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#Empatico- cortese - gentile

Programma 1 anno infermieristica 2018-2019. Esame tirocinio

Accoglienza del paziente.


Accoglienza significa ricevere qualcuno ed è un aspetto molto importante in quanto
influenza rapporti che Il paziente crea con l'infermiere, poiché è necessario
instaurare un buon livello di comunicazione per la Riuscita del percorso di cura del
paziente.

L'utente, tenendo conto del particolare momento in cui si trova, va trattato con
cortesia e professionalità

Quando il paziente entra nell'unità operative bisogna:

 Salutare il paziente e i familiari.


 Presentarsi dicendo il proprio nome, cognome e ruolo
 Accompagnarlo nella stanza a lui designata.
 Valutare l'aspetto generale del paziente verificando se presenta sintomi o
segni particolari in tal caso vanno subito affrontati problemi in corso e
posticipate le procedure di accettazione.
 Valutare lo stato psichico del paziente e dei familiari attraverso il linguaggio
del corpo e domande dirette.
 Eseguire le prescrizioni mediche qualora ve ne siano da effettuare
immediatamente.
 Orientare il paziente nella divisione comunicare il nome della caposala e del
suo ruolo, gli orari di visita e di distribuzione dei pasti, chiarire le norme che
regolano la possibilità di fumare e far vedere, se esistono aree per fumatori,
illustrare gli elementi dell'unità del paziente (letto, comodino ecc.) E i servizi
disponibili all'interno dell'ospedale (edicola, cappella ecc.)
 Lasciare che il paziente indossi il pigiama, uscendo e chiudendo la porta per il
rispetto della privacy.
 Procedere alla raccolta dati per la compilazione della cartella infermieristica.
Anche questa procedura va svolta nel più completo rispetto dell'intimità del
paziente. Infatti, se nella camera ci sono altri degenti, la nuova unità viene
fatta accomodare nella sala medicale.
 Dare al paziente e ai familiari la possibilità di fare domande e fornire risposte
esaurienti.
 Assicurarsi che il campanello di chiamata sia facilmente raggiungibile e
lasciare la stanza salutando e rimanendo a disposizione per ulteriori
chiarimenti.
 Lavarsi le mani
 Compilare gli appositi moduli e registri previsti per la procedura di
ammissione
 Informare il medico dell'accesso del paziente in reparto.

Ogni volta che c'è la presa in carico del paziente, l'infermiere deve farne una
valutazione attraverso la raccolta dati per garantirne un miglioramento nello stato di
salute dell'individuo attraverso un intervento efficace ed efficiente grazie alla
valutazione infermieristica è possibile conoscere il paziente nella sua unicità e
differisce da quella medica: il focus è sulla risposta del paziente alla patologia; in
quella medica il focus è proprio la patologia.
Nella raccolta dati, definibile come il processo mediante il quale è possibile
effettuare la valutazione fisica, si nota il bisogno di raccogliere dati sulla storia del
paziente (anamnesi):

• il suo lavoro
• vita privata

• malattie avute in famiglia

Riconosciamo 2 tipi di anamnesi:

• patologica prossima: descrive sintomi in atto.

• patologica remota: raccoglie dati su tutte le malattie o traumi della persona,


medicinali che utilizza ogni giorno ed eventuali allergie.

Lo scopo è quello di ottenere una foto completa del paziente, garantendo


continuità, sicurezza e qualità dell'assistenza infermieristica.

Ovviamente, a seconda della situazione, non sempre sarà possibile ricavare tutti i
dati dal paziente, infatti si distingue:

• valutazione globale: si fa al momento del ricovero ed è quella più


approfondita, prevede l'esame fisico e attraverso l'intervista, schede di valutazione e
l'osservazione si definiscono i fattori di rischio e gli aspetti psicologico sociali.

• valutazione d’urgenza: valutazione istantanea del paziente, principalmente


visiva tenendo conto dell'abc (airway, breathing, circulation: pervietà delle vie aree,
respiro, circolazione). In seguito, saranno registrati i parametri vitali, lo stato di
coscienza e lo stato mentale.

• valutazione mirata: valutazione di una singola condizione o problema (es. Nel


caso di lesioni alla testa si fa subito una valutazione neurologica).

• valutazione continua: valutazione continua dello stato di salute di una persona


monitorando ed osservando problemi specifici riscontrati con le altre valutazioni.

Le informazioni della raccolta dati sono oggettive (test di laboratorio, segni e


sintomi, parametri vitali) e soggettivi (basati sulla percezione del paziente da parte
dell'infermiere come la comprensione dello stato di salute, capacità di apprensione
e descrizione delle sue abilità e funzionalità).

Gli strumenti di valutazione utilizzati sono standardizzati in modo da ottenere dati


specifici dell'assistito. Permettono di misurare l'evoluzione di un sintomo o di un
rischio nel tempo e di monitorare l'efficacia degli interventi assistenziali.
Sicuramente questi strumenti devono essere semplici e chiari, affidabili, validi, con
un sistema di punteggio altrettanto intuitivo e accettabili da parte di operatori e
assistiti. Possono essere:

• auto valutativi: è l'assistito ad applicarli, diventa tanto coinvolto da riuscire a


descrivere la propria esperienza soggettiva)

• etero valutativi: gestiti dal personale sanitario

Esempi sono:

• la scala vas: per valutare il dolore da 1 a 10 (auto valutativa)

• la scala painad: per valutare il paziente quando esso è incosciente (etero


valutativa)

• scala glasgow: per la valutazione neurologica

• scala braden: per le lesioni da pressione (etero valutativa)

Un primo strumento di valutazione è l’intervista: ovvero il primo contatto tra


l'infermiere e l'assistito.

C'è bisogno di una comunicazione efficace grazie all'infermiere e alla sua esperienza,
tanto quanto la volontà dell'assistito di condividere informazioni. Consiste di
domande aperte e chiuse (le prime per storia ed esperienza dell'assistito, le seconde
per acquisire informazioni specifiche sulla sua salute) volte a ricavare dati soggettivi
dall'assistito o dai suoi familiari. Nel caso in cui non sia possibile farla al momento
per condizioni dell'assistito o ambiente, sarà rimandata a un momento più
opportuno. L'intervista aiuta l'infermiere a verificare lo stato di salute dell'assistito,
confrontarlo con quello passato, sviluppare il piano di assistenza infermieristica ed
attuare i primi interventi.

Un secondo strumento è l’osservazione: è l'attività di base per raccogliere dati di


valutazione.

Inizia nel momento in cui si incontra l'assistito. Osservare significa guardare,


scrutare, sorvegliare, stimare, vigliare ecc. È l’attività consapevole e organizzata di
raccogliere dati utilizzando i 5 sensi (esempio: con la vista l'infermiere può cogliere
le espressioni non verbali della persona non assistita, con l'udito può ascoltare i
suoni cardiaci ecc.)

preparazione e riordino dell'unità del malato


Unità di degenza: dal reparto fino alla stanza

Stanza del malato

È lo spazio che il malato occupa durante il ricovero.

La tipologia dell’arredo cambia a seconda del reparto e dello spazio a disposizione


della struttura. Possiamo trovare:

• letto

• comodino

• tavolino

• armadio personale

• sedia
• campanello

• erogatore dell’ossigeno

Il letto

Il letto ospedaliero è caratterizzato da alcuni elementi che lo differenziano da quello


di casa; questi elementi sono il materiale con cui è costruito, le sue dimensioni,
l'altezza del piano e gli elementi che ne consentono l'agibilità e la manovrabilità.
In realtà i letti presenti all'interno delle strutture sanitarie hanno diverse tipologie:

• letto comune o semplice: esso è privo di ruote e di qualsiasi altro accessorio.


Alcuni di questi letti permettono di modificare manualmente la posizione della testa

• letto articolato: costituito da materiale lavabile e disinfettabile; è provvisto di


ruote con sistema frenante, questi letti permettono una certa autonomia del malato
nei cambi di posizione e permettono anche al personale di assistenza di manovrarli
con facilità.

Accessori del letto:

Per facilitare il movimento del malato e il suo posizionamento vengono impiegati


anche alcuni accessori per esempio:

• l'asta con supporto porta cestelli: utile per mantenere farmaci e sacche per
l’alimentazione parenterale

• l'asta con staffa regolabile: che consente al malato un supporto durante i


cambi di posizione

• le spondine: sia fisse che mobili alzabili in relazione alla necessità del paziente
che impediscono anche le cadute accidentali dal letto.

• supporti per la sacca delle urine

Materasso
Il materiale di cui sono costituiti i materassi devono garantire la lavabilità e la
disinfettabilità degli stessi. Generalmente sono fatti di gomma piuma o di silicone a
tre segmenti e spesso oltre alle federe hanno anche dei coprimaterassi con un lato
in cotone e uno cerato. Ci sono anche materassi con caratteristiche diverse utilizzati
soprattutto nella prevenzione delle lesioni da decubito.

Cuscini

Anche questi devono essere fatti da materiale lavabile e disinfettabile e


generalmente sono in gommapiuma. Si possono usare anche nella prevenzione da
decubito ma in questo caso sono fatti da materiale differenti.

Posizionamento e mobilizzazione del paziente all'interno del letto


Con il termine mobilizzazione si intende l'atto di muovere un paziente costretto a
riposo il corretto posizionamento e movimento nella persona allettata e
fondamentale per garantire alla stessa uno stato di benessere.

bisogna conoscere il grado di degenza e autonomia in quanto se egli è in grado di


muoversi da se, gli verrà indicato di mobilizzarsi da se o tramite l'uso di speciali
ausili, altrimenti sarà assistito dall'infermiere o da altri operatori, soprattutto per i
pazienti a lunga degenza il soggetto deve essere mobilizzato ogni due ore per evitare
l'eccessiva compressione sulle prominenze. 2h

Effetti dell'immobilità sul corpo

-diminuzione forza e tono muscolare

-diminuzione della capacità ventilatoria ed aumento delle secrezioni respiratorie

- compromissione della circolazione

-lesioni della cute

-diminuzione dell'appetito e costipazione


-stasi urinaria

-schemi veglia-sonno alterati ritmo circadiano

Individualità del processo di mobilizzazione

Ogni paziente verrà mobilizzato in base alle condizioni cliniche, considerando:

-lo stato di vigilanza del paziente

-la collaborazione

-il deficit motorio

-il tono muscolare

-la presenza di dolore

-le condizioni della cute

Le posizioni di mobilizzazione

A seguito di una accurata valutazione si dovranno prendere in considerazione le


varie posizioni che il

Paziente può assumere tenendo conto delle patologie e condizioni generali del
paziente.

Posizione supina: è la posizione orizzontale del corpo quando è disteso su di un


piano con il volto rivolto

Verso l'alto. È una posizione del mantenimento del riposo, che trova indicazione in
diverse condizioni Cliniche, alternativa alle posizioni laterali, semi-seduta, prona.
Non è utilizzata per i pazienti con dispnea o

Rischio di aspirazione. Allineamento posturale indicato nelle persone prive di


capacità motoria totalmente

Parzialmente. (fower)
Posizione seduta o ortopnoica: paziente seduto sul letto con la testa elevata di
80/90. È consigliata per i

Pazienti con i problemi cardiaci, migliora la respirazione, agevola il mangiare,


parlare. Importante

Allineamento del corpo: le braccia vanno sostenute dai cuscini, sotto le ginocchia è
utile posizionare un Rotolo o un cuscino.

Posizione semi-seduta: testata del letto sollevata a 30/60" stesse indicazioni della
posizione seduta

Preferite per le persone che hanno difficoltà respiratorie-cardiache perché permette


maggiore espansione Del polmone.

Postura laterale viene utilizzata per garantire un periodo di riposo alle zone cutanee
sottoposte a Pressione mantenendo il decubito supino. Inoltre, permette una
migliore espansione della parete superiore dell'emitorace.

Mobilizzazione del paziente dalla posizione supina in posizione laterale destra

-abbassare il più possibile la testata del letto

-alzare e bloccare la sponda destra

-utilizzando il telo, spostare il paziente verso il bordo sinistro del letto

- posizionare lontano dal tronco il braccio destro. Il braccio sinistro piegare sul
torace. Se il paziente è Collaborante invitate ad afferrarsi alla sponda.

-flettere il ginocchio sinistro utilizzando il telo, girate il paziente verso destra.

- allineare la posizione.

Posizione prona (addome giu, sorto sopra): è la sola che permette la massima
estensione delle articolazioni delle anche e delle ginocchia, inoltre dà un sollievo alle
zone cutanee colpite da lesioni da decubito
Mobilizzazione del paziente in posizione prona

-evitare le frizioni fra la cute del paziente e il letto.

-voltare il capo da un lato e porlo su di un cuscino sottile per evitare il soffocamento.

-il letto deve essere in posizione orizzontale.

-il paziente posizionato sul fianco va voltato verso il lato del letto con le sbarre alzate
e aiutandosi con la traversa va girato sull'addome, avendo cura del capo.

Posizione semi-prona il paziente giace su un fianco con il peso distribuito. Il capo


sostenuto da cuscino, tronco ruotato in avanti. Il braccio è sostenuto dal cuscino
posto di fronte al paziente ad un’elevazione di circa 90°.

Posizione di trendelenburg è la posizione in caso di shock o in caso di particolari


manovre (esempio: gastrolusi). Il soggetto è supino, sdraiato in modo che il capo sia
situato più in basso rispetto a ginocchia e bacino.

La mobilizzazione del paziente a letto

Metodo fondamentale di prevenzione per le lesioni da decubito nei pazienti allettati.


Consente di muovere il paziente in maniera tale da far gravare il peso del corpo su
punti differenti favorendo la circolazione ed evitando la stasi del sangue.

Prevenzione piaghe da decubito


Sono lesioni tissutali, con evoluzione necrotica, che interessa i vari strati della cute
sino a giungere nei casi più gravi a livello dei muscoli e delle ossa. Le ldd sono dovute
alla prolungata compressione o a forza da taglio.

Sono di responsabilità infermieristica,

i punti maggiormente sospetti a ldd sono le zone cutanee in prossimità di


prominenze ossee, che compaiono in pazienti costretti al letto o semimobili.
Possono insorgere a causa di patologie come diabete, demenza, patologie vascolari.
A ciò influisce il frizionamento, sfregamento, umidità e trazione. I vasi sanguigni
subiscono una compressione che porta ad un aumento della pressione provocando
l'ostruzione dei vasi,coagulazione del sangue e necrosi.

I fattori di rischio sono:

Primari: età alimentazione patologie, fragilità cutanea, incontinenza e demenza.

Secondari: fumo, percezione del dolore, incompetenza nell'assistenza.

Le zone dove si possono formare sono:

Decubito supino: tallone,sacro gomito,scapole, nuca

Decubito laterale: condili malleolo, bacino,costole orecchie.

Decubito prono: alluci, ginocchia,genitali, acromion.

È importante tenere sotto controllo l'insorgenza di rossori, screpolature e applicare


una digitopressione Che se presenterà un persistente arrossamento ci indicherà
l'inizio della piaga da decubito.

Stadi delle ldd

Possiamo effettuare una classificazione degli stadi della ldd; esistono varie scale di
valutazione

Classificazione shea: analizza la gravità e l'estensione della lesione:

1. Stadio: infiammazione della pelle (senza lesione) che non scompare alla
digitopressione.

2. Stadio: distruzione del derma

3' stadio, distruzione del sottocute e del pannicolo adiposo, rimuovere lo sporco e
pulire la zona.
4 stadio: ulcera e necrosi a tutto spessore con interessamento muscolare fino alle
strutture ossee e Periostio, pulire la zona con determinati detergenti

Scala cromatica: valutazione del livello di guarigione in funzione del colore.

Colore nero: necrosi secca  obiettivo:detergere e rimuovere la necrosi

Colore giallo:necrosi gialla tessuto devitalizzato)  obiettivo:detergere e assorbire


la zona

Colore verde:lesioni infetta  obiettivo:detergere e assorbire

Colore rosso:tessuto granulato  obiettivo:isolare la zona e proteggere il tessuto

Colore rosa:lesione in fase di riepitelizzazione

Scala di norton: scala numerica da 1 a 4 dove il valore più basso indica lo sviluppo di
un ulcera,definendo la deambulazione, la degenza, la mobilità,età, sesso e altri
fattori.

Scala di sessing scala di n.p.u.a.p.,classificazione dell'associazione americana dei


geriatri

Ausili per la prevenzione delle ldd

Regole per la gestione delle ulcere:

 Non esiste un'unica medicazione per le ulcere, ma varia per ogni singola
lesione.
 La cura delle ulcere è di competenza infermieristica

La pressione prolungata rappresenta la maggiore causa di formazioni di lesioni ed è


sempre meglio

Prevenirle che curarle, riducendo la pressione.

Cosa fare? E necessario effettuare


Un’igiene posturale: mobilizzazione del paziente ogni 2h, usare materassi a
pressione alternata o gomma-piuma o ad acqua;

Cure igieniche della cute: non eccedere con lavaggi

Adeguata alimentazione dieta iperproteica per rafforzare la muscolatura, frutta e


verdura per stimolare la peristalsi e liquidi, bere molto

Usare ausili: strumenti volti a ridurre lo scarico della pressione del corpo, ovvero
riequilibrare il peso del Corpo:

-letti elettrici e cuscini in gommapiuma

-sistemi a compressione pneumatica

-materasso e cuscino ad acqua

-materassi antidecubito

-materassino a pressione alternata

-medicazioni cerotti protettivi antidecubito-schiume poliuretano(film trasparenti)-


talloniere(per dare Sollievo al dolore)

-acqua tiepida e sapone con ph neutro

-lenzuola e indumenti stirati e piegati

-indumenti di cotone,per evitare che si irriti la pelle

- Creme all'ossido di zinco nb:prima di mettere la crema lavare e asciugare la


zona(sacro e inguine) es. Pasta fissan

-sollevare il paziente con la traversa e non con le braccia

-le zone a rischio vanno controllate ogni h24

-velli antidecubito
Cosa non fare:

-non usare creme a base di alcol

-non usare il pannolone abitualmente

-non lasciare i talloni troppo tempo sollevati

-non lasciare la pelle bagnata,umida o secca

Non lasciare il paziente nella stessa posizione per più di 2h

-non usare ausili circolari come le ciambelle

-non aspettare che l'anziano chiedano da bere

Cure igieniche
Per igiene si intende mettere in atto tutti quegli accorgimenti che quotidianamente
garantiscono la pulizia e il benessere della persona nel rispetto delle sue abitudini di
vita.

Classificazione delle cure igieniche:

TOTALI: doccia, bagno in vasca, bagno a letto.

PARZIALI: ordinarie: viso, denti, bocca, occhi, naso, orecchie, capelli, mani, arti
superiori, arti inferiori, genitali esterni.

SPECIALI: finalizzate alla prevenzione o alla cura di patologie della cute e delle
mucose.

Obbiettivo:

 •pulire la pelle

 •stimolare la circolazione

 •permettere di far fare esercizio al paziente


 •rilasciare la tensione muscolare

 •migliorare il senso di benessere

 •favorire la comunicazione.

Valutazione:

 •grado di dipendenza dell’assistito;

 •condizioni di cute, mucose e annessi cutanei;

 •patologie di cui è affetta la persona;

•frequenza e tipologia di cure igieniche richiesta dalle condizioni della persona.

Il bagno a letto:
preparazione del paziente: informare e garantire la sicurezza durante

Ogni fase.

preparazione dell’ambiente: controllare la temperatura; evitare le

Correnti d’aria; garantire la privacy del paziente facendo uscire gli estranei

Dalla stanza e posizionando il paravento.

fasi della pulizia: viso, torace, braccia, mani, pancia, bacino, gambe.

• deve essere eseguito sempre da due operatori che lavorano in sincronia e


prima di iniziare è fondamentale il lavaggio delle mani.

• lavarsi le mani e cambiare i guanti ogni volta che si cambia paziente!

Occorrente (posizionato nei pressi del letto):

 •bacinella di plastica con acqua calda e una senza


 •detergente per la pelle

 •garze o guanti di spugna

 •asciugamano da bagno

 •pigiama o camicia da notte pulita

 •padella o urinale

 •biancheria pulita: copricuscino ,lenzuola ,copriletto ,traversa ,cerata

 •carrello per la biancheria sporca

 •pannoloni

 •guanti non sterili ; altro equipaggiamento per la protezione personale se


indicato.

Procedura

 1.informare il paziente su cosa si sta facendo e garantire privacy e una giusta


temperatura

 2.portare a letto del paziente tutto il materiale occorrente

 3.lavarsi le mani

 4.rimuovere il copriletto e la coperta , lasciando coperto il paziente solo con il


lenzuolo superiore

 5.indossare i guanti monouso

 6.chiedere al paziente se sente il bisogno di urinare o defecare

 7.scoprire la persona nella parte superiore rimuovendo la giacca del pigiama e


gli
Altri indumenti che proteggono il troco.

 8.far assumere la paziente la posizione supina

 9.preparare la soluzione detergente diluita in acqua tiepida

 10.preparare un’altra bacinella con l’acqua tiepida

 11.predisporre un salvaletto sotto la zona da lavare e un asciugamano a lato


del letto

 11.scoprire il tronco del malato e passare le garze procedendo dall’alto verso


il basso. Porre attenzioni alla zona sottoascellare e sotto mammaria, soprattutto
nelle persone obese.

 12.procedere in ordine logico in modo tale che un infermiere insapona una

Parte e l’altro, successivamente, sciacqua e asciuga.

 13.lavare ed asciugare il dorso mettendo la persona in posizione seduta o


facendola

Ruotare su un lato.

 14.far indossare al paziente la maglietta intima e la giacca del pigiama.

 15.coprire la parte superiore con il lenzuolo e rimuovere gli indumenti della


regione inferiore.

 16.scoprire uno dei due arti inferiori,alternativamente,lavare e sciugare


procedendo dalla coscia,gamba,piede e spazio interdigitale.

 17.procedere con l’igiene perineale e cambiare il pannolone (se necessario).

 18.rivestire il paziente

 19.controllare la lunghezza delle unghie dei mani e dei piedi

 20.provvedere al cambio della biancheria del letto


 21.riordinare il materiale usato

 22.lavarsi le mani

 23.annotare eventuali osservazioni

Igiene perineale

Per igiene perineale si intende effettuare la detersione della cute e delle mucose
della zona compresa tra pube e ano. La zona perineale è una zona umida che
favorisce la proliferazione dei batteri e la presenza di cattivi odori. Si effettua almeno
una volta al giorno e tutte le volte che la persona è sporca.

Materiali:

 •asciugamano

• telo da bagno

 •guanti

 •tamponi di cotone

 •brocca con acqua calda

 •padella per raccogliere l’acqua di lavaggio

 •detergente

 •biancheria pulita

 •sacco per biancheria sporca e rifiuti

procedura

 •lavare le mani
 •indossare i guanti

 •informare la persona sulla procedura da effettuare

 •fare assumere alla persona il decubito supino

 •posizionare la padella facendo flettere le gambe e alzare il bacino o ruotando


la persona su un lato e poi di nuovo supina

Igiene perineale nell’uomo

 1.retrarre il prepuzio (se non circonciso) per scoprire il glande

 2.pulire il glande con movimenti circolari a partire dal meato urinario verso
l’esterno

 3.riportare il prepuzio nella posizione iniziale

 4.cambiare la salvietta ad ogni passaggio e ripetere l’operazione

 5.pulire lo scroto

 6.sciacquare bene e asciugare tamponando e non frizionando

 7.far ruotare la persona in decubito laterale e pulire la zona perianale

Procedendo dallo scroto verso l’ano

 8.sciacquare bene e asciugare tamponando

 9.riposizionare la persona in modo confortevole

 10.pulire e riordinare il materiale utilizzato

 11.togliere i guanti

 12.lavare le mani
igiene perineale donna

 1.allargare le grandi labbra con pollice e indice della mano non dominante e
con l’altra mano procedere dal davanti verso il dietro.

 2.si procede a lavare dall’aria pubica verso l’area anale cioè dalla zona meno
contaminata a quella più contaminata.

 3.far ruotare la persona in decubito laterale e pulire la zona perianale


procedendo dalla vagina verso l’ano

 4.versare lentamente l’acqua dal recipiente sulle zone insaponate

 5.rimuovere bacinella e traversa

 6.asciugare procedendo sempre dalla regione pubica verso l’ano

 7.riposizionare la persona in modo confortevole

 8.pulire e riordinare il materiale utilizzato

 9.togliere i guanti

 10.lavare le mani

Paziente portatore di catetere

durante l’igiene perineale è necessario asportare qualsiasi tipo di secrezione


presente sul catetere in prossimità del meato uretrale con garze pulite procedendo
con movimento rotatorio dal meato verso l’esterno.

Igiene degli occhi


Indicazioni
 •Tutte le volte che è necessario

 •Congiuntivite o secrezione eccessiva

 •Soggetti in coma

 •Soggetti con paralisi palpebrale

Materiale

 •Vassoio con pinza anatomica e chirurgica sterili

 •Garze sterili

 •Fisiologica sterile

 •Eventuali medicazioni oftalmiche (creme e/o colliri)

 •Bacinella reniforme

PROCEDURA

L AVARSI SEMPRE LE MANI PRIMA DI INIZIARE ED USARE I GUANTI MONOUSO

Preparazione di una manopola con spugna di cotone:

 a) tenere il bordo fermo con il pollice

 b) arrotolare la spugna intorno alla mano

 c) piegare la spugna sopra il palmo della mano, tenendola ferma con il pollice

 d) ripiegare verso il basso la parte superiore e fissarla con il pollice

Come?

 1.Informare il paziente

 2.Lavare le mani

 3.Indossare i guanti

 4.Informare la persona sulla procedura da effettuare e posizionarla in modo confortevole

 5.Imbibire un batuffolo di garza con acqua sterile con l’aiuto di una pinza

 6.Rimuovere con attenzione le secrezioni muovendo dall’angolo palpebrale interno verso quello
esterno

 7. Riposizionare la persona in modo confortevole

 8.Pulire e riordinare il materiale utilizzato

9.Togliere i guanti

10.Lavare le mani

Gli occhi del paziente vanno lavati con la manopola dall’interno verso l’esterno
Igiene del naso
Indicazioni

 Pazienti portatori di tubo naso-tracheale

 Pazienti portatori di sondino naso gastrico

 Pazienti in stato di incoscienza

Materiale

 Garze o salviette inumidite

 Bastoncini Soluzione fisiologica Guanti monouso Fazzoletti di carta Bacinella reniforme

Crema lubrificante o vasellina

Telo di protezione

Cerotti in caso di portatore di sondino naso-gastrico o per ossigenoterapia

Come ?

 1.Informare il paziente sulla procedura se cosciente

 2.Lavare le mani

 3.Indossare i guanti

 4.Posizionare il paziente in una posizione idonea e confortevole posizionando

il telo di protezione sul torace del paziente.

 5.Fare soffiare al paziente una narice dopo l’altra se cosciente

 6.Ammorbidire con olio di vaselina le croste presenti e poi lavare delicatamente le narici con i
bastoncini facendo attenzione a non irritare la cavità nasale.

7. Se il paziente è portatore di sondino naso-gastrico,ad esempio, bisogna prepare un bastoncino


imbevuto, sgrassare la cute e la superficie della sonda che è a contatto con la narice, togliere i cerotti,
sgrassare, verificare che le narici non presentino lesioni, sostituire il cerotto, procedere con la pulizia delle
narici come sopra descritto.

8. Riordinare il materiale e lavarsi le mani

Igiene dell’orecchio
Materiale

 Garze o salviette inumidite con acqua


 Bacinella reniforme

Come?

 Lavarsi le mani

 Indossare i guanti

 Informare la persona della manovra che si sta eseguendo

 Inumidire una compressa di garza con acqua tiepida e con l’angolo ritorto della

medesima pulire il padiglione

 Rimuovere l’eccesso di cerume tirando leggermente il padiglione auricolare verso

il basso

 Riposizionare la persona in modo confortevole

Igiene del cavo orale


Per igiene orale si intende effettuare la detersione di tutti gli elementi della cavitàorale: denti,
gengive,palato, lingua e pavimento della bocca.

Obiettivi :

 •Mantenere integre le mucose

 •Prevenire le infezioni

 •Prevenire l’alitosi

 •Prevenire la parodontopatia

 •Evitare la xerostomia

 •Mantenere l’immagine di sé e autostima

Quando?

Se il paziente non si alimenta tre volte al

giorno invece

se si alimenta per bocca dopo ogni pasto.

Igiene del cavo orale Paziente indipendente


Materiale

 Dentifricio

 Spazzolino

 Filo interdentale
 Collutorio

 Cannuccia

 Bicchiere di vetro o di carta

 Bacinella reniforme Asciugamano Guanti

Come?

1. Lavarsi le mani

2. Indossare i guanti

3. Informare la persona sulla procedura da effettuare Mettere la persona in posizione seduta e, se non
è possibile, su un lato

4. Posizionare un asciugamano sul torace

5. Inumidire lo spazzolino e porvi sopra una congrua quantità di dentifricio 6.Invitarlo a spazzolare i
denti nel seguente modo: spazzolino in posizione orizzontale e spazzolare con movimento rotatorio del
polso dal margine gengivale al margine incisivo

Paziente dipendete

Materiale

 Traversa

 Garze pulite

 Soluzione fisiologica

 Collutorio

 guanti monouso

 Abbassalingua e pinza

 Reniforme

 Un sacchetto per rifiuti

Come?

1.Lavarsi le mani

2.Indossare i guanti

3.Posizionare il paziente: su un fianco con il cuscino sotto il capo, oppure semiseduto o supino a seconda
delle condizioni generali o della posizione che deve mantenere.

Testa inclinata verso il basso per evitare l’ingestione

5. Posizionare la traversa sotto il mento del paziente


6. Appoggiare la reniforme sotto il mento

7. Indossare i guanti

8. Applicare se necessario un emolliente per le labbra

9. Aprire la bocca con l’abbassalingua

10.Avvolgere la garza sulla pinza ed immergerla nella soluzione fisiologica

Igiene cavo orale paziente dipendete

 13.Eliminare l’eccesso di liquido

 14.Pulire prima l’arcata superiore poi quella inferiore prima la superficie esterna, poi quella interna
(palato, la lingua, le labbra).Pulire i denti sia nella parte interna che esterna partendo sempre dal margine
gengivale per andare a quello incisivo eseguendo i movimenti rotatori e cambiando spesso il tampone.

 15.Sostituire la garza dopo ogni passaggio

 16.Finita la pulizia riposizionare il paziente nella posizione di comfort.

Paziente portatore di protesi

 1.Indossare i guanti

 2.Introdurre pollice ed indice in bocca

 3.Afferrare prima la protesi superiore tirando prima verso il basso e poi versol’alto con movimenti
lenti e ripetuti

 4.Porre la protesi in un bicchiere con soluzione di lavaggio e/o usare spazzolino e dentifricio

 5.Sciacquare bene con acqua e riposizionarla nel cavo orale del paziente.

Assistenza durante l'alimentazione


Il bisogno di alimentazione è uno dei bisogni fondamentali individuati da Maslow e,
dal suo soddisfacimento, dipende la sopravvivenza dell’individuo.

Una dieta ottimale è essenziale per mantenere lo stato di benessere del paziente. Il
corpo va incontro a continui cambiamenti, se non si fornisce una alimentazione
adatta non vi è un giusto apporto di energia e di conseguenza si manifesta una
sofferenza dei normali processi corporei.

# MALNUTRIZIONE: mancanza o eccesso di principi nutritivi, include:


Iponutrizione: assunzione insufficiente di nutrienti per il soddisfacimento del
fabbisogno giornaliero

Ipernutrizione: assunzione calorica eccessiva rispetto al proprio fabbisogno


quotidiano.

Il PROCESSO ASSISTENZIALE DELLA NUTRIZIONE coinvolge più operatori con diverse


competenze (es dietista, medico, infermiere, oss).

Al fine di garantire una adeguata alimentazione devono essere presi in


considerazione vari fattori:

Età, sesso, conformazione fisica

Capacità di alimentarsi autonomamente

Patologie a carico dell’individuo (es.diabete, morbo di Crohn)

Cultura e religione del paziente.

La capacità di un paziente nell’alimentarsi incide in maniera pesante sulla vita


dell’individuo.

Per pianificare gli interventi relativi all’assunzione degli alimenti si presuppone che
siano state riconosciute le possibili difficoltà (es.problemi motori, disfagia,
ipovisione, difficoltà nella masticazione).

# l’autonomia del paziente si può valutare somministrando la MINI NUTRITIONAL


ASSESSMENT (MNA)  valuta il rischio di malnutrizione

A seconda delle necessità del paziente si decide quale tipo di alimentazione


somministrargli. La raccolta delle diete disponibili in ambito ospedaliero prende il
nome di DIETETICO OSPEDALIERO. In tale documento sono riportati tutti i dati
relativi alle diete e le caratteristiche dei pazienti ai quali sono rivolte con le possibili
alternative consentite per variare i menù.
TIPI DI DIETE:

 Dieta fisiologica (comune): menù equilibrato indicato per i degenti che non
necessitano di interventi nutrizionali mirati.

 Dieta liquida: menù costituito esclusivamente da liquidi, ha un apporto calorico


ridotto ed è indicata per pazienti in attesa di accertamenti.

 Dieta di rialimentazione: menù indicato per la rialimentazione di un paziente


sottoposto ad intervento chirurgico. Prevede alimenti molto digeribili e a basso
apporto di fibre.

 Dieta per disfagia: menù a base di cibi di consistenza cremosa ed omogenea,


indicata per pazienti che presentano disfagia.

 Dieta ipocalorica: dieta a basso apporto calorico rivolto a soggetti in sovrappeso o


obesi

 Dieta ipoglicemica: menù che prevede l’esclusione di zuccheri aggiunti a favore di


alimenti a basso o medio indice glicemico. Viene utilizzato per pazienti con
iperglicemia o anche in caso di ipertrigliceridemia.

 Dieta ipoproteica: menù a ridotto apporto proteico con basso contenuto di K e P,


trova utilizzo per i pazienti con insufficienza renale

 Dieta Iposodica: menù a contenuto ristretto di Na, non è prevista l’aggiunta di sale.
È indicata nei pazienti con danni epatici per ridurre l’apporto di Na.

NUTRIZIONE ARTIFICIALE:

Nel caso in cui il paziente sia impossibilitato ad assumere gli alimenti per via orale vi
è la necessità di mettere in atto delle metodiche alternative che prendono il nome di
ALIMENTAZIONE ASSISTITA o NUTRIZIONE ARTIFICIALE (NA).

L’NA può essere di due tipi:


NE: nutrizione enterale

NPT: nutrizione parenterale

 NUTRIZIONE ENTERALE: Nutrizione artificiale che prevede la somministrazione di


alimenti attraverso il posizionamento di una sonda naso-gastrica che immette le
sostanze direttamente nel tubo digerente. Trova largamente utilizzo nei pazienti
gravemente malnutriti e con patologie legate a malassorbimento.

 NUTRIZIONE PARENTERALE: Nutrizione artificiale che prevede la somministrazione


di nutrienti direttamente per via venosa attraverso vasi di grosso calibro. L’inizio
delle infusioni è graduale per non sottoporre l’organismo a stress metabolico

ASSISTENZA ALL’ALIMENTAZIONE:

 Provvedere al lavaggio delle mani e alla cura della bocca (migliora l’appetito e il
senso del gusto)

 • Aiutare il paziente a mettersi in posizione seduta o semi-seduta

 • Mettere una traversa o un asciugamano sotto il mento del paziente

 • Controllare il vassoio, prima di servirlo, per essere certi che sia quello giusto

 • Mettere il vassoio sul carrello e porlo accanto al letto, in modo che il paziente
possa vedere il cibo, se è in grado di farlo

 • Usare prudenza con il cibo e le bevande calde, lasciando del tempo perché si
raffreddino

 • Chiedere al paziente quale cibo preferisce mangiare per primo

 • Tagliare il cibo in piccoli pezzi

 Osservare la capacità di deglutire per tutto il pasto

 • Sedere davanti al paziente durante il pasto se possibile


 • Se il paziente ne è capace, incoraggiarlo ad alimentarsi da solo prendendo il cibo
con le dita

 • Conversare in modo conveniente con il paziente durante il pasto

 • Se il paziente ha una disfagia, bisogna limitare la conversazione che comporta


una risposta del paziente mentre si alimenta

 • Lasciare al paziente abbastanza tempo perché possa masticare adeguatamente e


deglutire il cibo. Il paziente può aver bisogno di riposare per brevi periodi

 • Quando il pasto è terminato o il paziente non riesce più a mangiare, bisogna


togliere il vassoio dalla stanza

Nell assistenza durante l'alimentazione devo valutare:

 Se il paziente è disfagico
 Collabora
 Ha protesi dentaria
 Lo stato di coscienza
 La masticazione
 Allergie
 Se è autonomo

Inoltre effettuo

- Prova di deglutizione con l'acqua


- Uso la scala BSA (Bedside Swallow Assessment) , per una valutazione più
approfondita della deglutizione.

Parametri vitali
Sono quei valori che andiamo a rilevare per fare una valutazione globale della
funzionalità dell'organismo Dell'individuo. La loro alterazione può indicare problemi
di salute per il paziente. La misurazione dei Parametri vitali non deve essere una
procedura automatica o di routine ma deve essere un accertamento

Attento e scientifico. La rilevazione viene fatta al momento del ricovero del paziente
per avere dati di Partenza rispetto ai quali valutare eventuali variazioni. E'
responsabilità dell'infermiere quando rilevare i

Parametri vitali in base alla condizione di salute generale. I parametri vitali sono
cinque:

- Temperatura corporea (T.C)

-Pressione arteriosa (P.A)

-Frequenza cardiaca (F.C)

-Frequenza respiratoria (F.R)

- Dolore: conosciuto nel 2002 dell’ente Joint Commision

DOLORE: Parametro che la persona avverte in maniera soggettiva (se non trattato
può avere effetti dannosi sul paziente).

TEMPERATURA CORPOREA: è la difficoltà tra la quantità di calore prodotta


dall'organismo e la temperatura esterna.

Procedura  RILIEVO TEMPERATURA CORPOREA

MATERIALI: termometro (argento, elettronico o digitale), clorexidina al 2%, guanti,


garze

ATTUAZIONE

controllare che tutto il materiale sia funzionante, disinfettare il termometro


asciugarlo,

Prepararlo e metterlo nella bacinella reniforme.


ESECUZIONE: prima di iniziare la procedura, presentarsi, identificare il paziente,
spiegare la procedura,

Eseguire il lavaggio sociale, garantire la privacy del paziente, mettere il paziente in


una posizione adatta alla

Procedura, posizionare il termometro. Attendere il tempo necessario per la


misurazione, rimuovere il

Termometro e disinfettarlo, togliere e gettare i guanti, eseguire il lavaggio sociale,


registrare la temperatura nella cartella clinica.

ASSISTENZA AL PAZIENTE FEBBRILE:


1) Monitorare i parametri vitali

2)Valutare il colore e temperatura della cute

3)Effettuare prelievi ematici per monitorare i globuli bianchi, l'ematocrito e altri


esami di laboratorio per

Indagare su eventuali segni di infezione o disidratazione

* 4) Coprire il paziente quando sente freddo o rimuovere le coperte in eccesso,


quando sente caldo.

5) Valutare e fornire un'adeguata nutrizione e idratazione per soddisfare le maggiori


richieste metaboliche e per prevenire la disidratazione.

6) Misurare le entrate e le uscite.

7)Ridurre l'attività fisica del paziente per limitare la produzione di calore,


specialmente durante la fase prodromica.
8) Somministrare antipiretici, farmaci che riducono la febbre, secondo prescrizione
medica
9)Provvedere all'igiene orale per mantenere umide le mucose!
10) Utilizzare una spugna da bagno umida per aumentare la perdita di calore per
conduzione
11) Fornire indumenti e lenzuola asciutte.

RILIEVO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA:


È la forza esercitata dal sangue sulla parete dei grandi vasi

MATERIALE OCCORRENTE manicotto, fonendoscopio e sfigmomanometro


ATTUAZIONE
Assicurarsi che l'attrezzatura sia intatta e funzionante.
-Controllare che il paziente non abbia fumato o ingerito caffeina nei 30 minuti prima
della respirazione.
-Prima di iniziare la procedura, presentarsi e identificare il paziente seguendo il
protocollo
-Spiegare al paziente la procedura.
-Eseguire il lavaggio sociale delle mani.
Garantire la privacy
-Mettere il paziente in posizione comoda,
-Il gomito dovrebbe essere flesso con il palmo rivolto verso l'alto e il braccio essere
all'altezza del cuore.
-Avvolgere in modo uniforme il bracciale sgonfio intorno al braccio.
-Localizzare l'arteria brachiale
-è importante rilevare la frequenza cardiaca per valutare la veridicità della
misurazione
-chiudere la valvola dello strumento e influssare l'aria fino a 200 mm/hg millimetri di
mercurio
-Aprire la valvola
-determinare la pressione arteriosa
-sfilare lo sfigmomanometro e fonendo dal braccio del paziente
-segnare il valore nella cartella

RILIEVO DELLA FREQUENZA CARDIACA:


È il numero di battiti cardiaci in 1 minuto, può essere misurata facendo pressione
con il dito indice e medio sull’arteria radiale.
Polso ritmico costante
Polso aritmico  non costante
MATERIALE OCCORRENTE: cronometro o orologio dove si calcolano i secondi.
ESECUZIONE
-prima di iniziare la procedura, presentarsi e identificare il paziente secondo
protocollo.
-effettuare il lavaggio sociale delle mani
Garantire la privacy al paziente
-scegliere la sede della rilevazione del polso, di solito il radiale
Mettere il paziente in posizione comoda ( fowell o semifowel)
-Palpare ponendo i polpastrelli delle dita medie della mano sopra il punto del polso
scelto
-contare i battiti per 15 secondi e moltiplicare per 4 o 30 secondi x 2,
-Registrare la FC.
-Accertare il ritmo e il volume del polso
-documentare la frequenza, il ritmo e il volume del polso e le proprie azioni nella
cartella clinica del paziente

Valori normali  60-85 battiti


Inferiori a 60 bradicardia
Superiori a 100  tachicardia
FREQUENZA RESPIRATORIA:
Numero di atti percepiti in 1 minuto
Indica il numero di atti compiuti in un minuto. È necessario conoscere la profondità
e il ritmo del respiro per effettuare una corretta rilevazione della FR. Le possibili
alterazioni del respiro riguardano: tachipnea, bradipnea e apnea.
TACHIPNEA gli atti oscillano tra i 9/12
BRADIPNEA: gli atti sono minore di 9
APNEA: insufficienza respiratoria.
La profondità comprende IPERVENTILAZIONE E IPOVENTILAZIONE.

IPERVENTILATIONE respiri ricchi di aria


IPOVENTILADIONE: in cerca di aria
Ritmo comprende respiro di Chemnestokes (che alterna fasi di apnea ed é un respiro
patologico) dispnea (respiro faticoso) ortopnea (difficoltà respiratoria the insorge
quando il paziente si trova in posizione supina)
MATERIALE OCCORRENTE: cronometro o orologio per secondi
ATTUAZIONE
Prima di iniziare la procedura presentarsi, identificare il paziente utilizzando il
protocollo, spiegare al paziente la procedura
Eseguire il lavaggio sociale delle mani
Garantire la privacy
Osservare o palpare ponendo le mani sul torace del paziente e contare la FR per 30
secondi, se il
Respiro e regolare. Contare per 60 secondi se e irregolare.
-Osservare la profondità, il ritmo e le caratteristiche del respiro.
- Documentare opportunamente frequenza, profondità, ritmo e caratteristiche del
respiro.
RILIEVO DEL POLSO PERIFERICO
I metodi per la rilevazione del polso arterioso

E importante, nella valutazione dei polsi periferici, che essi siano palpati
bilateralmente per confrontarne la qualità. L'uguaglianza delle pulsazioni fornisce
informazioni sul flusso ematico locale: un'occlusione di un'arteria comporterebbe
polsi deboli o assenti rispetto ai controlaterali
I metodi più utilizzati per la rilevazione del polso arterioso sono fondamentalmente
due:
Palpatorio viene utilizzato per la rilevazione dei polsi periferici e consiste nell'uso
delle dita per esaminare o rilevare alcune regioni del corpo. Il polso viene palpato
con tre dita (indice, medio e anulare) esercitando una moderata pressione sulla sede
di rilevazione dove la pulsazione risulta più forte. Se il polso è ritmico, il numero
delle pulsazioni viene contato per 30 secondi moltiplicato per 20 15x4, mentre se è
aritmico il numero di pulsazioni vanno contate per un minuto intero Nel conteggio, il
battito iniziale va contato come zero.
Quando si utilizza questo metodo è importante che non sia utilizzato il pollice per la
valutazione del polso, in quanto le pulsazioni percepite potrebbero essere quelle del
valutatore e non quelle del paziente.
POLSO PERIFERICO:
TEMPORALE, CAROTIDEO, BRACHIALE, RADIALE FEMORALE, POPLITEO PEDIDIO,
TIBIALE POSTERIORE
POLSO CENTRALE: APICALE
Auscultatorio: rappresenta la modalità per la rilevazione del polso apicale e si avvale
dell'utilizzo del fonendoscopio. Il polso apicale viene auscultato ponendo il
diaframma del fonendoscopio sopra l'apice del cuore ed esercitando una lieve
pressione.
Ogni battito ha due suoni: il primo è causato dalla chiusura delle
Valvole mitrale e tricuspide che separano gli atri dai ventricoli, il secondo dalla
chiusura delle valvole polmonare e aortica; questi i due suoni, assieme,
costituiscono un battito cardiaco.
Questo metodo può essere anche utilizzato per rilevare i polsi periferici che non
possono essere rilevati mediante la palpazione.
In questo caso, però, non ci si avvale di un fonendoscopio ma di un ecografo: la
sonda dell'apparecchio viene posta sulla cute in corrispondenza dell'arteria che si
vuole valutare e, tramite la funzione doppler, le onde trasmesse dalla sonda
vengono modificate dal flusso ematico e riflesse allo strumento che amplifica le
modificazioni e le rende udibili attraverso auricolari o altoparlanti.

Assistenza al malato durante l'eliminazione


LA DEFECAZIONE
Si esplica attraverso singoli atti detti evacuazioni (o scariche) con i quali le sostanze
ingerite con L'alimentazione e non assorbite dall'intestino vengono espulse
dall'organismo attraverso l'orifizio anale.
L’assistenza al paziente durante l’eliminazione bisogna eseguirla con molte
precauzioni, dato che le feci possiedono diversi microrganismi.
Materiale occorrente:
• Padella
• Traversa monouso
• Salviette o carta igienica
• Carrello
• Deodorante per ambienti
• Biancheria pulita
• Guanti
• Raccoglitore per biancheria sporca
• Raccoglitore per rifiuti biologici
• Telo paravento
Sequenza operativa
1. Riunire il materiale occorrente sul carrello in modo tale che sia facilmente
raggiungibile durante la procedura
2. Lavarsi le mani
3. Indossare 2 paia di guanti
4. Salutare ed informare il paziente, garantendo anche la sua privacy
5. Chiudere porte e finestre per evitare correnti d’aria
6. Se il tipo di letto lo consente e la manovra non disturba la paziente,
posizionare il letto ad un'altezza idonea, che permetta all’operatore di muoversi
secondo una meccanica corporea adeguata, evitando un affaticamento eccessivo
alla schiena
7. Si la testata del letto è alzata, abbassarla il più possibile, dopo di che
posizionarsi da un lato del letto e togliere l'eventuale spondina
8. Ripiegare la biancheria superiore del letto per quanto occorre, prestando
attenzione a scoprire il meno possibile la paziente, per abituare inutili esposizioni e
raffreddamenti
9. In seguito, posizioniamo un telo impermeabile e una traversa a protezione del
letto
10. Poi invitiamo la paziente a girarsi sul fianco, nel lato opposto al nostro, se
necessario aiutarla e in seguito sistemare il telo e la traversa al centro del letto,
all'altezza delle natiche della paziente
11. In seguito, chiediamo alla paziente di girarsi nuovamente dal nostro lato,
togliamo la biancheria inferiore ed invitiamo la paziente ad alzare le ginocchia ed il
bacino in modo tale da poter posizionare la padella
12. Dopo posizioniamo il lenzuolo superiore sulle ginocchia della paziente in
modo tale da garantire la privacy ed invitare la paziente ad effettuare la defecazione
13. Fai la paziente ha finito prendiamo la padella, valutiamo e gettiamo le feci nel
water in seguito leviamo e disinfettiamo la patella nel lavandino
14. Laviamo le mani e mettiamo un altro paio di guanti
15. Torniamo dalla paziente ed eseguiamo un’igiene perineale la paziente per
garantirle pulizia dopo la defecazione
16. In seguito, togliamo la biancheria sporca e se necessario eseguiamo un
rifacimento generale del letto
17. Sistemiamo la paziente rimettendole la sua biancheria intima e sistemando le
coperte, rialzando la spondina
18. Infine, sfiliamo i guanti e laviamo nuovamente le mani

FECI ANOMALE

Alterazioni del colore delle feci:

• Acoliche: hanno un colore argilla poiché vi è assenza o carenza di stercobilina


(es. Ostruzione delle vie biliari o danno del parenchima epatico)

• Picee o fondo di caffè: sono semiliquide con odore nauseabondo, si verificano


in seguito ad emorragie dello stomaco o del duodeno

• Frammiste a sangue rosso vivo: sono di consistenza normale, il sangue


proviene dal retto

• GRIGIE E CREMOSE: generalmente si osservano nelle persone con disturbi di


assorbimento lipidico.

• NERE: colore dovuto alla presenza di alcuni medicinali (carbone vegetale o


ferro)

• ROSSE: colore dovuto alla presenza di alcuni alimenti come ad es. Bietole
rosse
• BIANCHE: colore dovuto alla presenza di sostanze radiopatichecome ad es. Il
bario

DISTURBI DELLA DEFECAZIONE

Ci sono diversi disturbi della defecazione:

• Diarrea: eliminazione frequente di feci liquide o semiliquide con presenza di


alimenti mal digeriti

• Stitichezza o stipsi: difficoltà ad eliminare le feci; lo svuotamento intestinale


avviene in modo irregolare (una volta alla settimana) e le feci si presentano di
notevole consistenza

• Fecaloma: ammasso di feci dure che raccogliendosi nel retto ne ostruiscono il


passaggio, viene così a mancare l’atto della defecazione. La conseguenza è la perdita
di piccole quantità di feci liquide, la stimolazione continua ed il bisogno insoddisfatto
di defecare provoca una sensazione di gonfiore addominale.

• Incontinenza fecale: incapacità a controllare volontariamente il passaggio di


feci e gas attraverso l’ano

• Meteorismo o flatulenza: presenza di aria all’interno dell’intestino con


conseguente sensazione di gonfiore

PRESIDI PER L’ELIMINAZIONE INTESTINALE


Padella comoda: dispositivo a seduta. Il pz elimina come fosse su un WC

Pannolone: può causare macerazioni. Rende difficile la rieducazione

CLISTERE EVACUATIVO: PER "ESECUZIONE DEL CLISTERE EVACUATIVO" SI INTENDE

L'INTRODUZIONE NELL'ULTIMO TRATTO DELL'INTESTINO DI UNA DETERMINATA


QUANTITA' DI LIQUIDO TRAMITE SONDA.E' SINONIMO DI
ENTEROCLISMAEVACUATIVO.
PREPARAZIONE PER INTERVENTI CHIRURGICI O ESAMI DIAGNOSTICI,
MEDICAMENTOSO O TERAPEUTICO-DIAGNOSTICO (clisma opaco).

TECNICHE DI RIMOZIONE: VARIAZIONE STATO FUNZIONALE PAZIENTE

RIMOZIONE MANUALE DELLE FECI (FECALOMA)

Il materiale occorrente per eseguire questa tecnica:

- guanti monouso;

-lubrificante idrosolubile:

-traversa impermeabile;

-padella:

- Materiale per toilette:

-paravento

Gli obiettivi della rimozione manuale:

-rimozione massa fecale;

-ripristino della defecazione volontaria spontanea;

-scomparsa del dolore addominale e del retto.

L'intervento prevede le seguenti azioni: PROCEUDURA

-lavaggio delle mani e calzatura dei guanti;

-collocare una tela cerata sul letto;

-far assumere al paziente la posizione decubito laterale sx, ginocchia flesse, traversa,
sponda

Rialzata;

-disporre il paravento, la porta chiusa, asciugamano da bagno, padella;


-lubrificare il dito e ammorbidimento della massa ai bordi;

-chiedere al paziente di fare un respiro profondo e di espirare durante l'introduzione


del dito

-Indice nel retto

-lasciar riposare il paziente;

Inviare un campione di feci in laboratorio se richiesto;

-evacuare le feci e procedere all'igiene perineale,

-rivoltare i guanti alla rimozione, effettuare il lavaggio sociale delle mani e


riordinare.

ENEMA

Procedura che prevede l'introduzione di liquido attraverso la via rettale. I termini di


enema, Clisma, clistere o enteroclisma sono sinonimi ed indicano la stessa
procedura che può essere

Eseguita per diversi scopi:

-a scopo TERAPEUTICO: evacuazione, medicamentoso;

-a scopo DIAGNOSTICO: per mezzo di contrasto, aria (colonscopia)

Il clistere può essere anche preconfezionato, ovvero costituito da soluzioni ed


estratti vegetali. La Procedura per introdurlo nel retto prevede poche manovre:

-riscaldare il preparato in acqua calda;

-infilare i guanti;

-lubrificare la punta della sonda;

-introdurre la sonda nel retto da infondere → SOL. IPOTONICA


CLISTERE → SOL. ISOTONICA (SOL. FIS) DISTENDE IL COLON, STIMOLA LA
PERISTALSI.

I clisteri che hanno l'obiettivo di liberare l'intestino si dividono in:

-TERAPEUTICO PURGATIVO (piccolo volume) con uso di sostanze chimiche che


inducono la peristalsi

-TERAPEUTICO EVACUATIVO (grande volume) con uso di soluzioni irrigativi in idonee


quantità

Che inducono la distensione dei visceri e di conseguenza la peristalsi!

OBIETTIVO: svuotamento dell'ultimo tratto intestinale,

FINALITA': stimolazione dell'attività intestinale, somministrazione di mezzi di


contrasto, farmaci

Oppure come preparazione di un intervento chirurgico o in caso di intossicazione o


infiammazioni

-CLISTERE

Diversi metodi:

 Lavaggio
 Enteroclisma
 Istillazione rettale
 Clistere preconfezionato

Il Materiale necessario per eseguire un enteroclisma

- traversa e cerata

-apparecchio per clistere pluriuso o monouso : è composto da un


Contenitore con acqua a temperatura adeguata ( 37-38 ') , un tubo irrigatore con un
morsetto per

Aprire o chiudere l'irrigazione e una sonda rettale monouso

-Lubrificante idrosolubile

Guanti monouso e dispositivi di protezione individuale

Padella o sedia comoda

Garze non sterili

Biancheria di ricambio

Occorrente per l'igiene personale

Asta flebo cisti o piantano per flebo

Termometro

Procedura dettagliata e motivazioni per effettuare un clisma evacuativo

0. Preparare anticipatamente il materiale necessario (diminuisce il rischio di errori e


perdite di Tempo)

1. Fornire alla personale informazioni di competenza relative alla procedura


(migliora la Compliance del paziente)

2. Garantire il diritto alla riservatezza del paziente (usare paraventi, chiudere la


porta, allontanare Parenti e persone estranee, ecc...)

3. Proteggere il letto con cerata e traversa.

4. Praticare il lavaggio sociale delle mani ed indossare guanti monouso, camice e


visierina (diminuisce il rischio di contagio da materiale fecale)

5. Preparare la soluzione da irrigare secondo le disposizioni cliniche con temperatura


tra i 37º- 38°C:
- Verificare la temperatura con il termometro

- Inserire nel contenitore la soluzione

- Aprire il morsetto del tubo irrigatore fino a riempire di soluzione interamente il


tubo (far Defluire il liquido nel lume per evitare che il volume d'aria comporti
distensione Addominale e fastidio).

6. Posizionare la persona sul fianco sinistro con arto inferiore destro flesso (facilita il
flusso della Soluzione e per gravità il fluido cadrà all'interno del colon)

7. Lubrificare l'estremità della sonda per circa 6 cm della sonda

8. Introdurre delicatamente con movimento rotatorio la sonda nel retto per circa 7
centimetri Seguendo la linea ano-ombelico, far respirare il paziente (rilassa il
paziente e lo distrae dal fastidio)

9. Posizionare l'irrigatore sull'asta per flebo ad una altezza non superiore a 40-50
centimetri Dall'ano

10. Collegare la sonda all'irrigatore e aprire il rubinetto lasciando defluire


lentamente la soluzione

11. Durante l'irrigazione, rassicurare la persona ponendo attenzione al manifestarsi


di qualsiasi

Evento non previsto o sintomo avverso

12. Terminata l'infusione o quando il paziente avverte l'impellenza di defecare (in tal
caso la Quantità è sufficiente), rimuovere delicatamente la sonda, smaltirla e
chiedere alla persona di Ritenere la soluzione almeno per 10 minuti.

13. Posizionare la persona sulla padella o sulla comoda se presenta problemi di

Mobilizzazione, altrimenti accompagnarla al bagno

14. Dopo l'evacuazione, garantire le cure igieniche alla persona


15. Riordinare il materiale impiegato ed eliminare il materiale infetto monouso

- lavare le mani

16. Documentare sulla cartella infermieristica quanto effettuato ed eventi o dati da


comunicare.

Valutazioni finali:

Verificare che il paziente avverta benessere (esito positivo della procedura), o se


non abbia trovato

L'esperienza disagevole o peggio se avverta sintomi avversi come dolore


addominale, che nel caso

Dovranno essere comunicati al medico.

Raccolta di un campione di feci


L'analisi dei campioni di feci può fornire informazioni sulle condizioni di salute di un
paziente.

Alcune delle ragioni per testare le feci sono le seguenti: (esami principali)

•-determinare la presenza di sangue occulto è un esame che viene fatto per


evidenziarne Direttamente la presenza non direttamente visibile. Il sanguinamento
può avvenire a causa di Ulcere gastrointestinali, malattie infiammatorie o tumori. Il
test per il sangue occulto spesso Chiamato test al guaiaco, può essere eseguito
dall'infermiere nella struttura sanitaria o dal Paziente a casa. La striscetta di carta
imbevuta di guaiaco utilizzata nel test è sensibile ai contenuti Del sangue
fecale,prelevando-3 campioni per 3 giorni è consigliata un'alimentazione priva di
carne Rossa.

In caso di rino-gengivorragia o assunzione di aspirina può portare ad un falso


positivo.
In Caso di sangue intermittente,campione insufficiente, transito letto o eccesso di
vitamina C si Possono avere dei falsi negativi. Screening per k colon-retto

- ESAME MACROSCOPICO si va a valutare:

-dimensioni

-forma

-colore

-odore

Eventuale presenza sangue, muco, pus, frammneti di tessuto, residui alimentario


parassiti:

CARATTERISTICHE

Alterazioni dimensioni

Forma

Calibro grande

Piccole, rotondeggianti e dure

Grandi masse compatte,odore spiccato,gallegianti

Pastose, bianco-grigie,poco odorose

Consistenza diminuita e muco

INDICANO

Mobilità, parete colon

Dilatazione colon

Elasticità, ostruzione parziale

Stipsi cronica modesta stitichezza)


Malassorbimento di grasso e proteine

Ostruzioni vie biliari,ingestione bario

Colon irritabile

- EAME MICROSCOPICO

Rileva la presenza di uova e parassiti.

Prima di ottenere un campione, l'infermiere deve determinare il motivo della


raccolta del Campione di feci e il corretto metodo di ottenimento e
manipolazione,

Una tecnica di raccolta non corretta può dare risultati inaccurati. È importante
che l'infermiere si Informi tempestivamente circa l'esito dell'esame se viene
rilevata la presenza di sangue e/o se il Test è positivo.

Gli infermieri devono dare ai pazienti le seguenti istruzioni:

1) defecare in una padella o in una comoda pulite

2) se possibile, non contaminare i campioni con urina o secrezioni mestruali

3) Non gettare carta igienica nella padella dopo la defecazione, la carta puo
influenzare le analisi di laboratorio.

4) Informare l'infermiere non appena possibile dopo la defecazione.

Durante la manipolazione della padella del paziente, durante il trasferimento del


campione di feci All'apposito contenitore, e lo smaltimento del contenuto della
padella, l'infermiere deve seguire la Tecnica asettica meticolosamente. Indossare
guanti monouso per evitare la contaminazione delle Mani e fare attenzione a non
contaminare la parte esterna del contenitore del campione.

Per una Coltura delle feci, l'infermiere immerge un tampone sterile nella
provetta, preferibilmente dove è
Presente materiale fecale purulento e utilizzando una tecnica sterile.

Assicurarsi che l'etichetta del Campione e il modulo di richiesta per il laboratorio


riportino le informazioni corrette e siano fissati.

5) trasferire una porzione di feci in un contenitore pulito

6) etichettare

Documentare tutte le informazioni.

Controllo e registrazione della diuresi


La formazione della diuresi avviene in due fasi:

1. La filtrazione del sangue


2. Il riassorbimento delle sostanze utili

CARATTERI E COMPOSIZIONE DELL’URINA NORMALE E PATOLOGICA

PH: il suo valore normale è di circa 6

Il colore è in rapporto alla concentrazione urinaria di pigmenti derivati dall’urobilinogeno e


dalla bilirubina.

Il normale colore giallo paglierino è dato dal pigmento giallo detto urocromo.
Molte patologie conferiscono colorazioni particolari alle urine:
giallo pallido: più diluita
giallo scuro: più concentrata
ambra scuro: concentrazione elevata di bilirubina nelle urine, ad esempio nelle patologie
epatiche

Rosso: eccesso di porfirine


marrone: eccesso di melanina
Anche molti farmaci possono indurre alterazioni del colore, come ad esempio gli antibiotici
ODORE DELL’URINA
l'odore e determinato dalla presenza di sostanze volatili.
Normale: Le urine hanno un leggero odore di ammoniaca
Anormale: putrido per scissione batterica, dolce fruttato per i chetoni, pesce guasto
La torbidità è in rapporto alla presenza di sostanze mucoidi, mucoproteine e altri elementi
corpuscolati (leucociti, eritrociti, corpuscoli di pus, cellule epiteliali, cellule di sfaldamento )
Il peso specifico diminuisce (1003) in rapporto all' introduzione di grosse quantità di liquidi
o per carenza di ADH (vasopressina), oppure aumenta (1040) in seguito ad
emoconcentrazione o aumentata secrezione di glucosio, proteine e di chetoacidi.
In condizioni normali il range è di 1010/1025 e si parla di normostenuria.
L’urina concentrata ha un peso specifico più alto (iperstenuria), mentre nell’urina diluita è
basso. (ipostenuria)

ALTERAZIONI DELLA DIURESI

Anuria: incapacità del rene a produrre urina (minore di 100ml al giorno)


Oliguria: Incapacità del rene a produrre urina in quantità sufficiente (minore di 500ml al
giorno )

Poliuria: emissione di urina in quantità superiore a quella fisiologica (maggiore di 2500ml


al giorno )

Nicturia: emissione di urina maggiore di 500ml nelle ore notturne


Pollachiuria: urinare a intervalli frequenti
Disuria: emissione dolorosa
Ematuria: sangue nelle urine
Incontinenza: perdita involontaria di urina. Può essere di 5 tipi

1. Da urgenza
2. Da sforzo
3. Funzionale
4. Traboccamento
5. Transitoria

Gli infermieri, come parte della loro attività clinica dovrebbero valutare i pazienti per
l’incontinenza urinaria.

L'accertamento della funzione urinaria comprende:

 Un' anamnesi infermieristica che identifichi i modelli minzionali


 I cambiamenti recenti
 I problemi urinari passati e attuali
 I fattori che influenzano i tipi di eliminazione
 Un esame obiettivo dell'apparato genito-urinario
 L'ispezione dell'urina: quantità, colore, limpidezza e odore
 Se indicato, l'esame dell'urina per peso specifico, ph, presenza di glucosio, corpi
chetonici, proteine e sangue occulto.

Gli obiettivi per il paziente con problemi di eliminazione urinaria sono: mantenere o
ripristinare modalità normali di svuotamento della vescica e prevenire i rischi associati,
come le lesioni cutanee.

Gli interventi comprendono: aiutare il paziente a mantenere una introduzione adeguata di


liquidi e adottare i modelli normali di eliminazione, assisterlo inoltre quando devi andare in
bagno.

REGISTRO DELLA DIURESI

Per quanto riguarda la registrazione della diuresi, l'infermiere deve documentare i dati
nella cartella del paziente, usando moduli e liste di controllo integrati da note narrative
quando è appropriato; annotare ogni eventuale anormalità, come coaguli di sangue, pus o
pezzetti di muco.
Valutazione e assistenza al pz con vomito
IL Vomito (emesi) e un’espulsione del contenuto gastrico che viene espulso dalla
bocca tramite movimenti Respiratori l'attivazione del vomito parte dal centro
bulbare e lo stimolo può essere di origine Gastrica, intestinale, peritoneale, faringea.
L'assistenza inizia con i sintomi di nausea, con la fase pre-eiettiva, prosegue nella
fase eiettive, con l'espulsione del contenuto presente nello stomaco e si conclude
con il ritorno del paziente nel suo normale, stato fase post-eiettia.

Le cause possono essere:

-un meccanismo di difesa (alimenti o alcool)

-disturbo dell'organismo

-stimolazione diretta del centro del vomitolesione cranica)

Cause gravidanza

-vomito forzato

I principali sono:

Debolezza

Sudorazione

Tachicardia o bradicardia

Pallore cutaneo

Vertigini e nausea

Ptialismo (eccessiva produzione di saliva)

Può essere utile:

Aprire le finestre per ridurre la temperatura ambientale

Tranquillizzare il paziente
Da evitare, invece:

Movimenti bruschi

Di far assumere la posizione prona

Di somministrare liquidi

Di somministrare cibi, soprattutto se grassi e in quantità abbondanti.

Fasi del vomito:

Fase pre-eiettiva: nausea e conati.

Fase eiettiva: vomito

Fase post-eiettiva: debolezza e sonnolenza

Assistenza a paziente con emesi, la procedura standard:

Se nonostante l'adozione di tutte le misure precauzionali il paziente dovesse


vomitare, l'infermiere è Tenuto a seguire una procedura standard che prevede:

Prima della fase eiettiva 

Preparare il materiale occorrente:

Bacinella, teli protettivi, fazzoletti di carta, guanti

Monouso

- Vestiti del paziente e lenzuola puliti, presidi l'igiene della persona e

Del cavo orale.

Durante la fase elettiva 

- Sempre con indosso i guanti, posizionare il

Paziente seduto o semi-seduto


- Far vomitare il paziente dentro la bacinella o sul Telino
- Osservare le caratteristiche del vomito: aspetto e quantità

Durante la fase post-elettiva 

- Aiutare il paziente nell'igiene del cavo orale, igiene del viso e igiene delle mani
- Cambiare la biancheria del letto e i vestiti qualora fossero sporchi
- Arieggiare la camera.

Cosa riferire all'infermiere

Il vomito può avere aspetti differenti, spesso utili a diagnosticare patologie gravi.
Da qui la necessita di non smaltire immediatamente, nei rifiuti speciali, il
materiale espulso dal paziente, ma di osservano attentamente ed eventualmente
conservarne una parte per future analisi.

Alcuni esempi sono:

- Con corpi estranei


- Vomito nero: sangue digerito a fondi di caffè con materiale granulare scuro
- Vomito rosso vivo: sangue non digerito vomito emorragico
- Vomito giallo o verde: biliare (presenza di bile)
- Odore aspro
- Liquido
- Muco e pus.

Le modalità in cui è avvenuta l'emesi (espulsione

- Se preceduta da nausea

- Se agetto: il materiale viene bruscamente proiettato fuori dalla bocca

- se vomitovasciutto: conati ed emissioni di gaas

- se vomito gravidico: prime ore del mattino.


- se vomito acquoso: biancastro (acido gastrico)

Può variare anche dal tipo di espulsione che può essere:

-a strozzamento (a vari getti)

-In fiotti con conati

-in forma di esplosione

-a fiotto non preceduta da nausea

-senza resistenza passiva

- alimentare (avariato)

La posizione del paziente potrebbe cambiare in base al suo stato. Ossia, se si


tratta di un paziente Cosciente, allora la posizione seduta è sicuramente quella
consigliata, ma se il paziente e incosciente sarà necessario fargli assumere la
posizione laterale di sicurezza, mentre la testa dovrà essere leggermente
sollevata e anch'essa ruotata lateralmente. Manovra essenziale per evitare che il
vomito possa occludere le Vie respiratorie. Molto comuni, a tal proposito, sono
intatti le polmoniti ab ingestis o addirittura i casi di morte per soffocamento.

Attenzione:

In caso di paziente appena operato, è necessario contenere la ferita durante i


conati di vomito.

Disinfezione e sterilizzazione dei materiali usati


Esistono diversi livelli. Di. Disinfezione in base al livello di azione degli agenti
disinfettanti

-Disinfezione di alto livello: viene effettuata con composti chimici. In grado.di.


Distruggere tutti i Microrganismi con l'eccezione di un elevato numero di spore
batteriche  110°C
- Disinfezione di livello intermedio: disinfezione in grado di disattivare il
Mycobatterio Tubercolare e di Distruggere tutti i batteri in fase vegetativa la
maggior parte dei virus e dei miceti, ma non necessariamente le spore.

Disinfezione di basso livello: effettuata con disinfettanti capaci di distruggere la


maggior parte. dei batteri

Disinfezione continua: mira a ridurre i germi patogeni che vengono eliminati da


malati infetti (pus,feci ecc)

Disinfezione periodica: (possibilmente solo per le aree ad alto rischio) si pratica


ad intervalli di tempo ,indipendentemente vengono eliminati dalla presenza di
malati infetti a puro scopo profilattico.

-Disinfezione terminale: si applica all'ambiente che ha ospitato un malato affetto


da malattia infettiva Contagiosa causata da microrganismi patogeni resistenti agli
agenti esterni.

Disinfezione con mezzi fisici: o flambaggio, si usa particolarmente in laboratorio


(es: flambaggio dei tappi delle provette in caso di manipolazione asettica); o
vapore fluente o vapore saturo a 100 C: impiegato a livello industriale,
soprattutto per la disinfezione degli effetti letterecci (materassi); o raggi UV:
particolarmente indicati per il trattamento dell'aria. Vengono generalmente
impiegati nei reparti di Terapia Intensiva per i dispositivi di filtraggio e
condizionamento dell'aria.

-Disinfezione con mezzi chimici: o disinfettanti, prodotti per oggetti inanimati


(es: superfici, ferri chirurgici, materiale vario); o antisettici prodotti a bassa
tossicità destinati a essere applicati su cute o tessuti viventi.

Non esiste un disinfettante "per tutte le stagioni", vale a dire idoneo per tutti gli
usi, Può essere efficace su sostanze e/o materiale non pulito (cute, mucose,
superfici, etc...).
Disinfettante non deve essere impiegato "in alternativa" ai metodi fisici per la
sterilizzazione.

La disinfezione e la sterilizzazione concettualmente sono simili, ma hanno


differenze importanti:

La disinfezione si prefigge I ‘uccisione dei microrganismi e dei virus patogeni,


Anche i migliori disinfettanti però non sono efficaci su un gran numero di batteri
resistenti sotto forma di endospora.

La sterilizzazione distrugge elimina TUTTE le forme di Vita. Quindi può uccidere


tutti i microrganismi, non solo quelli patogeni, e di inattivare tutti i virus.

La disinfezione si occupa dell'annientamento di: virus, batteri, microbi attraverso


la distribuzione di Disinfettanti tramite strumenti quali nebulizzatori e
atomizzatori.

Sterilizzazione: s’intende il risultato finale di procedimenti fisici e/o chimici che,


attraverso metodologie Standardizzate, ripetibili e documentabili, hanno come
obiettivo la distruzione di ogni microrganismo vivente, patogeno e non.

Confezionamento
Il materiale per il confezionamento deve permettere il passaggio di aria e vapore,
mantenere il materiale Sterile fino al momento dell'uso, essere resistente alla
manipolazione, non liberare fibre o particelle,

Consentire un'apertura sterile, portare alla superficie l'indicatore di processo una


serie di informazioni, garantiscono la TRACCIABILITA ‘della confezione
(caratteristiche del contenuto se non visibile, data della sterilizzazione, numero
del ciclo di sterilizzazione, scadenza della sterilità, operatore responsabile)

Fasi del processo di sterilizzazione:


Lavaggio

-Asciugatura

-Controllo e manutenzione

-Confezionamento

-Sterilizzazione

Stoccaggio

Un materiale viene definito sterile se il SAL (livello di sicurezza di sterilità) è


inferiore a 10 alla - 6; cioè Quando le probabilità di trovarvi microrganismo sono
inferiori ad una su un milione.

I vari processi Distruggono i microrganismi provocando I ‘alterazione letale di


alcuni loro componenti essenziali; in

Particolare la sterilizzazione determina la denaturazione delle proteine e degli


acidi nucleici e la

Degradazione di componenti della membrana e parete cellulare

Es: ferri chirurgici; ognuno di essi deve essere sterilizzato prima dell'operazione. È
necessario sterilizzare

Ogni oggetto che deve entrare in contatto con la cute o le mucose del paziente.
Questo vale sia per attività chirurgiche che diagnostiche e terapeutiche.

Per legge la procedura di sterilizzazione deve essere compiuta garantendo la


sicurezza dell'operatore; questo avviene con l’uso di guanti, preferibilmente
antigraffio, protezione del volto da schizzi di sostanze contaminate, come le
mascherine oro-nasali, occhiali protettivi o meglio schermi protettivi. È
importante che il trasporto da un'area all'altra del materiale da sterilizzare debba
avvenire mediante griglie o bacinelle in maniera da ridurre il contatto accidentale
con l'operatore e con l'ambiente circostante.

Prima della sterilizzazione vera e propria è inoltre disposto seguire una serie di
procedure preventive. Queste procedure hanno lo scopo di proteggere
l'operatore, diminuire la carica microbica, rendere l'azione sterilizzante più
efficace.

E sconsigliabile sciacquare gli strumenti prima della disinfezione in quanto in


questo modo si permette una diffusione dei germi, nel lavandino, sul camice etc..

È sconsigliato il lavaggio del materiale quando ancora è altamente contaminato.


Il lavaggio potrebbe Portare, a causa degli schizzi, ad una diffusione microbica
sulle suppellettili circostanti e aumenta il rischio di contaminazione
dell'operatore. Il materiale contaminato deve essere sottoposto ad un ciclo di
disinfezione, questo ciclo deve avvenire il più velocemente possibile, prima che si
abbiano coagulazioni e incrostazioni del sangue o del siero.

Una volta subito il processo di disinfezione gli strumenti devono essere lavati con
oppositi detergenti che eliminano i residui di sporco e le sostanze organiche
presenti. Questo processo può essere eseguito; a mano se non è possibile usare
macchine apposite, si usano detergenti e spazzole con manico lungo scovolini.
L'operazione deve essere eseguita sempre sotto getto d'acqua. Con ultrasuoni,
consente di limitare la manipolazione da parte dell'operatore con
termodisinfettore, questo apparecchio consente di riunire la fase di disinfezione,
detersione e lavaggio. Il risciacquo e l'asciugatura sono spesso compresi nel ciclo

Risciacquo: una volta detersi gli strumenti vanno lavati sotto acqua corrente o
meglio acqua sterile, per Asportare il disinfettante e il materiale biologico,
Bisogna porre molta attenzione nell'evitare di provocare schizzi che potrebbero
risultare pericolosi per l'operatore. E sempre consigliato l'uso di occhiali o
schermi protettivi.

Asciugatura: il materiale deve essere asciugato accuratamente in maniera da


garantire la migliore Conservazione e preferibile asciugare con salviette
monouso, oppure con teli morbidi e puliti, oppure con aria compressa. Durante
la fase di asciugatura si deve adempiere sia al controllo macroscopico degli
strumenti in maniera da verificare se sussistono residui, in tal caso lo strumento
deve ricominciare il ciclo da capo, sia ad una manutenzione degli strumenti che la
richiedono. Si segue la lubrificazione di forbici, portaaghi, pinze, emostatiche,
ecc. La manutenzione di strumenti pungenti o taglienti deve essere fatta invece
dopo la sterilizzazione e poi ripetere il ciclo di sterilizzazione. Questo ha lo scopo
di evitare rischi per l'operatore che maneggia strumenti ancora non sterili.

Confezionamento: il centro di sterilizzazione dovrebbe prevedere una


suddivisione fra settore sporco, Pulito e sterile. Il settore sporco comprende
l'area di ricezione del materiale contaminato, con piani

D'appoggio, vaschette di raccoglimento degli strumenti, lavello, eventuali


lavatrici o ultrasuoni ecc...

Il Settore del pulito ha lo scopo di raccogliere il materiale per prepararlo alla


sterilizzazione, ovvero alla

Manutenzione e al confezionamento; devono essere presenti piani d'appoggio


termosigillatrice, buste,

Ecc..Il settore sterile è un piano d'appoggio dove il materiale transita prima di


essere inviato al magazzino.

Prima di procedere al confezionamento si esegue una manutenzione degli


strumenti che la richiedano. Si segue la lubrificazione di forbici, portaaghi, pinze
emostatiche, ecc. In questa fase si potrebbe eseguire l'affilatura di strumenti
taglienti, ma è sconsigliabile. Conviene sterilizzare gli strumenti, affilarlie
sterilizzarli ancora. Il procedimento è più lungo, ma in caso d'incidente
nell'affilatura saremo sicuri della sterilità del ferro trattato.

Controllo: si deve eseguire un ultimo controllo per verificare la presenza di


contaminanti (siero o sangue

Coagulato, ruggine ecc). Se si evidenzia la presenza d'impurità gli strumenti


devono ricominciare un nuovo Ciclo. Gli strumenti si suddividono secondo le
esigenze dell'operatore sanitario.

Imbustamento per l'imbustamento esistono rotoli di varie misure, un lato è


trasparente e ciò permette di

Riconoscere il contenuto, sono dotate d'indicatori di sterilità, sono


termosaldabili, imbustamento

Permette di mantenere la sterilità del materiale per un periodo prolungato, di


solito 30 giorni, ovviamente

Se riposti in ambiente asciutto e senza sbalzi di temperatura. Se si desidera


raddoppiare il tempo di

Mantenimento della sterilità si esegue un doppio imbustamento.

Su ogni confezione vanno riportati:

- Data della sterilizzazione;

- Codice dell'operatore che ha eseguito la sterilizzazione;

-Numero progressivo del ciclo;

Numero della macchina sterilizzatrice;

-Descrizione dell'articolo se non visibile.


I primi 5 dati rappresentano il numero di lotto e vanno riportati anche sulla
cartella clinica del paziente che usufruisce di quel lotto.

Qualora s'imbustino oggetti voluminosi (vassoio, telo), esistono fogli adeguati che
vanno usati secondo

Determinati schemi.

Il caricamento dell'autoclave: avviene con i set in Kraft-polipropilene con la zona


cartacea verso l'alto,

Senza sovrapporli l'uno all'altro. I pacchi di tessuto vengono verticalmente


appoggiati l'uno all'altro. Le

Bacinelle o scatole metalliche una accanto all'altra senza che si tocchino.

La sterilizzazione avviene attraverso il contatto dell'oggetto con aria calda che


agisce per ossidazione dei componenti cellulari; sono utilizzate la stufa a secco o
il forno Pasteur. In media, per una sterilizzazione completa è necessario che sia
raggiunta una temperatura di 160° per un'ora o di 180° per 30 minuti. A questi
tempi si devono aggiungere poi i tempi di riscaldamento e raffreddamento che
portano un ciclo a 180-240 minuti. È comune uso lasciare aperto lo sportello
dell'apparecchio per la sterilizzazione fino a temperature di 80/100° in questo
modo si permette la fuoriuscita dell'eventuale vapore acqueo che si potrebbe
creare e che andrebbe a ridurre l'efficienza del processo. Il tempo di sterilità
dipende dal tipo di confezione e dalla modalità di stoccaggio, per questo motivo
è indispensabile garantire condizioni corrette di deposito e conservazione. La
confezione va conservata in ordine cronologico di scadenza, maneggiate con cura
e tenute lontano dall'umidità, se queste appaiono, lacerate, danneggiate, aperte,
cadute, bagnate

Sono da considerare non più sterili e devono essere nuovamente confezionate e


sterilizzate.
Fattori che influenzano la sterilità: le mani dell'operatore, le condizioni di asepsi,
la verifica degli indicatori di processo (strisce di viraggio), corretta apertura delle
confezioni.

Smaltimento rifiuti
DPR (decredo presidente della Repubblica) 254/2003

I rifiuti sanitari devono essere gestiti in modo da diminuirne la pericolosità

Riciclaggio e il recupero e da ottimizzarne la raccolta, il trasporto e lo


smaltimento.

A tale fine devono essere incentivati:

- l'organizzazione di corsi di formazione del personale delle strutture sanitarie


sulla corretta Gestione dei rifiuti sanitari, soprattutto per minimizzare il contatto
di materiali non infetti

Con potenziali fonti infettive e ridurre la produzione di rifiuti a rischio infettivo;

La raccolta differenziata dei rifiuti sanitari assimilati agli urbani prodotti dalle
strutture Sanitarie;

- l'ottimizzazione dell'approvvigionamento e dell'utilizzo di reagenti e farmaci per


ridurre la Produzione di rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo e di rifiuti
sanitari non Pericolosi;

- l'ottimizzazione dell'approvvigionamento delle derrate alimentari al fine di


ridurre la

Produzione di rifiuti alimentari;

- l'utilizzo preferenziale, ove tecnicamente possibile, di prodotti e reagenti a


minore

Contenuto di sostanze pericolose;


I rifiuti sanitari possono essere classificati come:

- i rifiuti sanitari non pericolosi;

- i rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani

- i rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo;

- i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo;

- i rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di smaltimento.

Rifiuti sanitari non pericolosi

Sono i rifiuti costituiti da materiale metallico non ingombrante, da materiale


metallico Ingombrante, vetro per farmaci e soluzioni privi di deflussori e aghi,
gessi ortopedici.

Tali rifiuti denunciabili con il codice CER 180104 e, per gli oggetti da taglio, con il
codice CER 180101, qualora non presentino condizioni di pericolosità da un
punto di vista infettivo,

Devono essere recuperati

. Sono inoltre rifiuti sanitari non pericolosi le parti anatomiche ed

Organi incluse le sacche per il plasma e le sostanze per la conservazione del


sangue (codice CER 180102)

Appartengono a questa categoria ancora i farmaci scaduti (codice CER 180105)


ed i rifiuti Provenienti dai laboratori dei servizi sanitari che non presentano
caratteristiche di Pericolosità.

Rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani

I seguenti rifiuti sanitari, qualora non rientrino tra quelli classificati come pericolosi
sono assoggettati al Regime giuridica e alle modalità di gestione dei rifiuti urbani
1) i rifiuti derivanti dalla preparazione dei pasti provenienti dalle cucine delle
strutture sanitarie;

2) i rifiuti derivanti dall'attività di ristorazione e i residui dei pasti provenienti dai


reparti di degenza delle Strutture sanitarie, esclusi quelli che provengono da pazienti
affetti da malattie infettive per i quali sia Ravvisata clinicamente, dal medico che li ha
in cura, una patologia trasmissibile attraverso tali residui;

3) vetro, carta, cartone, plastica, metalli, imballaggi in genere, materiali ingombranti


da conferire negli Ordinari circuiti di raccolta differenziata, nonché altri rifiuti non
pericolosi che per qualità e per quantità Siano assimilati agli urbani ai sensi
dell'articolo 198, comma 2, lettera g), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

4) la spazzatura;

5) indumenti e lenzuola monouso e quelli di cui il detentore intende disfarsi;

6) i rifiuti provenienti da attività di giardinaggio effettuata nell'ambito delle strutture


sanitarie;

7) i gessi ortopedici e le bende, gli assorbenti igienici anche contaminati da sangue


esclusi quelli dei Degenti infettivi, i pannolini pediatrici e pannoloni, il contenitori e
le sacche utilizzate per le urine (se Non considerati rifiuti pericolosi).

Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo:

1) tutti i rifiuti che provengono da ambienti di isolamento infettivo nei quali sussiste
un rischio di Trasmissione biologica aerea, nonché da ambienti ove soggiornano
pazienti in isolamento infettivo

Affetti da patologie causate da agenti biologici di gruppo 4, di cui all'allegato XI del


decreto legislativo 19

Settembre 199 626; e successive modificazioni;


2) i rifiuti che presentano almeno una delle seguenti caratteristiche:

A) provengano da ambienti di isolamento infettivo e siano venuti a contatto con


qualsiasi liquido Biologico secreto od escreto dei pazienti Isolati;

B) siano contaminati da:

Sangue o altri liquidi biologici che contengono sangue in quantità tale da renderlo
visibile;

• feci o urine, nel caso in cui sia ravvisata clinicamente dal medico che ha in cura il
paziente una Patologia trasmissibile attraverso tali escreti;

• liquido seminale, secrezioni vaginali liquido cerebro-spinale, liquido sinoviale,


liquido pleurico, Liquido peritoneale, liquido pericardico o liquido amniotico.

3) Rifiuti provenienti da attività veterinaria, che:

A) siano contaminati da agenti patogeni per l'uomo o per gli animali;

B) siano venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico secreto od escreto per il
quale sia ravvisato,

Dal medico veterinario competente, un rischio di patologia trasmissibile attraverso


tali liquidi.

Deposito temporaneo, deposito preliminare, raccolta e trasporto dei rifiuti sanitari


pericolosi a rischio infettivo

Per garantire la tutela della salute e dell'ambiente, il deposito temporaneo, la


movimentazione interna alla Struttura sanitaria, il deposito preliminare, la raccolta
ed il trasporto dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio Infettivo devono essere
effettuati utilizzando apposito imballaggio a perdere, anche flessibile, recante la

Scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo" e il simbolo del rischio biologico
o, se si tratta di rifiuti
Taglienti o pungenti apposito imballaggio rigido a perdere, resistente alla puntura,
recante la scritta "Rifiuti Sanitari pericolosi a rischio infettivo taglienti e pungenti,
contenuti entrambi nel secondo imballaggio Rigido esterno, eventualmente
riutilizzabile previa idonea disinfezione ad ogni ciclo d'uso, recante la scritta

"Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo".

Smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo

Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo devono essere smaltiti mediante


termodistruzione in impianti

Autorizzati ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, con le modalità qui
sotto riportate.

I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo che presentano anche altre


caratteristiche di pericolo di cui

All'allegato I del decreto legislativo n. 152 del 2006, devono essere smaltiti solo in
impianti per rifiuti Pericolosi.

Di rifiuti sanitari pericolosi a solo rischio infettivo possono essere smaltiti, nel
rispetto delle disposizioni di cui Al decreto del Ministro dell'ambiente 19 novembre
1997, n. 503, e successive modificazioni:

A) in impianti di incenerimento di rifiuti urbani e in impianti di incenerimento di


rifiuti speciali. Essi sono

Introdotti direttamente nel forno, senza prima essere mescolati con altre categorie
di rifiuti. Alla bocca

Del forno è ammesso il caricamento contemporaneo con altre categorie di rifiuti;

B) in impianti di incenerimento dedicati

Smaltimento dei rifiuti sanitari sterilizzati


I rifiuti sanitari sterilizzati:

A) possono essere avviati in impianti di produzione di cdro direttamente utilizzati


come mezzo per

B) nel rispetto delle disposizioni del decreto del Ministro dell'ambiente 19 novembre
1997, n. 503, e

Successive modificazioni, possono essere smaltiti in impianti di incenerimento di


rifiuti urbani o di incenerimento di rifiuti speciali alle stesse condizioni economiche
adottate per i rifiuti

Urbani;

TALI STRUTTURE

C) qualora nella regione di produzione del rifiuto non siano presenti, in numero
adeguato al fabbisogno,

Ne' impianti di produzione di CDR, ne' impianti che utilizzano i rifiuti sanitari
sterilizzati come mezzo per

Produrre energia, ne' impianti di termodistruzione, previa autorizzazione del


presidente della regione,

Possono essere sottoposti al regime giuridico dei rifiuti urbani e alle norme tecniche
che disciplinano lo

Smaltimento in discarica per rifiuti non pericolosi. L'autorizzazione del presidente


della regione ha

Validità temporanea sino alla realizzazione di un numero di impianti di trattamento


termico adeguato al

Fabbisogno regionale.

Farmaci scaduti
I farmaci sono prodotti chimici di sintesi sulle cui confezioni compare sempre una
data di scadenza.

Trascorso il termine ultimo indicato dalla casa farmaceutica, i medicinali non sono
più utilizzabili e devono Essere smaltiti correttamente. La parte del prodotto
pericolosa è quella costituita dai principi attivi. In

Discarica, mischiati alla spazzatura domestica, possono dar luogo ad emanazioni


tossiche e possono

Inquinare il percolato (il liquido che si accumula sul fondo della discarica). La
presenza di antibiotici nei

Rifiuti può favorire la selezione di ceppi di microbi e virus assai pericolosi, È per
questo motivo che i farmaci

Scaduti non devono essere gettati nei normali cassonetti, ma collocati negli appositi
contenitori presso le

Farmacie e le isole ecologiche.

Lo smaltimento dei farmaci scaduti avviene attraverso la termodistruzione, oppure


attraverso la loro

Inertizzazione in contenitori ermetici.

BILANCIO IDRICO
Per bilancio idrico si intende l'insieme dei processi che consentono di bilanciare
l'assunzione e la perdita di liquidi nell'arco delle 24 ore, cioè il rapporto tra liquidi
introdotti ed eliminati; in sostanza la precisa stima delle entrate e delle perdite,
misurate in termini quantitativi. Nel calcolo del bilancio idrico vanno considerati i
fattori che influenzano sia le entrate (bevande, cibi solidi, terapia enterale e
parenterale, ossidazione dei nutrienti), che le perdite di acqua (diuresi, diarrea,
ristagno gastrico, vomito, lavaggi, drenaggi, stomie, soluzioni di continuo cutanee,
ustioni). Le principali diagnosi infermieristiche estratte dalla NANDA (North America
Nursing Diagnosis Association) riguardano:

 Deplezione di liquidi: I deficit di liquidi vascolari ed interstiziali si manifestano a


causa di restrizione dell’apporto idrico, aumento delle perdite con vomito, diarrea,
edemi, febbre, eccessiva sudorazione, alterazioni ormonali quali
iperaldosteronismo. Le manifestazioni cliniche tipiche sono perdita di peso,
contrazione della diuresi, diminuito turgore cutaneo, sete, secchezza delle mucose,
segni di ipoperfusione sistemica quali tachicardia, tachipnea, ipotensione. Gli
obiettivi assistenziali constano principalmente nel rapido riconoscimento dei
sintomi, che deve condurre alla stesura di un piano di monitoraggio della idratazione
del paziente, alla corretta somministrazione di liquidi ed alla esecuzione di test
laboratoristici. Gli interventi infermieristici fondamentali riguardano la
somministrazione di liquidi per os, l’incannulamento venoso periferico, il
monitoraggio costante dei parametri vitali, il calcolo esatto del bilancio idrico.

 Ritenzione idrica: le cause sono: sovraccarico di liquidi, insufficienza cardiaca,


insufficienza renale ed epatica ed eccessivo introito di Na+. I segni e sintomi clinici
sono rappresentati da edema, sovente diffuso, turgore venoso, incremento di peso,
imbibizione polmonare fino all’edema polmonare. Analoghi alla deplezione di liquidi
gli obiettivi assistenziali, gli interventi terapeutici volgono alla restrizione di liquidi, al
monitoraggio dei parametri vitali e del bilancio idrico, alla esecuzione di esami di
laboratorio, alla somministrazione di dieta iposodica.

Si effettua nell’assistenza post-operatoria , in presenza di patologie cardiache e


renali.

In corso di terapia con NET E NPT (nutrizione enterale e parenterale.)


Bilancio idrico nel paziente critico
Nei reparti di terapia intensiva e di medicina d’urgenza alla raccolta dei classici
parametri vitali (GCS, PA, FC, FR, SO2, diuresi, TC) si affianca la misurazione
ecografica del calibro della vena cava inferiore misurata in prossimità dello sbocco in
atrio destro, indice indiretto, ma affidabile di riempimento volemico, essendo
strettamente correlato ai valori di pressione venosa centrale; anche tale metodica è
ormai diffusamente di appannaggio infermieristico, accrescendone le competenze
professionali. Infatti, il monitoraggio del paziente critico o potenzialmente tale
comprende un’ampia gamma di azioni che hanno lo scopo di valutare il paziente
nella sua globalità, andando quindi ben oltre la mera rilevazione dei parametri vitali
tramite macchinari più o meno complessi. Fine del monitoraggio è consentire una
visione d’insieme del quadro clinico del paziente,

Riscontrare e segnalare precocemente l’insorgenza di segni di allarme e reperire dati


per ottimizzare la scelta assistenziale e terapeutica e garantirne e verificarne la
corretta messa in atto. Pertanto, l’infermiere ha il compito di conoscere
perfettamente le attrezzature che usa per il monitoraggio dei pazienti, di essere in
grado di rilevare i parametri vitali in maniera corretta, di interpretare i dati ottenuti
e correlarli, dopo averne verificato la attendibilità, al quadro clinico del paziente;
deve inoltre valutare gli intervalli temporali nella rilevazione dei parametri in base
alle condizioni del paziente ed alla sua complessità assistenziale.

PROCEDURA:

- L’infermiere sarà in possesso di una scheda dove registrerà le entrate e le


uscite, che successivamente verranno riportati nella cartella clinico-
infermieristica
- Materiale da preparare: contenitori per la raccolta, etichetta (per far capire
che effettua il bilancio idrico)
- L’infermiere deve presentarsi e spiegare la procedura che sta per fare
Ovvero registrare tutti i liquidi entrate che sono assunti specificando data e ora e
il tipo di liquido , inoltre registra anche le uscite.

Una volta finita la procedura riporta tutto in cartella.

CARTELLA INFERMIERISTICA
La cartella infermieristica, da un punto di vista prettamente giuridico, rappresenta
un atto pubblico di fede privilegiata, cioè un atto regolamentato dal nostro Codice
civile e, più precisamente, dagli art. 2699 e 2700; da un punto di vista clinico,
l’obbiettivo è quello di documentare l’andamento della situazione clinica
dell’assistito e tutte le attività professionali a cui è stato sottoposto. È importante
sottolineare che, quando l’infermiere documenta qualcosa attestando, quindi, fatti
avvenuti in sua presenza o da lui messi in atto, il professionista acquisisce uno status
giuridico particolare: il ruolo di pubblico ufficiale. I requisiti formali e sostanziali che
devono essere rispettati nella redazione della documentazione infermieristica sono:

 Chiarezza, cioè quanto scritto deve essere chiaro sia da un punto di vista
ortografico che calligrafico;

 Veridicità: i dati e gli eventi riportati nel documento devono essere veritieri e
corrispondenti ai dati oggettivi e agli eventi effettivi relativi al paziente, rilevati dal
sanitario; l’annotazione deve avvenire in modo contestuale (o immediatamente
successiva all’evento documentato), riportando la data e l’ora dell’annotazione e
non una generica nota che riassume quanto avvenuto nel turno. Quando ciò non è
possibile va specificato che l’attestazione di quanto avvenuto non è stato possibile
riportarlo contestualmente al fatto e specificarne i motivi;

 Rintracciabilità, cioè la possibilità di poter risalire ad attività, prescrittori, esecutori


e redattori del documento;

 Pertinenza: tutte le informazioni riportate devono essere correlate con le esigenze


informative a cui è deputata la cartella clinico-infermieristica.
Per rendere più chiaro quanto fin qui riportato, riportiamo, di seguito, le regole da
seguire per una compilazione della documentazione infermieristica corretta,
evitando di incorrere in reati:

 usare inchiostro e non la matita o l’evidenziatore,

 scrivere in modo chiaro il nome e il cognome dell’assistito a cui il documento si


riferisce,

 descrivere appena possibile e nel modo più preciso possibile il problema


identificato per evitare di tralasciare informazioni,

 l’uso di sigle è ammesso solo se vi è riportato in calce al documento una legenda,

 scrivere tutto ciò che viene fatto al paziente e le sue reazioni,

 in caso di errore di redazione, correggere l’errore tracciando una riga sopra


l’errore (quello che era stato scritto deve comunque rimanere leggibile) e
controfirmare,

 la data deve essere segnata nella prima riga e aggiornata,

 il rifiuto da parte dell’assistito di medicinali o farmaci, va riportato specificandone i


motivi,

 scrivere in modo leggibile,

 non scrivere per conto di terzi ma, bensì, riportare solo quello che abbiamo
realmente fatto o valutato,

 riportare l’ora ogni volta che si deve documentare un nuovo fatto, avvenuto in un
momento cronologico successivo,

 sottoscrivere ogni atto (firmarlo!!),

 la registrazione riferisce i fatti e non l’interpretazione del sanitario. Se riportiamo


una sensazione o un sintomo di un paziente, le dichiarazioni di quest’ultimo vanno
riportate tra virgolette specificando che si tratta di parole dell’assistito. L’infermiere
che non rispetta queste buone regole viola specifici dettami normativi e compie
degli illeciti di natura penale. In particolare:  rifiuto/omissione di atti di ufficio:
esempio – infermiere che non valuta e non documenta un rischio caduta
aumentato,  falso in atto pubblico: o falso materiale: quando viene alterato da un
punto di vista materiale un atto; esempio – infermiere che cancella, rendendo
illeggibile, una nota da lui riportata, o falso ideologico: quando viene attestato un
fatto non accaduto o non valutato; esempio – infermiere che nel diario
infermieristico riporta che la pressione arteriosa di un suo assistito è di 130/80
mmhg, senza averla rilevata realmente.

Documentare l’assistenza, non è solo un obbligo giuridico ma, soprattutto, un modo


di agire professionalmente maturo, responsabile e deontologicamente valido. Va,
inoltre, sottolineato come una buona documentazione può salvarci di fronte a un
contenzioso civile, penale o, ancora, amministrativo, in quanto rappresenta un
elemento di prova con valore probatorio, ovvero, fide facente. Documentare in
modo corretto, quindi, è la strada migliore da percorrere per tutelare le due
componenti della sanità: il cittadino, da un lato, e il professionista dall’altro.

Intramuscolo
Effettuiamo un’iniezione intramuscolo quando vogliamo somministrare un farmaco
che deve essere assorbito velocemente ma che non è necessario introdurre nel
torrente circolatorio.

- Valutazione iniziale
- Va verificata la prescrizione;
- Valutare che il paziente non sia allergico al farmaco e che lo stesso sia integro
e non scaduto;
- Verificare l’ansia del paziente dovuta magari alla paura delle iniezioni;
- Valutare il sito scelto, in caso di manifesta irritazione verificare la possibilità di
scegliere un ulteriore sito, tessuti idonei all’im sono: dorso gluteale, ventro
gluteale, deltoide, vasto laterale

Materiale occorrente

Siringa e due aghi, cotone, disinfettante, arcella, contenitore per taglienti, farmaco e
soluzione fisiologica in caso si debba ricostituire il farmaco, guanti.

Procedura

Preparare il materiale su un piano, e ricostituire il farmaco usando un ago che verrà


poi smaltito successivamente (meglio un ago filtro). Preparare all’interno dell’ancella
la siringa con il nuovo ago e due tamponi di cotone uno imbevuto di disinfettante e
l’altro asciutto

Posizionare il pz per scoprire il sito di iniezione scelto, indossare i guanti e


disinfettare in maniera circolare la zona.

Con un movimento a dardo praticare l’iniezione con un’angolazione di 90°,


effettuare la Manovra di Lesser (aspirare per verificare di non aver punto un vena o
arteria e quindi di non introdurre il farmaco nel torrente), quindi spingere lo
stantuffo di circa 1 ml ogni 10 sec per dare tempo al tessuto muscolare di assorbire il
farmaco, appena finito attendere qualche secondo prima di estrarre l’ago.

Estrarre rapidamente mantenendo la stessa inclinazione, e smaltire siringa con tutto


l’ago nel contenitore. Con il tampone asciutto tamponare per qualche secondo
senza massaggiare.

Riposizionare il pz ed aiutarlo a rivestirsi.

Smaltire il materiale usato negli appositi contenitori. Non re-incappucciare l’ago.

Togliersi i guanti e lavarsi le mani. Documentare il tutto.


DPI
Per dispositivo di protezione individuale (DPI) si intende qualsiasi attrezzatura destinata ad
essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi
suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni
complemento o accessorio destinato a tale scopo. I DPI sono diversi, sono legati all’attività
svolta dal lavoratore e permettono di tutelare lo stesso da molteplici rischi intrinseci alla
loro attività. In riferimento ai DPI utilizzati in ambito sanitario, quelli impiegati più
frequentemente sono DPI per la protezione respiratoria, per la protezione congiuntivale,
per la protezione delle mani, per la protezione del corpo, per la protezione dei piedi e per
la protezione del capo.

MATERIALE OCCORRENTE

 Guanti non sterili


 Camice monouso
 Cuffia
 Mascherina
 Protezione per gli occhi (occhialini o visiera)

VESTIZIONE
 Effettuare il lavaggio sociale
 Indossare la cuffia (i capelli devono essere raccolti per la loro totale copertura)
 Prendere la mascherina evitando di toccare la parte interna, tirare i due lati
allattando lì in alto sopra la testa
 Aprire il camice e infilare le braccia, allacciandolo al collo e alla vita
 Indossare guanti monouso

SVESTIZIONE

 Rimuovere il camice partendo dalle spalle, piegarlo e arrotolarlo in avanti


 Rimuovere i guanti tramite il polsino e sfilare
 Rimuovere la mascherina mantenendola dai lacci
 Rimuovere la cuffia
 Eseguire il lavaggio delle mani

ESPETTORATO
L' espettorato, proviene dalla mucosa bronchiale e rappresenta la secrezione bronchiale
prodotta dall' apparato muco secernente delle vie aeree.
Questo materiale biologico, prevalentemente costituito dal muco e cellule provenienti dai
processi di desquamazione della mucosa, non è normalmente messo come escreato, ma
ingerito. Talvolta però tale materiale e prodotto in grandi quantità e viene emesso
attraverso il meccanismo della tosse. Le secrezioni bronchiali possono essere considerate
una protezione delle vie respiratorie.
Se il paziente non espettora spontaneamente il metodo sostitutivo primario è l’esecuzione
di aerosol con soluzione fisiologica tiepida. Da molti anni vengono impiegati nebulizzatori
che danno risultati migliori rispetto all’aerosol, in quanto producono microparticelle. La
durata della nebulizzazione può arrivare anche a 30 minuti, a seconda del tipo di
nebulizzatori. Negli altri casi si ricorre ad aspirazione delle secrezioni bronchiali, tecnica
non di competenza dell’operatore sociosanitario.

CARATTERISTICHE DELL’ESPETTORATO
L’espettorato può essere di 4 tipi:

 Mucoso: è trasparente
 Schiumoso: presenza di bolle d’aria
 Purulento: di colore grigio sporco
 Vischioso: è molto appiccicoso

ODORE: Presente solo in caso di processi infiammatori e degenerativi.


QUANTITÀ: fisiologicamente è di 100ml al giorno
ASPETTO: presenza di materiale purulento
L’osservazione va rivolta all’esame del colore del materiale, alla presenza o meno di pus,
all’esistenza di particolari odori. Dai dati dell'osservazione si può dedurre la
presenza o assenza di flogosi batteriche, oltre che valutare eventuali emottisi (emissione di
sangue).
Dall’osservazione Il medico può trarre immediatamente decisioni per la condotta
terapeutica da seguire (per esempio, la presenza di un’elevata quantità di pus condizione
l’inizio della terapia antimicrobica, l’odore fetido suggerisce la presenza di anaerobi, il
colore verde la presenza di ps. Aeruginosa, l’odore di lieviti indica la presenza di candida).

SCOPO

Ottenere un campione di espettorato per esame batteriologico.


L’esame più frequente è l’esame colturale che fornisce informazioni sull’eventuale
presenza di microrganismi potenzialmente responsabili di infezioni alle vie respiratorie.
Solitamente, associato all’esame colturale, viene eseguito anche l’antibiogramma, esame
finalizzato a testare gli antimicrobici più efficaci nei confronti dei microrganismi
identificati. La tecnica per la raccolta di un campione di espettorato è la stessa sa per
l’esame citologico che per quello colturale; per quest’ultimo è richiesto un contenitore
sterile e il rispetto rigoroso delle norme di asepsi.
MATERIALE OCCORRENTE

 Guanti in lattice monouso


 Salviette di carta
 Collutorio
 Contenitore sterile per la raccolta del campione
 Etichetta identificativa della persona e del campione

TECNICA DI ESECUZIONE

Le azioni da compiere sono le seguenti:

1. Prendo visione del carteggio infermieristico del paziente. Raccogliere i campioni


preferibilmente prima della terapia antimicrobica.
2. Mi presento e valuta il livello di coscienza di comunicazione del paziente, informo la
persona su ciò che devo fare. Un’informazione adeguata facilita la collaborazione della
persona e conseguentemente la raccolta corretta del campione.
3. Invitare il paziente a non fare colazione prima della raccolta del campione. La
raccolta deve essere effettuata la mattina al digiuno, perché non vi sia contaminazione
del campione con residui alimentari.
4. Invitare il paziente a sciacquare la bocca con il collutorio prima di effettuare la
raccolta del campione. Rimuovere eventuali protesi, fare la pulizia del cavo orale e
gargarismi con acqua distillata sterile. Bisogna evitare tutte le possibilità di
contaminazione del campione con le sostanze potenzialmente presenti nel cavo orale.
5. Rimuovere il coperchio del contenitore prestando attenzione a non venire a
contatto con i bordi interni dello stesso e sistemarlo capovolto su una superficie pulita.
Preparare l’apposito contenitore (Sterile o pulito a seconda dell’esame), apponendo
sull’etichetta: data, nome e cognome della persona o un’etichetta con codice a barre
della persona.
L' espettorato va prelevato in un contenitore trasparente e idoneo al trasporto. Il
tappo del contenitore deve essere a vite e non a strappo, per evitare produzione di
aerosol all’apertura.
6. Invitare la persona a compiere alcuni respiri profondi e successivamente a
espettorare, senza saliva, direttamente nel contenitore. È importante, per assicurare la
correttezza della raccolta, seguire le indicazioni fornite dall’infermiere. Chiudere il
contenitore, etichettarlo e depositarlo nel dispositivo dedicato al trasporto.
Fare alcuni respiri facilita l’espettorazione. La saliva può contaminare il campione
7. Pulire e riporre il materiale utilizzato
8. Procedere al trasporto del materiale in laboratorio.
Inviare il campione al laboratorio entro 2 ore. Il materiale va esaminato al più presto e
nel periodo intermedio va conservato a 4°C.

AZIONI/OMISSIONI

Ci sono alcune azioni che mettono a rischio la sicurezza della persona e dell'operatore o
addirittura l'efficacia della procedura:

 Non rispettare il tempo di esecuzione previsto


 Non preparare tutto il materiale occorrente
 Utilizzare un linguaggio tecnico
 Non specificare quali comportamenti possono contaminare il campione

MORTE E ASSISTENZA AI MORIBONDI


CODICE DEONTOLOGICO: l’articolo 24 afferma che: “l'infermiere assiste la persona,
qualsiasi sia la sua condizione clinica e fino al termine della vita, riconoscendo l'importanza
del conforto ambientale conforto ambientale, fisico, psicologico e relazionale.”

IL RUOLO DELL’INFERMIERE
Infermiere deve ridurre la sofferenza e migliorare la collega di vita del morente e delle loro
famiglie, mediante la valutazione precoce, l’identificazione e la gestione del dolore, i
bisogni fisici, sociali, psicologici, spirituali e culturali. Tutto ciò deve essere svolto
rispettando la volontà del paziente, gli standard etici e le norme culturali, rispondendo al
bisogno di sostegno e di elaborazione del lutto dei membri della famiglia, sia a domicilio, in
ospedale, negli hospice, nelle case di cura e negli altri luoghi dove si fornisce assistenza alle
persone in fase terminale.

Secondo l’articolo 8 del regolamento di polizia mortuaria; consentono la diagnosi di


morte:

 Assenza del battito cardiaco e dei polsi periferici


 Mancanza totale di risposta agli stimoli esterni
 Nessun movimento muscolare, soprattutto respiratorio
 La presenza di un elettrocardiogramma piatto per non meno di 20 minuti circa
Tale condizione determina la cessazione in termini perentoriamente irreversibili, della
possibilità di recupero della funzione cerebrale e di tutti gli organi e apparati.

OBIETTIVI

Procedure che sostengono il paziente garantendo dignità morale

FASI DELLA MORTE

FASE DI RIFIUTO: Il paziente rifiuta di essere vittima della morte

FASE DI RABBIA: Manifesta la rabbia verso sé stesso, la famiglia e tutti

PATTGGIAMENTO: cerca di risollevare il proprio morale

DEPRESSIONE: il paziente è sempre più apatico e distaccato

ACCETTAZIONE: all’improvviso il paziente accetta la morte

ELEMENTI DI AIUTO PRATICO AL PAZIENTE E ALLA FAMIGLIA


RIFIUTO: aspettare e comprendere che la persona può provare panico e disorientamento

NEGAZIONE: evitare di forzare la persona a consapevolezze affrettate

PATTEGGIAMENTO: lasciare la speranza senza illudere il paziente

DEPRESSIONE: permettere alla persona di vivere il proprio dolore senza imporre la


comunicazione

ACCETTAZIONE: esser presente senza abbandonare

FaARMACO
Preparazione, Somministrazione e Valutazione della terapia orale e topica
Lo studio dei farmaci e il loro effetto sul funzionamento è chiamato FARMACOLOGIA.
Essa si divide in:

 Farmacocinetica: studia ciò che il corpo fa al farmaco


 Farmacodinamica: studia ciò che il farmaco fa al corpo
 Farmacoterapia: studia come il paziente reagisce al farmaco
Il farmaco è una sostanza chimica che, introdotta in un essere vivente, è capace di
produrre effetti al suo interno.
Il termine deriva dal greco “pharmacon”, che significa sia medicamento che veleno.
Il farmaco ha un:
 Nome chimico: paracetamolo
 Nome generico: tachipirina
 Nome commerciale: tachipirina

Quando un farmaco viene somministrato attraversa varie fasi prima di essere eliminato:
 Assorbimento: si ha quando il farmaco passa dal sito di somministrazione al
compartimento plasmatico
 Distribuzione: quando il farmaco passa dal plasma ai tessuti, raggiunge il sito
d’azione ed esplicita la sua azione terapeutica
 Metabolismo: Fase che consente di metabolizzare i farmaci al fine di trasformarli in
composti chimicamente più facili da eliminare
 Escrezione: Avviene attraverso i reni, i polmoni, il latte materno ,l' epato biliare ed il
sudore

FATTORI CHE INFLUENZANO

I fattori che possono influenzare la risposta al trattamento farmacologico sono:

 Peso
 Età
 Patologie presenti
 Metabolismo
 Aspetto psicologico
 Tolleranza
 Dipendenza

SOMMINISTRAZIONE

Nella somministrazione di farmaci bisogna seguire la regola delle 10 G:

1. Giusto farmaco .
2. Giusto paziente.
3. Giusta dose.
4. Giusta via di somministrazione.
5. Giusto orario.
6. Giusta informazione al paziente.
7. Giusto diritto al rifiuto dal paziente.
8. Giusta registrazione.
9. Giusto controllo.
10. Giusta documentazione

VIA ORALE

La via orale prevede l'introduzione dei farmaci nel cavo orale per essere successivamente
ingoiati con dei liquidi.

Durante la preparazione non bisogna toccare i farmaci con le mani e bisogna far bere al
paziente un po' d'acqua prima e dopo l'assunzione. È importante non diluire
eccessivamente le gocce e non diluire mai gli sciroppi.
Prima di somministrare bisogna ascoltare sempre ciò che il paziente riferisce, spiegargli
sempre cose che si andrà a somministrare e far assumere al paziente una posizione
comoda e sicura. Per poter valutare la capacità di deglutizione del paziente bisogna fargli
assumere la posizione semi-seduta o seduta e fargli bere un po’ d'acqua.
Durante la somministrazione non lasciare mai i farmaci sul comodino e bisogna essere
presenti quando il paziente assume il farmaco. Al termine della somministrazione della
terapia bisogna controllare il cavo orale dei pazienti confusi o poco collaboranti.

VIA TOPICA

I farmaci topici sono quelli applicati localmente sulla cute o sulle mucose, in zone come
l'orecchio, il naso il tratto respiratorio; preparati dermatologici, applicati sulla cute, per
esempio lozioni, creme, urgenti, paste, gel spray e polveri; instillazioni e irrigazioni,
applicati in cavità ed orifizi corporei come la vescica urinaria, gli occhi, le orecchie, il naso,
il retto, la vagina. Le irrigazioni possono o meno contenere farmaco; inalazioni
somministrate nel tratto respiratorio tramite inalatori, nebulizzatori. Aria, ossigeno e
vapore vengono utilizzati di solito per trasportare il farmaco ai polmoni.

Prima di somministrare i farmaci si deve:

 Verificare le richieste
 Ispezionare la cute o le mucose per rilevare lesioni, arrossamenti, eritemi e ferite
 Osservare la presenza di sintomi di irritazione cutanea (es. Prurito, sensazione di
bruciore, dolore)
 Annotare la presenza di peli corporei in eccesso che devono essere rimossi prima
dell’applicazione del farmaco

MATERIALE OCCORRENTE

 Guanti (sterili se richiesto)


 Soluzione per detergere
 Garze (sterili se richiesto)
 Farmaco
 Tubo per applicazione (se richiesto)
 Abbassa lingua
 Garza per coprire la zona (se richiesta)

TECNICA

1. 10 G
2. Spiegare al paziente cosa si sta facendo, perché e come può collaborare
3. Lavare le mani ed indossare guanti puliti per proteggere le mani dal contatto con il
farmaco
4. Far assumere al paziente una posizione comoda (seduta o sdraiata)
5. Provvedere alla privacy ed esporre l'area da trattare
6. Applicare il farmaco e la medicazione come prescritto sul bugiardino
7. Versare la lozione disinfettante su una garza e spugnare l'area della cute, se viene
utilizzato un linimento (pomata semifluida), strofinarlo sulla cute con dei movimenti
estesi e leggeri; oppure applicare un cerotto per medicato.
8. Aggiornare la cartella infermieristica sull’intervento effettuato
9. Controllare le reazioni al farmaco (es. Se ha sollievo, bruciore, gonfiore)
Escrezione: in 5 modi
- Renale
- Epatobiliare
- Polmoni
- Latte materno
- Sudore

LAVAGGIO DELLE MANI

PREMESSA: l’uso dei guanti non sostituisce il lavaggio sociale delle mani. I guanti
contaminati utilizzati dall’operatore possono diventare un importante e spesso
trascurato veicolo di diffusione dei microrganismi nell’ambiente. È una procedura
sanitaria che ha come obiettivo la riduzione dei microrganismi sulle mani, previene
la trasmissione di questi ai pazienti o di agenti infetti evitando anche la
contaminazione crociata.

LAVAGGIO SOCIALE

SCOPO: Il lavaggio delle mani rappresenta il mezzo più importante ed efficace per
prevenire la trasmissione delle infezioni. Serve ad allontanare fisicamente lo sporco
e la maggior parte della flora transitoria sulla cute.

MATERIALE: sapone, lavandino, carta assorbente e acqua

QUANDO FARLO: Ad inizio e fine turno, prima e dopo la distribuzione degli alimenti,
prima dopo l'utilizzo dei servizi igienici, prima e dopo il rifacimento dei letti, prima e
dopo ogni contatto con i pazienti, prima e dopo l'utilizzo dei guanti, prima e dopo la
somministrazione di terapie.

COME: Bagnare le mani con acqua, applicare una quantità di sapone sufficiente per
coprire tutta la superficie delle mani, frizionare le mani palmo contro palmo, il
palmo destro sopra il dorso sinistro incrociando le dita tra loro e viceversa, palmo a
palmo intrecciando le dita tra di loro, dorso delle dita contro palmo posto e tenendo
le dita strette tra loro.

QUANTO DURA: Avviene per 30/40 secondi

IMPORTANTE:

• l'acqua deve scorrere dall’area meno contaminata a quella più contaminata

• l'azione circolare aiuta a rimuovere i microrganismi meccanicamente

• l'acqua deve essere tiepida per evitare di rimuovere sostanze oleose che
proteggono la cute.

FRIZIONE ALCOLICA

Si esegue quando non si ha a disposizione un lavandino e le mani non sono


evidentemente sporche. Bisogna applicare una soluzione disinfettante su tutta la
superficie della mano fino al completo assorbimento.
La durata del lavaggio è di circa 20 secondi

LAVAGGIO ANTISETTICO

SCOPO: Mira ad eliminare la flora batterica transitoria e ridurre quella residente,


oltre a prevenire le infezioni ospedaliere

MATERIALE: detergente antisettico come la clorexidina e salviette monouso


QUANDO: Prima e dopo procedure invasive, in occasione di tecniche che richiedono
l'utilizzo di quanti serie li, prima di assistere pazienti immunodepressi, dopo il
contatto con pazienti contagiosi virgola dopo l'esecuzione di medicazioni infette o
dopo manipolazione di secreti, escreti, sangue o altri materiali biologici; dopo
contatto accidentale con materiale biologico, prima del posizionamento di un
catetere vescicale e prima e dopo il contatto con ferite chirurgiche.

COME: Bagnare mani e polsi con acqua corrente, applicare uniformemente


soluzione antisettica con detergente, frizionare accuratamente unghie, dita, palmi e
dorsi delle mani, polsi e parte degli avambracci per almeno un minuto, sciacquare
sotto acqua corrente e asciugare con salviette monoso, tamponando e non
strofinando. Questo lavaggio avviene per 1/2 minuti.

LAVAGGIO CHIRURGICO

SCOPO: Viene fatto prima di qualsiasi intervento chirurgico, deve durare 5 minuti e
se devo utilizzare una soluzione antisettica come la clorexidina.

• Previene le infezioni ospedaliere

• rimuove lo sporco e la flora transitoria da unghie, mani e avambracci

• riduce al minimo la flora residente

• inibisce la rapida crescita dei microrganismi

MATERIALE: Detergente antisettico, due spazzolini, lima per unghie, asciugamano


sterile, guanti
COME: Bisogna bagnarsi con abbondante acqua sia maniche avambracci, con il
sapone antisettico bisogna eseguire il lavaggio sociale per almeno due minuti con i
gomiti bassi virgola dopo si usa una spazzola sterile per pulirsi tutte le dita per
almeno un minuto appunto ripetere il lavaggio sociale di nuovo e asciugare con un
tiro sterile. Regolare la temperatura dell'acqua ha la temperatura più confortevole;
bagnare uniformemente mani e avambracci fino a 2 dita al di sopra della piega dei
gomiti; tenere le mani sempre più alti rispetto ai gomiti; Distribuire uniformemente
la soluzione antisettica, premendo la leva del dispenser con il gomito o utilizzando la
spugna monouso; Strofinare accuratamente per 2 minuti ogni lato di ogni dito, tra le
dita, palmo e dorso di entrambe le mani; Lavare ciascun lato del braccio dal polso al
gomito per almeno 1 minuto; Risciacquare per 1 minuto prima le mani e dopo
avambracci avendo cura di tenere le mani al di sopra del livello dei gomiti per
evitare che l'acqua dagli avambracci coli sulle mani; Risciacquare mani e avambracci
facendoli passare sotto il getto dell'acqua in una sola direzione, dalla punta delle
dita ai gomiti; asciugare mani e avambracci, tamponando e strofinando, con un
panno sterile: va asciugato prima ciascun dito, poi la restante parte della mano e per
ultimo l’avambraccio fino alla piega del gomito, il tutto con un movimento circolare,
avendo cura di non ripassare dall’avambraccio alla mano.

PARAMETRI VITALI

MISURAZIONE DEL POLSO RADIALE:


PROCEDURA:

• Identificare il pz , spiegare la procedura e assicurare la privacy

• Lavare le mani e indossare i guanti

• Scoprire il pz

• Posizionare l’indice e il medio nella parte interna del polso del pz sull’arteria radiale e
applicare una pressione leggera affinché si percepisca il polso

• Identificare il ritmo e regolarità del polso con un orologio ( per ritmo regolare contare il
numero di battiti per 30 secondi e moltiplicarlo per 2, se il ritmo è irregolare contare il numero di
battiti per 60 secondi)
• Rimuovere i guanti e lavare le mani

• Annotare tutto sulla cartella infermieristica

RILEVAZIONE PRESSIONE ARTERIOSA:


Materiale occorrente:

• Fonendoscopio e sfigmomanometro

• Guanti

• Garze con soluzione antisettica

PROCEDURA:

• Identificare il pz e spiegare la procedura, assicurare la privacy

• Eseguire lavaggio mani e indossare guanti

• Posizionare sul braccio nudo del paziente a livello mediano in prospettiva con il cuore.

• Palpare l’arteria brachiale e posizionare la campana , avvolgere la cuffia e assicurarsi che sia
sgonfia, inserire gli auricolari del fonendoscopio , posizionare lo sfigmomanometro a livello dei
propri occhi.

• Gonfiare rapidamente la cuffia fino a 70 millimetri di mercurio ed effettuare incrementi di


10 mentre si palpa il polso radiale.

• Annotare il livello pressorio al quale il polso scompare e poi riappare. Sgonfiare tutta la
cuffia.

• Comprimere la pompa per gonfiare la cuffia fino a che il manometro registra 20/30
millimetri di mercurio sopra il livello della precedente palpazione

• Aprire parzialmente la valvola e sentire le 5 fasi dei suoni di korotkoff ( fase 1: comparsa di
suoni deboli e ripetitivi, fase 2: i suoni si affievoliscono, fase 3: ritorno di suoni più netti, fase 4: i
suoni diventano più ovattati, fase 5: i suoni spariscono )

• Dopo aver sentito l’ultimo suono, sgonfiare tutta la cuffia e rimuovere tutto

• Togliere i guanti e lavare le mani

• Annotare i risultati sulla cartella

MISURAZIONE TEMPERATURA TIMPANICA:


materiale occorrente:

• Termometro elettronico con guaina protettiva monouso


• Guanti

PROCEDURA:

• Identificare il pz, spiegare la procedura e assicurare la privacy

• Eseguire lavaggio delle mani e indossare i guanti

• Giare la testa del pz da un lato , estrarre la sonda dal contenitore e attaccare la copertura al
termometro

• Tirare il padiglione verso l’alto e indietro

• Entrare la sonda e dopo che è apparsa la lettura estrarre la sonda

• Buttare la copertura

• Togliere i guanti, lavare le mani

• Annottare tutto nella cartella clinico infermieristica

MIAURAZIONE TEMPERATURA CON TERMOMETRO A INFRAROSSI:

PROCEDURA:

• Accendere il termofocus e calibrarlo con il targ disk

• Recarsi al letto del pz e assicurarsi che la fronte sia pulita e misurare la febbre convergendo
le due linee

RILEVAZIONE SATURAZIONE:

Materiale occorrente:

• Garze con soluzione antisettica

• Ossimetro da dito

• Guanti

• Eventuale acetone o solvente per unghie

PROCEDURA:

• Identificare il pz, spiegare la procedura e garantire la privacy


• Lavare le mani e indossare i guanti

• Pulire il sito (DITO) con garza imbevuta di antisettico

• Applicare il sensore e connetterlo con ossimetro da dito assicurandosi che il foto rilevatore
sia allineato con l’unghia del pz.

• Accendere l’ossimetro e coprire il sito con un lenzuolo per eventuali luci esterne

• Togliere i guanti e lavare le mani

• Annotare tutto sulla cartella infermieristica

RILEVAZIONE GLICEMIA :
Materiale occorrente:

• Guanti

• Garze con soluzione antisettica

• Pungidito

• Glucometer

PROCEDURA:

• Identificare il pz e spiegare la procedura, garantire la privacy

• Preparare il materiale : garze con soluzione antisettica, lancetta pungidito, striscia reattiva e
inserirla nel glucometer

• Lavare le mani e inserire i guanti

• Identificare la sede più idonea dove eseguirlo, disinfettare la zona, pungere il dito con la
lancetta, asciugare la prima goccia di sangue , esercitare pressione per la successiva goccia di
sangue e applicarla sulla goccia reattiva

• Applicare il tampone per favorire l’emostati e attendere il valore glicemico

• Togliere i guanti e lavare le mani

• Annotare sulla cartella il valore

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