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Lo studio “IMpower131” è uno studio di fase III in aperto che ha randomizzato pazienti con diagnosi di
seguiti dal mantenimento con atezolizumab o placebo nei pazienti con risposta o stabilità di malattia.
L’aggiunta di atezolizumab alla chemioterapia ha incrementato la PFS mediana (6.3 mesi versus 5.6 mesi,
HR=0.71; p=0.0001); mentre in termini di OS (altro endpoint primario) la differenza non è risultata
significativa (OS mediana 14.2 vs 13.5; HR=0.88; p=0.1581). In termini di tollerabilità, la combinazione è
risultata più tossica della sola chemioterapia: 43.1% di eventi avversi G3/4 per A+CP, 47.9% per A+CnP vs
Globalmente considerati, i risultati di questi studi suggeriscono come l’immunoterapia (da sola o in
associazione alla chemioterapia) rappresenti uno standard nel trattamento di prima linea di una parte
significativa di pazienti con nuova diagnosi di NSCLC avanzato. Al momento della stesura di queste linee
guida (ottobre 2020), l’unico agente immunoterapico approvato e rimborsato in Italia in prima linea per il
trattamento del NSCLC avanzato è il pembrolizumab: 1) in monoterapia nei pazienti affetti da NSCLC con
buon performance status (0-1), senza alterazioni di EGFR e ALK e con espressione di PD-L1 ≥ 50% e 2) in
associazione alla chemioterapia a base di platino e pemetrexed nei pazienti affetti da NSCLC a istologia non-
squamosa, con buon performance status (0-1), senza alterazioni di EGFR e ALK e con espressione di PD-L1
< 50%.
In pazienti non selezionati per caratteristiche molecolari o per livello di espressione di PD-L1, la
chemioterapia (nella maggior parte dei casi con schemi a base di cisplatino) si è dimostrata efficace nel
Nei pazienti candidati achemioterapia, il trattamento standard è rappresentato da una doppietta contenente un
derivato del platino associato ad un agente di terza generazione (vinorelbina, gemcitabina o taxano), per 4-6
cicli. L’aggiunta di un terzo farmaco alla doppietta si è tradotta in un incremento del RR senza significative
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LINEE GUIDA
NEOPLASIE DEL POLMONE
2020
differenze in termini di sopravvivenza e con un peggiore profilo di tossicità [359]. Le doppiette con derivato
del platino associato ai farmaci di terza generazione (vinorelbina, gemcitabina o taxani) sono in grado di
determinare tassi di sopravvivenza a un anno di circa il 30-40% (verso 20-25% con le doppiette più antiche,
ad es. cisplatino ed etoposide). Tuttavia, nessuno degli studi randomizzati che hanno confrontato le diverse
doppiette con derivato del platino e farmaco di terza generazione ha stabilito con certezza la superiorità di un
regime rispetto agli altri, per cui tutti i regimi di terza generazione possono essere considerati
In merito al derivato del platino più efficace, la meta-analisi pubblicata da Ardizzoni et al. nel 2007 ha
dimostrato che l’utilizzo del cisplatino determina un incremento non significativo dell’OS nella popolazione
in associazione a farmaci di terza generazione, pertanto dovrebbe essere considerato il farmaco da preferire,
mentre il carboplatino rappresenta una valida alternativa in presenza di controindicazioni all’impiego del
cisplatino [364]. Infine, per quanto riguarda la durata ottimale della terapia di prima linea, la meta-analisi
pubblicata da Rossi et al. nel 2014 riporta che 6 cicli rispetto a 3-4 cicli di chemioterapia hanno determinato
un vantaggio statisticamente significativo, sebbene clinicamente poco rilevante, in termini di PFS, ma senza
Lo studio JMDB, pubblicato da Scagliotti et al. nel 2008, è un trial di fase 3 randomizzato con disegno di
non-inferiorità, in aperto, multicentrico, condotto su 1725 pazienti con NSCLC allo stadio IIIB (non
suscettibile di trattamento con finalità curativa) o IV [366]. I pazienti sono stati randomizzati (1:1) a ricevere
cisplatino/gemcitabina (cisplatino 75 mg/mq e.v. g.1 e gemcitabina 1250 mg/mq e.v. gg. 1,8 ogni tre
settimane) o cisplatino/pemetrexed (cisplatino 75 mg/mq e.v. g.1 e pemetrexed 500 mg/mq e.v. g. 1 ogni tre
settimane) per un massimo di 6 cicli o fino a progressione di malattia o tossicità inaccettabile. L’endpoint
primario era la OS. Nella popolazione generale, il trattamento con cisplatino/pemetrexed si è dimostrato non
inferiore a cisplatino/gemcitabina in termini di OS (mediana 10.3 versus 10.3 mesi, HR 0.94, IC 95% 0.84-
1.05, con il limite superiore dell’intervallo di confidenza al di sotto di 1.176 che costituiva il limite stabilito
per la non-inferiorità) e PFS (mediana 4.8 versus 5.1 mesi, HR 1.04, IC 95% 0.94-1.15), con RR simile nei
due bracci (30.6% versus 28.2%). Una analisi di sottogruppo per istotipo ha mostrato una maggiore efficacia
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