccoli solchi che sono il solco laterale ant ed il solco laterale post,
che corrispondono alle inserzioni delle radici nervose, cioè la prosecuzione mediale della radice nervosa. La
radice nervosa infatti arriva “sfioccata” nel MS, dove poi penetra arrivando fino alla sostanza grigia. Le radico�
le con la loro estremità superiore ed inferiore determinano l’altezza del segmento midollare.
Dal MS emergono 31 paia di nervi spinali (e quindi 31 neuromeri): le eventuali variazioni numeriche sono
legate ad eventuali rami coccigei, che possono essere in eccesso perché la regione coccigea è instabile dal
punto di vista anatomico.
94
radice ant del n. spinale
radice post del n. spinale
ganglio spinale
rami comunicanti grigi e bianchi per
il tronco del simpatico
ramo ant del n. spinale
dura madre
aracnoide
spazio subaracnoidale
pia madre (che ricopre il
midollo spinale)
radicole della radice post
leg denticolato
sostanza grigia
sostanza bianca radicole della radice post
radice post del n. spinale
radicole della radice ant
ganglio spinale
ramo post del n. spinale
ramo ant del n. spinale
1. Le cellule radicolari (sono vie neurovegetative ortosimpatiche tranne una eccezione a livello sacrale) si
dividono in:
96
motrici somatiche
viscero somatiche
2. Le cellule funicolari (presenti soprattutto a livello del corno post) si dividono in:
Intersegmentarie che vanno ad un altro livello di midollo:
- formano il fascio fondamentale o proprio che circonda la sostanza grigia.
- in questo fascio della bianca le informazioni partono dalla grigia, diventano mielinizzate in questo fascio,
vanno ad un livello superiore attraverso la sostanza bianca e rientrano nella grigia ad un altro livello seg�
mentario midollare.
- Le funicolari di connessione saranno presenti soprattutto nel corno post.
Sovrasegmentarie che vanno al di sopra del MS verso i centri superiori.
Cellule del Renshaw:
il motoneurone α (che scarica l’attività efferente verso il muscolo) eccita la cellula del Renshaw. Questa attra�
verso un suo ramo efferente inibisce il motoneurone stesso; si tratta di una inibizione efferente. Al massimo
il ramo efferente scende nella sostanza fondamentale accollato alla grigia e va al segmento midollare limi�
trofo. Si tratta di un circuito arcaico.
sem 2
Pecorelli proietta e commenta delle slide
Slide 1
97
Slide 2
e gamma
(5)
Il Corno lat va da C8 a L2
nucleo dorsale;
colonna di Clarke
(D1-L3)
nucleo basale laterale
zona reticolare spinale
colonna grigia
intermedio-laterale;
neuroni ortosimpatici
pregangliari (D1-L2)
colonna grigia
intermedio-laterale;
neuroni parasimpatici
pregangliari (S2-S4).
NB. nell’immagine non
sono presenti o perché
regione intermedia e corno lat sono pochi o perché è indicata solo la localizzazione
Slide 4
98
Slide 5
Slide 6
(8)
Sono formate dai motoneuroni
(9)
Ossia nella parte interna del corno Ant
D
V
gruppo mediale (V ventromediale / D dorsomediale)
Slide 7
99
(10)
Origina da C3C4C5, quindi per forza devo trovare la colonna del n. frenico sulla s. grigia del mid. cervicale.
(11)
Ha un’origine anche cervicale, quindi vale la stessa cosa che abbiamo detto del n. frenico
Slide 9
Organizzazione
somatotopica delle
colonne somatomo-
torie
- Le c. Mediali (ven�
tro- e dorsomediale)
inviano gli assoni ai
mm. della nuca, del
dorso, agli intercostali
e addominali
- La c. Ventrolaterale
invia assoni ai mm.
della spalla e del
braccio (anca, coscia)
- La c. Dorsolaterale
invia assoni ai mm. di
avambraccio e mano
(gamba, piede)
- La colonna Retrodorsale invia assoni ai mm. brevi/intrinseci delle dita (mani e piedi)
Slide 10
Slide 11
100
colonna delle cellule nuclei viscerosensitivi
postero-marginali
colonna parasimpatica
sacrale mediale
nucleo della corno post
sostanza gelatinosa
(del Rolando)
commessura grigia
colonna centrale
S4 colonna antero-mediale
parasimpatica (i nn. erettori di Eckart) del plesso pudendo. Le fibre vanno dalle colonne parasimp nei corni
ant, scendono nei fori sacrali per andare poi a formare il plesso pudendo, il plesso ipogastrico e raggiungere
infine tutti i visceri con controllo parasimpatico (ossia ang colico sin, colon discendente, sigma, retto, ano,
uretra, prostata, vagina…). Questo significa che una parte della funzione parasimpatica ha origine dal mi�
dollo sacrale (ossia L2 come livello vertebrale). L’altra parte viene principalmente dall’alto, ossia dal n. vago.
Slide 12
Qual è la differenza tra ORTO e PARA? Es. Sullo stomaco devono arrivare orto e para. Sembrerebbero due
sistemi complementari ma non è così. Entrambi arrivano sul viscere con il loro tipo d’informazione, in più
l’orto va su tutti i vasi di tutto il corpo portando la vaso motricità e su tutte le strutture somatiche del corpo
portando un comando trofico-tissutale. Quindi il para è più mirato sul viscere mentre l’orto si apre a tutto.
Slide 13
Colonna Paraependimale
Decorre sui 2 lati del canale ependimale
colonna paraependimale
101
Slide 14
nucleo intermedio
mediale
colonna delle cellule
postero-marginali
nuclei viscerosensitivi
nucleo della
C6
corno post
sostanza gelatinosa
(del Rolando)
zona intermedia
nucleo della testa
del corno post commessura grigia
(13)
alla base del corno post.
Slide 15
(14)
Quindi va al cervelletto
102
Slide 16
Slide 17
(15)
quindi è una regione di smistamento
(16)
è una regione che fa da ponte, associazione, filtro, legame con altre regioni del midollo
Slide 18
La suddivisione in colonne e lamine dipende dalle ricerche e dagli Autori. Quindi le colonne non corrispon�
dono ESATTAMENTE alle lamine.
103
Slide 19
Slide 20
Per es il primo motoneurone che origina dalla corteccia. Oppure la propriocezione cosciente o l’esteroce�
(18)
zione critica originano perifericamente e poi passano nella s. bianca (fasci di Goll e Burdach) per andare al
bulbo.
2. ORIZZONTALE
Fibre commessurali (fibre funicolari che attra�
versano la commessura ant)
Fibre radicolari (sono i tratti intramidollari
delle radici ant e post)
commessura anteriore
104
Slide 21
Slide 22
- La Sostanza Fondamentale è accollata a tutto il perimetro della s. grigia e trasmette impulsi nervosi a centri
della s. grigia omo- e controlaterale di livelli sopra e sottostanti (uno o due segmenti)
- La colonna Postero-Marginale (di Lissauer) è composta per metà da questo fascio
Slide 23
105
(21)
Si trovano a livello del
bulbo e ricevono le afferen� Mesencefalo
ze che provengono dal n.
acustico-vestibolare (ossia Cervelletto
afferenze provenienti dai NB l’associazione tra appa�
canali semicircolari, non dalla rato vestibolare, nuclei
vestibolari e cervelletto.
coclea). Sono informazioni Fibre vanno anche al siste�
relative alla condizione stati� ma reticolare attivatore
ca dell’individuo. Poi i Nuclei Superiore
Nuclei Mediale
Vestibolari si relazionano vestibolari Laterale
con i Nuclei della Visione a Inferiore Corpo
livello del mesecefalo e con Parte superiore genicolato
del bulbo mediale
altri circuiti che vedremo e nervo vestibolare
formeranno le vie Vestibolo- Ai nuclei motori
ganglio dei mm. oculari
Spinali.
(22)
L’informazione parte Tratto Tratto vestibolospinale
dall’orecchio (canali semicir� vestibolo mediale
spinale
colari) va al n. acustico-vesti� laterale
bolare, ai nuclei vestibolari e Midollo spinale
si associa con le vie che par-
tono dal mesencefalo (la parte più alta del tronco encefalo), prendono info dalla Sost Reticolare e dai Nuclei
Vestibolari e poi scendere sul Cordone Lat della Sost Bianca del midollo e poi a livello cervicale dare innerva�
zione ai motoneuroni XY per funzioni di esigenze gravitarie-posturali della testa. Qundi sono vie che modu�
lano le finalità visivo-posturali: sguardo e altre condizioni extra standard.
Slide 24
106
al livello d’interesse e poi incrocia, passa la
commessura bianca e va a innervare il mo�
toneurone di competenza (quindi anche
se si chiama diretta alla fine incrocia, anche
se a livello segmentario, perché tutta la via
piramidale lo fa).
Slide 25
(23)
È un’estrinsecazione dinamica
(24)
S’intende anche il plesso brachiale
Slide 26
Mesencefalo
d. Fascio Vestibolo-Spinale
Ant(25) o Mediale Cervelletto
Parzialmente crociato; è un NB l’associazione tra appa�
rato vestibolare, nuclei
fascio discendente che non
vestibolari e cervelletto.
oltrepassa i segmenti cervicali. Fibre vanno anche al siste�
È formato da fibre che proven� ma reticolare attivatore
gono dai Nuclei Vestibolari del Superiore
Nuclei Mediale
bulbo, incrociano parzialmen� vestibolari Laterale
te a livello bulbare, viaggiano Inferiore Corpo
Parte superiore genicolato
nei cordoni ant e terminano del bulbo mediale
nei corni ant. nervo vestibolare
Trasporta impulsi che de� Ai nuclei motori
ganglio dei mm. oculari
terminano cambiamenti di
posizione della testa e degli Tratto Tratto vestibolospinale
AS con la finalità del manteni� vestibolo mediale
spinale
mento dell’equilibrio. laterale Midollo spinale
Esiste anche un Fascio Vesti�
bolo-Spinale Laterale(26)
107
(25)
Si occupa più degli AS e della testa.
(26)
Si occupa più del tronco e degli AAII.
Slide 27
via Cortico-Strio-Pallido-Rubro-Reticolo-Spinale
via Cortico-Ponto-Cerebello-Rubro-Reticolo-Spinale
Slide 28
108
Le vie extrapiramidali sono vie motrici polineuroniche che, partendo dalle aree motrici secondarie della
corteccia cerebrale (le secondarie fanno da supporto alle aree motrici primarie), scendono al corno ant del
midollo dove, in via diretta o associativa, si mettono in relazione con i motoneuroni alfa e gamma.
Slide 29
Portano impulsi che controllano e regolano i movimenti volontari ed il tono muscolare (circuito Gamma),
presiedono ai movimenti automatici e semiautomatici associati ai movimenti volontari, della mimica o
dell’espressione
Senza questo sostegno neurologico la motilità volontaria è incompleta, sarebbe il movimento volontario
selettivo fine a se stesso o poco più, mancherebbe l’armonia, l’equilibrio, la coordinazione, la modulazione.
Slide 30
Slide 31
Slide 32
fascio spino-
talamico ant
fascio spino-olivare
109
Slide 33
Slide 34
110
Fascio Cortico-
Spinale Lat
componente
minore del
Fascio Cortico-
Spinale Ant
(omolaterale)
muscoli laterali
Commessura Fascio Cortico-
muscoli mediali bianca Spinale Ant
Anteriore
Slide 35
Slide 36
111
Slide 38
Slide 39
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g. Fascio Spino-Tettale(33)
Trasporta sensibilità esterocettiva protopatica prevalentemente dolorifica.
Ascendente, subito crociato, prende origine dal nucleo della testa del corno post
e raggiunge la lamina quadrigemina del mesencefalo
112
Terminano a livello della sostanza Reticolare, talamo(34), ipotalamo periventricolare(35) e aree della corteccia
frontale.
Sensibilità viscerale cosciente
Sono dei fascetti che originano nella regione intermedia della grigia, si mettono a livello del cordone lat e
salgono per andare alla Sostanza Reticolare….
(34)
Il talamo è un relé sensitivo, il top
(35)
È un centro neurovegetativo che però ha bisogno anche di afferenze per gestire bene l’efferenza
Slide 42
fascio spino-
i. Fascio Spino-Cerebellare dorsale di Flechsig via x cerebellare
Ascendente, diretto, reca impulsi della sensibilità propriocettiva dorsale
incosciente (prevalentemente tronco) al cervelletto.
Nasce dalla colonna del Clarke, si mette sul cordone lat omolaterale,
percorre il midollo poi il tronco encefalo (solo il bulbo) e grazie al pe�
duncolo cerebellare inf(36) va al cervelletto omolaterale.
Qui si relaziona con i circuiti intrinseci del cervelletto stesso.
fascio spino-
(36)
Mette in relazione il bulbo con il cervelletto cerebellare
ventrale
Slide 43
Si occupa più degli arti. Se ne va al nucleo intermedio mediale, fa sinapsi, incrocia, si mette nel cordone
(37)
lat controlaterale, sale e va al peduncolo cerebellare sup (quindi mesencefalo) e poi al cervelletto. Il tronco
encefalo presenta i peduncoli cerebellari sup e inf che lo mettono in relazione con il cervelletto (invece i
peduncoli cerebrali mettono in relazione tronco encefalo e cervello)
113
Slide 44
fascicolo
fascicolo gracile
Fasci del Cordone Post cuneato
a. Fascio Gracile o fascio di Goll
È formato da vie ascendenti che trasportano la sensibilità tattile epicritica
e propriocettiva cosciente(38) degli AAII
Inizia all’estremità inf del midollo e via via s’ingrandisce fino al V segmento
toracico da dove poi resta intatto.
Forma da solo la gran parte del cordone post nella metà inf del midollo.
Le vie salgono omolateralmente, senza sinapsi, fino al bulbo (nucleo del
Goll) dove c’è sinapsi, incrocio delle fibre che arrivano al talamo, dove c’è
un’altra sinapsi e infine la corteccia parietale.
Quindi vanno alla corteccia e non al cervelletto (pur essendo una pro�
(38)
priocezione).
Lo stimolo parte dalla periferia, per es. dal piede, va sul cordone post (nel
fascio di Goll o in quello di Burdach), sale e fa la prima sinapsi a livello del
talamo, corteccia. La differenza tra Goll e Burdach è sull’origine dell’informazione tattile ed epicritica.
Goll trasporta l’informazione tattile ed epicritica cosciente dagli AAII
Slide 45
b. Fascio Cuneato di Burdach
Compare nella metà sup del midollo, lateralmente al fascio di Goll a partire dal V segmento toracico in alto
Trasporta la sensibilità tattile epicritica e propriocettiva cosciente degli AASS e del tronco.
Il percorso è simile al fascio del Gracile.
Slide 46
Sono sempre vie propriocettive tattili epicritiche coscienti che, invece di salire, scendono. Quindi una
(39)
piccola percentuale dell’informazione sensitiva scende, perché le funzioni metameriche sottostanti hanno
piacere d ricevere informazioni sensitive segmentarie (si tratta sempre di funzioni arcaiche, quindi sono le
propriocezioni che servono a gestire dei riflessi).
Utilizzeremo queste nozioni teoriche quando vedremo alcune tecniche osteopatiche che utilizzano certi
circuiti
sem 3
1
vita embrionale si forma
nell’ectoblasto, un ispessi�
mento nella faccia dorsale
dell’ embrione sviluppato
secondo l’asse cranio-cau�
dale, è la Placca Neurale (è
come un raggruppamento
di cellule).
2
cui margini presentano due rilievi che
si chiamano le Creste Neurali (perché
sono in rilievo, sono dei raggruppa�
menti di cellule, che si cominciano ad
organizzare e poi formeranno il SNP).
Il Solco Neurale invece si chiuderà e
andrà a formare il SNC
piega neurale
3
Progressivamente le Creste neurali si staccheranno
dai bordi del solco e progressivamente si invaginano
sempre di più fino ad unirsi e formare il Tubo Neurale
(XXI giorno embrionale circa)
Formazione del Tubo Neurale
115
placca neurale placca neurale
del proencefalo livello di sezione
1
del proencefalo
3
pieghe neurali
pieghe neurali
livello di sezione
pieghe neurali
2
I somite fuse tra loro
occipitale
I somite
cervicale
neuroporo
solco caudale
primitivo
La Cresta neurale si iperdifferenzia fino ad arrivare ad una autonomia del Tubo neurale e delle Creste in
quanto strutture a se stanti. In breve tempo il tubo si chiude, la cresta si trova a livello dorsale e l’ectoderma
chiude il tutto.
I somite
cervicale
I somite
toracico
116
ectoderma
mesoderma
endoderma
cresta neurale
mesoderma
tubo neurale
mesoderma
parassiale
mesoderma
laterale
endoderma notocorda
Alla fine ho solo due orifizi ad ogni estremità del tubo:
Neuroporo Anteriore (rostrale)
Neuroporo Posteriore (caudale)
Questi si chiudono prima del 30° giorno. Tutto ciò formerà il SNC
La cavità centrale del Tubo neurale è, in questa fase, uniforme sia a livello craniale che caudale.
L’iperdifferenziazione del SNC formerà poi i ventricoli.
117
cresta neurale
ganglioblasti
abbozzo di un
ganglio della catena
del simpatico
melanoblasti
abbozzo delle
ghiandole surrenali
Il Tubo neurale costituirà l’encefalo e il midollo spinale, le due componenti del Sistema Nervoso Centrale
(SNC). La Cresta neurale darà origine ai neuroni i cui corpi sono situati al di fuori del SNC, nel Sistema Ner-
voso Periferico (SNP), e cioè in nervi, gangli e plessi.
Una riflessione: il soma del II motoneurone, che origina dal corno ant della sostanza grigia (quindi a livello
del midollo spinale) non origina dalla cresta, bensì dal tubo neurale. Embriologicamente il II motoneurone
non è secondo a niente ma fa sempre parte del SNC, è una derivazione del tubo.
Vedremo poi i derivati del tubo e delle creste quando faremo l’istogenesi (ossia la derivazione delle cellule in
funzione dell’embriologia).
Durante tutta questa fase di Neurulazione (= sviluppo embriologico del SN) l’abbozzo nervoso (neuroblasto)
si è progressivamente differenziato ed isolato dall’abbozzo cutaneo (epiblasto) che lo ricopre e lo separa
dall’ambiente esterno
Le Creste Neurali, separate ormai dal tubo neurale, si portano da una posizione dorsale ad una posizione
ventro-laterale rispetto al tubo.
Esse non formeranno più una massa tissutale continua ma si frammenteranno in differenti abbozzi gangliari,
118
chiamati così perché li è presente il ganglio della cellula sensitiva del SNP
cresta neurale
frammentata
al di sotto la Notocorda
dorsale che fa da
guida mesoblastica.
Poi c’è una introflessione, si formano il Solco Neurale e la Cresta
e in seguito c’è la segmentazione
Un disturbo dell’embriogenesi in questa fase della neurulazione può essere responsabile di un’anomalia di
chiusura posteriore del SNC in relazione con l’epiblasto e quindi con la cute.
È possibile allora che il SNC resti in contatto totale o parziale con l’esterno generando una patologia che si
chiama Spina Bifida (infatti se c’è una difficoltà nella chiusura post del tubo, della cresta e della cute si ha
un processo di erniazione del SNC verso l’esterno con una mancata chiusura somatica e cutanea nella parte
post).
Genera disturbi alla parte caudale del SNC ed in particolare paraplegie di gravità differenti a seconda della
scarsezza di maturazione neurologica ed epiteliale.
Progressivamente le pareti del Tubo neurale, che formerà il midollo, si ispessiscono, s’ingrandiscono, gua�
dagnano spazio verso l’interno formando 4 lamine:
2 ventrali o lamine basali
2 dorsali o alari
al centro il Solco limitante
Le lamine alari ricevono gli assoni delle cellule bipolari delle creste neurali ed hanno una funzione sensitiva
(è logico perché sono le cellule che formeranno i corni post del midollo
Le lamine basali contengono i corpi dei futuri motoneuroni
La regione del solco limitante contiene i somi dei neuroni vegetativi
119
tetto tetto sostanza bianca
lamina alare
lamina alare neuroni corno
vegetativi POST
neuroni corno
vegetativi sostanza bianca LAT
lamina basale lamina basale corno
ANT
pavimento pavimento
canale centrale
Maturazione neurofunzionale del metamero
Mentre ho lo sviluppo e la mielinizzazione dei prolungamenti neuronali verso la periferia, al livello midollare
si forma la sostanza bianca midollare che progressivamente si ispessisce sempre di più (quindi la mieliniz�
zazione riguarda sia la periferia che il livello intramidollare, dove si creano delle connessioni di sostanza
bianca tra un segmento e l’altro e tra più segmenti di essa. Poi quando si svilupperà anche l’encefalo si
creeranno delle connessioni tra i diversi segmenti e l’alto oppure delle vie che dall’alto camminano verso il
midollo e vanno in periferia).
Parallelamente avrò una differenziazione a livello metamerico della regione epiblastica (cute), mesoblastica
(muscoli, ossa, articolazioni, fasce…) ed entoblastica (visceri) in relazione tramite le vie afferenti ed efferenti
con un singolo «livello» di tubo neurale (quindi si deve fisiologicamente mettere in piedi tutto il processo di
metamerizzazione, perché il midollo non evolve/cresce da solo ma matura insieme al metamero).
D’altra parte se andiamo a vedere lo sviluppo dell’encefalo, ci accorgiamo che avviene un po’ come per
il fungo atomico, nel senso che sale, si espande trasversalmente, rientra al centro e fa come un risucchio.
È tale lo sviluppo in alto che trascina un po’ verso l’alto la materia nervosa e se lo può permettere perché
quello che a livello caudale viene trascinato in alto continua ad assolvere tranquillamente alle sue funzioni
metameriche. Saranno un po’ più lunghe le radici nervose sacrali però non è importante, visto il peso quali�
tativo di quello che avviene a livello encefalico. Ossia il tessuto nervoso può permettersi che qualche nervo
venga compresso a livello lombo-sacrale, dato che la qualità delle funzioni dell’encefalo è in proporzione di
120
gran lunga maggiore.
In più non c’è un processo evolutivo, dal punto di vista delle connessioni neuronali, che necessita di un
midollo abbondante e così lo spazio della cauda equina può essere preso dalle radici nervose.
Domanda: dato che lo sviluppo embriologico tira il midollo verso l’alto perché non trovo il nervo spinale di
C2 a livello del troncoencefalo, quindi alto, ma più o meno parallelo al corrispondente foro di coniugazione?
La riflessione fatta sopra non sta a significare che fisicamente avviene un risucchio del midollo verso l’alto,
ma che oggettivamente lo sviluppo degli emisferi cerebrali è una sorta di distrazione rispetto al discorso
sulla metamerizzazione che abbiamo fatto prima. Ossia ad un certo punto dello sviluppo embriologico la
maturazione e la crescita della materia nervosa avviene sopra, a livello encefalico.
Domanda: non si potrebbe pensare che è la periferia ad allontanarsi?
Però questo significherebbe una distonia tra sistema nervoso e sistema somatico.
Embriogenesi dell’encefalo
Prosencefalica
Mesencefalica
Romboencefalica
121
Allo stesso tempo, a questo livello,
avrò un allungamento maggiore della
faccia dorsale in rapporto a quella ven�
trale e quindi una curvatura d’insieme
delle strutture encefaliche rispetto a
quelle midollari.
A 32 giorni una nuova segmentazio�
ne raggiunge lo stadio di 5 vescicole
tutte in comunicazione tra di loro
telencefalo
(neocorteccia) mesencefalo
confine del diencefalo
(coperto dallo sviluppo del telencefalo) cervelletto
(metencefalo)
lobo olfattorio (paleocorteccia)
n. ottico (II nervi cranici) bulbo (mielencefalo)
122
L’ispessimento delle pareti di Metencefalo e
Mielencefalo riduce il lume della vescicola
romboencefalica primitiva che diventa il IV
ventricolo (è un bacino liquorale che si può
stimolare con alcune tecniche)
Il Mesencefalo, si modifica poco ed è “l’Istmo
dell’encefalo” poiché assicura la comunicazio�
ne tra tronco encefalo e cervelletto da un lato
(peduncoli cerebellari) e tra il tronco encefa�
lo ed il cervello dall’altra (peduncoli cerebra-
li).Ricorda che il sistema piramidale attraversa
il tronco encefalo
123
I e II ventricolo
III ventricolo e canali di Monro che
collegano il III con il I e il II
(con il passaggio della Connessione
Intertalamica)
Acquedotto del Silvio
IV ventricolo e forami di Luschka
Canale ependimale
I forami di Luschka portano il liquor dal IV ventricolo agli spazi subaracnoidali midollari, perché nel midollo il
liquor è sia nel canale ependimale che intorno al midollo
Il Talamo è uno ma ha un corpo a dx e uno a sin collegati dalla Connessione Intertalamica.
Nell’idrocefalo tutti i verticoli sono dilatati, con iperproduzione di liquor e mancanza di drenaggio.
Il canale Ependimale non può essere considerato come un ventricolo perché non è dilatato, tranne una leg�
gera porzione a livello sacrale.
Istogenesi del SN
Le cellule del SN si differenziano a partire da:
Tubo Neurale (SNC)
Cresta Neurale (SNP)
Le Creste Neurali si frammentano via via in piccoli ammassi cellulari lungo tutto il tubo neurale.
SNP
Dalle Creste Neurali originano:
Neuroblasti (= cellule che formano neuroni del SNP)
Dai quali origineranno:
1.Neuroni Sensitivi
a. Bipolari (cellula bipolare dei gangli dell’VIII n. cranico)
b. Pseudounipolari (cellula con il soma nel ganglio spinale e nei gangli sensitivi dei nn. cranici V, VII, IX, X)
V (trigemino), VII (facciale),VIII , IX (glossofaringeo), X (vago) sono i n. cranici a funzione sensitiva tranne I e II
che hanno un’embriologia personale.
III, IV, VI sono nn. oculomotori, quindi a funzione motoria
I e II sono un’eccezione
124
Neurone Bipolare Neurone Pseudounipolare: c’è un polo che as�
solve a due funzioni (afferenza ed efferenza)
2.Neuroni Visceroeffettori (= cellule effettrici post sinaptiche multipolari dei gangli orto e para)
Si tratta per es. del neurone che origina dal ganglio della catena latero-vertebrale e va verso un viscere.
3.Cellula Cromaffine della Midollo-surrenale
Sono cellule simpatiche, post gangliari modificate. La Midollo-surrenale è una sorta di ganglio Orto a cui ar�
rivano fibre pre-ganglio tramite i nn. splancnici che le stimolano a produrre le Catecolamine
(80% producono Adrenalina, 20% Noradrenalina).
Le cellule Cromaffine hanno perso i loro assoni ma hanno acquisito la possibilità di elaborare sostanze
ormonali che immettono direttamente nel sangue. Solo la Midollo-surrenale produce in grande quantità
Adrenalina.
4.Cellule della Leptomeninge
Aracnoide e Pia madre
5.Cellule Gliali
Microglia e cellule di Schwann
SNC
Dal Tubo Neurale originano:
Neuroblasti
Dai quali origineranno:
1.Neuroni Somatomotori
a Neuroni Piramidali della corteccia ed altri neuroni somatomotori proiettivi centrali
125
b Neuroni Multipolari somatomotori che originano nel corno ant della sostanza grigia midollare
Questo significa che l’origine embriologica dei motoneuroni del midollo, considerati classicamente II mo�
toneurone, è centrale, dal Tubo Neurale
c Neuroni Multipolari somatomotori che originano dal nucleo somatomotore della sostanza grigia del
tronco encefalo dal III al VII paio di nn. cranici e dal IX al XII.
Ricordiamo che III e IV sono nn. oculomotori estrinseci, il V è il trigemino che innerva i mm. masticatori, il VI è
l’abducente, quindi oculomotore estrinseco, e così per gli altri nervi.
d Neuroni associativi e commessurali dell’encefalo e del midollo (Interneuroni)
2.Neuroni Visceroeffettori
Neuroni multipolari Visceroeffettori pregangliari Orto e Parasimpatici. Sono quelli che partono o dall’ Ipo�
talamo o dal corno laterale della sostanza grigia, dalla regione intermedia, e vanno verso il I ganglio o della
catena latero-vertebrale o il plesso ipogastrico o il plesso solare.
3.Glioblasti
Generano cellule Gliali:
a Astrociti e oligodendrociti
b Cellule Ependimali
Le pareti dei ventricoli e del canale ependimale sono rivestite dall’Ependima rappresentato da un unico
strato di cellule ependimali.
Spesso la superficie che guarda il lume del ventricolo presenta delle ciglia vibratili in movimento durante la
fluttuazione del LCR (riflessione: c’è una relazione fisiologica tra la fluttuazione e la vibrazione delle ciglia.
Grazie alle loro facce adiacenti le cellule ependimali non consentono il passaggio di LCR fuori dagli spazi
ventricolari o ependimali.
È vero però che tra le cellule ependimali si incuneano prolungamenti di cellule nervose che andranno in
diretto contatto con la regione ventricolare (anche le ciglia vibratili sono innervate).
sem 4
Elementi costitutivi
1.Muscolo
a) Fibre extrafusali
b) Fibre neuromuscolari
Fascetto di piccole fibre muscolari (da 5 a 10) avvolte da una guaina connettivale.
Le fibre intrafusali sono di 2 tipi:
nuclei a Sacco - Fusi con nuclei a Catena > fibre
molto piccole con i nuclei cellulari
allineati
- Fibre con i nuclei a Gruppo o
nuclei a Catena a Sacco > fibre più grandi con i nu�
clei raggruppati al centro del fuso
127
Innervazione del fuso
Efferente: si realizza grazie ai motoneuroni regione polare regione polare
gamma nelle regioni polari del fuso.
Ogni fuso presenta due regioni polari dove
c’è l’innervazione Efferente ed una regione
equatoriale dove c’è l’innervazione Afferente
(Pecorelli la chiama anche “sensitiva” perché si
dirige verso il midollo)
Afferente: nella regione equator. si trovano
- Terminazioni Anulo-Spirali > si trovano
prevalentemente nei fusi a sacco e la fibra
nervosa collegata è di tipo 1 A
- Terminazioni a Fiorami > sono più pre�
senti nei fusi a catena e la fibra nervosa col� regione equatoriale
legata è di tipo 2
Fisiologia
I fusi neuromuscolari presentano una disposizione in parallelo rispetto alle fibre extrafusali
Allora si stirano e si eccitano quando il muscolo si allunga, ma i due tipi di fuso lo fanno in modo diverso
(uno è più stimolato in allungamenti dinamici, l’altro più stimolato nell’allungamento prolungato della
statica)
Fusi a Catena
I fusi a Catena con le fibre 2 hanno una scarica tonica costante durante tutto il tempo in cui il muscolo resta
stirato e quindi anche nella statica (es. tricipite surale nella stazione eretta > i fusi sono permanentemente
allungati e informano di questo il midollo)
I fusi a catena sono più presenti nei muscoli statici e sono stimolati da forti intensità. “Più presenti” significa
che non sono SOLO presenti nei muscoli della statica (infatti ci sono anche in quelli della dinamica), perché
in realtà non esistono muscoli che sono SOLO statici e stop. Il polpaccio è solo un muscolo statico?
Il SNC ha bisogno di una costante informazione della condizione statico-tonica del muscolo ed ecco che il
fuso a catena informa in modo costante ma variabile a seconda della situazione (non dà sempre lo stesso
tipo di informazione, altrimenti che recettore sarebbe?)
Fusi a Sacco
I fusi a Sacco con le fibre 1A rispondono soprattutto alla fase dinamica della tensione e alle sue variazioni.
Sono quindi più presenti nei muscoli a funzione dinamica.
Il fuso riceve un’ innervazione efferente (cioè gamma) che lo fa contrarre insieme alla fibra extrafusale così
da rimanere sempre sensibile allo stiramento (Coattivazione Alfa-Gamma); è un sistema che tiene in fase i
due tipi di fibra e quindi rende sempre sensibile in modo giusto il fuso in base allo stato di tensione della fi�
bra extrafusale. Se c’è per es. una contrazione attiva del bicipite ma manca una contrazione dei motoneuroni
gamma nei confronti del bicipite, si ha come risultato dei fusi che si accorciano passivamente e quindi sono
spenti ed un muscolo che di conseguenza perde qualità sensitiva, perché i fusi hanno perso a loro volta la
loro qualità sensitiva. E questo il muscolo non può accettarlo, perché anzi deve avere in ogni momento la
giusta coscienza (ossia la giusta sensibilità) della sua tensione.
La contrattura muscolare è esattamente una perdita del parallelo fra fibre intra ed extrafusali con un fuso
che è troppo attivo rispetto alla tensione del muscolo. Il fuso si eccita con estrema rapidità rispetto alla fibra
extrafusale, per cui il muscolo è sovraeccitato; lavorare una contrattura significa rimettere in parallelo fuso e
fibra extrafusale.
2.Tendine
Organo tendineo del Golgi (ossia il sistema afferenziale che proviene dai tendini)
Recettori capsulati situati nel tendine in prossimità della giunzione muscolo-tendinea
La capsula dell’organo circonda un fascetto di fibre tendinee connesse a varie fibre muscolari (da 3 a 25)
128
Per ogni organo tendineo ho una fibra 1B che entra nella capsula e che si sfiocca in ramuscoli in contatto
con le fibre tendinee
La connessione fra organo e fibra è in serie. Quindi la tensione prodotta da una contrazione muscolare
attiva (in accorciamento, concentrica) è più efficace nell’eccitare gli organi tendinei piuttosto che uno stira�
mento muscolare passivo. A meno che non sia un allungamento iperveloce. Infatti l’ipervelocità può stimo�
lare l’organo tendineo del Golgi (lo vedremo nella prossima lezione).
Se per es. sollevo una borsa con le braccia, l’organo tendineo del Golgi del bicipite brachiale entra in at�
tività, perché partecipa alla modulazione di questa azione, ossia modula l’attività del muscolo agonista (il
bicipite in questo caso). Sono quindi circuiti che entrano sempre in azione e non solo in casi estremi (come
quando si evoca il riflesso miotattico con il martelletto). Questi circuiti sono un substrato sempre presente
nella neuro funzione e a partire da questi circuiti si costruiscono poi altri livelli segmentari, sovrasegmentari,
corticali che ci consentono di gestire una postura, una dinamica e tutto quello che serve.
La motricità come circuito di base è il riflesso monosinaptico (per es. il riflesso rotuleo). Sulla base di questa
attività efferente dell’agonista si costruiscono tutti i sistemi, dai più semplici ai più complicati, che cercano
di modulare, soprattutto nella inibizione, questa attività. La qualità non è “fare una contrazione” ma “modu�
lare” la contrazione efferente. Se c’è un disturbo di un certo tipo al SNC queste attività neuromotorie sono in
eccesso, e quindi significa che la corteccia lavora per sedare, controllare, togliere l’eccesso.
3.Midollo
Sostanza grigia e Sostanza bianca (le abbiamo viste lo
scorso seminario).
Ricorda che nella sostanza grigia al soma del 2° mo�
toneurone arrivano tante informazioni (dall’organo
tendineo del Golgi, dal fuso, dalla corteccia frontale,
dal cervelletto, dal tronco encefalo, dai gangli della
base, dalle aree primarie e secondarie della motricità
ossia il sistema piramidale), informazioni che sono
il risultato della nostra specie (quindi sia informazi�
oni primordiali, molto vecchie, sia impulsi coscienti
dall’area motoria 4, ossia informazioni più evolute) e il
2° motoneurone le gestisce tutte e le modula qualita�
tivamente.
Ricapitolando:
Vie nervose> Afferenze
- 1A e 2 del fuso
- 1B Organo tendineo del Golgi > è un circuito afferente per il midollo e l’encefalo dove avrò integrazione
e una risposta motoria (“risposta motoria” non significa per forza “eccitazione”, perché ce ne sono tanti in ec�
citazione quanti in inibizione)
Efferenze
Neuroni somatomotrori centrali:
Centri corticali
Aree corticali primarie (le informazioni coscienti) e secondarie (per es. i circuiti γ) della motricità
Centri sottocorticali
Gangli/Nuclei della base, cervelletto e tronco encefalo (vie extrapiramidali in relazione con il circuito γ)
Sono le vie motorie volontarie e automatiche che si relazionano con il midollo prima di andare in periferia
Neuroni somatomotori periferici
Motoneuroni α e γ per il muscolo striato
In questo caso non ho un’attivazione dell’organo tendineo del Golgi, perché risponde POCO ad un allunga�
mento passivo, a meno che non sia particolarmente veloce e brusco (e pure lì non è detto che si attivi, per�
ché deve essere una condizione speciale).
Questa attività motoria riflessa, cioè il riflesso monosinaptico, sarà progressivamente modulata da riflessi e
circuiti sempre più complessi che consentono di passare da una risposta stereotipata ad un’attività motoria
più articolata. Vediamo allora delle attività riflesse midollari che iniziano a controllare l’attività miotattica
diretta.
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Inibizione ricorrente efferente
Controlla l’attività facilitante dei
motoneuroni
Questa attività è realizzata da fibre
collaterali dei motoneuroni che
eccitano interneuroni inibitori >
cellule di Renshaw.
La cellula di Renshaw inibisce il
motoneurone dell’agonista ma
può anche inibire i muscoli sin�
ergici dell’agonista allo stesso
livello oppure al livello sotto e
soprastante; questa informazione
cammina giusto accollata alla
sostanza grigia, ovvero la prima
sostanza bianca formatasi
arcaicamente dopo la sostanza
grigia, le prime inibizioni createsi
a livello intersegmentario.
Quando il motoneurone scarica
impulsi in eccesso si attivano fibre
collaterali che eccitano Renshaw
le quali a loro volta inibiscono il
motoneurone stesso.
Questo riflesso limita l’attività
motoria dei motoneuroni mag�
giormente eccitati. Questo circu�
ito attenua la risposta miotatica.
È inoltre un sistema di sicurezza
che si oppone ad una tensione
eccessiva del tendine soprattutto
in accorciamento.
Realizza infine un feed-back inibitorio dell’accorciamento che controlla la forza in ogni istante essendo
capace di modularla-limitarla
Muscolo a riposo
Il muscolo ha una sua soglia tonica e l’attività gamma è presente (quindi avrà il suo stato di tensione)
Dai centri superiori (ossia aree corticali della motricità secondaria, gangli della base, cervelletto, sostanza
reticolare, tronco encefalo) partono efferenze che viaggiano nel midollo e arrivano con i motoneuroni γ fino
al fuso.
Il fuso si contrae, stira la regione equatoriale e ciò stimola le 1A (una scarica sottile), questo al livello midol�
lare significa generare una sottile depolarizzazione verso le fibre extrafusali attraverso i motoneuroni Alfa
(quindi si ha il tono di base perché anche a riposo dai centri superiori c’è un’attività γ, la quale raggiunge il
fuso, che si contrae leggermente, invia informazioni al midollo e stimola in questo modo l’extrafusale)
È l’attività tonica di base
È chiaro che maggiore sarà l’attività efferente dei motoneuroni γ maggiore sarà la reattività tonica del
muscolo ad uno stiramento
Il tono di base varia in funzione di:
Stress (ossia l’aspetto emozionale, infatti un soggetto agitato a riposo ha i muscoli più tesi dello stesso sog�
getto non agitato; queste aree corticali e sottocorticali sono vittima delle informazioni che provengono dai
centri emozionali dell’encefalo; la sostanza reticolare, che entra nel circuito γ, è una vittima prediletta dei
disturbi emozionali e questo influenza le vie che fanno parte del circuito γ)
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Chimica (farmaci, alcool, droghe…)
Ambiente-temperatura-clima
Stato psicologico-emozionale
Ritmo sonno-veglia (talvolta la notte c’è un picco di attività/fase inconscia, perché magari i circuiti emozion�
ali hanno influito sul circuito γ, che a sua volta aumenta il tono muscolare e quindi la mattina ci si alza tutti
acciaccati o con i muscoli masticatori dolenti > segno che il circuito γ ha lavorato)
Stato neurovegetativo (un Pz più tendente al parasimpatico o parasimpaticotonico > è in fase di accumulo
piuttosto che in fase attiva come il Pz simpaticotonico)
Patologie o disfunzioni neurologiche
Un Pz in uno stato PS o PS-tonico (fase dell’accumulo piuttosto che di espressione motoria) avrà un circuito
gamma tendenzialmente che funziona meno mentre il pz OS avrà una attivazione gamma maggiore e una
sostanza reticolare più attiva per cui stimola maggiormente il circuito gamma
CLASSIFICAZIONE
Le tecniche osteopatiche si dividono in:
Tecniche strutturali (ossia dirette)
Tecniche di energia muscolare TEM (ossia in parte dirette in parte indirette)
Tecniche funzionali (ossia indirette)
Questi sopra sono i termini che si usano di solito nel linguaggio comune. Però non sono del tutto corretti.
Infatti al posto di “tecniche strutturali” sarebbe meglio usare l’espressione “tecniche dirette” per intendere
“tecniche che vanno contro la barriera motrice” (per es. recoil, thrust), mentre le “tecniche indirette” sono
quelle che “vanno in favore della barriera motrice” (per es. autogena craniale, Jones)
È vero che tutte le tecniche agiscono e si realizzano su delle strutture e tutte lo fanno utilizzando delle pos�
sibilità funzionali.
Manteniamo comunque questa terminologia perché conosciuta così da tutti ma i termini sono impropri
Molto più coretto classificare le tecniche come: dirette e indirette
TECNICHE STRUTTURALI
Per strutturali si intendono le tecniche DIRETTE,quelle cioè nelle quali si inverte la barriera disfunzionale, si
va cioè contro la disfunzione
Genericamente utilizziamo il termine disfunzionale perché barriera motoria si usa solo per le tecniche di cor�
rezione che interessano le articolazioni in relazione con uno squilibrio muscolare
Thrust, recoil, articolatorie, sioderazione, viscero fasciale diretta, meccanica craniale…sono tutte tecniche
strutturali
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Spiegazioni del thrust
1. Una possibile spiegazione è che il thrust, viste le sue caratteristiche di alta velocità, determina un impulso
che stimola i recettori del Golgi del m. agonista contratto e quindi stimola il riflesso miotattico inverso.
Con il thrust si stira l’agonista teso, avrò allora inibizione dell’agonista e regolazione della tensione musco�
lare agonista-antagonista. I recettori del Golgi sono sensibili ad un forte accorciamento attivo ma anche ad
un “velocissimo” allungamento passivo
Questa spiegazione però non regge fino in fondo > quando vai ad allungare l’agonista contratto l’attività
dei fusi aumenta e quindi, prima di attivare il Golgi, attivi per difesa il miotattico, per cui sembra improbabile
riuscire ad attivare sull’agonista contratto il Golgi evitando di attivare il miotattico, tanto più che il m. agoni�
sta si trova già in uno stato di sensibilizzazione.
2. Invece secondo Irwin Korr *questa tecnica ha un’altra motivazione:
“lo stiramento brusco produce una grossa quantità di afferenze ed il SNC, per difesa, è obbligato a diminu�
ire l’attività gamma nei confronti del muscolo striato. È una saturazione afferenziale che provoca inibizione
muscolare come per la tecnica di siderazione tendineo-muscolare” (è talmente tanta l’afferenza che ci sono
dei meccanismi di inibizione, come abbiamo visto per es. a livello midollare).
Ricorda che anche a livello midollare ci sono questi meccanismi di saturazione afferenziale.
*Gli studi di Korr, neurofisiologo degli anni ’70, hanno un valore più che storico in quanto è uno dei primi ad
essersi occupato della disfunzione osteopatica in campo vertebrale.
Non a caso nelle tecniche a leva corta non si va ad allungare ma a schiacciare l’articolazione (per inibire il
sistema recettoriale); quando l’articolazione è sbloccata e trova una neoposizione tutto il sistema recettori�
ale (cioè Golgi, recettori legamentosi, recettori capsulari etc etc) comincerà a reinformare sulla neoposizione
ottenuta, a meno che non si tratti di una disfunzione cronica sostenuta da tempo. In questo caso si è creato
in modo perverso una codifica da parte del SNC dell’informazione scorretta, che non riconosce la nuova
posizione corretta e ricreerà la posizione disfunzionale di partenza. Se sono 15 aa che il sacro è in torsione
dx il sistema recettoriale ha imparato a gestire questa situazione e paradossalmente funziona bene così, per
cui la correzione ha bisogno di un lavoro di integrazione funzionale, più corposo della semplice correzione
del sacro.
*Il guadagno non è sicuro perché a volte il muscolo non te lo concede, inoltre generalmente il guadagno
sulla barriera è dell’ordine di mm e non di cm; quando guadagni cm stai sbagliando, non eri sulla barriera
oppure stavi facendo una tecnica fisioterapica sulla viscoelasticità muscolare. Pensate che quando per es.
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si lavora sulla sacro-iliaca con una tecnica contract-relax non ci può essere un guadagno di centimetri! Con
questa tecnica non si deve quasi vedere il movimento del segmento articolare su cui si lavora. E’ un sottile
lavoro qualitativo
In riabilitazione ci interessiamo solo della tensione del muscolo mentre in Osteopatia si utilizza il muscolo
per un controllo ed un guadagno articolare al livello dell’interlinea dove è presente una specifica disfunzi�
one somatica
La contrazione attiva (dell’agonista contratto) stimola i recettori del Golgi (sempre dell’agonista) in relazione
con le fibre 1B (sempre dell’agonista), cui segue una inibizione dell’agonista e facilitazione dell’antagonista.
L’agonista (per es. il bicipite) che è già contratto, in più viene allungato (condizione di pre-eccitazione) ed
infine lo si fa contrarre attivamente.
Tutto ciò fa si che il riflesso di inibizione del Golgi si possa attivare più facilmente.
Autori come Brodal et al. affermano che “la refrattarietà” è una proprietà instrinseca del muscolo non legata
quindi al riflesso miotatico inverso.
NB. Volendo posso anche eseguire una tecnica TEM dove vado passivamente verso la disfunzione (il tono
muscolare dell’agonista cala), chiedo la contrazione* dell’antagonista (per innervazione reciproca inibisce
ancora di più l’agonista) per 3 secondi, 3 secondi di rilascio e 3 secondi** di guadagno dolce verso la dis�
funzione (in questo caso non mi interessa tanto la barriera, perché lavoro piuttosto sul muscolo, ed è utile
cominciare da qui quando si sente un muscolo agonista molto contratto).
Dopo 3 ripetizioni inverto, molto dolcemente (evitando la contrazione attiva del Pz), i parametri disfunzi�
onali per guadagnare sulla barriera disfunzionale
*bisogna sapere spiegare al Pz che la contrazione attiva deve essere dolce, non esplosiva e un pochino pro�
gressiva. Quando si chiede una contrazione attiva al Pz 9 volte su 10 egli entra in una condizione competi�
tiva, di performance e quindi tende a mettere molto di più di quello che serve. Supponiamo che l’Osteopata
sia sulla barriera motrice, chiede al Pz una contrazione e lui accorcia di 3 cm, significa che l’Osteopata si è
allontanato di 3 cm dalla barriera. Quindi bisogna spiegare la tecnica al Pz prima di farla, perché una con�
trazione esplosiva fa perdere la barriera motrice.
**possono anche essere 4 – 3 – 3 quindi dipende da Pz a Pz
TECNICHE FUNZIONALI
Tecniche passive dove le strutture in disfunzione vengono veicolate verso i parametri disfunzionali (metto le
strutture in disfunzione, quindi è una tecnica indiretta)
Si racconta che Jones mettendo un Pz in posizione antalgica perfetta, scoprì che la contrattura svaniva e il Pz
si era liberato della sofferenza. Che cosa era successo? Nella posizione antalgica i fusi dell’agonista iperton�
ico venivano accorciati, quindi rilassati e in questo modo si rimettevano in fase con le fibre extra-fusali. Da
qui inizia la ricerca di Jones di trigger-point, con gli anni crea una mappatura dove il punto trigger X corri�
sponde alla disfunzione somatica Y e comincia a trattare alcuni punti per mezzo di determinate posture in
cui trova la non dolenzia o la quasi non dolenzia, la mantiene per 90 secondi e quindi toglie il contatto con
estrema dolcezza e riposiziona il segmento e il Pz.
3. infine riporta delicatamente il muscolo alla lunghezza neutra, evitando di farlo contrarre
Tecnica craniale
> funzionale indiretta
Tecnica di normalizzazione autogena che si effettua nel senso della disfunzione per attenuare la discordanza
d’informazione e che utilizza l’influenza dell’ IRC
Si conducono, in concordanza con IRC, le strutture in disfunzione verso il punto neutro disfunzionale
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Qui calano le afferenze aberrate che raggiungono il SNC a partire dalle strutture sensitive delle suture e delle
MTR (n. trigemino +++)
Questa diminuzione delle afferenze sensitive contribuisce al riequilibrio dei tessuti craniali in disfunzione.
Detto così è facile, ma il meccanismo intrinseco non è così evidente.
Fibre EFFERENTI
Gruppo A > mieliniche
Motoneuroni Alfa: (70% della quantità sul totale delle fibre del gruppo A)
Velocità 70-120 m/s - diametro 12-20 μ
Motoneuroni Gamma: (30 %)
Velocità 10-45 m/s - diametro 2-10 μ
Gruppo B >mieliniche
Velocità 3-15 m/s - diametro 3 μ
Fibre neurovegetative pre-gangliari (vanno dal
midollo al ganglio della catena latero-vertebrale o
ai gangli dei plessi pre-viscerali)
Gruppo C > NON mieliniche
Velocità 0,5-2 m/s - diametro 0,3-1,5 μ
Efferenze neurovegetative post-ganglio
Note
La suddivisione in ABC risale a Erlanger e Gasser:
- A sono le fibre mielinizzate del sistema cerebrospinale
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- B sono le fibre mielinizzate nel SNA (cioè le preganglio)
- C sono le fibre amieliniche del SNA (cioè le postganglio)
La suddivisione in I, II, III, IV appartiene a Lloyd e Chang e tiene conto principalmente della suddivisione
delle fibre afferenti.
Il 20% delle fibre sensitive sono mielinizzate di grosso calibro, l’80% sono di piccolo calibro mielinizzate e
non e soprattutto veicolano la nocicezione
I mononeutoni Alfa si dividono in Alfa 1, Alfa 2 (con grande calibro e velocità) e Alfa 3 che diminuiscono
calibro e velocità.
I motoneuroni Gamma si dividono in Gamma 1 che vanno sui fusi a sacco (quelli più sensibili alle variazioni
di tensione-allungamento dinamiche, fusi più presenti nei muscoli fasici).
I Gamma 2 innervano i fusi a catena più sensibili allo stato di tensione-allungamento, sono più presenti nei
mm. statici.
sem 5
Che cosa significa: contrattura muscolare dopo postura in accorciamento “passivo” protratta nel tempo?
1. Muscolo trapezio, scaleni, scom…….accorciati nel sonno ma con attività gamma alterata in eccesso per
motivi emozionali (quindi gamma dovrebbe diminuire perché i muscoli sono in accorciamento, ma non può
farlo perché è sovra informato dal SNS per cause emotive).
2. Quando si cambia posizione è possibile che lo stiramento “brusco” dell’agonista genri un riflesso mio
tattico che eleva ancora di più l’attività gamma e si crea la distonia tra fuso e fibre extrafusali (questo può
succedere di notte oppure, in alcuni Pz, la mattina mentre si fanno la barba o fanno colazione: dobbiamo
immaginare che durante la notte sono arrivate delle afferenze dal SNS oppure da qualche viscere attraverso
per es. il n. frenico).
La contrattura muscolare può essere l’elemento scatenante affinché abbia, come diretta conseguenza, un
ingaggio articolare.
Commento: questa è l’idea di fondo di tutti gli osteopati che eseguono delle tecniche mio tensive, come per
es. quelle di Fred Mitchell o le tecniche sui trigger point di Jones.
Però bisogna fare attenzione perché non tutte le articolazioni del nostro corpo sono vincolate da un gioco
muscolare; ci sono delle disfunzioni fisiologiche che sono articolari, basti pensare all’astragalo, un osso che
non ha inserzioni muscolari e tuttavia può andare in disfunzione di anteriorità o posteriorità e non per forza
fa disfunzioni fisiologiche.
In base alla riflessione che è sempre il muscolo che genera una disfunzione somatica, si dovrebbe consider�
are sempre primaria l’attività neuro-muscolare nell’eziologia della disfunzione somatica. Ma è sempre così?
Può essere a volte primaria l’articolazione che trovo in disfunzione o sarà sempre la contrattura muscolare
ad esserne causa?
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Però dipende dal tipo di articolazione perché pensare che l’estremità inf del perone vada in disfunzione per
un gioco tra mm. agonisti e antagonisti è un po’ complicato, mentre è più semplice se lo pensiamo su una
vertebra o un iliaco.
Le tecniche articolatorie sono tecniche che fanno parte del bagaglio osteopatico (non ce ne occupiamo ma
si trovano descritte in un libro dal titolo Fondamenti di medicina osteopatica che è stato pubblicato dall’AOA
American Ostheopatic Association in occasione del centenario dell’osteopatia). Non ce ne occupiamo per�
ché tutto sommato sono piuttosto semplici, perché basta invertire i parametri, mettere in tensione e rip�
etere il movimento correttivo per alcune volte. Attenzione però a preparare i tessuti molli prima di eseguire
una tecnica diretta articolatoria. Inoltre il lavoro sui tessuti molli può servire nei casi cronici, in cui è alterato
tutto l’aspetto propriocettivo. Per es. un sacro posteriore bilaterale da 15 anni. Se si facesse solo una tecnica
con il thrust è come se si avesse la pretesa di decortocircuitare tutto l’aspetto propriocettivo in un breve
lasso di tempo. Invece è opportuno preparare la tecnica con un lavoro sui muscoli, sull’articolazione e, se
serve, esercizi propriocettivi, come la ginnastica dolce, per far riprendere al Pz una possibilità di movimento
perduta (quindi si può pensare ad una collaborazione tra osteopata e fisioterapista). Questo evita anche le
recidive, perché il Pz codifica a fatica la correzione fatta dall’osteopata, non la conosce, non fa parte della sua
percezione).
Cause possibili
1. La disfunzione può perturbare le radici nervose che passano nei fori di coniugazione delle vertebre in
disfunzione.
Ciò avviene sia per via “diretta”, perché la dinamica alterata del foro perturba la dinamica delle strutture ad
esso interne tra cui anche il n. spinale rivestito di dura madre che è in relazione con il foro stesso.
Oppure per via vascolare, perché l’alterata dinamica del foro perturba il corretto drenaggio vascolare intrac�
analare con ripercussioni vascolari a livello radicolare.
Inoltre nel foro passa il n. ricorrente meningeo o n. sino-vertebrale di Luschka che da innervazione vasomo�
toria alle arterie radicolari. Una sua perturbazione può far sì che le arterie vengano mal irrorate con pertur�
bazioni radicolari metameriche.
Immaginiamo una disfunzione somatica. Come conseguenza ho disturbi sugli organi effettori, cioè sul vis�
cere e sul territorio del metamero a 360°. Come ulteriore conseguenza ho dei disturbi di natura percettiva,
perché i recettori in periferia informano il midollo tramite la via afferente (radice posteriore) della disfunzi�
one in atto. L’informazione che è arrivata al midollo ha due possibilità: salire verso le aree corticali oppure
rimanere al livello metamerico. Ricordate che il segnale nervoso che viaggia sulla via efferente scaturisce
da una media tra informazioni eccitanti ed inibenti (informazioni che provengono dall’alto e dal metamero).
Tra quello che arriva e la depolarizzazione c’è uno scalino, perché non tutto quello che arriva si depolarizza.
Se TUTTO si depolarizzasse il soggetto in questione sarebbe un tipo IPERECCITATO. E di queste persone se
ne vedono. Sono così o perché arrivano troppi stimoli dall’alto (livello soprasegmentario) sul metamero
oppure perché arrivano troppe informazioni dalla periferia su quel metamero (livello segmentario). Come
conseguenza c’è un abbassamento della soglia e il segmento metamerico è facilitato, ossia si depolarizza
più velocemente, quindi è più sensibile, è ipersensibile. I meccanismi d’inibizione resistono per un po’, poi
quando non ce la fanno più s’instaura un’ipersensibilità metamerica. Quindi il segmento in disfunzione è un
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segmento sia facilitato sia che si autoalimenta in permanenza. Per meccanismi centrali dobbiamo intendere
le emozioni: per es. ansia, nervosismo che viaggia sulla bianca. Non a caso il funzionamento macroscopico
della persona (una persona tesa, nervosa) riflette il funzionamento dell’unità funzionale in qualche modo.
Immaginiamo uno studente che bombarda di domande il prof, alla fine Pecorelli sbrocca, scatta, depolarizza,
rompe la faccia allo studente. Un bombardamento afferenziale (spesso è un autobombardamento che uno
si fa da solo) porta alla fine alla saturazione. In osteopatia si cerca di liberare le perturbazioni metameriche in
questi modi:
1. liberando la disfunzione somatica,
2. oppure lavorando a livello metamerico (muscolo o viscere che sovra informano)
3. oppure lavorando sul SNC (tecniche sui liquidi, tecniche neurovegetative)
Di volta in volta si può scegliere se unsarne uno, due o tutti.
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