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[Linee Guida – Area Cardiovascolare] Per la valutazione del


rischio cardiovascolare in adulti asintomatici
Sintesi
Il passo iniziale nella valutazione del paziente è la stima del suo livello di rischio globale e la conoscenza della
sua storia familiare. I pazienti a rischio elevato, presenza di precedenti coronarici e/o di loro equivalenti vanno già
trattati ed ulteriori test non sono necessari. I pazienti a basso rischio non richiedono ulteriori valutazioni. In
pazienti a rischio intermedio possono essere utili i test di Classe IIa, mentre quelli IIb hanno evidenze meno solide
e possono essere utilizzati in casi selezionati. Nota: Una sintesi comporta obbligatoriamente il sacrificio dei
dettagli, con scelte anche non condivisibili da tutti, per cui si rimanda al link di cui sopra per ogni ulteriore
approfondimentoProcedure per la valutazione del rischio CV e livelli di evidenza

Raccomandazione di classe I. La procedura deve essere eseguita e le prove a sostegno sono molto solide

Scale/algoritmi per la valutazione del rischio cardiovascolare: utili


Storia familiare: utile

Raccomandazione di classe II a. È ragionevole eseguire la procedura; solo utili ulteriori studi

Pcr ad alta sensibilità (hsPCR): utile in maschi = 50 e femmine =60 a rischio intermedio
Microalbuminuria: la sua determinazione è raccomandata sia nei diabetici che negli ipertesi
ECG: utile negli ipertesi e nei diabetici
Spessore Intima media carotideo (IMT): raccomandabile nei pazienti a rischio intermedio ma solo se
eseguito da personale esperto
Indice braccio caviglia (ABI): raccomandabile nei pazienti a rischio intermedio
Tac per calcificazioni coronariche: utile nei pazienti a rischio intermedio

Raccomandazione di classe II b. La procedura può essere considerata; i dati scientifici non sono univoci e
sono necessari ulteriori studi

Pcr ad alta sensibilità (hsPCR): utile per decidere uso statina in maschi =50 e femmine = 60 anni
Emoglobiba A1c: la sua determinazione è raccomandata anche nei non diabetici
Microalbuminuria: potrebbe essere utile anche nei pazienti non ipertesi o diabetici ma a rischio
intermedio
Fosfolipasi A2 associata alla lipoproteina (Lp-PLA2): utile nei pazienti a rischio intermedio
ECG: probabilmente utile anche nei pazienti non ipertesi o diabetici
Ecocardio: raccomandabile nei pazienti ipertesi o diabetici
Ecg da sforzo: raccomandabile nei pazienti a rischio intermedio
Immagini di perfusione miocardica (PET-SPECT): raccomandabile nei pazienti diabetici o nei
pazienti asintomatici ma con familiarità positiva importante e nei pazienti a rischio elevato

Introduzione
Le raccomandazioni riportate in questo documento sono basate sui principi della medicina EBM e sono il risultato
di revisioni effettuate da Marzo 2008 ad Aprile 2010.

Valutazione del valore prognostico dei fattori di rischio (FR)


Molti FR sono stati proposti come predditori della CHD (1-2); perché un nuovo FR possa essere considerato utile
è necessario che esso dimostri, in studi che includono un grande numero di eventi, unassociazione
statisticamente indipendente con il rischio, dopo correzione per il peso di altri fattori già noti.

Stratificazione del rischio: Classe I


Sono disponibili scale, che utilizzano FR multipli, per la valutazione del rischio globale in pazienti asintomatici:
come la Framinghan Risk Score (FRS), la SCORE (Systematic Coronary Risk Evaluation).

Storia familiare e genetica: Classe I


In tutti i pazienti asintomatici andrebbero raccolte notizie sulla presenza di malattie cardiovascolari nei familiari; è
importante la sua conoscenza indipendentemente dallinizio prematuro (3) (prima 55 anni nei maschi e prima dei
65 nelle femmine). La presenza di familiarità comporta un aumento del rischio, escludendo la presenza di altri FR,
di 1,5- 2 volte.

Genetica: Classe III


Lesecuzione di test genetici non è considerata utile. La CHD è dovuta ad una complessa interazione tra fattori
ambientali ed alcune varianti genetiche di scarso impatto. La prima segnalazione di variante genetica legata alla
CHD ha riguardato il cromosoma 9p 21.3 (4) questa comporta un aumento del rischio da 1.3 a 2 volte ed è
riscontrabile in tutti i gruppi etnici tranne che negli afroamericani.

Valutazione delle lipoproteine e delle apolipoproteine Classe III


Il dosaggio delle lipoproteine, apolipoproteine, dimensioni e densità delle particelle non è raccomandabile in
alcuni studi ma non in tutti molte misure dei “lipidi avanzati, come ad es. le lipoproteine e le loro dimensioni, si
sono dimostrate associate alla CHD con la stessa frequenza dei lipidi standard; nello studio Epic-Norfolk fu
evidenziato un aumento del rischio del 34% associato con il quartile più alto del numero delle particelle LDL (5).
Nello studio di Framinghan un piccolo aumento del rischio fu ottenibile dalle Apo B e dal rapporto ApoB/A1 rispetto
al rapporto colesterolo totale/Hdl colesterolo. Studi prospettici a lungo termine pubblicati da gennaio 1970 a
marzo 2009 hanno dimostrato che vi è una continua anche se modesta associazione con la Lipoproteina (a) Lp(a)
(6). Problemi relativi alla sua misura e alla sua standardizzazione insieme alla sua modesta utilità non ne
consigliano il dosaggio nel setting clinico.

Altri marker ematici Classe III


Il dosaggio dellormone natriuretico atriale non è consigliabile; il peptide natriuretico atriale, il peptide natriuretico
atriale di tipo B ed altri suoi precursori, rilasciati dallo stress di parete del muscolo cardiaco, hanno dimostrato di
essere più utili nel predire linsufficienza cardiaca che nelle coronaropatie (7-8)

Misura della PCR ad alta sensibilità (hsCPR)

Classe II a: in maschi di età =50 ed in femmine con età =60 con LDL<130, che non assumono statine o
terapia ormonale sostitutiva o immunosoppressiva non diabetici, senza malattie infiammatorie severe, né
malattie renali e senza CHD, la determinazione della PCR può essere utile per decidere se somministrare
una statina.
Classe II b: In maschi di età = 50 anni ed in femmine di età =60 anni a rischio intermedio può essere
consigliata la determinazione della PCR per la valutazione del rischio cardiovascolare
Classe III: In individui asintomatici ad alto rischio ed in maschi di età = a 50 anni ed in femmine di età =60
anni a rischio basso la determinazione della PCR non è consigliabile

Linfiammazione è considerata centrale nella patogenesi dellaterosclerosi, il marker più studiato è la PCR ad alta
sensibilità (hsCPR). Una metanalisi di oltre 20 studi ha dimostrato che la hsCPR era associata con la CHD con un
rapporto di 1,45 (95% CI 1.25 to 1.68) (9). Nello studio Jupiter, un trial in doppio ceco randomizzato di
Rosuvastatina 20 mg/d vs placebo su prevenzione primaria di eventi cardiovascolari, su 17.802 pazienti
ambosessi senza diabete con Ldl <130 e hsPCR= 2 mg/dl dopo un follow up di 1.9 anni fu osservata, nel gruppo
in terapia attiva, una riduzione del RR del 44% (95% CI 0.46 to 0.69; p<0.00001) (10). Molte domande,
comunque, sullutilità della hsCPR restano ancora aperte; in particolare lo studio Jupiter non è stato uno studio
sulla hsCPr, in quanto non furono studiati pazienti con un suo livello basso o sconosciuto.
Emoglobina A1C Classe II b:
è consigliabile la sua determinazione anche in pazienti non diabetici. Uno studio ha dimostrato che per ogni
aumento di 1% della sua concentrazione, in pazienti non diabetici, si verifica un aumento del 40% del rischio
cardiovascolare. (11) In un report del 2010 dei dati dello studio ARIC (Atherosclerosis Risk in Communities) è
stato dimostrato che in pazienti non diabetici i modelli di valutazione del rischio, che includevano il dosaggio
dellEmoglobina glicata, predicevano meglio il rischio, la discriminazione e la riclassificazione rispetto a quelli
standard, anche se era inclusa la glicemia a digiuno

Albuminuria

Classe II a: In pazienti diabetici o ipertesi asintomatici è raccomandabile eseguire la microalbuminuria


Classe II b: in adulti asintomatici a rischio intermedio senza ipertensione o diabete può essere utile
eseguire la microalbuminuria Una recente metanalisi ha dimostrato che pazienti senza ipertensione o
diabete ma microalbuminurici, avevano un rischio cardiovascolare aumentato (12). Una metanalisi di 26
studi di coorte per un totale di 169.949 pazienti ha evidenziato, dopo aver escluso altri FR, una relazione
dose risposta tra i livelli di albuminuria e il rischio di CVD; rispetto a soggetti sani la presenza di
albuminuria comportava un raddoppiamento del rischio (RR 2.17; 95% CI 1.87 to 2.52) mentre quella di
microalbuminuria un aumento del 50% (RR 1.47; 95% CI 1.30 to 1.66) di CHD

Fosfolipasi A2 associata alla lipoproteina (Lp-PLA2) Classe II b


può essere utile la sua determinazione in pazienti a rischio intermedio La Lp-PLA2 o fattore acetidrolasi attivante
le piastrine è un enzima proaterogeno prodotto da macrofagi e linfociti. In una metanalisi di 14 studi era associata
con un aumento del rischio del 60% RR 1.60 (95% CI 1.36 to 1.89) (13); alcuni studi hanno confermato che
questo incremento persiste anche dopo aver escluso sia RCPhs sia altri FR. Nello studio ARIC e Rancho
Bernardo è stato osservato che la Lp-PLA2 è associata con un incremento statisticamente significativo dellarea
sotto la curva (AUC) (p<0.05) per cui la sua determinazione può essere utile, in particolare nei pazienti a rischio
intermedio

Accertamenti cardiologici e vascolari

Classe II a: Elettrocardiogramma a riposo è raccomandabile negli adulti asintomatici ipertesi o diabetici


Classe II b: può essere preso in considerazione, per la valutazione del rischio, anche nei pazienti
asintomatici senza diabete o ipertensione (14). Gli aspetti suggestivi sia negli studi di coorte che nei
pazienti ipertesi asintomatici sono: la presenza di segni di ipertrofia ventricolare sx, in particolare se
accompagnata da alterazioni della ripolarizzazione ventricolare, prolungamento del tratto QT,
sottoslivellamento del tratto ST, inversione dellonta T e presenza di onde Q patologiche. In Tab.1 è indicato
il valore predditivo di un Ecg a riposo in pazienti asintomatici

Nella Tabella 1 è esposto il campione di studi longitudinali in cui si riporta il valore predditivo di un Ecg in una
popolazione asintomatica
Classe II b: Ecocardiogramma a riposo per la valutazione di Ipertrofia ventricolare sx è raccomandabile
nei pazienti ipertesi
Classe III: Ecocardiogramma a riposo non è raccomandato per la valutazione del rischio nei pazienti
normotesi.

Funzione del ventricolo sx. Non vi sono aspetti molto sensibili e specifici per CHD, infatti le
anomalie del movimento di parete sono laspetto ecografico più caratteristico di una CHD ma sono
presenti solo se lischemia è stata recente o acuta o se vi è stato un infarto; aspetti aggiuntivi
possono essere anche: un rigurgito valvolare ischemico, una riduzione globale della funzione
sistolica del V sx una disfunzione diastolica ma nessuno di questi ha sufficiente sensibilità e
specificità per essere utile nello screening o nella valutazione del rischio cardiovascolare.
Ipertrofia del V Sx. Risulta correlata positivamente con la mortalità sia per tutte le cause che
cardiaca e con lo stroke, indipendentemente dai valori pressori; nello studio di Framinghan ogni
aumento di 50g/mq di massa ventricolare comportava un aumento del 73% del RR di morte (RR
1.73 95% CI 1.19 to 2.52); vi sono molte differenze sia nella metodica che nei cut off di misura
dellipertrofia ventricolare sx: una metanalisi di 34 studi ha evidenziato 19 metodiche diverse (14). Il
comitato di studio delle presenti LG consiglia di utilizzare le metodiche ed i cut off dellASE
(American Society of Echocardiogrphy)(16). Lipertrofia V Sx è considerata un marker di danno
dorgano.

Spessore intima media (IMT):


Classe II a: la misura dello spessore intima media carotideo è raccomandabile nei pazienti asintomatici a
rischio intermedio, ma devono essere osservate scrupolosamente le raccomandazioni relative all
apparecchiature richieste, alle tecniche necessarie , alla competenza degli operatori I dati che lo correlano
con il rischio cardiovascolare provengono da ambienti di ricerca e sono stati ottenuti con protocolli molto
rigidi. Un IMT aumentato corrisponde ad un valore > al 75° percentile della popolazione, ma va correlato al
segmento di arteria considerato e alla tecnica ultrasonografica utilizzata. (17). Il rischio di CHD incidente
aumenta del 15% per ogni aumento dellIMT di 0.10 mm, e si incrementa ulteriormente per la presenza di
placche carotidee, definite come un aumento dello spessore distrettuale >50% (18). Nello studio Kuopio
Ischemic Heart Disease Risk Factor fu notato un incremento del 11% del rischio di futuro infarto per ogni
aumento di 0.1 mm del IMT. La misura dellIMT può contribuire a migliorare la valutazione e la
stratificazione del rischio; nello studio ARIC in pazienti con rischio intermedio (10-20% di eventi in 10 anni)
la misura dellIMT e la rivelazione di placche comportò un miglioramento della valutazione prognostica del
9,9%. Il confronto tra lIMT e la presenza di depositi di sali di calcio nella parete delle coronarie è stato
compiuto sia nello studio MESA sia nel Cardiovascular Health Study ed ha dimostrato che lIMT è un fattore
di rischio indipendente e che si correla più strettamente con lo stroke mentre la presenza di calcio con una
coronaropatia. Studi epidemiologici dimostrano che lIMT aumenta in media di 0,03 mm/anno e che esso
può essere rallentato da farmaci che abbassano il colesterolo e dalla modifica di altri fattori di rischio (19)

Dilatazione mediata dal flusso periferica e brachiale (FMD)

Classe III: Non è utile in pazienti asintomatici. È una misura della funzione endoteliale. Può essere
misurata tramite ultrasonografia ma è necessaria una grandissima abilità dellecografista, una precisa
standardizzazione delle condizioni di misura ed unottima apparecchiatura, per cui si tratta di una metodica
difficilmente riproducibile anche da parte dello stesso operatore e nello stesso paziente.(20) Altra tecnica
per misurare la vasodilazione postocclusiva è la PAT in cui si utilizzano delle cuffie da dita che misurano le
differenze di volume indotte da unonda pulsatoria. Pare che lFMD sia un marker precoce di disfunzione
endoteliale e che quando sono presenti più FR esso sia così danneggiato da non essere più utile. Il PAT fu
misurato nel Framingham Third Generation Cohort ed il suo rapporto risultava inversamente proporzionale
al sesso, al BMI, al rapporto Colesterolo totale/HDL, al diabete, al fumo ed al trattamento antidislipidemico.
Non è chiaro se queste misure forniscano ulteriori informazioni una volta eliminato il confondimento di altri
FR.

Velocità dellonda di polso ed altre anormalità arteriose: misura della rigidità arteriosa

Classe III: Non utile in pazienti asintomatici al di fuori di ambienti di ricerca La tecnica più usata per
misurare la rigidità delle arterie è la velocità dellonda di polso; quando le arterie sono rigide londa sfigmica
si propaga più velocemente, fattori influenti sono rappresentati dalletà avanzata e dalleffetto a lungo
termine sulla parete arteriosa di altri FR. Sebbene sia ipotizzabile una sua certa utilità nella pratica clinica il
gruppo di studio ritiene di dover limitare tale misura solo agli ambiti di ricerca

Misura dellIndice braccio caviglia ABI

Classe II a: È utile misurarlo nei pazienti a rischio intermedio. È un test utile per lo screening di Arteriopatia
periferica (PAD) si effettua misurando mediante una sonda doppler la pressione a livello dei 4 arti (arterie
brachiali, tibiali posteriori e arterie dorsali del piede). Il valore più alto degli arti inferiori è diviso per quello
più alto degli arti superiori; un valore <0.9 indica oltre alla presenza di una stenosi >50% anche un rischio
cardiovascolare aumentato; un valore > 1,30 sottintende una calcificazione dellarteria e rappresenta
anchesso un rischio cardiovascolare aumentato. Un recente studio collaborativo ha raccolto i dati
provenienti da 16 studi comprendenti 24.955 maschi e 23.339 femmine (21) senza storia di cardiopatia; per
un ABI <0.9 rispetto ad uno da 1.1 ad 1.4 il RR di CHD era di 3.33 per i maschi e di 2.71 per le femmine ed
esso era solo moderatamente più basso una volta esclusi altri FR. Il ruolo più importante è comunque nei
pazienti maschi ad alto rischio CV (>20%) che con un ABI normale ritornano ad un rischio intermedio
mentre le femmine a rischio basso che hanno un ABI troppo alto o basso passano ad un rischio alto ed in
quelle a rischio intermedio che con un ABI basso diventano a rischio elevato.

Elettrocardiografia da sforzo
Classe II b:Un ECG da sforzo è raccomandabile nei pazienti asintomatici a rischio intermedio ed
asintomatici e nei pazienti sedentari che intendano intraprendere unintensa attività fisica. Molti studi hanno
dimostrato che più che un sottoslivellamento dellST il marker di rischio più importante è una ridotta capacità
di esercizio. (22-23). Altri markers della funzione nervosa autonomica (mancato incremento della frequenza
cardiaca allaccrescersi dellesercizio fisico, il ridotto recupero della frequenza alla fine dello sforzo) sono
stati correlati con un aumento del rischio CV, ma anche nel DTS (Duke Treadmil Score che comprende la
capacità di esercizio, il sottoslivellamento dellST e la comparsa di angina) solo la capacità di esercizio è
risultata strettamente correlata con un aumento del rischio.
Classe III: Non è consigliata nei pazienti a rischio basso o intermedio, trattandosi di un test da utilizzare
per una diagnosi approfondita di CHD. Può essere eseguita effettuando un esercizio fisico o più spesso
utilizzando la dobutamina: gli aspetti suggestivi di ischemia sono la disfunzione globale o parziale del
ventricolo sx. In una coorte di 1.832 individui asintomatici senza storia di CHD la presenza di anomalie dei
movimenti di parete inducibili dallo sforzo non è stata considerata come un fattore predditivo. (24)

TAC per la valutazione di calcificazioni coronariche (CAC):

Classe II a: è utile in pazienti asintomatici a rischio intermedio (10-20% in 10 anni)


Classe II b: può essere utile in pazienti con rischio da intermedio a basso (6-10% in 10 anni)
Classe III: non è raccomandato né utile in pazienti a rischio basso (<6% in 10 anni). La maggioranza degli
studi pubblicati ha dimostrato che la quantità di calcio presente nelle arterie coronarie fornisce informazioni
circa il rischio futuro di eventi coronarici; i pazienti a rischio intermedio con un CAC score elevato avevano
un rischio di eventi coronarici o di morte cardiaca del 2,8%/anno che è considerato un rischio elevato.

Angiotomografia coronarica computerizzata

Classe III: Non è raccomandata per la valutazione del rischio in pazienti asintomatici.

Immagini della placca con risonanza magnetica

Classe III: Non è raccomandata

Condizioni particolari:

Classe II a: In pazienti diabetici asintomatici con età = 40 anni la misura della quantità di Ca nelle
coronarie mediante Tac (CAC) può essere utile
Classe II b: il dosaggio dellEmoglobina glicata può essere utile in diabetici asintomatici
Classe II b: lo stress MPI è utile solo per una valutazione avanzata o quando si sospetta una condizione di
rischio grave. Nei pazienti diabetici che hanno unincidenza di CHD 4 volte maggiore ed un rischio da 2 a 4
volte maggiore rispetto ai non diabetici non è nota la prevalenza di una significativa aterosclerosi
coronarica; una stima ha valutato che il 20% dei diabetici abbia unaterosclerosi coronarica (25), tuttavia in
uno studio di coorte il 46.3% dei diabetici presentava calcificazioni considerate segni di aterosclerosi delle
coronarie (26). Il CAC score è stato individuato come un fattore predittivo importante, al di là dei classici
FR; nello studio PREDICT (Patients with Renal Impairment and Diabetes Undergoing Computed
Tomography) 589 diabetici furono sottoposti a valutazione CAC e fu scoperto che un raddoppiamento del
contenuto di calcio era associato ad un aumento del rischio di eventi del 32% (26). La misura
dellemoglobina glicata è utile nella valutazione del rischio di coronaropatia: in una metanalisi il rischio
aumentava di 1,18 % nei diabetici di tipo 2 e di 1.15% nel tipo 1 per ogni aumento del 1% di emoglobina.
Sebbene numerosi studi abbiano dimostrato lutilità di un buon controllo glicemico per la prevenzione degli
eventi micro vascolari, i benefici per gli eventi macrovascolari, CHD inclusa, rimangono controversi; una
metanalisi ha dimostrato che un miglioramento del controllo glicemico era associato ad un miglioramento
del RR di eventi macrovascolari sia nel diabete di tipo 1(IRR 0.38, 95% CI 0.26 to 0.56) che in quello di tipo
2 (IRR 0.81, 95% CI 0.73 to 0.91) anche se non è stata confermata una riduzione degli eventi cardiaci nel
diabete di tipo 2 (IRR 0.91, 95% CI 0.80 to 1.03) (429) anche recenti RCT hanno confermato questi aspetti
(27-28)
Sesso femminile: Il comitato ha ritenuto opportuno dedicare particolari raccomandazioni al sesso
femminile, sia perché esso è di solito poco rappresentato nei trial clinici, sia perchè è ritenuto,
clinicamente, a rischio ridotto rispetto ai maschi; il diabete e lipertigliceridemia sono associate ad una
mortalità maggiore per CHD rispetto ai maschi, spesso nelle femmine i FR sono associati in cluster
(sindrome metabolica). Le scale per la valutazione del rischio come quella di Framinghan classificano la
maggioranza delle femmine (<90%) nella categoria di basso rischio; in un recente studio su 2447 donne
non diabetiche l84% pur presentando calcificazioni coronariche superiori al 75 percentile era considerata a
basso rischio. Nelle ultime decadi si sono resi disponibili test (hsPCR; carotid IMT; CAC) che hanno
permesso una valutazione corretta del rischio nelle femmine al pari dei maschi; in particolare per hsPCR,
carotid IMT, ABI, CAC, Ecg a riposo e da sforzo lutilità è dimostrata per entrambi i sessi.
Gruppi etnici e razze: Nel 2002 la mortalità aggiustata per età per cause cardiovascolare era maggiore
del 30% negli afroamericani rispetto ai bianchi di entrambi i sessi, analoghe differenze furono riscontrate
nella distribuzione dei FR con le ispaniche e le nere, che presentavano una maggiore frequenza di obesità.
Allo stato attuale il comitato di esperti non ritiene che questi gruppi etnici debbano seguire particolari
procedure di screening
Anziani: Il rischio in questi pazienti aumenta non solo per leffetto delletà ma anche per lincremento degli
altri FR, in essi bisognerebbe attuare una strategia preventiva per ridurre il rischio precocemente. È difficile
comunque trasferire le raccomandazioni nella pratica clinica, sia perchè con il termine anziani si indicano
pazienti di età compresa tra 65 ed oltre 85 anni, sia perché i pazienti ambulatoriali hanno di solito
pluripatologie. Nel Cardiovascular Health Study i markers di danno subclinico (aumento dello spessore
caotideo intima-media, riduzione ABI, anomalie ECG, disfunzioni ecocardiografiche del ventricolo sx,
calcificazioni coronariche) predicevano gli eventi coronarici meglio dei tradizionali FR
Malattie renali croniche: Sia la presenza dinsufficienza renale, che una malattia renale cronica sono
considerati come degli equivalenti coronarici, ma mancano dati per valutare il livello di rischio in rapporto ai
diversi stadi della malattia; la riduzione dei lipidi con statina nel Treating to New Targets (TNT) migliorò la
funzionalità renale e ridusse gli eventi, ma non è possibile estendere questi risultati alla popolazione sana
asintomatica. (29)
Aspetti da indagare ulteriormente: Scarse informazioni sono disponibili su quando iniziare e con quale
frequenza eseguire la valutazione del rischio almeno per i pazienti a rischio basso/intermedio; nei pazienti
ad alto rischio il trattamento e lesecuzione periodica dei controlli dei FR rappresentano una scelta
obbligata.
Test per i quali sono necessarie ulteriori evidenze: sebbene la Risonanza magnetica sia un esame di
uso ormai consolidato esso è stato introdotto di recente per cui alcune domande rimangono aperte tipo
quali parametri valutino meglio la presenza di patologia micro/macrovascolare in pazienti asintomatici, essi
aggiungono informazioni importanti rispetto ai tradizionali FR, il rapporto costo/efficacia è vantaggioso. I
test genetici non aggiungono vantaggi rispetto alla valutazione tradizionale del rischio.

Conclusioni
Il passo iniziale nella valutazione del paziente parte dallaccertamento del suo livello di rischio globale e dalla
conoscenza della sua storia familiare: i pazienti a basso rischio non richiedono ulteriori valutazioni in quelli a
rischio intermedio sono indicati i test di Classe IIa mentre quelli IIb hanno evidenze meno solide ma possono
essere ugualmente utili, quelli di Classe III non sono utili. I pazienti a rischio elevato, presenza di precedenti
coronarici e/o di loro equivalenti vanno già trattati ed ulteriori test non sono necessari

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