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Manuale di
fisiopatologia respiratoria
a cura di Isa Cerveri e Andrea Rossi

Isa Cerveri, Direttore Struttura di Fisiopatologia Respiratoria,


Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Università di Pavia

Andrea Rossi, Professore Straordinario di Malattie dell’Appa-


rato Respiratorio, Dipartimento di Medicina, Università di Vero-
na, Direttore Unità Operativa Complessa di Pneumologia, DAI
Cardiovascolare-Toracico, Azienda Ospedaliera Universitaria
Integrata di Verona
Manuale di
fisiopatologia respiratoria

a cura di Isa Cerveri e Andrea Rossi

ISBN 978-88-6315-801-4

Copyright © Dicembre 2014 - AIPO Ricerche s.r.l.

Via A. Da Recanate, 2
20124 Milano
edizioni@aiporicerche.it
www.aiporicerche.it
Società a Socio Unico soggetta al controllo e alla direzione della Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri

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te per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale
possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da: AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108,
Milano 20122, e-mail: segreteria@aidro.org e sito web: www.aidro.org

Direttore Editoriale:
Carlo Zerbino

Coordinamento e sviluppo redazionale:


Pamela Micheletti

Realizzazione Editoriale e Produzione:


Pacini Editore S.p.A., Pisa
www.pacinieditore.it

Stampa:
Pacini Editore S.p.A., Pisa
Elenco degli autori

Lorenzo Appendini, Dirigente Medico Divisione di Isa Cerveri, Direttore Struttura di Fisiopatologia Respi-
Pneumologia Riabilitativa, Fondazione Salvatore ratoria, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo,
Maugeri IRCCS, Istituto Scientifico di Veruno (NO) Università di Pavia

Vincenzo Bellia, Presidente Emerito Società Italiana di Alfredo Chetta, Professore Ordinario di Malattie
Medicina Respiratoria in Età Geriatrica, Palermo dell’Apparato Respiratorio e Direttore Scuola di Spe-
cializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio,
Matteo Bonini, Assegnista di Ricerca in Malattie Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,
dell’Apparato Respiratorio, Dipartimento di Sanità Università di Parma, Responsabile Struttura Sem-
Pubblica e Malattie Infettive, Università “La Sapien- plice Dipartimentale di Funzionalità Polmonare,
za” di Roma Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

Matteo Bottai, Professor, Unit of Biostatistics, Institute Marco Chilosi, Professore Ordinario di Anatomia Pato-
of Environmental Medicine (IMM), Karolinska Insti- logica e Direttore Scuola di Specializzazione in Ana-
tutet, Stockholm, Sweden tomia Patologica, Università di Verona, Direttore
Unità Operativa Complessa di Anatomia e Istologia
Vito Brusasco, Professore Ordinario di Malattie dell’Ap- Patologica, DAI Patologia e Diagnostica, Azienda
parato Respiratorio, Dipartimento di Medicina In- Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona
terna e Specialità Mediche, Scuola di Scienze Medi-
che e Farmaceutiche, Università di Genova Nicola Ciancio, Dirigente Medico, Unità Operativa Com-
plessa di Pneumologia, Azienda Ospedaliero-Univer-
Claudio Bruschi, Responsabile Unità Operativa Sempli- sitaria “Policlinico – Vittorio Emanuele”, Catania
ce, Servizio di Fisiopatologia Respiratoria, Fondazio-
ne Salvatore Maugeri IRCCS, Istituto Scientifico di Angelo Guido Corsico, Professore Associato di Malattie
Montescano (PV) dell’Apparato Respiratorio, Dipartimento di Medici-
na Molecolare, Università di Pavia, Dirigente Medico
Angelo Carloni, Direttore Struttura Complessa di Radio- Struttura Complessa di Pneumologia, Fondazione
diagnostica, Azienda Ospedaliera “Santa Maria”, Terni IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia

Laura Carrozzi, Dirigente Medico Unità Operativa George Cremona, Direttore Unità Operativa Comples-
Pneumologia Universitaria, Dipartimento Cardio sa di Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria,
Toraco Vascolare, Azienda Ospedaliero-Universita- Ospedale San Raffaele, Milano
ria Pisana, Pisa
Fausto De Michele, Direttore Unità Operativa a Strut-
Stefano Centanni, Professore Ordinario di Malattie tura Complessa di Pneumologia 1 e Fisiopatologia
dell’Apparato Respiratorio e Direttore Scuola di Spe- Respiratoria, Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazio-
cializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio, nale “A. Cardarelli”, Napoli
Dipartimento di Scienze della Salute, Università di
Milano, Direttore Unità Operativa Complessa di Fabiano Di Marco, Ricercatore di Malattie dell’Appara-
Pneumologia, Ospedale San Paolo, Milano to Respiratorio, Dipartimento di Scienze della Salu-
te, Università degli Studi di Milano, Dirigente Me-
Manuale di fisiopatologia respiratoria

dico Unità Operativa Complessa di Pneumologia, Sergio Harari, Direttore Unità Operativa di Pneumolo-
Ospedale San Paolo, Milano gia e UTIR, Servizio di Fisiopatologia Respiratoria ed
Emodinamica Polmonare, Ospedale San Giuseppe,
Annalisa Di Maria, Pneumologo, Dipartimento di Bio- Multimedica, Milano
Medicina Clinica e Molecolare, Università di Catania
Laura Maugeri, Dirigente Medico SCDO Malattie
Giuseppe Di Maria, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio ad indirizzo Fisiopatolo-
dell’Apparato Respiratorio e Direttore Scuola di Spe- gico, Dipartimento di Fisiopatologia Cardio Respi-
cializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio, ratoria, Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi
Dipartimento di Bio-Medicina Clinica e Molecolare, Gonzaga di Orbassano (TO)
Università di Catania, Direttore Unità Operativa
Complessa di Pneumologia, Azienda Ospedaliero- Paolo Palange, Professore Straordinario di Malattie
Universitaria “Policlinico – Vittorio Emanuele”, Ca- dell’Apparato Respiratorio, Dipartimento di Sanità
tania Pubblica e Malattie Infettive, Università “La Sapien-
za” di Roma
Eti Maria Giulia Di Vincenzo,  Contrattista Ospeda-
liera  Struttura Pneumologia, Fondazione IRCCS Riccardo Pellegrino, Direttore Allergologia e Fisiopato-
Policlinico San Matteo, Università di Pavia logia Respiratoria, Azienda Sanitaria Ospedaliera “S.
Croce e Carle”, Cuneo
Riccardo Drigo, Direttore Unità Operativa Complessa
di Pneumologia, ULSS 8 Asolo, Veneto Davide Piloni, Medico in Formazione Specialistica,
Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato
Davide Elia, Dirigente Medico Unità Operativa di Pneu- Respiratorio, Università di Pavia
mologia e UTIR, Servizio di Fisiopatologia Respira-
toria ed Emodinamica Polmonare, Ospedale San Francesco Pistelli, Dirigente Medico Unità Operativa
Giuseppe, Multimedica, Milano Pneumologia Universitaria, Dipartimento Cardio
Toraco Vascolare, Azienda Ospedaliero-Universita-
Alessandro Maria Ferrazza, Specialista in Medicina ria Pisana, Pisa
Interna, Dottore in Pneumologia, Dipartimento di
Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Università “La Riccardo Pistelli, Professore Associato di Malattie
Sapienza” di Roma dell’Apparato Respiratorio, Università Cattolica del
Sacro Cuore di Roma, Responsabile Servizio di Fisio-
Antonio Foresi, Direttore Unità Operativa Complessa patologia Respiratoria, Complesso Integrato Colum-
di Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria, Azien- bus, Roma
da Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento,
Presidio Ospedaliero di Sesto San Giovanni (MI) Massimo Pistolesi, Professore Ordinario di Malattie
dell’Apparato Respiratorio e Direttore Scuola di Spe-
Emiliano Gatti, Dirigente Medico SCDO Malattie cializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio,
dell’Apparato Respiratorio ad indirizzo Fisiopatolo- Università di Firenze, Direttore Pneumologia e Fisio-
gico, Dipartimento di Fisiopatologia Cardio Respi- patologia Toracopolmonare, Azienda Ospedaliero
ratoria, Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Universitaria Careggi, Firenze
Gonzaga di Orbassano (TO)
Roberta Poggi, Dirigente Medico Unità Operativa Com-
Carlo Gulotta, Direttore SCDO Malattie dell’Apparato plessa di Pneumologia, Azienda Ospedaliera Univer-
Respiratorio ad indirizzo Fisiopatologico, Diparti- sitaria Integrata di Verona
mento di Fisiopatologia Cardio Respiratoria, Azien-
da Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Guido Polese, Dirigente Medico, Pneumologo, Diparti-
Orbassano (TO) mento Riabilitativo, Azienda ULSS 20 Verona
Elenco degli autori

Sergio Prozzo, Dirigente Medico Unità Operativa Com- Nicola Scichilone, Professore Associato di Malattie
plessa di Medicina Interna, Ospedale Fatebenefra- dell’Apparato Respiratorio, Università di Palermo,
telli, Benevento Dirigente Medico Unità Operativa Complessa di
Pneumologia II, Azienda Ospedaliera Ospedali Riu-
Fabio Luigi Massimo Ricciardolo, Professore Aggregato niti “Villa Sofia-Cervello”, Palermo
in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Dipartimen-
to di Scienze Cliniche e Biologiche, Università di To- Ester Sgambato, Dirigente Medico Unità Operativa
rino, Dirigente Medico SCDU Malattie dell’Apparato Complessa di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgen-
Respiratorio 2, Azienda Ospedaliera Universitaria za, Policlinico Casilino, Roma
San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO)
Francesco Sgambato, Direttore Unità Operativa Com-
Rocco Francesco Rinaldo, Scuola di Specializzazione plessa di Medicina Interna, Ospedale Fatebenefra-
in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università di telli, Benevento
Milano, Ospedale San Paolo, Milano
Claudio Tantucci, Professore Ordinario di Malattie
Vanessa Ronzoni, Medico Contrattista Struttura Com- dell’Apparato Respiratorio e Direttore Scuola di Spe-
plessa di Pneumologia, Fondazione IRCCS Policlini- cializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio,,
co San Matteo, Pavia Dipartimento di Scienze Cliniche Sperimentali, Uni-
versità di Brescia
Andrea Rossi, Professore Straordinario di Malattie
dell’Apparato Respiratorio, Dipartimento di Medici- Roberto Torchio, Responsabile Struttura Semplice Di-
na, Università di Verona, Direttore Unità Operativa partimentale Laboratorio Fisiopatologia Respirato-
Complessa di Pneumologia, DAI Cardiovascolare- ria e Centro Disturbi Respiratori nel Sonno, Dipar-
Toracico, Azienda Ospedaliera Universitaria Integra- timento Fisiopatologia Cardio-Respiratoria, Azienda
ta di Verona Ospedaliero-Universitaria San Luigi, Orbassano (TO)

Elena Salvaterra, Medico Volontario  Struttura Com- Giovanni Viegi, Direttore f.f. Istituto di Biomedicina e
plessa di Pneumologia, Fondazione IRCCS Policlini- di Immunologia Molecolare CNR, Palermo, Respon-
co San Matteo, Pavia  sabile Unità di Ricerca di Epidemiologia Ambientale
Polmonare, Istituto di Fisiologia Clinica CNR, Pisa
Carlo Santoriello, Responsabile Fisiopatologia Respira-
toria e Riabilitazione, Polo Pneumologico, Presidio Erika Zanardi, Dirigente Medico, Pneumologo, Diparti-
Ospedaliero “Mauro Scarlato”, ASL Salerno mento Riabilitativo, Azienda ULSS 20 Verona
Elenco dei simboli e delle abbreviazioni

6MWT Six minute walking test ̅ 2


CO Concentrazione di O2 nel sangue venoso
A Superficie tissutale misto
ADMA Dimetil arginina asimmetrica CV Closing volume / VC Volume di chiusura
AIA Asma aspirino-inducibile Cw Compliance del torace
ALI Acute lung injury dV Derivata del volume
ARDS Acute respiratory distress syndrome/In- d Derivata del flusso
sufficienza respiratoria acuta grave DH Dynamic hyperinflation/Iperinsufflazio-
ARF Acute respiratory failure/Insufficienza re- ne polmonare dinamica
spiratoria acuta DIP Polmonite interstiziale desquamativa
AT Anaerobic Treshold Dl Capacità di diffusione del polmone
ATA Asma aspirino-tollerante DlCO Capacità di diffusione polmonare, misu-
ATP Adenosina trifosfato rata utilizzando il monossido di carbonio
ATS American Thoracic Society DLH Dynamic lung hyperinflation
BLS Basic Life Support Dm Capacità di diffusione di membrana
BLSD Basic Life Support Defibrillation DNA Acido desossiribonucleico
BMI Body Mass Index/Indice di massa corporea E Elastanza
BPCO Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva E.A.B. Equilibrio acido base
C Compliance ECG Elettrocardiogramma
CAM Compressione manuale della parete ad- ECSC European Community for Steel and Coal
dominale EELV Volume polmonare di fine espirazione
CaO2 Concentrazione di O2 nel sangue arterioso EGA Emogasanalisi arteriosa
Cc’O2 Concentrazione di O2 alla fine dei capilla- EIB Excercise-Induced Bronchoconstriction
ri polmonari E.I.E. Equilibrio idro elettrolitico
CC Closing capacity/Capacità di chiusura El Elastanza polmonare
Cdyn Compliance dinamica EPP Equal pressure point/Punto di ugual pressione
Cdynl Compliance dinamica del polmone Ers Elastanza del sistema respiratorio
CHF Chronic heart failure ERS European Respiratory Society
CO Monossido di carbonio ERV Expiratory reserve volume / VRE Volume
CO2 Anidride carbonica di riserva espiratoria
COHb Carbossiemoglobina EVC Expiratory vital capacity/Capacità vitale
COo Concentrazioni di CO all’inizio dell’apnea lenta espiratoria
COt Concentrazioni di CO alla fine dell’apnea Ew Elastanza del torace
Cough Pga Pressione gastrica durante la tosse f Frequenza respiratoria
CoV Coefficiente di variazione fc Frequenza cardiaca
C-PET Test da sforzo cardiopolmonare F Frazione
CPF Cough peak flow/Picco di flusso durante F Forza
la tosse Fa Frazione alveolare
CRQ Chronic Respiratory Questionnaire Fe Frazione espiratoria
Cst Compliance statica FEF Flusso espiratorio forzato
C CO2 Concentrazione di CO2 nel sangue veno- FEF25-75% Flusso espiratorio forzato medio tra il
so misto 25% ed il 75% della FVC
Manuale di fisiopatologia respiratoria

FEF75% Flusso istantaneo al 75% della FVC MEFV Maximal expiratory flow volume
FEV1 Volume espiratorio massimo nel primo MID Minimal important difference
secondo MRR Maximal relaxation rate
Fi Frazione inspiratoria MVV Maximum voluntary ventilation/Massi-
FiO2 Frazione inspiratoria di O2 ma ventilazione volontaria
FLE Expiratory flow limitation/Flusso limita- NaHCO3 Bicarbonato di sodio
zione espiratoria NANC Non adrenergico non colinergico
FPI Fibrosi polmonare idiopatica NEP Negative expiratory pressure/Pressione
FRC Functional residual capacity / CFR Capa- negativa espiratoria
cità funzionale residua NH3 Ammoniaca
FVC Forced vital capacity / CVF Capacità vita- NH4+ Ioni ammonio
le forzata NH4Cl Cloruro di ammonio
FOT Tecnica dell’oscillazione forzata NMDA N-metil-D-aspartato
FT Feeling Thermometer eNOS NOS costitutiva endoteliale
GABA Acido gamma-amino butirrico iNOS NOS inducibile
GLI Global Lung Initiative nNOS NOS costitutiva neuronale
GOLD Global Initiative for Chronic Obstructive NO Ossido nitrico
Lung Disease NOS Ossido nitrico sintasi
GRD Gruppo Respiratorio Dorsale NPV Negative predictive value/Valore predit-
GRP Gruppo Respiratorio Pontino tivo negativo
GRV Gruppo Respiratorio Ventrale NYHA New York Heart Association
H+ Idrogenioni O2 Ossigeno
H2CO3 Acido carbonico O2- Anione superossido
Hb Emoglobina OC Open capacity
HbO2 Ossiemoglobina OH- Ossidrilioni
Hee Concentrazione di He nell’aria espirata ONOO- Anione perossinitrite
Hei Concentrazione di He nell’aria inspirata OSAH Apnee-ipopnee ostruttive durante il sonno
I Inerzia P Pressione
IC Inspiratory capacity / CI Capacità inspi- Pappl Pressione applicata
ratoria Pao Pressione alla bocca
ICS Corticosteroidi inalatori PaCO2 Pressione parziale di CO2 nel sangue arte-
Il Inerzia polmonare rioso
ILD Interstitial lung disease/Malattia intersti- PaO2 Pressione parziale di O2 nel sangue arte-
ziale polmonare rioso
IRV Inspiratory reserve volume / VRI Volume P(a-et)CO2 Differenza tra la pressione arteriosa di
di riserva inspiratoria CO2 e la PETCO2
IT Indice di Tiffeneau Paw Pressione delle vie aeree
ITGV Intrathoracic gas volume/Volume di gas Pa Pressione alveolare
intratoracico PaCO Pressione parziale di CO nell’aria alveolare
IVC Inspiratory vital capacity/Capacità vitale PaCO2 Pressione parziale di CO2 nell’aria alveolare
inspiratoria PaO2 Pressione parziale di O2 nell’aria alveolare
KCO Costante di diffusione del CO P(a-a)O2 Differenza tra la pressione in alveolo e la
LEC Liquido extracellulare pressione in arteria di O2
LIC Liquido intracellulare Pb Pressione barometrica
LLN Lower Limit of Normal/Limite inferiore PcCO Pressione media del CO nei capillari
di normalità PC Provocative concentration
MDI Metered-dose inhaler PCO2 Pressione di CO2
MEF Maximum expiratory flow/Flusso massi- Pdi Pressione transdiaframmatica
mo espiratorio PD Provocative dose
Elenco dei simboli e delle abbreviazioni

Pel Pressione elastica Pw Pressione transtoracica


Pel,rs Forza di pressione elastica del sistema re- Perfusione
spiratorio opponentesi allo spostamento QR Quoziente respiratorio
dal volume di equilibrio elastico s Quota di shunt
Pes Pressione esofagea t Gittata cardiaca
Pemax Massima pressione espiratoria statica R Resistenza
PeCO2 Pressione parziale di CO2 nell’aria espirata R Quoziente di scambio respiratorio
PEEP Positive end-expiratory pressure RAR Recettori a rapido adattamento
PEEPi PEEP intrinseca Raw Resistenza delle vie aeree
PEEPi,dyn PEEPi dinamica Raw,e Resistenza delle vie aeree in espirazione
PEEPi,st PEEPi statica RB Bronchiolite respiratoria
PEF Peak expiratory flow/Picco di flusso espi- Re Numero di Reynolds
ratorio REM Rapid eye movement
PetO2 Pressione di O2 misurata alla bocca alla RER Respiratory exchange ratio
fine di un’espirazione spontanea Rl Resistenze polmonari totali
PetCO2 Pressione di CO2 misurata alla bocca alla ROS Reactive oxygen species
fine di un’esalazione spontanea Rrs Resistenze respiratorie totali
PFR Prove di funzionalità respiratoria Rti Resistenze tissutali
Pga Pressione gastrica RV Residual volume / VR Volume residuo
PH2O Pressione parziale di vapor acqueo nelle Rw Resistenza della parete toracica
vie aeree SaO2 Saturazione arteriosa in O2
Pi Pressione inspiratoria SBN2 Test dell’azoto in respiro singolo
Pimax Massima pressione inspiratoria statica SD Standard deviation / DS Deviazione standard
PIIA Attività post-inspiratoria dei muscoli in- SEM Standard error for measurement
spiratori sGaw Conduttanza specifica
PiCO2 Pressione parziale di CO2 nell’aria inspirata sRaw Resistenza specifica
PiO2 Pressione parziale di O2 nell’aria inspirata SGRQ St. George’s Respiratory Questionnaire
Pl Pressione transpolmonare SLA Sclerosi Laterale Amiotrofica
PlFRC Valore di pressione transpolmonare a ca- SNIP Pressione nasale di sniff
pacità funzionale residua SO2 Anidride solforosa
Pmus Pressione dei muscoli respiratori SR Slope ratio
ppb Parti per billion SWT Shuttle walk test
Ppl Pressione pleurica Te Tempo espiratorio
Pple Pressione pleurica espiratoria Ti Tempo inspiratorio
Ppli Pressione pleurica inspiratoria TLC Total lung capacity / CPT Capacità pol-
PPV Positive predictive value/Valore positivo monare totale
predittivo TlCO Transfer factor per il CO nel polmone
PO2 Pressione parziale di O2 Tlim Tempo limite di mantenimento del pat-
Pres,rs Pressione resistiva del sistema respiratorio tern ventilatorio imposto
Prs Pressione transrespiratoria TO2 Trasporto di O2
PSR Recettori di stiramento polmonare Tt Tempo totale di un ciclo respiratorio
PTP Pressure time product/Prodotto pressio- TTdi Tension time index del diaframma
ne tempo v̅ Sangue venoso misto
P Pressione nel sangue venoso misto V Volume
P CO2 Pressione parziale di CO2 nel sangue ve- Flusso
noso misto Va Volume alveolare
P O2 Pressione parziale di O2 nel sangue veno- a Ventilazione alveolare
so misto a/ Rapporto ventilazione alveolare/perfu-
PVA Piccole vie aeree sione polmonare
Manuale di fisiopatologia respiratoria

VAS Scale visuoanalogiche / Rapporto ventilazione/perfusione


Vc Volume capillare polmonare Vr Volume di equilibrio elastico dell’appara-
VC Vital capacity / CV Capacità vitale to respiratorio
CO Flusso di CO Vr,l Volume di “rilassamento” del polmone
CO2 Produzione di CO2 Vr,w Volume di rilasciamento del torace
Vd Volume dello spazio morto VR Volume residuo / RV Residual volume
d Ventilazione dello spazio morto Vt Volume corrente
VdA Spazio morto alveolare Velocità
dA Ventilazione dello spazio morto alveolare w Chest wall
e Ventilazione polmonare totale W Lavoro
VESA Volume efficacia di sangue arterioso Potenza
Viso Volume di isoflusso Wl Lavoro meccanico eseguito sul polmone
Vi Volume inspirato Ww Lavoro meccanico eseguito sulla parete
Vl Lung volume / VP Volume polmonare toracica
O2 Consumo di O2 Xrs Reattanza del sistema respiratorio
O2max Massimo consumo di O2 τ Costante di tempo (R/C)
O2peak Picco di consumo di O2 Zrs Impedenza del sistema respiratorio
O2resp Consumo di O2 dei muscoli respiratori
Indice

Prefazione 12

Introduzione
Isa Cerveri, Andrea Rossi xx

Cenni di anatomia ed istologia “funzionale”


1 Angelo Carloni, Marco Chilosi xx

Anatomia funzionale del polmone


2 Massimo Pistolesi xx

Introduzione alla spirometria


3 Erika Zanardi, Roberta Poggi con la collaborazione di Andrea Rossi xx


Refertazione e guida interpretativa dei test di funzionalità respiratoria
4 Claudio Bruschi, Riccardo Drigo xx

La pompa ventilatoria. Il controllore: pattern del respiro e P0.1


5 Claudio Tantucci xx

La pompa ventilatoria. I muscoli respiratori


6 Alfredo Chetta xx

La meccanica ventilatoria. Statica


7 Riccardo Pistelli xx

La meccanica ventilatoria. Dinamica: espirazione forzata e curva flusso-volume


8 Vito Brusasco xx

La meccanica ventilatoria. Dinamica: limitazione del flusso espiratorio a riposo


9 Claudio Tantucci xx

La meccanica ventilatoria. Dinamica: misura delle resistenze al flusso


10 Riccardo Pellegrino xx

Il lavoro meccanico della respirazione e la PEEP intrinseca


11 Lorenzo Appendini, Guido Polese, con la collaborazione di Andrea Rossi xx

Le piccole vie aeree
12 Giuseppe Di Maria, Nicola Ciancio, Annalisa Di Maria xx

Il volume di chiusura
13 Roberto Torchio xx

La diffusione alveolo capillare: dlco


14 Fausto De Michele, Carlo Santoriello xx

Il circolo polmonare
15 Davide Elia, Sergio Harari xx

La distribuzione della ventilazione e della perfusione


16 Carlo Gulotta, Emiliano Gatti, Laura Maugeri xx

L’emogasanalisi arteriosa
17 Alessandro Maria Ferrazza, Matteo Bonini, Paolo Palange, con la collaborazione di Andrea Rossi xx


L’equilibrio acido-base e il gap anionico
18 Francesco Sgambato, Sergio Prozzo, Ester Sgambato xx

La broncodilatazione
19 Antonio Foresi, George Cremona xx

La broncoprovocazione
20 Nicola Scichilone xx

L’ossido nitrico
21 Fabio Luigi Massimo Ricciardolo xx

Il test cardiopolmonare
22 Fabiano Di Marco, Rocco Francesco Rinaldo, Stefano Centanni xx

Il test del cammino


23 Claudio Bruschi xx

I valori teorici
24 Francesco Pistelli, Eti Maria Giulia Di Vincenzo, Laura Carrozzi, Matteo Bottai, Isa Cerveri, Giovanni Viegi xx

La valutazione funzionale preoperatoria


25 Angelo Guido Corsico, Elena Salvaterra, Davide Piloni, Vanessa Ronzoni xx

L’invecchiamento del polmone


26 Vincenzo Bellia xx
Prefazione
Joseph Milic-Emili
Manuale di fisiopatologia respiratoria
2

Introduzione
Lo scopo di questo libro è di fornire uno strumento di studio e di consultazione ai medici che per negotium o per
otium impattano sulla Fisiopatologia Respiratoria.
Vi troveranno interessanti notizie, concetti e teorie anche gli studenti del corso di laurea unico magistrale in medi-
cina e chirurgia e dei corsi di laurea per le professioni sanitarie (triennale e magistrale). I medici specializzandi nelle
diverse Scuole di Specialità della Medicina e della Chirurgia sono inclusi nella categoria iniziale del negotium (pneu-
mologi, internisti, geriatri, anestesisti-rianimatori, medici d’urgenza) e dell’otium (altri). Un particolare pensiero va,
ovviamente, ai medici specializzandi in Malattie dell’Apparato Respiratorio, per i quali la conoscenza della Fisiopa-
tologia Respiratoria è necessaria.
La Fisiopatologia Respiratoria è una scienza che fa parte della Pneumologia. Anzi è uno dei quattro pilastri del-
la Pneumologia insieme con la terapia (semi)intensiva, la pneumologia interventistica, la clinica. Similmente al-
l’“intensivistica”, la Fisiopatologia Respiratoria deve molto alla Fisica 1 e si avvale quindi di un approccio saldamente
quantitativo, che gli studenti ed i medici spesso non amano, ma che diviene affascinante (oltre che estremamente
utile) una volta superata l’iniziale diffidenza. Entrambi i curatori di questo volume si sono formati in una cultura
umanistica ed hanno trovato nel metodo quantitativo della Fisiopatologia Respiratoria la naturale evoluzione del
pensiero classico. È incredibile quanti concetti, immagini, teorie, cose derivano dal pensiero dei filosofi greci, pur
con i limitati mezzi sperimentali a loro disposizione 2. Oggi è possibile misurare molte cose. Bisogna approfittarne:
“Misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non lo è” a.
“Se non si può misurare qualcosa non si può migliorarla” b.
Qualcuno pensa che le indagini sulla funzionalità respiratoria siano interessanti per una minoranza di sub-specialisti
(con aspetti maniacali), ma sostanzialmente inutili per la pratica clinica. Non è difficile ascoltare opinioni sulla futi-
lità di un’accurata esecuzione di quelle indagini e di una attenta interpretazione dei risultati. Non pochi documenti
internazionali (linee guida) semplificano oltre i limiti della ragionevolezza le basi fisiopatologiche della clinica. Si
sente dire che la fisiologia dovrebbe essere oramai una materia per le scuole superiori e non per un corso di laurea
magistrale in Medicina e Chirurgia. Secondo qualche “rispettabile” teoria, i progressi nel campo dell’imaging e della
bio-patologia molecolare rendono noiosamente inutili tutti quei numeri di cui non si comprende quali siano decen-
temente utili e quali no. Etc.. etc… etc. Nelle Società evolute 3 si è affermata la generale percezione che tutte le opi-
nioni debbano essere rispettate: anche quelle un po’ “strane” come sopra riportato sulla fisiopatologia respiratoria.
Invece, è esperienza comune di chi si trova ad erogare lezioni, relazioni, presentazioni, arringhe e quant’altro, su
argomenti di fisiopatologia respiratoria, ascoltare il frequente “grido di dolore” dell’udienza: “dove possiamo trovare
scritte queste cose?”, intendendo per cose non solo le figure, ma anche i concetti, addirittura le equazioni, la meto-
dologia e lo svolgimento teoretico.
Esistono bellissimi testi 4-9. Allora perché farne un altro? Perché, diversamente dall’opinione di alcuni, la Fisiopatolo-
gia Respiratoria, intesa come l’applicazione nella Clinica dei principi e della pratica della Fisiologia Respiratoria  5 10,
è una scienza tuttora in evoluzione  11. Così, abbiamo deciso, in un gruppo di cultori della materia, legati non solo
da simili interessi scientifici, ma anche, spesso, da reciproca stima professionale e non raramente da amicizia perso-
nale, di produrre un volume aggiornato sulla Fisiopatologia Respiratoria appunto sia per il negotium sia per l’otium.
Abbiamo pensato che il contributo di più Autori avrebbe forse ridotto l’omogeneità dell’esposizione, ma avrebbe
grandemente aumentato la completezza della trattazione. Inoltre, la diversità dello stile, rispettata dai curatori, dona
spontaneità e vivacità all’esposizione, sottraendola dalla monotonia talvolta associata alla scrittura di un solo autore,
almeno per gli argomenti scientifici. La letteratura è altra cosa. Non ultimo, abbiamo pensato, come curatori, che
fosse il meglio per i lettori avere a disposizione capitoli redatti da veri esperti nelle singole trattazioni. Gente che ha
fatto e fa lezioni accademiche e relazioni a corsi e congressi sugli argomenti trattati.
a
Galileo Galilei 1564-1642.
b
Lord William Thomson Kelvin 1824-1907.
Introduzione
3

Abbiamo scelto “Manuale di Fisiopatologia Respiratoria”, come titolo del volume, invece di Trattato, per ovvie ragio-
ni di dimensione, fisica e culturale. Abbiamo talvolta deviato dal concetto basilare di un manuale per la necessità di
descrivere i fondamenti concettuali e teoretici delle indagini strumentali. Ne è uscito un “Manuale” un po’ ricco e
probabilmente più vicino ad un libro che ad una dispensa su cui imparare quali bottoni spingere, quali interruttori
girare, quali tasti premere o dove puntare la freccia del mouse. D’altra parte sappiamo che l’uso della strumentazione
fa parte della “formazione sul campo”, mentre nella lettura è piacevole vagare tra i concetti. Certamente i lettori non
possono portarsi le attrezzature del Laboratorio/Servizio di Fisiopatologia Respiratoria in treno, in ufficio, nell’an-
golo domestico dedicato allo studio, in più intimi locali di raccoglimento o di lettura serale. Invece un libro delle
dimensioni di questo manuale può accompagnarci dovunque, comodamente e gelosamente custodito in quelle
eleganti borse congressuali o di cuoio che, come una coperta di Linus, portiamo sempre con noi, anche senza aprirle
per giorni.
Questo non è un libro semplice. Se così dovesse essere sarebbe stato impossibile affrontare tematiche necessaria-
mente complesse come la meccanica respiratoria, lo scambio gassoso, l’equilibrio acido-base, intendendo questi
argomenti non come riferiti ai singoli capitoli, ma come fili che si intrecciano nell’insieme dell’esposizione.
Le malattie respiratorie sono la terza causa di morte nel mondo dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Ma que-
sto libro non parla di malattie. Non si occupa, se non marginalmente, di tecniche. Tratta di metodologia. E la meto-
dologia non sono i metodi, ma Il Metodo. Questo libro parla di ciò che ogni medico dovrebbe sapere nel momento
in cui affronta una persona con problemi di salute all’apparato respiratorio. Abbiamo cercato, Autori e Curatori, la
chiarezza con ogni sforzo. Ma un ulteriore sforzo di comprensione sarà necessario da parte dei Lettori. Abbiamo reso
l’esposizione semplice. Tuttavia “everything should be made as simple as it can be but not simpler” c.
Questo libro è accompagnato da un “repository on-line” facilmente accessibile via WEB in cui si trovano tutte le figu-
re, indicate con l’apposito simbolo che, per motivi di spazio, non sono state inserite direttamente nel volume. Per
quanto possibile questa selezione è stata condotta in comune accordo tra Autori e Curatori. Alcuni dei primi hanno
fatto un significativo sacrificio, per il quale è totale la nostra gratitudine. Tuttavia, questa soluzione (il repository) ha
permesso non solo di rendere disponibile tutto il valido materiale iconografico raccolto e fornito dagli Autori, ma
anche di conservare i colori delle figure che sarebbero state penalizzate dal rigoroso bianco-nero (con molte sfuma-
ture di grigio) parsimoniosamente scelto per questa edizione.
Infine i ringraziamenti. Prima di tutto gli Autori che si sono generosamente sobbarcati la fatica dei capitoli. Poi il
team di AIPO Ricerche (che ha magistralmente trasformato in un bel libro la mole dei manoscritti e senza la cui
instancabile professionalità nulla di tutto questo sarebbe avvenuto) e Pacini Editore per la preziosa collaborazione.
Con l’augurio di una Buona Lettura.

Isa Cerveri, Andrea Rossi


Milano, Pavia, Verona, Dicembre 2014

Bibliografia
1
Brandi G. Fisica Medica. Padova: CEDAM 1981.
2
Novelli C. La realtà non è come ci appare. Milano: Raffaello Cortina Editore 2014.
3
Russell B. La saggezza dell’occidente. Milano: Longanesi 1959-2010.
4
Cotes JE. Lung Function. London: Blackwell Publishing LTD 1965-2006.
5
Comroe JH. Il Polmone. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore 1967.
6
Olivier HR. Traité de biologie appliquée. Tome IV, fascicule B: explorations biologiques et fonctionnelle de l’appareil respiratoire.
Paris: Librarie Maloine s.a. Editeur 1970.
7
Cornia G. Manuale di semeiotica funzionale della respirazione. Napoli: Idelson 1973.
8
Ulmer WT. La funzione polmonare. Padova: Piccin Editore 1975.
9
Bouhuys A. Breathing. New York – London: Grune & Stratton 1974.
10
Marazzini L. Fisiopatologia e semeiotica funzionale della respirazione. Milano: Raffaello Cortina Editore 1992.
11
Hamid Q, Shannon J, Martin J. Physiologic basis of respiratory disease. Hamilton CAN: BC Decker Inc 2005.

c
Albert Einstein 1879-1955.
5

1 Cenni di anatomia ed istologia


“funzionale”

Angelo Carloni, Marco Chilosi*


Ospedale Santa Maria di Terni; * Università di Verona

Il polmone è un organo “dinamico” per definizione. mate durante lo sviluppo dell’organo, forniscono il
Le funzioni respiratorie sono strettamente legate meccanismo di “accumulo” di energia meccanica
alla motilità del polmone, e ogni sua limitazione, e la capacità dinamica di riportare a valori basali
intrinseca o estrinseca, ne compromette la piena il volume polmonare mediante il ritorno elastico
realizzazione. L’anatomia funzionale del polmone (elastic recoil) durante l’espirio passivo. Questa fun-
è quindi strettamente legata al concetto di movi- zione è realizzata mediante la sommatoria di innu-
mento (del parenchima e dei fluidi che ne percor- merevoli piccole contrazioni, prodotte dalle fibre
rono le complesse strutture) e numerose patologie elastiche (capaci di raddoppiare la loro lunghezza).
in cui la funzionalità è limitata sono collegate a li- La composizione delle fibre elastiche è complessa,
velli e tipologie differenti di interferenza con esso. essendo costituite da diverse proteine che si asso-
ciano a due componenti principali: l’elastina (circa
Componenti dinamiche il 90% della fibra elastica, prodotta dai fibroblasti
I polmoni costituiscono un “mantice” (strumento interstiziali), immersa in un reticolo di microfibrille
meccanico che produce un soffio d’aria), finalizza- formate dalla famiglia proteica delle fibrilline (fi-
to a garantire il ciclico affluire dell’aria all’interno brilline 1-3) ed altre proteine associate (fibuline,
dei sacchi alveolari dove possa realizzarsi lo scam- TGF-beta binding proteins, etc.) 1.
bio di ossigeno e CO2 con il letto capillare. La cor- A livello alveolare le fibre elastiche si associano a
retta funzionalità del mantice polmonare si realizza fibre collagene, scarsamente estendibili, che ga-
grazie alla coordinata e complessa interazione tra rantiscono un limite all’eccessiva espansione del
il sistema nervoso, il sistema muscolare, il sistema parenchima. Fondamentali per la funzionalità pol-
scheletrico, il sistema vascolare, le vie aeree, il pa- monare sono le corrette proporzioni quantitative
renchima polmonare e lo stroma elastico, per rea- ed orientamento delle fibre elastiche e collagene.
lizzare una corretta ventilazione e perfusione. Ogni Perdita di resilienza del parenchima, con espansio-
alterazione di queste componenti può provocare ne enfisematosa degli alveoli, può essere provocata
perdita di funzionalità. La dilatazione della gabbia da perdita di elastina per degradazione (come si
toracica prodotta dalla concorrente e complessa osserva nel difetto genetico di produzione di anti-
azione muscolare e diaframmatica, trova resistenze proteasi), o per difetti di omeostasi per senescenza
di tipo elastico (prevalentemente a livello del pa- dei precursori mesenchimali o difetti metabolici.
renchima) e non elastico, dovuto alle resistenze al Contribuisce significativamente alla elasticità pol-
flusso nelle vie aeree. monare anche la tensione superficiale generata nel
Una fondamentale componente intrinseca del pa- sacco alveolare dall’interfaccia aria-liquido.
renchima polmonare è rappresentata dall’insieme Alterazioni della componente elastica dello stroma
delle fibre elastiche. Queste, costituite da macro- polmonare costituiscono fattori rilevanti nella per-
molecole insolubili della matrice extracellulare for- dita di funzionalità respiratoria, e sono strettamen-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
6

te correlate alla esposizione a sostanze tossiche (in retto movimento del mantice polmonare. La cavità
particolare il fumo di sigaretta), infiammazione e pleurica, contenente un’esigua quantità di liquido
senescenza cellulare. che separa le due componenti viscerale e parietale,
La corretta funzionalità dell’organo è determinata ricopre interamente la superficie polmonare insi-
dalla complessa interazione di diverse componenti nuandosi nelle scissure interlobari, il mediastino
anatomiche e tissutali (vie aeree, parenchima pol- ed il diaframma. Nella pleura viscerale si possono
monare, componenti vascolare e nervosa), non- riconoscere cinque strati: uno strato mesoteliale in
ché dalla capacità di mantenere integre le diverse superficie, uno strato connettivale sub-mesoteliale,
componenti con un continuo rimodellamento e due strati di elastica separati da un sottile strato
fisiologico, che si realizza tramite la funzionalità connettivale lasso. Le fibre elastiche della pleura si
di differenti comparti “staminali” organizzati in collegano in modo irregolare alla componente ela-
nicchie microambientali, sia nel mantenimento stica del parenchima polmonare (Figura 1.1). Nello
dell’omeostasi tissutale che nella riparazione dopo spessore delle pleure viscerali corrono i vasi linfatici
danni di differente natura ed intensità. Quando il del plesso superficiale.
rimodellamento tissutale si sviluppa in modo ano-
malo, come conseguenza di processi morbosi che Vie aeree: bronchi e bronchioli
interferiscono con il corretto rinnovo delle diver- Le vie aeree si sviluppano per divisione dicotomica
se componenti tissutali, la funzionalità polmonare partendo da un abbozzo embrionario endoder-
ne è in vario modo compromessa. La conoscenza mico. L’albero bronchiale è eterogeneo in diverse
delle diverse componenti tissutali, delle loro dif- regioni polmonari per cui, funzionalmente, le resi-
ferenti componenti staminali, delle strategie e le stenze sono regionalmente differenti.
pathways molecolari coinvolte nelle varie strategie I bronchi principali, che si distaccano dalla trachea,
di replicazione, nonché le complesse interazioni in- penetrando nei polmoni si diramano progressiva-
tercorrenti con il sistema immune, l’infiammazione mente formando i bronchi lobari (tre a destra, due
e le dinamiche del movimento e la deformazione a sinistra). I bronchi sono formati da una parete
cellulare e tissutale, è fondamentale per poter ap- mesenchimale, o tonaca sottomucosa, compren-
profondire le problematiche e le correlazioni tra dente uno strato ad anelli di tessuto cartilagineo,
anatomia, funzione e patologia polmonare. uno strato contrattile di muscolo liscio di spesso-
Il sistema respiratorio può anatomicamente e fun- re variabile, che aumenta al diminuire dello stra-
zionalmente essere suddiviso in due componenti to cartilagineo, e sono ricoperti all’interno da un
principali: il sistema di conduzione, deputato al ra- epitelio stratificato che poggia su un chorion ricco
pido spostamento dell’aria in una serie di condut- di fibre collagene ed elastiche. La copertura cartila-
ture semirigide (trachea, bronchi e bronchioli), ed ginea si interrompe all’estendersi distalmente della
un apparato di scambio (il parenchima alveolare), via aerea, distinguendo i bronchi dai bronchioli. Le
dove per diffusione vengono equilibrate le con- arterie bronchiali seguono costantemente l’asse
centrazioni di ossigeno ed anidride carbonica nel bronchiale, correndo all’interno della parete bron-
sangue che circola nel letto capillare interstiziale. chiale, diminuendo progressivamente di calibro nel
Le differenti funzioni di questi due comparti, che discendere fino ai bronchioli terminali.
possono essere considerati due differenti organi, L’epitelio bronchiale è definito come pseudo-strati-
sono determinate da tessuti caratterizzati da mor- ficato, comprende infatti uno strato basale (costi-
fologia, fenotipo e strategie replicative significati- tuito da cellule basali allungate con funzioni “sta-
vamente differenti. minali”) 2, sormontate da cellule di differente diffe-
I polmoni sono a loro volta contenuti nelle pleu- renziazione e morfologia: cellule cilindriche di tipo
re (viscerale e parietale), che derivano dalla cavità ciliato, cellule caliciformi ricche di mucine e cellule
celomatica, e formano una membrana mesoteliale neuroendocrine. Le cellule basali sono caratterizza-
che delimita l’organo fornendo un cuscinetto di te da un fenotipo eterogeneo, correlabile alle loro
scorrimento fondamentale per consentire il cor- funzioni staminali: espressione di citocheratine ad
Cenni di anatomia ed istologia “funzionale”
7

fluire del muco dal parenchima al faringe. Difetti


della motilità ciliare, così come alterazioni nella
composizione del muco sono responsabili di seve-
re patologie polmonari.
Il muco è prodotto principalmente dalle ghiandole
mucose dei bronchi, ma anche dalle cellule calici-
formi (goblet cells) presenti nell’epitelio di superfi-
cie di bronchi e bronchioli (Figura 1.1a,b). Diversi
stimoli irritativi (principalmente il fumo di sigaret-
ta) causano un incremento delle cellule caliciformi
e della produzione di mucine.

Parenchima polmonare
Il parenchima polmonare, deputato allo scambio
gassoso, è costituito da una componente epiteliale
(i pneumociti di tipo I e II), ed un sottilissimo in-
terstizio occupato principalmente da capillari, rari
fibroblasti, cellule infiammatorie e proteine della
matrice extracellulare (prevalentemente rappre-
sentate da fibre elastiche e scarse fibre collagene)
(Figura 1.2).
I pneumociti di tipo I ricoprono estesamente il
Figura 1.1. Bronchi e bronchioli. La parete dei bronchi lume dei sacchi alveolari, mentre i pneumociti di
è formata da una componente mesenchimale compren- tipo II sono deputati alla produzione delle protei-
dente anelli cartilaginei (in alto a sinistra) ed uno strato ne del surfactante e sono classicamente ritenuti
fibro-elastico e muscolare liscio, sovrastante le ghiandole precursori dei pneumociti di tipo I. Le conoscen-
mucosecernenti (Mucina 5AC, freccia). L’epitelio di super- ze sullo sviluppo e differenziazione del comparto
ficie dei bronchi e dei bronchioli è composto da cellule staminale del parenchima polmonare sono in co-
ciliate che si alternano a cellule caliciformi (b, freccia) che
stante aggiornamento e suggeriscono l’esistenza di
contengono mucina 5AC, e cellule neuroendocrine (c,
producenti cromogranina, in rosso indicate dalla freccia). un precursore comune dei pneumociti di tipo I e
Le cellule basali (c, citocheratina 5/6) sono parte del com- II  5 6. La superficie di scambio alveolare nel polmo-
parto staminale dell’epitelio bronchiolare. Le cellule epite- ne normale è molto estesa e correlata al numero di
liali del bronchiolo esprimono elevati livelli di citochera- alveoli (in media 480 milioni nei polmoni di sog-
tina a basso peso molecolare (d, Citocheratina 7, 8, 18), a getti adulti) che mantengono un volume costan-
differenza dei pneumociti di tipo I caratterizzati da livelli te  7. Nell’invecchiamento si osserva una perdita di
minori di espressione. Le cellule basali esprimono in modo
specifico la forma troncata della p63 (e), un’importante superficie di scambio per dilatazione progressiva
molecola con attività anti-apoptotica. Nella parete bron- dei dotti alveolari (aging lung, senile emphysema).
chiolare è costante la presenza di uno strato contrattile I pneumociti sono in contatto diretto con i gas
ricco di actina-musco-liscio specifica (f, freccia). dell’aria inspirata all’interfaccia aria-liquido dove si
sviluppano forze che tendono a far collassare l’al-
veolo, contrastate dal surfactante (formato da pro-
alto peso molecolare (in particolare CK5/6, CK14), teine e lipidi) prodotto dai pneumociti di tipo II.
e l’isoforma troncata della proteina p63 (ΔN-p63, I pneumociti di tipo I sono cellule caratterizza-
un potenziale oncogene)  3  4. L’eterogeneità dell’e- te da superficie molto estesa, ma sottilissimi, ed
pitelio determina differenze funzionali. La compo- esprimono un fenotipo epiteliale (citocheratina a
nente ciliata, che predomina nelle vie aeree ad ogni basso peso molecolare, podoplanina). I pneumo-
livello, garantisce col battito ciliare il progressivo citi di tipo II sono caratterizzati da morfologia e
Manuale di fisiopatologia respiratoria
8

componenti epiteliale e mesenchimale, e dipendo-


no da complesse interazioni tra recettori e ligandi,
mediatori molecolari ed anche livelli di deforma-
zione cellulare. La pathway WNT, coinvolta nello
sviluppo embrionale del parenchima polmonare, è
attivata dalle sollecitazioni meccaniche e dalla de-
formazione tissutale, e costituisce un interessante
collegamento tra istogenesi alveolare, signaling mo-
lecolare, caratteristiche anatomiche e funzione 9.

Immunità polmonare
Le vie aeree e il parenchima polmonare sono espo-
sti a numerosi agenti potenzialmente patogeni. Le
difese immunitarie e i meccanismi di eliminazione
di sostanze estranee veicolate nel parenchima du-
rante la respirazione sono corrispondentemente
complesse e variegate. Il battito ciliare e il muco
prodotto dalle ghiandole bronchiali e dalle cellule

Figura 1.2. Il parenchima polmonare è formato da alveoli


la cui sottilissima superficie è costituita da pneumociti di
tipo I (a, E&E). L’interstizio, sottilissimo, contiene una rete
discontinua di fibre elastiche (b, c: immunoperossidasi per
anti-elastina).

immunofenotipo peculiari, legati alla loro funzio-


ne: producono infatti elevati livelli di proteine del
surfactante, che riversano nel fluido che ricopre il
lume, ed esprimono una serie di marcatori funzio-
nalmente rilevanti (TTF1, CD208, ABCA3, napsin-
A, etc.) che ne consentono l’identificazione precisa
all’analisi microscopica (Figura 1.3) e sono utilizzati
nella diagnostica delle neoplasie polmonari (ade-
nocarcinomi). La capacità rigenerativa del paren-
chima polmonare, caratterizzato normalmente
da una modesta attività proliferativa a differenza
di altri tessuti, è fondamentale per mantenerne i
livelli funzionali: alterazioni dei meccanismi di ri-
generazione dell’epitelio alveolare sono alla base di
importanti malattie polmonari (enfisema/BPCO, Figura 1.3. L’epitelio alveolare e costituito da pneumociti
fibrosi polmonare, interstiziopatie polmonari) ca- di tipo II caratterizzati da elevata espressione di citoche-
ratterizzate da deficit funzionali anche severi 8. ratina 8/18 (a, freccia), e ABCA 3 (b). L’accumulo nucle-
Nello sviluppo e nel rinnovo del parenchima pol- are di beta-catenina nucleare evidenzia l’attivazione della
monare sono coinvolte diverse pathways moleco- pathway WNT, come anche osservato nell’epitelio alveola-
re embrionario, ma non in quello bronchiolare (d).
lari che determinano la corretta proporzione tra
Cenni di anatomia ed istologia “funzionale”
9

goblet sono fondamentali per garantire l’espulsione possibili correlazioni tra alterazioni anatomiche e
della maggior parte delle sostanze estranee, ed an- corrispettivo danno funzionale.
che di quelle prodotte durante il turn-over tissuta-
le e fagocitate dai macrofagi. I macrofagi alveolari Parete toracica
rappresentano un fondamentale elemento di dife- È costituita da muscoli, tessuto adiposo, cartilagini,
sa a livello alveolare. Sono dotati di potente capaci- sterno, clavicole, coste e rachide. Ogni importante
tà fagocitica e producono una vasta gamma di mo- variazione anatomica a tale livello determina riper-
lecole regolatrici (citochine, chemochine, enzimi, cussioni funzionali. Oltre alla TC metodiche di esa-
etc.) con cui interagiscono con l’immunità a livello me possono essere rappresentate dalla Risonanza
locale. I macrofagi alveolari sono coinvolti nell’eli- Magnetica (RM) e dalla Ecografia (US).
minazione delle polveri penetrate profondamente Il complesso atto respiratorio comporta il coinvol-
nel parenchima, contribuiscono al controllo della gimento sia dei muscoli della parete toracica che
concentrazione di proteine e lipidi nel microam- del diaframma ed in parte anche dei muscoli ad-
biente alveolare, ed eliminano le molecole di scar- dominali. Possiamo suddividere in due categorie i
to prodotte durante il rinnovo tissutale. È possibile muscoli coinvolti in:
infatti dimostrare la presenza di molecole prodotte a) muscoli inspiratori che elevano le costole e lo
da pneumociti, linfociti T e molecole della matri- sterno determinando la inspirazione: diafram-
ce extracellulare nel loro citoplasma. Anomalie dei ma, intercostali esterni, elevatori delle coste,
meccanismi di rimozione mediate dai macrofagi scaleni, sternocleidomastoidei, estensori del
alveolari sono correlabili a diverse malattie polmo- capo, pettorali, gran dorsale, gran dentato.
nari (proteinosi alveolare, ostruzione bronchiolare, b) i muscoli espiratori che abbassano le costole e
difetti del surfactante, alveolite macrofagica, etc.). lo sterno: intercostali interni, addominali, acces-
I linfociti T costituiscono un altro elemento chia- sori (grande dorsale, dentato postero-inferiore,
ve dell’immunità alveolare, e quando il complesso quadrato dei lombi).
network linfocitario polmonare è alterato (defici- Il sistema toraco-polmonare si definisce all’equili-
tario o iperattivo) si possono avere conseguenze brio allorché le forze di retrazione elastica polmo-
funzionalmente rilevanti con compromissione de- nari risultano uguali e contrarie a quelle muscolari
gli scambi a livello parenchimale (interstiziopatie, della parete. Sinteticamente si può affermare che
fibrosi), od ostruzione a livello bronchiolare (bron- ad ogni variazione del volume rispetto alla Capaci-
chioliti). tà Funzionale Residua (FRC), corrisponde un lavo-
ro muscolare per contrastare la forza di retrazione
Imaging ed anatomia funzionale elastica (Figure 1.4 e 1.5 – ).
dell’apparato respiratorio
Piuttosto che all’anatomia normale, nella pratica Il diaframma
clinica gli aspetti anatomici che sono costantemen- Il diaframma ha struttura muscolo-tendinea cu-
te valutati sono quelli offerti dal moderno imaging, poliforme con convessità verso la cavità toracica
ed in particolare dalla radiologia e soprattutto per e convessità verso l’addome. Esso è formato da un
quel che concerne l’apparato respiratorio, dalla centro frenico tendineo dal quale si dipartono fasci
tomografia assiale computerizzata (TC) che ci ha muscolari che si inseriscono sullo sterno, sulle co-
consentito un’analisi dettagliata con capacità di ste e sulle vertebre lombari. La sua contrazione, de-
risoluzione di strutture di pochi micron di diame- termina, assieme ai muscoli inspiratori, l’incremen-
tro. La tecnologia ora comunemente a disposizione to volumetrico della cavità toracica e dei polmoni
consente inoltre acquisizioni definite come isotro- durante la fase di inspirazione con conseguente
piche che permettono ricostruzioni delle immagini richiamo di aria dalle vie respiratorie. Il successivo
assiali preliminarmente ottenute su ogni piano del- rilascio delle fibre muscolari diaframmatiche fa au-
lo spazio senza che si determinino distorsioni delle mentare la pressione intratoracica con conseguen-
immagini. In questo capitolo si cercherà di offrire le te espulsione di aria. L’innervazione motoria è do-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
10

vuta ai nervi frenici (C3-C5). L’emidiaframma di de- possono determinare shunts transpleurici polmo-
stra è più alto (1-3 cm) e meno mobile del sinistro. nari-sistemici.
In stazione eretta la parte più elevata della cupola Il radiogramma del torace rappresenta la principa-
diaframmatica destra si proietta a livello della V le indagine per rilevare la presenza di versamenti; la
costola anteriormente o dell’XI spazio intercostale sua specificità aumenta se si eseguono proiezioni
posteriormente. in decubito.
La posizione del diaframma è strettamente in rap- L’ecografia si dimostra metodo molto specifico an-
porto con: che per piccole quantità, può precisarne le caratte-
• lo stato di tensione del muscolo diaframmatico; ristiche morfologiche e guidare la toracentesi.
• la pressione intraddominale; La TC rileva anche piccole quantità e consente una
• la pressione intralveolare; visualizzazione delle superfici pleuriche oltre che
• la forza di retrazione dei polmoni (elastic recoil). del polmone limitrofo.
(Figure 1.6, 1.7 e 1.8 – ). La Risonanza Magnetica (RM) è utile soprattutto
nella valutazione del mesotelioma (Figure 1.9-
La pleura 1.13 – ). La pleura può essere sede di impianti
La pleura è una tunica sierosa che delimita uno spa- metastatici, neoplastici e non, e di tumori benigni
zio virtuale, il cavo pleurico, interponendosi tra la quali il tumore fibroso benigno, di lipomi, di sarco-
parete toracica osteomuscolare e i polmoni ester- mi (Figure 1.14 e 1.15 – ).
namente, e fra gli organi del mediastino e i polmoni
La trachea ed i bronchi
internamente; aderisce alla parete interna del tora-
ce con il suo foglietto parietale, e alla parete distale La trachea è la struttura deputata al passaggio
di ogni polmone col suo foglietto viscerale. I due dell’aria in ed espirata attraverso la laringe e si
foglietti sono in continuità l’uno con l’altro a livello estende dal limite inferiore della laringe a circa 2
dell’ilo polmonare. Le due pleure non vengono mai cm dalle corde vocali fino alla carena, ove si bifor-
in contatto se non dietro allo sterno. Esse delimi- ca nei due bronchi principali di destra e di sinistra.
tano con i margini mediali il mediastino e conten- La sua estensione cranio-caudale è di circa 10-12
gono una minima quantità di liquido con proprietà cm e l’angolo di biforcazione è di circa 70 ± 20°.
lubrificanti che unitamente alla pressione negativa Anteriormente e lateralmente si trova la pars carti-
presente nella cavità permette ai polmoni di espan- laginea formata da 18-20 anelli incompleti semicir-
dersi durante l’inspirazione e comprimersi durante colari (circa 2 per cm di estensione longitudinale)
l’espirazione, ma soprattutto ne impedisce il collas- che possono calcificare nei soggetti più anziani. La
so. Le due pleure delimitano una cavità virtuale, il parte posteriore è la pars membranacea formata
cavo pleurico. La pleura parietale è molto sensibile da muscolatura liscia e connettivo fibroso. Costitu-
agli stimoli dolorosi al contrario della viscerale che isce la parte che maggiormente si modifica fisiolo-
è priva di innervazione sensitiva. Nel radiogramma gicamente al variare degli atti del respiro e durante
del torace la pleura normale non è apprezzabile ad la tosse. Il diametro trasverso varia tra 15 e 25 mm
eccezione in alcuni casi di parte della scissura oriz- con lume aereo pari a 250-350 cm2 misurato alla
zontale. L’irrorazione e il drenaggio differisce tra Capacità Polmonare Totale (TLC). Durante la tosse
pleura viscerale e parietale: la prima per gli stretti il diametro trasverso diminuisce di circa il 30%.
rapporti che ha con il polmone è ad esso collegata La trachea può essere ottimamente valutata nel-
tramite i vasi bronchiali e con quelli linfatici tribu- le indagini TC sia nelle scansioni assiali che in ri-
tari dei linfonodi bronchiali. La pleura parietale, di costruzioni multiplanari e 3D Volume Rendering,
contro, per gli stretti rapporti che ha con la parete Minimum Intensity Projection e Fly Trough per
toracica vi si collega tramite le arterie intercostali una visione endoscopica. Si possono inoltre effet-
mentre il linfatico afferisce ai linfonodi toracici, dia- tuare agevolmente studi TC dinamici con scansio-
frammatici e intercostali. In particolari casi (malfor- ni acquisite di continuo con tavolo fermo su livelli
mazioni vascolari o flogosi cronica della pleura) si prestabiliti usando basse dosi di esposizione ed
Cenni di anatomia ed istologia “funzionale”
11

osservare in modalità cine il comportamento delle Aumento del calibro tracheale e bronchiale
pareti nei vari atti del respiro e durante tosse. Tale È l’aspetto morfologico caratterizzante una rara
ultima metodica è particolarmente indicata nella patologia, la Tracheobroncomegalia, che associata
valutazione della malacia (Figura 1.16 – ).
alla presenza pressoché costante di bronchiettasie
spesso infette, costituisce la Sindrome di Mounier-
Riduzioni del calibro tracheale e bronchiale
Khun. L’etiologia di tale patologia non è ben chiara
Si può verificare in diverse situazioni cliniche oltre ma da alcuni autori è riportata una atrofia congeni-
alle neoplastiche. L’evenienza più comune è la ridu- ta sia dei muscoli lisci che del tessuto elastico della
zione del diametro sagittale della trachea in corso di trachea e dei bronchi principali. Ne consegue una
BPCO. Tale condizione viene definita come “a fodero progressiva dilatazione con perdita. In base alla
di sciabola” ed è dovuta a varie concause quali la tos- presenza o meno di diverticoli tracheali ed even-
se cronica ed un processo infiammatorio che agisce tualmente anche bronchiali se ne distinguono 3
sulle fibre elastiche che diventano inefficaci consen- tipi (Figura 1.23 – ).
tendo la malacia delle pareti. Può essere non esclusi-
vamente coinvolta la trachea ma anche o solamente Patologia dei bronchi
i bronchi di maggior calibro (Figura 1.17 – ).
La patologia ostruttiva non neoplastica maligna dei
La tracheomalacia e la tracheobroncomalacia sono
bronchi, escludendo quella da inalazione di corpo
evenienze cliniche durante le quali per processi in-
estraneo, può essere sintetizzata come intrinseca e
fiammatori e a tosse cronica si determina un dan-
ab estrinseco.
no alle fibre elastiche ed al connettivo con conse-
Le forme intrinseche sono piuttosto rare; vanno
guente perdita della loro funzione e collabimento
ricordati i broncoliti ed i lipomi. I primi sono costi-
delle pareti. Può classificarsi l’entità del collasso
tuiti da formazioni calcifiche che si sviluppano nel
espiratorio come lieve (dal 50% al 75%), moderata
lume bronchiale, simile ad un calcolo, così che la
(dal 76% al 90%) o grave (dal 91% al 100%) (Figure
condizione clinica, che viene chiamata “broncoli-
1.18 e 1.19 – ).
tiasi”, è in genere epifenomeno di infezione cronica,
Molto più rara è l’evenienza in cui si determina
spesso tubercolare. A valle del broncolita il bronco
collasso delle pareti e la Policondrite ricorrente,
spesso è dilatato ma talora l’unica espressione del
patologia infiammatoria che determina esteso
danno è costituita da “air trapping” nel polmone di
danno cartilagineo sistemico. Caratteristico aspet-
to radiologico dell’interessamento delle vie aeree cui il bronco è tributario (Figure 1.24 e 1.25 – ).
è costituito dall’ispessimento e dalla calcificazio- Il lipoma endobronchiale (Figura 1.26 – ) è un
ne della pars cartilaginea, con risparmio della pars tumore benigno molto raro (0,1-0,5% di tutti i tu-
membranacea, riduzione del lume aereo e collasso mori polmonari). Caratteristica TC diagnostica è il
espiratorio (Figura 1.20 – ). rilievo di valori sensitometrici negativi nel range del
Stenosi non neoplastiche segmentarie della trachea tessuto adiposo. La principale diagnosi differenzia-
possono essere determinate da anomalie vascolari le è con il carcinoide e con l’adenoma endobron-
quali il cosidetto “simptomatic vascular ring” de- chiali (Figura 1.27 – ).
terminato dalla presenza di doppio arco aortico e
Le bronchiettasie
da residuo breve del dotto di Botallo che ancora
l’aorta, esercitando forza di trazione sulla trachea; Possono essere congenite (rare) o acquisite (Figura
il “vascular sling” è invece determinato da una ori- 1.28 – ).
gine anomala e decorso retrotracheale dell’arteria In genere prevalgono nei lobi inferiori ad eccezione
polmonare che viene ad improntare ed a ridurre il della fibrosi cistica ove le bronchiettasie sono inve-
lume aereo della trachea appena al di sopra della ce caratteristicamente prevalenti nei lobi superiori
biforcazione bronchiale. Entrambe tali condizioni (Figura 1.29 – ).
possono determinare dispnea simulante altre pa- Morfologicamente le distinguiamo in cilindriche,
tologie (Figure 1.21 e 1.22 – ). varicose e cistiche (Figura 1.30 – ).
Manuale di fisiopatologia respiratoria
12

In senso stretto la bronchiettasia si definisce quella volmente allorché si determina un ispessimento


porzione di bronco che non diminuisce di calibro delle pareti, un aumento del loro calibro, un au-
tra l’origine dicotomica di un bronco e l’origine mento della densità del polmone limitrofo o un
del successivo e che comunque mostri un calibro riempimento del loro lume da materiale in genere
maggiore della somma dei diametri dei bronchi alla infiammatorio. Possono essere espressione di pa-
dicotomia (Figura 1.31 – ). Essenziale per il rico- tologia dell’immunità (Connettiviti, Graft Versus
noscimento nell’esame TC è la loro continuità con Host Disease cronica, Polmonite da Ipersensibi-
il bronco, ed i rapporti che il bronco mantiene con lità, Bronchioliti Follicolari) o essere espressione
l’arteria bronchiale che decorre parallelamente ad di malattia infettiva a diffusione broncogena. Un
esso (segno dell’anello con castone) e che è di 1:1. importante aspetto che suggerisce una patologia
Le pareti del bronco sono di spessore maggiore restrittiva bronchiolare è dato dalla dimostrazio-
rispetto alla norma e il lume può mostrare riem- ne di “air trapping” espiratorio (Figura 1.36 – ).
pimento da parte di materiale infiammatorio de- Altra più comune forma di bronchiolite è quella
terminando quello che la letteratura anglosassone infettiva determinata dall’accumularsi di materiale
definisce come “mucoid impaction”. Tale aspetto infiammatorio nei bronchioli; l’immagine che ne ri-
può essere caratteristico nella Aspergillosi bronco- sulta è quella di un calco del lume aereo con aspetti
polmonare allergica ove assume aspetto a “dita di a “V” rovesciata o di albero in gemma (tree in bud)
guanto” o a “pasta di dentifricio” (Figura 1.32 – ). (Figura 1.37 – ).
A valle delle bronchiettasie molto spesso è presen-
te il fenomeno dell’air trapping, secondario a bron- Il lobulo secondario
chiolo restrizione postinfettiva (Figura 1.33 – ).
È la più piccola suddivisione polmonare che pos-
Un discorso a parte meritano gli aspetti che si ri-
sa essere riconosciuta macroscopicamente (ad
levano in particolari condizioni quali la Fibrosi
occhio nudo). Ha forma a tronco di cono con dia-
Polmonare Idiopatica, ove l’aspetto varicoide dei
metro alla base di 15-20 mm. E’ delimitato dai setti
bronchi dilatati raggiunge la pleura inscrivendosi
interlobulari lungo i quali decorrono i vasi linfatici.
in polmone fibrotico. Tali aspetti da molti Autori
Le vene decorrono al limite del perimetro settale.
vengono attribuiti a processi di bronchiolizzazione
È composto dal bronchiolo e dall’arteria centrolo-
e “remodeling” piuttosto che ad alterazioni bron-
bulare che ne costituiscono il “core”. Bronchioli re-
chiali secondari a trazione (Figura 1.34 – ).
spiratori ed alveoli sono nel centrolobulo immersi
nel connettivo intralobulare. Il lobulo secondario
Anomalie malformative è riconoscibile in TC ad alta risoluzione (HRCT)
tracheo-bronchiali anche se può risultare difficoltoso in condizioni
Le anomalie più frequenti sono il bronco tracheale, fisiologiche. Di contro se una patologia determina
che origina dalla trachea o dal bronco principale un ispessimento dei setti interlobulari, identificarlo
destro ed è orientato verso il lobo superiore, ed il diventa agevole.
bronco cardiaco che origina dalla parete mediale Le alterazioni vanno riferite all’anatomia del lobu-
del bronco intermedio. Sono spesso atresici o si lo e differenziate in centrolobulari e perilinfatiche
continuano in bronchiettasie (Figura 1.35 – ). al fine di ottenere un inquadramento nosografico
delle pneumopatie interstiziali diffuse (PID) (Figure
Le piccole vie aeree 1.38-39 – ).
I bronchioli in condizioni normali sono apprez- In condizioni patologiche l’interstizio centrolobu-
zabili con difficoltà come formazione aerea ro- lare può essere osservato ed apparire sia come den-
tondeggiante contigua all’arteria centro lobulare sità a vetro smerigliato (Ground Glass Density) che
con la quale formano il cosiddetto “core” centro- con pattern microreticolare per coinvolgimento
lobulare. Di contro diventano identificabili age- dei setti intralobulari (Figura 1.40 – ).
Cenni di anatomia ed istologia “funzionale”
13

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14

2 Anatomia funzionale del polmone

Massimo Pistolesi
Università di Firenze

La conoscenza delle relazioni tra morfologia e fun- su una superficie di circa 130 m2, equivalente ap-
zione del polmone è essenziale per comprendere i prossimativamente a quella di un campo da ten-
meccanismi alla base della fisiologia degli scambi nis, con uno spessore di separazione inferiore a 2 µ,
gassosi tra aria ambiente e organismo. Scopo prin- cinquanta volte più sottile di un foglio di carta  3.
cipale di questo capitolo è fornire alcune nozioni Queste caratteristiche morfo-funzionali consen-
di base sulle principali caratteristiche anatomiche tono di esporre in strato molto sottile, pratica-
macroscopiche e microscopiche del polmone e sulla mente globulo rosso per globulo rosso, il sangue
loro rilevanza in condizioni normali e patologiche. nei capillari all’aria negli alveoli e sono essenziali
Affinché il polmone funzioni come efficiente scam- per il funzionamento ottimale del polmone come
biatore di gas tra aria e sangue e consenta all’organi- scambiatore di gas. La conseguenza di questo di-
smo di produrre per mezzo dell’ossigeno l’energia ne- segno strutturale è l’intrinseca instabilità fisica di
cessaria alla vita è indispensabile che tutte le strutture un sistema con superficie estremamente ampia e
anatomiche che lo costituiscono siano integrate in un spessore estremamente sottile in un volume ridot-
sistema molto complesso ed organizzato fisicamen- to (circa 5 litri) quale quello del torace. Da un pun-
te in modo del tutto peculiare. L’architettura morfo- to di vista strettamente fisico una struttura di così
funzionale del sistema è infatti caratterizzata da una ampie dimensioni, per lo scarso supporto tissutale
mirabile connessione tra vie aeree e vasi polmonari e che la contraddistingue, tenderebbe a collassarsi
da una adeguata distribuzione di ventilazione e flusso su se stessa e non sarebbe in grado di distribuire
ematico nelle unità elementari di scambio dei gas. in modo efficiente aria e sangue in modo omoge-
La maggior parte delle nozioni che saranno ripor- neo  4. Al contrario, le unità elementari di scambio
tate in questo capitolo derivano dalle acquisizioni dei gas riempiono completamente tutto lo spazio
scientifiche originali sull’argomento descritte in a disposizione nel torace e permettono che sangue
letteratura dall’anatomico svizzero Ewald R. Weibel ed aria siano posti a diretto contatto (Figura 2.1).
e dalla sua scuola negli ultimi cinquanta anni 1 2. Nel Per ottenere questo arrangiamento strutturale è
corso della descrizione delle caratteristiche morfo- necessario analizzare come le vie aeree ed i vasi
funzionali del polmone si esporranno inoltre, in polmonari si distribuiscano perifericamente a co-
breve, le principali alterazioni delle stesse che sono stituire le complesse strutture anatomiche neces-
alla base dei meccanismi fisiopatologici di comuni sarie per lo scambio dei gas e come queste struttu-
condizioni cliniche. re siano rese fisicamente stabili e funzionanti grazie
ad una serie di interazioni morfo-funzionali tipiche
Complessità dell’architettura del polmone dei mammiferi. La complessità di
del polmone questa struttura rende conto di come modeste va-
I circa 200 ml di sangue presente nei capillari dei riazioni della stessa si riflettano in gravi alterazioni
setti alveolari si confrontano con l’aria negli alveoli della funzione polmonare in corso di malattia.
Anatomia funzionale del polmone
15

Figura 2.1. Architettura strutturale del polmone nelle porzioni più periferiche di scambio dei gas. A. Il sangue nei capil-
lari dei setti alveolari viene posto a diretto contatto in strato sottile con l’aria negli alveoli. B. Capillare settale alveolare a
forte ingrandimento. C. Membrana alveolo-capillare costituita dai prolungamenti citoplasmatici dell’epitelio alveolare e
dell’endotelio vascolare con membrane basali fuse. Lo spessore è nettamente inferiore a 2µ e permette un passaggio dei
gas per semplice gradiente di concentrazione (immagini gentilmente concesse da ER Weibel).

Vie aeree di superficie che contraddistinguono le ultime otto


L’aria inalata passa dalla trachea agli alveoli più pe- generazioni di vie aeree deputate allo scambio dei
riferici seguendo un percorso di 23-24 successive gas 2.
diramazioni dicotomiche caratterizzato da un pro- Il progressivo processo di moltiplicazione e rim-
gressivo aumento di numero delle strutture ana- picciolimento delle vie aeree segue le regole della
tomiche deputate al trasporto di aria associato ad geometria frattale 7. Secondo questa teoria quando
una loro progressiva riduzione di dimensioni sia in una superficie deve aumentare molto all’interno di
termini di lunghezza che di diametro. Si passa infat- uno spazio confinato, analogamente a quanto av-
ti da una lunghezza di circa 11 cm con un diame- viene per la superficie di scambio dei gas all’interno
tro di circa 2 cm per la trachea (struttura singola, della gabbia toracica, la stessa si accresce ripiegan-
generazione 0) a una lunghezza di circa 2 mm con dosi su se stessa e occupando con strutture iden-
un diametro di 0,6 mm per i 30.000 bronchioli ter- tiche o simili, ma progressivamente più piccole,
minali (generazione 14-15) e, infine, a un diametro tutto lo spazio a disposizione (Figura 2.3). Questo
medio di circa 0,2 mm per ciascuno dei 300 milioni tipo di organizzazione strutturale deriva dallo svi-
di alveoli (generazione 23-24) che costituiscono un luppo fetale delle vie aeree che, mentre il polmo-
polmone umano  4-6. Nella Figura 2.2 ( ) è eviden- ne aumenta di dimensioni all’interno del torace, si
ziata in modo schematico la successione di gene- suddividono dicotomicamente nel tessuto mesen-
razioni delle vie aeree con la corrispondente varia- chimale della pleura viscerale seguendo un model-
zione strutturale e le caratteristiche di complessità lo frattale di crescita e divisione per formare una
Manuale di fisiopatologia respiratoria
16

Figura 2.3. Ramificazione di strutture simili, ma sempre più piccole, atte ad adattare in uno spazio molto ristretto una
superficie molto ampia secondo il modello di geometria frattale di Mandelbrot (da Weibel ER 2). Nella figura è eviden-
ziato un modello con 11 biforcazioni dicotomiche. Nel polmone umano le biforcazioni sono 23-24. Appare evidente
come strutture cave, con un arrangiamento simile a quelle illustrate, tutte collegate in serie all’aria da un singolo tubo
tendano, in accordo con i gradienti pressori vigenti, a insufflarsi e desufflarsi in modo del tutto omogeneo. In condizioni
fisiologiche, il ciclo di gradienti generati dalle differenze di pressione tra aria ambiente ed alveoli durante gli atti respira-
tori genera l’ingresso e l’uscita dell’aria. Infatti, l’aumento di volume dei polmoni generato dalla contrazione dei muscoli
inspiratori causa, in accordo con la legge di Boyle, una riduzione della pressione alveolare rispetto all’aria ambiente e,
viceversa, l’aumento della pressione alveolare, causato dal ritorno elastico del polmone, genera un gradiente pressorio
alveoli-aria ambiente.

struttura che riempie tutto lo spazio a disposizione bronchi fino alla pleura viscerale e permettono una
con 23-24 generazioni dicotomiche successive  8. distribuzione omogenea delle forze generate dalla
Come risultato di questo sviluppo fetale l’albero contrazione attiva dei muscoli inspiratori e dal pas-
delle vie aeree forma un continuo di vie aeree dalla sivo ritorno elastico espiratorio del polmone.
trachea fino agli alveoli più periferici. Le prime 15 generazioni di vie aeree sono definite
Durante l’inspirazione l’aria inalata che entra in vie aeree conduttive e sono costituite da bronchi
trachea si distribuisce in serie in modo omogeneo e bronchioli che hanno come funzione il trasporto
in tutte le vie aeree successive e, analogamente, dell’aria in periferia. Le 8 generazioni successive ai
durante l’espirazione l’aria altrettanto omogene- bronchioli terminali presentano progressivamen-
amente esce da tutte le vie aeree per raggiungere te nella loro parete un numero sempre maggiore
la trachea. In questo processo dinamico hanno un di alveoli fino a perdere una parete vera e propria
ruolo essenziale e determinante le fibre connetti- e diventare dotti alveolari nei quali, come in stanze
vali che, come vedremo successivamente, pervado- in un corridoio, si aprono gli spazi alveolari (Figu-
no in modo continuo tutte le vie aeree dai grossi ra 2.2 – ). La porzione delle vie aeree distali rispet-
Anatomia funzionale del polmone
17

to al bronchiolo terminale è definita acino. L’acino acinare il tono bronchiale e anche quello vascolare
è l’unità funzionale del polmone in quanto tutti gli sono sotto il controllo locale della pressione parziale
scambi gassosi avvengono a questo livello. dei gas che, in tal modo, possono modulare ed adat-
L’acino oltre ad essere l’unità funzionale del pol- tare a seconda delle necessità regionali di scambio
mone, ne costituisce anche l’unità anatomica in dei gas la relativa apertura di piccoli vasi e vie aeree
quanto a ciascun acino l’aria arriva attraverso lo periferiche.
stesso bronchiolo e il sangue dalla stessa arteriola. Le cellule di rivestimento delle vie aeree possiedo-
Infine l’acino è anche l’unità topografica del pol- no caratteristiche completamente diverse nelle vie
mone. Infatti, ciascun acino ha una dimensione di aeree conduttive e in quelle deputate allo scam-
circa 0,8-1 cm e, pertanto, è visibile nelle indagini bio dei gas. In generale si assiste ad un progressivo
radiografiche. Il termine “opacità acinari” è utiliz- appiattimento delle cellule di rivestimento man
zato in radiologia convenzionale per descrivere mano che le vie aeree si riducono di dimensioni in
reperti compatibili con riempimento di spazi aerei accordo con la progressiva riduzione di muscola-
periferici con liquidi e cellule. Nella terminologia tura, strutture di sostegno e ghiandole mucipare
descrittiva della tomografia assiale computerizzata sottomucose. Lo schema della Figura  2.4 ( ) di-
è divenuto di comune impiego il termine “opaci- mostra in modo molto sintetico la transizione da
tà ad albero in fiore”. Questa espressione che de- vie aeree conduttive con epitelio cilindrico ciliato,
scrive molto adeguatamente l’aspetto anatomico ghiandole sottomucose, cartilagini e muscolatura
degli acini polmonari è utilizzata per descrivere liscia, a vie aeree con parete sempre più sottile, pri-
alterazioni delle vie aeree periferiche compatibili, va di ghiandole e cartilagine, e rivestita da cellule
in genere, con infezioni polmonari che causano un cuboidali. Infine, negli spazi alveolari l’epitelio di
riempimento degli acini con essudato di tipo in- rivestimento è costituito essenzialmente da pneu-
fiammatorio. mociti di I tipo 9.
La suddivisione in vie aeree conduttive e vie aeree Gli pneumociti di I tipo sono cellule completamen-
deputate allo scambio dei gas sottende anche no- te differenziate nella funzione di rivestimento delle
tevoli differenze non solo per dimensioni e funzio- pareti alveolari. Hanno un nucleo piccolo e un ci-
ne, ma anche per struttura anatomica della parete toplasma molto sviluppato che si estende a rico-
e diversità sia delle cellule che della fase liquida che prire una superficie molto ampia. È stato calcolato
ne rivestono il lume. Queste diversità conferiscono che la superficie media degli alveoli nell’uomo sia
alle varie porzioni delle vie aeree ulteriori specifi- all’incirca 130 m2 e che sulla parete di ciascun alve-
che funzioni oltre alla conduzione o lo scambio dei olo si possano individuare una media di 40 pneu-
gas 9. mociti di primo tipo e 77 pneumociti di II tipo  10.
Le vie aeree conduttive dalla trachea fino alla quat- Gli pneumociti di I tipo, pur essendo in numero ri-
tordicesima-quindicesima generazione hanno pareti dotto rispetto agli pneumociti di tipo II, coprono il
rinforzate da strutture cartilaginee che si riducono 95% della superficie dell’alveolo. Ciascun pneumo-
di quantità e spessore di generazione in generazione cita di I tipo riveste una superficie di circa 5.100 µ2.
fino a scomparire del tutto a livello dei bronchioli Le estensioni citoplasmatiche degli pneumociti di
terminali. Il ridotto sostegno parietale delle vie ae- I tipo avvolgono i capillari alveolari su ambedue i
ree più periferiche le rende più facilmente ostruibili versanti del setto (Figura 2.5 – ). Questo tipo di
(collasso, atelettasia) o espandibili (bronchioloecta- estensione citoplasmatica che contribuisce alla sta-
sie) nel corso di condizioni patologiche che causino, bilizzazione del setto è una caratteristica peculiare
rispettivamente, riempimento con liquido o cellule degli pneumociti di I tipo. Questo arrangiamento
o fenomeni degenerativi di trazione. Le vie aeree del citoplasma descritto per la prima volta da Wei-
conduttive sono, inoltre, circondate da tessuto mu- bel nel 1971 11 causa la perdita della cosiddetta po-
scolare innervato dal sistema vagale che regolando larità cellulare apico-basale.
il tono bronchiale ne determina il diametro e, con- La polarità della cellula è un prerequisito per la di-
seguentemente, il flusso aereo. Al contrario, a livello visione mitotica. Per tale motivo gli pneumociti di I
Manuale di fisiopatologia respiratoria
18

tipo non sono in grado di replicarsi e quando vanno con ripetute infezioni polmonari e formazione di
incontro a eventi lesivi sono sostituiti dalla differen- bronchiettasie.
ziazione degli pneumociti di II tipo che li sostituisco- Nelle regioni di passaggio tra vie aeree conduttive
no nella loro funzione di rivestimento dei setti alve- e vie aeree acinari (zona di transizione) il muco che
olari. Gli pneumociti di I tipo hanno giunzioni inter- ricopre le vie aeree viene sostituito dal surfattante
cellulari che sigillano in modo molto efficiente gli alveolare prodotto dagli pneumociti di II tipo. Se
spazi alveolari dall’interstizio (Figura 2.5 – ). Que- nelle vie aeree conduttive il meccanismo di difesa
sto tipo di chiusura interepiteliale, molto meno lassa dagli agenti esterni è essenzialmente fisico e costi-
delle giunzioni interendoteliali dei capillari, protegge tuito dalla clearance muco-ciliare, nelle vie aeree
gli alveoli dall’invasione del liquido interstiziale in deputate allo scambio dei gas il meccanismo è es-
eccesso che fuoriesce dai capillari nelle fasi iniziali senzialmente cellulare e costituito dalla funzione
di accumulo dell’edema polmonare idrostatico (car- dei macrofagi alveolari.
diogeno). Al contrario, in corso di edema polmona- In relazione a questa funzione dei macrofagi si può
re lesionale (ARDS) gli pneumociti di I tipo vanno spiegare il marcato aumento dei macrofagi riscon-
incontro, come tutte le altre strutture cellulari, ad trabile in corso di lavaggio bronco-alveolare nei
importanti eventi lesivi che ne compromettono la soggetti fumatori rispetto ai non fumatori. L’ecces-
funzione di barriera protettiva degli alveoli. Nelle so di macrofagi che invadono i bronchioli terminali
fasi di riparazione delle strutture alveolari, quando è il meccanismo alla base della bronchiolite respi-
gli pneumociti di II tipo tendono a ripristinare l’in- ratoria-malattia interstiziale polmonare (RB-ILD)
tegrità della parete alveolare, si ha un ispessimento nella quale alla tomografia assiale computerizzata
della membrana alveolo-capillare per lo scambio dei si rilevano micronodulazioni diffuse a livello cen-
gas a causa del maggiore spessore degli pneumociti trolobulare. L’eccesso di macrofagi negli spazi al-
di II tipo rispetto a quelli di I tipo nelle fasi iniziali di veolari è il meccanismo alla base della polmonite
differenziazione. Questo fenomeno è alla base della interstiziale desquamativa (DIP) nella quale alla
osservazione di una riduzione della capacità di dif- tomografia assiale computerizzata si rilevano am-
fusione che persiste abbastanza a lungo nei pazienti pie zone di parenchima polmonare diffusamente
che sono in fase di guarigione dopo un evento clini- interessate da omogeneo incremento di densità a
co di edema polmonare lesionale. vetro smerigliato.
Sia le vie aree conduttive che le vie aeree acinari La suddivisione in vie aeree conduttive e vie ae-
sono costantemente e completamente ricoperte ree deputate allo scambio dei gas è di particolare
da liquido. Le cellule cilindriche ciliate spostano rilevanza per la valutazione clinica e la fenotipiz-
costantemente e ritmicamente verso le vie aeree zazione della BPCO. È infatti noto come il mecca-
superiori il muco che le ricopre prodotto dal- nismo fisiopatologico alla base dell’ostruzione del
le cellule mucipare superficiali e dalle ghiandole flusso aereo espiratorio sia dovuto alle alterazioni
sottomucose. La clearance muco-ciliare è un im- infiammatorie e al rimodellamento delle vie aeree
portante meccanismo di difesa nei confronti di conduttive nella BPCO con prevalente fenotipo
agenti esterni infettivi o di allergeni che vengono bronchitico. Al contrario, l’ostruzione è soprattut-
intrappolati nel muco e rimossi dal movimento to causata da fenomeni distruttivi del parenchima
ciliare. La clearance muco-ciliare può alterarsi polmonare più periferico nella BPCO con prevalen-
in tutte le condizioni patologiche a carico del- te fenotipo enfisematoso 11 12.
le vie aeree conduttive, quali bronchite cronica,
infezioni polmonari gravi, bronchiettasie. L’espo- Vasi polmonari
sizione al fumo di sigaretta riduce il movimento Come evidenziato in precedenza, per un efficiente
delle ciglia. Le condizioni più gravi di alterazione scambio dei gas tra aria ambiente e sangue, l’aria
del meccanismo si riscontrano nella discinesia ci- che è fornita alle unità di scambio dei gas più pe-
liare primitiva, nota anche come sindrome dalle riferiche deve essere posta a diretto contatto con
ciglia immobili, che si manifesta già nell’infanzia il sangue dei capillari polmonari. Il passaggio tra
Anatomia funzionale del polmone
19

arterie polmonari che trasportano sangue venoso radiologico questa capacità di adattamento della
e vene polmonari che trasportano sangue arte- circolazione polmonare può essere rilevata dall’os-
rializzato è effettuato attraverso un’ampia rete di servazione di un aumento delle dimensioni dei vasi
ramificazioni capillari che si inseriscono nei setti per le regioni superiori dei polmoni che assumono
alveolari. Questo tipo di organizzazione alveolo- dimensioni simili a quelli delle regioni inferiori.
capillare si viene a formare nelle prime fasi della La perdita del gradiente gravitazionale si può os-
vita embrionale. Le ramificazioni delle vie aeree servare anche in corso di cardiopatie sinistre cro-
nel mesenchima si sviluppano progressivamente in niche 13. In queste condizioni l’aumento della pres-
stretta associazione con le ramificazioni delle arte- sione atriale sinistra si riflette in modo retrogrado
rie polmonari. A livello acinare il singolo bronchio- sui vasi polmonari causando fibrosi intimale ed
lo terminale e la singola arteriola polmonare che ipertrofia della media muscolare. Questo tipo di al-
distribuiscono aria e sangue alle strutture acinari di terazioni anatomiche tende a svilupparsi maggior-
scambio si ramificano ulteriormente nelle ultime mente nei vasi delle regioni inferiori dei polmoni
8 generazioni ed i vasi formano una densa rete di sui quali all’effetto dell’aumento della pressione nel
capillari (Figure 2.1 e 2.5 – ) settali alveolari che cuore sinistro si somma il gradiente pressorio gra-
drenano nelle venule che raccolgono il sangue re- vitazionale. Da ciò risulta un più marcato aumento
fluo da acini adiacenti. delle resistenze vascolari polmonari nelle regioni
La diversa distribuzione anatomica delle vene e inferiori dei polmoni con conseguente redistribu-
delle arterie deriva dal loro diverso sviluppo em- zione del flusso in senso base-apice. Questa con-
brionale. Infatti, le vene, contrariamente alle vie dizione fisiopatologica può estrinsecarsi in un in-
aeree ed alle arterie che si addentrano insieme nel cremento dimensionale dei vasi per i lobi superiori
mesenchima, si sviluppano negli ampi spazi inter- noto come reperto radiologico di vasi polmonari a
stiziali mesenchimali residui. Come conseguenza “corna di cervo”.
nel polmone adulto le arterie si ramificano nelle La plasticità di risposta della circolazione polmona-
porzioni centrali dell’acino mentre le vene polmo- re alle più diverse condizioni patologiche si eviden-
nari decorrono negli spazi connettivali che separa- zia in modo particolare nell’embolia polmonare nel
no acini, lobuli e segmenti per raggiungere il cuore corso della quale raramente tendono a svilupparsi
sinistro attraverso tronchi venosi che raccolgono condizioni di grave ipertensione polmonare e cuo-
come affluenti i vasi venosi di minori dimensioni. re polmonare acuto grazie alla diversione del flusso
Questo tipo di confluenza di vasi venosi di dimen- di sangue nelle regioni non interessate dal proces-
sioni diverse è completamente diverso dalla bifor- so di embolizzazione. Il risultante shunt è alla base
cazione dicotomica in vasi di uguali dimensioni delle condizioni di ipossiemia rilevabili in corso di
tipica della circolazione arteriosa polmonare. embolia polmonare che sono più in relazione con
La circolazione arteriosa polmonare è, come è noto, l’estensione delle regioni iperperfuse, e quindi a
un sistema circolatorio a bassa pressione e bassa re- basso rapporto ventilazione/perfusione, che con
sistenza e, contrariamente alla circolazione di altri l’entità dell’ostruzione vascolare  14. La sincope e la
organi, si distribuisce nel parenchima polmonare morte improvvisa conseguenti a cuore polmonare
secondo un gradiente gravitazionale. Queste pecu- acuto si riscontrano soltanto quando il processo
liari condizioni anatomo-fisiologiche sono alla base embolico interessa i vasi polmonari centrali con
di note osservazioni cliniche in condizioni patolo- mancato improvviso afflusso di sangue nella circo-
giche di comune riscontro. Nei pazienti nei quali si lazione polmonare.
ha un’ampia riduzione della superficie circolatoria Il cuore polmonare cronico secondario a iperten-
polmonare, come, ad esempio, può avvenire in se- sione polmonare è frequentemente riscontrabile
guito a pneumonectomia, non si assiste a un au- nei pazienti con BPCO nei quali prevalgono le al-
mento della pressione arteriosa polmonare per la terazioni delle vie aeree conduttive con processi
capacità della circolazione residua di accomodare flogistici che si propagano dai bronchioli ai piccoli
tutta la portata cardiaca nei vasi reclutati. A livello vasi adiacenti con conseguente fibrosi perivascola-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
20

re 15. L’ipertrofia della media e la fibrosi dell’intima, nettivo della pleura viscerale che si approfondiscono
lesioni patologiche caratteristiche del cuore pol- in modo centripeto nel polmone lungo i setti inter-
monare cronico nella BPCO, non sono riscontrabili lobulari. Infine, le fibre settali alveolari decorrono
nelle arteriole localizzate nelle regioni polmonari per tutta la lunghezza del setto alveolare e costitui-
nelle quali prevale la distruzione enfisematosa degli scono l’anello di congiunzione tra fibre assiali e fibre
acini polmonari 15. Lo sviluppo di cuore polmonare periferiche. Durante l’inspirazione l’espansione della
cronico nei pazienti con predominante enfisema è superficie pleurica trasmette la forza generata dai
notoriamente un reperto meno comune e, di soli- muscoli della gabbia toracica sulle fibre settali alveo-
to terminale a causa di distruzione estremamente lari e per continuità su quelle assiali per mezzo delle
massiva dei vasi settali alveolari 16. fibre periferiche. L’ancoraggio centrale dato dalle fi-
bre assiali permette l’espansione omogenea di tutte
Fattori di stabilizzazione delle pareti le unità alveolari e lo stiramento delle fibre settali
dei setti alveolari con il conseguente allungamento dei setti alveolari
La precedente descrizione delle particolari carat- che, a sua volta, spinge i capillari verso l’aria alveola-
teristiche delle vie aeree e dei vasi polmonari non re facilitando lo scambio gassoso. L’importanza del
è esauriente per spiegare compiutamente come il mantenimento della continuità del sistema di fibre
disegno anatomico del polmone sia compatibile connettivali del polmone è messa in evidenza dal-
con la funzione respiratoria. Infatti, è necessario le alterazioni funzionali che si realizzano in corso di
considerare come i 130 m2 di superficie di scambio enfisema.
dei gas possano mantenersi operativi in uno spazio La presenza dello scheletro fibroso non sarebbe co-
aereo di 5 litri avendo a disposizione un supporto munque di per sé sufficiente come supporto per
tessutale del peso di soltanto 300 grammi. Inoltre, mantenere gli spazi alveolari aperti e funzionanti 4.
questo tessuto dal disegno anatomico così sofisti- La forte tensione superficiale all’interfaccia aria
cato distribuisce in modo omogeneo aria e sangue tessuto di strutture con breve raggio di curvatura
su una superficie soggetta a forze di tensione su- come gli alveoli ne causerebbe la chiusura se la ten-
perficiale e permette adattamenti funzionali per sione superficiale non venisse controllata dall’azio-
esigenze energetiche a riposo o durante attività ne modulante esercitata dal surfattante alveolare
fisica. La funzione polmonare è resa possibile dal- prodotto dagli pneumociti di tipo II.
la stabilizzazione delle pareti dei setti alveolari per Il surfattante ricopre completamente gli spazi al-
mezzo dell’interazione tra diversi fattori che rego- veolari rendendone liscia e omogenea la superfi-
lano la distribuzione omogenea delle forze duran- cie. Il liquido si dispone in strato sottile sulle pa-
te gli atti respiratori e che mantengono gli alveoli reti dei capillari che sporgono nell’aria alveolare e
perfusi di sangue ed esposti alla ventilazione aerea. riempie gli spazi tra capillare e capillare. Le mole-
Il supporto strutturale e la distribuzione omogenea cole delle catene fosfolipidiche che compongono
delle forze in azione durante il ciclo respiratorio il surfattante tendono a esercitare una pressione
sono assicurate dalla presenza di fibre connettivali positiva quando sono compresse come sulle su-
che pervadono tutto il tessuto polmonare costi- perfici dei capillari e spingono quindi la parete
tuendo il cosiddetto “scheletro fibroso” del polmo- alveolare verso l’esterno. Al contrario, quando le
ne  4 (Figura 2.6 – ). Lo scheletro fibroso del pol- molecole del surfattante non sono compresse,
mone è costituito da tre tipi di fibre interconnesse come negli spazi intercapillari, esercitano una
che vanno a costituire un sistema continuo: fibre pressione negativa e attraggono la parete del ca-
assiali, fibre periferiche e fibre settali alveolari. Le fi- pillare verso l’interno. Questa modulazione della
bre assiali si dipartono dalle grosse vie aeree ilari e, tensione superficiale alveolare per mezzo del sur-
seguendo in modo centrifugo tutte le diramazioni fattante permette di mantenere gli alveoli aper-
delle vie aeree, raggiungono i dotti alveolari sui quali ti contrariamente a quanto sarebbe prevedibile
costituiscono il bordo libero delle aperture degli al- dalla semplice applicazione delle forze fisiche in
veoli. Le fibre periferiche sono emanazioni del con- azione.
Anatomia funzionale del polmone
21

L’importanza della funzione del surfattante alveo- pareti alveolari a causa di edema alveolare com-
lare è resa evidente dalle condizioni nelle quali la porta la chiusura degli alveoli.
funzione dello stesso non è presente o viene meno. Ulteriore stabilità alle pareti alveolari è assicura-
L’assenza di azione del surfattante, come avviene ta dal sostegno generato dal mantenimento della
per mancata produzione nei neonati prematuri, pressione idrostatica positiva trasmessa dal cuore
causa un collasso polmonare da mancata apertura ai capillari che avvolgono l’alveolo.
degli alveoli per il quale si rende necessario inter- L’azione simultanea e concomitante delle forze fi-
vento con ventilazione meccanica ed instillazione siche che agiscono per la stabilizzazione delle pa-
di surfattante artificiale. La perdita di funzione del reti settali alveolari è schematizzata nella Figura
surfattante per allontanamento dello stesso dalle 2.7 ( ).

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22

3 Introduzione alla spirometria

Erika Zanardi, Roberta Poggi*


con la collaborazione di Andrea Rossi**
ULSS 20, Verona; * AOUI di Verona, Verona; ** Università di Verona

Per funzione respiratoria si intende “il complesso e SaHbO2 è importante ricordare l’effetto Bohr, per
dei vari processi organici che determinano l’assor- cui, a parità di PaO2, il pH acido sposta la curva verso
bimento e l’utilizzazione endocellulare di ossige- destra, mente il pH alcalino la sposta verso sinistra.
no con conseguente produzione e smaltimento Come conseguenza l’Hb accoglie e trattiene bene
di anidride carbonica”  1. Il trasporto dell’ossigeno l’O2 in ambiente alcalino, mentre cede più facilmen-
dall’atmosfera ai tessuti non coinvolge solo il siste- te O2 in ambiente acido. Pertanto, l’HbO2 è facilitata
ma respiratorio, ma anche quello cardiovascolare, nel cedere O2 nell’ambiente tissutale dove il pH è più
ematico e metabolico  2. In un soggetto normale, basso per la contemporanea presenza di CO2. Anche
che ventila tranquillamente a livello del mare, il l’aumento di temperatura sposta la curva a destra
consumo medio di O2 (V̇O2) è stimato in 250 ml/m, diminuendo l’affinità dell’Hb per l’ossigeno e favo-
con ovvie variazioni in rapporto alle dimensioni rendo l’ossigenazione dei tessuti.
corporee. Il metabolismo porta alla produzione La CO2 è trasportata in parte disciolta (0,067 ml/dl/
di CO2 (V̇CO2), stimata anche questa mediamen- mmHg) ancora secondo la legge di Henry, e in par-
te nelle stesse condizioni, in 200 ml/m. Il rapporto te come bicarbonato secondo la formula:
V̇O2/V̇CO2 è definito quoziente respiratorio. Il tra-
sporto dell’ossigeno avviene secondo l’equazione: CO2 + H2O = H2CO3 = H++HCO3-

TO2 = CO x [(1,39xHbxSO2%) + 0,003 PO2] La CO2 è trasportata anche dall’Hb. La deossige-


nazione del sangue aumenta la capacità dell’Hb di
in cui, TO2 è il trasporto di ossigeno, CO è la gittata caricare CO2. Questo fenomeno è noto come effet-
cardiaca mediamente 5L/m, 1,39 (ma si trova anche to Haldane ed è molto importante nella clinica in
1,36 o 1,34) sono i ml di O2 contenuti in ogni gr di quanto è uno dei fattori che spiega l’ipercapnia in
Hb (emoglobina) saturata (SaHbO2%); 0,003 (ml) la corso di somministrazione di aria arricchita in O2.
quantità di ossigeno disciolto nel plasma per ogni Dividendo schematicamente la respirazione in 5
mmHg di PO2. Per ogni 100 ml di sangue con una fasi (ventilatoria, diffusoria, circolatoria, emato-tis-
PaO2 di 100 mmHg, 0,3 ml di O2 sono quindi disciol- sutale, tissutale), le due prime si attuano nell’appa-
ti nel sangue in base alla legge di Henry  3 4. È chiaro rato respiratorio e sono oggetto dello studio della
quindi che il trasporto di ossigeno diminuisce con la funzione respiratoria nei laboratori/servizi/centri
diminuzione della gittata cardiaca, dell’Emoglobina di fisiopatologia respiratoria. Il primo approccio
(Hb) e della quantità di Emoglobina realmente satu- allo studio della fase ventilatoria è la spirometria.
rata (HbO2). Infatti l’Hb è di gran lunga il principale Questo breve capitolo contiene nozioni e concetti
mezzo di trasporto dell’ossigeno nel sangue. Tra i che si trovano anche in altre parti del volume. Il suo
diversi fattori che influenzano la relazione tra PaO2 scopo è di introdurre il lettore alla “fisiopatologia
Introduzione alla spirometria
23

respiratoria” partendo dall’indagine più largamen- Forzata (FVC), il Volume Espiratorio Massimo
te utilizzata: la spirometria. nel primo secondo di una espirazione forzata
(VEMS = FEV1), il rapporto FEV1/VC noto anche
Spirometria come “indice di Tiffenau”  6 e il rapporto FEV1/
L’apparato respiratorio è semplice da studiare per FVC, noto anche come “american Tiffenau”. La
due principali motivi. I polmoni sono pieni di aria VC (e la FVC) è la somma del volume corrente
e danno quindi immagini radiologiche tradizio- (Vt), Volume di Riserva Inspiratoria (IRV), Volu-
nalmente semplici da ottenere e molto interes- me di Riserva Espiratoria (ERV). Recentemente è
santi da esaminare e successivamente interpre- diventato comune misurare la Capacità Inspira-
tare. Pertanto, la radiografia standard del torace toria (IC), cioè la somma di Vt e IRV, come indice
(nelle due classiche proiezioni, in espirio e inspiro indiretto di iperinflazione polmonare. Si definisce
etc.) è la prima indagine di fronte ad un quesito VC inspiratoria il valore ottenuto con una inspi-
diagnostico. Inoltre, vi è una comunicazione tra razione profonda che parte dal punto di massi-
interno ed esterno attraverso le vie aeree che ter- ma espirazione e VC espiratoria il valore ottenuto
minano in un’apertura più facilmente accessibile dall’espirazione completa a partire dal punto di
di altre. Questa accessibilità consente di misurare massima inspirazione.
l’aria che dall’ambiente entra nei polmoni e vice- Il valore della VC è determinato, in alto, a) dalla
versa. La misura di questa quantità di aria è defini- forza di retrazione elastica del sistema respirato-
ta spirometria. Purtroppo si sente talvolta “misu- rio, maggiormente del polmone, ma talvolta an-
rare la spirometria”, come si dice “bella calligrafia” che del torace, come nel caso di gravi cifoscoliosi
e “sul piano etico e morale”. e obesità; b) dalle proprietà forza-lunghezza dei
Quindi la spirometria è la misura dei volumi pol- muscoli inspiratori. Tanto maggiore è la forza di
monari  5. Questi sono tradizionalmente classifica- retrazione elastica, tanto minore sarà l’espansione
ti in “statici” se la misura è ottenuta con manovre del polmone e quindi la VC. Contraendosi i mu-
lente, “dinamici” se la misura è ottenuta con ma- scoli inspiratori si accorciano e quindi perdono
novre di inspirazione ed espirazione forzate. Ul- forza fino al punto di riuscire solo a controbilan-
teriormente, i volumi polmonari sono classificati ciare la forza di retrazione elastica respiratoria.
come “mobilizzabili” se la misura avviene con tec- Ovviamente, muscoli inspiratori deboli raggiun-
niche dirette, “non mobilizzabili” se la misura av- gono questo bilanciamento prima e la VC risulta
viene con tecniche indirette, come la diluizione di ridotta.
gas inerti o l’applicazione della legge di Boyle sulla
Il valore della VC in basso è determinato a) dalla
compressione dei gas.
forza di retrazione elastica della parete toracica,
Nella pratica clinica, la misura dei volumi polmo-
b) dalla proprietà forza-lunghezza dei musco-
nari viene definita “spirometria semplice” se misura
li addominali (i principali muscoli espiratori),
solo i volumi polmonari mobilizzabili, statici e di-
c)  dalla capacità del soggetto di mantenere l’e-
namici; “spirometria globale” se oltre a quelli mobi-
spirazione prolungata nel tempo, d) dalla chiu-
lizzabili misura anche i volumi non mobilizzabili. La
somma dei volumi polmonari misurati consente il sura delle piccole vie aeree. La chiusura delle
calcolo delle Capacità Polmonari. piccole vie aeree a bassi volumi polmonari, nelle
zone dipendenti del polmone è un fenomeno fi-
siologico. Il volume cui questa chiusura avviene
Spirometria semplice è definito “volume di chiusura, CV”b. Nel sogget-
La spirometria semplice misura, generalmente,
to normale giovane il fenomeno inizia nell’ulti-
la Capacità Vitale lenta (VCa), la Capacità Vitale
mo 15-10% della VC espiratoria. Con l’età il CV
aumenta, intrappolando una quantità sempre
a
In tutto il volume si usano simboli a volte non corrispon-
denti alle vere iniziali. È necessario consultare l’elenco delle
abbreviazioni all’inizio del volume. b
Vedi capitolo apposito in questo volume.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
24

maggiore di aria negli spazi aerei delle zone di- discrepanza tra un tempo troppo lungo per un’e-
pendenti e quindi riducendo la quantità di gas spirazione completa ed il tempo breve disponibile
mobilizzabile. tra due successivi sforzi inspiratori. Quando FRC
aumenta, si parla di iperinsufflazione polmonare
Spirometria globale statica se FRC = Vr o di iperinsufflazione polmo-
La spirometria globale misura, oltre ai volumi pol- nare dinamica se FRC > Vrc 9.
monari mobilizzabili, la Capacità Funzionale Resi-
dua (FRC) per poter poi calcolare il Volume Resi- Misurare la FRC e la TLC
duo (RV) e la Capacità Polmonare Totale (TLC). Il Come scritto in precedenza, la quantità di aria che
RV è l’unico volume realmente non mobilizzabile e rimane all’interno del polmone al termine di un’e-
viene calcolato secondo la formula: spirazione normale (FRC) o forzata (RV) non può
essere misurata direttamente come si misurano i
RV = FRC - ERV volumi mobilizzabili, ma richiede un approccio lie-
vemente più complesso.
La TLC viene calcolata secondo la formula: Per quelle misure si possono utilizzare tecniche che
impiegano la diluizione di un gas inerte (elio: He o
TLC = RV + VC azoto: N2) che non partecipa allo scambio gassoso,
oppure può essere misurata la quantità di aria con-
Secondo alcuni  7, la IC non dovrebbe essere calco- tenuta all’interno del torace, mediante la tecnica
lata dalla formula: pletismografica. La differenza essenziale tra le due
metodiche è che mentre con la prima si misura il
IC = Vt + IRV volume del gas delle zone del polmone diretta-
mente e facilmente raggiungibili dalla ventilazione,
ma dalla formula: nella seconda si determina attraverso l’applicazio-
ne della legge di Boyle (PxV = k) il volume di tutta
IC = TLC - FRC l’aria contenuta nel torace 10.

Pertanto il calcolo della IC dovrebbe far parte dei Tecniche della diluizione dei gas
risultati ottenuti dalla spirometria globale. Tutta- L’azoto (N2) è il gas incolore, insapore ed iner-
via, anche il valore ottenuto dalla spirometria sem- te maggiormente presente nell’aria, costituisce
plice può essere utile nella pratica clinica. circa l’80% dell’atmosfera terrestre, viene quindi
La misura della FRC può avvenire con il metodo inalato durante la ventilazione. La tecnica si basa
della diluizione dell’elio, con il metodo del washout sul principio che, conoscendo la concentrazione
dell’Azoto (N2), con la tecnica pletismografica. Que- di azoto presente all’interno dei polmoni, se ne
ste tecniche non sono intercambiabili ed i controlli può quindi ricavare il volume. Facendo inspirare
andrebbero eseguiti sempre con la stessa tecnica. a un individuo O2 al 100%, si consente un pro-
Il principale determinante della FRC è il volume di gressivo lavaggio dell’N2 contenuto nel polmone.
equilibrio elastico dell’apparato respiratorio (Vr). Raccogliendo l’aria espirata in uno spirometro
La FRC è definita come la quantità di aria che ri- con un volume d’aria noto, al termine della di-
mane nei polmoni e nelle vie aeree alla fine di una luizione tutto l’azoto presente prima nei polmo-
espirazione corrente  8. In condizioni normali, in ni si troverà successivamente nello spirometro.
soggetti sani: FRC = Vr. Tuttavia in condizioni sia Generalmente il tempo necessario per “elimina-
fisiologiche, come l’esercizio fisico o l’iperventila- re” l’N2 è di circa 7 minuti, ma l’esame può es-
zione da ansia, e in condizioni patologiche, come
le malattie ostruttive delle vie aeree, si può creare
una condizione in cui FRC < Vr, per l’attivazione c
Vedi capitolo su lavoro meccanico ventilatorio e PEEP in-
dei muscoli espiratori, o FRC  >  Vr, a causa della trinseca in questo volume.
Introduzione alla spirometria
25

sere protratto fino a quando la concentrazione è inversamente proporzionale alla sua pressione, o
di azoto nell’aria espirata scende all’1%. In tale in altri termini il prodotto della pressione di un gas
metodica va tenuto in considerazione che una per il volume da esso occupato è una costante, a
quantità di azoto passa attraverso la membrana parità di temperatura:
alveolo-capillare al circolo polmonare (circa 40
ml/min) 11 12. P x V = kd
L’elio (He) è anch’esso un gas inodore, incolore e in-
sapore. Tra le varie applicazioni, viene utilizzato in Ciò vuol anche dire che se il gas viene sottopo-
miscele con l’ossigeno per riempire apparati respi- sto a variazioni di pressione (ΔP), il suo volume si
ratori ad alta pressione (es: bombole) per immer- modifica in modo determinato (ΔV). Applicando
sioni profonde o nei sommergibili, o per gonfiare questa legge, la tecnica pletismografica consente
palloni aerostatici. La tecnica prevede l’utilizzo di di mettere in relazione la variazione di pressione
un circuito chiuso, all’interno dello spirometro, con di una cabina chiusa ermeticamente, in cui il sog-
volume d’aria noto in cui è presente una determi- getto seduto respira attraverso un boccaglio, con
nata concentrazione di He. Se questo volume d’aria le variazioni del volume d’aria presente nei suoi
viene fatto respirare, la concentrazione dell’elio nel- polmoni.
lo spirometro si riduce progressivamente, in quan- Il soggetto seduto all’interno della cabina chiusa,
to si diluisce all’interno dei polmoni. L’equilibrio viene invitato a compiere dei respiri rapidi e su-
tra i 2 sistemi (spirometro/polmone) si raggiunge perficiali (il cosiddetto panting a una frequenza
quando la concentrazione di He nello spirometro < 1 Hz). Durante questa fase vengono determina-
non varia per almeno 2 minuti. Se l’esame viene te le variazione di pressione secondarie alla ven-
eseguito al termine di una espirazione normale, la tilazione; durante la fase inspiratoria il soggetto
FRC si può quindi calcolare con la seguente formu- aumentando il volume d’aria presente nei polmo-
la: ni determina l’incremento della pressione nella
cabina, viceversa avviene durante la fase espirato-
FRC = [(He1-He2) x V]/ He2 ria. Durante il panting, si chiude il boccaglio attra-
verso il quale il soggetto respira, tramite un ottu-
dove He1 è la concentrazione di elio all’inizio della ratore; il soggetto deve proseguire la ventilazione
prova, He2 è la concentrazione del gas al termine senza staccarsi dal boccaglio ed evitando di gon-
della prova, V è il volume d’aria noto contenuto fiare le guancie (tramite l’utilizzo delle mani), fino
nello spirometro. In pazienti con disomogeneità a quando, dopo qualche secondo, la valvola si ria-
nelle costanti di tempo, l’equilibrio può richiedere pre. Durante la manovra si registrano in continuo
> 20 min. È importante tener presente questa pos- le variazioni della pressione della cabina (∆Pbox)
sibile lunghezza dell’esame nella programmazione e la pressione alla bocca (∆Pao), che, al momen-
dei pazienti, per non cercare “scorciatoie” e quindi to della chiusura dell’otturatore, non essendoci
errori di sottostima della FRC. Il volume residuo flusso d’aria, è uguale in tutto l’apparato respira-
(RV) deriva dalla formula: torio. Dalle variazioni di pressioni si possono così
ricavare le variazioni di volume, determinando la
RV = FRC – ERV 7 13 quantità d’aria presente nel torace alla chiusura
del boccaglio. Questa è definita ITGVe (ossia vo-
Tecnica pletismografica lume di gas intratoracico) e corrisponde alla FRC.
Il pletismografo corporeo per la misura del gas in-
tratoracico e poi delle resistenze delle vie aeree, fu
introdotto negli anni 50 in una serie di pubblica- d
Una relazione con prodotto costante è anche PaCO2 x
zioni ormai classiche  10 14. La tecnica pletismografi- A = K. La relazione tra le due grandezze è inversa, ma
ca si basa sulla legge di Boyle-Mariotte, secondo la non lineare.
quale, a temperatura costante, il volume di un gas e
Intrathoracic gas volume.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
26

ITGV = Pbox x ∆Pbox/∆Pao di anche per esempio le bolle d’aria che possono
essere compresse o decompresse, seppur non par-
dove Pbox è la pressione nella cabina che può esse- tecipando agli scambi gassosi in quanto non venti-
re assunta uguale alla Pb 14. late, sono comprese. Confrontando quindi quanto
ottenuto con le due tecniche, la differenza tra ITGV
Confronto tra le tecniche e FRC misurata con le tecniche di diluizione dei
Le tecniche della diluizione dei gas richiedono gas, consente di stimare il cosiddetto volume d’a-
più tempo, soprattutto nel paziente con malattie ria “intrappolato” nel torace. Nella pratica clinica,
ostruttive croniche. Il calcolo della FRC attraverso è stato documentato che nei soggetti con patolo-
l’N2 è molto sensibile agli errori. Viceversa la pleti- gia ostruttiva i metodi con la diluizione forniscono
smografia, seppur costituisca una tecnica più ve- valori inferiori rispetto a quelli pletismografici, e la
loce, presenta limitazioni intrinseche alla cabina differenza è tanto maggiore quanto maggiore è il
stessa essendo questa difficilmente affrontabile da grado di ostruzione, cioè la disomogeneità regiona-
pazienti claustrofobici o comunque da chi non è in le delle costanti di tempo  15-19. Tuttavia un recente
grado di entrarvi o permanere autonomamente al lavoro di O’Donnell e collaboratorif  17, in pazienti
suo interno. Inoltre è fondamentale raggiungere un con grave ostruzione, ha dimostrato che la misu-
equilibrio di temperatura all’interno della cabina, ra della TLC con la tecnica della diluizione dell’He
in quanto il soggetto riscaldando l’aria può alte- non era significativamente diversa dai risultati ot-
rare la temperatura, la cui costanza è condizione tenuti con la CT (computerized tomography), men-
necessaria perché possa essere rispettata la legge tre i dati ottenuti con la tecnica pletismografica so-
di Boyle. La differenza sostanziale tra la diluizione vrastimavano significativamente la TLC derivante
dei gas e la pletismografia corporea è che mentre dalla CT. La dettagliata discussione sui diversi pregi
le prime misurando il volume di gas nelle parti e difetti delle differenti tecniche in quell’elegante
ventilate del polmone tendono a “sottostimare” i pubblicazione, supporta la nostra modesta opi-
volumi polmonari non mobilizzabili (FRCdil) ot- nione, precedentemente espressa, che uno deve
tenuti, viceversa la pletismografia, valutando tutta sapere quello che misura. Inoltre è irrinunciabile
l’aria presente all’interno del torace può tendere che i controlli seriali nel “follow-up” siano eseguiti
alla “sovrastima” (FRCplet o meglio ITGV). Questo sempre con la stessa tecnica e con la stessa accura-
approccio tradizionale alle misure è concettual- tezza nell’evitare i problemi noti. Per le tecniche di
mente sbagliato. Non si tratta infatti di “sottosti- diluizione, particolarmente con l’He (la più diffusa)
ma” o “sovrastima”. Semplicemente le due tecniche è necessario non lesinare sul tempo dell’esame; per
misurano grandezze diverse, che talvolta possono la pletismografia è necessario utilizzare frequenze
coincidere, soprattutto nei soggetti giovani e sani, più basse di panting (0,5 Hz) e far utilizzare le mani
e talvolta danno risultati differenti proprio perché per il sostegno delle guance e di parte del collo. In
misurano fenomeni differenti. entrambi i casi si deve tener presente che, in alcune
Una prima versione del documento  14 sulle prove condizioni, la tecnica con la diluizione dell’He e la
di funzionalità respiratoria stabilisce che “la misura tecnica pletismografica possono dare risultati an-
pletismografica del volume di gas intratoracico è il che molto diversi e di questo si deve tenere conto
metodo di scelta nei soggetti con malattie ostrut- nell’interpretazione della FRC.
tive delle vie aeree e air trapping”. Tale raccoman-
dazione non è più contenuta nella recente versione Diagnosi e controlli
del documento 7. È opinione di chi scrive che, in un mondo ideale,
Come è fondamentale nel metodo scientifico, uno la prima spirometria di un soggetto, sano o am-
deve sapere cosa vuol misurare e cosa di fatto mi- malato che sia, dovrebbe essere una spirometria
sura, senza pregiudizi “ideologici”. La FRC misurata
con la tecnica pletismografica include tutto l’ITGV
anche quello che non comunica con l’esterno, quin- f
Incredibile un lavoro sulla spirometria nel 2010!!! n.d.r
Introduzione alla spirometria
27

globale. La spirometria semplice è utile per i con- sossimetria ed in alcuni casi l’emogasanalisi arterio-
trolli successivi a distanza ragionevolmente breve sa. Altri percorsi prevedono la misura della (iper)
e senza sostanziali variazioni nel quadro clinico. reattività bronchiale e della capacità di esercizio.
Questo non è talvolta o spesso possibile per motivi Se si deve forzatamente, per ragioni esterne, ese-
di organizzazione, disponibilità di strumentazione guire solo una spirometria semplice o, meno an-
adeguata, di personale addestrato, di costi, di tem- cora, solo una manovra di espirazione forzata, è
pistiche, di occasionali contrattempi. Comunque necessario, ancora più che solamente opportuno,
dovrebbe essere eseguita sempre una spirometria acquisire l’immagine di un grafico (curva) flusso-
globale nel percorso diagnostico delle malattie car- volume. L’immagine di questo grafico durante la
dio-respiratorie cronicheg. manovra fornisce utilissime informazioni che pos-
Nella Fisica, vi sono grandezze intensive e gran- sono, almeno in parte, sopperire alla mancata mi-
dezze estensive 3. Vengono definite intensive quelle sura di tutti i volumi polmonarii.
grandezze che hanno maggiori probabilità di esse-
re le stesse in tutti gli individui sani come la tem- Conclusioni
peratura o la pressione arteriosa, la PaCO2, il pH o La spirometria semplice “non è la fine” delle pro-
meglio [H+]. Le grandezze intensive forniscono da ve di funzionalità respiratoria, come potrebbe far
sole informazioni
adeguata, di personalesignificative.
addestrato, Le grandezze
di costi, diesten-
tem- supporre
Se si devel’interpretazione
forzatamente, per superficiale e deviante
ragioni esterne, ese-
sive richiedono
pistiche, invece altre
di occasionali informazioniComunque
contrattempi. per essere di
guire solo una spirometria semplice o, menosulle
alcuni popolari documenti o linee guida an-
malattie respiratorie. Non è neppure “l’inizio della
dovrebbe essere
interpretate. eseguita isempre
Ad esempio, volumi una spirometria
polmonari sono cora, solo una manovra di espirazione forzata, è
fine”; è solo “la fine dell’inizio”j. Si apre un mondo
globale per
diversi nel percorso
genere ediagnostico
si modificano delleconmalattie
l’età ecar-
la necessario, ancora più che solamente opportuno,
di conoscenze scientifiche da cui la persona con
dio-respiratorie
struttura corporea.croniche .
Per interpretare
a
la spirometria acquisire l’immagine di un grafico (curva) flusso-
malattie non solo respiratorie, ma anche cardio-
èNella Fisica, conoscere
necessario vi sono grandezze intensiveantropo-
le caratteristiche e gran- volume. L’immagine di questo grafico durante la
vascolari e sistemiche (vedi ad esempio diabete e
dezze estensive 
metriche 3
. Vengono
del soggetto, oltredefinite
all’età eintensive
al genere quelle
e ri- manovra fornisce utilissime informazioni che pos-
malattie reumatiche) può trarre un grande vantag-
grandezze che hanno maggiori probabilità h di esse- sono,
correre poi ai valori teorici di riferimento . gio peralmeno in parte, sopperire
il miglioramento della propriaalla mancata mi-
salute, grazie
re le stesse in tutti
Generalmente, gli individui sanidicome
il completamento la tem-
un percorso sura di tutti i volumi polmonari c
.
alle competenze di uno Pneumologo. Parafrasando
peratura
diagnostico o laper
pressione
una personaarteriosa, PaCO2, ildipH
con lasospetto ma- o J.B. West 20, “se le conoscenze sullo scambio gassoso
lattie [H+]. Le grandezze
megliorespiratorie intensive
e/o cardiache, maforniscono
anche meta- da Conclusioni
e sulla meccanica respiratoria fossero più diffuse,
sole
boliche informazioni
e sistemiche, significative.
include, oltre Le grandezze esten-
alla spirometria La spirometria
almeno semplice Pneumologi,
tra gli specialisti “non è la fine” delle pro-
il mondo sa-
sive richiedono invece altre informazioni
globale, la misura della risposta ad un broncodila- per essere ve di funzionalità
rebbe un posto migliore”.respiratoria, come potrebbe far
interpretate.
tatore, la misura Ad esempio,
della capacitài volumi polmonarilasono
di diffusione, pul- supporre l’interpretazione superficiale e deviante
diversi per genere e si modificano con l’età e la di alcuni popolari documenti o linee guida sulle
struttura corporea. Per interpretare la spirometria i malattie respiratorie. Non è neppure “l’inizio della
Vedi apposito capitolo in questo volume.
èg necessario
Vedi capitoloconoscere le caratteristiche
sulla standardizzazione antropo-
della spirometria in j fine”; è solo “la fine dell’inizio” . Si apre un mondo
d
Le parole tra virgolette sono citate dal discorso di W.
metriche del soggetto, oltre all’età e al genere e ri-
questo volume. di Churchill
conoscenze
dopo lascientifiche
battaglia di ELda cui la24persona
Alamein ottobre - 3con
No-
correre
h
poi ai sui
Vedi capitolo valori
valoriteorici
teorici indiquesto volume.b.
riferimento vembre 1942.
malattie non solo respiratorie, ma anche cardio-
Generalmente, il completamento di un percorso vascolari e sistemiche (vedi ad esempio diabete e
diagnostico per una persona con sospetto di ma- malattie reumatiche) può trarre un grande vantag-
lattie respiratorie e/o cardiache, ma anche meta- gio per il miglioramento della propria salute, grazie
boliche e sistemiche, include, oltre alla spirometria alle competenze di uno Pneumologo. Parafrasando
globale, la misura della risposta ad un broncodila- J.B. West 20, “se le conoscenze sullo scambio gassoso
tatore, la misura della capacità di diffusione, la pul- e sulla meccanica respiratoria fossero più diffuse,
sossimetria ed in alcuni casi l’emogasanalisi arterio- almeno tra gli specialisti Pneumologi, il mondo sa-
sa. Altri percorsi prevedono la misura della (iper) rebbe un posto migliore”.
reattività bronchiale e della capacità di esercizio.

i
Vedi capitolo apposito in questo volume.
g
Vedi capitolo sulla standardizzazione della spirometria in j
Le parole tra virgolette sono citate dal discorso di W.
questo volume. Churchill dopo la battaglia di El Alamein 24 ottobre - 3 No-
h
Vedi capitolo sui valori teorici in questo volume. vembre 1942.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
28

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29

4 Refertazione e guida interpretativa


dei test di funzionalità respiratoria

Claudio Bruschi, Riccardo Drigo*


Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, Montescano (PV); * ULSS 8 Asolo, Veneto

Il Documento ERS/ATS 2005  1 sulla standardizza- i medici di medicina generale che per gli specialisti
zione delle prove di funzionalità respiratoria (PFR) di altre discipline.
ha rappresentato un importante passo in avanti La refertazione deve contenere dati utili e facil-
verso una maggiore uniformità nella loro esecuzio- mente interpretabili. L’operatore deve avere a di-
ne ed interpretazione. I criteri proposti prescindo- sposizione tutte le informazioni necessarie per una
no completamente da qualsiasi connotazione clini- corretta e “fine” interpretazione della prova. Non
ca, ma si fondano esclusivamente sulla correttezza trattandosi della semplice registrazione di un se-
dei dati numerici ottenuti e su una interpretazione gnale elettrico ma dell’interpretazione di parametri
limitata all’analisi degli scostamenti dei dati rilevati ottenuti in gran parte con l’esecuzione di manovre
dai valori attesi per i diversi parametri e dall’intera- volontarie il cui risultato dipende almeno in parte
zione tra di essi. Nella pratica clinica, continuano anche dalla funzionalità di apparati e sistemi diver-
tuttavia a sussistere problematiche e incertezze in si da quello strettamente ventilatorio, è indispen-
relazione al “layout” dei dati e ad alcuni aspetti in- sabile disporre di informazioni cliniche minime. Il
terpretativi, con importanti ricadute pratiche sulle dato funzionale dovrebbe poi essere valutato nel
modalità di refertazione. Nel 2014 l’Associazione contesto clinico della singola persona e l’interpre-
Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) ha pro- tazione della refertazione dovrebbe consentire una
dotto un documento sulla refertazione  2 che ave- rapida identificazione degli aspetti concordanti o
va come obiettivo, accanto alla standardizzazione discordanti tra clinica e funzione misurata. La re-
degli accertamenti funzionali e della loro definizio- fertazione dovrebbe infine rispondere, come “pro-
ne, una interpretazione del quadro funzionale che dotto” di un laboratorio, a tutte le caratteristiche
tenesse conto delle caratteristiche cliniche della usualmente richieste dalla certificazione dei labo-
persona esaminata e che definisse, oltre all’esisten- ratori.
za ed entità della eventuale alterazione, anche la A tal fine si suggerisce di mettere in evidenza i dati
sua compatibilità con i sintomi e più generalmente fondamentali (i.e: in grassetto i parametri principa-
con il quadro clinico, contribuendo a generare una li – Tabella 4.I – ): marcando in questo modo i
ipotesi diagnostica quando questa non fosse stata parametri essenziali, si eviterà che parametri mi-
ancora formulata. nori etichettati come patologici generino la con-
L’omogeneità e la facile interpretabilità del referto vinzione di una patologia di cui in realtà non vi è
costituiscono un elemento altrettanto importan- riscontro.
te quanto la correttezza dell’esecuzione tecnica. Il referto può essere grossolanamente suddiviso in
Prove funzionali perfette sul piano dell’esecuzione 3 sezioni fondamentali (la prima e la seconda di
rischiano di essere difficilmente interpretabili se le competenza del tecnico, la terza di competenza
modalità di refertazione variano in base al medico del medico).
che le referta e se non sono “comprensibili” sia per Nella prima sezione troviamo, oltre ai dati identi-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
30

ficativi dell’esame e del paziente, i suoi dati antro- Analisi e interpretazione


pometrici, l’abitudine tabagica, il quesito e le noti-
zie cliniche che eventualmente accompagnano la Spirometria
richiesta di prove funzionali e l’eventuale conva-
Per l’esecuzione dell’esame e la sua interpretazione
lescenza da recenti episodi infiammatori delle vie
va fatto riferimento rispettivamente a “Standardi-
aeree, che potrebbero condizionare l’esito di alcuni
zation of Spirometry”  3 e a “Interpretative strate-
test funzionali.
gies for lung function tests” 4 pubblicate dalla task
Nella seconda sezione troveranno posto i dati nu-
force ATS/ERS nel 2005.
merici per i parametri funzionali indagati con le
I valori teorici più comunemente usati sono gli ERS
caratteristiche sopra riportate espressi in valori
’93  5. Tali equazioni di normalità sono il risultato
assoluti ed in percentuale del valore teorico (o del
della rielaborazione di dati derivati da differenti in-
valore basale per i test di broncostimolazione far-
dagini precedentemente condotte su campioni di
macologica); la sezione deve comprendere i valori
popolazione selezionati con metodiche non omo-
medi teorici dei singoli parametri ed il loro inter- genee, comprendenti per la maggior parte soggetti
vallo di confidenza. che avevano una età compresa tra i 18 e i 70-75
Questa sezione deve essere corredata da alcune anni: la rappresentatività rispetto alla popolazione
note apposte dal tecnico, riguardanti le condizioni europea è limitata dal criterio epidemiologicamen-
di esecuzione (libero da farmaci attivi sul calibro te non corretto di campionamento, dalla difformi-
bronchiale, in terapia broncodilatatrice, in terapia tà delle metodiche di selezione e di rilevazione dei
cortisonica, etc.), la posizione del paziente durante dati e dalla estrapolazione dei valori normali otte-
l’esame (seduto, supino, etc.), la collaborazione che nuti da queste equazioni ai soggetti di età maggio-
il paziente è stato in grado di fornire durante le ma- re, non rappresentati adeguatamente nei campioni
novre funzionali che comportano una significativa studiati. Inoltre, i diversi studi che hanno originato
componente volontaria (valutando anche il picco queste equazioni si fondano su misure in soggetti
di flusso-PEF), la presenza di eventuali condizioni li- le cui caratteristiche antropometriche sono diverse
mitanti (i.e: anamnesi di pnx spontaneo recidivan- dalle attuali: l’altezza media dei soggetti era sicura-
te che ha imposto limitazioni alle manovre forzate, mente minore dell’attuale, così come è ragionevole
atteggiamento antalgico, presenza di sondino naso ritenere che siano cambiati BMI, attività fisica, abi-
gastrico, di busti ortopedici non rimovibili, etc.). tudini comportamentali. Occorre quindi ricordare
Nella terza sezione verrà descritto in modo com- che i valori di riferimento ERS ’93 sono probabil-
pleto il quadro funzionale osservato. È opportuno mente sottostimati in particolare per le donne e
che a tale descrizione siano aggiunte notazioni per gli ultrasettantenni: nel confronto percentuale
sulla attendibilità della prova (basata sulle linee con questi valori si rischia di sottostimare la pre-
guida ERS/ATS 2005) e gli eventuali limiti imposti senza di alterazioni o di attribuire valori percen-
alla prova stessa dalle condizioni specifiche in cui tuali di molto al di sopra del 100% nei normali. Il
la prova è stata eseguita e desumibile dalle sezioni Documento ERS/ATS 2005 conclude che non vi
precedenti, così come dovrà essere menzionata la siano attualmente valori teorici adeguati per la po-
terapia in atto, qualora fosse ritenuta significativa polazione europea.
ai fini di una corretta interpretazione del quadro Peraltro, considerare omogenea la popolazione
funzionale. europea potrebbe essere di per sé una forzatura,
Nel referto vi saranno poi l’integrazione di even- essendovi caratteristiche antropometriche assai di-
tuali commenti o conclusioni di carattere clinico verse per le popolazioni delle differenti nazioni. Del
ed il confronto con gli esami precedenti (se dispo- tutto recentemente la ERS Task Force (ERS Global
nibili); saranno inoltre indicate le eventuali inda- lung Function Initiative)  6 ha pubblicato le equa-
gini di approfondimento che si ritengano utili ai zioni per i valori di riferimento di FEV1, FVC ed il
fini di un corretto inquadramento diagnostico e la loro rapporto (FEV1/FVC) su un ampio campione
tempistica di un follow-up, quando necessario. multietnico europeo, che permette di tener conto
Refertazione e guida interpretativa dei test di funzionalità respiratoria
31

Tabella 4.II. Livelli di gravità dell’ostruzione sulla base del valore di FEV1 in % del valore teorico (da Cerveri et al., 2014 2).
% del valore teorico Stadiazione ATS/ERS Stadiazione % del valore teorico
70% Mild Lieve ≥ 80%
60-69% Moderate
Media 50-79%
50-59% Moderately severe
35-49% Severe
Elevata < 50%
< 35% Very severe

delle specifiche caratteristiche etniche della perso- gruppo di Studio AIPO di Fisiopatologia Respiratoria
na ed è relativo ad un intervallo di età (3-95 anni) propone di adottare una gradazione “semplificata”
coerente con la popolazione generale. Le caratte- della compromissione funzionale, definendo soli tre
ristiche del campione studiato sono sicuramente livelli di gravità: lieve, media, elevata (Tabella 4.II).
più adatte a rappresentare la popolazione attuale Questo scostamento dal Documento ATS/ERS è
dell’Europa in cui i fenomeni migratori hanno por- fondato essenzialmente su due motivi: 1. nella lin-
tato variazioni notevoli nella composizione delle gua italiana la differenza semantica tra “mild” e “mo-
popolazioni nazionali. È quindi raccomandata la derate” (lieve e moderato) è più sfumata che nella
implementazione di queste equazioni, ricordando, lingua anglosassone e genera ambiguità; 2. una sud-
tuttavia, come queste siano limitate a due soli pa- divisione su tre gradi appare più semplice e leggibile.
rametri e come non siano disponibili attualmente Si è cercato di evitare aggettivi con connotati di im-
equazioni per la Capacità Vitale lenta con i para- patto emotivo negativo come “grave” o “severo”. La
metri da essa derivati e per i flussi espiratori forzati, gradazione è stata definita sulla base del fatto che
così come per i volumi statici, la Capacità Polmo- una compromissione in cui è dimezzata (< 50%) la
nare Totale e gli indici derivati. Nel frattempo, in funzione polmonare appartiene in ogni caso al gra-
assenza di soluzioni migliori, è opportuno, nella do estremo della scala. Peraltro è evidente che un
refertazione, tenere conto di tutti questi limiti. livello di gravità in cui siano comprese alterazioni
La spirometria semplice permette di diagnosticare che vanno dal 21 al 50% del valore teorico di FEV1
una compromissione ventilatoria di tipo ostrutti- possa portare ad una sovrastima dell’alterazione
vo, e di sospettare una compromissione ventilato- funzionale di una parte dei pazienti, ma è sembra-
ria di tipo restrittivo o misto. to tuttavia più accettabile il rischio di allertare in
Si parla di “compromissione ventilatoria di tipo maniera forse un po’ eccesiva pazienti nei quali l’in-
ostruttivo” quando il rapporto FEV1/VC (osservato tervento terapeutico ha maggiori possibilità di suc-
su teorico) sia minore del limite inferiore di confi- cesso piuttosto che rischiare una sottostima della
denza: la gradazione di gravità della compromissio- gravità di quelli con una funzione già più compro-
ne in senso ostruttivo viene definita sulla base del messa.
valore di FEV1 (diminuzione percentuale rispetto Una spirometria correttamente eseguita dovrebbe
al valore teorico medio) solo quando la compro- comprendere l’esecuzione delle curve inspiratorie
missione funzionale è limitata all’ostruzione (non è che permette di evidenziare le ostruzioni delle alte
applicabile alle sindromi miste, nelle quali la ridu- vie e di escludere che le anomalie registrate sulla
zione di FEV1 va valutata al netto della componen- curva espiratoria siano condizionate da alterazioni
te restrittiva). delle vie aeree superiori (Figura 4.1).
Il Documento ATS/ERS indica una suddivisione L’interpretazione della spirometria comporta an-
della compromissione funzionale in cinque livelli di che la valutazione di una serie di reperti che non
gravità: Mild > 70%, Moderate 60-69%, Moderately contribuiscono a costituire i tipici quadri ostrut-
severe 50-59%, Severe 35-49%, Very severe < 35%. Il tivo, restrittivo o misto, ma che possono essere
Manuale di fisiopatologia respiratoria
32

I metodi più comunemente utilizzati sono di 2 tipi:


la tecnica pletismografica (pletismografo corporeo
A B a variazione di pressione o di volume) e la tecni-
ca in cui sia utilizzata la diluizione o il washout di
un gas (He, N2). Il primo metodo (determinazione
di FRC con metodo pletismografico, indicato più
spesso con l’acronimo ITGV) è preferibile in tutti
quei casi in cui sia sospettata la presenza di ostru-
Flusso (L/s)

zione ed in cui vi siano presumibilmente distretti


ad elevata costante di tempo. In questi soggetti il
valore di FRC determinato con le altre metodiche
C D potrebbe essere sensibilmente sottostimato. Un
confronto tra i valori determinati con i due tipi
di misurazione (pletismografico e con diluizione/
washout dei gas) potrebbe essere utile qualora si
intendesse quantificare il volume dello spazio ae-
reo funzionalmente escluso o quasi escluso dalla
comunicazione con l’albero bronchiale (bolle, aree
a costante di tempo estremamente elevata).
Volume (L) Lo studio dei volumi polmonari permette di dia-
gnosticare una compromissione funzionale di tipo
Figura 4.1. A: Curva espiratoria sostanzialmente normale, restrittivo, ma è altresì importante nella definizio-
con flussi inspiratori ridotti (plateau inspiratorio): ostruzio- ne corretta di un quando ostruttivo ogni qualvolta
ne delle alte vie extratoraciche. B: plateau nella prima metà VC e/o FVC non siano nei limiti della norma: una
dell’espirazione con curva inspiratoria normale: ostruzione
variabile delle vie aeree centrali intratoraciche. C: plateau
riduzione di VC, con volumi statici aumentati e
di flusso sia espiratorio che inspiratorio: ostruzione fissa TLC per lo meno conservata, può essere spiegata
delle vie aeree centrali intratoraciche. D: notevole ridu- dall’ostruzione, non essendovi alcuna componen-
zione dei flussi a partire dalla prima fase dell’espirazione te restrittiva. La determinazione dei volumi statici
forzata (suggestiva per enfisema); curva inspiratoria so- è inoltre indispensabile per la determinazione del
stanzialmente normale: ostruzione di elevata entità (senza grado di iperinsufflazione che nella gran parte dei
ostruzione delle vie aeree extratoraciche).
casi si accompagna all’ostruzione ma che non è li-
nearmente correlata ad essa.
Si parla in generale di “compromissione ventilato-
utili soprattutto allo specialista pneumologo per
ria di tipo restrittivo” quando la TLC sia diminuita
meglio configurare la situazione funzionale della
oltre il limite inferiore di confidenza (vi sono qua-
persona: tali informazioni vanno ad integrare la
dri che tuttavia non sono così certi, nonostante
diagnosi principale. soddisfino questa condizione generale).
Nel caso si esegua la sola spirometria semplice, sen-
Volumi polmonari za determinazione dei volumi statici, la compro-
La task force ATS/ERS ha riassunto in “Standardi- missione ventilatoria di tipo restrittivo può essere
sation of the measurement of lung volumes”  7 gli solo sospettata sulla base di una diminuzione ol-
aspetti metodologici della misurazione dei volu- tre il limite inferiore di confidenza della VC o della
mi polmonari. Va ricordato in particolare come la FVC, a patto che l’indice di Tiffenau (IT: FEV1/VC)
misura dei volumi sia influenzata dalla metodica e sia nella norma o solo lievemente alterato rispetto
che a loro volta i risultati ottenuti con le diverse all’entità della diminuzione della VC. Sembra op-
metodiche sono condizionati dalle condizioni pa- portuno definire il quadro come “reperto appa-
tologiche in cui viene applicata. rentemente compatibile con una compromissione
Refertazione e guida interpretativa dei test di funzionalità respiratoria
33

ventilatoria di tipo restrittivo”, segnalando che una lobulare, primitivo (definibile con relativa certezza
definizione certa richiede la misurazione dei volu- solo con la determinazione dei volumi statici), di
mi statici. una condizione di obesità. Studi prospettici  10 non
Quando alla restrizione non sia associata una com- hanno fornito strumenti che consentano di identi-
ponente ostruttiva, l’entità della alterazione fun- ficare la sua genesi sulla base della sola rilevazione
zionale viene definita sulla base dei tre livelli già puntuale dei parametri spirometrici. Per una mi-
impiegati per l’ostruzione, utilizzando ancora FEV1 gliore interpretazione del “pattern non-specifico”
come parametro di riferimento (la sua riduzione ri- è comunque necessario eseguire un test di bron-
specchia quella di VC, essendo IT conservato). codilatazione farmacologica. Va peraltro tenuto
Una analisi a parte meritano i quadri funzionali in presente che un quadro di questo tipo può anche
cui siano ridotti i soli volumi statici e quelli in cui essere espressione di una collaborazione non ot-
sono i soli volumi mobilizzabili a essere significa- timale nell’esecuzione delle manovre volontarie
tivamente diminuiti, in presenza di un IT sostan- massimali.
zialmente normale: TLC è ridotto ma il quadro Anche per il “pattern non-specifico” sarebbe op-
non rappresenta quella “concorde riduzione di portuna una descrizione dell’alterazione con una
tutti i volumi” cui si fa tradizionalmente riferimen- ipotesi causale (i.e.: “diminuzione discreta dei volu-
to quando si parla di compromissione di tipo re- mi mobilizzabili compatibile con…”).
strittivo. In particolare, la riduzione dei soli volumi Nel caso di compromissione mista (sia ostruttiva
statici è spesso presente in persone cardiopatiche che restrittiva) va dato un giudizio su quale sia
in compenso labile o scompensate, In questi casi è prevalente. Per il momento si ritiene si debba la-
più corretto definire il quadro con “riduzione iso- sciare alla discrezione dell’esaminatore il criterio di
lata dei volumi statici”, riportando la descrizione valutazione. Una possibilità consiste nel definire la
del quadro clinico che si ritenga ragionevolmente componente “restrittiva” che ha contribuito alla
sostenere l’alterazione osservata. Per contro, la ri- riduzione osservata di FEV1 sulla base dell’entità
duzione dei soli volumi mobilizzabili è spesso pre- di diminuzione della TLC. Va sempre tenuto pre-
sente in soggetti affetti da malattie neurologiche o sente che l’ostruzione è in generale, soprattutto
neuromuscolari e sembra più corretto descrivere nelle persone affette da BPCO, disomogenea, con
nel referto questo quadro funzionale come una conseguente disomogeneità della eventuale iper-
“compromissione ventilatoria di tipo restrittivo insufflazione secondaria. Ne consegue che, nello
con volumi statici conservati”. stesso polmone, possono esservi aree iperinsuffla-
Del tutto recentemente, due degli autori che ave- te insieme a territori fibrotici. Quando TLC sia nel-
vano collaborato alla task force ATS/ERS 2005 han- la norma o prossima ad essa, questa possibilità va
no pubblicato un lavoro dal titolo “PFT Interpreta- considerata nell’interpretazione dei dati, utilizzan-
tive Strategies: American Thoracic Society/Europe- do la formula della “compromissione ventilatoria di
an Respiratory Society 2005 Guideline Gaps” 8 dove tipo misto con probabile iperdistensione alveolare
hanno ripreso, tra gli altri, un punto importante relativa”, anche se va mantenuta la formula dubita-
che riguarda la definizione del termine “Pattern tiva non esistendo al momento la possibilità di una
non-specifico”. Tale “pattern” è caratterizzato dal- definizione certa sulla base dei soli dati funzionali.
la diminuzione della FVC in presenza di una TLC e
di un rapporto FEV1/FVC nella norma o prossimi Diffusione del CO
ad essa; tale quadro sembra caratterizzare circa il Il riferimento per il test di diffusione alveolo-capil-
10-15% degli adulti che afferiscono ad un labora- lare del CO è il documento ATS/ERS del 2005 11. In
torio di fisiopatologia respiratoria  9. Diverse sono questo documento gli autori hanno deciso di uti-
le condizioni cliniche che possono determinare lizzare come parametro di valutazione la Capaci-
questo particolare “pattern” funzionale: può essere tà di diffusione (DlCO). DlCO/Va (o KCO) non entra
l’espressione di una ostruzione bronchiale a carico nella stadiazione di gravità. La nozione che DlCO/
delle vie aeree più periferiche, di un enfisema pan- Va corregge DlCO per la riduzione di Va è fisiologi-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
34

camente scorretta perché DlCO/Va non è costante Le definizioni più classiche della risposta al farma-
quando Va cambia. Il termine KCO riflette più ac- co fanno riferimento al criterio della “reversibilità
curatamente l’effettiva fisiologia polmonare: misu- dell’ostruzione” e sono riassumibili sostanzialmen-
ra l’efficienza dello scambio nel volume alveolare te in tre quadri:
disponibile 12 13. 1. “risposta significativa al test di broncodilata-
L’esame dovrebbe essere eseguito in assenza di sup- zione”: quando vengano soddisfatti i criteri di
plementazione di O2 e pertanto, se clinicamente positività ERS-ATS 2005 (incremento di FEV1
possibile, si dovrebbe sospendere l’ossigenoterapia >12% del valore basale e di almeno 200 ml in
almeno 10 minuti prima di eseguire l’esame. Inoltre valore assoluto)
la persona non deve aver fumato da almeno 12 ore; in 2. “risposta significativa al test di broncodilata-
caso contrario, dovrebbe essere segnalato nel referto zione con “marcata reversibilità””: sono soddi-
il tempo intercorso dall’ultima sigaretta fumata. sfatti i criteri di positività ERS-ATS ma con un
Se si devono eseguire più test ravvicinati devono aumento del FEV1 in valore assoluto > 400 cc (la
intercorrere almeno 4 minuti da una manovra “elevata dilatazione” rende più probabile la dia-
all’altra per far sì che He e CO respirati con il test gnosi di asma in presenza di un quadro clinico
precedente siano completamente eliminati. compatibile: il cut-off dei 400 cc è un valore em-
Nel documento ATS/ERS non viene indicata una pirico comunque citato in alcune linee guida)
griglia di severità per la refertazione della DlCO. Nel 3. “risposta non significativa al broncodilatatore”:
successivo “Interpretative strategies for lung fun- quando la risposta non soddisfi i criteri di posi-
ction tests”  4 viene proposta una suddivisione in 3 tività ATS-ERS 2005 di cui al punto 1.
livelli di gravità, riportati in Tabella 4.III 14. Accanto a queste andrebbero tuttavia considerate
L’eventuale correzione per i valori di emoglobina anche risposte diverse, maggiormente descrittive,
e carbossiemoglobina deve venire segnalata nel sicuramente meno certe ma più adatte a definire la
commento del tecnico e, qualora ritenuta di rilievo risposta al farmaco nei soggetti non asmatici: è uti-
sul piano clinico, nell’interpretazione. le impiegare formule quali “la somministrazione di
farmaco modifica il quadro funzionale…” descriven-
Test di broncodilatazione do poi in che modo sia modificato. Una attenzione
farmacologica particolare va sicuramente attribuita alla risposta
Per il test di broncodilatazione, il farmaco di nor- “in volume” al farmaco broncodilatatore: migliora-
ma utilizzato è il Salbutamolo alla dose di 400 mento di VC, FVC, Capacità Inspiratoria (IC) e/o
mcg (4 puffs da 100 mcg) MDI (metered-dose in- volumi statici dopo broncodilatatore in assenza di
haler), con la rilevazione della risposta al farmaco variazioni significative del FEV1.
dopo almeno 15 minuti. Qualora si volesse testare Una nota andrebbe sempre aggiunta quando sia
un farmaco anticolinergico o l’associazione beta- registrata una ostruzione in cui non sia presente
agonista-anticolinergico questo dovrebbe essere una risposta positiva al test di broncodilatazione in
segnalato, riportando la dose di farmaco impiegata presenza di un quadro clinico di asma bronchiale
ed il tempo di rilevazione della risposta funzionale. o broncopneumopatia cronica ostruttiva: sarebbe
opportuno segnalare come, essendo la risposta al
farmaco rilevata dopo una singola somministra-
Tabella 4.III. Definizione della gravità della alterazione zione, in acuto, siano necessari ulteriori controlli,
di DlCO sulla base del % del valore teorico (da Cerveri et dopo adeguati periodi di trattamento farmacolo-
al. 2014 2). gico congruo.
Alterazione DlCO (% teor)
Lieve < 80% e ≥ 60% Test di stimolazione bronchiale
Media < 60% e ≥ 40%
aspecifica con metacolina
Il riferimento per il test di stimolazione bronchia-
Elevata < 40% le con metacolina è il documento ATS del 1999  15.
Refertazione e guida interpretativa dei test di funzionalità respiratoria
35

Il requisito minimo per l’applicabilità dei criteri di allo stimolo farmacologico aspecifico di grado
refertazione proposti è il protocollo di sommini- lieve;
strazione della metacolina, a raddoppio nell’eroga- - > 1,6 mg: non è stata evidenziata iperreatti-
zione delle dosi. vità bronchiale allo stimolo farmacologico
Eventuali deviazioni dal protocollo standard do- aspecifico.
vranno essere riportate in maniera esplicita. Nell’interpretazione andrebbero anche segnalate
Per l’interpretazione del test con metacolina (cri- 1) la comparsa di una importante sintomatologia
teri di gravità dell’iperreattività) non vi sono pareri dispnoica o di una significativa obiettività toracica
univoci quando il risultato è espresso in termini di qualora la prova fosse negativa 2) una eventuale
dose provocativa. Le metodiche di somministra- caduta > 20% della FVC (“significativa caduta della
zione della metacolina possono inoltre variare da capacità vitale forzata durante il test”) 3) la com-
centro a centro. parsa di tosse stizzosa.
Nel referto andrà sempre indicato il metodo di Nelle note al test andrebbero evidenziate, per i pa-
erogazione della metacolina (aerosol dosimetri- zienti risultati negativi, le variazioni di FEV1 mag-
co o continuo etc.), la dose iniziale, l’ultima dose giori della normale variabilità intraindividuale del
somministrata e la PD calcolata. È importante che parametro. Qualora il quadro clinico fosse sugge-
venga sempre riportata anche la terapia broncodi- stivo per asma ma il test si dimostrasse negativo
latatrice somministrata al termine dell’esame. sarebbe consigliabile la ripetizione dell’esame mi-
I valori sotto riportati sono stati scelti sulla base del- surando le resistenze delle vie aeree con metodica
la maggior parte degli studi riportati in letteratura. pletismografica quale parametro di riferimento e
L’inclusione della FVC tra i parametri di valutazio- considerando come indice di risposta positiva un
ne del test è giustificata dall’opportunità di ricono- loro aumento oltre il 50% del valore basale.
scere quelle persone nelle quali il broncospasmo Va infine ricordato come, per tutti questi esami
comporta anche una importante perdita di volu- funzionali, che comportano una collaborazione
me polmonare. L’iperreattività bronchiale viene attiva della persona nell’esecuzione di manovre
valutata in base alla PD20 FEV1: con più o meno grande componente volontaria,
- < 0,4 mg: presenza di iperreattività bronchiale l’attendibilità dei dati sia un giudizio congiunto del
allo stimolo farmacologico aspecifico di grado tecnico che esegue l’esame e del medico che le re-
elevato; ferta. Inoltre, qualora l’attendibilità fosse parziale
- 0,4-0,8 mg: presenza di iperreattività bronchiale o nulla, avendo questo fatto ripercussioni impor-
allo stimolo farmacologico aspecifico di grado tanti sull’interpretazione clinica dei risultati, dovrà
medio; essere riportata nel referto in modo sintetico ma
- 0,8-1,6 mg: presenza di iperreattività bronchiale chiaro.

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37

La pompa ventilatoria.
5 Il controllore: pattern del respiro e P0.1

Claudio Tantucci
Università di Brescia

Il ciclo ventilatorio nello spirogramma (Figura 5.1B)  1  2. In ognuna di


La registrazione della normale attività respiratoria queste condizioni, particolarmente quando gravi,
cioè della variazione del volume corrente toraco- un respiro corrente più frequente e più superficiale
polmonare nel tempo prende il nome di spiro- è, tuttavia, il pattern generalmente osservato poiché
gramma. risulta quello ergonomicamente più vantaggioso per
Lo spirogramma nella sua apparente semplicità è i muscoli inspiratori quando devono fronteggiare un
tuttavia il risultato di eventi complessi che, oppor- abnorme carico elastico, presente sin dall’inizio nelle
tunamente decodificati, offrono la possibilità di patologie restrittive e acquisito in ragione della com-
esaminare in dettaglio le varie fasi del ciclo respi- parsa di iperinflazione polmonare in quelle ostrutti-
ratorio. Ogni singolo atto respiratorio può essere ve, quando si aggravano (Figura 5.1B).
analizzato, infatti, in termini di: volume polmona- In genere, ogni aumento della ventilazione minuto
re mobilizzato (Vt), tempo inspiratorio (Ti), tem- comporta un aumento del Vt che tuttavia si associa
po espiratorio che comprende anche la eventuale ad una riduzione quasi immediata del Te, mentre
pausa post-espiratoria (Te), tempo totale (Tt = la variazione del Ti è inizialmente molto contenuta
Ti + Te), frequenza respiratoria (f = 60/Tt), flusso fino al raggiungimento di un valore soglia dopo il
inspiratorio medio (Vt/Ti) che è un indice indiret- quale anche Ti inizia a ridursi marcatamente 3.
to del comando (“drive”) neuro-motorio centrale, Respirando aria ambiente, in funzione della pro-
con un valore in genere compreso tra 0,3 e 0,4 L/s, duzione metabolica di CO2 ( CO2), la pressione
e la frazione del ciclo ventilatorio durante la quale alveolare di CO2 (PaCO2) e quindi, con minime
i muscoli inspiratori sono principalmente attivati differenze, la pressione arteriosa di CO2 (PaCO2) è
(rapporto Ti/Tt), con un valore pari al 30-40% in determinata, secondo una ben nota relazione iper-
condizioni normali (Figura 5.1A). bolica, dalla ventilazione alveolare ( a), secondo
l’equazione: PaCO2 (o PaCO2) = CO2/Va x 0,863.
La classica equazione della ventilazione minuto In ogni circostanza, tuttavia, e è la risultante del-
( e = Vt x f) può essere dunque anche riscritta la ventilazione alveolare ( a) e della ventilazione
come: e = Vt/Ti x Ti/Tt. dello spazio morto fisiologico, a sua volta costitu-
ito dallo spazio morto anatomico (quello rappre-
La presenza di una patologia di tipo ostruttivo sentato dalle vie aeree di conduzione, dove non
(asma, BPCO o altre), restrittivo (pneumopatie in- avviene alcuno scambio gassoso) 4 e dall’eventuale
terstiziali diffuse, patologie osteo-articolari o neu- spazio morto alveolare dovuto alle unità di scam-
ro-muscolari del torace o altre) o misto comporta bio gassoso con rapporto ventilazione/perfusione
importanti modificazioni sia del meccanismo di superiore a 1 (Figura 5.2) 5. Ragion per cui l’equa-
stimolazione (“drive”) che del meccanismo di tem- zione può anche essere riscritta come:
porizzazione (“timing”) del respiro che si riflettono PaCO2 (o PaCO2) = CO2/ e (1-Vd/Vt) x 0,863
Manuale di fisiopatologia respiratoria
38

A B
Volume

Vt

Vt B
α

Ti Te
tempo

Tt

Figura 5.1. Spirogramma: A) registrazione dell’attività respiratoria nel tempo che consente la misura del volume corrente,
frequenza respiratoria, tempo inspiratorio ed espiratorio, flusso espiratorio medio; B) differenti pattern respiratori: nel
soggetto normale (A), in pazienti con BPCO normocapnici (B), in pazienti con BPCO ipercapnici (C). Nei pazienti con
BPCO il respiro corrente è più rapido e superficiale rispetto ai soggetti normali.

espiratoria mista (Fe) ed alveolare (mista) (Fa)


Se lo spazio morto fisiologico può essere tecnica- di CO2 si può quindi misurare lo spazio morto
mente definito come il volume di aria inspirata che fisiologico. In alcune condizioni patologiche la
non partecipa allo scambio gassoso (Vd), allora ri- frazione tele-espiratoria di CO2 (FetCO2) non
sulta che Vt = Vd + Va dove Va è il volume di aria riflette adeguatamente Fa ed in quel caso è pre-
inspirata che partecipa allo scambio gassoso. Sic- feribile usare la frazione arteriosa di CO2 come
come la quantità di ogni gas (CO2, O2, N2) espirato migliore stima della Fa. Se al posto della concen-
è data dalla sua frazione espiratoria % (Fe) per il Vt trazioni si utilizzano la pressioni parziali l’equa-
(espiratorio) ed equivale alla somma della quanti- zione diventa:
tà che ha partecipato allo scambio gassoso più la
quantità che proviene dallo spazio morto fisiologi- Vd = Vt x (1– PeCO2/PaCO2)
co, si evince che per ogni gas
che può anche essere più comunemente espressa
Vt x Fe = Vd x Fd + Va x Fa come

Se, come nel caso della CO2, non c’è gas nello spa- Vd/Vt = (PaCO2 – PeCO2/PaCO2)
zio morto, l’equazione si semplifica a
utilizzando, come stima di PaCO2, PetCO2 o, nel
• Vt x Fe = Va x Fa, da cui caso fosse inadeguata, PaCO2.
• Va = Vt x Fe/Fa. Essendo Va = Vt – Vd, ne deriva Durante esercizio fisico, infine, e aumenta in
che maniera proporzionalmente diretta all’aumento
• Vt – Vd = Vt x Fe/Fa, da cui si ottiene che di CO2, mantenendo costante la PaCO2 sino alla
• Vd = Vt x (1- Fe/Fa) cioè l’equazione di Bohr comparsa di acidosi lattica non più compensata,
per la CO2 6. Conoscendo Vt e la concentrazione utilizzando un prevalente incremento del volume
La pompa ventilatoria. Il controllore: pattern del respiro e P0.1
39

esterni ed accessori se necessario) che traduce l’in-


Ventilazione minuto spirazione neurale in atto inspiratorio meccanico,
consentendo il normale scambio gassoso. L’intensi-
tà (“drive”) e la durata (“timing”) di questi impulsi
Volume Spazio Frequenza ritmici sono continuamente e finemente modulate
corrente morto respiratoria
sulla base di afferenze sensoriali originate da stimo-
li chimici (principalmente l’intensità), ma anche
Concentrazione Ventilazione Eliminazione meccanici (principalmente la durata), fornite da
di CO2 inspirata alveolare di CO2 un sistema di sensori neuro-chimici (chemocettori
centrali e periferici) e neuro-meccanici (principal-
Pco2
mente recettori bronco-polmonari e meccanocet-
alveolare tori dei muscoli e articolazioni della parete toracica
e degli arti) (Figura 5.3).
Dispersione del I sistemi di controllo neuro-chimico e neuro-mec-
Shunt
rapporto V/Q
canico della respirazione si differenziano essenzial-
Pco2 mente in base alla dinamica temporale della loro
arteriosa risposta. Il primo è molto più lento, modificando
sostanzialmente la respirazione minuto per minu-
Figura 5.2. Schema dei fattori che influenzano la PaCO2 to, mentre il secondo si attiva in frazioni di secon-
a partire della ventilazione minuto. A riposo, respirando do e influenza la durata e la ampiezza dei singoli
aria ambiente, la concentrazione inspiratoria di CO2 è respiri. In sintesi, il sistema di controllo neuro-chi-
trascurabile (0,04%) e la produzione metabolica di CO2 è
mico determina la ventilazione minuto, mentre il
intorno a 200 ml/min.
controllo neuro-meccanico determina il pattern
respiratorio più efficiente per ottenerla col minimo
lavoro respiratorio possibile.
corrente nello sforzo di media entità e un progres-
In effetti, il sistema di controllo della respirazione
sivo aumento della frequenza respiratoria che so- può essere definito come un sistema “multi-input/
stiene principalmente l’aumento di e nello sforzo multi-output” nel senso che per adempiere alla
più intenso, quando Vt mostra un aumento molto loro funzione i circuiti neuronali posti nel tronco
limitato. encefalico (centri respiratori) inviano un gran nu-
mero di segnali efferenti sia eccitatori che inibitori
Componenti del controllo (multi-output) e ricevono a loro volta un gran nu-
respiratorio mero di informazioni afferenti (multi-input).
La struttura anatomo-funzionale che permette la Il sistema di controllo della respirazione ha molte-
respirazione nell’uomo, detta generatore del ritmo plici obiettivi che possono essere sintetizzati come
centrale, è articolata in un complesso sistema di segue:
controllori rappresentati da aggregati e reti neuro- • omeostasi dei gas respiratori ematici;
nali diffusi, simultaneamente attivati per raggiun- • omeostasi dell’equilibrio acido-base (con parti-
gere lo stesso effetto respiratorio, localizzati in colare riferimento alla concentrazione idroge-
specifiche regioni nel midollo allungato (o bulbo) nionica del liquido extracellulare cerebrale);
e nel ponte, noti come centri respiratori primari o • ottimizzazione della forza muscolare impiegata
bulbo-pontini  7. Queste strutture inviano automa- e del lavoro respiratorio eseguito per raggiunge-
ticamente sia in veglia che durante il sonno impulsi re questi obiettivi.
(non consci e non volontari) ad un sistema effettore
costituito dalla pompa ventilatoria (muscoli delle Centri respiratori
prime vie aeree, diaframma, muscoli fissatori del- I cosiddetti centri respiratori bulbari sono localizzati
la gabbia toracica superiore, e muscoli intercostali in corrispondenza del pavimento del IV ventricolo
Manuale di fisiopatologia respiratoria
40

Figura 5.3. Diagramma di flusso che illustra schematicamente il sistema di controllo del respiro (controllori, effettori e
sensori neuro-chimici e neuro-meccanici) e la ventilazione che ne rappresenta il prodotto finale.

cerebrale, strutturandosi bilateralmente in aggregati nizzata) che proiettano cioè a livello delle corna
neuronali identificati in sede più dorso-centrale con il anteriori del midollo spinale del lato opposto sui
nome di Gruppo Respiratorio Dorsale (GRD), in corri- secondi moto-neuroni che andranno ad innerva-
spondenza del nucleo del tratto (o fascicolo) solitario re i muscoli inspiratori. Dal GRV emergono an-
e in sede più ventro-laterale con il nome di Gruppo cora primi moto-neuroni ad attività inspiratoria
Respiratorio Ventrale (GRV), in corrispondenza del diretti ad innervare sia i muscoli dilatatori omo-
nucleo ambiguo (GRV, parte rostrale) e del nucleo laterali delle prime vie aeree: lingua, faringe e la-
para-ambiguo e retro-ambiguo (GRV, parte caudale ringe (parte rostrale), sia altri muscoli inspiratori
superiore e inferiore) (Figura 5.4 - ) 8. contro-laterali (parte caudale superiore). Sempre
Sormontano più rostralmente il GRV propriamen- dal GRV (parte caudale inferiore) emergono i pri-
te detto due formazioni neuronali identificate con mi moto-neuroni bulbo-spinali ad attività espi-
il nome di complesso Botzinger e pre-Botzinger. Il ratoria che proiettano cioè a livello delle corna
complesso pre-Botzinger sembra essere la sede ana- anteriori del midollo spinale del lato opposto
tomica del generatore primario respiratorio poiché sui secondi moto-neuroni che andranno ad in-
i neuroni al suo interno mostrano attività di scarica nervare i muscoli espiratori (Figura 5.4 - ). È
elettrica spontanea anche quando isolati dal resto plausibile che esista anche una innervazione re-
del tronco encefalico 9. Il complesso Botzinger, situa- ciproca tra neuroni inspiratori ed espiratori tale
to all’interno del nucleo retro-faciale, esercita funzio- che l’attività degli uni inibisca l’attività degli altri,
ni inibitorie dell’attività inspiratoria (Figura 5.4 - ). sia a livello centrale (prevalentemente dal GRD
Dal GRD emergono i primi moto-neuroni bulbo- al GRV) che a livello midollare (bilateralmente).
spinali ad attività inspiratoria (spontanea e sincro- In condizioni eupnoiche a riposo, l’espirazione è
La pompa ventilatoria. Il controllore: pattern del respiro e P0.1
41

passiva e i neuroni espiratori mostrano una mo- attraverso vie nervose cortico-bulbari. Questi aggre-
desta attività. gati (noti come centri respiratori secondari o corti-
In corrispondenza del ponte, alcuni aggregati neu- cali), anatomicamente non ben identificati nell’uo-
ronali identificati come centro apneustico, attual- mo, ma probabilmente localizzati nella corteccia
mente discusso (a livello caudale) e come centro motoria, sono normalmente inattivi. Sottoposti a
pneumotassico, attualmente noto come Gruppo controllo volontario sono in grado, attraverso vie
Respiratorio Pontino (GRP) e localizzato in pros- nervose cortico-spinali bilaterali che decorrono nei
simità del nucleo parabrachiale mediale (a livello tratti piramidali, di generare direttamente l’attività
rostrale), appaiono in grado di modulare, in un più respiratoria negli individui non anestetizzati 10.
efficiente pattern respiratorio, l’attività primaria È evidente che la distruzione di tali vie nervose
generata dalle strutture neuronali bulbari. Ciò av- conseguenti a insulti di varia natura (ischemica,
viene in parte attraverso l’integrazione di afferenze emorragica, traumatica, etc.) permetterà una re-
neuro-chimiche e neuro-meccaniche che essi rice- spirazione normale di tipo automatico, essenzial-
vono rispettivamente dai nervi glosso-faringei (IX mente regolata da stimoli chimico-metabolici, sia
paio) e nervi vaghi (X paio) e in parte attraverso in veglia che durante il sonno, ma impedirà qualsi-
afferenze provenienti sia dagli stessi centri respira- asi controllo e variazione volontaria dell’attività re-
tori bulbari, mediante vie nervose bulbo-pontine, spiratoria ed anche l’aspetto volontario della tosse
che dall’ipotalamo e da centri corticali superiori, (“locked-in syndrome”) 11. All’opposto, la distruzio-
mediante vie nervose cortico-pontine. ne delle strutture deputate al controllo del respiro
La sezione a valle del midollo allungato causa come del tronco-encefalico e delle loro vie nervose o il
noto la cessazione di ogni attività respiratoria, loro malfunzionamento per ragioni congenite le-
mentre la sezione a monte del midollo allungato, gate a difetti genetici (“Ondine’s curse syndrome”)
risparmiando i circuiti neuronali primari, consente consentirà una respirazione volontaria durante la
una attività respiratoria spontanea e ritmica, mo- veglia, anche assistita da stimoli provenienti dalla
destamente influenzata (solo in parte accelerata) formazione reticolare mesencefalica. Peraltro, sarà
dalla sezione dei nervi vaghi. impedita una regolare attività respiratoria automa-
La sezione a monte della parte caudale del ponte, tica, sia in veglia, ma in particolare durante il son-
risparmiando il centro apneustico, consente una no, con la comparsa di ipoventilazione alveolare
respirazione più lenta e profonda (manca infatti il centrale (primitiva o secondaria) e di apnee cen-
controllo inibitorio esercitato dal centro pneumo- trali associate di natura organica 12.
tassico) che tuttavia dopo sezione dei nervi vaghi I secondi moto-neuroni destinati sia ai muscoli in-
appare caratterizzata da prolungate apnee inspi- spiratori che espiratori ricevono quindi a livello delle
ratorie intervallate da brevi espirazioni (respiro ap- corna anteriori del midollo spinale sia una innerva-
neustico). La sezione a monte della parte rostrale del zione bulbo-spinale, proveniente dai centri respi-
ponte che preserva il centro pneumotassico consen- ratori del midollo allungato, che una innervazione
te invece una respirazione normale, ma che diviene cortico-spinale coinvolta sia nel controllo volontario
più lenta e profonda dopo sezione dei nervi vaghi, in (come nel caso del parlare, fischiare, eseguire eserci-
assenza cioè di influenze inibitorie da parte dei sen- zi respiratori, etc.) che involontario (come nel caso
sori neuro-meccanici periferici. della deglutizione, masticazione, tosse, singhiozzo,
I centri respiratori bulbo-pontini sono costantemen- etc.) della respirazione.
te influenzati in modo involontario da variazioni del- È a tutt’oggi non ancora chiaramente definito in che
la temperatura, stress emozionali, ma anche da tutta modo la complessa circuiteria (aggregati neuronali,
una serie di numerose funzioni (parlare, cantare, connessioni nervose) che, localizzata nel tronco en-
fischiare, annusare, deglutire, tossire, vomitare, de- cefalico (in particolare a livello del bulbo), determi-
fecare, eseguire attività fisica, etc.), essendo gerarchi- na e regola l’attività automatica respiratoria, sia or-
camente sottoposti all’azione (inibitoria-eccitatoria) ganizzata. È possibile che lo stimolo respiratorio inizi
sempre bilaterale di aggregati neuronali superiori da cellule nervose (ad attività inspiratoria) che si de-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
42

polarizzano spontaneamente di continuo (modello mocettori periferici, e ancora il glutammato che è


del pace-maker) o emerga da un sistema di neuroni coinvolto anche nell’azione inibitoria esercitata dai
(inspiratori ed espiratori) che si attivano e disattiva- meccanocettori periferici di stiramento polmonare.
no mutuamente e sequenzialmente attraverso reti Tutti quanti questi mediatori, comunque, sono in
sinaptiche di interconnessione (modello oscillato- grado di convogliare segnali diretti verso gli aggrega-
rio) oppure origini da sistemi ibridi che implichino ti neuronali che costituiscono il generatore centrale
entrambe queste componenti, con un meccanismo del ritmo respiratorio 15.
di auto-spegnimento che si attiva quando l’attività
eccitatoria-inspiratoria abbia raggiunto una deter- Sensori neuro-chimici
minata soglia (modello dello “off-switch”) 14. Il risultato della efficienza dello scambio gassoso,
È tuttavia abbastanza ben codificata la dinamica che che in parte è funzione anche della ventilazione
lega l’attività respiratoria meccanica (inspirazione- prodotta, viene continuamente monitorato da
espirazione) a quella neuronale, attraverso una se- aggregati cellulari deputati al controllo dei gas
quenza di intervento di neuroni inspiratori prima ematici localizzati sia centralmente, vicino alla
precoci, poi amplificanti (neuroni “laugh”) e quindi superficie ventro-laterale del midollo allungato in
tardivi (neuroni “interruttore”), seguiti dall’attivazio- corrispondenza del pavimento del IV ventricolo e
ne di neuroni espiratori dapprima precoci (neuroni quindi in prossimità dei centri respiratori bulbari (i
“decrementali”) che favoriscono l’adduzione della chemocettori centrali), sia perifericamente in cor-
laringe e poi, se necessario, dall’attivazione dei neu- rispondenza delle biforcazioni delle arterie carotidi
roni espiratori amplificanti per garantire una espi- comuni in strutture denominate glomi carotidei
razione attiva, quando richiesta, ed infine espiratori (i chemocettori periferici). Nell’uomo adulto altri
tardivi, per modularne la fine. Vale sempre la pena chemocettori periferici localizzati a livello dell’arco
di ricordare che nell’ambito della programmazione aortico denominati glomi aortici non svolgono più
neurale della respirazione, circa 150-200 msec prima una funzione rilevante come in alcune specie ani-
dell’attivazione del diaframma, si attivano i muscoli mali o in età neonatale-infantile. È molto verosimi-
dilatatori/stabilizzatori della faringe per impedirne le, infine, l’esistenza di chemocettori periferici non
il collasso inspiratorio, che nella prima parte della ben individuati (nei muscoli scheletrici, sensibili
espirazione persiste un’attività (post-inspiratoria) alle variazione di pH nel liquido extra-cellulare?)
dei muscoli inspiratori che va progressivamente che permettono l’incremento della ventilazione in
esaurendosi e infine che solo in determinate circo- presenza di aumentate richieste metaboliche, all’i-
stanze l’espirazione è attiva. nizio e durante esercizio fisico, ad esempio prima
Naturalmente l’effetto dell’attivazione neuronale che si verifichino variazioni della PCO2 centrale 16 17.
respiratoria passa attraverso la liberazione di neuro- Tutto ciò consente che la ventilazione minuto sia
trasmettitori ad azione sia eccitatoria, come il glu- costantemente rapportata al metabolismo cellu-
tammato (aminoacido che agisce su diversi tipi di lare e ai suoi prodotti, in modo che anche per am-
recettori quali N-metil-D-aspartato (NMDA) e non pie variazioni metaboliche le modificazioni della
NMDA), che inibitoria, come l’acido gamma-amino pressione dei gas arteriosi siano molto contenute.
butirrico (GABA) e la glicina i quali iperpolarizzando I chemocettori centrali sono aggregati neuronali
i neuroni ne inibiscono l’attività. Esistono poi i neu- distinti in tre diverse aeree (una di interconnessio-
ro-modulatori, numerosi, che agiscono su differenti ne) separati dalla barriera emato-encefalica, molto
tipi di recettori, ma che non risultano direttamen- poco permeabile a composti polari e dunque an-
te coinvolti nella generazione della respirazione. In che agli ioni idrogeno (H+) e bicarbonato (HCO3-).
particolare l’acetilcolina che, legandosi a recettori sia Sono peraltro estremamente sensibili alle variazio-
muscarinici che nicotinici, favorisce l’effetto stimo- ni di PaCO2 che vi diffonde con facilità, data la sua
lante da parte dei chemocettori centrali, la sostanza grande lipo-solubilità. Si attivano essenzialmente
P e il glutammato che analogamente facilitano la in funzione delle variazioni della concentrazione
trasmissione di impulsi eccitatori a partire dai che- idrogenionica del liquido extracellulare che li per-
La pompa ventilatoria. Il controllore: pattern del respiro e P0.1
43

fonde (LEC), più che di quella del liquido cefalo-ra- nervi del seno carotideo, tributari dei nervi glosso-
chidiano, stimolando se aumenta o inibendo se di- faringei (IX paio) i chemocettori carotidei inviino
minuisce l’attività dei centri respiratori limitrofi  18. continuamente stimoli di modesta intensità ai cen-
Reagiscono quindi prontamente (entro 20 secondi tri respiratori sostenendo fino a circa il 15% della
e a regime nel giro di minuti) a variazioni del pH ventilazione minuto basale (occorre una PaO2 in-
ematico conseguenti a modificazioni primarie del- torno ai 200 mmHg per silenziarli), la loro scarica
la PaCO2 (legate a cause respiratorie) perché que- efferente si incrementa esponenzialmente per va-
ste si rifletteranno rapidamente in variazioni della lori di PaO2 al di sotto dei quali la saturazione ossie-
concentrazione idrogenionica del LEC. Reagiscono, moglobinica (SaO2) tende a ridursi rapidamente 21.
invece, molto più lentamente a variazioni del pH Mentre la funzione delle cellule della guaina non è
ematico conseguenti a modificazioni primarie dei ben nota, le cellule principali sono in grado di rila-
HCO3- plasmatici (legate a cause metaboliche) per sciare in relazione alle variazioni di PaO2 principal-
la difficoltà di queste ad alterare la concentrazione mente dopamina, neuro-trasmettitore di cui sono
idrogenionica del LEC in ragione della rallentata ci- riccamente dotate, che ha il compito di stimolare
netica di trasferimento dei HCO3- attraverso la bar- le terminazioni nervose costituite dalle fibre che
riera emato-encefalica. Ciò significa che si osserve- decorrono nei nervi del seno carotideo. C’è accor-
rà una risposta ventilatoria molto più rapida (in au- do nel ritenere che nelle cellule principali esistano
mento o diminuzione, rispettivamente) nel caso di dei canali del potassio sensibili alle modificazioni di
un’acidosi o alcalosi respiratoria, piuttosto che nel PaO2, i quali venendo inibiti dall’ipossiemia altera-
caso di un’acidosi o alcalosi metabolica. I chemo- no il potenziale di membrana cellulare e stimolano
cettori centrali che notoriamente non rispondono l’apertura dei canali del calcio permettendo l’af-
alle modificazioni di PaO2, sono responsabili per flusso di calcio extracellulare che stimola il rilascio
l’80% della risposta alla CO2 nell’uomo  19. Il com- dei trasmettitori 22.
penso agli effetti ventilatori legati all’accumulo o
perdita di CO2, cioè alla regolazione dell’acidemia Sensori neuro-meccanici
o alcalemia del LEC (e del liquor), avviene per tra- Sono riccamente rappresentati a livello sia toracico
sporto attivo dei HCO3- (in entrambe le direzioni che extratoracico. A livello toraco-polmonare sono
ed anche contro gradiente), con rispettivo aumen- presenti nelle vie aeree superiori, trachea, bronchi,
to o riduzione della loro concentrazione. parete toracica (tendini, muscoli, articolazioni) e
I chemocettori periferici, localizzati nei glomi caro- vasi polmonari. A livello extra-toracico i proprio-
tidei, sono aggregati cellulari costituiti da cellule cettori che inviano informazioni ai centri respirato-
principali (i veri sensori) e cellule della guaina; po- ri per il controllo della ventilazione, verosimilmente
sti alla biforcazione dell’arteria carotide comune, solo in corso di esercizio fisico, sono localizzati nei
hanno un peso di circa 10 mg  20. Queste strutture, muscoli scheletrici, nei tendini e nelle articolazioni.
sebbene caratterizzate da un elevato metaboli- Le informazioni più rilevanti al fine del controllo
smo, sono il tessuto più irrorato per unità di peso del pattern ventilatorio, tuttavia, sono veicolate a
dell’organismo e la loro vascolarizzazione è fine- partire dai recettori bronco-polmonari attraverso
mente ed estensivamente controllata dal sistema i nervi vaghi (X paio) che prendono contatto con
adrenergico e colinergico, e pertanto la loro diffe- strutture bulbo-pontine (nucleo del tratto solita-
renza artero-venosa dei gas ematici è minima. Pur rio, nucleo parabrachiale, etc.) deputate al control-
rispondendo, anche più rapidamente dei chemo- lo della respirazione 23.
cettori centrali, alle variazioni di PaCO2 (nel giro di Si riconoscono tre tipi di recettori neuro-meccanici
un singolo respiro), e direttamente anche alle mo- intrapolmonari: a) recettori di stiramento polmo-
dificazioni del pH arterioso, sono maggiormente nare (PSR) o recettori a lento adattamento (SAR),
influenzati dalle variazioni di PaO2 (non del con- b) recettori irritativi o recettori a rapido adatta-
tenuto di O2) in particolare quando la PaO2 scende mento (RAR), entrambi serviti da fibre mieliniche e
al di sotto di 60 mmHg. In effetti, sebbene tramite i c) recettori a fibre C, sia a livello della parete bron-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
44

chiale (bronchiali) che in prossimità dei capillari ze inducendo tosse, laringo-costrizione e bronco-
(polmonari), precedentemente noti come recet- costrizione ed apnea centrale riflessa 25.
tori J o iuxta-capillari o di Paintal, serviti da fibre Notevole importanza hanno i propriocettori lo-
amieliniche. calizzati a livello dei tendini (organi tendinei del
I primi sono localizzati a livello della muscolatura Golgi) e dei ventri (fusi neuromuscolari) dei mu-
liscia bronchiale (a partire dalla trachea intratora- scoli intercostali e a livello delle innumerevoli ar-
cica), sono sensibili alla variazione di tensione mu- ticolazioni presenti nella parete toracica. Le loro
scolare nelle vie aeree (e quindi alla variazione di afferenze sono veicolate al midollo spinale dai
volume polmonare) e, quando sottoposti ad uno nervi toracici. Essi sono importanti perché contri-
stimolo costante, si attivano prontamente, ritor- buiscono a regolare rapidamente e in modo otti-
nando poi lentamente al loro stato funzionale di male frequenza respiratoria e volume corrente in
riposo. I secondi sono localizzati alla base dell’epi- presenza di modificazioni del carico respiratorio,
telio di tutte le vie aeree e sono sensibili al flusso resistivo e/o elastico.
aereo (e quindi alla velocità di variazione del vo- Occorre infine segnalare la presenza di fibre nervose
lume polmonare) e, quando sottoposti ad uno sti- afferenti all’interno dei nervi frenici le quali, almeno
molo costante, si attivano prontamente, ritornan- in parte, decorrono nel midollo spinale ipsilaterale
do però rapidamente al loro stato funzionale di ri- fino al sistema nervoso centrale ed in particolare fino
poso. Sono detti irritativi perché reagiscono anche alla corteccia somato-sensoriale 26. Queste afferenze
a stimoli quali l’inalazione di gas, fumi, vapori, pol- che se stimolate riducono l’attività respiratoria, non
veri, sostanze chimiche (esogene o endogene), e a influenzano in alcun modo il normale respiro, ma
deformazioni del polmone (ad es.: pneumotorace) sembrano essere importanti nella percezione e nel
o a processi patologici che interessino le vie aeree. compenso di eccessivi carichi respiratori, apparendo
Le fibre-C, localizzate in prossimità dei vasi peri- altresì coinvolte nella rottura dell’apnea volontaria.
bronchiali o dei vasi capillari nell’interstizio dei set-
ti alveolari, sono stimolate da mediatori infiamma- Metodi di valutazione
tori locali (istamina, bradichinina, prostaglandine, Non è semplice valutare in vivo nell’uomo l’efficien-
sostanza-P) e dall’accumulo di fluido interstiziale in za del sistema di controllo del respiro e la sua ade-
corso ad esempio di edema, embolia polmonare o guatezza. Si utilizzano infatti misure indirette che
processi infettivi, etc. 24. Gli effetti più frequenti che si ritengono riflettere il suo grado di attività (Figura
conseguono alla stimolazione di questi recettori 5.4 – ).
sono riportati nella Tabella 5.I ( ). Elettroneurografia del nervo frenico – Misurazione bi-
Sensori neuro-meccanici sono anche localizzati a laterale della latenza e dell’ampiezza del potenziale
livello delle vie aeree superiori, faringe e laringe. In di azione del nervo frenico registrate con elettrodi di
particolare, variazioni della pressione transmurale, superficie intercostali dopo stimolazione elettrica o
di flusso aereo e di temperatura dell’aria sono in magnetica a livello cervicale e corticale. Consente di
grado di evocare risposte riflesse a livello faringeo stabilire l’eventuale danno a carico del primo moto-
che stabilizzano e dilatano le vie aeree superiori e neurone frenico, se la stimolazione magnetica cor-
favoriscono la broncodilatazione. Una ricca inner- ticale precedente è negativa. In tal caso, infatti, un
vazione sensoriale sopra- e sotto-glottica, veicolata quadro di normale risposta alla stimolazione cervi-
rispettivamente dal nervo laringeo superiore e dal cale dimostra un danno del motoneurone centrale,
nervo ricorrente, rende la laringe zona selettiva- mentre una risposta negativa alla stimolazione cer-
mente reflessogena con meccanocettori che rea- vicale suggerisce con ogni probabilità un danno solo
giscono a cambiamenti di pressione transmurale, a carico del secondo motoneurone frenico.
temperatura dell’aria e deformazione tessutale. In- Elettromiografia del diaframma – Registrazione della
fine recettori irritativi a rapido adattamento sono attività elettrica del diaframma crurale (di solito mi-
anche presenti a livello laringeo e rispondono a sti- surata integrando il segnale e rapportandolo al tem-
moli meccanici e ad inalazione di differenti sostan- po inspiratorio). Riflette l’entità del “drive” inspirato-
La pompa ventilatoria. Il controllore: pattern del respiro e P0.1
45

rio in modo molto prossimale. Parametro invasivo una pressione positiva tele-espiratoria (PEEPi), la de-
(occorrono degli elettrodi montati su un sondino flessione pleurica (o esofagea), peraltro, inizia molto
esofageo) e di difficile standardizzazione clinica. più precocemente di quella registrata alla bocca e
Pressione di occlusione – Pressione registrata alla se la deflessione perde la sua linearità nel tempo la
bocca dopo i primi 100 millisecondi (msec) dall’i- P0.1 normalmente misurata può sovra o sottostimare
nizio di una inspirazione a vie aeree occluse (a insa- quella pleurica e quindi il drive centrale.
puta del soggetto) utilizzando un sistema valvolare In pazienti stabili con patologia ostruttiva cronica,
a due vie durante l’espirazione precedente (P0.1). la P0.1 è più alta del limite superiore di normalità,
L’entità della deflessione negativa della pressione, documentando un elevato drive centrale neuro-
misurata all’apertura delle vie aeree nei primi 100 muscolare, segno di una maggior forza richiesta ai
msec (0.1 s), riflette l’entità del “drive” (o coman- muscoli inspiratori per ventilare  31. In presenza di
do) neuro-muscolare stimando la forza dei muscoli una ridotta forza massima sviluppabile dai musco-
inspiratori richiesta per produrre la ventilazione 27. li inspiratori (spesso dovuta anche al più elevato
È un parametro di semplice acquisizione, non in- volume tele-espiratorio polmonare), ciò implica
vasivo, involontario perché l’interruzione è troppo anche un maggior sforzo inspiratorio che, in ag-
breve per essere percepita, evitando possibili con- giunta ad una maggior forza necessaria per venti-
seguenti modificazioni consapevoli della sua mi- lare, spiega gran parte della sensazione di dispnea
sura, ed infine non è influenzato dalla meccanica cronica riferita da questi pazienti. Durante episodi
respiratoria eventualmente alterata 28. Nei soggetti di riacutizzazione di tali patologie che si associano
normali la P0.1 è compresa tra 0,5-2 cmH2O e tende ad aumentate richieste ventilatorie e soprattutto
a ridursi con l’età. Risente delle alterazioni patolo- ad un incrementato carico resistivo ed elastico,
giche dei muscoli inspiratori in quanto risulta pa- spesso si verifica la comparsa di ipercapnia arte-
radossalmente più elevata in presenza di muscoli riosa perché i muscoli inspiratori non riescono a
inspiratori strutturalmente deboli come avviene garantire una corretta ventilazione alveolare. In
in molte malattie neuro-muscolari 29 e nei soggetti passato questa evenienza veniva attribuita ad un
normali curarizzati  30. In alcune condizioni patolo- ridotto o comunque inadeguato drive centrale. In
giche (ad es. in pazienti con BPCO, specie durante realtà misurazioni di P0.1 hanno inconfutabilmente
riacutizzazione) si registrano valori molto più ele- dimostrato che il comando centrale è marcata-
vati di P0.1 compresi tra 2,5-5,5 cmH2O. mente aumentato in queste condizioni di ipercap-
Come accennato, la P0.1 pur riflettendo l’entità del nia acuta 32, ma che anche nei pazienti che riman-
drive (o comando) neuro-muscolare richiesto per gono cronicamente ipercapnici risulta più elevato
sostenere le richieste ventilatorie senza essere in- che nei pazienti normocapnici  33. Ciò ha consenti-
fluenzata da alterazioni della meccanica respirato- to, tranne in rare e ben identificabili situazioni, di
ria (resistenza/compliance) è tuttavia funzione del riconoscere che l’insufficienza ventilatoria acuta,
volume toraco-polmonare al quale viene rilevata. acuta su cronica e cronica, ha prevalentemente
Tende ad essere infatti falsamente (in relazione al cause periferiche (sbilanciamento tra eccessivo
drive centrale che vuole stimare) più elevata quan- carico respiratorio e forza muscolare inadeguata a
do il livello di fine espirazione tende a ridursi verso sostenerlo) e non centrali (riduzione o inadeguato
il volume residuo e viceversa, per la nota relazione aumento del drive inspiratorio).
diretta forza/lunghezza dei muscoli inspiratori, es- In queste circostanze il valore di P0.1 è stato indicato
sendo la loro lunghezza iniziale inversamente de- e utilizzato come uno dei possibili predittori di suc-
terminata dal livello del volume polmonare. cesso o insuccesso di un tentativo di svezzamento
La P0.1 è normalmente misurata alla bocca perché dal ventilatore in pazienti meccanicamente venti-
generalmente la sua deflessione rispecchia nei pri- lati per insufficienza ventilatoria. Una P0.1 inferiore
mi 100 msec la deflessione della pressione pleurica/ a 4,5 cmH2O durante un periodo di respiro spon-
intratoracica (o esofagea) (P0.1 esofagea), solo con taneo assistito con pressione di supporto, infatti,
un piccolissimo insignificante ritardo. In presenza di predice una ottima probabilità di successo di una
Manuale di fisiopatologia respiratoria
46

qualsiasi procedura di svezzamento  34. Il valore di la chemiosensibilità dei recettori centrali, misuran-
P0.1 può inoltre essere utile per regolare il livello di do la risposta in termini di variazione di e o meglio
pressione di supporto durante il processo di svez- di P0.1 alla ipercapnia acuta progressiva in condizioni
zamento dalla ventilazione meccanica 35. di iperossia (valori normali rispettivamente di 1,5-4
La ventilazione minuto ( e) – È una misura molto L/min e di 0,3-0,6 cmH2O per mmHg di incremen-
semplice, non invasiva della risposta del sistema to di PaCO2 o PetCO2) 37. Analogamente è possibile
che controlla la respirazione; è tuttavia un parame- farlo per i recettori periferici, misurando la risposta
tro marcatamente influenzato dalle proprietà mec- in termini di variazioni della e alla ipossia acuta
caniche toraco-polmonari e non riflette in modo progressiva in condizioni di normocapnia (valori
attendibile il “drive” respiratorio nei pazienti affetti normali se si usa la variazione di SaO2 al posto di
da pneumopatie. PaO2 pari a 0,2-0,4 L/min per decremento percen-
In questi pazienti il rapporto tra e e P0.1 risulta note- tuale unitario)  38 (Figura 5.5). In entrambi i casi
volmente ridotto (pari a 2-5 L.min-1.cmH2O) rispetto quando la risposta dei chemorecettori viene valu-
ai soggetti normali che presentano valori tra 10-12 tata in termini di modificazione della e occorre
L.min-1.cmH2O. Il rapporto e/P0.1 risulta quindi essere tener presente la possibile influenza delle alterazio-
un buon indice di impedenza del sistema respiratorio, ni della meccanica respiratoria eventualmente pre-
fornendo utili informazioni tra quanto il sistema può senti. Una diminuzione della risposta ventilatoria
offrire (tenendo conto delle sue proprietà meccani- all’ipercapnia così come all’ipossia si osserva con
che) in relazione a quanto il sistema richiede (in base l’invecchiamento e nei pazienti ipotiroidei 39.
all’entità del “drive” neuro-muscolare fornito) 36. La risposta ventilatoria alla ipossiemia varia in rela-
Misura della chemiosensibilità – È possibile valutare zione agli esistenti livelli di PaCO2 e, tra i soggetti,

Figura 5.5. Sinopsi dei metodi di valutazione del sistema di controllo del respiro a vari livelli.
La pompa ventilatoria. Il controllore: pattern del respiro e P0.1
47

su base genetica. Diversamente dalla ipercapnia concentrazione dei HCO3- plasmatici e nel LEC, così
la risposta ventilatoria alla ipossiemia mostra un come si verifica appunto nell’alcalosi metabolica e
andamento tipicamente esponenziale che comin- nella ritenzione cronica di CO2 in ragione del fatto
cia ad impennarsi per valori di PaO2 inferiori a 60 che il pH cambierà di meno per dato valore di CO2,
mmHg. In un paziente che, in presenza di una mar- determinando una minor ventilazione minuto 40. In
cata ipossiemia (specie se associata ad ipercapnia), questi casi il livello di e per un dato valore di CO2
non presenta dispnea, si deve sospettare l’esistenza può aumentare se il livello dei HCO3- plasmatici e
di un “ridotto” drive respiratorio centrale e/o un nel LEC diminuisce. Considerazioni analoghe, ma
danno dei chemocettori carotidei. opposte si applicano in presenza di acidosi meta-
L’attività integrata dei centri respiratori mantiene la bolica o di alcalosi respiratoria compensata. La pen-
PaCO2 costante in limiti molto ristretti e aumenti denza della risposta ventilatoria alle modificazioni
anche modesti della PaCO2 causano un incremento di PaCO2 non sembra, viceversa, particolarmente
della ventilazione minuto ( e) secondo una rispo- modificata rispetto a condizioni di normalità in tut-
sta, geneticamente determinata, entro certi limiti te queste circostanze. Circa il 15% di adulti presenta
lineare, e potenziata dalla presenza di ipossiemia. La geneticamente una risposta molto ridotta alla CO2
e per un dato valore di PaCO2 è inoltre influenza- (meno di 1 L per incremento di 1 mmHg di PaCO2)
ta dalla presenza di alcalosi metabolica e di acidosi e sono predisposti a sviluppare ipercapnia quanto
respiratoria compensata (che la deprime) e di aci- vadano eventualmente incontro a problemi respi-
dosi metabolica e di alcalosi respiratoria compen- ratori quali quelli legati ad esempio all’obesità, alla
sata (che la incrementa). Infatti, ad esempio, una ostruzione cronica al flusso, ad una riduzione della
ridotta risposta alla CO2 si associa ad una elevata forza dei muscoli inspiratori 41.

Figura 5.6. Risposta ventilatoria allo stimolo ipercapnico progressivo (in iperossia) e allo stimolo ipossico progressivo (in
condizioni di normocapnia). La ventilazione aumenta in modo lineare entro certi limiti con l’incremento della PaCO2 e la
pendenza della risposta riflette in modo diretto la chemiosensibilità centrale alla CO2 (pannello a sinistra). La ventilazione si
incrementa anche in risposta alla ipossiemia seppure in modo esponenziale e in particolare quando la PaO2 si riduce sotto
60 mmHg (pannello a destra, A), ma si linearizza se viene rapportata alla diminuzione della saturazione ossiemoglobinica
(SaO2) (pannello a destra, B). Anche in questo caso la pendenza della risposta riflette la chemiosensibilità periferica alla
ipossiemia.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
48

Sulla base di quanto detto ai fini pratici può essere re il carico respiratorio (resistivo e/o elastico) appare
utile misurare la P0.1 quando si voglia valutare l’en- una adeguata risposta per diminuire la sensazione
tità del drive neuromuscolare a riposo e/o duran- di dispnea e garantire una sostenibilità dell’attività
te sforzo, così come la sua variazione in funzione muscolare inspiratoria, evitando il rischio di una in-
dell’incremento progressivo della ipercapnia quan- sufficienza respiratoria di tipo ventilatorio.
do si voglia valutare la chemo-sensibilità centrale, Infine, stimare la risposta chemo-recettoriale allo
in assenza di possibili interferenze legate ad altera- stimolo ipercapnico può dare informazioni utili sul
zioni della meccanica respiratoria. sistema di controllo del respiro. Ad esempio, quan-
Infatti, quando aumentata, la P0.1 indica la presenza do essa appare francamente ridotta può suggeri-
di un drive neuro-muscolare particolarmente eleva- re un quadro di ipoventilazione alveolare centrale
to e di conseguenza una eccessiva forza richiesta ai quale quello, ad esempio, che si associa ad una sin-
muscoli inspiratori per ventilare. In questi casi ridur- drome di obesità-ipoventilazione.

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6 La pompa ventilatoria.
I muscoli respiratori

Alfredo Chetta
Università di Parma

Anatomia e funzione dei muscoli richiesto un aumento della ventilazione. I più im-
respiratori portanti muscoli espiratori sono quelli della parete
I muscoli respiratori determinano la funzione vitale addominale anteriore. Sebbene anatomicamente
della ventilazione. Questi muscoli possono essere distinti in quattro muscoli: il traverso ed il retto
raggruppati sostanzialmente in tre comparti: il dia- dell’addome e gli obliqui interno ed esterno, questi
framma, i muscoli inspiratori extra-diaframmatici muscoli agiscono di concerto durante le manovre
e i muscoli espiratori. Il diaframma, innervato dal respiratorie e sono anche noti come “torchio addo-
nervo frenico, ha forma di cupola e separa la gab- minale”. La loro contrazione determina un aumen-
bia toracica dalla cavità addominale. Esso è costi- to della pressione addominale con dislocazione
tuito da un ampio tendine centrale detto centro caudo-craniale del diaframma e conseguente ridu-
frenico dal quale originano i fasci muscolari, che zione del volume polmonare. Hanno una funzio-
si inseriscono anteriormente sullo sterno, lateral- ne espiratoria anche il triangolare dello sterno e la
mente sulle arcate costali e posteriormente sulle porzione clavicolare del pettorale maggiore insie-
vertebre lombari. La parte costale del diaframma me agli intercostali interni, mentre gli intercostali
è considerata il principale muscolo inspiratorio parasternali sono attivi nell’inspirazione.
durante la respirazione tranquilla, in quanto è in Durante la respirazione a riposo sono attivi i mu-
grado di determinare il 60-70% delle modificazioni scoli inspiratori, mentre i muscoli espiratori sono
di volume polmonare in questa condizione. La par- reclutati solo con l’aumento della ventilazione o del
te crurale ha invece importanti funzioni digestive. carico ventilatorio e durante la tosse. La contrazio-
Agisce infatti come sfintere dell’esofago per preve- ne dei muscoli inspiratori determina un aumento
nire il reflusso acido dello stomaco, mentre il suo del volume polmonare e una riduzione della pres-
rilasciamento è necessario per la progressione del sione alveolare rispetto a quella atmosferica, deter-
bolo alimentare. minando l’inspirazione. Quando la contrazione dei
Muscoli inspiratori extra-diaframmatici sono gli muscoli inspiratori termina, la pressione alveolare
intercostali esterni, gli sternocleidomastoidei e gli eguaglia quella atmosferica e cessa il flusso inspi-
scaleni. Gli intercostali esterni agiscono sollevan- ratorio. A questo punto in condizioni di riposo l’e-
do e ruotando le coste in modo da disporle più nergia elastica immagazzinata dal polmone è suffi-
orizzontalmente, aumentando così il volume del- ciente a riportare il sistema respiratorio al punto di
la gabbia toracica. La funzione degli sternocleido- equilibrio elastico toraco-polmonare di fine espira-
mastoidei e degli scaleni consiste nell’espandere la zione. Il ritorno elastico del sistema comporta una
parte superiore del torace. Gli scaleni non hanno progressiva riduzione del volume polmonare e un
solo una funzione accessoria, ma sono attivi an- aumento della pressione alveolare rispetto a quella
che durante la respirazione tranquilla, mentre gli atmosferica con conseguente flusso espiratorio.
sternocleidomastoidei intervengono quando è La debolezza dei muscoli respiratori compromette
La pompa ventilatoria. I muscoli respiratori
51

l’efficienza del ciclo ventilatorio e può essere cau- Muscoli respiratori e affezioni
sa di insufficienza ventilatoria. Il significato clinico
della debolezza dei muscoli respiratori non di-
neuro-muscolari
Le affezioni neurologiche e muscolari, che più fre-
pende solo dall’entità di tale debolezza, ma anche
quentemente compromettono i muscoli respiratori,
dall’eventuale carico meccanico. Così, in condizioni
sono la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), la miaste-
di normale funzione delle vie aeree e del parenchi-
nia gravis, la sclerosi multipla, la sindrome di Guillan-
ma polmonare, insufficienza ventilatoria e dispnea
si hanno in caso di grave debolezza dei muscoli re- Barré, le distrofie muscolari e le lesioni del midollo
spiratori. Mentre, in condizioni di alterata funzione spinale. L’evoluzione di queste malattie è stretta-
polmonare per compromissione sia ostruttiva sia mente legata proprio al coinvolgimento dei muscoli
restrittiva, il conseguente aumento del carico mec- respiratori ed è di particolare rilevanza clinica il tem-
canico fa sì che anche una moderata debolezza dei pestivo riconoscimento della loro debolezza.
muscoli respiratori possa contribuire significativa- In queste affezioni i sintomi da debolezza dei mu-
mente allo sviluppo di insufficienza ventilatoria e scoli respiratori hanno particolari caratteristiche. I
dispnea 1 (Figura 6.1). pazienti con significativa debolezza del diaframma
Una condizione di debolezza dei muscoli respirato- spesso lamentano ortopnea, in quanto la posizione
ri è presente in alcune malattie neurologiche e mu- supina comporta la compressione del diaframma
scolari, mentre una condizione di aumentato ca- da parte dei visceri addominali. Per lo stesso mec-
rico meccanico è presente in malattie respiratorie canismo la dispnea può insorgere nuotando o nelle
croniche invalidanti, quali la bronco-pneumopatia immersioni subacquee o semplicemente nell’in-
cronica ostruttiva (BPCO) o la fibrosi polmonare. chinarsi. Tuttavia l’ortopnea non è un sintomo
In quest’ultime può coesistere peraltro un certo costante. Alcuni pazienti possono riferire anche
grado di disfunzione e/o debolezza dei muscoli platipnea, cioè una difficoltà di respiro in posizione
respiratori. Anche l’insufficienza cardiaca cronica eretta o seduta. Questo sintomo è generalmente
può comportare sia aumentato carico meccanico dovuto ad una grave debolezza dei muscoli ad-
che disfunzione e/o debolezza dei muscoli respira- dominali, che causa un dislocamento in basso del
tori. diaframma, il quale viene così a trovarsi in condi-

Figura 6.1. Rappresentazione schematica dell’equilibrio tra capacità muscolare e carico meccanico come determinanti
la funzione dei muscoli respiratori. Un aumento del carico meccanico o una ridotta capacità contrattile dei muscoli è alla
base di una loro disfunzione.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
52

zioni funzionalmente svantaggiose. La dispnea da nica toraco-polmonare che quest’affezione com-


sforzo è un sintomo comune. Tuttavia non sempre porta, i muscoli inspiratori si trovano a fronteggia-
è riferito, soprattutto dai pazienti la cui motilità re un carico aumentato, operando in condizioni
è compromessa. Molti pazienti possono riferire svantaggiose. In particolare l’aumento del volume
inoltre, come primo sintomo, dispnea durante l’e- polmonare o iperinflazione polmonare, tratto fun-
loquio. Col progredire della debolezza dei muscoli zionale caratterizzante la BPCO, comporta uno
respiratori si riduce poi l’intensità stessa del suo- spostamento in alto del punto di fine espirazione
no sia dell’eloquio, che della tosse e degli starnuti. con svolgimento della ventilazione corrente nella
La dispnea a riposo insorge quando la debolezza parte alta e piatta della curva volume-pressione.
muscolare respiratoria è grave. A questo stadio la I pazienti con BPCO devono così sviluppare per
gran parte dei pazienti è ipercapnica. In condizio- ogni respiro una pressione inspiratoria maggiore
ne di debolezza muscolare generalizzata vi è una di quella sviluppata dai soggetti normali. Lo squi-
riduzione significativa della motilità della gabbia librio, particolarmente marcato durante esercizio,
toracica. tra pressione inspiratoria sviluppata e volume cor-
La debolezza dei muscoli respiratori può com- rente è alla base della percezione della dispnea in
promettere significativamente il sonno di questi questi pazienti. Inoltre, l’iperinflazione influenza la
pazienti  2. Un’ipoventilazione alveolare durante il funzione del diaframma, appiattendolo e di fatto
sonno si può infatti osservare con una certa fre- accorciandolo.
quenza quando ancora in condizioni di veglia gli Come tutti i muscoli scheletrici, il diaframma è re-
scambi gassosi alveolo-capillari sono nella norma. golato dalla relazione tensione-lunghezza e quan-
Inizialmente l’ipoventilazione si ha in fase REM, do raggiunge la sua lunghezza ottimale, i rapporti
quando i muscoli accessori, soprattutto gli inter- tra i filamenti di actina e quelli di miosina sono in
costali, sono meno attivi e la ventilazione dipende condizioni altrettanto ottimali e, per un dato sti-
particolarmente dal diaframma, che, se debole, è molo nervoso, la tensione del muscolo è massima.
ulteriormente svantaggiato in posizione supina  2. Se il muscolo deve invece contrarsi partendo da
Col progredire della debolezza muscolare episodi una lunghezza minore, i filamenti di actina e di
di ipoventilazione si hanno durante tutto il sonno, miosina non sono in condizioni ottimali e, per lo
causando ripetuti risvegli e una frammentazione stesso stimolo nervoso, la tensione prodotta dal
del sonno stesso. Possono allora comparire sintomi muscolo risulta inferiore 3. La riduzione in lunghez-
come sonnolenza diurna, incubi, perdita di con- za del diaframma compromette principalmente
centrazione, disturbi dell’umore e calo dell’appeti- quella parte di muscolo, orientata cranio-caudal-
to. Alcuni pazienti possono lamentare risvegli do- mente ed opposta alla parte inferiore delle coste,
vuti a sensazione di bocca secca, come conseguen- che è nota come “zona di apposizione”. Poiché il
za di un aumentato sforzo respiratorio e intenso diaframma agisce come un pistone in un cilindro,
ansimare. L’ipoventilazione determina ipercapnia e una ridotta zona di opposizione implica un ridot-
cefalea al risveglio con difficoltà di concentrazione to margine di movimento del diaframma-pistone,
e sonnolenza durante il giorno. Sonnolenza, calo indipendentemente dall’effetto che l’iperinflazione
dell’appetito e modificazioni dell’umore possono possa poi avere anche sulla tensione massima del
essere erroneamente attribuite a depressione. L’i- muscolo stesso. Pertanto la zona di opposizione
poventilazione notturna ha un’evoluzione insidio- può in parte scomparire se il diaframma si appiat-
sa e si può riscontrare anche in assenza di sintomi tisce, con la conseguenza che le fibre muscolari, nel
respiratori diurni 2. contrarsi, tirano le coste in direzione espiratoria,
cioè leggermente in dentro, piuttosto che in quella
Muscoli respiratori e aumento inspiratoria 4.
del volume polmonare Dati gli svantaggi meccanici indotti dall’iperin-
Nella broncopneumopatia cronica ostruttiva flazione sul diaframma, diventa particolarmente
(BPCO), per le complesse alterazioni della mecca- importante il ruolo che gli altri muscoli inspirato-
La pompa ventilatoria. I muscoli respiratori
53

ri hanno nel garantire la ventilazione. Il lavoro dei contro un carico resistivo inspiratorio. Si è perciò
muscoli inspiratori extra-diaframmatici in condi- ipotizzato come in determinate situazioni patolo-
zioni di iperinflazione polmonare è stato però fi- giche un aumento del rapporto pressione inspira-
nora poco studiato, anche se sembra che alcuni di toria corrente/pressione inspiratoria massima pos-
questi muscoli possano risultarne particolarmente sa predisporre all’insorgenza di fatica dei muscoli
svantaggiati. In particolare, la cosiddetta orizzon- respiratori e conseguente aumento della capnia. I
talizzazione delle coste, che è un effetto dell’ipe- meccanismi che portano all’ipoventilazione alveo-
rinflazione, potrebbe compromettere la relazione lare cronica nella BPCO sono tuttavia ancora dibat-
lunghezza-tensione dei muscoli intercostali para- tuti. È anche possibile infatti che i pazienti per ab-
sternali e quindi anche la loro contrazione ottima- bassare il rapporto pressione inspiratoria corrente/
le  5. Gli scaleni invece sarebbero in grado di man- pressione inspiratoria massima, riducano la pres-
tenere la loro efficacia meccanica anche a volumi sione inspiratoria corrente, adottando un respiro
polmonari relativamente alti 5. superficiale e rapido. Questa modalità di respiro
Nella BPCO la funzione dei muscoli inspiratori può rappresenterebbe un modo per evitare la fatica dei
essere poi alterata oltre che dall’iperinflazione an- muscoli respiratori, a scapito dell’insorgenza di una
che da alcuni di quei fattori che compromettono condizione di ipercapnia 7.
i muscoli striati, quali steroido-terapia cronica, ri-
dotto apporto calorico, alterazioni elettrolitiche. Muscoli respiratori e riduzione
Per tutti questi motivi la capacità dei muscoli in- del volume polmonare
spiratori e quindi la pressione, che questi possono La riduzione di volume polmonare, per ridotta
sviluppare in corso di uno sforzo inspiratorio mas- compliance del parenchima, condizione questa
simo, può essere significativamente ridotta nei pa- che caratterizza fibrosi polmonare e insufficienza
zienti BPCO rispetto ai soggetti normali. cardiaca, pone i muscoli inspiratori in una confi-
I muscoli inspiratori nella BPCO sono pertanto ca- gurazione in teoria più efficiente ai fini della loro
ratterizzati da uno squilibrio tra carico aumenta- contrazione e della conseguente capacità di svilup-
to e capacità ridotta, espresso da un aumento del pare pressione. In realtà in entrambe le condizioni
rapporto pressione inspiratoria corrente/pressione patologiche a fronte di una condizione fisicamente
inspiratoria massima. Se un muscolo scheletrico favorevole per i muscoli inspiratori, è stata di fatto
si contrae oltre una certa proporzione della sua riscontrata una condizione di debolezza di questi
massima forza, la contrazione non può però essere muscoli, attribuibile ad una ridotta loro capacità
adeguatamente mantenuta per l’insorgenza di fati- intrinseca di contrarsi. A rendere più complessa la
ca. Nel 1977, Roussos e Macklem 6 saggiarono l’ipo- disfunzione dei muscoli respiratori è certamente
tesi che una condizione di fatica potesse realizzarsi poi l’aumentato carico meccanico riscontrato sia
anche nel diaframma dell’uomo. Lo studio venne nei pazienti con fibrosi polmonare che con insuf-
condotto su volontari sani, che respiravano contro ficienza cardiaca. Studi non recenti  8 9, che hanno
differenti resistenze inspiratorie, mentre era misu- indagato la forza dei muscoli respiratori in pazienti
rata la loro pressione transdiaframmatica (Pdi). I con fibrosi polmonare, hanno poi dimostrato come
soggetti erano in grado di respirare indefinitamen- questi pazienti, se comparati a soggetti normali di
te quando il rapporto Pdi/Pdimax era inferiore a controllo avevano di fatto una condizione di debo-
0,4 e cioè quando la pressione transdiaframmatica lezza. Tali risultati furono attribuiti al trattamento
richiesta per garantire la ventilazione minuto era steroideo cronico, al generale decondizionamento
inferiore al 40% della pressione transdiaframmatica fisico o alla natura talora sistemica della malattia
massima, ma la loro resistenza era limitata a meno polmonare. Più recentemente in una coorte di
di 45 minuti, quando questo rapporto era supe- pazienti con differenti tipi di interstiziopatia pol-
rato. In questo modo una condizione di fatica dei monare è stata riscontrata una forza dei muscoli
muscoli respiratori poté essere sperimentalmen- sia inspiratori che espiratori sostanzialmente con-
te indotta in volontari sani, sottoposti a respirare servata, a fronte però di una ridotta capacità di
Manuale di fisiopatologia respiratoria
54

generare forza da parte del diaframma  10. Questi scoli respiratori. In condizioni di normale ritorno
pazienti presentavano inoltre un aumentato carico elastico del polmone, una riduzione della Capacità
meccanico e un’aumentata attività del centro del Inspiratoria (IC) è dovuta a debolezza dei muscoli
respiro 10. ispiratori, mentre una riduzione del volume di ri-
Anche nei pazienti con insufficienza cardiaca cro- serva espiratoria (ERV) è da mettere in relazione
nica, è stata riscontrata una debolezza dei muscoli a debolezza dei muscoli espiratori ed in entrambi
inspiratori, che è stata peraltro correlata alla gravi- i casi la Capacità Vitale (VC) ne risulterà ridotta.
tà della malattia, data da classe NYHA e consumo In condizioni di paralisi bilaterale del diaframma la
massimo di ossigeno al test da sforzo cardio-pol- VC, misurata in ortostatismo, può variare dal 30 al
monare 11. Anche in questo caso sono stati chiama- 65% del teorico e questo valore si dimezza se misu-
ti in causa vari meccanismi responsabili di una con- rata in clinostatismo (Figura 6.2 – )  14. In condi-
dizione di debolezza intrinseca dei muscoli respi- zioni di normalità la differenza della VC tra orto- e
ratori ed in particolare del diaframma, caratteriz- clinostatismo è usualmente inferiore al 10%  15. La
zato in pazienti con insufficienza cardiaca cronica misura della VC in clinostatismo è di particolare
da alterazioni quali-quantitative delle fibrocellule significato funzionale. Un suo valore nella norma
muscolari  12. In questi pazienti inoltre l’aumentato esclude una significativa debolezza dei muscoli
carico meccanico sui muscoli inspiratori ne riduce respiratori, d’altra parte in pazienti affetti da SLA
l’efficienza, limitandone di conseguenza anche la questo parametro è risultato altamente correlato
resistenza 13. alla Pdi 16.
La misura della VC è di particolare semplicità e ciò
Valutazione della forza dei muscoli rappresenta il principale vantaggio di questo test,
respiratori specie quando sono richieste delle misure seriali
I muscoli nel contrarsi, si accorciano e sviluppano per un lungo periodo di tempo. Gli svantaggi con-
forza. Nel sistema respiratorio, la forza dei muscoli sistono nella necessità di una collaborazione del
è misurata in termini di variazioni della pressione paziente, che non sempre è possibile ottenere in
intra-toracica rispetto a quella atmosferica e l’ac- pazienti con malattie neuromuscolari o in terapia
corciamento in termini di variazioni dei volumi intensiva, e nella non specificità del test, potendo
polmonari. La relazione tra pressione e forza è ridursi la VC in corso di diverse malattie, come la
complessa e la geometria del torace così come le BPCO, la fibrosi polmonare, la cifoscoliosi o l’obe-
proprietà elastiche del sistema toraco-polmonare sità. Inoltre la relazione tra VC e forza dei musco-
giocano un ruolo determinante nella conversione li respiratori non è lineare. Poiché sono richieste
della forza in pressione. Un sistema toraco-pol- pressioni relativamente piccole per determinare
monare rigido oppone una maggior resistenza alla un completo riempimento del polmone, condizio-
contrazione del diaframma, il che comporta una ni di lieve o moderata debolezza dei muscoli respi-
pressione sviluppata maggiore per un dato livello ratori generalmente non causano una significativa
di forza applicata. Questo significa che le pressioni riduzione della VC, a meno che non siano conco-
misurate come conseguenza della contrazione dei mitanti altre patologie. In presenza di una cronica
muscoli respiratori non sono da considerarsi una debolezza muscolare, la ridotta compliance toraco-
misura diretta delle loro proprietà contrattili, ma polmonare e la presenza di microatelettasie com-
una stima complessiva della loro forza. D’altra par- portano maggiori riduzioni della VC per un dato
te le variazioni di volume polmonare dipendono livello di debolezza 1.
anche dall’elasticità del sistema. In aggiunta alla riduzione della VC, altri parame-
tri funzionali possono indicare una compromessa
Spirometria, misura dei volumi, capacità funzione dei muscoli respiratori. In condizioni di
di diffusione, gas ematici debolezza dei muscoli respiratori, in corso di ma-
La spirometria con la misura dei volumi polmonari lattie neuromuscolari il volume residuo (RV) ge-
può fornire utili informazioni sulla forza dei mu- neralmente è conservato, cosicché il rapporto RV/
La pompa ventilatoria. I muscoli respiratori
55

TLC è aumentato. Inoltre la capacità di diffusione accessori ed è correlata alla capacità del soggetto a
del polmone per il CO è ridotta, ma se corretta garantire una tosse efficace.
per il volume alveolare è normale o aumentata e La pressione misurata alla bocca durante queste
questo riscontro può essere considerato un indica- manovre riflette sia la pressione sviluppata dai mu-
tore di debolezza muscolare, in presenza di deficit scoli respiratori che la pressione passiva di ritorno
restrittivo. Anche la morfologia della curva flusso/ elastico sviluppata dal parenchima polmonare e
volume può essere suggestiva di debolezza dei mu- dalla gabbia toracica. Solo a capacità funzionale
scoli respiratori, presentando un aspetto troncato residua (FRC) la pressione di ritorno elastico è zero,
nella fase espiratoria e con un picco inspiratorio sicché la pressione misurata alla bocca rappresenta
eccentrico e collocato nella fase iniziale della in- effettivamente la pressione sviluppata dai muscoli.
spirazione (Figura 6.3 – ). Tale aspetto è molto A RV dove Pimax è usualmente misurata, la pres-
frequente in pazienti SLA con compromissione sione di ritorno elastico può essere dell’ordine di
bulbare 17. -30 cmH2O e contribuire così in modo significativo
Le modificazioni dell’emogasanalisi non sono spe- alla Pimax, determinando fino al 30% del suo valo-
cifiche in corso di debolezza dei muscoli respirato- re  20. Allo stesso modo Pemax è misurata a capa-
ri. In questi casi generalmente è presente ipossie- cità polmonare totale (TLC) dove la pressione di
mia da lieve a moderata con incremento progres- ritorno elastico può raggiungere i +40 cm di H2O 20.
sivo della capnia col progredire della debolezza. In La pressione di ritorno elastico non è comunque
particolare l’ipercapnia si sviluppa quando la forza convenzionalmente sottratta nelle misurazioni cli-
dei muscoli respiratori si riduce ad un quarto del niche di Pimax e Pemax e nel calcolo dei rispettivi
suo teorico 18. L’ipercapnia comporta riduzione del valori teorici di riferimento.
pH e attivazione dei meccanismi tampone. In pa- La modalità di esecuzione di Pimax e Pemax può
zienti affetti da SLA un aumento dei bicarbonati e influenzare significativamente il risultato ottenuto
una riduzione del cloro nel sangue venoso furono della loro misura. Usualmente si utilizza un bocca-
associati alla presenza di sintomi respiratori, sugge- glio flangiato inserito su un tubo rigido, collegato
rendo una debolezza dei muscoli respiratori 19. a un manometro con una valvola al suo interno.
Il tubo ha anche, a monte della valvola, una pic-
Massime pressioni alla bocca cola perdita, generalmente di 2  mm di diametro,
La misurazione delle massime pressioni statiche atta a prevenire la chiusura della glottide durante
alla bocca è la modalità più semplice per misura- lo sforzo massimo inspiratorio e a ridurre l’uso dei
re la forza dei muscoli inspiratori ed espiratori in muscoli buccali durante quello espiratorio. Per ese-
quanto rappresenta una buona approssimazio- guire la Pimax, il soggetto, connesso al boccaglio,
ne della variazione di pressione a livello alveolare, respira dapprima normalmente quindi espira fino
conseguente alla contrazione di questi muscoli. a RV e, chiusa la valvola, compie lo sforzo massimo
La massima pressione statica inspiratoria (Pimax) inspiratorio. Analogamente per eseguire la Pemax,
è la misura alla bocca della massima pressione ne- il soggetto compie lo sforzo espiratorio massimo,
gativa (sub-atmosferica), che può essere generata a valvola chiusa, dopo avere inspirato fino a TLC.
da uno sforzo inspiratorio. La Pimax è una misura Lo sforzo massimo inspiratorio od espiratorio deve
della forza del diaframma, dei muscoli inspiratori essere mantenuto per almeno 1,5 secondi, così da
intercostali e degli altri muscoli inspiratori acces- permettere la registrazione della massima pressio-
sori ed è correlata alla capacità del soggetto a ga- ne sostenuta per 1 secondo. Lo sforzo espiratorio
rantire un’adeguata ventilazione. La massima pres- non dovrebbe prolungarsi oltre i 5 secondi per la
sione statica espiratoria (Pemax) è la misura alla possibile riduzione della gittata cardiaca con le alte
bocca della massima pressione positiva (sovra-at- pressioni toraciche. Il valore di pressione misura-
mosferica), che può essere generata da uno sforzo to al picco massimo può essere più alto di quello
espiratorio. La Pemax è una misura della forza dei sostenuto per un secondo, tuttavia quest’ultimo è
muscoli addominali e degli altri muscoli espiratori considerato più riproducibile. Una volta eseguite le
Manuale di fisiopatologia respiratoria
56

prove, si sceglie il valore più alto delle tre prove il tità paragonabile se misurate al naso ed a livello
cui risultato vari meno del 20%, una variabilità in- intra-toracico. La pressione nasale di sniff (SNIP),
feriore è richiesta in ambito di ricerca. eseguita a FRC, può quindi essere considerata una
Questi test sono generalmente ben tollerati dai pa- misura della forza globale dei muscoli inspiratori
zienti e la recente disponibilità di dispositivi porta- ed un test complementare alla Pimax. La SNIP ha
tili ne permette l’applicazione anche a letto del pa- il vantaggio rispetto alla Pimax di basarsi su una
ziente. Tuttavia questi test sono volontari e richie- manovra naturale e si ottiene posizionando in una
dono la piena collaborazione del soggetto testato. narice un’oliva contenente un sondino collegato ad
Pertanto un basso valore di Pimax o di Pemax può un manometro. La misura della SNIP è di partico-
anche essere dovuto ad una scarsa motivazione lare utilità nei pazienti con malattie neuromusco-
del paziente, piuttosto che a una reale riduzione lari che hanno difficoltà nell’uso del boccaglio  24.
della forza dei muscoli in- o espiratori. I valori te- Di questo test si hanno valori teorici di riferimento
orici, che più da vicino riflettono la metodica qui sia per adulti  25 che bambini  26. In ogni caso valori
illustrata, sono quelli ottenuti in adulti e bambini superiori o uguali rispettivamente a 60 cm di H2O
da Wilson et al.  21. Valori teorici di riferimento per nelle donne e a 70 cm di H2O negli uomini esclu-
Pimax e Pemax sono disponibili anche per soggetti dono una debolezza, clinicamente significativa, dei
anziani 22. In ogni caso si ritiene che valori di Pimax muscoli inspiratori  23 (Tabella 6.I). Normalmente si
e Pemax superiori o uguali rispettivamente a 70 cm eseguono 10 prove e si considera la migliore. Nella
di H2O per le donne e a 80 cm di H2O per gli uomi- valutazione della forza dei muscoli inspiratori, data
ni, escludano una debolezza, clinicamente signifi- la complementarietà di SNIP e Pimax, si dovrebbe
cativa, dei muscoli respiratori 23 (Tabella 6.I). Valori considerare il valore più alto dei due test.
lievemente inferiori sono difficili da interpretare e Durante una manovra di sniff, è possibile ottenere
spesso richiedono un ulteriore approfondimento una specifica misura della Pdi, posizionando un son-
diagnostico con il ricorso a test invasivi o non vo- dino in esofago ed uno nello stomaco. La Pdi è otte-
lontari 24. nuta sottraendo alla pressione gastrica la pressione
esofagea (Figura  6.4), misurate al picco in corso di
Massime pressioni di sniff una manovra di sniff eseguita a FRC. Si considera il
valore più alto di 10 prove, correttamente eseguite.
Durante una manovra di sniff, cioè fiutando in La sniff Pdi è la migliore misura volontaria della forza
modo intenso e rapido (in meno di 0,5 secondi), del diaframma e valori superiori o uguali rispettiva-
si ha una contrazione massimale dei muscoli in- mente a 80 cm di H2O nelle donne e a 100 cm di H2O
spiratori con sviluppo di pressioni negative di en- negli uomini escludono una debolezza, clinicamen-
te significativa, di questo muscolo  23 (Tabella  6.I).
Ortopnea, movimento paradosso dell’addome in
Tabella 6.I. Test volontari di forza dei muscoli inspirazione a paziente supino e caduta significativa
respiratori. Soglie di normalità. della VC in clinostatismo si associano generalmente
Donne Uomini a valori di Pdi inferiori a 30 cmH2O 27.
Muscoli inspiratori
Pressione gastrica e picco di flusso alla bocca
Pimax (cmH2O) > 70 > 80 durate la tosse
SNIP (cmH2O) > 60 > 70
Con la tosse si ha una contrazione dei muscoli espi-
Sniff Pdi (cmH2O) > 80 > 100 ratori e del torchio addominale in particolare. La
Muscoli espiratori pressione gastrica (Cough Pga) e il picco di flusso
Pemax (cmH2O) > 70 > 80 alla bocca (CPF, cough peak flow) durante un col-
Pga (cmH2O) > 100 > 130
po di tosse volontario e massimale rappresentano
così una misura della forza dei muscoli espiratori
CPF (L/min) > 360 > 360 ed in senso più lato di efficacia della tosse. In realtà
La pompa ventilatoria. I muscoli respiratori
57

è posizionato nello stomaco a circa 70 cm dalle na-


Pdi
rici. Il soggetto viene quindi invitato a eseguire da
tre a sei colpi di tosse, partendo da un’inspirazione
massimale. In soggetti normali i valori di Cough Pga
sono superiori o uguali a circa 100 cmH2O nelle
donne e a 130 cmH2O negli uomini  28 (Tabella 6.I).
Pga Molti pazienti con bassi valori di Pemax hanno una
normale forza dei muscoli espiratori, se valutata
in termini di Cough Pga. Uno svantaggio di questo
cmH2O

test consiste nella sua invasività.


Pes
La misura del CPF è invece effettuata mentre il
soggetto tossisce in una maschera facciale colle-
gata con uno pneumotacografo e si considera la
migliore misura ottenuta da 3-6 prove, partendo
da un’inspirazione massimale (Figura 6.5). Soggetti
normali di entrambi i sessi sviluppano valori di CPF
tra i 360 e i 1.200  l/minuto (Tabella 6.I). Pazienti
con valori di CPF < 270 l/minuto sono a rischio di
ritenzione delle secrezioni bronchiali e di insuffi-
sec cienza respiratoria in caso di infezione polmonare
e pazienti con valori di CPF < 160 l/minuto hanno
Figura 6.4. Pressione transdiaframmatica (Pdi), ottenuta una tosse completamente inefficace  29. La misura
sottraendo alla pressione gastrica (Pga) la pressione esofa- del CPF è da considerare complementare a quella
gea (Pes), durante una manovra di sniff, eseguita a capaci-
tà funzionale residua da una paziente affetta da Miastenia della Pemax e Cough Pga e riduce il rischio di ecces-
Gravis. La sniff Pdi è considerata la migliore misura volon- so di diagnosi di tosse inefficace, legata al riscontro
taria della forza del diaframma. di bassi valori di Pemax e Cough Pga  30. Il monito-
raggio del CPF è particolarmente utile nel decidere
quando ricorrere alla tosse assistita, sia manuale
che meccanica 24.
la tosse, che è un riflesso vitale per l’eliminazione di
secrezioni e corpi estranei dalle vie aeree, coinvolge Pressione transdiaframmatica da stimolazione
numerosi muscoli oltre a quelli espiratori secondo magnetica
una sequenza di tre fasi. La prima consiste nella
completa abduzione delle cartilagini aritenoidi e Non sempre è possibile eseguire test volontari per
delle corde vocali e della contrazione dei musco- la valutazione della forza dei muscoli respiratori,
li inspiratori così da determinare un’inspirazione i pazienti potrebbero essere in terapia intensiva o
fino all’85-90% della TLC. La seconda consiste nel- presentare lesioni bulbari, come nel caso della SLA,
la chiusura completa e rapida (0,2 secondi) della e quindi essere limitati nella collaborazione ad ese-
glottide, che presuppone una buona funzione dei guire tali test. In alternativa è possibile eseguire test
muscoli della laringe. Infine la terza fase è caratte- non volontari, che consistono nella misura della
rizzata dalla contrazione dei muscoli espiratori, che Pdi in seguito a stimolazione del nervo frenico.
a glottide chiusa causano alti valori della pressione La tecnica più diffusa si basa sulla stimolazione ma-
addominale ed intra-toracica. Questa terza fase si gnetica dei nervo in esame, che rispetto a quella
conclude con l’improvvisa apertura della glottide, elettrica è meglio accettata dal paziente e richiede
che causa decompressione del torace e produce un una collocazione dell’elettrodo meno precisa. La
flusso espiratorio sovra-massimale. Pdi si ottiene, dopo posizionamento di due catete-
La Cough Pga è misurata con un sondino che, intro- ri con palloncino rispettivamente nello stomaco e
dotto per via nasale e connesso ad un manometro, in esofago, applicando uno stimolatore magnetico
Manuale di fisiopatologia respiratoria
58

Pga [cmH2O] Pga [cmH2O]


sec

sec
Vol [l] Vol [l]
sec

sec
Flusso [l/sec] Flusso [l/sec]
sec

sec

Figura 6.5. Tracciati relativi a variazioni di pressione gastrica (Pga, in cmH2O) e di volume (V, in litri) e picco di flusso
(Flusso, in l/sec) misurati alla bocca, durante ripetuti colpi di tosse volontaria e registrati in due pazienti con Sclerosi
Laterale Amiotrofica, a sinistra in fase iniziale e a destra in fase avanzata. È evidente nei tracciati di destra la significativa
riduzione dei valori di pressione gastrica durante la tosse (Cough Pga), espressione della contrazione dei muscoli addo-
minali, e del picco di flusso durante la tosse (CPF, Cough Peak Flow). Cough Pga e CPF sono considerati test volontari di
efficacia della tosse.

in corrispondenza delle radici del nervo frenico a ne forza e resistenza siano strettamente correlate,
livello dei processi spinosi di C6 o C7 e col paziente non sempre però la forza è in grado di predire la
a collo flesso. In questo modo si ha una Pdi misu- resistenza dei muscoli respiratori. In particolare in
rata a FRC, che corrisponde ad un valore di circa il pazienti cardiopatici l’efficacia di un programma ri-
20-30% del corrispondente ottenuto con manovra abilitativo può essere evidente a livello di resistenza
di sniff. Una debolezza del diaframma è altamente più che di forza dei muscoli respiratori 31, così come
probabile con un valore di Pdi da stimolazione ma- pazienti BPCO presentano una maggiore compro-
gnetica inferiore a 19 cmH2O 1. Il test è ovviamente missione della resistenza più che della forza, se
invasivo e richiede un’attrezzatura complessa, ma confrontati a soggetti di controllo 32. Il concetto di
ha il vantaggio che è possibile, applicando lo stimo- fatica muscolare è legato a quello di resistenza e di
latore magnetico anteriormente tra il capo sternale forza e va distinto da quello di lesione e di debolez-
za. Per fatica muscolare si intende una condizione
e quello claveare del muscolo sternocleidomastoi-
caratterizzata da perdita della capacità di svilup-
deo, stimolare separatamente i due nervi frenici e
pare forza da parte di un muscolo sotto carico  33.
ottenere così una misura separata della forza dei
Tale condizione è reversibile dopo un periodo di
due emidiaframmi.
riposo. La ridotta o mancata reversibilità distingue
la lesione muscolare dalla fatica  34. La fatica mu-
Valutazione della resistenza scolare va anche distinta dalla debolezza, che in-
e della fatica dei muscoli respiratori vece è la condizione in cui la capacità di sviluppare
La resistenza di un muscolo consiste nella sua ca- forza da parte di un muscolo a riposo è ridotta  33.
pacità di mantenersi contratto nel tempo. Sebbe- Una singola misura della forza risulta insufficiente
La pompa ventilatoria. I muscoli respiratori
59

a diagnosticare una condizione di fatica. Sono in- e misurando Pdi e volume corrente, è possibile ot-
vece necessarie più misure della forza nel tempo tenere l’indice tempo-tensione (tension time index,
per dimostrare l’eventuale mancato recupero da TTdi), che è un indice di resistenza. Il TTdi è il pro-
parte del muscolo della sua capacità di contrarsi. dotto della pressione transdiaframmatica richiesta
Si distingue una fatica “centrale” dovuta a compro- per garantire la ventilazione minuto, rapportata
messa trasmissione del segnale nervoso a livello del alla pressione transdiaframmatica massima, per
motoneurone da una fatica “periferica”, dovuta a il rapporto tempo di inspirazione/tempo totale
compromissione della placca motrice o della fibra (TTdi = Pdi corrente/Pdi massima x Ti/Tt) 35.
muscolare. I test di resistenza con carico resistivo tendono a
I test di resistenza dei muscoli respiratori sono dare risultati non molto riproducibili, per l’effetto
meno sviluppati e utilizzati di quelli relativi alla apprendimento che il test comporta. I soggetti in
misura della forza, soprattutto perché richiedono esame tendono infatti nel ripetere il test ad assu-
una particolare collaborazione e motivazione da mere un modello ventilatorio, che di fatto mini-
parte dei pazienti, condizioni che limitano poi di mizzi il lavoro necessario per ottenere determinate
fatto la loro applicabilità. In linea di massima i test pressioni il più a lungo possibile. Per ovviare a ciò
di resistenza consistono nel richiedere al soggetto si dovrebbe chiedere al soggetto testato di mante-
in esame la capacità di sostenere alti livelli di venti- nere lo stesso modello ventilatorio, magari con il
lazione o di sviluppare alte pressioni per un deter- controllo di un monitor che evidenzi frequenza re-
minato periodo di tempo. spiratoria e volume corrente. Ma tutto ciò di fatto
I test basati sulla capacità di sostenere una con- rende il test particolarmente complesso.
dizione di iperpnea, consistono praticamente nel I test di fatica muscolare sono stati finora poco uti-
prolungare il test della massima ventilazione vo- lizzati nella pratica clinica, essendo il loro impiego
lontaria (MVV), cioè nell’aumentare la ventilazione praticamente limitato alla ricerca. Innanzitutto
sia in termini di volume corrente che di frequen- come per tutti i muscoli anche per i muscoli re-
za respiratoria, per un periodo che va dai 2 ai 15 spiratori ed il diaframma in particolare, l’elettro-
minuti, monitorando la CO2 di fine espirazione al miografia può essere utilizzata per individuare una
fine di evitare l’ipocapnia 1. Questo è possibile per- condizione di fatica muscolare. Esiste infatti una
mettendo una parziale ri-respirazione della CO2 relazione lineare tra pressione sviluppata dal mu-
espirata o aggiungendovene al circuito. In soggetti scolo e attività elettrica generata. La pendenza di
normali ben motivati la MVV sostenuta nei primi questa retta dipende dalla forza e dalla lunghezza
15 secondi non può essere mantenuta agli stessi li- del muscolo. Per una data lunghezza del muscolo,
velli per più tempo e così la ventilazione sviluppata una riduzione del rapporto tra pressione e attivi-
va progressivamente a ridursi nel primo minuto, tà elettromiografica generante la pressione indica
raggiungendo successivamente un plateau, che è una riduzione della contrattilità muscolare e svi-
tra il 50 e l’80% del valore iniziale 1. Un’alternativa a luppo di fatica 34. L’indice di rilassamento massima-
questa modalità consiste nel richiedere al paziente le (Maximal Relation Rate, MRR) è un’altra misura
normali livelli di ventilazione per 2-3 minuti e quin- di fatica muscolare e si basa sul fatto che quando
di di aumentarne progressivamente la richiesta se- un muscolo è in fatica si ha rallentamento della
condo una modalità a gradini, fino alla massima sua velocità sia di contrazione che di distensione.
ventilazione sostenibile 1. Questo rallentamento è dovuto a un più lento rias-
La resistenza dei muscoli inspiratori ed espiratori sorbimento del calcio precedentemente rilasciato
può essere saggiata, esponendo il soggetto a re- dal reticolo sarcoplasmatico. L’MRR dei muscoli
spirare il più a lungo possibile attraverso delle re- respiratori può essere misurato come variazione
sistenze inspiratorie o espiratorie aumentate. Il ca- nel tempo della pressione esofagea o transdiafram-
rico resistivo applicato comporta di conseguenza matica dopo il raggiungimento del picco durante
un aumento delle pressioni sviluppate dai muscoli una manovra di sniff  1. Anche il TTdi misurato in
respiratori. Applicando delle resistenze inspiratorie condizioni basali, in quanto relazione tra pressione
Manuale di fisiopatologia respiratoria
60

corrente sviluppata come percento della massima la capacità vitale in clino e ortostatismo, della dif-
sviluppabile e tempo impiegato, può dare anche fusione alveolo-capillare e degli scambi gassosi. La
una misura dell’eventuale fatica del diaframma in normalità di queste prime misure non esclude una
differenti situazioni patologiche. Una condizione di disfunzione, ancorché iniziale, di questi muscoli.
fatica del diaframma si ha per valori di TTdi supe- Per cui nel sospetto di una loro compromissione è
riori a 0,2, mentre non è presente per valori inferio- opportuno eseguire dei test specifici, quali Pimax
ri o uguali a 0,1 35. e SNIP per i muscoli inspiratori e Pemax e CPF per
In conclusione, i muscoli respiratori sono dei mu- la valutazione dei muscoli espiratori e dell’efficacia
scoli vitali, in quanto assolvono a due funzioni es- della tosse. Risultati dubbi o ai limiti della normali-
senziali per la vita, la ventilazione e l’espletamento tà di questi test richiedono il ricorso a test invasivi,
del riflesso della tosse. La loro disfunzione, che può come la misura della Pdi o della Cough Pga, o, nel
manifestarsi clinicamente con dispnea e tosse inef- caso di pazienti non collaboranti, a test non vo-
ficace, è dovuta ad una loro ridotta capacità con- lontari basati sulla stimolazione magnetica delle
trattile e/o ad un eccessivo carico da fronteggiare. terminazioni nervose. La misura della funzione dei
Nella pratica clinica la misura della funzione dei muscoli respiratori ha delle importanti ricadute te-
muscoli respiratori prevede un primo livello di in- rapeutiche, quali l’utilizzo del supporto ventilato-
dagini consistenti nella spirometria con misura del- rio o il ricorso alle tecniche di tosse assistita.

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7 La meccanica ventilatoria. Statica

Riccardo Pistelli
Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma

Il polmone, se isolato dalla gabbia toracica in cui è nella deformazione elastica dei tessuti e restituito
contenuto, tende a contrarsi fino al suo completo durante la fase di espirazione, che non richiede
svuotamento. Al contrario, la gabbia toracica aper- usualmente dispendio energetico sia durante la
ta si espande significativamente rispetto al volume ventilazione spontanea sia durante la ventilazio-
preesistente alla sua apertura. Questi fatti, ben ne artificiale. Il comportamento della resistenza
noti agli anatomisti dei secoli passati, dimostrano elastica è generalmente espresso dalla relazione
chiaramente che il ritorno elastico del polmone e volume-pressione ottenuta in condizioni di assen-
della gabbia toracica sono contrapposti e tendono za di flusso e di attività dei muscoli respiratori o di
a raggiungere un perfetto equilibrio in assenza di altro strumento meccanico. Questa relazione de-
attività muscolare e in condizioni d’integrità ana- termina a sua volta alcuni parametri funzionali, co-
tomica del sistema polmone-torace. Il movimento munemente noti in fisiologia clinica come volumi
ciclico del polmone è interamente passivo ed è il ri- polmonari, che saranno quindi descritti in questo
sultato di forze esterne, generate dai muscoli respi- capitolo.
ratori durante l’attività di ventilazione spontanea
o da macchine durante la ventilazione artificiale, La relazione volume-pressione
che sviluppano gradienti di pressione fra ambiente del sistema toraco-polmonare
esterno e vie aeree. In entrambi i casi, la risposta del La relazione pressione-volume del sistema toraco-
polmone è determinata dall’impedenza del siste- polmonare è raffigurata nella Figura 7.1 ( ). È fa-
ma respiratorio, le cui principali componenti sono: cilmente apprezzabile la forma sigmoidale dell’in-
- resistenza elastica del polmone e della gabbia tera relazione che, tuttavia, può essere assimilata
toracica; a una retta per gran parte dell’intervallo di volume
- resistenza delle forze di superficie, che si svilup- considerato. Infatti, se si considera esclusivamente
pa a livello dell’interfaccia gas-liquido alveolare; l’intervallo di volume compreso fra il 15% e l’85%
- resistenza frizionale al passaggio della miscela di della Capacità Vitale l’accentuata non linearità del-
gas nelle vie aeree; la relazione globale tende a scomparire. La pressio-
- resistenza frizionale alla deformazione dei tes- ne rappresentata nel grafico corrisponde alla diffe-
suti degli organi toracici; renza di pressione fra le vie aeree a glottide aperta
- resistenza inerziale associata al movimento ac- (Pao, corrispondente alla pressione alla bocca in
celerato di gas e tessuti. assenza di flusso) e la pressione esterna al tora-
Le prime due componenti sono raggruppate sot- ce (Pb, corrispondente alla pressione atmosferica
to il nome di resistenza elastica, che è misurata in nella maggior parte dei casi). È bene rammentare
condizioni di assenza di flusso di gas nelle vie aeree. che tale differenza di pressione è la risultante della
Il lavoro compiuto per vincere la resistenza elasti- resistenza elastica del sistema toraco-polmonare
ca durante la fase di inspirazione è immagazzinato soltanto in assenza di qualsiasi attività dei muscoli
La meccanica ventilatoria. Statica
63

respiratori, cosa certamente non facile da ottene- vanza clinica di alterazioni dovute alle patologie
re nel soggetto in condizioni di veglia e in assen- dei due organi.
za di blocco della trasmissione neuro-muscolare.
Quando Pao-Pb è uguale a zero, il sistema toraco- La relazione volume-pressione
polmonare si trova in una condizione di perfetto del polmone
equilibrio fra le resistenze elastiche contrapposte La Figura 7.2 ( ) riporta in grafico la relazione vo-
di polmone e torace e il volume di miscela gas- lume-pressione del polmone, congiuntamente alla
sosa contenuto nel polmone in tale condizione è già descritta relazione volume-pressione dell’inte-
comunemente chiamato Capacità Funzionale Re- ro sistema toraco-polmonare. Va tenuto presente
sidua (FRC). Va rammentato in questa sede che il che, nel caso del polmone, la pressione riportata è
livello di fine espirazione corrente (o livello di ripo- la differenza fra Pao e pressione endopleurica (Ppl,
so respiratorio) corrisponde con buona approssi- comunemente misurata come pressione endo-
mazione al livello di FRC, definito sulla base della esofagea mediante apposito catetere a palloncino).
relazione statica qui descritta, soltanto a riposo e Dal grafico, si può facilmente rilevare come la resi-
in soggetti sani, mentre le deviazioni da questa ap- stenza elastica del polmone si annulli (Pao-Pes = 0)
prossimazione sono oggetto di trattazione in altri soltanto quando il polmone sia completamente
capitoli di questo libro. privo del suo contenuto gassoso, condizione ov-
È altresì evidente che la possibilità di espandere o viamente non raggiungibile in vivo. Si rileva altresì
contrarre il sistema toraco-polmonare verso i limiti che il polmone presenta valori di resistenza elastica
estremi della relazione pressione-volume richiede progressivamente crescenti all’aumentare del volu-
il superamento di una resistenza elastica progressi- me di riempimento, con una marcata deviazione
vamente crescente da parte dei muscoli inspiratori dalla linearità della relazione per volumi prossimi
o espiratori. Il volume di miscela gassosa contenuta al livello di TLC, mentre la resistenza elastica all’e-
nel polmone al livello di massima espansione del spansione del solo polmone diviene inferiore alla
sistema toraco-polmonare, noto come Capacità resistenza elastica all’espansione dell’intero sistema
Polmonare Totale (TLC), è determinato dalla capa- toraco-polmonare per livelli di riempimento pol-
cità dei muscoli inspiratori di vincere la resistenza monare superiori di circa un litro al livello di FRC.
elastica che genera una Pip progressivamente cre- La resistenza elastica del polmone ha almeno
scente all’aumentare del livello di riempimento dei due componenti principali: la resistenza allo sti-
polmoni. Il volume di miscela gassosa contenuto ramento delle fibre gialle di elastina presenti nel
nel polmone al livello di massima contrazione del parenchima polmonare (note fin dai primi studi
sistema toraco-polmonare, comunemente chiama- di anatomia microscopica del polmone) e la ten-
to Volume Residuo (RV), è determinato non solo sione superficiale, che agisce sulla vasta superficie
dalla capacità dei muscoli espiratori di vincere la alveolare laddove esiste un’interfaccia aria-acqua
resistenza elastica che genera una Pao progres- (individuata in tempi relativamente più recenti  1 2,
sivamente decrescente al diminuire del livello di quando si misurò la resistenza elastica del polmone
riempimento del polmone ma anche dall’intrap- riempito d’acqua, e la si trovò assai inferiore a quel-
polamento di gas in zone del polmone connesse la misurata nel polmone riempito d’aria). Facendo
a vie aeree che si chiudono in fase di progressiva riferimento a un’esperienza a tutti nota, a causa
espirazione. Tuttavia, una trattazione completa dei della tensione superficiale una bolla di sapone pre-
fattori indipendenti dalle condizioni di resistenza senta una pressione interna superiore alla pressio-
elastica del sistema toraco-polmonare che deter- ne esterna, cosa che ne determina l’instabilità e lo
minano il RV esula dai limiti di questo capitolo. scoppio quando sia liberata dalla cannula con cui
La resistenza elastica del sistema toraco-polmo- l’abbiamo gonfiata, o lo svuotamento, quando sia
nare è la risultante delle resistenze elastiche del lasciata connessa alla cannula medesima. La legge
polmone e del torace, che tratteremo separata- di Laplace (P=2T/R) ci dice che la pressione all’in-
mente e nell’ordine suggerito dalla maggior rile- terno di una bolla (P) è direttamente proporziona-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
64

le al doppio della Tensione superficiale (T), speci- i valori di pressione ottenuti dipendono non solo
fica per ogni liquido che costituisce le pareti della dalle caratteristiche elastiche dell’organo, dalla
bolla, e inversamente proporzionale al raggio della posizione e dalle caratteristiche del palloncino
bolla (R). Questa legge suggerirebbe che, qualora esofageo, dalla postura del soggetto (su cui tor-
gli alveoli fossero paragonabili a bolle di diverso neremo nella parte finale del capitolo), ma anche
raggio fra loro comunicanti, gli alveoli più piccoli dalla direzione (inspiratoria o espiratoria) e dalla
e a parità di T avrebbero una P superiore, stante dimensione della variazione di volume del polmo-
il minor R. Se questo fosse vero, assisteremmo a ne, oltre che dal tempo impiegato per ottenerla. La
un progressivo svuotamento degli alveoli piccoli dipendenza dalla direzione e dalle dimensioni della
in quelli di maggiori dimensioni, con una conse- variazione di volume è una caratteristica propria
guente instabilità dell’intera struttura polmonare. di ogni corpo elastico che oppone una resistenza
Il fatto che quanto previsto dalla legge di Laplace alla sua deformazione e, una volta subita la defor-
non avvenga nel polmone è spiegato dalla presen- mazione, ritorna alla sua forma originale con una
za sull’interfaccia gas-liquido a livello alveolare di certa riluttanza. Questa caratteristica, nota come
un particolare materiale tensioattivo (il cosiddetto isteresi elastica, fa sì che, se misuriamo le pressioni
surfattante) che diminuisce la tensione superficia- corrispondenti al medesimo livello di volume pol-
le in misura inversamente proporzionale all’esten- monare in fase inspiratoria ed espiratoria, quest’ul-
sione dell’area sulla quale si trova disperso. Questa tima sarà sistematicamente meno elevata della pri-
teoria, che potremmo chiamare “teoria delle bol- ma. Tale differenza sarà tanto maggiore quanto più
le rivestite di surfattante che seguono la legge di elevato è stato il livello di riempimento polmonare
Laplace”, è affascinante nella sua forse eccessiva raggiunto durante l’insufflazione o, in altri termini,
semplicità. Più recentemente, sono stati proposti quanto maggiore è stata la deformazione del corpo
modelli complessi, la cui descrizione va oltre i limiti elastico e la conseguente riluttanza ad assumere la
di questo capitolo, per i quali si rimanda il lettore forma precedente. Quanto detto, è chiaramente il-
interessato ad alcuni lavori di riferimento 3-5. lustrato dalla Figura 7.3 ( ), che riassume i dati ot-
È necessario a questo punto rammentare che, seb- tenuti in un modello di polmone isolato. Si eviden-
bene Ppl sia riportata nella Figura  7.2 ( ) come zia il fenomeno dell’isteresi polmonare e la rilevan-
una serie di valori di pressione misurati all’interno za della presenza di surfattante nel determinismo
del palloncino esofageo e posti in relazione in ogni di questo fenomeno. Infatti, il medesimo polmone,
punto con il volume di riempimento globale del pol- quando sia riempito di soluzione fisiologica, non
mone, in effetti Ppl varia all’interno del cavo pleurico solo sviluppa una minor resistenza elastica rispetto
a parità di riempimento globale del polmone, con a quando sia riempito d’aria, ma presenta un’area
valori più elevati alle basi, in posizione eretta, e valori compresa fra le curve d’inspirazione e espirazione
progressivamente decrescenti fino agli apici con un (area d’isteresi) estremamente ridotta.
gradiente pari a circa 1 cmH2O ogni tre centimetri La dipendenza della resistenza elastica dal tempo
di guadagno in altezza. Possiamo quindi pensare trascorso dopo il raggiungimento di un prefissato
che la relazione finora descritta si applichi più pro- livello di riempimento polmonare è evidenziata da
priamente a uno strato del polmone e che esistano una diminuzione della pressione raggiunta a fine
gradienti e volumi diversi di riempimento del pol- riempimento, che si protrae per alcuni secondi e
mone per ogni strato. Questo fatto influisce su molti mostra una cinetica approssimativamente espo-
aspetti della funzione polmonare: chiusura delle vie nenziale per raggiungere un valore stabile. Que-
aeree, distribuzione della ventilazione e del rapporto sto fenomeno (simulato dalla linea tratteggiata
ventilazione-perfusione, efficienza degli scambi gas- ottenuta in espirazione dopo un tempo di apnea
sosi. Questi aspetti saranno oggetto di trattazione in di alcuni secondi) è dovuto a più fattori, alcuni
altri capitoli di questo libro. fisiologici, e altri presenti o amplificati da condi-
Quando, come nella Figura 7.2 ( ), si misuri la zioni patologiche, tanto che la dipendenza della
relazione volume-pressione globale del polmone, resistenza elastica dal tempo è molto più rilevante
La meccanica ventilatoria. Statica
65

in presenza di malattie del polmone. Il fattore fi- l’opposto di quella del polmone, con un andamento
siologico comune è noto come “stress relaxation”, lineare per livelli elevati di riempimento polmonare
fenomeno comune a tutti i corpi elastici, che nel e decisamente curvilineo per livelli inferiori al punto
polmone può essere attribuito sia alla distensione di equilibrio statico del sistema toraco-polmonare.
delle fibre collagene, che si presentano ripiegate e La gabbia toracica è costituita dalle strutture anato-
accorciate per bassi livelli di riempimento del pol- miche muscolari, scheletriche e tendinee connesse
mone, sia a un rimodellamento nella distribuzione alle coste e dal diaframma. La rigidità delle strutture
del surfattante. Un altro fattore fisiologico è co- scheletriche e articolari o l’aumento del contenuto
stituito dal possibile svuotamento dell’albero va- addominale per obesità, gravidanza o fatti patolo-
scolare polmonare durante un’iperdistensione del gici, come i versamenti peritoneali, sono tutti fattori
polmone sostenuta per un tempo sufficientemen- anatomici che aumentano la resistenza elastica della
te lungo. È dimostrato che un polmone privato del gabbia toracica. Anche la postura determina varia-
suo contenuto di sangue ha una minore resistenza zioni di rigidità della gabbia con incrementi progres-
elastica, ma è dubbio che durante un normale ciclo sivi passando dalla posizione eretta alla posizione
respiratorio le variazioni di riempimento del circo- seduta, supina o prona.
lo polmonare siano tali da influenzare significativa-
mente la resistenza elastica dell’organo. Un fattore La compliance
comune a tutti i soggetti, ma amplificato dalle con- In condizioni statiche, la resistenza elastica di un
dizioni di malattia, è costituito dalla diversa velo- sistema è espressa dal rapporto fra la forza risul-
cità di riempimento e svuotamento degli alveoli. tante dalla deformazione del sistema e la dimensio-
Come sarà spiegato in altri capitoli di questo libro, ne della deformazione. In un sistema cavo come il
esistono alveoli cosiddetti “rapidi” e “lenti”. Questo sistema toraco-polmonare la forza è espressa come
fa sì che, se immettiamo aria nel polmone, questa pressione in unità convenzionali (centimetri d’ac-
vada in un primo momento a riempire soltanto o qua = cmH2O) e la dimensione della deformazione
preferenzialmente gli alveoli rapidi, che raggiungo- è espressa in unità di volume del sistema (centi-
no un volume tale da generare grande resistenza e metri cubici = cm3 o millilitri = ml). La resistenza
conseguente pressione. In una fase successiva, l’aria totale del sistema toraco-polmonare (cmH2O/ml)
inspirata si redistribuisce agli alveoli lenti, determi- è data dalla somma di due resistenze in serie (resi-
nando un parziale svuotamento delle aree eccessi- stenza del polmone e resistenza del torace) per cui
vamente distese e una diminuzione della pressione vale la relazione:
generata. Al fenomeno della redistribuzione del gas
inspirato può contribuire il fenomeno del recluta- Resistenzars = ResistenzaL + Resistenzaw
mento di alveoli chiusi. Quest’ultimo fenomeno è
di dubbia rilevanza e sicuramente può contribuire In fisiologia è tradizionale l’uso del reciproco della
alla dipendenza dal tempo della resistenza elastica resistenza elastica, chiamato comunemente com-
del polmone soltanto in condizioni di patologia. pliance, che assume le dimensioni di una capaci-
tanza (ml/cmH2O) così che la relazione precedente
La relazione volume-pressione diviene:
della gabbia toracica
Nella Figura 7.4 è rappresentata la relazione volume- 1/Compliancers = 1/ComplianceL + 1/Compliancew
pressione della gabbia toracica congiuntamente alle
già descritte relazioni volume-pressione dell’intero In fisiologia clinica la compliance del polmone e
sistema toraco-polmonare e del polmone. della gabbia toracica, espresse in ml/cmH2O, si
Dal grafico si evidenzia come la morfologia della re- equivalgono in un intervallo di volume di circa un
lazione volume-pressione del torace, ove con il ter- litro sopra il livello di equilibrio del sistema toraco-
mine pressione si indica la differenza fra la pressione polmonare con valori di circa 200  ml/cmH2O. È
atmosferica (Pb) e la pressione pleurica (Ppl), sia evidente dalle figure fin qui riportate che il volu-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
66

FRC

Pressione

Figura 7.4. Relazione tra il volume espresso come % della capacità vitale e la pressione transmurale per la parete toracica,
il polmone e l’apparato respiratorio.

me di riempimento del sistema, assumendo come confermare questa supposizione, probabilmente


uguali le variazioni di volume del polmone e della dovuta ad una sovrastima della rilevanza del ruo-
gabbia toracica in condizioni d’integrità anato- lo delle fibre elastiche (diminuite nel polmone
mica, è il massimo determinante fisiologico della dell’anziano) nel determinismo della resistenza ela-
compliance di entrambi gli organi. Per quanto ri- stica del polmone che invece, come abbiamo detto
guarda il polmone, molte condizioni fisiologiche in precedenza, è soprattutto dovuta alla tensione
e patologiche sono determinanti della compliance. superficiale che si sviluppa all’interfaccia alveola-
Il volume di sangue o di liquido extra-vascolare re fra gas e liquido. Una forte broncodilatazione
presente nel polmone, la postura declive, la ridu- determina una riduzione della resistenza elastica
zione sperimentale del volume corrente per tempi del polmone caratterizzata da uno spostamento a
sufficientemente lunghi mediante bendaggio tora- sinistra e in parallelo della relazione volume-pres-
cico, la ventilazione artificiale con volumi correnti sione del polmone. Questo effetto è stato rilevato
piccoli e uniformi, una broncocostrizione indotta, sia con farmaci attivi sul sistema adrenergico sia
sono tutti fattori che determinano una diminuzio- con farmaci inibenti il sistema colinergico, purché
ne della compliance. Si ritiene che l’età avanzata sia siano somministrati a dosi più elevate di quelle
un determinante dell’incremento della compliance, comunemente utilizzate nella terapia delle patolo-
anche se non vi sono dati sperimentali evidenti a gie ostruttive bronchiali o per via sistemica, onde
La meccanica ventilatoria. Statica
67

consentirne un’adeguata distribuzione nelle aree avuto sporadiche applicazioni in fisiologia clinica 8
più periferiche del polmone  6  7. La spiegazione di e si basa sull’assunzione che l’incremento di pres-
questo evento può risiedere nel reclutamento di sione nel sistema spirometrico non determini una
unità periferiche in precedenza escluse dall’acces- modificazione dell’attività dei muscoli respiratori
so ai gas che riempiono il polmone o nella com- oltre che sull’assunzione che in condizioni dinami-
partecipazione del tono delle cellule muscolari alla che il livello di riposo respiratorio sia interamente
resistenza elastica del polmone. Al momento non dovuto alle resistenze elastiche del sistema toraco-
sono ancora note le implicazioni di questi risulta- polmonare (assunzione ovviamente non valida in
ti sul razionale d’uso dei farmaci broncodilatatori condizioni di limitazione di flusso).
nelle patologie ostruttive bronchiali. La misura della resistenza elastica del polmone pre-
vede la necessità di misurare la pressione alla boc-
La misura della resistenza elastica ca, che in condizioni statiche equivale alla pressio-
In fisiologia umana, tutte le relazioni volume-pres- ne intra-alveolare, e la pressione endopleurica. Per
sione della gabbia toracica sono state ottenute per la prima, come già detto, non esistono difficoltà
somma algebrica ai vari punti misurati delle rela- tecniche di misura, mentre la seconda non è diret-
zioni volume-pressione del polmone e del sistema tamente misurabile sia per l’inevitabile invasività
toraco-polmonare. della tecnica qualora si tentasse un approccio di-
Quest’ultima misura è apparentemente la più sem- retto sia perché lo spazio pleurico è meramente vir-
plice da ottenere, non essendovi problemi tecnici tuale in condizioni d’integrità anatomica. Si ricorre
che impediscano la misura accurata della quantità quindi tradizionalmente alla misura della pressio-
di aria contenuta nel polmone in ogni punto in cui ne esofagea mediante un catetere a palloncino  9,
si misurino contemporaneamente la pressione at- ponendo il punto di rilevazione della pressione a
mosferica e la pressione alla bocca in condizioni di circa 32-35 cm di distanza dalle narici. Non esiste
assenza di flusso dei gas. Purtroppo è impossibile una sufficiente standardizzazione delle dimensioni
assumere la totale assenza di attività dei muscoli del palloncino esofageo né del suo volume di ri-
respiratori, quando si chieda a un soggetto di rilas- empimento, anche se comunemente si utilizzano
sarsi a glottide aperta contro un sistema che oc- palloncini lunghi 10 cm, che hanno una capacità di
cluda l’uscita dei gas alla bocca. La residua attività 10 ml e sono riempiti non oltre la metà della loro
muscolare può far diminuire o aumentare in misu- capacità massima. Anche per la misura della resi-
ra imprecisata la pressione misurata alla bocca, che stenza elastica del polmone, l’assunzione di assen-
si presume sia uguale in tutto il polmone in condi- za di attività dei muscoli respiratori durante le fasi
zioni statiche, e l’aleatorietà dei dati così prodotti di apnea in cui si misurano le pressioni a vari livelli
ne è la conseguenza. Ovviamente, qualora si ese- di riempimento polmonare è ovviamente arbitra-
guano queste misure in un soggetto anestetizzato, ria ma, qualora presente, non dovrebbe influire sui
in posizione supina e con blocco della placca neu- valori di Pao-Ppl. La misura di Ppl dedotta dalla mi-
romuscolare, i dati ottenuti non sono affetti dai sura della pressione endoesofagea rende critica la
potenziali errori summenzionati ma, ovviamente, posizione del soggetto durante la misura, che deve
un tale approccio non ha applicazione nei normali essere preferenzialmente eretta per evitare l’effetto
laboratori di fisiologia clinica. Alcune tecniche in- del peso di cuore e vasi sulla pressione misurata.
dirette sono state applicate alla misurazione della Quindi, anche nell’ipotesi di poter ottenere dati
resistenza elastica del sistema toraco-polmonare con le più accurate tecniche disponibili, le misu-
in fisiologia clinica. Lo spostamento del livello di re di resistenza elastica del polmone e del sistema
riposo respiratorio correlato all’aumento di pres- toraco-polmonare sono effettuate in posizioni di-
sione interna in un sistema spirometrico in circu- verse, in ortostatismo nel primo caso e in clinosta-
ito chiuso è certamente funzione della resistenza tismo nel secondo. Questo fatto può determinare
elastica del sistema toraco-polmonare del sogget- un errore dovuto alla diversa deformazione da
to connesso allo spirometro. Questo metodo ha postura dei due organi, che si riflette sulla misura
Manuale di fisiopatologia respiratoria
68

derivata di resistenza elastica della gabbia toracica.


L’insieme dei problemi tecnici e teorici elencati
fa sì che le misure della resistenza elastica del si-
stema toraco-polmonare e delle sue componenti
siano raramente uscite dai laboratori di fisiologia
per divenire oggetto d’uso comune nei laboratori
di fisiologia clinica. È invece molto più frequente
l’utilizzazione di misure cosiddette dinamiche della
compliance, in cui si registrano contemporanea-
mente i volumi mobilizzati durante un atto respi-
ratorio spontaneo o indotto da un ventilatore e i
gradienti di pressione (Pao-Ppl o Pao-Pb). In que-
sto modo, individuando i punti di flusso zero sul
loop volume-pressione, si può tracciare una retta la
cui inclinazione rappresenta la compliance del pol-
mone o del sistema toraco polmonare, in funzione Figura 7.5. Relazione tra volume e pressione durante la
del gradiente di pressione misurato (Figura  7.5). ventilazione corrente. La linea tratteggiata rappresenta la
La distanza orizzontale misurabile in ogni punto compliance dell’apparato respiratorio.
fra la retta e la curva del grafico volume-pressione
rappresenta il contributo alla pressione dato dalla
resistenza non elastica. Questa rappresentazione do si desideri fare una inferenza basata su altri pa-
grafica è oggi disponibile in molti ventilatori e con- rametri funzionali la cui corretta interpretazione è
sente una misura automatica della compliance. Va possibile solo in riferimento alla quantità totale di
tuttavia rammentato che queste misure, sebbene aria contenuta nel polmone. Va detto che la TLC
assai utili nella pratica clinica e nella ottimizzazio- non è mai misurata direttamente nei laboratori di
ne dell’assistenza in ventilazione meccanica, sono fisiologia, ma è costantemente dedotta dalla som-
misure ottenute in condizioni dinamiche, che rap- ma di altri parametri la cui aleatorietà di misura
presentano in modo soltanto approssimativo le dipende anche da componenti non puramente
condizioni meccaniche statiche del sistema. elastiche della resistenza toraco-polmonare. Que-
sto fatto può aver portato talvolta a valutazioni di
I volumi polmonari modifiche della TLC in alcune condizioni patolo-
Contrariamente alla misura delle resistenze ela- giche in cui non vi era plausibilità di una modifica
stiche, è di comune esecuzione nei laboratori di della resistenza elastica del sistema. Il volume co-
fisiologia clinica la misura dei volumi polmonari, munemente misurato in modo diretto in fisiolo-
elencati nella Figura 7.6 che raffigura un ideale trac- gia clinica è la FRC, per i cui metodi di misura si
ciato spirometrico. Il termine volumi polmonari è rimanda alla pubblicazione congiunta ERS/ATS  10.
riferito comunemente ad un insieme di parametri La misura della TLC prevede che, una volta misu-
i cui determinanti fisiologici sono eterogenei così rata la FRC, si definisca il RV sottraendo alla FRC il
come le tecniche di misura. Come già detto all’ini- Volume di Riserva Espiratoria (ERV), definito come
zio di questo capitolo, l’unico volume polmonare la massima quantità di gas che può essere espira-
determinato dalle sole resistenze elastiche del siste- ta a partire dal livello di fine volume corrente (o
ma toraco-polmonare è la TLC, corrispondente alla livello di FRC). Sommando il RV così misurato alla
quantità di aria contenuta nel polmone al termine Capacità Vitale Inspiratoria (IVC), definita come la
di un’inspirazione massimale. Questo parametro, massima quantità di aria che può essere inspirata a
di fondamentale importanza per identificare in partire dal livello di RV, si ottiene la TLC  9. Di tutti
modo non dubbio il quadro funzionale patologico i volumi polmonari finora elencati, la FRC è sicu-
cosiddetto “restrittivo”, è anche importante quan- ramente quello soggetto alle maggiori variazioni
La meccanica ventilatoria. Statica
69

Figura 7.6. Illustrazione dei volumi e delle capacità polmonari.

dovute a modifiche delle resistenze non elastiche dal livello di fine volume corrente (livello di FRC).
del sistema toraco-polmonare. In molte condizio- La misura di tale parametro è sicuramente utile
ni sperimentali è molto difficile ipotizzare di poter quando si desideri verificare uno spostamento del
misurare la FRC utilizzando i metodi descritti nella livello di FRC nel breve periodo, nel medesimo sog-
pubblicazione summenzionata  10. Sovente, in que- getto ed in condizioni, come l’esercizio fisico, in cui
ste condizioni, si fa riferimento alla misura della Ca- sia impossibile una misura diretta della FRC. Altre
pacità Inspiratoria (IC), definita come la massima utilizzazioni cliniche del parametro IC esulano dai
quantità di aria che può essere inspirata a partire limiti di questo capitolo.

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6

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70

La meccanica ventilatoria.
8 Dinamica: espirazione forzata
e curva flusso-volume

Vito Brusasco
Università di Genova

La manovra di espirazione forzata per lo studio niche del polmone e delle vie aeree ed è relativa-
della funzione polmonare fu introdotta nel 1947 mente indipendente dallo sforzo. In una manovra
da Tiffeneau e Pinelli  1 con l’obiettivo di sostituire espiratoria forzata a partenza dalla capacità pol-
la misura della massima capacità ventilatoria, uni- monare totale (TLC), il flusso raggiunge un picco
co test di funzione polmonare usato a quell’epoca, (PEF) entro circa 120 ms dall’inizio dello sforzo,
con un test di più facile esecuzione per il paziente. quando oltre il 75% della VC deve ancora essere
Partendo dall’osservazione che il tempo espirato- espirato e successivamente decresce, nel soggetto
rio al massimo livello di esercizio fisico era di circa sano in maniera quasi lineare col decrescere del
1 secondo, gli autori proposero l’uso del volume volume polmonare. Poiché il flusso è la prima de-
espirato nel primo secondo. Un importante passo rivata del volume, la loro relazione lineare indica
in avanti fu poi quello di rapportare il FEV1 alla ca- che ambedue decrescono durante l’espirazione in
pacità vitale (VC) per identificare i tipi di anomalia maniera quasi mono-esponenziale. Un importan-
della funzione polmonare 2. Il rapporto FEV1/VC, o te passo in avanti nella comprensione dei determi-
indice di Tiffeneau, rappresenta tuttora la base per nanti fisiologici della curva di espirazione forzata
l’interpretazione della spirometria. fu fatto nel 1954, quando Fry et al.  4, studiando le
Nel presente capitolo verranno esaminati i mec- relazioni fra flusso espiratorio forzato e volume in
canismi fisiologici determinanti i flussi espirato- soggetti sani dimostrarono che a volumi polmo-
ri forzati e le informazioni derivabili dall’analisi nari inferiori al 75% della capacità vitale forzata
della curva flusso-volume. Per quanto riguarda le (FVC) i flussi espiratori di manovre forzate mas-
modalità di esecuzione si rimanda al documento simali e sottomassimali coincidevano. Analizzan-
di standardizzazione pubblicato congiuntamente do poi le relazioni fra flusso e pressione pleurica a
dall’American Thoracic Society e dall’European Re- diversi volumi polmonari costanti (isovolume), gli
spiratory Society 3. stessi autori dimostrarono che il flusso espiratorio
forzato aumentava con la pressione pleurica a vo-
Fisiologia lumi polmonari superiori al 75% circa della FVC,
Diversi sono i meccanismi che determinano i mas- mentre raggiungeva un plateau a volumi polmo-
simi flussi d’aria durante l’inspirazione e l’espira- nari più bassi. Il raggiungimento della pressione
zione nel sistema respiratorio umano. Il massimo pleurica oltre la quale il flusso espiratorio forzato
flusso inspiratorio viene normalmente raggiunto non aumenta (pressione critica) costituisce la pro-
a circa metà della VC e dipende dalla forza dei va della raggiunta limitazione al flusso espiratorio
muscoli inspiratori, ma può essere limitato anche (Figura 8.1). Questo fenomeno è una caratteristica
dall’ostruzione delle alte vie aeree intra- o extra- fisiologica del polmone dei mammiferi, anche se il
toraciche. Per contro, il massimo flusso espiratorio termine è stato impropriamente usato come sino-
dipende principalmente dalle proprietà mecca- nimo di anomalia ostruttiva.
La meccanica ventilatoria. Dinamica: espirazione forzata e curva flusso-volume
71

Figura 8.1. Rappresentazioni schematiche delle relazioni fra flusso, volume e pressione. Vedere testo per spiegazione
dettagliata. Le frecce indicano la pressione critica al di sopra della quale il flusso non aumenta con lo sforzo.

Meccanismi della limitazione ca, che è massima alla TLC e decresce col diminuire
del volume polmonare. Ad alti volumi polmonari
del flusso espiratorio la pressione all’interno delle vie aeree sarà quindi
La teoria del punto di eguale pressione maggiore della pressione pleurica e non si creeran-
no le condizioni di punto di eguale pressione lungo
Nel 1967 Mead et al. 5 proposero un semplice mo- le vie aeree intratoraciche e non vi sarà compres-
dello in cui il polmone era rappresentato da un sione dinamica. Questo spiega la dipendenza dallo
unico alveolo e le vie aeree da un unico condotto sforzo del PEF nelle persone sane. Rispetto al pun-
racchiusi in un contenitore. Durante l’espirazione to di eguale pressione, le vie aeree intratoraciche
forzata, la pressione alveolare è data dalla somma sono suddivise in due segmenti, quello a monte
della pressione di ritorno elastico polmonare più la (verso gli alveoli) e quello a valle (verso la bocca):
pressione pleurica generata dai muscoli espiratori. nel primo il massimo flusso espiratorio è determi-
La pressione all’interno della via aerea decresce a nato dalla pressione elastica e dalla resistenza delle
causa della pressione dissipata per vincere gli attriti,
vie aeree periferiche, che può essere quindi stimata
per cui vi sarà un punto in cui quest’ultima è ugua-
plottando il flusso espiratorio forzato verso la pres-
le alla pressione elastica e la pressione all’interno
sione elastica.
della via aerea uguale alla pressione pleurica (pun-
to di eguale pressione). A valle di questo punto, la La relazione area-pressione e la teoria
pressione pleurica è superiore alla pressione all’in- della velocità d’onda
terno della via aerea, che verrà quindi compressa.
Ogni aumento della pressione pleurica ad opera Un più recente approccio analitico basato sulla re-
dello sforzo muscolare determinerà una maggiore lazione fra pressione e sezione d’area di condotti
compressione dinamica che annullerà l’effetto del- non rigidi in congiunzione con l’effetto Bernoulli
la maggiore pressione alveolare. Secondo questo ha condotto alla formulazione della teoria della ve-
modello, la distanza del punto di eguale pressione locità d’onda  6. La relazione area-pressione di una
dagli alveoli dipende dal valore di pressione elasti- data via aerea ha una forma sigmoide con gli estre-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
72

mi in corrispondenza della TLC e del volume resi- Risolvendo l’equazione (1) per il flusso nel punto
duo (RV), dove la rigidità della parete è massima in cui la curva area-pressione della via aerea è tan-
(Figura  8.2). Durante l’espirazione forzata, parte gente al plot dell’equazione di Bernoulli si ottiene
della pressione alveolare viene dissipata per accele-
rare il gas secondo l’equazione di Bernoulli max = A ∙ (A/ρ ∙ ΔP/ΔA)0,5 (4)

Pca= ½ (ρ∙ 2
)/A2 (1) dove ΔP/ΔA è l’elastanza della parete bronchiale.
Dall’equazione (4) si evince che il max dipende
dove Pca è la pressione dovuta all’accelerazione dal calibro e dalla rigidità della via aerea nel punto
convettiva, ρ è la densità del gas, e il flusso. Nelle di tangenza fra curve area-pressione e curve di flus-
vie aeree centrali, la pressione (P) è quindi so. Considerando tutte le generazioni di vie aeree, il
flusso espiratorio forzato globale ad una data pres-
P = Pel – Pfr – Pca (2) sione sarà quello permesso dal segmento con il più
basso flusso. Quindi, all’inizio dell’espirazione for-
ovvero zata il punto in cui si raggiunge il massimo flusso
(choke point) è situato nella trachea, dove la sezio-
P = Pel – Pfr – ½ (ρ∙ 2
)/A2 (3) ne d’area è più piccola e l’elastanza è massima. Col
procedere dell’espirazione il choke point si sposta
dove Pel è la pressione di ritorno elastico polmona- progressivamente verso la periferia, dove la sezio-
re e Pfr quella dovuta all’attrito. ne d’area è più grande e l’elastanza delle vie aeree

RV RV

Figura 8.2. Rappresentazioni schematiche delle relazioni fra sezione d’area, pressione e flusso massimo. Le curve continue
rappresentano i valori di flusso (1, 2, e 3 Ls-1) derivati dalla soluzione dell’equazione di Bernoulli. Da notare che il flusso massi-
mo attraverso una via aerea è in corrispondenza dal punto di tangenza fra la sua curva pressione-volume (linea tratteggiata)
e una curva di flusso. Il punto di tangenza si sposta verso flussi più bassi se l’elastanza della via aerea è ridotta (riquadro
sinistro, linea punteggiata) o se le curve di flusso si spostano a sinistra. Ciò può avvenire sia per aumentata dissipazione di
pressione a monte (riquadro destro) da aumentata resistenza delle vie aeree sia per perdita di pressione di ritorno elastico
polmonare (enfisema).
La meccanica ventilatoria. Dinamica: espirazione forzata e curva flusso-volume
73

minore. Secondo la teoria proposta da Dowson e soggetti con broncopneumopatia cronica ostrutti-
Elliott  6, la velocità di un fluido in un tubo collas- va  10 l’inspirazione profonda era seguita da una ri-
sabile non può eccedere la velocità di un’onda di duzione dei flussi espiratori forzati, ad indicare un
pressione che viaggia lungo la sua parete. Se V̇/A transitorio effetto broncocostrittore.
è la velocità dell’onda, l’equazione (4) può essere Per spiegare gli effetti della storia volumetrica sul
così riscritta calibro bronchiale Froeb and Mead  11 proposero
la cosiddetta teoria dell’isteresi relativa. A causa
/A = (A/ρ ∙ ΔP/ΔA)0,5 (5) dell’interdipendenza fra parenchima polmonare e
vie aeree, queste ultime si dilatano durante l’inspi-
Quindi, il massimo flusso è il prodotto della velo- razione con l’aumentare della forza di trazione che
cità dell’onda per la sezione d’area di una data via il parenchima polmonare esercita sulle loro pareti.
aerea, il che spiega perché il flusso non può essere Poiché vie aeree e parenchima polmonare sono co-
aumentato aumentando la pressione a monte o di- stituite da materiali elastici imperfetti, l’energia im-
minuendola a valle. magazzinata durante l’inspirazione viene in parte
dissipata durante l’espirazione per cui la pressione
Effetti delle proprietà fisiche dei gas è, a parità di volume, minore in espirazione (istere-
Nelle vie aeree periferiche il moto dell’aria è preva- si). Se l’isteresi del parenchima polmonare e delle
lentemente laminare, a causa della bassa velocità, e vie aeree è la stessa, la pressione a cui queste ultime
la caduta di pressione (ΔP) dipende dalla viscosità sono sottoposte sarà la stessa in inspirazione e in
(µ) e da una costante (α) secondo la legge di Poi- espirazione, per cui l’effetto della storia volumetrica
seuille sarà nullo. Se invece l’isteresi delle vie aeree eccede
quella polmonare, le vie aeree saranno sottoposte
ΔP = -α ∙ µ ∙ /A2 (5) ad una forza di trazione elastica da parte del paren-
chima polmonare maggiore in espirazione che in
Nelle vie aeree più centrali, il flusso è invece dipen- inspirazione per cui ad un dato volume il loro cali-
dente dalla densità (ρ) secondo l’equazione (1). In bro sarà maggiore dopo un’inspirazione profonda.
condizioni ambientali estreme, quali l’alta monta- A supporto di questa teoria sono le osservazioni
gna e le profondità marine, le differenze in ρ han- che l’effetto broncodilatatore dell’inspirazione pro-
no effetti rilevanti sul flusso espiratorio massimale, fonda aumenta con la broncocostrizione 12, quando
mentre sono scarsamente rilevanti nella pratica l’isteresi delle vie aeree è presumibilmente aumen-
clinica, dove i test di funzione respiratoria sono tata a causa dello stato di contrazione del muscolo
condotti in condizioni ambientali poco differenti. liscio  13, e si riduce o si inverte dopo inalazione di
broncodilatatori  14. I meccanismi potenzialmente
Effetti delle manovre respiratorie sul calibro responsabili di aumento dell’isteresi parenchimale,
bronchiale che potrebbero quindi giustificare un transitorio
La prima segnalazione che la cosiddetta storia vo- effetto broncocostrittore dell’inspirazione profon-
lumetrica può modificare il calibro delle vie aeree da, comprendono un aumento dello strato liquido
si deve a Nadel e Tierney  7 i quali osservarono in di rivestimento alveolare, l’attivazione di elementi
soggetti sani che un’inspirazione profonda era in contrattili dell’architettura del tessuto elastico e fe-
grado di risolvere l’aumento della resistenza delle nomeni di reclutamento/de-reclutamento di unità
vie aeree indotto da un agente broncocostrittore. alveolari 15. Nei soggetti con BPCO la riduzione dei
Successivi studi dimostrarono che in soggetti sia flussi espiratori forzati dopo inspirazione profonda
sani sia asmatici con broncocostrizione indotta la è risultata correlata con la perdita di attacchi alve-
manovra di espirazione forzata iniziata da TLC ge- olari peribronchiali 16.
nerava flussi maggiori di una manovra espiratoria Oltre che dalla manovra di inspirazione massimale
forzata iniziata da un volume inferiore 8. Per contro, richiesta per le misure spirometriche, i flussi espi-
sia in soggetti con crisi asmatica naturale  9 sia in ratori forzati possono essere influenzati in manie-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
74

ra variabile dalle manovre respiratorie dei minuti delle teorie sopra descritte, alcuni parametri della
immediatamente precedenti. Nel 1995, Skloot et curva di espirazione forzata dovrebbero riflettere
al.  17 riportarono che la risposta alla metacolina di la presenza di disomogeneità sia in serie (lungo le
soggetti sani era comparabile a quella di asmatici vie aeree) sia in parallelo (fra vie aeree). L’ostruzio-
se si impedivano inspirazioni profonde durante ne delle vie aeree centrali è caratterizzata da ridu-
tutto il test di provocazione. Questa osservazio- zione del flusso espiratorio forzato ad alti volumi
ne non fu confermata in uno studio successivo  18, polmonari senza riduzione della FVC; quella delle
anche se respiri profondi fra gli incrementi di dose vie aeree periferiche si associa a riduzione del flus-
erano in grado di spostare la curva dose-risposta so espiratorio forzato a tutti i volumi polmonari,
verso destra (minore risposta) nei soggetti sani ma poiché il choke point si sposta verso le vie aeree pe-
non negli asmatici. Nei soggetti sani è stato dimo- riferiche già ad alti volumi polmonari a causa della
strato che l’effetto broncodilatatore è direttamente perdita di pressione a monte e riduzione della FVC
dipendente dai volumi di fine inspirazione raggiun- per chiusura delle vie aeree. Recenti studi di imma-
ti durante respiro corrente che segue l’inalazione gine 24 25 hanno evidenziato che grossolane disomo-
di un agente broncocostrittore  19 20. In un limitato geneità in parallelo esistono nell’asma e correlano
numero di soggetti asmatici il FEV1 si riduce pro- con la gravità della malattia. Durante l’espirazione
gressivamente con la ripetizione di manovre spiro- forzata, tuttavia, lo svuotamento del polmone av-
metriche. Questo effetto risultò essere indipenden- viene in maniera abbastanza omogenea anche in
te dall’effetto dell’inspirazione profonda sui flussi presenza di marcate differenze in pressione alveo-
espiratori di ciascuna manovra 21 e prevenibile con lare 26. Studi di modellistica 27 28 suggeriscono che la
un farmaco bloccante dei canali Ca2+voltaggio-di- ragione di questo paradosso sia che l’effetto della
pendenti, per cui fu attribuito a una risposta mio- disomogeneità delle costanti di tempo venga ma-
genica allo stress meccanico. scherata dall’interdipendenza fra lobi e fra regioni
Studi su soggetti sani  22 e con ostruzione delle vie all’interno dello stesso lobo, per cui riduzioni di
aeree 23 hanno dimostrato che i valori di PEF e FEV1 flusso dalle regioni più ostruite sono controbilan-
misurati dopo inspirazioni massimali lente seguite ciate da aumenti di flusso da regioni circostanti
da una pausa a TLC possono essere circa 20-30% meno o non ostruite.
inferiori a quelli ottenibili dopo inspirazioni veloci
e senza pausa. Questa differenza è attribuibile al fe- Effetto della compressione del gas toracico
nomeno della stress relaxation, per cui la pressione Durante la manovra di espirazione forzata la pres-
elastica del polmone aumenta meno durante in- sione alveolare aumenta più di quanto sia neces-
spirazioni lente che veloci e diminuisce durante la sario per generare il massimo flusso e questo au-
pausa post- inspiratoria. Nella pratica clinica que- mento è tanto maggiore quanto maggiori sono il
sti effetti temporali sono probabilmente di scarsa volume polmonare assoluto e la resistenza delle vie
rilevanza, poiché differenze significative richiede- aeree  29. Di conseguenza, il gas intratoracico viene
rebbero pause volontarie a fine inspirazione di 3-4 compresso e il FEV1 misurato alla bocca è inferio-
secondi o inspirazioni estremamente lente, come re al cambiamento di volume toracico misurabile
riscontrabili solo in caso di malattie neuromusco- mediante un pletismografo corporeo. Questa dif-
lari o grave ostruzione delle vie aeree superiori. ferenza, che è di circa 10% nel soggetto sano  30,
può raggiungere il 100% nei soggetti con ostruzio-
Effetti della disomogeneità
ne bronchiale grave e iperdistensione polmonare.
La distribuzione della ventilazione polmonare è, Dal punto di vista pratico, la compressione del gas
anche nei soggetti sani, disomogenea per effetto toracico determina una dipendenza negativa del
della gravità. In condizioni patologiche, più marca- flusso espiratorio forzato, per cui il FEV1 può essere
te differenze di ventilazione possono svilupparsi in maggiore con sforzi sotto-massimali che massima-
relazione alla disomogenea distribuzione delle alte- li 30. Inoltre, la riduzione della compressione del gas
razioni anatomopatologiche e funzionali. Sulla base toracico spiega parte degli aumenti di FEV1 osser-
La meccanica ventilatoria. Dinamica: espirazione forzata e curva flusso-volume
75

vati dopo broncodilatatori 31 o riduzione chirurgica La curva flusso-volume nelle malattie


di volume polmonare 32. ostruttive delle basse vie aeree
Il criterio per la definizione di anomalia ostruttiva è
Uso clinico classicamente la riduzione del rapporto FEV1/FVC
La manovra di espirazione forzata rappresenta, a al di sotto del limite inferiore di normalità, anche se
oltre 60 anni dalla sua introduzione, il cardine del- l’uso della VC lenta invece che forzata può rende-
lo studio della funzione respiratoria nella pratica re il test più sensibile  35. L’uso del valore fisso di 0,7
clinica, in ragione della semplicità di esecuzione e per il rapporto FEV1/FVC proposto per la diagnosi
della buona riproducibilità dei principali indici da di BPCO  36 dovrebbe essere evitato in quanto può
essa derivabili. Si deve tuttavia tenere presente che condurre a diagnosi falsamente positive nell’età
le informazioni contenute in un singolo segnale di avanzata e falsamente negative nell’età più giovane
flusso alla bocca non possono fornire indicazioni (Figura 8.4) 37-40.
sui meccanismi della sua limitazione. In alcuni casi, anche in presenza di un rapporto
Il FEV1, la VC e il loro rapporto rappresentano FEV1/VC al di sopra del limite inferiore di nor-
sempre gli indici fondamentali per lo studio della malità non si può escludere l’ostruzione al flus-
funzione respiratoria (Figura  8.3 – ) in campo so aereo (Figura 8.5). Nelle fasi iniziali della BPCO,
clinico ed epidemiologico. A fronte della bassa va- la prima anomalia può essere l’aumento del RV per
riabilità entro individui, questi indici hanno una chiusura delle vie aeree periferiche  41 42, cui il FEV1 è
elevata variabilità fra individui sani anche dopo scarsamente sensibile  43  44. In presenza di enfisema,
normalizzazione per genere, età, altezza e razza. I li- la perdita di pressione di ritorno elastico polmonare
miti di normalità sono stabiliti sulla base dell’inter- causa un aumento della TLC che inizialmente tende
vallo di confidenza del 90% attorno ai valori medi a controbilanciare l’aumento di RV, per cui la VC e
di una popolazione sana di riferimento. Pertanto, il FEV1 rimangono entro i limiti di normalità. In as-
valori di FEV1 e VC al di sotto del 95o percentile in- senza di aumento della TLC, l’aumento del RV può
feriore sono considerati anormali. Il valore di 80% causare una riduzione parallela della VC e del FEV1,
del predetto corrisponde al 95o percentile solo per che potrebbe fare erroneamente classificare soggetti
soggetti di età e altezza medi, mentre causa impor- con BPCO come ristretti  45. Riduzione di FEV1 senza
riduzione del rapporto FEV1/FVC è stata riportata
tanti sovrastime e sottostime di anormalità nelle
nel 14% circa di 1.000 pazienti con diagnosi clinica
età avanzate e giovanili.
di BPCO  46. Per contro, una riduzione del rapporto
L’uso del PEF è stato raccomandato sia per la diagno-
FEV1/VC non implica necessariamente una patolo-
si sia per il monitoraggio dell’asma bronchiale 33, ma
gia ostruttiva. Un quadro spirometrico di FEV1/VC al
la sua utilità clinica non è stata confermata 34, proba- di sotto del limite inferiore di normalità con FEV1 e
bilmente a causa della sua relativa scarsa sensibilità VC entro i limiti di normalità è stato osservato in 40
alle anomalie precoci delle vie aeree periferiche, forte su 1.386 soggetti (2,9%) sottoposti a spirometria per
dipendenza dallo sforzo e variabilità inter- e intra- medicina preventiva e senza malattie respiratorie
individuale. Per questi motivi sono necessarie molte note  47. Di questi, il 38% non presentava altre diffe-
misure seriali di PEF per evidenziare variazioni clini- renze funzionali (volumi polmonari assoluti, diffu-
camente significative. Data la sua dipendenza dallo sione del CO, reattività bronchiale, washout dell’N2
sforzo, il PEF è utile per il controllo di qualità delle con respiro singolo) rispetto a un gruppo di soggetti
manovre di espirazione forzata e rappresenta un uti- certamente sani. Questo quadro può dunque rap-
le indice di anomalie neuromuscolari. presentare una variante fisiologica, possibilmente
Altri indici sono stati proposti per descrivere nume- risultante da una crescita di-sinaptica fra polmone e
ricamente la morfologia della curva flusso-volume vie aeree  48. In polmoni sproporzionatamente gran-
nell’intento di riconoscere le alterazioni precoci delle di rispetto alla sezione d’area delle vie aeree il flusso
malattie ostruttive. Il loro utilizzo clinico è discusso espiratorio forzato risulterebbe ridotto a causa del-
nella sezione seguente. la maggiore pressione necessaria per l’accelerazione
Manuale di fisiopatologia respiratoria
76

% di soggetti normali erroneamente classificati


come anormali
% di errata classificazione dei soggetti

% di soggetti anormali erroneamente classificati come normali

Gruppo di soggetti per decade

Figura 8.4. Percentuali di errata classificazione con l’uso del criterio FEV1/FVC <0,7 invece del 95o percentile inferiore per la
diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva in un campione di popolazione generale comprendente fumatori (C-S) e
non fumatori (N-S). Notare la sotto-diagnosi nei giovani e la sovra-diagnosi negli anziani (Riprodotta con il permesso dell’Ame-
rican College of Chest Physician © Chest 2007;131:349-5538.). 

convettiva dell’aria verso zone a sezione d’area relati- dei due fu standardizzato e validato clinicamente.
vamente più stretta. Più studiati e utilizzati sono stati il flusso istantaneo
Alcuni indici ricavabili dalla curva di espirazione for- nell’ultimo quarto della FVC (FEF75) e il flusso medio
zata sono stati proposti per riconoscere l’ostruzione espiratorio (MEF25-75), ritenuti indici più sensibili all’o-
delle vie aeree periferiche nelle sue fasi precoci. A struzione delle piccole vie aeree  53. La loro interpre-
causa dei meccanismi di limitazione del flusso espi- tazione è tuttavia problematica a causa della grande
ratorio sopra descritti, il choke point si sposta verso variabilità fra soggetti e la dipendenza dal volume. In
la periferia col procedere dell’espirazione per la di- un recente studio su oltre 22.000 spirometrie, l’e-
minuzione della pressione elastica polmonare e la venienza di FEF75 o MEF25-75 al di sotto del 95o per-
minore rigidità delle vie aeree periferiche. Per questo centile inferiore dei valori predetti in presenza di
motivo, la branca discendente della curva flusso-vo- normali valori di FEV1 e FEV1/FVC fu osservata in
lume diventa convessa verso l’asse del volume, come meno del 3% dei casi e più frequentemente in ma-
osservabile nei fumatori asintomatici  49 e anche nei novre di scarsa qualità 54. L’uso di questi indici non
soggetti sani anziani  50. Fra i metodi proposti per sembra pertanto offrire informazioni che siano
descrivere la forma della curva flusso-volume espi- clinicamente utili in aggiunta a FEV1 e VC. Anche
ratoria sono la slope ratio SR = (dV̇ /dV)/(V̇ /V) dove la variabilità entro soggetti è bassa, verosimilmen-
V̇ è il flusso istantaneo e V il volume al di sopra del te a causa della dipendenza dalla FVC, dalla storia
RV 51 e l’analisi dei tempi di transito 52, ma nessuno volumetrica e dalla compressione del gas toracico.
La meccanica ventilatoria. Dinamica: espirazione forzata e curva flusso-volume
77

a) b) c) d)
8 6 8 8
6 6 6
4
4 4 4
Espirazione 2
Flusso L-s-1

2 2 2
0 0 0 0
-2 -2 -2
-2
-4 -4 -4
-4
-6 Inspirazione -6 -6
-8 -6 -8 -8
0 2 4 6 0 2 4 0 1 2 3 4 5 0 1 2 3 4 5
Volume L Volume L Volume L Volume L

Figura 8.5. Curve flusso-volume di tipo ostruttivo (a,b), restrittivo (c) e misto (d). Le linee punteggiate indicano le
curve flusso volume espiratorie predette. Notare che i valori di volume sono assoluti e non in percento della CVF e che
la misura della CPT è necessaria per diagnosticare correttamente i casi b, c, d (Riprodotta con il permesso della European
Respiratory Society©. Eur Respir J November 2005 26:948-968; doi:10.1183/09031936.05.00035205).

Nelle forme più gravi di malattia il flusso espirato- soggetti con BPCO in stadio avanzato 58 suggerisce
rio forzato mostra una marcata diminuzione subi- che il sito della limitazione del flusso rimanga nelle
to dopo che viene raggiunto il PEF. Questo è stato vie aeree centrali o la dipendenza dalla densità ri-
interpretato come segno di collasso delle vie aeree fletta non tanto il calibro delle vie aeree quanto il
centrali associato a enfisema, ma si può osservare rapporto fra questo e il volume polmonare 59.
anche nei casi più gravi di asma. In conclusione, al momento attuale non esiste evi-
Nel tentativo di separare il contributo relativo delle denza che indici derivati dalla manovra di espirazio-
vie aeree centrali e periferiche alla limitazione del ne forzata possano dare informazioni clinicamente
flusso espiratorio forzato, Despas et al.  55 propose- utili sul sito o sui meccanismi dell’ostruzione al flusso
ro un metodo che sfruttava l’effetto delle proprietà aereo nei singoli pazienti.
fisiche dei gas (v. sopra). In teoria, respirando una
miscela di gas più leggera dell’aria, composta cioè La curva flusso-volume nelle malattie
da 80% He e 20% O2, il flusso espiratorio forzato ostruttive delle alte vie aeree
dovrebbe aumentare nelle zone in cui dominano Per i meccanismi di limitazione del flusso aereo
accelerazione convettiva e moto turbolento (vie sopra descritti, la curva di espirazione forzata
aeree centrali, alti volumi polmonari) e non avere consente di riconoscere nella maggior parte dei
effetto dove domina il regime di flusso laminare casi la presenza di ostruzione a carico delle basse
(vie aeree periferiche, bassi volumi polmonari). vie aeree. L’ostruzione delle alte vie aeree si mani-
L’osservazione di una riduzione della dipendenza festa come una riduzione del PEF, che però non è
dalla densità osservata in fumatori asintomatici  56 distinguibile da quella causata dalla riduzione della
sembrò suffragare l’ipotesi che questo potesse es- forza espiratoria. Confrontando le curve flusso-
sere un segno di ostruzione delle vie aeree periferi- volume espiratorie con quelle inspiratorie, Miller
che. Tuttavia, studi successivi non dimostrarono re- and Hyatt  60 descrissero tre aspetti caratteristici
lazioni fra dipendenza del flusso espiratorio forza- dell’ostruzione delle alte vie aeree (Figura 8.6 – ).
to dalla densità e alterazioni anatomiche su reperti In caso di ostruzione fissa, sia intratoracica sia ex-
chirurgici  42 o post-mortem  57. Inoltre, l’osservazio- tratoracica, le curve flusso-volume inspiratoria ed
ne di una dipendenza dalla densità conservata in espiratoria mostrano un simile plateau di flusso e
Manuale di fisiopatologia respiratoria
78

il rapporto fra flusso forzato espiratorio e inspira- ratteri distintivi in relazione alle massime pressioni
torio al 50% della VC rimane normale (0,8-1,0). Nel espiratorie e inspiratorie: ridotto PEF, ridotta pen-
caso di ostruzione variabile extratoracica, il flus- denza della fase ascendente del flusso espiratorio,
so massimo inspiratorio è sproporzionatamente improvvisa caduta del flusso espiratorio forzato
ridotto rispetto a quello espiratorio a causa della vicino al RV e ridotto flusso inspiratorio forzato al
compressione delle vie aeree dovuta alla maggiore 50% della VC.
pressione a esse circostante (atmosferica) rispet-
to a quella interna. Il rapporto fra flusso massimo Espirazione forzata e massima capacità
espiratorio e inspiratorio al 50% della VC è aumen- ventilatoria
tato. Nel caso di ostruzione variabile delle grosse La capacità ventilatoria può essere valutata dalla
vie aeree intratoraciche il flusso espiratorio forzato massima ventilazione volontaria (MVV) ottenu-
è sproporzionatamente ridotto rispetto a quello ta respirando più rapidamente e profondamente
inspiratorio e la curva flusso-volume assomiglia a possibile per 12 secondi. Nei soggetti sani i valori di
quella dell’ostruzione delle vie aeree intratoraci- MVV possono essere stimati indirettamente molti-
che ma mostra un plateau di flusso invece che un plicando il FEV1 per 35 o 40. Questa stima è anche
progressivo declino. Il flusso inspiratorio è preser- valida nei soggetti con malattie ostruttive delle bas-
vato perché le vie aeree ostruite sono distese dalla se vie aeree poiché sia il FEV1 sia la MVV sono dipen-
pressione negativa pleurica e il rapporto fra flussi denti dal flusso espiratorio forzato. Nei soggetti con
massimi espiratorio e inspiratorio al 50% della VC ostruzione variabile delle vie aeree extra-toraciche o
è ridotto. con malattie neuromuscolari la capacità ventilatoria
può essere ridotta per aumento della resistenza in-
La curva flusso-volume nelle malattie spiratoria o fatica dei muscoli respiratori. In questo
restrittive caso, la MVV risulterebbe ridotta e inferiore al valore
Il quadro spirometrico tipico delle anomalie restrit- stimato indirettamente dal FEV1.
tive è di una riduzione della VC con rapporto FEV1/ La MVV, sia misurata sia stimata indirettamente, è
VC entro o al di sopra dei limiti di normalità, ma la correntemente usata per valutare la riserva respi-
diagnosi di certezza della restrizione richiede la mi- ratoria durante esercizio fisico. Nei soggetti sani
sura della TLC (Figura 8.3 - ). Infatti, la probabili- la ventilazione al picco di un test da sforzo incre-
tà di corretta diagnosi di restrizione sulla base della mentale è circa 60-70% della MVV, a dimostrazio-
semplice spirometria è risultata inferiore al 60%  61 ne che i limiti ventilatori non vengono raggiunti.
con valori di alta sensibilità (96%) e alto valore pre- Nei soggetti con malattie polmonari, sia ostrutti-
dittivo negativo (98%) ma bassa specificità (61%) e ve sia restrittive, la ventilazione al picco eguaglia
basso valore predittivo positivo (40%) 62. la MVV e questo viene considerato come prova
La morfologia della curva flusso-volume può essere che la capacità di esercizio è limitata dal sistema
indistinguibile da quella di soggetti sani, anche se respiratorio. Tuttavia, mentre la MVV viene spesso
uno studio sulla fibrosi interstiziale di varia natu- raggiunta aumentando la frequenza e il volume di
ra  63 ha riportato valori di FEV1/VC al di sopra del fine espirazione, la ventilazione al picco di esercizio
limite superiore di normalità e di flussi espiratori viene raggiunta aumentando il volume corrente
forzati corretti per la TLC positivamente correlati più che la frequenza e il volume di fine espirazione
con la Pel all’80% della TLC e col diametro delle decresce o rimane invariato rispetto allo stato di ri-
piccole vie aeree. Questi dati possono riflettere un poso 65. Pertanto le due misure possono non essere
aumento del diametro di vie aeree ancora funzio- direttamente paragonabili.
nanti dovuto all’aumentata rigidità del parenchima
polmonare circostante. Flussi espiratori forzati e durante volume
Dall’analisi delle curve flusso-volume di soggetti corrente
con anomalia restrittiva da cause neuromuscolari Normalmente, il flusso espiratorio raggiunto du-
Vincken et al.  64 hanno evidenziato i seguenti ca- rante il volume corrente è molto inferiore al flus-
La meccanica ventilatoria. Dinamica: espirazione forzata e curva flusso-volume
79

so della manovra espiratoria forzata e la loro dif- ne del gas toracico, che alterano il flusso espira-
ferenza rappresenta la riserva di flusso utilizzabile torio forzato ma non quello del volume corrente.
per incrementare la ventilazione. Nei soggetti con Vari metodi sono stati proposti per evitare questi
anomalie ostruttive o restrittive, la riserva di flusso effetti, fra cui l’applicazione di una leggera pressio-
può essere assente o non sufficiente a consentire ne negativa alla bocca 67 o di una leggera pressione
l’aumento di flusso necessario per adeguare la ven- sull’addome  68 durante espirazione spontanea e il
tilazione a eventuali maggiori richieste ventilatorie, confronto del flusso del volume corrente con quel-
come durante attività fisica o riacutizzazioni. lo di una espirazione con sforzo sotto-massimale a
Nel 1969, Olafsson e Hyatt  65, confrontando le rela- partire dal volume di fine inspirazione corrente  69.
zioni flusso-volume-pressione durante espirazioni Nessuno di questi metodi può riconoscere la pre-
forzate e volume corrente, dimostrarono che la li- senza di limitazione al flusso espiratorio se questa è
mitazione di flusso espiratorio non viene raggiunta distribuita in maniera disomogenea, per cui il flus-
dai soggetti normali anche durante esercizio fisico so proveniente da regioni non flusso-limitate può
massimale. Usando lo stesso metodo, Potter et al. 66 compensare per quello non proveniente da regioni
dimostrarono che in soggetti con ostruzione al flus- flusso-limitate.
so aereo il flusso espiratorio del volume corrente
raggiungeva quello massimale e la pressione pleu- Conclusioni
rica superava la pressione critica durante esercizio La manovra di espirazione forzata rimane uno dei
fisico ma in alcuni casi anche a riposo. test più usati in medicina per la diagnosi e il monito-
Negli anni successivi, il confronto fra le curve flus- raggio delle malattie respiratorie, per la valutazione
so-volume massimali e quelle a volume corrente fu del rischio respiratorio e in epidemiologia. Il suo uso
spesso impiegato in vari studi su disturbi cardio- è basato su solidi principi di dinamica dei fluidi, ma
respiratori per dimostrare il raggiungimento della la complessità della struttura del sistema respirato-
limitazione al flusso espiratorio e valutare gli effetti rio e, soprattutto, la sua disomogeneità strutturale e
dei trattamenti. Tuttavia, in assenza di misura della meccanica non consentono di ricavare dalla misura
pressione pleurica questo metodo può condurre a di un semplice segnale (flusso espiratorio) informa-
sovrastima della limitazione al flusso a causa degli zioni dettagliate sui meccanismi fisiopatologici della
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La meccanica ventilatoria.
9 Dinamica: limitazione del flusso
espiratorio a riposo

Claudio Tantucci
Università di Brescia

Definizione massimale in corrispondenza di quello utilizzato


La limitazione del flusso aereo espiratorio (FLE) du- nell’espirazione corrente.
rante il respiro corrente è una condizione fisiopato- L’aumento del volume di chiusura e quindi della
logica di natura meccanica che si verifica sia durante capacità di chiusura correlato all’età può produrre
esercizio fisico sia a riposo, prima in posizione supina negli anziani una occlusione meccanica delle pic-
e successivamente in posizione seduta-eretta, quan- cole vie aeree gravità-dipendenti a livello di EELV,
do il flusso espiratorio non può essere ulteriormente causando una amputazione funzionale del volume
incrementato, aumentando la pressione pleurica ed polmonare con conseguente diminuzione dei mas-
alveolare (ad esempio mediante un crescente sforzo simi flussi espiratori in corrispondenza del volume
dei muscoli espiratori), poiché è già massimo a quel corrente  3. In posizione supina, il volume di rilascia-
determinato volume polmonare al quale il soggetto mento del sistema respiratorio (Vr) è minore come
sta respirando 1. In altre parole, il sistema respiratorio risultato della maggior distensibilità della parete
è globalmente limitato nella generazione del flusso toracica, e normalmente EELV diminuisce con il de-
aereo durante un’espirazione corrente, e maggiori cubito  4. Poiché la curva flusso-volume mostra una
flussi espiratori possono essere raggiunti solo modi- variazione minima in posizione supina 5, questa con-
ficando i volumi polmonari, cioè progressivamente dizione predispone a FLE dato che il respiro corrente
spostando il volume polmonare di fine espirazione avviene a volumi polmonari inferiori dove i massi-
(EELV) verso la capacità polmonare totale. Infat- mi flussi espiratori sono necessariamente più bassi.
ti, la diminuzione della resistenza delle vie aeree e La respirazione a bassi volumi polmonari (vicino
l’aumento del ritorno elastico correlati al maggior al volume residuo), come è possibile osservare fre-
volume polmonare sono gli unici meccanismi effi- quentemente nella grande obesità, nello scompenso
caci per ottenere maggiori flussi espiratori in caso di cardiaco congestizio cronico e in alcuni casi di pa-
FLE  2. Di conseguenza, la definizione di limitazione tologie restrittive del parenchima polmonare e della
del flusso aereo ampiamente utilizzata per indicare gabbia toracica, riduce intrinsecamente la riserva di
una diminuzione dei flussi espiratori massimali, ad flusso espiratorio in corrispondenza del volume cor-
un dato volume polmonare, in rapporto al predetto rente, favorendo il verificarsi di FLE, soprattutto in
(cosa che in realtà identifica semplicemente l’ostru- posizione supina. Maggiori richieste ventilatorie con
zione al flusso aereo), è inappropriata e non dovreb- un più alto volume corrente e/o con incremento
be essere utilizzata in assenza della condizione sopra della frequenza respiratoria e tempo di espirazione
descritta (Figura 9.1). ridotto, come ci si attende durante esercizio fisico o
si può osservare a riposo in varie condizioni patolo-
Meccanismi di FLE giche, incrementando il flusso espiratorio medio du-
Sono diversi i meccanismi che possono contribuire rante il respiro corrente e riducendo perciò la riserva
allo sviluppo di FLE riducendo il flusso espiratorio di flusso espiratorio, favoriscono la comparsa di FLE.
La meccanica ventilatoria. Dinamica: limitazione del flusso espiratorio a riposo
83

FLE a riposo Non FLE a riposo


A B
Flusso (l/min)

C D
NEP NEP

FL

Volume (l)

Figura 9.1. Curva flusso-volume massimale e durante respirazione corrente in due pazienti rappresentativi affetti da
BPCO, il primo con ostruzione al flusso aereo e flusso limitazione espiratoria durante respirazione corrente (FLE) a riposo
(pannello A), il secondo solamente con ostruzione al flusso a riposo e potenziale comparsa di FLE durante esercizio (pan-
nello B). L’applicazione della NEP a riposo non causa alcun incremento del flusso espiratorio nel primo paziente, mentre
determina un maggior flusso espiratorio nel secondo paziente.

D’altra parte, FLE è associata inevitabilmente all’o- cronico, la fibrosi cistica, la bronchiolite costrittiva,
struzione al flusso aereo che si verifica, al di là del etc. 6 7. In questi casi, la riduzione del massimo flus-
meccanismo principale di base (incremento delle so espiratorio soprattutto a bassi volumi polmo-
resistenze per restringimento del lume delle vie ae- nari appare cruciale nel determinare FLE. Tuttavia,
ree, aumento del tono colinergico della muscolatu- il punto in cui il sistema diviene completamente
ra liscia bronchiale, diminuzione dell’elastanza pol- flusso-limitato (segmento flusso limitante) può es-
monare, disaccoppiamento vie aeree-parenchima sere localizzato centralmente o in periferia. Quan-
polmonare e collassabilità delle vie aeree), nelle pa- do FLE si origina nelle vie aeree periferiche è per
tologie polmonari ostruttive come la BPCO, l’asma lo più attribuibile ai meccanismi che determinano
Manuale di fisiopatologia respiratoria
84

aumento delle resistenza viscosa, densità indipen-


dente, mentre quando FLE si origina nelle vie aeree
centrali è sostanzialmente coinvolto il meccanismo
del raggiunto limite di velocità di propagazione
dell’onda pressoria, densità dipendente 8. Perciò l’e-
tà, la posizione del corpo, l’esercizio, l’iperpnea e la
tachipnea, il respiro a bassi volumi polmonari, o la
riduzione del flusso aereo espiratorio per ostruzio-
ne centrale o periferica delle vie aeree rappresen-
tano, da soli o il più delle volte in combinazione, i
principali fattori che favoriscono lo sviluppo di FLE.

Metodiche per determinare FLE


Solitamente, la limitazione del flusso aereo può
essere determinata analizzando il rapporto a iso-
volume tra pressione pleurica (o alveolare) e flus-
so aereo, e si definisce quando il flusso espiratorio
Figura 9.2. Misurazione pletismografica delle resistenze
non varia (o spesso si riduce) sebbene si verifichi alle vie aeree (Raw) in un paziente con BPCO. Durante
incremento di pressione pleurica (o alveolare)  9. l’espirazione corrente, l’aumento della pressione alveolare
Perciò, se l’aumento della pressione pleurica (o al- non determina un ulteriore aumento del flusso espiratorio
veolare), a volume polmonare corrispondente al segnalando la comparsa di flusso limitazione espiratoria
respiro corrente, non produce variazioni del flusso (FLE - freccia) e di fatto rendendo impossibile alcuna ra-
espiratorio, è presente FLE. gionevole misura della Raw espiratoria.
La perdita della relazione (lineare) tra variazione
di pressione alveolare e flusso aereo espiratorio
che si verifica per definizione in presenza di FLE causa del progressivo riempimento (e svuotamen-
rende impossibile misurare le resistenza delle vie to) delle regioni polmonari con differenti costanti
aeree in espirazione (Rawe) se si utilizza il meto- di tempo sia a causa della diversa storia dei tempi e
do pletismografico. Infatti, quando nel corso della dei volumi della inspirazione precedente  12 13. Tutti
misurazione pletismografica della Raw si osserva la questi fattori, infatti, influenzano diversamente i
formazione di un’ansa espiratoria tendenzialmente corrispondenti flussi espiratori che vengono con-
orizzontale del segnale di flusso in corrispondenza frontati nelle due manovre.
di un aumento della pressione alveolare, ciò segna- In virtù di una stessa storia del tempo e volume in-
la utilmente la presenza di FLE, ma di contro im- spiratori precedenti e di una non dissimile sequen-
pedisce l’individuazione di una qualsiasi pendenza za di riempimento (e svuotamento) polmonare,
ragionevole per calcolare la Raw espiratoria con è stato suggerito che il confronto tra la curva di
questa tecnica (Figura 9.2). flusso espiratorio ottenuta con un modico sforzo
Il confronto tra la curva flusso-volume massimale definibile sub-massimale e quella a riposo durante
(totale o parziale) e quella a riposo è stato utiliz- respirazione corrente possa identificare in modo
zato per determinare FLE che verrebbe individuata più preciso la presenza di FLE. Ovviamente questa
quando il flusso espiratorio corrente coincide o è manovra (che comunque dovrebbe essere eseguita
maggiore del massimo flusso espiratorio a isovolu- utilizzando la pletismografia corporea per elimina-
me 10. re completamente l’artefatto della compressione
Questa metodica, che comunque dovrebbe esse- del gas toracico), richiede una elevata collabo-
re effettuata tramite pletismografia corporea per razione ed una abilità non sempre reperibili tra i
evitare artefatti dovuti alla compressione del gas pazienti ed è quindi di difficile esecuzione e stan-
intra-toracico  11, è inevitabilmente imprecisa sia a dardizzazione.
La meccanica ventilatoria. Dinamica: limitazione del flusso espiratorio a riposo
85

Più di 15 anni fa, per superare tutte queste limita- Recentemente è stata utilizzata la tecnica dell’oscil-
zioni, è stato introdotto nella ricerca e nella pratica lazione forzata (FOT) durante la respirazione cor-
clinica l’utilizzo del metodo della pressione nega- rente per determinare FLE respiro per respiro, sia a
tiva espiratoria (NEP)  14. In questo caso viene ap- riposo che in corso di esercizio fisico 17. Brevemen-
plicata alla bocca una pressione negativa di pochi te, quando la pressione oscillatoria applicata alla
centimetri di acqua (solitamente 5 cmH2O) all’i- bocca non può raggiungere gli alveoli durante l’e-
nizio dell’espirazione per stabilire un maggior gra- spirazione poiché è presente un segmento flusso-
diente di pressione tra gli alveoli e l’apertura delle limitante nell’albero bronchiale, il segnale di reat-
vie aeree durante questa fase della respirazione. Nel tanza, invece di riflettere le proprietà meccaniche,
corso di applicazione della NEP si osserva un incre- elastiche e inerziali, del sistema respiratorio (vie
mento del flusso espiratorio al di sopra di quello aeree in toto e parenchima polmonare), è influen-
dell’espirazione precedente di controllo in assenza zato, durante l’espirazione, solo da quelle delle vie
di FLE. Il flusso espiratorio invece non aumenta in aeree a valle del segmento limitante, molto più ri-
confronto di quello dell’espirazione precedente di gide, e diviene sempre più negativo con una chiara
controllo durante una parte o tutta l’espirazione in differenza tra inspirazione ed espirazione. Questa
presenza di FLE parziale o totale (Figura 9.1). applicazione della FOT è molto promettente per
La metodica NEP, che è stata validata utilizzando le identificate FLE durante il respiro corrente, ma la
curve pressione-flusso a isovolume  15, non richie- chiusura delle vie aeree intratoraciche che potreb-
de la collaborazione del paziente e l’utilizzo della be avvenire a EELV deve essere tenuta in conside-
pletismografia corporea, può essere effettuata a razione come un importante fattore limitante di
riposo in qualsiasi posizione e durante sforzo, e so- questa metodica, poiché produce una simile alte-
litamente è priva di problemi di interpretazione. Le razione del segnale di reattanza.
variazioni spontanee respiro per respiro di EELV, a
volte eccessive, possono comunque portare a risul- FLE, iperinflazione dinamica
tati a volte poco chiari utilizzando questa metodi- e dispnea
ca. Il limite maggiore, tuttavia, è il possibile collasso Lo sviluppo di FLE è funzionalmente rilevante poi-
delle vie aeree superiori indotto dall’applicazione ché in alcune condizioni particolari (es. durante
della NEP, come osservato nei soggetti che russano esercizio fisico o a riposo, sia in posizione supina
o nei pazienti con apnee-ipopnee ostruttive duran- che seduta) FLE è di fatto associata o grandemente
te il sonno (OSAH). Tale limitazione interpretativa favorisce l’iperinflazione dinamica polmonare (DH)
può essere spesso evitata riducendo la pressione in quanto fissa, per un dato volume espiratorio cor-
negativa e/o ripetendo le misurazioni. rente, il tempo necessario al sistema respiratorio per
Questo inconveniente è assente se si utilizza la tecni- raggiungere il suo volume di rilasciamento 18.
ca di compressione manuale della parete addominale Quindi, in presenza di FLE a riposo, sebbene si
(CAM). Se infatti si comprime manualmente l’addo- possa evitare DH potendo disporre di un tempo
me a riposo o durante esercizio nello stesso momen- espiratorio sufficientemente lungo, più spesso si
to in cui inizia l’espirazione corrente, ciò permette di osserva un aumento, dinamicamente determinato,
aumentare il flusso espiratorio al di sopra di quello di EELV già in condizioni basali  19 che invariabil-
dell’espirazione precedente di controllo in assenza mente si incrementa sotto sforzo per la maggiore
di FLE. Al contrario, l’impossibilità di incrementare il richiesta ventilatoria, a causa di un più alto volume
flusso espiratorio durante CAM indica FLE 16. corrente e una più elevata frequenza respiratoria 20.
La necessaria abilità che deve essere posseduta dal Quando invece FLE si sviluppa solo durante eserci-
medico e/o dal tecnico, e la possibile interferenza zio fisico, con il progredire dello sforzo EELV inizia
del riflesso di chiusura della glottide, a volte sca- ad aumentare e la capacità inspiratoria (IC) a dimi-
tenato da questa manovra, che per di più non può nuire, segnali entrambi suggestivi di un incremento
essere standardizzata, ne limitano l’utilità per de- progressivo della capacità funzionale residua (FRC)
terminare FLE. e della comparsa di DH 21.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
86

In ogni caso DH implica lo sviluppo (regionalmen- dalla curva flusso-volume massimale non sono utili
te eterogeneo) di una pressione positiva alveolare per predire con certezza sufficiente FLE, e devono
di fine espirazione (PEEPi), con un concomitante essere adottate metodiche particolari per deter-
incremento del lavoro respiratorio (di tipo soglia minare in maniera precisa la effettiva presenza di
e di natura elastica) ed effetti emodinamici nega- FLE in questo tipo di pazienti  7. Nei pazienti con
tivi  22. Quando DH diventa marcata induce inoltre BPCO FLE a riposo correla con la dispnea cronica
una importante dissociazione neuro-meccanica, meglio degli usuali parametri spirometrici 7. Infatti,
condizione patologica in cui ad un elevato sforzo FLE comporta un elevato rischio di iperinflazione
inspiratorio (aumentato carico elastico in presen- dinamica polmonare rispetto all’ostruzione delle
za di muscoli inspiratori funzionalmente meno ef- vie aeree di per sé, e DH è stata riconosciuta come
ficienti) si associa un ridotto e quindi inadeguato un importante causa di dispnea sia durante eserci-
aumento volumetrico polmonare e della parete zio sia a riposo, per le conseguenze negative sulla
toracica. Questi meccanismi, insieme alla compres- “meccanica” respiratoria, sulla funzionalità della
sione dinamica delle vie aeree (a valle del segmento muscolatura inspiratoria e sull’accoppiamento
flusso limitante) durante l’espirazione, contribui- neuro-meccanico toraco-polmonare 21 23.
scono all’insorgenza della sintomatologia dispnoi- Si è supposto che nella BPCO, per simili livelli di
ca che invariabilmente caratterizza tale condizione ostruzione aerea misurati dal FEV1 come percen-
e che la rende una delle principali cause di limitata tuale del predetto, FLE possa essere osservata più
tolleranza all’esercizio nei pazienti con patologie facilmente, sia durante esercizio che a riposo, nei
ostruttive, acute e/o croniche 21 23 24. pazienti con enfisema in cui il diminuito ritorno
elastico polmonare e la perdita dell’interdipenden-
Aspetti clinici za tra vie aeree-parenchima sono i principali deter-
Nei soggetti sani FLE non si verifica né a riposo né minanti della riduzione di flusso aereo espiratorio.
durante intenso esercizio fisico  25, a eccezione dei In queste condizioni le piccole vie aeree periferiche
soggetti anziani molto allenati in cui EELV tende ad dovrebbero essere più complianti e suscettibili a
aumentare durante esercizio fisico strenuo poiché restringersi maggiormente durante l’espirazione fa-
riescono a raggiungere livelli elevati di ventilazione vorendo FLE che potrebbe spiegare almeno in par-
prima di fermarsi 26. Siccome i flussi espiratori mas- te la maggior dispnea che si riscontra nei “pink puf-
simali possono essere diminuiti in corrispondenza fers”. Di recente, in un gruppo di pazienti affetti da
di EELV per la riduzione funzionale del volume pol- BPCO con un’ostruzione di grado moderato-grave
monare a causa dell’aumentata capacità di chiu- in condizioni stabili, FLE determinata attraverso la
sura correlata all’età, FLE può svilupparsi in queste metodica NEP è stata più frequentemente osserva-
circostanze 3. ta nei pazienti con più bassi valori di DlCO e KCO, ma
Recentemente, tuttavia, per la stessa ragione FLE è solo in posizione supina, cosa che suggerisce una
stata riscontrata, usando la metodica NEP, anche a più precoce insorgenza di FLE nei pazienti BPCO
riposo in un gran numero di soggetti anziani non enfisematosi (Figura 9.3). È interessante notare che
malati, in particolare nelle donne molto anziane, la dispnea cronica, valutata con la classificazione
sovrappeso e di bassa statura. Tra questi individui è MRC modificata, era significativamente maggiore
stata frequentemente riscontrata dispnea cronica in questi pazienti  29. Durante gli eventi di riacutiz-
in assenza di evidenti patologie cardio-polmona- zazione e di insufficienza respiratoria, i pazienti
ri  27. FLE può insorgere durante respiro corrente a BPCO tendono a sviluppare DH anche in assenza
riposo nei pazienti con BPCO ed è stata documen- di FLE per incremento della resistenza nelle vie ae-
tata in più del 50% dei casi con ostruzione delle vie ree con costanti di tempo nel sistema respiratorio
aeree di grado moderato-grave fino a molto gra- più lunghe e per la presenza di una respirazione più
ve  6 14 19 28. In questo contesto generale, tuttavia, le superficiale e frequente con riduzione del tempo
variazioni negli indici convenzionali di ostruzione espiratorio  30. Inoltre, le maggiori richieste ventila-
delle vie aeree come FEV1, PEF e FEV1/FVC derivati torie dovute a febbre o stato ansioso, aumentato
La meccanica ventilatoria. Dinamica: limitazione del flusso espiratorio a riposo
87

FEV1 % predetto

IC % predetto
na na na na
pi pi pi pi
su su su su
L FL L FL
NF NF
DlCO % predetto

KCO % predetto

p ina p ina p ina p ina


su su su su
L FL L FL
NF NF

Figura 9.3. Confronto di FEV1, IC, e DlCO e KCO in pazienti BPCO che dimostrano flusso limitazione espiratoria durante
respirazione corrente a riposo in posizione supina (FL; n = 14) verso quelli senza (NFL; n = 13). Sia DlCO e KCO sono signifi-
cativamente più bassi nei pazienti FL (* p < 0,05), suggerendo che i pazienti enfisematosi sono più predisposti a sviluppare
flusso limitazione espiratoria a riposo in posizione supina durante respirazione corrente.

spazio morto fisiologico, e alterazione degli scambi parte dei pazienti BPCO ventilati meccanicamente
gassosi possono ulteriormente favorire la compar- per ARF mostrano FLE per l’ulteriore incremento
sa di DH. In presenza di FLE, comunque, tutti que- della resistenza del flusso espiratorio indotto dal
sti fattori producono una immediata e più marcata tubo endotracheale e dal circuito espiratorio del
DH che non può essere sostenuta a lungo durante ventilatore  32. Ciò è importante quando viene ini-
il respiro spontaneo senza una insopportabile di- ziata la ventilazione meccanica assistita poiché in
spnea e affaticamento acuto della muscolatura re- queste condizioni il lavoro inspiratorio potrebbe
spiratoria, con rischio di insufficienza respiratoria essere molto elevato, e l’applicazione di una PEEP/
acuta (ARF) e utilizzo della ventilazione meccani- CPAP per controbilanciare la PEEPi potrebbe ridur-
ca  31. Riguardo ciò, occorre sottolineare che gran re la soglia di carico elastico senza incrementare
Manuale di fisiopatologia respiratoria
88

EELV. Al contrario, con eccezione dei pazienti con Conclusioni


asma cronico che hanno una continua e marcata La presenza di FLE è un vincolo meccanico mol-
ostruzione delle vie aeree  7, FLE a riposo è di rado to importante che frequentemente si osserva nei
osservata nei pazienti asmatici, salvo in rari casi con pazienti affetti da ostruzione cronica al flusso e in
bronco-costrizione acuta molto grave e prolunga- particolare in quelli con BPCO, spesso con un’o-
ta 33. Nei pazienti clinicamente stabili con patologie struzione di grado lieve-moderato, durante eserci-
ventilatorie restrittive FLE è molto rara durante il zio, e che produce inevitabilmente l’insorgenza di
respiro corrente a riposo 34. Nei soggetti obesi e nei DH e il suo progressivo peggioramento, con le ben
pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico FLE note conseguenze negative meccaniche, muscola-
è raramente presente a riposo in posizione sedu- ri, cardiovascolari, e quindi sintomatologiche. An-
ta. Tuttavia, studi recenti hanno mostrato che nei cora peggiore nella storia naturale delle patologie
grandi obesi e nei pazienti con un peggioramen- croniche ostruttive e specialmente nella BPCO è la
to dello scompenso cardiaco FLE può essere non presenza di FLE a riposo, all’inizio solo in posizio-
raramente riscontrata in posizione supina  35  36. In ne supina, contribuendo in questi pazienti all’or-
tutti questi casi lo sviluppo di FLE con il decubito topnea (e probabilmente al peggioramento dei
impedisce che EELV raggiunga il volume di rilascia- sintomi notturni e di prima mattina) e successiva-
mento del sistema respiratorio (a meno di frequen- mente in posizione seduta-eretta, limitando la loro
ze respiratorie molto lente), portando allo sviluppo attività fisica quotidiana e inducendo spesso DH
di DH e concomitante PEEPi in questa posizione. in corso di respirazione a volume corrente con un
Dal momento che un incremento del carico ela- persistente meccanismo di “stress” e “strain” volu-
stico imposto ad una muscolatura inspiratoria più me-correlato a danno del parenchima polmonare.
accorciata (e quindi funzionalmente più debole) I medici che vogliono occuparsi dei pazienti affetti
dovuto alla presenza di DH è stato correlato alla da patologie bronco-polmonari ostruttive dovreb-
sensazione di dispnea, il verificarsi di FLE in posi- bero essere a conoscenza di questa grave condizio-
zione supina può essere associato con l’insorgenza ne funzionale che, una volta instauratasi, di rado
di ortopnea sia nei pazienti gravemente obesi che può regredire con le attuali terapie educazionali,
nei pazienti con scompenso cardiaco cronico 35 36. farmacologiche e riabilitative.

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10 La meccanica ventilatoria. Dinamica:


misura delle resistenze al flusso

Riccardo Pellegrino
Azienda Sanitaria Ospedaliera S. Croce e Carle, Cuneo

Lo studio delle resistenze al flusso aereo permet- raggio porta a un notevole aumento della resisten-
te di identificare disturbi a carico delle vie aeree, za possibilmente incompatibile con la normale re-
del parenchima polmonare e della gabbia toracica spirazione.
e come tale ha applicazioni cliniche pratiche so- Nel sistema respiratorio la resistenza al flusso (R)
prattutto in vista dei recenti sviluppi della tecnica è ben più complessa di quanto avviene all’interno
dell’oscillazione forzata (FOT) e del suo enorme di un singolo condotto circolare per una serie di
potenziale nello studio delle malattie respiratorie. motivi 2 3. Oltre alle dimensioni circolari e longitu-
dinali delle vie aeree, la resistenza al flusso aereo
Nozioni di fisiologia di base nel polmone dipende dalla direzione e velocità
In un condotto cilindrico, la resistenza al flusso (R) del flusso, il volume polmonare al quale avvie-
è descritta dall’equazione di Poiseuille 1: ne la respirazione ed infine la storia volumetrica
delle manovre respiratorie. Inoltre, è necessario
R = 8 Lη / πr4 considerare che le resistenze al flusso aereo all’in-
terno delle vie aeree si sommano alle resistenze
dove r è il raggio del tubo, L la sua lunghezza, e η la dei tessuti (parenchima polmonare e parete tora-
viscosità del fluido che passa nel suo interno. Poi- cica) che contribuiscono con la loro deformazio-
ché il valore 8/π è un fattore costante, questo può ne durante il movimento respiratorio alla perdita
essere omesso nell’equazione che pertanto si sem- di pressione. In altre parole, numerose sono le
plifica come segue: pressioni necessarie per il movimento di gas du-
rante l’atto respiratorio e che servono per vincere
R ∞ Lη / r4 le resistenze al flusso e l’elasticità del polmone e
della gabbia toracica  2-4 (Tabella 10.I). Pertanto si
L’equazione afferma che: 1) la resistenza al flusso parla di resistenze delle vie aeree (Raw) quando la
aumenta con la lunghezza del tubo; 2) la resistenza pressione che genera il flusso è la differenza tra
al flusso aumenta con l’aumentare della viscosità la pressione alveolare (Pa) e pressione alla bocca
del fluido e quindi con la temperatura che aumen- (Pao), di resistenze polmonari totali (Rl) quando la
ta la viscosità; e infine 3) la resistenza al flusso varia pressione è la pressione transpolmonare (Pl), ov-
con il raggio del tubo elevato alla quarta potenza. verosia la differenza tra pressione pleurica (Ppl) e
Applicata concettualmente al polmone dove l’aria Pao, di resistenze tissutali polmonari (Rti) quando
respirata ha un valore di viscosità noto per una cer- la pressione è la differenza tra Ppl e Pa, di resisten-
ta temperatura e le vie aeree hanno una lunghezza za della parete toracica (Rw) quando la pressio-
costante, l’equazione di Poiseuille rende ragione ne è la differenza tra pressione atmosferica (Pb) e
dell’importanza della misura della resistenza nella Ppl, ed infine di resistenze respiratorie totali (Rrs)
pratica clinica visto che una modesta riduzione di quando la differenza di pressione è tra Pb e Pao.
La meccanica ventilatoria. Dinamica: misura delle resistenze al flusso
91

Tabella 10.I. Definizione delle pressioni relative alle in numerose condizioni patologiche, molte vie ae-
resistenze al flusso aereo. ree tendono a collassare durante espirio tranquil-
Resistenza (R) Delta pressorio lo, fenomeno che va sotto il nome di limitazione
espiratoria al flusso nel range del respiro tidal  6  7.
Vie aeree (Raw) Pa-Pao In tal caso, flusso e pressione diventano dissociati
Polmonare totale (Rl) Ppl-Pao così che a un aumento della pressione in fase espi-
Tissutale polmonare (Rti) Ppl-Pa ratoria corrisponde una paradossale riduzione del
Parete toracica (Rw) Pb-Ppl flusso. Tale pressione non può entrare dunque nel
computo delle resistenze al flusso aereo dove per
Respiratorie totali (Rrs) Pb-Pao
definizione flusso e pressione sono in fase per la
stima della resistenza newtoniana. Tutto questo
giustifica la preferenza della misura della resistenza
Il diametro delle vie aeree tende a variare in fase al flusso in fase inpiratoria rispetto alla fase espira-
espiratoria rispetto a quella inspiratoria secondo toria.
gli effetti della storia volumetrica del respiro pro-
fondo  2  5. Questi sono nulli se con l’aumento del Determinanti meccanici
volume polmonare durante l’inspirio, vie aeree e delle resistenze al flusso
parenchima polmonare sottoposti a stretching dis- La Raw è il rapporto tra la differenza di Pa e Pao
sipano pressione in uguale misura. Se invece, come o viceversa ed il flusso misurato alla bocca. In fase
spesso succede in condizioni patologiche, l’uno inspiratoria, la resistenza al flusso dipende dal dia-
o l’altro tessuto perde maggiormente pressione metro delle vie aeree e dal regime di flusso aereo
rispetto all’altro, l’effetto finale sulla dimensione nelle vie aeree. Per esempio, nelle vie aeree periferi-
delle vie aeree e dunque la resistenza al flusso sarà che il flusso è laminare a causa della piccola sezio-
broncodilatatore o costrittore. Il primo si manifesta ne e della bassa velocità, per cui il fluido scorre in
quando la tensione del tessuto bronchiale (preva- modo regolare con strati che scivolano gli uni sugli
lentemente a livello delle sue strutture contrattili) altri come lamine  2 3 8. In questo caso, la pressione
si riduce mentre la tensione del tessuto parenchi- necessaria per generare flusso è proporzionale al
male rimane immutata con l’inspirio, e viceversa flusso stesso ed alla viscosità del gas. Nelle vie ae-
nel secondo caso. L’effetto storia volumetrica sul ree centrali, il flusso è più turbolento a causa del
tono bronchiale non è molto importante durante loro maggiore calibro e della maggiore velocità 2 3 8.
il respiro tidal in condizioni di normalità in quanto Questo consente alle molecole gassose di varia-
la variazione di volume non è tale da modificare re continuamente direzione e velocità. In questo
in modo importante il calibro delle vie aeree. Al caso la pressione necessaria per generare flusso è
contrario, questo diventa importante quando l’in- proporzionale al quadrato del flusso e alla densità
spirio è profondo ed in presenza di malattie cardio- del gas. In fase espiratoria, la caduta di pressione
respiratorie 5. tra alveoli e bocca è causata in parte dal dispendio
È più utile misurare le resistenze al flusso, qualun- di energia necessario per accelerare il gas (accele-
que esse siano, in fase inspiratoria o espiratoria? In razione convettiva) da una zona a superficie totale
genere non esiste molta differenza tra le due fasi se molto ampia (vie aeree periferiche) ad una a super-
non che nella fase espiratoria la caduta pressoria è ficie totale piccola (vie aeree centrali e trachea) ed
lievemente maggiore rispetto alla fase inspiratoria in parte agli attriti fra le molecole in movimento
a causa della pressione necessaria per l’accelerazio- lungo le vie aeree (pressione frizionale)   2 3 8. La ca-
ne convettiva  2. Per tale motivo la resistenza espi- duta di pressione dovuta all’accelerazione convet-
ratoria è leggermente maggiore rispetto a quella tiva è direttamente proporzionale alla densità del
inspiratoria, anche se questo può essere in qualche gas e al flusso e inversamente proporzionale all’a-
modo limitato dall’effetto finale del ciclaggio volu- rea interna della via aerea considerata 2 3 8. Tuttavia,
metrico sull’isteresi dei tessuti respiratori. Tuttavia, questa è minima durante espiro tranquillo nel sog-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
92

getto sano o con malattia ostruttiva non grave, ma nel respiro tranquillo in quanto l’inerzia è nulla o
assume una certa importanza quando l’ostruzione quasi. In questo caso Rl è la resistenza le cui com-
è più avanzata e non permette un sufficiente svuo- ponenti sono la resistenza delle vie aeree (Raw) e
tamento di gas nel tempo espiratorio disponibile. del parenchima polmonare (Rti). La prima è ugua-
La caduta pressoria dovuta all’attrito dipende inve- le alla differenza fra pressione alveolare (Pa) e Pao
ce dal regime di flusso in ciascuna via aerea come come descritto nella sezione precedente, mentre
specificato per la fase inspiratoria. la seconda è la differenza tra Pa e Ppl. Le relazioni
La resistenza dipende anche dal volume polmona- tra pressione, flusso e volume come in Figura 10.1
re, essendo il diametro delle vie aeree funzione del- aiutano a comprendere le componenti resistive ed
la radice cubica del volume polmonare 2. Così, a un elastica del respiro tranquillo. Il pannello superio-
aumento del volume polmonare corrisponde un re mostra il rapporto tra flusso e volume e quello
aumento del calibro bronchiale e una conseguente inferiore tra pressione e volume. La linea retta che
riduzione della resistenza al flusso. Il contrario suc- unisce gli estremi del volume nel loop pressione-
cede nei casi di riduzione del volume polmonare
come nell’obesità.
Circa il 70% delle resistenze delle vie aeree è dovu-
to alle resistenze delle vie aeree centrali e laringe  9.
Questo rende ragione del fatto che in presenza di
malattia delle piccole vie aeree un aumento delle
resistenze periferiche di 2-3 volte può non essere
facile da identificare a causa del suo scarso contri-
buto alla resistenza delle vie aeree centrali. Al con-
trario, una patologia prevalentemente ostruttiva a
carico delle vie aeree centrali si manifesta con un
importante aumento della resistenza totale a causa
del suo maggiore contributo alla resistenza totale.
La Rl è il rapporto tra la differenza tra Ppl e Pao ed
il flusso misurato alla bocca. Tale gradiente presso-
rio è la pressione transpolmonare (Pl) e definisce
la pressione di spinta del gas  3 7 8 10. A ogni istante
del respiro, questa assume un valore determinato
da 1) il valore di Pl a capacità funzionale residua
(FRC) o PlFRC, 2) il valore di pressione in fase con il
Figura 10.1. Relazione tra flusso (pannello superiore) o
volume del polmone in condizioni statiche (cioè a pressione (pannello inferiore) e volume polmonare duran-
flusso zero), 3) il valore di Pl in fase con il flusso e te respiro tranquillo. Le fasi inspiratorie ed espiratorie sono
4) il valore di pressione in fase con l’accelerazione indicate dalle freccie. La linea retta che collega i due estre-
del gas  3 10. L’equazione di moto permette di ripar- mi della curva pressione-volume del pannello inferiore è
tire queste componenti della Pl misurata durante l’elastanza polmonare. La linea esterna della stessa curva
respiro tranquillo come segue: rappresenta la pressione transpolmonare (Pl), ovverosia la
differenza di pressione tra pleura e bocca. La linea invece
più interna racchiude un’area grigia e rappresenta la pres-
Pl = PlFRC + El · V + Rl · + Il · sione alveolare riferita alla pressione pleurica. Divisa per
l’area della curva flusso-volume del pannello superiore, l’a-
dove El (elastanza polmonare) è la pressione in rea totale della curva pressione-volume è la resistenza pol-
fase con il volume (V), Rl (resistenza polmonare) monare totale. L’area in grigio divisa per l’area della curva
la pressione in fase con il flusso ( ) e Il l’inerzia flusso-volume è la resistenza tissutale (Rti), mentre l’area
polmonare necessaria per accelerare il gas ( ). In esterna a quella grigia divisa per l’area della curva flusso-
volume è la resistenza delle vie aeree (Raw).
genere la componente inertiva può essere ignorata
La meccanica ventilatoria. Dinamica: misura delle resistenze al flusso
93

volume è la rappresentazione del termine E·V Metodi di misura delle resistenze


dell’equazione di moto ed è un indice dell’elasticità
del polmone il cui inverso è la compliance dinamica
al flusso aereo nella pratica clinica
Come sopra anticipato, la Raw è il rapporto tra la
(Cdyn). La linea esterna del loop è la Pl, ovverosia differenza di Pa e Pao e il flusso aereo misurato alla
la pressione che muove il gas dalla bocca verso gli bocca. Se quest’ultimo è facile da misurare con l’a-
alveoli ed è inclusiva di tutte le pressioni necessarie iuto di un flussimetro e così la Pao attraverso un
da vincere durante l’atto respiratorio. In fase inspi- trasduttore di pressione, altrettanto non lo è per
ratoria la Pl è la somma della pressione necessaria la misura della Pa che deve pertanto essere stima-
a vincere l’elasticità del polmone e della pressione ta con metodi indiretti. Due sono le possibilità:
necessaria per vincere la Raw e la Rti. Durante la l’uso del pletismografo corporeo o dell’interruzio-
fase espiratoria la Pl invece è minore rispetto alle ne. Con il primo metodo, la Pa viene stimata dalle
altre due pressioni perché il flusso è in direzione variazioni di volume in un pletismografo corporeo
opposta verso la bocca ed il suo determinante ora durante l’atto respiratorio  13 in base al principio di
è l’energia immagazzinata dal tessuto elastico nella Boyle-Mariotte. La manovra di misura delle resi-
precedente fase. La Rl si calcola dal rapporto tra stenze delle vie aeree deve però essere eseguita a
area totale del loop pressione-volume e area del una frequenza di circa 1,5-2,0 Hz per minimizzare
loop flusso-volume, mentre le Raw e Rti dai relativi gli artefatti dovuti alle differenza di quoziente re-
loop pressione-volume (aree bianca e grigia) verso spiratorio, umidità e temperatura tra le fasi in- ed
il loop della curva flusso-volume. espiratoria 14. Questo permette inoltre di ridurre le
Come si evince dalla figura, il modello assume che resistenze del laringe a causa della naturale abdu-
la relazione statica tra pressione e volume sia linea- zione delle corde vocali con il panting e di stimare
re. In realtà, tale assunzione non è completamente con maggior precisione il valore delle resistenze
vera ma può essere di aiuto per stimare i valori di delle vie aeree intraparenchimali  2. Nella Figu-
elastanza e resistenza. ra 10.2 viene schematizzata la misura della Raw nel
La misura della Rti non ha applicazioni nell’uomo pletismografo corporeo. Nel caso A (NORMALE)
a causa della complessità e invasività della meto- si vede che per ottenere un dato flusso (ordinata)
dologia necessaria per ottenerla. Essa invece può è sufficiente un modesto incremento di pressione
essere misurata nel tessuto polmonare escisso uti- (ascissa). Nel caso B (GRAVE DIFETTO VENTILA-
lizzando per esempio, il metodo delle capsule alve- TORIO OSTRUTTIVO) si vede invece che a causa
olari attraverso le quali la pressione in alveolo viene dell’ostruzione delle vie aeree, il loop è caratterizza-
direttamente misurata su più parti della superficie to da un aumento di pressione necessario per ge-
polmonare 11. nerare flusso. Inoltre, in fase espiratoria si può no-
Anche la resistenza della parete toracica (Rw) non tare che ad un aumento della pressione espiratoria
ha interesse pratico clinico per l’estrema difficoltà corrisponde una paradossale riduzione del flusso.
di misura. Si ricorda in questa sede che essa è circa Questo è un segno di limitazione espiratoria al flus-
1/3 del valore della resistenza polmonare totale 12. so. In questa fase non è soddisfatto il criterio di mi-
La misura della resistenza totale dell’apparato re- sura della resistenza al flusso essendo la pressione
spiratorio (Rrs) trova invece importanti applica- non in fase con il flusso. In alternativa, la Pa può
zioni pratiche sia nel campo della terapia intensiva essere stimata con il metodo dell’interruzione del
dove la misura continua della pressione alla bocca respiro assumendo che la pressione misurata alla
e del flusso nel paziente ventilato artificialmente bocca durante l’interruzione sia uguale a quella al-
permette un monitoraggio costante della resisten- veolare 15 16. In realtà, a causa di un effetto damping
za totale 8. Inoltre, l’uso combinato dell’interruzio- da parte del tessuto polmonare e della parete tora-
ne rapida dell’espirazione può permettere di stima- cica, la misura della resistenza con questo metodo
re le sue due componenti, quella della resistenza viene in parte sovrastimata.
al flusso e quella della viscoelasticità del tessuto e Poiché il calibro delle vie aeree è dipendente dal
l’omogeneità della ventilazione. volume polmonare, anche la Raw comunque essa
Manuale di fisiopatologia respiratoria
94

sione e da un flussimetro. Il metodo è invasivo e a


volte sgradevole per il soggetto. Inoltre, esso si basa
su un modello lineare semplice di misura che non
rispecchia adeguatamente il sistema respiratorio
particolarmente in condizioni patologiche 8 10. Tut-
tavia, il metodo ha avuto il grande merito di esami-
nare gli effetti dell’inomogeneità ventilatoria in pa-
rallelo e in serie presenti nelle malattie respiratorie
sulla meccanica respiratoria 17 18. In presenza infatti
di regioni con differenti costanti di tempo, la com-
pliance dinamica e la resistenza al flusso si riduco-
no con l’aumento della frequenza respiratoria per-
ché le regioni a bassa costante di tempo ricevono
Figura 10.2. Rappresentazione schematica della relazione maggior quantità di gas nell’unità di tempo  17. Un
tra pressione e flusso misurati nel pletismografo corporeo comportamento frequenza-dipendente può anche
per il computo delle resistenze delle vie aeree. manifestarsi in presenza di uniforme aumento del-
Nel caso A (QUADRO NORMALE) è sufficiente una mini- la resistenza periferica a causa dell’aumento della
ma pressione per generare flusso. distensione delle vie aeree più centrali e della loro
Nel caso B (GRAVE DIFETTO VENTILATORIO OSTRUT- elevata rigidità alle alte frequenze 18.
TIVO) è necessaria maggior pressione per generare lo stes-
so flusso del caso A. Inoltre, in fase espiratoria si può nota- Un ultimo ma sempre più diffuso metodo di misu-
re che ad un aumento della pressione espiratoria (freccia ra non-invasiva delle resistenze respiratorie nell’u-
orizzontale rivolta verso sinistra) corrisponde una para- mano nella pratica clinica si basa sull’uso della tec-
dossale riduzione del flusso (freccia verticale rivolta verso nica delle oscillazioni forzate (FOT) applicate alla
il basso). Questo è un segno di limitazione espiratoria al bocca (input impedance)  19-22. Questo ha il grande
flusso. In questa fase non è soddisfatto il criterio di misura vantaggio di essere indipendente dalla collabora-
della resistenza al flusso essendo la pressione non in fase
con il flusso.
zione del soggetto, essendo la frequenza di oscil-
lazione costante durante il respiro tranquillo ed
indipendente dall’attività muscolare respiratoria.
sia misurata, dipende in modo non lineare dal vo- In breve, il metodo è basato sulla sovrapposizione
lume a cui il soggetto sta respirando  4. Tuttavia, di oscillazioni sinusoidali sul respiro spontaneo. La
poiché il prodotto di Raw per il volume polmonare relazione fra pressione imposta e flusso risultante,
è relativamente costante, nella pratica si tende a analizzata nel dominio delle frequenze, fornisce
usare la resistenza specifica (sRaw = Raw · volume l’impedenza del sistema respiratorio (Zrs):
polmonare intratoracico) o il suo inverso la con-
duttanza specifica (sGaw = 1/sRaw). Tale correzio- Zrs = [Rrs2 + (1/ωC - ω·I2)]1/2
ne può essere non completamente applicabile alle
malattie ostruttive croniche laddove c’è perdita di dove C è la compliance, I l’inerzia, w = 2pf (frequen-
interdipendenza tra vie aeree e parenchima o per za angolare). Rrs riflette la componente pressoria
aumento della rigidità della parete bronchiale o in fase con il flusso mentre il termine 1/wC - wI ri-
per riduzione dell’effetto delle forze elastiche pol- flette la reattanza del sistema respiratorio (Xrs)
monari sul bronco. che è la componente pressoria in fase con il vo-
La Rl può essere misurata nell’uomo stimando la lume. Rrs riflette la componente resistiva in fase
Ppl dalla pressione esofagea (Pes) misurata con un con il flusso ed è sostanzialmente indipendente
sondino con cuffia terminale in lattice e legger- dalla frequenza dell’oscillazione nel soggetto sano
mente gonfiata e posizionato nel terzo inferiore almeno per il range di frequenze più comunemen-
dell’esofago; la Pao ed il flusso alla bocca sono inve- te utilizzate (5-19 Hz). Un aumento della Rrs tra
ce direttamente misurati da un trasduttore di pres- basse e alte frequenze (esempio tra 5 e 19 Hz) è
La meccanica ventilatoria. Dinamica: misura delle resistenze al flusso
95

suggestivo per la presenza di disomogeneità del- alla sola fase inspiratoria, evitando così gli artefat-
la distribuzione della ventilazione e dunque rap- ti dovuti alla compressione dinamica espiratoria.
presenta un marker funzionale importante nella Questo permette di esaminare i segnali in funzione
valutazione della disomogeneità dell’ostruzione del tempo o del volume polmonare. Per esempio,
bronchiale  21-24. Questo è causato dal fatto che a è stato recentemente riportato che la variabilità
frequenze basse il segnale oscillatorio può per- del tono bronchiale misurata su breve periodo di
meare anche aree servite da vie aeree più ostru- tempo è esaltata nell’asma bronchiale e che que-
ite e dunque stima la resistenza di tutte le zone sto può contribuire sia alla diagnosi di malattia che
polmonari, mentre ad alta frequenza il segnale addirittura alla previsione di eventi broncospasti-
viene deviato prevalentemente verso zone con ci 26. L’analisi dei segnali dell’impedenza in funzione
vie aeree più pervie e dunque con resistenza al del volume polmonare permette di esaminare con
flusso minore (concetto di eterogeneità venti- grande accuratezza la distensibilità delle vie aeree e
latoria in parallelo). Alternativamente, nel caso la velocità di costrizione delle vie aeree 27 28. Infine, il
di eterogeneità seriale con vie aeree periferiche test permette di quantizzare in modo non-invasivo
ostruite, ad alta frequenza il segnale oscillatorio e semplice la presenza di limitazione inspiratoria o
staziona prevalentemente nelle vie aeree centra- espiratoria al flusso nel range del volume corrente
li a bassa resistenza. Xrs è invece un indice for- nell’enfisema 21 29. Quest’ultima applicazione si è di-
temente dipendente dalla frequenza con valori mostrata utile non solo dal punto di vista diagno-
suggestivi a basse frequenze delle caratteristiche stico ma anche dal punto di vista terapeutico nella
del tessuto polmonare di immagazzinare energia scelta degli interventi più opportuni per il control-
elastica soprattutto nel suo tratto più periferico
lo e miglioramento della condizione 21 30.
e del gas  21  22. A frequenze elevate, Xrs riflette le
In conclusione, anche se la misura delle resistenze
proprietà meccaniche delle vie aeree prossimali
al flusso aereo non è annoverata tra gli esami uti-
di conduzione. Esiste una frequenza chiamata di
lizzati di routine per la valutazione della funzione
risonanza dove la componente elastica si mini-
polmonare  31, il test trova indicazioni in numerose
mizza a favore dell’aumento della componente
condizioni cliniche. Classicamente queste si riferi-
inertiva. A tale frequenza, Zrs è indicativa delle
caratteristiche delle vie aeree. La misura di tali scono ai pazienti che non sono capaci di eseguire
parametri non permette sempre di differenziare correttamente le manovre espiratorie forzate per
le patologie ostruttive da quelle restrittive che qualsiasi motivo indipendentemente dall’età, ai
invece è ancora basata su parametri classici del- casi in cui la spirometria non è indicata o addirittu-
la spirometria e della pletismografia corporea. Al ra controindicata nonostante il sospetto di ostru-
contrario della spirometria, la FOT è molto utile zione delle vie aeree (pazienti con recente infarto
per definire il danno funzionale nelle sue compo- miocardico o intervento chirurgico, pazienti in
nenti fondamentali, monitorare la funzione, esa- condizioni cliniche cardio-respiratorie instabili), ai
minare gli effetti dei farmaci ed in ricerca 20-22. Tra casi dubbi di ostruzione delle vie aeree, o comun-
i numerosi modelli utilizzati per l’interpretazione que laddove un suo utilizzo possa portare ad una
della Zrs, il modello più semplice includente l’ag- definizione migliore del difetto funzionale. Speci-
giunta di una resistenza periferica in parallelo alla ficatamente per la FOT, il test trova nuove indica-
compliance si è dimostrato molto sensibile nella zioni per il monitoraggio domiciliare della funzione
pratica clinica per la valutazione di una delle più bronchiale utile per la diagnosi e la valutazione del-
importanti caratteristiche di tutte la malattie re- la stabilità delle malattie ostruttive e applicazioni
spiratorie, l’eterogeneità della distribuzione delle pratiche nel campo della terapia intensiva e dello
lesioni anatomiche delle patologie ostruttive e studio del sonno. Infine, si sottolinea come la FOT
restrittive  25. Con l’uso di nuovi software è possi- stia diventando uno strumento fondamentale in
bile misurare la Rrs e la Xrs anche all’interno del ricerca per lo studio dei meccanismi patogenetici e
singolo respiro e addirittura limitarne la misura dell’evoluzione della malattie respiratorie.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
96

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97

11 Il lavoro meccanico della


respirazione e la PEEP intrinseca

Lorenzo Appendini, Guido Polese*


con la collaborazione di Andrea Rossi**
Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Veruno (NO); *ULSS 20 Verona; **Università di Verona

Il concetto del lavoro meccanico della ventilazione, termini semplici si può definire il lavoro respirato-
necessario nella complessa attività della respirazio- rio in base alla formula:
ne, considerato un fondamento imprescindibile in
fisiologia 1 2, è purtroppo poco diffuso nella pratica W = P x ∆V (1)
clinica  3. La ventilazione è il processo attraverso il
quale i gas (O2 e CO2) vengono trasportati tra l’am- dove W è il lavoro, P la pressione applicata dai mu-
biente esterno e gli alveoli e coinvolge il controllo scoli respiratori (Pmus), ∆V l’incremento di volume
nervoso del respiro, la conduzione dello stimolo a partire dal punto di equilibrio elastico del sistema
nervoso verso e dagli organi effettori (muscoli re- respiratorio1. Il lavoro meccanico (W) è calcolato
spiratori), ed il movimento della pompa respirato- come l’integrale fra la pressione applicata (P) e la
ria costituita dalla parete toracica (gabbia toracica relativa variazione di volume (∆V), fatto che tra-
+ addome) che indirettamente disloca i polmo- sforma quindi l’equazione 1 in:
ni. Nonostante le estensive indagini sperimentali,
l’automatismo dei centri respiratori è solo parzial- W = ∫P x ∆V (2)
mente noto, tuttavia è chiaro che uno stimolo a
partenza dal pavimento del IV ventricolo giunge ai Se si considera che la pressione è forza applicata
muscoli respiratori attraverso le vie piramidali, ne sull’unità di superficie (F/A) e che il volume è area
determina la contrazione e quindi l’atto inspirato- per lunghezza (A x l), l’equazione sopra rappresen-
rio. Il sistema è servocontrollato, per cui lo stesso tata è equivalente a:
stimolo inspiratorio termina mediante un circuito
di feed-back. L’espirazione è un processo sostanzial- W = ∫F x ∆l (3)
mente passivo determinato dalle proprietà elasti-
che del sistema. Quest’ultima trasformazione dell’equazione 1 ren-
In senso fisico, il lavoro meccanico è il prodotto di de manifesto che le sue dimensioni fisiche corri-
una forza per lo spostamento da essa causato. In spondono a quelle che definiscono il lavoro mec-
sistemi meccanici idraulici tridimensionali, il lavoro canico (forza x spostamento).
meccanico è il prodotto della pressione applicata
(forza) per la sua variazione di volume (spostamen- Si definisce potenza il lavoro per unità di tempo ( ):
to). Nel caso particolare del sistema respiratorio, il
lavoro meccanico della ventilazione è il prodotto = W x f (4)
della contrazione dei muscoli inspiratori per lo
spostamento del torace, da cui dipende l’aumento dove W è il lavoro per ogni atto inspiratorio e f è la
di volume dei polmoni e quindi l’inspirazione. In frequenza respiratoria.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
98

Le variazioni di pressione e di volume possono an-


che essere analizzate graficamente: l’area definita
dalla curva volume-pressione relativa ad un singo- B C
500
lo atto respiratorio ha le unità di misura del lavoro
meccanico. Le unità di misura più comunemente

Volume (ml)
utilizzate sono il Kilogrammo x metro (Kg x m) e il D
Joules (J): 0,1 Kg x m corrispondono approssimati-
vamente ad 1 J ed all’energia necessaria a muovere
il volume di 1 litro attraverso un gradiente presso-
A
rio di 10 cmH2O. Un esempio di analisi grafica del 0
0 5 10 15
lavoro ventilatorio è riportato nella Figura 11.1.
Prs (cmH2O)
La ventilazione e l’equazione di moto
Per ventilare l’apparato respiratorio è necessario
vincere le forze di opposizione: elastiche, che si svi- B C
luppano nei tessuti quando si ha un cambiamento 500

di volume; flusso-resistive, conseguenti alle resisten-


Volume (ml)
ze incontrate dai gas nel passaggio nelle vie aeree di
conduzione; viscoelastiche, dovute all’adattamento
allo stress meccanico dell’apparato respiratorio; pla-
stoelastiche, che si riflettono nella diversa forza di re- D
A
trazione elastica dell’apparato respiratorio fra inspirio
0
ed espirio; inerziali, conseguenti alla massa dell’appa- 0 5 10 15
rato respiratorio, trascurabili alle normali frequenze Prs (cmH2O)
respiratorie; gravitazionali, anch’esse trascurabili ed
inglobate all’interno di quelle elastiche; inoltre, for-
ze correlate alla compressione e distensione dei gas Figura 11.1. Lavoro inspiratorio svolto dal ventilatore pol-
intratoracici e forze di distorsione, conseguenti alla monare regolato in modalità a volume controllato e flusso
costante in un soggetto normale (pannello superiore) ed
deformazione della gabbia toracica rispetto alla sua
in un soggetto con aumentate elastanze e resistenze (pan-
conformazione geometrica di base, modeste a riposo nello inferiore). Prs: pressione generata dal ventilatore nel
ed inglobabili nelle forze elastiche, ma che possono sistema respiratorio; triangolo ABCA: lavoro elastico; area
arrivare a costituire il 25% del lavoro respiratorio du- ACDA: lavoro resistivo (da Tobin 1994 4, mod.).
rante elevati livelli di ventilazione.
In realtà, questo complesso sistema di forze di oppo-
sizione può essere semplificato in una formula di più vimento del fluido gassoso nelle vie aeree di condu-
facile comprensione, ma operativamente utile, nota zione e per la resistenza intrinseca dei tessuti pol-
come “equazione di moto” del sistema respiratorio: monare e toracico. Nella misura in cui il movimento
del sistema respiratorio avviene nella parte lineare
Pappl = Pel,rs + Pres,rs (5) della relazione volume/pressione, diventa valida la
formula:
dove Pappl è la pressione applicata, Pel,rs è la forza
di pressione elastica del sistema respiratorio oppo- Pel,rs = Ers x Vt (6)
nentesi allo spostamento dal volume di equilibrio
elasticoa, e Pres,rs è la pressione dispersa per il mo- dove Ers è l’elastanza del sistema respiratorio (il re-

a
Vedi capitolo sulla meccanica ventilatoria statica in questo volume.
Il lavoro meccanico della respirazione e la PEEP intrinseca
99

ciproco della compliance Crs = 1/Ers) e Vt è il volu-


Capacità contrattile Carico meccanoco
me corrente. Anche la resistenza può essere consi- dei muscoli respiratori respiratorio
derata lineare nell’ambito del volume corrente e la
formula diviene:

Pres,rs = Rrs x (7) Pmus VtxE + xR + PEEPi


dove Rrs è la resistenza complessiva del sistema Pel Pres

respiratorio e è il flusso inspiratorio, riscrivibile


come Vt/Ti, dove Ti è il tempo inspiratorio, se rap-
presentato come flusso inspiratorio medio b.
L’equazione di moto diviene quindi:

Pappl = (Ers x Vt) + (Rrs x ) (8)


Insufficienza
respiratoria
Durante la respirazione spontanea, i muscoli respi-
ratori sono i soli a fornire la pressione necessaria
per l’inspirazione (Pmus = Pappl), fatto che trasfor-
ma l’equazione di moto 8 in:

Pmus = (Ers x Vt) + (Rrs x ) (9) Figura 11.2. Bilancio forza (dei muscoli respiratori)/cari-
co (meccanico della respirazione) nella modellizzazione
Al termine dell’atto inspiratorio, i muscoli respi- dell’insufficienza respiratoria acuta. In alto: soggetto nor-
ratori si rilasciano e l’espirazione avviene come un male (normale). Nella figura sono riportati due modelli
fenomeno passivo, guidato dalla forza di retrazione standard di insufficienza respiratoria acuta: broncopneu-
elastica del polmone (e del torace ad elevati vo- mopatia cronica ostruttiva riacutizzata (BPCO, in mezzo)
e malattia neuromuscolare (NMD, in basso). I principali
lumi polmonari). Questo concetto di “passività” è
quadri di insufficienza respiratoria dipendono invaria-
almeno in parte mitigato dall’attività post-inspira- bilmente dallo sbilanciamento del rapporto forza/carico
toria dei muscoli inspiratori  5. Questa frena, sep- a favore di quest’ultimo, invertendo la situazione di nor-
pur debolmente, l’espirazione consentendo un più malità di questo rapporto (pannello superiore). Pmus =
lungo contatto del gas inspirato con la membrana pressione generata dai muscoli inspiratori; Vt: volume cor-
alveolo-capillare. rente; E: elastanza del sistema respiratorio; Pel: pressione
Pur con tutti i limiti di un modello mono-com- elastica del sistema respiratorio; : flusso inspiratorio; R:
resistenza al flusso inspiratorio; Pres: pressione resistiva del
partimentale, l’equazione di moto del sistema re- sistema respiratorio; PEEPi: pressione positiva intrinseca di
spiratorio definisce bene i determinanti del lavoro fine espirazione.
meccanico: la capacità di generare pressione dei
muscoli inspiratori -Pmus- da una parte (lato sini-
stro dell’equazione 9) ed il carico meccanico dall’al- proporzionale alla variazione di volume (∆V) e la
tra (lato destro dell’equazione 9), cioè la forza di resistenza proporzionale al flusso. Il rapporto tra
retrazione elastica del sistema respiratorio (Pel,rs: le due componenti dell’equazione è illustrato nella
data dalla somma della forza di retrazione elasti- Figura 11.2.
ca del polmone -Pel,l- e della forza di retrazione L’equazione di moto è uno strumento teorico mol-
elastica della parete toraco-addominale -Pel,w-) to potente in quanto non solo è in grado di far pre-

b
In realtà, la formula che mette in relazione le variabili fisiologiche componenti la pressione resistiva (flusso, V̇ e resistenza, Rrs)
può essere più complessa se si vuole tener conto del progressivo aumento della resistenza con l’aumentare del flusso (a causa
della comparsa di flusso turbolento) secondo l’equazione proposta da Rohrer:
Pres,rs = K1 x V̇ + K2 x V̇ 2 , dove K1 e K2 sono costanti.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
100

visioni sul comportamento meccanico del sistema meccanico aumenta se diminuisce la compliance
respiratorio nelle più varie condizioni fisiopatolo- (C = 1/E) (ad esempio nelle interstiziopatie polmo-
giche durante il respiro spontaneo, ma anche di at- nari e nelle cifoscoliosi toraciche), se è maggiore il
tuare una modellistica idonea a prevedere ciò che volume da spostare, se è minore il calibro delle vie
accade applicando le modalità di supporto venti- aeree d (come nell’asma e nella BPCO - Broncop-
latorio meccanico attualmente in uso e, con tut- neumopatia cronica ostruttiva), se è maggiore la
ta probabilità, future  6-8. Essa rappresenta inoltre velocità del flusso aereo. Dalla parte sinistra dell’e-
il punto di partenza teorico ideale per descrivere quazione, la Pmus viene ridotta dalla debolezza
l’energetica della ventilazione. Il suo limite è quel- dei muscoli respiratori, come accade nelle malattie
lo di fornire una immagine istantanea di ciò che neuromuscolari. Non infrequentemente vi può es-
avviene nell’apparato respiratorio, limite che può sere la combinazione delle due, cioè l’aumento del
peraltro essere superato integrando la dimensione carico meccanico e la fatica dei muscoli respirato-
temporale a Pappl/Pmus sino a ottenere il prodot- ri, come, ad esempio, nell’insufficienza respiratoria
to pressione-tempo (PTP = pressure time product)c. acuta 9.
Qualora si vada a considerare il lavoro meccanico
dei muscoli respiratori, va ricordato che si produ- L’iperinsufflazione polmonare
ce un lavoro respiratorio solo se viene modificato Si definisce iperinsufflazione polmonare lo sposta-
il volume polmonare. In altri termini, è possibile mento del volume di equilibrio elastico del sistema
parlare di lavoro meccanico solo in caso di accor- respiratorio (Vr) verso la capacità polmonare totale
ciamento/allungamento delle fibre muscolari a a causa della perdita di tensione elastica polmona-
seguito della loro contrazione. Dal punto di vista re (Pel,l) (iperinsufflazione statica), lo spostamen-
matematico, durante una contrazione di tipo mio- to del volume di fine espirazione al di sopra di Vr
metrico, in cui il muscolo si accorcia, si produce un (iperinsufflazione dinamica, DLH) od una combi-
lavoro positivo mentre, all’opposto, durante una nazione delle due condizioni. Nell’iperinsufflazione
contrazione di tipo pliometrico, con allungamento polmonare, la forza dei muscoli respiratori è spesso
del muscolo, si produce un lavoro negativo. Infine, conservata, ma la loro capacità di generare pressio-
durante una contrazione di tipo isometrico, dato ne può essere compromessa dalla geometria delle
che non si produce alcun spostamento di volume fibre muscolari. Ad esempio il diaframma che si ap-
non si produce lavoro anche se quest’ultimo tipo piattisce non ha solo fibre più corte e quindi meno
di contrazione ha certamente un suo costo ener- efficaci, in base alle proprietà forza-lunghezza, ma
getico. il nuovo arrangiamento geometrico diminuisce l’a-
Durante la ventilazione meccanica controllata non rea di apposizione toraco-addominale e quindi la
vi è costo energetico a carico dei muscoli respiratori capacità di espandere il torace 10 e.
in quanto le variazioni di flusso e volume nell’appa- Le equazioni 8 e 9 si applicano ad ogni movimen-
rato respiratorio sono determinate esclusivamente to dell’apparato respiratorio che abbia origine dal
dal ventilatore (Pappl = Prs, Figura 11.1). Nella ven- punto di equilibrio elastico (Vr). Definendo la ca-
tilazione assistita il carico meccanico viene invece pacità funzionale residua (FRC) come il volume
ripartito fra i muscoli respiratori del paziente ed il di aria che rimane nei polmoni e nelle vie aeree
ventilatore (Pappl = Pmus + Prs). alla fine di una espirazione corrente, significa che
L’equazione di moto consente di comprendere qua- FRC = Vr. Vi sono due condizioni in cui questo non
li sono i fattori che influenzano la prestazione della si verifica.
pompa ventilatoria (Figura  11.2). Analizzando la- Durante l’esercizio fisico, vengono attivati i muscoli
parte destra dell’equazione è evidente che il carico espiratori (addominali) e l’espirazione diviene at-

c
Vedi oltre in questo capitolo.
d
Vedi capitoli sulla meccanica ventilatoria dinamica in questo volume.
e
Vedi capitolo sui muscoli respiratori in questo volume.
Il lavoro meccanico della respirazione e la PEEP intrinseca
101

tiva portando il punto di fine espirazione a volumi


100
polmonari più bassi dell’equilibrio elastico, quin-
di FRC  < Vr. In questa condizione la prima parte
dell’inspirazione non è determinata dalla contra-
zione dei muscoli inspiratori, ma dal rilasciamento
dei muscoli espiratori cui fa seguito l’effetto della b
contrazione dei muscoli inspiratori dopo il punto di

Volume
(% VC)
50
equilibrio elastico. Questo meccanismo permette di
distribuire tra gruppi muscolari diversi (inspiratori a
ed espiratori) il maggior lavoro meccanico derivante
dalla necessità di spostare elevati volumi di aria in
risposta alla domanda metabolica crescente. Nello
stesso tempo consente di mantenere la ventilazione
0
nella parte lineare della relazione volume/pressione, -30 -20 -10 0 10 20 30
evitando le parti non lineari a bassi e alti volumi pol- Pressione
monari f, almeno finché lo sforzo non diventa inten- (cmH2O)
so.
Se invece il tempo necessario per un’espirazione Figura 11.5. Rappresentazione grafica della curva volu-
completa è maggiore del tempo effettivamente di- me-pressione statica del sistema respiratorio in presenza
sponibile tra due sforzi inspiratori, il volume di fine di iperinsufflazione dinamica. Triangolo grigio con vertice
espirazione si posiziona ad un livello più elevato del in a: lavoro inspiratorio elastico di un soggetto in cui l’inizio
dell’inspirazione coincide con il punto di equilibrio elastico
punto di equilibrio elastico, condizione in cui FRC del sistema respiratorio (Vr = FRC = EELV). In presenza di
> Vr. Questo fenomeno è definito iperinsufflazione iperinsufflazione dinamica (EELV > Vr) l’inspirazione inizia
polmonare dinamica (Figura 11.3 – ). a volumi maggiori rispetto a Vr (punto b nella figura). In
Se l’espirazione non viene completata nel tempo queste condizioni il carico meccanico inspiratorio di tipo
espiratorio disponibile (Te), la pressione alveolare elastico (quadrilatero grigio) risulta aumentato sia per la
al volume di fine espirazione (EELV, FRC) rimane presenza di PEEPi (distanza 0-b sull’asse delle pressioni), sia
positiva. Questa pressione tele-espiratoria è sta- per il maggiore lavoro inspiratorio elastico dovuto alla cur-
vilinearità della relazione volume-pressione ad alti volumi
ta definita PEEP intrinseca (PEEPi)  11 o auto-PEEP polmonari (da Similowski et al. 1996 16, mod.).
(AP)  12. Chiaramente, i muscoli inspiratori devono
controbilanciare la presenza di una pressione alve-
olare positiva, cioè la PEEPi, prima di poter creare di una riacutizzazione di BPCO, particolarmente se
una pressione sub-atmosferica nelle vie aeree cen- grave, il valore della PEEPi raggiunge valori elevati
trali e quindi generare il flusso inspiratorio. Nelle
anche dell’ordine di 20-22 cmH2O 14 15. In tal modo
condizioni dell’iperinsufflazione dinamica, l’equa-
PEEPi diviene una componente fondamentale del
zione 9 diventa:
carico meccanico ventilatorio. Non solo. La ventila-
Pmus = PEEPi + (Ers x Vt) + (Rrs x ) (10) zione a elevati volumi polmonari spinge il volume
corrente verso la parte alta e piatta della relazio-
Una modesta PEEPi di pochi cmH2O è comune- ne volume/pressione, dove il lavoro è maggiore  g,
mente presente nei pazienti con BPCO di gra- come illustrato in Figura 11.5.
do avanzato in fase di stabilità clinica, con un Persistendo nel tempo questa condizione mecca-
FEV1<50% del valore teorico, durante la ventilazio- nica sfavorevole, la situazione peggiora perché, di
ne corrente a riposo (Figura 11.4 – ) 13. Nel corso fronte ad un aumento del carico ventilatorio mec-

Vedi capitolo sulla meccanica ventilatoria statica in questo volume.


f

Nei pazienti con enfisema, l’iperinsufflazione dinamica è quasi costantemente presente oltre l’iperinsufflazione statica.
g
Manuale di fisiopatologia respiratoria
102

Tabella 11.I. Iperinsufflazione dinamica: cause e racica (Ww). In questo caso, tuttavia, la pressione
conseguenze. è applicata dal ventilatore e la spesa energetica dei
Cause muscoli respiratori è nulla. Un esempio del lavoro
meccanico svolto dal ventilatore è illustrato nella
• aumentata resistenza delle vie aeree
Figura 11.1. È importante ricordare che buona par-
• limitazione spontanea del flusso espiratorio
te della componente resistiva del lavoro meccanico
• riduzione della forza di retrazione elastica del polmone
• lunghe costanti di tempo τ = R x C (τ = RxC o R/E)
è determinata, in questi pazienti, dal tubo endotra-
• breve tempo espiratorio (Te) per aumentata frequen- cheale, le cui elevate resistenze aumentano sostan-
za o aumentato Ti/Tt zialmente e progressivamente con la diminuzione
del calibro del tubo (es. dal tubo 10 mm ID al tubo
Conseguenze
6 mm ID)h  18. Il lavoro resistivo imposto dalla pre-
• aumentato carico meccanico senza del tubo endotracheale è importante per va-
• ridotta capacità di generare pressione dei muscoli in- lutare la possibilità dello svezzamento del paziente
spiratori per accorciamento iniziale delle fibre musco- dal ventilatore. Infatti, nella fase di svezzamento il
lari ad elevati volumi polmonari e per sfavorevole ar-
paziente dovrà ventilare ancora attraverso la pro-
rangiamento geometrico soprattutto del diaframma
tesi endotracheale, aggiungendo questo carico re-
• compromissione emodinamica
sistivo supplementare al lavoro respiratorio.
Poiché in molti pazienti, ventilati meccanicamente
in modalità controllata invasiva per la presenza di
canico, il necessario aumento di Pmus espone i insufficienza respiratoria acuta, spesso coesiste il
muscoli respiratori al rischio di fatica che, a sua vol- riscontro di PEEPi (fenomeno che diviene pratica-
ta, causa il passaggio ad una ventilazione rapida e mente un reperto costante se la malattia di base è
superficiale (rapid shallow breathing) in cui l’accor- asma o BPCO) e la presenza di una protesi endotra-
ciamento del tempo disponibile per l’espirazione, cheale, l’equazione di moto diventa:
spesso associato ad aumentata resistenza al flusso
e a limitazione del flusso espiratorio da compres- Pappl = Prs - Pb = PEEPi + (Ers x ∆V) +
sione dinamica delle vie aeree, amplifica il fenome- (K1 x + K2 x 2) (11)
no dell’iperinsufflazione dinamica ponendo le basi
dell’acidosi respiratoria 9 17. La Tabella 11.I riporta le a causa della curvilinearità della relazione pres-
più comuni cause e conseguenze dell’iperinsuffla- sione/flusso (resistenza) del tubo endotracheale,
zione dinamica. dove Prs – Pb è la pressione applicata dal ventila-
tore al sistema respiratorio con muscoli respiratori
Misura del lavoro meccanico inattivi e riferita alla pressione atmosferica (Pb). La
La misura del lavoro meccanico della ventilazione soluzione è apparentemente complicata. In real-
non è una procedura comune nella pratica clini- tà il calcolo del lavoro respiratorio viene gestito
ca. Tuttavia, negli ultimi anni, in conseguenza graficamente dal microprocessore del ventilatore
dell’introduzione di ventilatori con microproces- meccanico e, a scopo clinico, è sufficiente con-
sore, la misura del lavoro ventilatorio è diventata frontare le immagini, come ad esempio i pannelli
abbastanza comune in terapia intensiva, almeno della Figura 11.1. Nonostante la misura del lavoro
nel paziente in ventilazione meccanica controlla- ventilatorio nel soggetto ventilato passivamente
ta. Di fatto quest’ultima è l’unica condizione che sia in grado di fornire importanti informazioni sul-
consente la misura del lavoro respiratorio totale le proprietà meccaniche dell’apparato respirato-
(Wrs), cioè il lavoro meccanico eseguito contem- rio e quindi sulle condizioni cliniche del paziente,
poraneamente sul polmone (Wl) e sulla parete to- essa non è peraltro in grado di predire quale sarà

h
L’aumento avviene secondo la formula Pres = aV̇ b (o secondo l’eq. di Rohrer come descritto in equazione 11).
Il lavoro meccanico della respirazione e la PEEP intrinseca
103

il lavoro che dovranno effettivamente affrontare rappresenta il lavoro effettuato dai muscoli respi-
i muscoli respiratori al momento della ripresa del ratori (Figura 11.6 – )  18 20. Il metodo di misura-
respiro spontaneo e al distacco dal ventilatore. Di- zione del WOB durante ventilazione assistita/con-
versi sono i fattori responsabili di queste differen- trollata proposto da Ward e Marini, è valido solo
ze: a) la sedazione/paralisi del paziente che induce se il pattern ventilatorio e le proprietà meccaniche
alterazioni delle proprietà meccaniche dell’appa- dell’apparato respiratorio sono uguali in entrambe
rato respiratorio, b) il pattern ventilatorio durante le condizioni di ventilazione. Questo difficilmente
ventilazione controllata, che è diverso da quello si verifica nella pratica clinica e, comunque, la me-
durante modalità assistita o respiro spontaneo, c) todica sopra descritta non è applicabile durante
la distorsione dell’apparato respiratorio che può respiro spontaneo non assistito.
aumentare in maniera significativa il lavoro mec-
canico durante la respirazione attiva del paziente, Il lavoro meccanico “attivo”
soprattutto nel malato critico. Per poter calcolare il lavoro meccanico dei musco-
Molto semplice è invece, nella tipologia di paziente li respiratori durante ventilazione parzialmente
senza significativa attività dei muscoli respiratori, assistita o in ventilazione spontanea, è necessario
la misura della PEEPi, essendo sufficiente un’oc- quantificare le variazioni della pressione intratora-
clusione delle vie aeree alla fine dell’espirazione. In cica mediante la misura delle variazioni della pres-
queste condizioni si visualizza un plateau di pres- sione in esofago (Pes) con la tecnica del catetere-
sione nelle vie aeree che riflette la dimensione della palloncino esofageo  24. Brevemente, quest’ultimo
PEEPtot(ale) da cui si ricava la PEEPi sottraendo la è un sondino di PVC dotato di fori sull’estremità
PEEP applicata dal ventilatore, secondo la formu- distale protetti da un sottile palloncino di lattice in
la 18: grado di registrare le variazioni della Pes. La misu-
ra della pressione esofagea può non rappresentare
PEEPi = PEEPt - PEEP (12) un problema per valutazioni eseguite in terapia
intensiva in cui si utilizza abitualmente un sondi-
Nel paziente ventilato passivamente è possibile no naso-gastrico, ma può costituire un aggravio di
misurare non solo la PEEPi statica (PEEPi,st), come invasività in un soggetto in respiro spontaneo o in
indicato nell’equazione 12, ma anche la PEEPi di- ventilazione non invasiva.
namica (PEEPi,dyn), cioè il valore della pressione Durante la ventilazione spontanea, la contrazio-
presente nelle vie aeree a = 0 ed il monitoraggio ne dei muscoli inspiratori (Pmus) è l’unica forza
“on line” della PEEPi  6. La differenza tra PEEPi,st e motrice applicata al sistema respiratorio (Pmus =
PEEPi,dyn consente una stima della disomogeneità Pappl, equazioni 9 e 10), sposta la parete toracica
delle costanti di tempo regionali nel polmone  6  7. aumentandone il volume e generando in tal modo
Analogamente è possibile misurare la differenza tra variazioni di pressione intratoracica/pleurica (Ppl)
FRC (EELV) e Vr disconnettendo il paziente sedato che si riflettono nelle variazioni di Pes (ΔPes). In
dal ventilatore e permettendo una lunga e completa queste condizioni non è possibile conoscere la
espirazione. Questa tecnica è stata usata anche in pressione totale sviluppata dai muscoli respiratori
pazienti dipendenti dal ventilatore, ma non sedati 19. (Pmus) perché non è misurabile la pressione ap-
L’unica modalità non invasiva per misurare il lavo- plicata dagli stessi per espandere la parete toraci-
ro meccanico durante ventilazione assistita e non ca. Quest’ultima è pari alle variazioni di pressione
controllata è quella indicata da Marini e Ward 20-23. elastica statica della parete toracica stessa (Pw).
L’approccio proposto per misurare il lavoro dei Quindi la pressione totale sviluppata dai muscoli
muscoli respiratori durante ventilazione assistita respiratori da inserire nell’equazione di moto del
consiste nel comparare la curva V-P ottenuta du- sistema respiratorio sarà data dalla differenza fra
rante ventilazione controllata, in completo rilascia- Pes e Pw:
mento muscolare, con quella registrata durante
ventilazione assistita. La differenza fra le due curve Pappl = Pmus = Pes – Pw (13)
Manuale di fisiopatologia respiratoria
104

dove Pw corrisponde alla misura di Pes in condi- In breve, per calcolare il lavoro elastico, si costrui-
zioni statiche/quasi-statiche (∆V  =  0) a muscoli sce la linea di distensibilità dinamica del polmone
respiratori completamente rilasciati. Ciò avviene (Cdyn,l) congiungendo i due punti di inversione di
durante ventilazione controllata con il paziente se- flusso di un ciclo respiratorio (inizio e fine inspira-
dato/curarizzato o nel soggetto in respiro sponta- zione) e la si sovrappone alla linea di ritorno elasti-
neo in condizioni di completo rilassamento duran- co del torace Cw (per il calcolo di Cw vedi sopra).
te un’occlusione di fine inspirazione. Ambedue le Il lavoro elastico compiuto durante l’atto respirato-
situazioni non sono facilmente ottenibili e quindi rio è l’area compresa tra queste due curve (Cdyn,l
per il calcolo di Pw viene più comunemente uti- e Cw). Il lavoro resistivo compiuto sul polmone du-
lizzata la compliance teorica del torace (Cw,teor) rante tutto il ciclo respiratorio può essere calcolato
che è pari a circa il 4% della capacità vitale (circa integrando l’intera area descritta dalla Pes (o –Pl)
200 ml) per cmH2O 25 26. nel grafico Pes (–Pl)/V dinamico in-espiratorio. Il
In caso di ventilazione assistita a pressione positiva, lavoro resistivo può essere infine ripartito nelle sue
nell’equazione 13 si devono sostituire le variazioni componenti inspiratoria ed espiratoria consideran-
di Pes (∆Pes) con le variazioni di pressione tran- do lavoro resistivo inspiratorio l’area a sinistra della
spolmonare (Pl), cioè la risultante della differenza curva di Cdyn,l, e lavoro resistivo espiratorio l’area
fra Prs e Pes (Pl = Prs – Pes) cambiata di segno, alla sua destra (Figura 11.7).
trasformando l’equazione 13 in: Iniziare un atto inspiratorio a partire da un volu-
me superiore a Vr implica che la pressione alveo-
Pappl = Pmus + Prs = -Pl – Pw (14) lare all’inizio dell’inspirazione sia positiva a causa
del mancato bilanciamento delle forze elastiche
in quanto Pl è il risultato della somma dell’azione in gioco (toracica e polmonare, Figura 11.7 curva
combinata dei muscoli respiratori e del ventilato- V/P superiore): in particolare, la pressione positiva
re sul polmone. È da notare che la condizione di di ritorno elastico polmonare, causata dalla ten-
misurazione in respiro spontaneo rappresenta un denza del polmone a ridurre il suo volume (Pl ad
caso particolare della più generale equazione 14, EELV), è maggiore della pressione negativa di ritor-
in cui Prs coincide con la pressione atmosferica e no elastico del torace che tende ad espandersi (Pes
quindi –Pl = Pes. ad EELV). È possibile misurare questa pressione
positiva con una manovra di occlusione delle vie
Il diagramma di Campbell aeree a fine espirazione, a condizione che il pazien-
Partendo dalla relazione volume-Pes, Moran te sia in condizioni di completo rilasciamento dei
Campbell ha proposto una ormai classica analisi muscoli respiratori. Le implicazioni energetiche
grafica che consente non solo di visualizzare il la- dovute alla presenza di iperinflazione polmonare
voro respiratorio nel paziente in respiro spontaneo, dinamica sono ben palesi nell’analisi del diagram-
ma anche di ripartirlo nelle sue componenti elasti- ma di Campbell (Figura 11.7, curva V/P dinamica
che (del polmone e del torace) e resistive 25. L’anali- superiore). È evidente, in questa rappresentazione
si di Campbell può essere estesa alla condizione di grafica, che, in presenza di DLH, la curva volume-
ventilazione assistita sostituendo –Pl a Pes (equa- pressione ottenuta in respiro spontaneo risulta
zione 14), in quanto la sola misurazione di Pes non spostata verso l’alto sull’asse dei volumi rispetto
consente più di calcolare il lavoro inspiratorio tota- alla curva standard del soggetto normale (Figu-
le, ma solo quello di pertinenza dei muscoli inspi- ra  11.7, curva V/P dinamica inferiore). In questa
ratori. Un esempio schematico dell’analisi grafica di condizione è possibile dimostrare graficamente
Campbell con la ripartizione fra lavoro elastico e che la pressione positiva da controbilanciare con i
resistivo in un soggetto normale durante un atto muscoli inspiratori prima di iniziare l’inspirio equi-
inspiratorio spontaneo ed in un soggetto con ipe- vale alla differenza di pressione fra la curva elasti-
rinflazione polmonare dinamica è rappresentato in ca del polmone (Cl) e del torace (Cw) (distanza
Figura 11.7. D-A in Figura 11.7, equivalente a PEEPi). L’aumento
Il lavoro meccanico della respirazione e la PEEP intrinseca
105

del costo energetico inspiratorio conseguente alla


presenza di PEEPi è rappresentato dal rettangolo
Volume DABC, presente in condizioni di iperinsufflazione
(ml)
polmonare dinamica ed assente nel soggetto nor-
CL (-PL) Cw (Pes) PL male. È rilevante notare che il dispendio energetico
F B C Paw
indotto dalla presenza di PEEPi non genera lavoro
in quanto è inefficace nel produrre flusso inspira-
torio e relativi incrementi di volume  27, riducen-
1200 dosi così l’efficienza energetica della contrazione
A D
G dei muscoli respiratori. In particolare, la quota di
pressione generata dai muscoli respiratori per con-
600
EELV
trobilanciare la pressione di ritorno elastico del si-
PEEPi
stema respiratorio a FRC (EELV), e mantenuta per
E Vr tutta l’inspirazione (rettangolo DABC della Figu-
- 12 6 0 6 12 + ra 11.7), può rappresentare una frazione rilevante
Pressione (cmH2O) dello sforzo inspiratorio totale, sino a costituire
anche il 30-40% di tutto il costo energetico della
ventilazione in condizioni di insufficienza respira-
toria acuta 28.
Durante la ventilazione a riposo attraverso il naso,
Figura 11.7. Diagramma di Campbell e curva pressione/ il lavoro inspiratorio viene tutto svolto dai muscoli
volume del sistema respiratorio disegnata durante respi-
ro spontaneo per un soggetto normale (curva –Pl/V in inspiratori ed è pari a circa 3,9  J/min (1 cal/min),
basso) ed isovolume per un soggetto affetto da broncop- 0,47 J/L (0,1 cal/L) per litro di ventilazione. A con-
neumopatia cronica ostruttiva (BPCO) con iperinflazione ti fatti, a riposo, la respirazione ha un costo ener-
dinamica (curva –Pl/V in alto). Pl: pressione transpol- getico attorno all’1-2% del metabolismo. Il lavoro
monare; Cl: compliance (distensibilità) polmonare; –Pl: ventilatorio positivo durante l’inspirio è circa l’80%
immagine speculare (moltiplicata per -1) della pressione del totale, il rimanente 20%, di tipo negativo, viene
transpolmonare; Cw: compliance (distensibilità) toraci-
ca; Pes: pressione esofagea; Paw: pressione nelle vie aeree;
speso durante l’espirio per l’attività post-inspira-
EELV: volume polmonare di fine espirazione: Vr: volume toria dei muscoli inspiratori  4. Considerato che sia
di equilibrio elastico del sistema respiratorio; PEEPi: pres- l’elastanza sia la resistenza si riducono all’aumen-
sione positiva intrinseca di fine espirazione; A ed E: inizio tare della taglia corporea (e quindi dei polmoni),
del flusso inspiratorio; D: inizio della contrazione dei mu- il lavoro per litro di ventilazione è maggiore nei
scoli inspiratori nel soggetto con iperinflazione dinamica; soggetti di bassa statura rispetto a quelli di alta sta-
F e G: termine del flusso inspiratorio; frecce dirette verso
tura. Le resistenze nasali sono una quota rilevante
l’alto: inspirazione; frecce dirette verso il basso: espirazione;
aree tratteggiate orizzontalmente circoscritte dalle curve delle resistenze totali (circa il 50%); per questo mo-
–Pl/V: lavoro resistivo inspiratorio; aree vuote circoscritte tivo i soggetti normali in corso di esercizio passano
dalle curve –Pl/V: lavoro resistivo espiratorio. Notare che: precocemente dalla respirazione nasale a quella
1) Cdyn,l (segmenti A-F ed E-G) sono allineati e sovrap- attraverso la bocca. Diversi autori hanno misurato
posti a Cl, ottenuta in condizioni statiche; 2) il paziente il lavoro meccanico durante esercizio fisico. In una
BPCO respira ad un EELV maggiore sia rispetto al soggetto pubblicazione è stato rilevato che ai valori massimi
normale che a Vr; 3) i muscoli inspiratori devono genera-
re una (de)pressione A-D prima di generare incrementi di di ventilazione misurati in questa condizione, fra
flusso e volume; 4) la distanza A-D è uguale a PEEPi, essen- 105-186 L/min, il lavoro meccanico era compreso
do la curva P/V del sistema respiratorio (Paw) la somma fra 60 e 209 cal/min 29. Questo studio ha anche di-
di Pl e Pes; 5) l’area ABCD quantifica il costo energetico mostrato che, per ogni valore di ventilazione consi-
relativo alla presenza di iperinflazione dinamica e PEEPi derato, il lavoro meccanico era minore nei soggetti
(non presente nel soggetto normale). Per ulteriori com- con capacità vitali più elevate, ma non differiva fra
menti vedi testo.
i soggetti allenati e non allenati. Un altro gruppo
Manuale di fisiopatologia respiratoria
106

ha rilevato che il lavoro ventilatorio è nettamen- un sondino esofageo per la misura della variazioni
te aumentato in posizione supina rispetto a quella della ∆Pes e di un sondino gastrico per la misura
seduta. Questo probabilmente è conseguente alla delle variazioni di pressione gastrica (∆Pga), nel
riduzione della FRC da supini con il conseguente caso sia necessario calcolare la pressione transdia-
aumento della resistenza delle vie aeree e quindi frammatica (Pdi = Pga – Pes) che rappresenta
del lavoro di tipo resistivo. l’attività del diaframma. Il metodo più utilizzato è
quello proposto da Bellemare e Grassino nei primi
Il costo energetico della ventilazione anni ’80  31. Gli autori si sono focalizzati sulla sola
La misura del consumo di ossigeno dei muscoli attività diaframmatica, considerata preponderan-
respiratori ( O2resp) rappresenta la metodica di te e indispensabile per la ventilazione, ipotizzando
riferimento per valutare il costo energetico della che, poiché il diaframma si contrae principalmen-
ventilazione  30. O2resp si ottiene sottraendo i va- te durante l’inspirio, sia la pressione sviluppata dal
lori di consumo di ossigeno a riposo da condizioni diaframma (Pdi) sia la durata della sua contrazione,
di iperventilazione o di carico resistivo aumentato. espressa come rapporto fra il tempo inspiratorio (Ti)
Tuttavia, tali metodiche risultano di difficile attua- e quello totale del ciclo respiratorio (Tt), possono
zione nei soggetti normali e ancor meno realizza- influenzare il costo energetico della ventilazione.
bili nelle persone con malattie respiratorie. Inoltre, Studiando soggetti normali durante ventilazione
molte pre-condizioni che si debbono verificare per contro carichi resistivi crescenti per valutare la resi-
ottenere stime attendibili di O2resp (es: costanza stenza del diaframma nel mantenere le aumentate
del consumo di ossigeno basale durante il proto- richieste energetiche, Bellemare e Grassino 31 hanno
collo sperimentale), unite alle piccole variazioni dimostrato che la capacità del diaframma di soste-
di O2 coinvolte, possono impedirne una corretta nere la ventilazione di fronte al crescere del carico
misurazione soprattutto in ambito clinico. Parten- resistivo, espressa come tempo limite di manteni-
do da tali considerazioni, sono state valutate varia- mento del pattern ventilatorio imposto (Tlim), di-
bili fisiologiche indirette che potessero correlare minuiva progressivamente quando il prodotto della
con il O2resp e che non richiedessero protocolli pressione transdiaframmatica inspiratoria media
sperimentali troppo complessi per la determina- (Pdii media), espressa come frazione della pressione
zione del costo energetico della ventilazione. Tra transdiaframmatica massima (Pdii media/Pdi,max),
questi, il lavoro meccanico e le pressioni sviluppate per il valore del rapporto Ti/Tt, superava il valore cri-
dai muscoli durante l’atto respiratorio sono state tico di circa 0,16-0,18, indipendentemente dal fatto
oggetto dell’interesse dei ricercatori. che a variare fossero le sole pressioni sviluppate dal
Fin dai primi anni 60 è stato riportato che il consu- diaframma (Pdii media/Pdi,max), la sola temporiz-
mo d’ossigeno conseguente alla ventilazione correla zazione della sua contrazione (Ti/Tt), od entrambe.
meglio con la pressione media prodotta dai muscoli Il prodotto (Pdii media/Pdi,max) x (Ti/Tt) è stato
respiratori che non con il lavoro meccanico prodot- chiamato indice Tensione-Tempo del diaframma
to dagli stessi  30. Ciò è comprensibile se si consideri, (TTdi) secondo la seguente relazione:
come esempio limite, uno sforzo inspiratorio esegui-
to contro un boccaglio occluso. In questa condizio- TTdi = (Pdii media/Pdi,max) x (Ti/Tt) (15)
ne il lavoro meccanico è zero, ma il consumo ener-
getico dei muscoli respiratori è certamente elevato. La comparsa di Tlim implica l’incapacità di svilup-
Inizialmente il prodotto tra pressione e tempo di pare pressioni sufficienti a mantenere un pattern
applicazione della stessa è stato definito come forza ventilatorio stabile (task failure). Questo evento
respiratoria. Successivamente è stato più frequente- definisce la comparsa di fatica muscolare diafram-
mente utilizzato il termine indice tensione-tempo, matica  31. Quest’ultima condizione risulta quindi
in analogia con l’indice tensione-tempo cardiaco. imminente (impending) ogni qual volta si raggiun-
Tutti i metodi proposti per la misura dell’indice gano valori di TTdi > 0,16. Nella ventilazione a ripo-
tensione-tempo richiedono il posizionamento di so nel soggetto normale il valore di TTdi è attorno
Il lavoro meccanico della respirazione e la PEEP intrinseca
107

a 0,02: ciò depone per la presenza di una elevata Un altro approccio utilizzato per stimare il O2resp
riserva a disposizione dei muscoli inspiratori 32-34. è quello, proposto inizialmente da Collett e colla-
Il TTdi è stato a lungo considerato un numero non- boratori  33, di integrare la pressione verso il tempo
dimensionale (dimensionless number). In realtà, con- per ottenere il prodotto pressione-tempo del dia-
siderando che il termine Pdii media non è nient’altro framma (PTPdi). Il PTPdi correla con il TTdi di Bel-
che l’area di Pdi (∫Pdi) diviso il tempo inspiratorio, si lemare e Grassino. I valori di PTPdi ottenuti sono
può rimodellare l’equazione 15 come segue: diversi a seconda che l’integrale venga calcolato
rispetto ai punti di 0 flusso (di inizio e fine inspirio)
TTdi = (∫Pdi/Ti x Pdi,max) x (Ti/Tt) (16) o rispetto all’inizio e fine dell’onda di pressione di
Pdi. Nei soggetti normali, a riposo, l’inizio dell’onda
e quindi, semplificando: di Pdi e di flusso sono sostanzialmente sincrone,
mentre al punto di 0 flusso a fine inspirio il valore
TTdi = ∫Pdi/(Tt x Pdi,max) (17) di Pdi è superiore a quello di inizio inspirio. Questo
Essendo il rapporto ∫Pdi/Tt la pressione transdia- fenomeno è dovuto alla attività post-inspiratoria
frammatica media calcolata su tutto l’atto respi- del diaframma che si rilascia completamente solo
ratorio, il TTdi rappresenta il valore di Pdi media, dopo il raggiungimento del picco di flusso espira-
espressa come frazione della pressione massima torio. Nei soggetti con broncopneumopatia cro-
generabile, che il diaframma deve produrre per nica ostruttiva (BPCO), anche a riposo, quando
mantenere un certo pattern ventilatorio. Chiarito è presente la PEEPi associata ad iperinsufflazione
questo aspetto, il valore soglia di 0,16 del TTdi assu- polmonare dinamica, la Pdi aumenta prima dell’i-
me un importante significato fisiologico, in quanto nizio del flusso inspiratorio. A seguito dei compor-
equipara il diaframma agli altri muscoli scheletri- tamenti della Pdi sopra descritti si ottengono risul-
ci che, in studi in vitro di contrazione isometrica, tati diversi con diversi metodi di calcolo del PTPdi
sviluppano fatica muscolare quando vengono sti- che prendono in considerazione diversi intervalli di
molati a produrre contrazioni tetaniche superiori tempo e/o di livelli di base della curva Pdi/tempo.
al 15-20% della loro forza di contrazione massima. Non esiste consenso su quale sia il metodo di cal-
Field et al. 32 hanno dimostrato che il TTdi non solo colo di riferimento del PTPdi. Tuttavia, il metodo
è un indice associato con lo sviluppo di fatica mu- di misura del PTPdi che include sia la componente
scolare diaframmatica, ma che esso dimostra an- di contrazione necessaria a controbilanciare la pre-
che una stretta correlazione lineare diretta con il senza di PEEPi, sia l’attività post-inspiratoria del
consumo di ossigeno dei muscoli respiratori, del diaframma (PIIA), risulta essere il più correlato al
quale può essere considerato un surrogato. O2resp 32.
Il TTdi è stato quindi impiegato in molteplici stu- Un ulteriore metodo alternativo per la misura del
di per valutare sia i meccanismi dell’insufficienza PTP è quello proposto da Jubran  35 negli anni ’90
ventilatoria sia l’efficienza di varie modalità di ven- (PTPes) che si focalizza sul costo energetico relati-
tilazione e delle loro regolazioni nell’allontanare i vo alla sola azione dei muscoli inspiratori sul com-
pazienti con alterazioni ventilatorie dal rischio di plesso parete toracica-polmone, esclusa l’attività
sviluppare insufficienza respiratoria conclamata. In diaframmatica sull’addome. Tale tecnica prevede
particolare, dai numerosi studi riportati in lettera- l’utilizzo della sola Pes (e quindi di un solo son-
tura, appare evidente come l’indice tensione-tem- dino) associata al calcolo della pressione elastica
po rappresenti l’espressione matematica (equazio- del torace (Pel,w). La Pel,w viene calcolata molti-
ni 15-17) dell’analisi dei meccanismi dell’insuffi- plicando l’elastanza del torace, misurata durante
cienza ventilatoria, che ha come radice comune lo ventilazione controllata per le variazioni di volume
squilibrio tra la capacità di generare pressione dei inspiratorio (Pel,w = Ew x ∆V). Il PTP può quindi
muscoli respiratori e il carico meccanico respirato- essere calcolato come l’integrale verso il tempo
rio, quale che sia l’alterazione respiratoria prevalen- della differenza fra la Pes e la Pw. Lo sforzo inspira-
te di base (Figura 11.2). torio totale per i muscoli respiratori viene calcola-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
108

to come l’area delimitata dalle curve di pressione Per esempio, se aumenta il flusso inspiratorio au-
esofagea (Ppl, corrispondente alla Pes) e di Pw du- menta anche la velocità d’accorciamento dei mu-
rante la fase inspiratoria. Il PTPes può essere inoltre scoli inspiratori e si riduce l’efficienza aumentando,
ripartito nelle sue componenti resistive (∫Pres) ed a parità di PTP, il O2resp. Oppure, se aumenta il
elastiche del polmone (∫Pel,l) e del torace (∫Pel,w), volume di fine espirazione, con il conseguente ac-
oltre che nella quota dovuta all’eventuale presenza corciamento dei muscoli inspiratori ancora una
di PEEPi (∫PEEPi) 36 37. volta si riduce l’efficienza con un aumento maggio-
Unità di misura del PTP (PTPdi e PTPes) è Pressio- re del O2resp rispetto al PTP. Riassumendo, diversi
ne x Unità di tempo. Quest’ultima in genere è rap- studi suggeriscono che i maggiori fattori determi-
presentata dalla durata media di un singolo respiro nanti il O2resp sono: PTP, WOB, volume polmo-
(PTPbreath) o da 1 minuto (PTPmin). In quest’ulti- nare e, probabilmente, flusso inspiratorio.
ma condizione, il PTP può essere calcolato sia inte- Se TTdi e PTP hanno il vantaggio rispetto al WOB
grando la traccia di pressione (Pdi o Pes) nell’inter- di rispecchiare maggiormente il costo energetico
vallo di 1 minuto, sia moltiplicando PTPbreath per della ventilazione, rispetto a quest’ultimo non sono
la frequenza respiratoria. in grado di indagare l’efficienza della contrazione
Una complicazione della misura del PTPes si ma- muscolare nel produrre ventilazione minuto ( e).
nifesta quando i muscoli espiratori sono attivi In altre parole, elevati valori PTP (es: valori di PTPdi
durante l’espirazione. In questa condizione, parte > 450 cmH2O per minuto a fronte di valori norma-
del decremento della Pes a inizio inspirazione è ge- li di circa 100 cmH2O per minuto durante respiro
nerato dal loro rilasciamento piuttosto che dalla tranquillo in un soggetto sano) possono associarsi
contrazione dei muscoli inspiratori. Per correggere sia ad elevati livelli di ventilazione durante esercizio
questo tipo di sovrastima sarà ancora necessario fisico massimale in soggetti sani, sia a ventilazione
ricorrere al sondino gastrico per sottrarre l’effetto
alveolare inadeguata in pazienti a rischio di insuffi-
dei muscoli espiratori dal computo del PTPes, al
cienza respiratoria conclamata a causa dell’elevato
pari di quanto applicato nella misura di PEEPi,dyn
carico meccanico respiratorio. Per avere una misu-
durante respiro spontaneo 37.
ra dell’efficienza energetica della contrazione dei
Da quanto descritto, risulta chiaro il motivo per cui
muscoli respiratori sarà quindi necessario dividere
gli indici basati sull’integrazione della pressione sul
il costo energetico dei muscoli respiratori (PTP)
tempo siano superiori al calcolo del lavoro mecca-
nico ventilatorio, in senso strettamente fisico, nello calcolato su un minuto di ventilazione per il valore
stimare il costo energetico della ventilazione. Essi in- della ventilazione minuto ( e) secondo la formula:
fatti incorporano il costo energetico correlato sia alla
presenza di iperinsufflazione dinamica, sia l’attività efficienza = PTP/ e (18)
pre-inspiratoria dei muscoli respiratori (nel caso in
cui si debba innescare l’intervento di un ventilatore La valutazione del rapporto PTP/ e è stata utiliz-
meccanico in modalità assistita), sia infine la loro at- zata in lavori di comparazione fra diverse modalità
tività post-inspiratoria (contrazione pliometrica). di ventilazione meccanica assistita o loro combina-
Se questi indici, che tengono in considerazione an- zioni (es: CPAP, PSV, PSV+CPAP, PAV).
che il lavoro di tipo isometrico, superano il prin-
cipale limite del WOB, hanno peraltro altri limiti Conclusioni
legati alla variabilità dell’efficienza della contrazio- La misura del lavoro svolto dai muscoli respira-
ne muscolare (misurata dal rapporto PTP-TTdi/ tori per sostenere la ventilazione si basa su una
O2resp) al variare delle modalità della contrazione tecnica certamente non facile, ma utilizzabile in
stessa (rapporto forza/velocità di contrazione e tutte le condizioni in cui ci si venga a trovare nella
rapporto forza/lunghezza delle fibre muscolari i. pratica clinica: ventilazione controllata, assistita/

Vedi capitolo sui muscoli respiratori in questo volume.


i
Il lavoro meccanico della respirazione e la PEEP intrinseca
109

controllata, invasiva o non invasiva, spontanea. della procedura e alla difficoltà di calcolo (certa-
Il suo utilizzo può dare importanti indicazioni mente superabile con facilità dai moderni micro-
pratiche nell’impostare il ventilatore, effettuare processori) quanto piuttosto alla insufficiente at-
terapie mediche, pianificare lo svezzamento dal- tenzione che viene talvolta o spesso prestata alle
la ventilazione meccanica. Il limite principale per reali conoscenze di fisiologia e fisiopatologia re-
l’utilizzazione di queste misure nella pratica clini- spiratoria nel corso degli studi di medicina e della
ca è solo in parte dovuto alla relativa invasività specializzazione in pneumologia 2.

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12 Le piccole vie aeree


Giuseppe Di Maria, Nicola Ciancio*, Annalisa Di Maria
Università di Catania; * Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico-Vittorio Emanuele”, Catania

Le vie aeree umane si dividono sistematicamente loro pareti, costituiscono la cosiddetta “zona respi-
per ramificazione dicotomica formando 23 gene- ratoria”, sede dello scambio di ossigeno e anidride
razioni di strutture cave, di calibro via via sempre carbonica, anche indicata come “vie aeree acinari”
più piccolo, il cui numero, procedendo dalla tra- (Figura 2.2 del Capitolo 2 – ).
chea verso la periferia, aumenta in modo espo- I modelli di ramificazione bronchiale dicotomica
nenziale e compatibile con il movimento di aria al proposti sono essenzialmente due. Un modello di
loro interno. L’albero bronchiale così formato viene dicotomia “irregolare”, in base al quale ogni coppia
classicamente suddiviso in tre porzioni: “vie aeree di rami figli subisce considerevoli variazioni di lun-
di conduzione”, “bronchioli di transizione” e “vie ghezza e diametro, e un modello di divisione dico-
aeree acinari” (Figura 2.2 del Capitolo 2 – )  1  2. tomica “regolare”, secondo il quale nel tratto che
Per convenzione vengono definite piccole vie aeree va dalla trachea ai bronchioli terminali il calibro e
(PVA) le strutture bronchiali con diametro interno la lunghezza dei rami figli, obbedendo alle regole
inferiore a 2 mm; esse rappresentano la parte di- della geometria dei frattali, si riducono progressi-
stale delle vie aeree di conduzione e comprendono vamente secondo un fattore costante  2. Sebbene
le ultime ramificazioni dei piccoli bronchi privi di questa semplificazione abbia secondo lo stesso
cartilagine (9a-10a generazione), i bronchioli (11a- Weibel le sue eccezioni in relazione alla necessità
13a generazione) e i bronchioli terminali (14a gene- di occupare gradualmente tutti gli spazi locali di-
razione). Questi ultimi continuano nei bronchioli sponibili, in linea di massima essa assume che la
di transizione (15a generazione) caratterizzati dalla distanza fra la trachea, o qualsiasi altro punto delle
sporadica presenza di estroflessioni alveolari nelle vie aeree prossimali, e le unità alveolari sia la stessa
loro pareti. Al bronchiolo di transizione seguono le indipendentemente dal fatto che tali unità siano
delicate strutture anatomiche che costituiscono il adiacenti alla pleura o si trovino in zone polmonari
lobulo polmonare secondario e cioè i bronchioli re- più centrali. Questa particolare geometria delle vie
spiratori (16a-18a generazione), i dotti alveolari (19a- aeree ha conseguenze importanti per l’efficienza
22a generazione) e i sacchi alveolari (23a generazio- funzionale delle PVA e per il reclutamento ottima-
ne). Tutte le strutture interne al lobulo polmonare le (riempimento simultaneo) e la stabilità (parziale
sono caratterizzate dalla presenza di estroflessioni svuotamento) dei circa 480 milioni di alveoli me-
via via più numerose, gli alveoli polmonari, le cui diamente presenti nei polmoni di un adulto sano 3.
pareti sono avvolte dalla rete capillare polmonare; Le PVA sono dunque vie di conduzione periferiche
questa porzione estrema delle vie aeree è intima- prive di cartilagine e a struttura membranosa, la
mente collegata agli alveoli e di fatto costituisce cui geometria consente di svolgere un ruolo di fon-
il parenchima polmonare (Figura  12.1 – ). Gli damentale importanza nell’economia globale della
alveoli, indipendentemente dalle strutture da cui funzione respiratoria in quanto dalla loro distribu-
hanno origine, e i capillari a stretto contatto con le zione, integrità e pervietà al flusso aereo dipende il
Manuale di fisiopatologia respiratoria
112

corretto svolgimento della ventilazione polmona- Le vie aeree più periferiche formano un complica-
re e della distribuzione della ventilazione e quindi to dedalo di condotti aerei nel quale i bronchio-
dell’efficace scambio gassoso. li terminali sono circondati da migliaia di dotti e
Messe insieme le piccole vie aeree occupano una sacchi alveolari così fittamente stipati da conferi-
parte trascurabile del volume polmonare, eppure re al parenchima polmonare il suo caratteristico
in molte malattie i disturbi della loro pervietà e aspetto “spugnoso” che richiama alla mente una
la distorsione che esse subiscono per effetto della “schiuma” fatta di microscopiche bolle a pareti sot-
perdita del parenchima polmonare che le sostiene tili quando osservato al microscopio elettronico;
sono sufficienti ad alterare la distribuzione di aria e con la differenza che ciascuna bolla non è isolata
sangue alle unità dello scambio gassoso. Lo stesso ma collegata alle altre attraverso i dotti alveolari in
accade per la deformazione delle vie di conduzio- continuità con le vie aeree di conduzione (Figura
ne conseguente alle alterazioni fibrotiche del pa- 2.2 del Capitolo 2 – ). Il fitto e delicato intreccio
renchima polmonare. Così le alterazioni della bene di setti alveolari grazie alle sue fibre elastiche eser-
organizzata architettura polmonare e delle sue de- cita una trazione radiale sulle pareti dei bronchioli
licate strutture di sostegno possono determinare membranosi e dei dotti alveolari contribuendo a
profondi cambiamenti della funzione polmonare. mantenere pervio il loro lume. Se le conseguenze
Il concetto di “malattia delle piccole vie aeree” si funzionali derivanti dalla distruzione degli alveoli
deve a Hogg e collaboratori i quali in mancanza di polmonari e della loro rete capillare sono più gravi
espressioni più adatte usarono questa per descri- di quanto ci si possa attendere è perché la loro di-
vere le lesioni delle vie aeree di piccolo calibro os- storsione, e l’instabilità delle vie aeree periferiche
servate post mortem nei polmoni di pazienti con che ne deriva, causa la maldistribuzione di aria alle
broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) in unità alveolari. Lo stesso accade per effetto della
cui era possibile dimostrare la presenza di ostru- fibrosi e per la deformazione subita dalle vie aeree
zione del flusso aereo  4. Le PVA, oltre ad essere e dalle arteriole polmonari.
coinvolte nell’asma  5  6 e nella BPCO  7-9, possono Questo capitolo tratta essenzialmente la funzio-
contribuire ad alterare la funzione polmonare in ne delle vie aeree di conduzione più periferiche e
numerose altre condizioni patologiche che inclu- descrive il significato delle loro alterazioni anato-
dono le infezioni respiratorie del polmone pro- miche e funzionali nelle malattie polmonari ostrut-
fondo, la pan-bronchiolite, le collagenopatie, il tive BPCO e asma bronchiale e in altri disordini
trapianto di polmone e di midollo osseo 10. polmonari non ostruttivi di comune riscontro in
Qualche anno dopo la definizione formulata da ambito clinico.
Hogg  4, venne ipotizzato che la malattia delle PVA
potesse coincidere con la fase precoce dello svilup- Fisiologia
po della BPCO. Secondo quell’ipotesi la malattia Comprendere come le PVA influenzino la mecca-
avrebbe dovuto progredire per molti anni prima di nica polmonare e gli scambi gassosi in condizioni
condurre all’ostruzione irreversibile e essere perce- fisiologiche e in che modo i loro processi patologici
pita dal paziente 7. Da allora l’espressione “malattia alterino tali funzioni può essere molto importante
delle piccole vie aeree” è stata usata per descrivere per spiegare le conseguenze di ordine funzionale e
l’ostruzione del flusso aereo osservabile nei fuma- clinico di molte malattie respiratorie, nonché per
tori con FEV1 normale e con anormalità di alcuni scegliere quali test usare per valutarne le alterazio-
test funzionali ritenuti sensibili alle variazioni di ni funzionali e come interpretarne i risultati 13.
calibro dei bronchi con diametro interno inferiore La pressione differenziale che genera il flusso espi-
a 2  mm, fino a diventare sinonimo di condizione ratorio è il gradiente tra la pressione alveolare e
patologica che precede l’esordio clinico della BPCO quella all’apertura delle vie aeree (pressione atmo-
suggerendo così che la sua individuazione potreb- sferica). La pressione alveolare a sua volta è deter-
be avere un ruolo chiave per la diagnosi precoce minata dalla pressione pleurica transmurale e dalla
della BPCO stessa 11 12. pressione di ritorno elastico del polmone. La pres-
Le piccole vie aeree
113

sione pleurica è generata dalla forza di contrazione R = l/r4


dei muscoli respiratori e dal ritorno elastico della
parete toracica. La pressione di ritorno elastico dei Le dimensioni delle vie aeree sono approssimativa-
polmoni è la pressione prodotta dal parenchima mente proporzionali alla radice cubica del volume
come risultato delle proprietà elastiche delle pa- di gas polmonare 7. Tuttavia poiché i cambiamenti
reti alveolari e del tessuto connettivo polmonare. di velocità del flusso dipendenti da questo fenome-
Durante l’espirazione forzata la massima velocità no sono trascurabili rispetto alla velocità di flusso
di flusso si ottiene a volumi polmonari piuttosto già presente, queste variazioni di dimensione delle
alti, corrispondenti a circa il 75-80% dalla capacità vie aeree periferiche non hanno un effetto diretto
polmonare totale (TLC). A questo volume i mag- sulla meccanica polmonare. Per esempio in corso
giori determinanti del flusso espiratorio sono le di respirazione tranquilla (~12 atti al minuto) con
proprietà forza-lunghezza e forza-velocità dei mu- volume corrente di 0,5 litri ad un volume polmo-
scoli espiratori a cui vanno sommate le pressioni di nare di circa 3,5 litri, il cambiamento del volume è
ritorno elastico della parete toracica e del polmo- di poco superiore al 14% in circa 2,5 secondi. Così
ne. Nonostante lo sforzo venga sostenuto anche durante questo periodo i cambiamenti di lunghez-
verso la fine dell’espirazione, le pressioni espirato- za e calibro delle vie aeree sono molto piccoli e di
rie (e di conseguenza il flusso) diminuiscono dra- conseguenza l’effetto sulla velocità del gas al loro
sticamente quando il volume polmonare scende interno è trascurabile. Diversa è la situazione che si
oltre la capacità residua funzionale e si avvicina al viene a creare durante l’espirazione forzata. In tale
volume residuo. Ciò accade per diversi motivi: 1) i circostanza si verifica il fenomeno della limitazione
muscoli espiratori sono più corti e quindi la loro del flusso aereo, cioè l’aumento dello sforzo espira-
contrazione avviene in situazione di rapporto lun- torio non produce aumento del flusso  14. Durante
ghezza-tensione non ottimale; 2) l’energia accumu- l’espirazione la pressione nelle vie aeree è inferiore
lata nella gabbia toracica viene dissipata e il senso a quella degli alveoli. Ciò è dovuto all’accelerazio-
del ritorno elastico della gabbia toracica si inverte ne convettiva che il flusso subisce passando dagli
verso l’esterno opponendosi all’azione dei muscoli alveoli all’interno di condotti aerei che hanno una
espiratori; 3) a valori inferiori al 60% della TLC la sezione trasversale complessiva via via più piccola;
pressione di ritorno elastico del polmone decresce. così per effetto del teorema di Bernoulli la pressio-
Il contributo della pressione di ritorno elastico del ne diminuisce progressivamente dalle PVA alla tra-
polmone, esercitato a volumi medio-bassi nella chea (Figura 12.2).
produzione della pressione espiratoria, è propor-
zionalmente più grande  14 15. La resistenza opposta
al flusso dipende non solo dalla lunghezza e dal ca-
libro delle vie aeree, ma anche dalla velocità, dalla
viscosità e dalla densità del gas, e dalle caratteristi-
che del moto interno al flusso derivanti dai fattori
appena citati.
Le vie aeree sono distensibili e di conseguenza la
loro lunghezza e diametro aumentano quando il
volume polmonare aumenta. Questo fenomeno
Figura 12.2. Rappresentazione schematica di un condotto
nelle PVA è evidente anche durante la ventilazione con sezione decrescente nel quale scorre un flusso costante.
a volume corrente. L’aumento di calibro delle vie Per effetto dell’accelerazione convettiva (effetto Bernoulli)
aeree con l’aumentare del volume polmonare coin- si produce una differenza di pressione (ΔP) tra A a B. La ca-
cide con una riduzione della resistenza al flusso duta di pressione si verifica anche nel sistema bronchiale a
molto più marcata dell’aumento di resistenza atte- causa di un flusso di gas che procede dalle piccole vie aeree
so a causa della concomitante maggiore lunghezza, (PVA) la cui sezione trasversale totale è enormemente più
grande (circa duemila volte) rispetto alla trachea.
secondo la formula:
Manuale di fisiopatologia respiratoria
114

Tabella 12.I. Numero, lunghezza, diametro e area trasversale complessiva di alcune generazioni di vie aeree umane
con velocità e numeri di Reynolds (Re) per due livelli di velocità di flusso alla bocca. Le generazioni 10-15 sono
classificabili come piccole vie aeree. Si noti l’aumento della velocità (accelerazione) e l’aumento del numero di Reynolds
procedendo dalle vie aeree più periferiche alla trachea.
Flusso Flusso
Sezione 0,5 L∙sec-1 2,0 L∙sec-1
Numero per Diametro Lunghezza
Generazione trasversale
generazione (cm) (cm) Velocità Velocità
Totale (cm2)
(cm∙sec-1) Re (cm∙sec-1) Re
z (Trachea) 1 1,8 12,0 2,54 197 2325 790 9300
1 2 1,22 4,76 2,44 215 1719 859 6876
5 32 0,35 1,07 3,12 161 369 643 1476
10 1024 0,13 0,46 13,4 38 32 151 127
15 32768 0,066 0,20 113,0 4,4 1,9 17,8 7,6
20 1048576 0,045 0,083 1600,0 0,3 0,09 1,2 0,37

Il calibro è in grado di influenzare le caratteristiche cinetica generata dalla pressione viene dissipata nella
del flusso aereo per effetto del numero di Reynolds formazione del moto turbolento. Queste differenze
(Re), una grandezza non dimensionale che dipende fanno sì che le PVA contribuiscano a determinare solo
anche dalla viscosità, densità e velocità del gas. Le vie il 10% della resistenza totale delle vie aeree, mentre il
aeree periferiche, incluse le PVA, sono corte e strette, restante 90% è attribuibile alla restante parte dell’al-
ma a causa delle molteplici ramificazioni e dell’enor- bero tracheo-bronchiale.
me numero di vie disposte in parallelo, la loro sezione
trasversale complessiva ha un’area molto ampia (Ta- Rapporti pressione-flusso
bella 12.I). Per esempio la sezione di tutte le vie ae- In condizioni ideali il flusso è direttamente propor-
ree appartenenti alla decima generazione ha un’area zionale alla pressione e inversamente proporziona-
complessiva di 113 centimetri quadrati pari a 44,5 le alla resistenza:
volte quella della trachea, mentre la sezione delle PVA
di ventesima generazione è di ben 630 volte più gran- V̇ = P/R
de della trachea. Sebbene la resistenza di ciascuna via
presa singolarmente sia alta, la velocità del flusso ae- Durante l’espirazione forzata, col diminuire del
reo al suo interno è bassa e il numero di Reynolds è volume polmonare, anche il calibro delle vie aeree
inferiore a 50 (Tabella12.I). A causa di ciò il flusso nelle si riduce e la resistenza al flusso aumenta. Questo
PVA è prevalentemente laminare e come tale è in- comportamento della resistenza merita qualche
fluenzato dalla viscosità, ma non dalla densità del gas. considerazione.
Le vie aeree di dimensioni maggiori, pur avendo un La massima velocità di flusso raggiunta a un dato
calibro più grande hanno, rispetto alle PVA, un’area di volume polmonare, dipende dalla forza muscolare
sezione trasversale complessiva molto più piccola (Fi- applicata per espirare. Ciò tuttavia si verifica solo
gura 12.2). Così per mantenere lo stesso rapporto tra fino a un certo volume al di sotto del quale l’ulte-
il flusso e l’area trasversale, la velocità dell’aria nelle vie riore incremento della forza o pressione non pro-
aeree centrali deve aumentare, il numero di Reynolds duce aumento del flusso e può perfino provocare
assume un valore superiore a 2.300 e il flusso diventa una sua lieve riduzione. Il fenomeno può essere
turbolento. In queste condizioni, il flusso è influen- osservato facendo una serie di espirazioni di forza
zato dalla densità del gas ed è meno proporzionale crescente ad un particolare volume polmonare e
alla pressione di spinta perché una parte dell’energia registrando contemporaneamente le variazioni di
Le piccole vie aeree
115

pressione transpolmonare. Riportando i valori di Valori di FEF25-75 bassi, in presenza di valori di ca-
flusso in ordinata e i corrispondenti valori di pres- pacità vitale forzata (FVC) e di FEV1 nei limiti di
sione transpolmonare in ascissa, si ottengono una norma, vengono interpretati come segno di ostru-
serie di curve isovolume pressione-flusso in cui si zione delle PVA.
nota che a volumi polmonari alti il flusso espirato- Come precedentemente affermato, nelle PVA il
rio aumenta con l’aumentare della pressione, men- flusso è laminare, e perciò indipendente dalla den-
tre a volumi polmonari inferiori con l’aumentare sità del gas. Al contrario, nelle grandi vie aeree il
della pressione il flusso aumenta fino ad un certo flusso è turbolento e dipendente dalla densità. Nei
valore oltre il quale esso rimane costantea . soggetti sani nei quali la resistenza è prevalente-
Per spiegare questo comportamento, occorre te- mente nelle grandi vie aeree la respirazione di una
nere presente che a volumi polmonari prossimi miscela gassosa costituita da 80% di elio (He) e 20%
alla capacità totale le vie aeree sono bene aperte di ossigeno (O2), che ha una viscosità simile a quel-
e i flussi molto elevati. Al contrario a volumi pol- la dell’aria, ma una densità considerevolmente infe-
monari inferiori al 65% della capacità vitale le vie riore, produce un sostanziale incremento del flusso
aeree intratoraciche subiscono una compressione espiratorio.
dinamica che fa aumentare le resistenze al flusso. Nei pazienti con malattie polmonari ostruttive il
La sede e il meccanismo con cui avviene la com- confronto tra le curve MEFV in He-O2 e quelle in aria
pressione dinamica delle vie aeree durante l’espira- è stato impiegato per determinare la sede della limi-
zione può essere spiegata con il concetto di “punto tazione al flusso espiratorio in quanto l’incremento
di uguale pressione” 16 17. del flusso causato dalla minore densità potrebbe es-
All’inizio dell’espirazione forzata la pressione alve- sere inferiore a quello atteso. Infatti molti fumatori
olare (Pa), risultante dalla somma della pressione che hanno curve MEFV in aria normali mostrano una
pleurica (Ppl) e della pressione di ritorno elastico minore dipendenza dalla densità al 50 e al 25% del-
del parenchima polmonare (Pel), è nettamente la VC rispetto ai non fumatori. Il sistema in grado di
superiore alla pressione vigente all’uscita delle vie separare meglio i fumatori dai non fumatori sembra
aeree (naso-bocca). essere il volume di isoflusso (VisoV)̇ , cioè il volume
polmonare al quale le curve MEFV in He-O2 e in aria
Valutazione funzionale coincidono; nei fumatori il VisoV̇ aumenta con l’età
più rapidamente dei non fumatori. Di conseguenza
Curva flusso-volume espiratoria massimale l’incremento del flusso osservato al 50% della VC re-
Alcune peculiarità funzionali delle PVA hanno con- spirando gas a bassa densità è inferiore a quello atte-
sentito di individuare o sviluppare metodi di studio so  18. Questo è stato interpretato come un dato che
capaci di individuare le loro alterazioni fisiopatolo- riflette l’aumento della resistenza nelle piccole vie
giche. Ciò si è reso necessario perché come è stato aeree e ha fatto ritenere che il confronto delle curve
detto ci può essere una sostanziale ostruzione delle MEFV in He-O2 con quelle in aria può essere più sen-
PVA senza ripercussioni sulla resistenza totale e sui sibile per il riscontro di ostruzione delle PVA rispetto
parametri spirometrici tradizionali 16 17. Si ritiene che alla sola curva MEFV in aria.
il flusso espiratorio forzato (FEF) nella parte interme-
dia della VC (FEF25-75) sia sensibile ai cambiamenti di Volume di chiusura delle vie aeree
pervietà delle vie aeree periferiche e probabilmente Il volume di chiusura delle vie aeree viene definito
in grado di riflettere una disfunzione delle PVA per- come il volume polmonare al quale durante l’espi-
ché misura il flusso medio durante la porzione sfor- razione da TLC a RV alcune zone di parenchima
zo-indipendente della curva flusso-volume, quando polmonare cessano di contribuire al volume espi-
le PVA contribuiscono alla limitazione del flusso. rato per la probabile chiusura delle PVA che ne
sono tributarie  19. Questo volume può essere de-
terminato con metodiche diverse fondate sul fatto
a
Vedi capitolo apposito in questo volume. che durante l’inspirazione a TLC la distribuzione
Manuale di fisiopatologia respiratoria
116

dell’aria inspirata e dei cambiamenti regionali di frequenza respiratoria (Cdyn = Cst), nell’ambito del
volume non è uniforme. Tale disomogeneità au- volume corrente, mentre, nei pazienti con disordini
menta ulteriormente in presenza di zone polmo- broncopolmonari, essa si riduce all’aumentare del-
nari che si riempiono e si svuotano più lentamente la frequenza (Cdyn < Cst). Per esempio nei pazienti
verosimilmente come conseguenza dell’ostruzione con asma bronchiale è stata osservata una caduta
delle PVA e dell’aumento delle loro costanti di tem- della Cdyn a meno dell’80% del valore estrapolato a
po. Pertanto anche la distribuzione di un bolo di frequenza zero indicando che in questi pazienti c’è
gas nel polmone è determinata dalla distribuzione un’anormale frequenza-dipendenza della Cdyn.
più o meno uniforme della ventilazione. Così se L’origine della dipendenza dalla frequenza respira-
la concentrazione del gas inspirato viene misura- toria può essere spiegata. Negli individui normali
ta nel corso della successiva espirazione da TLC a la resistenza al flusso nelle vie aeree periferiche è
RV il profilo della concentrazione del gas durante uniformemente distribuita e gli alveoli sono disten-
l’espirazione, essendo determinato dal contributo dibili allo stesso modo. In altri termini le unità peri-
delle diverse zone polmonari che lentamente si feriche hanno la stessa costante di tempo (τ):
svuotano, riflette il grado di uniformità della venti-
lazione. Il metodo più usato per la determinazione τ=RxC
del volume di chiusura è quello che utilizza l’azoto
normalmente presente nell’aria alveolareb. dove R è la resistenza globale o della singola regio-
ne polmonare e C è la compliance di quella regione
Compliance dinamica (o globale). In condizioni di relazioni lineari, come
L’albero bronchiale include oltre 6 milioni di vie accade, nel soggetto normale a volume corrente,
aeree, ciascuna con distinte caratteristiche, che nel l’equazione diviene
polmone sano risultano sostanzialmente identiche
per proprietà meccaniche (volume, pressione, ri- R = ∆P/V̇ e C = ∆V/∆P
torno elastico). Quindi, tutti gli alveoli sottesi a un quindi
determinato settore, sono trattati come un com- τ =∆V/V̇
partimento alveolare singolo con una propria velo-
cità di flusso aereo e una propria costante di tempo In condizioni patologiche, cioè in presenza di ostru-
espiratoria; una semplificazione di tale modello è zione e/o ridotto ritorno elastico del parenchima le
rappresentata in Figura 12.3. unità periferiche hanno costanti di tempo più gran-
La compliance polmonare statica è definita dalla re- di, il polmone si comporta in maniera disomogenea
lazione tra pressione e volume polmonare in con- e Cdyn, ovvero la distensibilità polmonare durante
dizioni statiche, cioè mentre il soggetto è in apnea la ventilazione a volume corrente, diminuisce all’au-
(compliance statica - Cst). La compliance polmona- mentare della frequenza respiratoria  20. Nel model-
re può anche essere determinata durante il ciclo lo polmonare a più compartimenti schematizzato
respiratorio, mentre l’individuo respira a volume nella Figura 12.3 le singole unità hanno resistenze e
corrente, misurando il cambiamento di volume e compliance diverse, e di conseguenza anche costanti
la corrispondente variazione di pressione esofagea di tempo diverse. Ventilando a bassa frequenza tutti
quando il flusso è zero cioè alla fine dell’inspirazio- gli alveoli hanno la possibilità di riempirsi e svuotarsi
ne e dell’espirazione. In questo caso la misura otte- nello stesso tempo e in modo uniforme. Respirando
nuta viene detta compliance dinamica (Cdyn). Nei allo stesso volume corrente ma più rapidamente, le
soggetti sani la compliance dinamica è approssima- unità con costanti di tempo più lunghe si riempiono
tivamente uguale alla compliance statica e non su- di meno, raggiungendo un volume minore rispetto
bisce cambiamenti significativi con l’aumentare della a quando la frequenza respiratoria era più bassa. In
questo modo la compliance dinamica risulterà tanto
più piccola quanto più alta è la frequenza respirato-
b
Vedi capitolo sul volume di chiusura in questo volume. ria, diventa cioè “frequenza dipendente”.
Le piccole vie aeree
117

Fisiopatologia clinica delle PVA


L’ostruzione delle PVA può non incidere in modo
determinante sulle proprietà meccaniche com-
plessive del polmone e può sfuggire alle indagini
funzionali tradizionali. Ciò è dovuto alla presen-
za di passaggi collaterali che consentono lo spo-
stamento dei gas inspirati verso gli alveoli a valle
dell’ostruzione. Le PVA, inoltre, internamente sono
rivestite da surfattante di provenienza alveolare
che abbassando la tensione superficiale tende a
prevenire il collasso delle PVA a bassi volumi pol-
monari. Se l’attività del surfattante viene alterata
dalla presenza di siero, muco o infiammazione, la
tensione superficiale aumenta e le PVA sono meno
Figura 12.3. Modello multi-compartimentale del polmo- stabili e più soggette al collasso. Se il collasso è este-
ne con ostruzione delle piccole vie aeree. Molte delle unità so la parte di aria che resta intrappolata fa aumen-
rappresentate sono ostruite e la loro resistenza al flusso tare il volume residuo.
aereo è aumentata. Inoltre la forza di ritorno elastico è La chiusura delle PVA più periferiche può essere
ridotta e la compliance delle unità alveolari interessate è interpretata come un fenomeno meccanico atto a
maggiore. Le comunicazioni tra alveoli adiacenti consen- proteggere gli alveoli dal collasso. Infatti se le PVA
tono un certo grado di “ventilazione collaterale” o di “aria
pendolare” (frecce uni- e bi-direzionali). Le unità ostruite
non si chiudessero gli alveoli potrebbero collassare,
hanno costanti di tempo più lunghe a causa dell’aumento portando allo sviluppo di atelettasie del parenchi-
della resistenza, della compliance o di entrambe e perciò si ma polmonare. A tal proposito va ricordato che
svuotano più lentamente. Se la frequenza respiratoria au- sarebbe più difficile, in quanto occorrerebbe una
menta il tempo del singolo ciclo respiratorio sarà più breve maggiore pressione (circa 20 cmH2O), riaprire il
e le unità lente avranno ulteriori difficoltà di ventilazione. polmone atelettasico rispetto alle PVA collassate
Ulteriori spiegazioni sono contenute nel testo. (circa 5 cmH2O) con l’aria intrappolata alla loro
periferia. Questo meccanismo di protezione dall’a-
telettasia non sempre funziona. Le zone di paren-
Sebbene questo modello possa apparire come una
chima con rapporto ventilazione/perfusione mol-
semplificazione eccessiva rispetto alla complessità
to basso possono diventare atelettasiche non per
delle condizioni fisiopatologiche reali, esso riflette instabilità meccanica delle PVA, ma perché l’assor-
realisticamente le alterazioni nella distribuzione della bimento del gas alveolare da parte del sangue che
ventilazione prodotte da diverse patologie polmo- circola nei capillari di queste zone è più veloce del
nari. Questo test è molto sensibile e potenzialmente rifornimento di gas attraverso le vie aeree periferi-
vantaggioso per il riscontro di alterazioni funzionali che con resistenza aumentata. In tale circostanza il
delle PVA in fase precoce e in assenza di cambiamenti riassorbimento di gas e l’atelettasia sono più rapidi
della spirometria, tuttavia la sua esecuzione eccessi- se si respira un gas più solubile. Questo fenome-
vamente indaginosa ne limita l’impiego in ambito cli- no potrebbe spiegare la formazione di atelettasie
nico. Inoltre esso non è specifico per l’ostruzione delle sopradiaframmatiche osservabile nei pazienti che
PVA dal momento che variazioni non uniformi, regio- respirano ossigeno al 100%, come pure l’insorgenza
nali, della compliance, della resistenza e delle costanti di dolore toracico acuto che può associarsi alle in-
di tempo, possono indurre una riduzione della Cdyn spirazioni profonde a causa della distorsione delle
anche in assenza di alterazioni delle PVA. Questo è aree atelettasiche. Nei polmoni di individui anziani,
stato interpretato come prova indiretta di un precoce che hanno in parte perduto la proprietà del ritor-
interessamento delle PVA da parte del processo in- no elastico, una parziale chiusura delle PVA si può
fiammatorio causato dal fumo. verificare anche durante la respirazione a volume
Manuale di fisiopatologia respiratoria
118

corrente prima che venga raggiunto il punto di cronica in modo del tutto indipendente dai risul-
equilibrio elastico e cioè a volume polmonare > Vr. tati spirometrici ottenuti. In altri studi sono state
In questo caso, VC > FRC. I rantoli crepitanti tele- confrontate le anormalità delle PVA nei fumatori
inspiratori udibili in alcune condizioni patologiche e nei non fumatori morti accidentalmente le cui
associate ad infiammazione o ad aumento della condizioni funzionali polmonari non erano note.
tensione superficiale all’interno delle PVA potreb- In alcuni dei casi studiati gli effetti del fumo era-
bero essere causati dall’improvvisa riapertura delle no lievi, ma in molti altri le anormalità a livello di
vie aeree più distali. bronchioli membranosi e respiratori dei fumatori
Hogg et al. 4 16, applicando la tecnica del catetere re- erano molto più evidenti rispetto a quelle dei non
trogrado al polmone umano sono riusciti a dimo- fumatori. Secondo un modo di vedere oggi diffuso
strare la presenza di ostruzione al flusso aereo nelle queste alterazioni possono riflettere la presenza di
più piccole vie di conduzione e hanno formulato un processo patologico precedente l’istaurarsi di
il concetto, oggi ampiamente accettato, secondo il una condizione patologica irreversibile che si ma-
quale le vie aeree periferiche rappresentano le sede nifesterà clinicamente col passare degli anni.
principale della resistenza al flusso nella patologia Numerosi studi successivi condotti su campioni di
ostruttiva indotta dal fumo di sigaretta 8 9 11. Nei fu- tessuto polmonare autoptico o prelevato durante
matori le misure ottenute dal test del volume di una resezione chirurgica hanno indagato le altera-
chiusura delle vie aeree sono risultate più frequen- zioni infiammatorie delle vie aeree periferiche nei fu-
temente anormali rispetto ai parametri spirometri- matori e hanno mostrato una stretta correlazione tra
ci convenzionali come il FEV1 e il FEF25-75. la gravità dell’infiammazione e del rimodellamento
L’osservazione che l’aumento della resistenza nel- delle vie aeree e i risultati dei test funzionali sensibili
le PVA non sempre si associa all’incremento della alle PVA, confermando l’ipotesi che le PVA potessero
resistenza totale e ad alterazioni spirometriche ha svolgere un ruolo importante nell’ostruzione al flusso
indotto Mead a definire le PVA la “zona silenziosa” aereo e rappresentare la sede iniziale del processo pa-
del polmone 21. Niewoehner et al. furono tra i primi togenetico che conduce alla BPCO 4 22.
a dimostrare la presenza di alterazioni patologiche Le alterazioni patologiche predominanti della
ben definite nelle vie aeree periferiche dei giovani BPCO sono l’infiammazione delle piccole vie ae-
fumatori. I bronchioli membranosi mostravano ree (bronchiolite) e la distruzione del parenchima
zone prive di epitelio e un certo numero di cellu- polmonare (enfisema polmonare). Le conseguenze
le infiammatorie intramurali. Queste lesioni erano funzionali di queste alterazioni sono rappresentate
inoltre caratterizzate da accumulo di macrofagi dalla limitazione al flusso aereo determinata da fat-
nel lume, edema, fibrosi e iperplasia epiteliale dei tori e meccanismi diversi che includono il restrin-
bronchioli adiacenti e delle pareti alveolari  11. In gimento e obliterazione del lume da parte di muco
uno studio successivo, condotto nei fumatori, la e detriti cellulari e dalla broncocostrizione attiva.
cui funzione respiratoria era stata valutata assieme L’enfisema dal canto suo contribuisce a limitare il
ad alcuni test per le PVA prima che venissero sot- flusso aereo mediante la riduzione del ritorno ela-
toposti a resezione per tumore polmonare, è stato stico polmonare causato dalla distruzione dei setti
sviluppato uno score patologico per descrivere i interalveolari. Nei fumatori con enfisema lieve la
cambiamenti microscopici delle PVA e per studiare resistenza delle PVA è quattro volte più grande di
la correlazione tra morfologia e funzione polmona- quella dei non fumatori, nonostante la resistenza
re 12. Inoltre è stato documentato che, nei fumatori, totale delle vie aeree rimanga invariata. Se l’enfise-
l’ostruzione delle vie aeree periferiche valutata at- ma è più grave si assiste invece a un marcato au-
traverso la pendenza della fase III del test dell’azoto mento della resistenza totale dovuto quasi intera-
in respiro singoloc è associata alla presenza di tosse mente alle vie aeree periferiche.
Diversi fattori possono contribuire in varia misura
alla genesi dei cambiamenti funzionali delle PVA,
c
Vedi capitolo sul volume di chiusura in questo volume. ma i risultati delle prove funzionali non sono in
Le piccole vie aeree
119

grado di svelare, senza l’aiuto delle informazioni cli- necessariamente lo sviluppo di queste alterazioni
niche e radiologiche, il meccanismo o i meccanismi verso un quadro clinico conclamato di BPCO. A
prevalenti della limitazione del flusso espiratorio. questo proposito, è stato recentemente proposto
Negli studi che hanno valutato la relazione tra alte- che nei fumatori il passaggio dalla condizione di
razioni patologiche e funzionali è stata trovata una malattia delle PVA alla BPCO potrebbe avvenire in
stretta correlazione tra l’intensità dell’infiamma- tre stadi consecutivi: un primo stadio in cui com-
zione, da un lato, e le misurazioni, come il FEF25-75, pare il volume di chiusura, un secondo stadio in
il volume di isoflusso, e i cambiamenti del MEF50 cui compare la limitazione del flusso espiratorio
prodotti dalla respirazione di He-O2, che riflettono a volume corrente, e il terzo stadio caratterizzato
lo stato di pervietà delle PVA, dall’altro. Soltanto i dalla presenza di iperinflazione dinamica associata
pazienti con punteggio più grave avevano lesioni a dispnea e ridotta tolleranza all’esercizio 23. Proba-
enfisematose significative, suggerendo così che la bilmente questa sequenza di eventi non si verifica
stretta correlazione tra la gravità delle alterazioni in tutti i pazienti ed è stato anche ipotizzato che
patologiche e la grandezza delle anomalie funzio- il danno delle vie aeree periferiche provocato dal-
nali era riconducibile alle alterazioni dei bronchioli la continua chiusura-apertura potrebbe avere un
piuttosto che all’alterato ritorno elastico del pa- ruolo determinante per lo sviluppo stesso della
renchima polmonare. Pertanto l’ostruzione infiam- BPCO in alcuni fumatori 23.
matoria delle PVA trova riscontro nei risultati dei Uno studio classico ha fornito informazioni quan-
test che descrivono il deterioramento funzionale titative sulla natura delle alterazioni patologiche a
delle vie aeree periferiche. A conferma di ciò, nei livello del sito di ostruzione nelle vie aeree periferi-
soggetti fumatori con un normale rapporto FEV1/ che in relazione allo stadio della BPCO nelle racco-
FVC, è stato osservato che, sia la pendenza del pla- mandazioni GOLD. I risultati di questo studio, esten-
teau alveolare sia il volume di isoflusso delle curve dendo quelli di lavori già pubblicati, indicano che la
MEFV in aria e in He-O2, paragonati a quelli dei non progressione della BPCO dallo stadio GOLD 0 allo
fumatori, riescono a cogliere lievi anormalità delle stadio GOLD 4 è associata all’ispessimento, alla ripa-
vie aeree più periferiche. Rimane tuttavia la possi- razione e al rimodellamento della parete delle PVA,
bilità che i risultati anormali dei test per indagare mentre la quantità di essudato mucoso nel lume e
l’ostruzione delle PVA oltre che dall’accumulo di il numero di cellule infiammatorie sembra mostrare
materiale infiammatorio nel lume possano esse- una correlazione più debole con la progressione del-
re causati dal ridotto ritorno elastico polmonare. la BPCO  4. Lo studio dimostra che l’ostruzione delle
Tuttavia l’alterato ritorno elastico da solo non sa- piccole vie aeree nella BPCO è associata a ispessi-
rebbe sufficiente a spiegare il miglioramento o la mento della parete delle vie aeree come risultato di
normalizzazione dei test funzionali osservato dopo un processo di rimodellamento correlato alla ripara-
la cessazione del fumo di sigaretta. È verosimile in- zione tissutale e al malfunzionamento della clearan-
vece che questo miglioramento sia causato dalla ce muco-ciliare che a sua volta causa accumulo di
riduzione dell’infiammazione e delle secrezioni nel essudato infiammatorio nel lume. Sebbene le inda-
lume delle PVA. gini funzionali delle vie aeree, di cui si è detto fin qui,
Infatti le secrezioni potrebbero ridurre la pervietà siano degli indicatori di gran lunga più sensibili del
agendo come ostacolo al flusso e come fattore che FEV1 e della resistenza polmonare totale nell’indivi-
interferisce con l’attività del surfactante rendendo i duare la presenza di una precoce ostruzione bron-
bronchioli respiratori meno stabili e più suscettibili chiale, i meccanismi fisiopatologici che causano le
al collasso. I test funzionali delle PVA hanno in co- anormalità funzionali delle vie aeree periferiche e il
mune la capacità di rilevare le alterazioni funzionali loro reale significato prognostico sono ancora poco
in soggetti asintomatici, ma le alterazioni che essi conosciuti. I risultati anormali potrebbero essere do-
rilevano possono variare da un test all’altro. Occor- vuti a condizioni diverse dalla “malattia delle piccole
re anche considerare che la capacità di questi test vie aeree” e dalla BPCO. È importante infine consi-
nel misurare l’ostruzione delle PVA non comporta derare che un aumento del volume di chiusura oltre
Manuale di fisiopatologia respiratoria
120

che nella BPCO può essere osservato nell’asma e in le vie aeree, e in particolare dei pazienti con asma e
altre malattie polmonari oppure anche in condizio- BPCO. In tal senso la pneumologia occupa da tem-
ni caratterizzate da riduzione del volume polmona- po una situazione privilegiata per la facile accessibi-
re di fine espirazione come l’insufficienza cardiaca e lità dell’apparato di suo interesse alle esplorazioni
l’obesità. funzionali. Vi è la necessità di studiare e valutare il
La relazione tra i test presentati in questa breve polmone distale e parenchimale e i diversi livelli di
rassegna e quanto accade in ambito clinico nei gravità dell’infiammazione in relazione anche all’in-
pazienti che sviluppano la malattia delle piccole vecchiamento delle strutture anatomiche coinvolte
vie aeree, ed eventualmente vanno incontro alla e delle alterazioni funzionali. Una rilevazione accu-
BPCO, è complessa. Ulteriori studi sono necessari rata e l’eventuale diagnosi precoce anche di una ini-
per chiarire il ruolo svolto dai processi patologici ziale disfunzione delle vie aeree periferiche può es-
delle vie aree più periferiche e dai loro rapporti con sere importante nel trattamento degli stadi precoci
il parenchima polmonare nella patogenesi della delle malattie polmonari ostruttive e tale intervento
BPCO, dell’asma e di altri disordini respiratori. potrebbe essere in grado di invertire efficacemente
Queste osservazioni, indicano che lo studio delle i meccanismi fisiopatologici che si verificano nelle
“piccole vie aeree” rappresenta un obiettivo prima- forme più severe di asma bronchiale e BPCO, quali il
rio per il corretto inquadramento fisiopatologico e “rimodellamento” e la progressione verso la fibrosi e
per il trattamento del paziente con ostruzione del- il danno irreversibile delle vie aeree.

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12

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121

13 Il volume di chiusura
Roberto Torchio
Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Orbassano, Torino

Il polmone è un organo composto da una moltitu- In assenza di chiusura di vie e spazi aerei infatti
dine di alveoli separati da delicate membrane tis- i polmoni isolati si espandono in maniera abba-
sutali (setti interalveolari) che separano il sangue stanza uniforme 3 ma questo non avviene quando
dall’aria. Questa complessa struttura è molto effi- il polmone è situato nel torace  4. Questo è in re-
ciente per lo scambio dei gas poiché fornisce una lazione al fatto che nel torace intatto è presente
grande superficie di contatto fra aria e sangue. Gli un gradiente verticale di pressione endopleurica
spazi aerei polmonari sono connessi all’ambiente (Ppl) con i valori più negativi nei campi superio-
esterno dall’albero tracheo-bronchiale, che è costi- ri. Per questo la pressione transpolmonare stati-
tuito da una zona di “conduzione” (che comprende ca (Pl) nei campi superiori è maggiore e di con-
vie aeree senza alveoli) che non è in diretto con- seguenza le unità polmonari nei campi inferiori
tatto con i capillari polmonari ed una zona “transi- sono meno espanse di quelle dei campi superiori 5
zionale” (che consiste di piccoli tubi alveolati nella provocando una chiusura delle vie aeree disomo-
zona infundibolare) che non si separa facilmente genea nelle diverse parti del polmone. Tale feno-
dagli alveoli e che contribuisce allo scambio gas- meno è importante per determinare il volume di
soso. La zona infundibolare, insieme al bronchiolo “rilassamento” del polmone (Vr,L)  2. Holland et
terminale è sottoposta come gli alveoli all’azione al.  6 evidenziarono poi che nei soggetti più anzia-
della tensione superficiale che tende a farli collas- ni i volumi di chiusura erano significativamente
sare (collasso o chiusura delle vie aeree). Una ate- maggiori di quelli dei giovani. Tale fatto è stato
lettasia del tessuto polmonare è infatti associata a attribuito alla perdita di pressione di ritorno ela-
concomitante collasso delle adiacenti vie aeree del- stico polmonare legato all’età  7 e alla diminuita
la zona transizionale. In contrasto una chiusura dei resistenza al collasso delle vie aeree dell’anziano
bronchioli terminali (le vie aeree non-alveolate più e questa caratteristica ha importanza nella varia-
periferiche) può avvenire anche in assenza di ate- zione della distribuzione dei volumi polmonari
lettasia e collasso della zona transizionale poiché i durante l’invecchiamento. Quando la pressione
bronchioli terminali sono sottoposti all’effetto del- transpolmonare statica (Pl) è inferiore alla pres-
le forze di tensione superficiale 1 2. sione massima di chiusura (Pc,max): 1) compare
La chiusura delle vie aeree a bassi volumi era già intrappolamento di aria, 2) aumenta l’isteresi
stata postulata da Laennec (1791-1826) 1 che aveva delle curve volume-pressione (V-P) con aumen-
notato come i polmoni escissi dalla gabbia toracica to del lavoro correlato, 3) si ha ciclica apertura e
non potessero essere completamente svuotati del chiusura delle vie aeree periferiche (tidal AC) con
contenuto gassoso con la sola compressione dall’e- maldistribuzione della ventilazione polmonare ed
sterno (dunque applicando una pressione negativa alterazione del rapporto ventilazione perfusione
alle vie aeree). Egli concluse che tale comporta- e dello scambio gassoso  2, e 4) rischio di danno
mento era dovuto alla chiusura delle vie aeree. parenchimale e bronchiolare.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
122

Misura del volume di chiusura te plateau (che costituisce la Fase III); incremento
finale della concentrazione del tracciante (Fase IV)
Metodiche utilizzate man mano che l’espirazione prosegue fino a vo-
lume residuo. Con questa metodica, il volume di
Con i termini “volume di chiusura” [closing volu- chiusura è il volume al quale si osserva il passaggio
me (CV)] e “capacità di chiusura” [closing capacity tra la Fase III e la Fase IV.
(CC)] si intende in senso lato il volume polmonare
La tecnica del gas residente è simile, tranne per il
al quale le vie aeree periferiche iniziano a chiudersi;
fatto che in questo caso viene misurata la differen-
in pratica, il termine CV è impiegato più precisa-
za nella concentrazione di azoto (N2) tra le regio-
mente anche per indicare la differenza del volume
ni polmonari superiori e quelle inferiori dopo una
polmonare tra l’inizio della chiusura delle vie ae-
inalazione di ossigeno puro da RV a TLC. Poiché a
ree e l’inizio del volume residuo (RV), mentre la CC
RV gli alveoli sono più espansi a livello delle zone
comprende anche RV (CC = CV+RV).
apicali 4, la concentrazione di azoto (gas residente)
La Figura 13.1 ( ) mostra il tracciato originale
a TLC è maggiore nelle regioni polmonari superio-
ottenuto da Dollfuss et al. (1967)  8 in un soggetto
ri piuttosto che in quelle inferiori; di conseguenza,
normale in posizione eretta con il metodo del bolo
misurando la concentrazione espiratoria di azoto
di 133Xe. La registrazione evidenzia le quattro fasi
durante la successiva espirazione lenta da TLC a
descritte per la prima volta da Fowler nel 1949 9.
RV, si ottiene un tracciato simile a quello mostrato
Il CV può essere misurato con i metodi del bolo  8
in Figura 13.1 ( ). Infine, il flusso espiratorio è in
o del gas residente  10 mentre in fase di studio è un
grado di influenzare l’entità del fenomeno di chiu-
metodo che utilizza la tecnica delle oscillazioni for-
sura delle vie aeree  13, ma questo effetto è tuttavia
zate 11 in quanto la reattanza respiratoria misurata
minimo se si mantiene il range dei flussi espirati fra
con oscillazioni a 5 Hz diventa più negativa in pre-
0,2-0,5 L/s, come abitualmente avviene durante la
senza di collasso delle vie aeree 12.
misura (vedi paragrafo seguente).
Il primo metodo consiste nel somministrare un
Una alternativa può essere rappresentata dal-
bolo di un gas tracciante (He, Ar, SF6, 133Xe) quan-
la determinazione della “capacità aperta” [open
do il soggetto è prossimo a RV e nel fargli inalare
capacity (OC)]  2, cioè la differenza tra TLC e CC
lentamente aria fino a capacità polmonare totale
(OC = TLC-CC). Questa misura non richiede che la
(TLC). Poiché a RV le vie aeree nelle zone polmona-
seconda espirazione sia continuata fino a RV, per-
ri declivi sono chiuse, il gas tracciante viene convo-
ché il passaggio tra la Fase III e la Fase IV general-
gliato nelle regioni superiori del polmone; durante
la successiva espirazione lenta da TLC a RV, si rag- mente avviene ben al di sopra di RV (Figura 13.2).
giunge un volume critico al quale le vie aeree nelle Il volume esalato da piena inspirazione (TLC) a CC
regioni inferiori iniziano a chiudersi. In conseguen- (punto di passaggio tra Fase III e Fase IV) rappre-
za di ciò, il contributo delle zone superiori all’espi- senta il volume nel quale le vie aeree sono tutte
rato aumenta, con un repentino incremento della aperte, mentre CC-RV è l’ambito di volume al qua-
concentrazione del gas tracciante (Figura 13.1 – le le vie aeree periferiche sono in parte chiuse, in
). Man mano che l’espirazione procede fino a RV, la misura tanto maggiore quanto più ci si avvicina a
chiusura delle vie aeree avviene anche nelle regioni RV.
intermedie del polmone, causando un progressivo
Note tecniche sulla misura
incremento nella concentrazione del tracciante
espirato. Riassumendo, la determinazione del CV è La misura del volume di chiusura è al momento au-
caratterizzata dalle seguenti 4 fasi: Fase I, in cui il tomatizzata in molti sistemi spirometrici e di solito
tracciante è assente (viene espirato il gas dello spa- utilizza la metodica N2 single-breath (Figura 13.3).
zio morto), che consta di 0,1-0,2 L; Fase II, in cui l’e- Cura va tuttavia posta anche nei sistemi meccaniz-
spirato proviene dagli alveoli e dallo spazio morto, zati alla taratura degli analizzatori con bombole di
caratterizzata da un rapido incremento della con- gas campione. Di solito viene analizzato l’azoto o
centrazione del gas tracciante fino ad un apparen- la coppia di gas ossigeno (O2) ed anidride carboni-
Il volume di chiusura
123

di volume e su questo tracciato vengono calcola-


ti con analisi visiva o meccanizzata la pendenza
N2 CO2 del plateau alveolare di N2 e il volume di chiusura.
Per il plateau alveolare si scarta il primo 30% della
espirazione 14 (dove si può calcolare lo spazio mor-
to anatomico col metodo di Fowler  15) oppure si
calcola la pendenza fra 750 e 1250 mL di volume
espirato  16. Con ispezione visiva o automatica vie-
ne determinato poi il punto dal quale il tracciato
inizia improvvisamente a scostarsi dalla retta del
plateau ed a questo punto si considera l’inizio del
volume di chiusura (Figura  13.3). Il valore di CV
viene espresso come percentuale della capacità
vitale (CV/VC) o sommato al volume residuo per
ottenere la closing capacity (CC) valutata sola o in
rapporto alla TLC (CC/TLC).
Figura 13.2. Tracciato di N2 single breath test sovrapposto Va detto che curve accettabili sono facilmente ot-
a tracciato spirometrico sulla stessa scala dei volumi espi- tenibili in soggetti sani ma non sempre in una po-
rati. Freccie orizzontali: in grigio chiaro la concentrazione
di azoto e in grigio scuro quella di CO2. CC = capacità di
polazione generale a causa sia della incapacità di
chiusura; CV = volume di chiusura; ERV = volume riserva alcuni pazienti ad eseguire corrette manovre, sia
espiratoria; FRC = capacità funzionale residua; IC = capa- del fatto che in pazienti ostruiti la pendenza del
cità inspiratoria; OC = capacità aperta; RV = volume resi- plateau alveolare è elevata ed è difficile individuare
duo; TLC = capacità polmonare totale. il punto di inizio del volume di chiusura. Viegi et
al.  17 su di una popolazione di 3.289 pazienti ha ot-
tenuto stime attendibili di Delta N2 nel 60% dei casi
ca (CO2) considerando azoto il resto dell’espirato. e di CV solo nel 42%.
Sono importanti poi le misure del tempo di ritardo
o tempo di transito fra rilevatore di flusso e ana- Valori normali del volume di chiusura
lizzatore che va misurato e tenuto in conto dagli e della capacità di chiusura
algoritmi di misura (di solito < a 1 secondo) e del Il primo studio sulla CC, in soggetti non fumato-
tempo di risposta del sistema di analisi (di solito ri (n = 80) di diverse età (18-82 anni), fu realizza-
inferiore < 0,15 secondi). to da Leblanc et al.  18 nel 1970 con il metodo del
Il test prevede un lavaggio del circuito inspiratorio bolo di 133Xe. Gli autori esprimevano la CC come
con O2 100% seguito dalla manovra vera e propria percentuale della TLC per normalizzare i valori di
che prevede una espirazione a volume residuo CC per la taglia dei soggetti. Questo rapporto (CC/
(RV) seguita da una inalazione a capacità polmo- TLC%) tuttavia è utile in soggetti normali, ma non
nare totale (TLC) di O2 100% controllando che la nei pazienti, perché sia la CC che la TLC possono
capacità vitale (VC) sia almeno il 90% della VC mi- essere alterate dalla malattia di base. Nei pazienti è
surata nel soggetto in precedenza. A questo punto pertanto necessario esprimere la CC in litri e con-
senza apnea (che potrebbe causare ridistribuzione frontarla con i corrispondenti valori normali pre-
dei gas) viene eseguita una lenta espirazione con detti  19. Poiché la correttezza di un confronto tra
flusso inferiore a 0,5 L/s fino a volume residuo. Le dati normali di CC ottenuti con tecniche diverse
curve con flussi >  0,75  L/s andrebbero scartate e è controversa, è prudente utilizzare valori normali
per ottenere il flusso adeguato sono commercializ- di riferimento ottenuti con la stessa tecnica con la
zati appositi dispositivi espiratori da inserire sulla quale sono stati ottenuti i dati sperimentali.
via espiratoria tarati al bisogno. Viene riportata su Dal momento che la maggior parte dei lavori sono
grafico la concentrazione di azoto verso il cambio stati condotti con il metodo dell’azoto in respiro
Manuale di fisiopatologia respiratoria
124

N2

Figura 13.3. Tracciati di N2 single breath in/soggetto normale (pannello superiore) e paziente con ostruzione modesta
(pannello inferiore) CV/VC = rapporto volume di chiusura - capacità vitale; Delta N2 = pendenza plateau alveolare azoto.

singolo, riteniamo utile fornire in questo scritto va- in termini di pendenza ma non di intercetta; all’età
lori normali di riferimento per la CC solo con que- di 70 anni e la differenza media di CC tra femmine
sta tecnica. Applicando questo metodo in un’am- e maschi corrisponde al 2,5% della TLC.
pia popolazione (n  =  284) di soggetti sani non Con l’impiego di un’analisi computerizzata (auto-
fumatori di età compresa tra 16 e 85 anni, Buist matica) della Fase IV, Teculescu et al.  20 hanno ot-
et al.  14 hanno confermato il marcato incremento tenuto risultati simili in 158 non fumatori sani, in
del rapporto CC/TLC (%) con il progredire dell’età,
cui l’incremento del rapporto CC/TLC con l’età era
mentre l’effetto del genere era minimo. Le regres-
lievemente maggiore nelle femmine che nei maschi,
sioni da loro trovate per maschi e femmine sono
rispettivamente: sebbene in questo caso in modo non significativo.
• Maschi (n = 132): CC/TLC (%) = 15+0,50 x età Le equazioni di regressione di Teculescu et al. 20 sono:
(anni) ± 4 (SE); • Maschi (n=90): CC/TLC (%) = 14+0,5 x età
• Femmine (n  =  152): CC/TLC (%) = 14+0,54 x (anni) ± 3,5 (SE);
età (anni) ± 4 (SE). • Femmine (n=152): CC/TLC (%) = 13+0,5 x età
Queste regressioni differiscono significativamente (anni) ± 3,5 (SE).
Il volume di chiusura
125

Variazione dei volumi polmonari in rapporto sura all’inizio dell’espirazione, mentre altre posso-
all’età no raggiungerla più tardi. Per questo si creano zone
La Figura 13.4 ( ) nella parte superiore (A) mostra ad alterato rapporto ̇ che, insieme a quelle non
i cambiamenti di tutti i volumi polmonari con l’età ventilate, comportano un aumento della differenza
(range: da 20 a 80 anni) in un uomo normale sedu- alveolo-arteriosa di O2 con comparsa di ipossiemia.
to (altezza: 1,7 m). I volumi convenzionali sono sta- In soggetti anziani normali, in effetti, la PO2 arte-
ti predetti secondo l’European Respiratory Society riosa (PaO2) è più bassa in posizione supina che in
(ERS) 21 e la CC secondo Buist et al. 14. In questa figura posizione seduta  23. Questi risultati non sono privi
sono da notare due caratteristiche: 1) soltanto la CC di implicazioni cliniche, poiché nei pazienti ricove-
e il RV mostrano una spiccata dipendenza dall’età, rati spesso la PO2 arteriosa è misurata su campio-
2) la differenza tra CC e FRC diminuisce progressi- ni di sangue raccolti mentre il soggetto è supino e
vamente con l’età. L’incremento del RV, che essen- poi confrontata con i valori di riferimento ottenuti
zialmente eguaglia quello della CC, probabilmente da soggetti in posizione seduta. Tali confronti non
riflette principalmente l’aumento dell’estensione sono accurati, dal momento che i valori di PaO2
della chiusura delle vie aeree e l’intrappolamento del tendono ad essere inferiori in decubito supino che
gas a RV dovuto all’aumento della CC. in posizione seduta, soprattutto negli anziani.
L’incremento della CC con l’età è espressione sia La tidal AC e la conseguente ipossiemia osservate
della perdita di ritorno elastico polmonare, sia del- nello scompenso cardiaco cronico  2 22,   e durante
la diminuita resistenza al collasso da parte delle vie l’anestesia  24 sono state attribuite soprattutto alla
aeree periferiche 6 7; poiché la CC aumenta con l’età diminuzione della FRC  22 con la conseguenza di
più della FRC, nel tempo si osserva una progressiva avere valori di CC superiori alla FRC stessa più che
riduzione della differenza (FRC-CC). In posizione ad aumento dei valori assoluti di CV o CC.
seduta, la CC diventa maggiore della FRC a un’e- Tidal AC e/o tidal EFL possono inoltre comportare
tà di circa 75 anni (Figura 13.4 – ); in decubito rischio di danno delle vie aeree periferiche legato
supino, invece, la CC diventa maggiore della FRC alla ciclica apertura e chiusura delle vie aeree, tan-
molto più precocemente (~44 anni) a causa della to da essere chiamate in causa nella eziopatogenesi
riduzione della FRC gravità-dipendente  18. La ridu- di parte del danno presente nelle patologie ostrut-
zione della differenza (FRC-CC) con l’età rende gli tive  25. Tale rischio è stato diffusamente studiato
anziani più suscettibili alla chiusura delle vie aeree soprattutto nell’animale e durante ventilazione
a volume corrente (tidal AC) soprattutto in clino- meccanica in anestesia generale e di tale aspetto
statismo. Di conseguenza, sono sufficienti riduzio- una esauriente e completa trattazione si trova in
ni della FRC e/o aumenti della CC molto modesti letteratura 2. Non è al momento chiaro il ruolo del
per provocare tidal AC negli anziani rispetto ai sog- fenomeno nei soggetti con sistema respiratorio in-
getti giovani 22 (Figura 13.4 parte inferiore B – ). denne in quanto dati recenti dimostrano ad esem-
pio che divenire obesi provoca aumento del decli-
Conseguenze della chiusura delle vie no della funzione respiratoria mentre perdere peso
riduce il declino facendo pensare a meccanismi di
aeree a volume corrente alterazione reversibili nel tempo 26.
In presenza di tidal AC (cioè quando CC > FRC), al-
cune vie aeree possono rimanere chiuse per tutta
la durata del ciclo respiratorio, mentre altre pos- Misura del volume di chiusura
sono essere chiuse solo durante parte del ciclo. e alterazioni meccaniche
Alcune vie aeree, in effetti, possono raggiungere delle piccole vie aeree
la pressione di apertura critica all’inizio dell’inspi- Anche se il fenomeno della chiusura delle vie
razione, mentre altre possono aprirsi solo verso aeree è di grande importanza clinica, la maggior
la fine dell’inspirazione, cioè quando la pressione parte della ricerca condotta in questa area è stata
pleurica è più negativa 6. Analogamente, alcune vie solo transitoria (1967-1980) focalizzandosi sulla
aeree raggiungono la loro pressione critica di chiu- diagnosi precoce della cosiddetta “malattia delle
Manuale di fisiopatologia respiratoria
126

piccole vie aeree” legata al fumo  27. La Broncop- Ruolo delle misure di disuniformità
neumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è una di distribuzione della ventilazione a
patologia legata al fumo di sigaretta, che conosce
un inizio insidioso, con un prolungato periodo volume corrente nella pratica clinica
nel quale il polmone e le vie aeree sono in sta- Le misure spirometriche basate sulla espirazione
forzata (FVC, FEV1) permettono un primo inqua-
to di transizione fra salute e malattia. Le lesioni
dramento funzionale dei pazienti e sono al momen-
iniziano dalla periferia del sistema respiratorio ma
to insostituibili, ma sono gravate da molti problemi
è ormai chiaro che le alterazioni delle vie perife-
spesso trascurati. Gli effetti della compressione del
riche sono difficilmente evidenziabili dai test di
gas durante la manovra  34, della diversa isteresi di vie
meccanica  28 e dalle manovre in espirazione for-
aeree e parenchima nelle varie patologie  35, l’effetto
zata  29. La resistenza al flusso delle piccole vie ae-
dell’inspirio profondo 36, gli effetti della cosiddetta vo-
ree (< 2 mm di diametro) equivale infatti a circa lume history  37 contribuiscono a rendere spesso non
il 10% della resistenza totale al flusso e un danno dirimenti questi test introducendo molte imprecisio-
ipotetico che ne ostruisse il 50% provocherebbe ni nello studio della funzione respiratoria. Molti test
un raddoppio della loro resistenza 28 con un effet- eseguibili senza espirazione forzata (N2 single breath
to sulla resistenza totale di un incremento soltan- con misura CV), o a respiro tranquillo (multibreath
to del 10%. Tuttavia se una via si ostruisce grazie test o reattanza con oscillazioni forzate) permettono
alla ventilazione collaterale 30, lo stesso flusso può di studiare più approfonditamente non tanto o sola-
essere veicolato da una via aerea vicina creando mente le alterazioni più o meno precoci delle varie
una alterazione di distribuzione della ventilazione patologie respiratorie, ma anche l’evoluzione nel tem-
anziché una alterazione meccanica e questa diso- po delle alterazioni, quando i test tradizionali non for-
mogeneità può essere studiata. Tale disomogenei- niscono utili informazioni. Inoltre con queste misure è
tà è misurabile proprio con test quale il N2 single possibile monitorizzare nel breve e nel lungo periodo
breath test da cui è ricavabile la pendenza del pla- le variazioni dei parametri 38, specialmente in patolo-
teau alveolare (Delta N2) oltre che la misura di CV. gie come l’asma in cui la variabilità della ostruzione e
Più recentemente è stato introdotto oltre al test la disomogenea distribuzione della ventilazione sono
in single breath un test multibreath che permette caratteristiche di base 39.
di valutare sia la disuniformità legata alle vie peri- Spesso le lesioni anatomopatologiche delle malat-
feriche di conduzione (Scond) sia alle zone acinari tie progrediscono in maniera non lineare e propor-
(Sacin)  31. Da ultimo le variazioni della reattanza zionale alle lesioni funzionali  40 e capire i meccani-
delle vie aeree, misurata con la tecnica delle oscil- smi che legano sintomi, funzione e anatomia pato-
lazioni forzate (FOT), può riflettere sia la chiusura logica resta la chiave per migliorare, attraverso una
delle vie aeree  32 sia la eterogeneità della ventila- migliore conoscenza, i nostri interventi sui soggetti
zione nelle vie aeree periferiche 33. con disfunzioni respiratorie.

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128

14 La diffusione alveolo capillare: dl co

Fausto De Michele, Carlo Santoriello*


Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale “A. Cardarelli”, Napoli; * Presidio Ospedaliero “Mauro Scarlato”, ASL Salerno

Nello studio della funzione respiratoria la misura rapporto, la composizione del gas alveolare, le carat-
della diffusione alveolo-capillare al CO (DlCO) for- teristiche di diffusione della membrana, la concen-
nisce molte e utili informazioni. Nonostante ciò, la trazione e le proprietà di trasporto della emoglobina
metodica è sottoutilizzata e sottovalutata rispetto (Hb) nei capillari alveolari ed infine, la tensione di
alla sua capacità di analizzare le alterazioni dello gas nel sangue che entra nei capillari alveolari pro-
scambio gassoso. La DlCO, dopo la spirometria e veniente dalla circolazione venosa sistemica. Tutte
la misura dei volumi polmonari, dovrebbe essere le possibili variazioni e/o compromissioni fisiopato-
considerato l’esame più utile nella definizione di logiche di tali proprietà strutturali e funzionali de-
specifiche alterazioni funzionali respiratorie, con terminano un effetto sul valore della DlCO misurata.
numerose e validate indicazioni in diverse applica- Questa sensibilità del test a tante variabili aumenta
zioni cliniche. Il test risulta sensibile a molte delle il valore diagnostico dell’indagine ed estende le sue
variazioni fisiopatologiche che accompagnano le possibili indicazioni.
patologie respiratorie, sia sul versante ventilatorio, La legge di fisica che regola la diffusione dei gas at-
che perfusionale, rivelandosi oltretutto indicato in traverso i tessuti è la legge di Fick:
varie condizioni patologiche extrapolmonari qua-
li lo scompenso cardiaco, l’insufficienza renale, le gas = A/T x ΔP x D
malattie sistemiche e reumatologiche, nelle quali si
osserva un coinvolgimento secondario del polmo- dove il flusso del gas ( gas) risulta essere diretta-
ne profondo sul versante vascolare e/o parenchi- mente proporzionale alla superficie tissutale (A),
male. In tal senso la DlCO può essere considerata alla differenza di pressione del gas (ΔP), è in rela-
come una “finestra sulla microcircolazione polmo- zione ad una costate di diffusione (D), ed è inversa-
nare” 1. mente proporzionale allo spessore del tessuto (T).
Riportando ad una sola costante A, D, T, si può ri-
Principi generali e tecnica di misura scrivere, semplificandola, la stessa formula riferita
La capacità del polmone di scambiare gas attraverso alla diffusione del CO nel polmone:
lo spazio alveolo capillare è determinata da specifi-
che proprietà strutturali e funzionali. Le proprietà DlCO = co/PaCO-PcCO
strutturali includono: il volume del gas polmonare,
la lunghezza della via di diffusione della fase gassosa, dove co = flusso di CO, PaCO = pressione alveo-
lo spessore e l’area della membrana alveolo-capillare lare del CO e PcCO = pressione capillare media del
ed il volume del sangue nei capillari polmonari a CO. Tenendo conto che, in condizioni fisiologiche,
contatto con la ventilazione. Le proprietà funzionali si assume non significativa la concentrazione di CO
includono: i livelli assoluti di ventilazione e perfusio- nel sangue (PcCO), la precedente equazione può
ne, la uniformità della loro distribuzione ed il loro essere ulteriormente semplificata come segue:
La diffusione alveolo capillare: dlco
129

DlCO = CO/PaCO all’O2), e nella assenza, in condizioni fisiologiche, di


significativi livelli di CO nel sangue. Risale al 1957 la
In realtà, una concentrazione dell’1-2% del COHb è indicazione di Ogilvie 3 di aggiungere un gas inerte
sempre presente nel sangue anche di soggetti sani (elio o metano) nella miscela inalata per effettua-
non fumatori quale produzione endogena. Questo re la contemporanea misura del volume alveolare
basso livello di COHb causa una piccola sottostima (Va). Ancora oggi utilizziamo questi gas nella tec-
del valore misurato di DlCO senza conseguenze si- nica di misura più utilizzata, quella del respiro sin-
gnificative sul calcolo. golo, proposta e standardizzata da Jones e Meade
I principi su cui si fondano l’esame e la modalità di nel 1961 4. Nella Figura 14.1 si mostra la rappresen-
esecuzione del test non sono sostanzialmente di- tazione grafica della misura.
versi da quelli utilizzati per la prima volta da Marie Era quindi già insito nella ideazione del test il prin-
Krogh  2 circa un secolo fa quando, nel 1915, scelse cipio della valutazione di due componenti e di
l’ossido di carbonio (CO) come gas di riferimento due misure separate ma contemporanee: l’entità
per studiare la diffusione dei gas nel polmone. Il dell’uptake del CO dal gas alveolare (KCO) ed il vo-
vantaggio della scelta del CO risiede nella elevata lume alveolare disponibile (Va).
affinità di questo gas per l’Hb (> 200 volte rispetto Nella Figura 14.1 la rappresentazione grafica della

concentrazioni inspiratorie del gas


inerte elio (Hei) espirazione
100
Coi
% di concentrazione di gas inspirato (log)

Hei
Va = (Vi ∙ Vdanat) ∙
Hee
50

Elio (He) HeE


concentrazioni

COo Mono
espiratorie

calc. da ssido
di car
20 COi (Hee/Hei) bonio
(CO)

Volume inspirato (Vi)


slope kCO Cot

10
inspirazione
0 5 10

Tempo di apnea (s)

BHT = Tempo di apnea; COo, COt = concentrazione alveolare del CO all’inizio ed alla fine del tempo di apnea; COi = concentrazione
inspiratoria del monossido di carbonio; DlCO = capacità di diffusione del monossido di carbonio; Hei, Hee = concentrazione
inspiratoria ed espiratoria del gas inerte elio; KCO = tasso costante di uptake del CO; Va = volume alveolare; Vi = volume inspirato;
Vdanat = spazio morto anatomico

Figura 14.1. Nella figura si rappresenta la cinetica del CO e dell’He nella misura della DlCO con la tecnica del respiro sin-
golo: sono evidenziate, rispettivamente con linea tratteggiata e continua, l’andamento delle concentrazioni di CO ed He,
dopo la rapida inspirazione da volume residuo a TLC, durante il tempo di apnea di 10 s. Tale analisi consente di mostrare
l’origine e il calcolo delle componenti (kCO e Va) dalle quali il valore della DlCO è derivato (da Hughes et al. 2012 18, mod.).
Manuale di fisiopatologia respiratoria
130

cinetica del CO e dell’He, durante la fase di apnea, Vi è accordo piuttosto diffuso sulla scarsa utilità
dimostra come, dopo la massima inspirazione, l’a- clinica nell’impiego del parametro DlCO/Va, cioè
nalisi delle curve dei due gas consenta il calcolo di rapportare la DlCO alla ventilazione alveolare;
delle due componenti: tale parametro non esprime informazioni aggiun-
1. KCO (uptake del CO nell’unità di tempo), ot- tive rispetto alla DlCO, essendo le variazioni delle
tenuto attraverso la curva della concentrazio- due componenti non linearmente correlate tra di
ne del CO espressa da log (COo/COt)/durata loro 7 8.
dell’apnea, in cui COo e COt rappresentano ri-
spettivamente le concentrazioni di CO all’inizio Tecniche di misura
ed alla fine dell’apnea: la pendenza della curva Pur essendo teoricamente disponibili diverse mo-
esprime l’entità della conduttanza del CO; dalità di esecuzione del test quali lo steady-state,
2. Va (volume alveolare) calcolato dal prodotto l’intra-breath e le tecniche di rebreathing 9-11 la tec-
Vi x Hei/Het e cioè il volume inspirato per il nica del respiro singolo (single-breath) è quella più
rapporto della concentrazione di He nel gas in- largamente utilizzata e standardizzata 4 7.
spirato e la concentrazione alla fine dell’apnea. La DlCO eseguita con la tecnica del singolo respi-
La DlCO è data dal prodotto dei due parametri so- ro misura il trasporto di CO dai polmoni al sangue
praindicati secondo la formula: durante un tempo di apnea. Per garantire la qualità
del test vanno rispettate con cura le procedure di
DlCO = KCO x Va esecuzione sinteticamente di seguito riportate:
Condizioni del paziente: tutte le condizioni che
Alla sigla KCO sono stati assegnati nel tempo diversi influenzano il Volume Capillare (Vc) polmonare,
significati: Marie Krogh  1 faceva riferimento ad un come l’esercizio fisico e la posizione del corpo, e/o
concetto di “permeabilità”, da cui l’indice di Krogh, l’affinità dell’Hb per il CO, come la pressione par-
Cotes  5 si riferiva al “Transfer Coefficient”. La defi- ziale dell’ossigeno alveolare (PaO2) ed il livello di
nizione più corretta è probabilmente quella di Hu- carbossiemoglobina nel sangue (COHb), dovreb-
ghes 6 che definisce il KCO come il “rate constant for bero essere standardizzate. Il fumo di sigaretta o
carbon monoxide uptake”, cioè, il flusso costante altre esposizioni al CO evitate nel giorno del test.
dell’uptake del CO. Il soggetto deve essere adeguatamente istruito sul-
L’unità di misura tradizionale per la DlCO è espressa in le manovre da compiere:
“mL di CO a STPD/min/mmHg”. Il documento di stan- 1. Manovra inspiratoria: una volta collegato il pa-
dardizzazione della European Respiratory Society  7 ziente all’apparecchiatura e stabilizzato il respiro
raccomanda di esprimere la misura in mmol/min/kPa. a volume corrente, lo si invita a effettuare una
espirazione fino a Volume Residuo (RV) nel tem-
Terminologia
po max di 6 s. Segue una inspirazione profonda
La dizione più comune del test è “DlCO”, in realtà fino a Capacità Polmonare Totale (TLC) inalan-
questo termine, di derivazione anglosassone, non do la miscela di gas contenente il gas inerte di
è molto preciso poiché fa riferimento al fenome- riferimento ed il CO alla concentrazione dello
no della “diffusione” che è solo uno tra i molti che 0,3%. La corretta esecuzione della manovra in-
influenzano la misura, inoltre, si ci riferisce ad una spiratoria è essenziale perché il Va calcolato e
“capacità massimale”, mentre la misura che viene la DlCO misurata riflettono il transfert del CO a
normalmente effettuata con la tecnica del respiro livello di TLC. Comunque, deve essere raggiun-
singolo in condizioni di riposo, esprime una “capa- to un volume inspiratorio non inferiore all’85%
cità submassimale”. In tal senso sarebbe più corret- della Capacità Vitale (VC) del paziente. Il tempo
ta la definizione di “Transfer Factor” per il CO nel di inspirazione deve essere < 4 s e, se più lungo,
polmone (TlCO), ma è ormai convenzionalmente annotato nel report del test 7 12 13.
accettato il termine “Diffusion Lung del CO” e la 2. Apnea: al termine della inspirazione massimale
relativa sigla “DlCO”. il paziente viene invitato a mantenere un tem-
La diffusione alveolo capillare: dlco
131

po di apnea di 10+/– 2 s, ottenibile nella mag- inspiratoria e la curva del CO cessa il suo rapido
gior parte dei soggetti. Manovre di Valsalva o di declino e comincia una riduzione graduale, come
Muller durante il tempo di apnea devono esse- indicato nella Figura 14.3b ( ).
re evitate. 1. Composizione dei gas inspirati: i gas inerti uti-
3. Manovra espiratoria: alla fine dell’apnea deve lizzati debbono avere una diffusibilità simile a
essere effettuata una manovra espiratoria com- quella del CO, non devono interferire con la mi-
pleta, non forzata, da concludere in meno di sura della concentrazione del CO stesso e non
4  s. Nei pazienti con ostruzione bronchiale tale devono essere presenti nei gas alveolari. Nella
durata si prolunga. miscela di gas inspirato la concentrazione del
Gli errori più comuni che vengono effettuati du- CO deve essere di 0,3%. Per assicurare una stabi-
rante inspirazione, apnea ed espirazione sono lità di concentrazione della FiO2 e una stabilità
graficamente illustrati nella Figura 14.2 ( ). della Pressione Alveolare di O2 (PaO2) che eviti
4. Washout e volume del campione raccolto: il interferenze con il transfert del CO, la frazione
calcolo della DlCO richiede la raccolta di un inspiratoria di O2 da utilizzare è di 0,17 13.
campione di gas alveolare durante la fase espi- 2. Intervallo tra i test: tra due test consecutivi deb-
ratoria, a tale scopo viene rimosso un volume bono intercorrere almeno 4 minuti e, nei pazien-
iniziale di washout corrispondente allo spazio ti con ostruzione bronchiale, si raccomandano
morto, compreso tra 0,75 e 1 litro, tale volu- intervalli più lunghi, fino a 10 minuti, per con-
me di washout si riduce a 0,5 litri nei pazienti sentire lo smaltimento delle miscele inalate.
con VC < 2 litri. Segue il campionamento su un Sono state osservate piccole variazioni circa-
volume di gas che è espressione dello scambio diane nella misura della DlCO probabilmente
avvenuto durante la fase di apnea e nel quale la legate alla variazione della concentrazione del-
concentrazione di CO residua sarà espressione l’Hb, nonché una certa variabilità legata alle fasi
dell’entità del transfer del gas. In soggetti con del ciclo mestruale, mentre nei pazienti con
un buon mixing di gas, ventilazione uniforme ostruzione bronchiale il valore della DlCO può
e idoneo transfert o uptake del CO, il gas cam- aumentare fino al 6% dopo l’uso di un bronco-
pionato riflette teoricamente le capacità fun- dilatatore 13.
zionali dell’intero polmone. In soggetti con di- 3. Standard tecnologici e controllo di qualità ed
somogeneità del mixing dei gas intrapolmonare accettabilità delle misure: i requisiti richiesti
il campione rifletterà le proprietà delle regioni alle attrezzature per la misura dei volumi sono
che hanno contribuito in misura prioritaria al quelle previste dai documenti di standardizza-
campione di gas. Per standardizzare il processo zione della spirometria ERS/ATS 14. Gli analizza-
di raccolta il volume di campionamento è com- tori di gas dovrebbero avere solo una minima
preso tra 0,5 e 1 L. L’entità del campionamento deriva nello zero e nel guadagno ed è utile che
si riduce in relazione alla VC (0,5 litri in soggetti la stabilità della concentrazione dei gas sia con-
con CV < 1 L). fermata ed evidenziata sui monitor. Il tempo di
Si consiglia, se necessario, di utilizzare il display apnea deve essere accurato e documentato così
grafico del CO espirato e dei gas traccianti inerti come il volume dello spazio morto (Vd). Per gli
per modificare manualmente il volume di scarto adulti la somma dell’apparato valvolare, filtro e
e di campionamento. Queste correzioni sono uti- boccaglio deve essere < 0,350 L.
li anche nei soggetti con grande spazio morto nei Il controllo di qualità deve prevedere la verifica
quali il volume di scarto raccomandato, di 0,75-1 dello zero degli analizzatori prima e dopo ogni
litro, può risultare inadeguato. Nell’effettuare tali misura, un test ogni settimana con un soggetto
correzioni, l’inizio del volume di campionamento di riferimento standard ed un test ogni 3 mesi
(fine del washout) deve iniziare nel punto in cui il per la verifica della linearità di lettura 7.
gas inerte ha iniziato a mostrare un plateau subito I criteri di accettabilità delle misure, già prece-
dopo l’immediata caduta dalla sua concentrazione dentemente ricordati, prevedono un volume
Manuale di fisiopatologia respiratoria
132

inspirato > 85% della VC raggiunto in < 4 s, un


tempo di apnea di 10+/– 2 s, un tempo di espi- 100 200

razione < 4 s 7. DlCO

DlCO come % DlCO a TCL

KCO come % KCO a TLC


4. Valori teorici di riferimento: si tratta di un argo- 175
mento controverso in relazione alla disponibili-
tà di diverse fonti e di una significativa variabili-
75 150
tà tra i diversi laboratori nella standardizzazio-
ne delle procedure seguite per la elaborazione
KCO
delle equazioni di predizione. Allo stato attuale 125
è possibile fare riferimento ai dati proposti
dall’ERS nel 1993 15 e ripresi dall’ATS nel 1995 16,
50 100
anche se molto utilizzati sono i valori proposti 100 80 60 40
da Crapo già nel 1981  17. Per maggiori dettagli Volume alveolare (Va/VaTLC%)
sull’argomento si può fare riferimento allo spe-
cifico capitolo sui valori teorici di questo ma-
Figura 14.4. Effetti non proporzionali sulla Dlco delle ri-
nuale.
duzioni di volume alveolare per effetto del compenso
5. Criteri di interpretazione: si consiglia di indicare determinato dall’incremento “compensatorio” del Kco (da
nei layout dei report esclusivamente 3 parame- Hughes et al. 2012 18, mod.).
tri: DlCO, DlCO corretta per i livelli di Hb e KCO.
Come precedentemente riportato, il parametro
DlCO/Va non aggiunge informazioni utili nella è maggiore, se si tratta invece di perdita di unità
valutazione dello stato degli scambi gassosi in alveolari, come ad esempio nei postumi di una re-
relazione alla non linearità del rapporto tra le sezione polmonare, il compenso sarà minore (Figu-
due componenti. Per quanto riguarda la quan- ra 14.5b). Variabili saranno quindi le ripercussioni
tizzazione della compromissione funzionale si sul valore misurato della DlCO: maggiori per perdita
fa riferimento al valore della DlCO secondo i li- di unità alveolari, minori per ridotta espansione
velli indicati da Cerveri et al. 8 (vedi Tabella 4.III polmonare (Figura 14.5a) 18-20.
del Capitolo 4). Da un punto di vista clinico una riduzione di vo-
lume polmonare secondaria a patologia di parete
Determinanti della DlCO (cifoscoliosi) avrà, a parità di volume polmonare
perso, minori ripercussioni sul valore della DlCO ri-
Effetti delle variazioni di volume polmonare spetto a una exeresi polmonare.
La riduzione del volume polmonare determina La spiegazione di tale fenomeno è possibile trovarla
una riduzione non proporzionale della DlCO a cau- in quanto proposto da Roughton e Forster 21 quan-
sa di un incremento relativo del KCO, in sostanza, do, nel 1957, per primi distinsero nella diffusione
in condizioni di riduzione di volume alveolare alveolo capillare due componenti fondamentali:
(Va) aumenta l’efficienza dell’uptake alveolare del la diffusione di membrana (Dm) e la componente
CO (espressa dal KCO) per cui, per una riduzione capillare (Vc), proponendo la relativa formula di
di volume polmonare del 50%, la DlCO si riduce base, e normalizzata per il Va.
mediamente del 20%, proprio in relazione ad un
incremento compensatorio di circa il 50% del KCO Equazione di Roughton e Forster:
(Figura 14.4) 6.
1 1 1
Bisogna precisare che tali compensi non sono di = +
entità costante nelle diverse condizioni cliniche, Dl Dm θ • Vc
ma dipendono dalla causa della riduzione volume-
trica: se la causa è una ridotta espansione polmo- Equazione di Roughton e Forster normalizzata per
nare, il compenso in termini di incremento del KCO il Va:
La diffusione alveolo capillare: dlco
133

efficienza del transfer del CO in unità alveolari con


Volume alveolare (Va/VaTLC%) flusso ematico aumentato rispetto alla ventilazione.
100 80 60 40 La conseguenza è l’incremento del valore del KCO che
100
compensa, anche se in misura variabile nelle diverse
condizioni di riduzione di volume sopracitate (ridot-
DlCO come % DlCO a TCL

rido
tta e
spa
nsio
ne ta espansione o perdita di unità alveolari) la perdita
pe
rd
di volume, realizzandosi in qualche modo un effetto
ita
75 di
un
“protettivo” sugli scambi gassosi in tutte le condizio-
ità 50% di
perdita ni patologiche di perdita di volume polmonare.
di volume

Effetti dello sforzo fisico


A Durante esercizio fisico la DlCO aumenta  22, anche
50 per valori di Va costanti, in relazione a un aumento
200 della portata cardiaca polmonare per i noti feno-
meni di reclutamento e distensione che interessa-
KCO come % KCO a TLC

175
no il circolo polmonare con associato moderato
incremento della pressione arteriosa polmonare: in
tale condizione aumenta sia la diffusione di mem-
150 brana, per l’aumento della superficie disponibile
ne 50% di
sio perdita
an
ae
sp di volume per lo scambio, che il volume capillare.
ott
125 rid Altri fattori:
di unit
à a. Livelli di emoglobina: evidentemente influen-
B perdita
zano il transfer del CO, come si desume anche
100
100 80 60 40 dalla equazione di Roughton e Forster, per cui
nel calcolo della DlCO si impone la correzione in
Volume alveolare (Va/VaTLC%) base ai livelli di Hb tenendo conto che, rispetto
al valore di riferimento di 14,6 g/dl, 1 g/dl di ri-
Figura 14.5. A) effetti variabili sulla Dlco delle riduzioni duzione dell’Hb porta una riduzione della DlCO
di volume alveolare in relazione alle cause determinanti: del 4%, mentre un analogo incremento porta
riduzioni maggiori per perdita di unità alveolari e minori un aumento del valore della DlCO del 2%.
per ridotta espansione polmonare, variabilità determinata b. Livelli di CO nel sangue: in termini quantitativi la
(parte B) da un maggiore o minore compenso causato dal
presenza di livelli di COHb del 10% determina
diverso incremento relativo del Kco nelle due condizioni
cliniche (da Hughes et al. 2012 18, mod.). una analoga riduzione del valore della DlCO.
c. Ossigenoterapia: valori di pressione alveolare di O2
(PaO2) elevati, attraverso un meccanismo compe-
Va/DlCO = 1/KCO = Va/DmCO + Va/ θblCO • Vc titivo, riducono il transfer del CO: si ritiene suffi-
ciente una sospensione della erogazione di O2 da
dove per Dl si intende la DlCO, per Dm si intende la almeno 10 min prima della esecuzione del test.
capacità di diffusione di membrana, per Vc il volu- d. Posizione supina: tale decubito si associa ad
me capillare, per θ la reazione del CO con il sangue aumento della DlCO, anche se le misurazioni
(corretta per la concentrazione emoglobinica). vengono normalmente effettuate in posizione
Analizzando alla luce dell’equazione gli effetti delle seduta eretta.
variazioni del volume sulla DlCO bisogna tener conto
che, in caso di riduzione di volume, il rapporto tra Interpretazione e valore clinico della misura
Dm e Va rimane relativamente costante e, poiché il della DlCO
valore di Vc, legato alla portata cardiaca è sostan- Come detto in premessa lo studio degli scambi gas-
zialmente conservato, si determina un aumento di sosi attraverso la misura della DlCO fornisce informa-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
134

zioni in numerose condizioni patologiche polmona- zione del Va. Nella stessa tabella sono schematiz-
ri ed extrapolmonari, inoltre, poiché il valore nume- zati i meccanismi attraverso i quali tali variazioni
rico della DlCO è il risultato del prodotto tra KCO x Va di realizzano:
è possibile valutare, nelle varie condizioni cliniche, il 1. Riduzione del KCO associata a normalità del Va:
diverso comportamento delle due componenti. In nella ipertensione polmonare idiopatica e nelle
altri termini, si possono incrociare di volta in volta vasculiti polmonari il meccanismo preminen-
situazioni di riduzione o aumento del KCO con situa- te è quello della distruzione del microcircolo,
zioni di riduzione o normalità del Va. mentre nella sindrome epatopolmonare e nel-
Come suggerito da Hughes  18 (Tabella 14.I) si pos- le malformazioni artero venose si determina
sono schematizzare 4 possibili combinazioni fun- una riduzione del KCO attraverso dilatazione e
zionali nelle quali una riduzione o un aumento del rimodellamento del microcircolo, il tutto senza
KCO si associano a condizioni di normalità o ridu- significative variazioni del Va.

Tabella 14.I. Meccanismi fisiopatologici e condizioni cliniche associate ad anomalie del KCO e del Va (da
Hughes et al. 2012 18, mod. ).
KCO ridotto KCO aumentato
Meccanismi fisiopatologici Condizioni cliniche Meccanismi fisiopatologici Condizioni cliniche
Con normale o quasi normale Va
Distruzione del microcircolo Ipertensione polmonare Incremento/ridistribuzione Shunt intracardiaci sx-dx
idiopatica del flusso ematico
polmonare
Vasculiti polmonari Asma
Rimodellamento e Sindrome epatopolmonare
dilatazione del microcircolo
Malformazioni
arterovenose polmonari
(MAV)
Con ridotto Va
Distruzione alveolare Enfisema con ridotto Incompleta espansione Debolezza dei muscoli
volume alveolare polmonare inspiratori
accessibile
Restrizione di parete
(cifoscoliosi)
Poca cooperazione o
comprensione
Distruzione alveolare Malattia interstiziale Incremento del flusso Exeresi polmonare
diffusa del polmone con ematico polmonare
fibrosi
Distruzione del microcircolo Bronchiolite obliterante Dilatazione/congestione Obesità
del microcircolo
Distruzione del microcircolo Grave scompenso Emorragia endoalveolare Malattia di anticorpi
cardiacocronico anti membrana basale
glomerulare, LES
La diffusione alveolo capillare: dlco
135

2. Aumento del KCO associato a normalità del Va: si c. Da perdita diffusa di unità alveolari (malattie
osserva negli shunt intra cardiaco sinistro- destro polmonari diffuse/fibrosi): la DlCO è significati-
con sindrome da iperafflusso e, talvolta, nell’a- vamente ridotta poiché alla riduzione del Va si
sma bronchiale attraverso una ridistribuzione/ associa anche la riduzione del KCO.
incremento del flusso ematico polmonare. Forme ostruttive:
3. Riduzione del KCO associata a riduzione del Va: a. Con alterato mixing ma con funzione alveolare
nell’enfisema per distruzione alveolare e ridu- conservata (asma bronchiale): si registrano scar-
zione della “Va accessibile”, nelle malattie pol- se ripercussioni sulla DlCO 23.
monari interstiziali diffuse con fibrosi anch’esse b. Con alterato mixing alveolare e perdita localizza-
caratterizzate da distruzione alveolare e micro- ta di unità alveolari (bronchiectasie): la DlCO è ai
vascolare, ed ancora, nella bronchiolite oblite- limiti della norma.
rante e nelle fasi avanzate di scompenso car- c. Con alterato mixing associato a perdita e par-
diaco attraverso un meccanismo prevalente di ziale disorganizzazione alveolare (bronchiolite
distruzione microvascolare. obliterante): la DlCO è moderatamente ridotta.
4. Aumento del KCO associato a riduzione del Va: nel- d. Con alterato mixing e diffusa disorganizzazione
le condizioni di riduzione della forza dei muscoli alveolare (BPCO ed enfisema): si osserva una
respiratori e di deficit restrittivi di parete, come riduzione significativa della DlCO ben correlata
nella cifoscoliosi e nelle malattie neuromusco- alla estensione radiologica dell’enfisema 24 25.
lari, per incompleta espansione delle unità alve- In particolare, nella valutazione funzionale della
olari; in tali condizioni, come precedentemente BPCO lo studio della DlCO ha dimostrato di poter
riportato si associa un significativo incremen- assumere un rilievo significativo per diversi motivi:
to del KCO che compensa in termini assoluti la 1. Nella valutazione prognostica fornisce im-
possibile riduzione della DlCO. In caso di exeresi portanti informazioni aggiuntive rispetto alla
polmonare si ha una riduzione del Va in questo valutazione spirometrica basale: l’entità della
caso con perdita di unità alveolari e con un più riduzione della DlCO correla fortemente con la
modesto compenso da incremento del KCO per sopravvivenza dei pazienti 26.
incremento del flusso ematico nelle unità anco- 2. Nella fenotipizzazione della malattia la DlCO, as-
ra funzionanti. Anche nei soggetti obesi a fronte sieme agli altri dati clinico funzionali, consente
di una riduzione del Va si associa un incremento di caratterizzare i pazienti con possibili impor-
del KCO per congestione/dilatazione del micro- tanti implicazioni terapeutiche 27.
circolo polmonare, mentre nel Lupus un parziale 3. La riduzione della DlCO (correlata con l’estensio-
compenso si può avere per la presenza di micro- ne radiologica dell’enfisema) è uno dei più po-
emorragie alveolari, quest’ultima una delle rare tenti predittori di maggiore declino funzionale
condizioni di aumento della DlCO a riposo. nella BPCO, consentendo la identificazione dei
Facendo riferimento con maggiore dettaglio alle alte- pazienti (“rapid decliners”) candidati ad avere
razioni della DlCO nelle affezioni respiratorie di mag- una maggiore perdita di funzione nel tempo 28.
giore frequenza, tutte generalmente accomunate, È pertanto evidente come nella BPCO una va-
anche se con meccanismi diversi, da riduzione della lutazione funzionale respiratoria completa che,
ventilazione alveolare, è utile ricordare che nelle: oltre alla misura della spirometria semplice pre-
Forme restrittive: veda anche lo studio dei volumi polmonari e de-
a. Da incompleta espansione alveolare (debolezza gli scambi gassosi, non possa essere considerata
dei muscoli inspiratori, patologia toracica e pleu- genericamente “utile ma non necessaria” nella
rica): la DlCO è spesso solo lievemente ridotta. gestione del paziente  29, ma è auspicabile che la
b. Da perdita circoscritta di unità alveolari (exeresi misura della DlCO faccia sempre più parte inte-
polmonari, patologie infiltrative o distruttive): la grante dell’iter diagnostico di questa condizione
DlCO è più significativamente ridotta. clinica 30.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
136

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137

15 Il circolo polmonare
Davide Elia, Sergio Harari
Ospedale San Giuseppe, MultiMedica, Milano

Il circolo polmonare è un sistema ad alta portata i vasi extra-alveolari e i vasi angolari. I primi, sia di
e a bassa pressione che consente lo scambio gas- tipo arterioso che venoso, sono circondati da una
soso impedendo la fuoriuscita dei fluidi dai vasi guaina di tessuto connettivo che risulta isolato dal
polmonari nello spazio interstiziale e permettendo parenchima polmonare e circondato da inserzio-
al ventricolo destro di lavorare con un basso costo ni di setti alveolari. Tale rivestimento è di crucia-
energetico. Tuttavia, a causa della bassa pressione, le importanza, poiché in tal modo i vasi risultano
il circolo polmonare è molto sensibile alle variazio- sottoposti ad una pressione subatmosferica che
ni meccaniche. Inoltre, il ventricolo destro, che è diviene maggiormente negativa durante l’inspira-
responsabile della generazione del flusso, possiede zione. Questo significa che, mentre i capillari settali
pareti molto sottili ed è pertanto poco idoneo a vengono compressi e svuotati del sangue durante
sostenere rapidi cambiamenti del carico 1. l’atto inspiratorio a causa del gradiente pressorio
La circolazione sanguigna nel polmone è più com- positivo, i vasi extra alveolari vengono meccani-
plessa rispetto a quella degli altri organi, poiché i camente dilatati in fase inspiratoria e compressi in
vasi che la costituiscono si trovano all’interno di un fase espiratoria, consentendo ciclicamente l’accu-
organo che modifica ciclicamente le sue dimen- mulo di sostanziali volumi di sangue al di fuori delle
sioni. Le variazioni di pressione transmurale che si pareti alveolari. I vasi angolari, invece, si presentano
verificano nel polmone richiedono rapidi adatta- come grandi capillari privi di tonaca muscolare e di
menti della configurazione alveolare e capillare e tonaca avventizia. Si trovano all’interno del paren-
ciò determina la presenza di importanti differenze chima alveolare e non sono circondati da guaine di
tra i vasi della circolazione sistemica e quelli della rivestimento. Per la loro localizzazione anatomica
circolazione polmonare. La prima importante dif- all’angolo degli alveoli, sono protetti dall’alta pres-
ferenza è che, a parità di calibro, la tonaca media sione aerea alveolare, e quindi restano aperti anche
muscolare è più sottile nei vasi polmonari, riflet- quando tale pressione provoca la chiusura della
tendo in tal modo la necessità di contrastare una maggior parte dei capillari settali alveolari 2 3.
minore pressione a questo livello. Una seconda,
importante differenza è che le arteriole e le venule Distribuzione della perfusione
presenti nella circolazione sistemica non esistono L’importanza delle caratteristiche di questi vasi
a livello polmonare. Questo è un dato di notevole può essere meglio apprezzata alla luce delle varia-
importanza, poiché tali vasi sono la sede in cui si zioni di pressione e degli effetti della gravità, riassu-
riscontra la maggior resistenza al flusso, e la loro mibili ricordando le tre zone polmonari descritte
assenza porta ad una migliore trasmissione della da West. Tali zone seguono fisiologicamente un
pressione arteriolare polmonare ai capillari alveo- gradiente discendente, dalle regioni apicali a quelle
lari oltre che ad un maggior flusso pulsatile. A li- basali, che presentano differenze pressorie arterio-
vello polmonare esistono due peculiari tipi di vaso: sa e venosa per effetto della forza di gravità, andan-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
138

do così a modificare il rapporto ventilo/perfusivo sico, portando ad un rapido incremento del tono
nelle diverse aree polmonari. La zona 1, in cui la vascolare. La vasocostrizione ipossica polmonare
pressione aerea risulta maggiore sia di quella arte- è stata per la prima volta descritta, nel 1946, da
riosa che di quella venosa, la zona 2, in cui la pres- von Euler e Liljestrand  6 che formularono un’ipo-
sione arteriosa è maggiore di quella aerea, che a sua tesi ancora oggi ritenuta valida, secondo la quale
volta è maggiore di quella venosa, e la zona 3, in cui nel parenchima polmonare la pO2 è determinata
sia la pressione arteriosa che quella venosa sono dal rapporto tra l’ossigeno trasportato al polmone
maggiori della pressione aerea. Studi sperimenta- grazie alla ventilazione alveolare e quello sottratto
li sono stati condotti su polmoni vascolarizzati di tramite il flusso sanguigno (pO2 = Va/Q). Ciò risul-
topi e conigli riproducendo ciascuna delle condi- ta essere esattamente il contrario di ciò che acca-
zioni sopra elencate. Tali studi hanno consentito de nei tessuti periferici, in cui la pO2 è determinata
di evincere che la circolazione a livello della zona dal rapporto tra il flusso di ossigeno trasportato al
1 è confinata soprattutto agli angoli degli alveoli, tessuto tramite il torrente ematico (Q) e l’ossigeno
mentre la maggior parte dei capillari settali sembra consumato (pO2*Q/ O2). Questo spiegherebbe il
collassata. I vasi angolari aperti, che come abbiamo motivo per cui, nei tessuti periferici, l’ipossia con-
detto in precedenza, per la loro localizzazione sono duca a vasodilatazione riflessa al contrario di quan-
protetti dalla pressione aerea intralveolare, sono to non si verifichi nel polmone, in cui lo stimolo
pertanto generalmente più larghi e distensibili dei ipossico porta a ridurre il flusso ematico per evitare
comuni capillari dal momento che sono deputati la sottrazione di ossigeno.
ad accogliere un volume ad alto flusso determinato La risposta pressoria polmonare all’ipossiemia è
dalla chiusura dell’ampia rete di capillari settali 4 5. presente in tutti i mammiferi e negli uccelli, pur
Da un punto di vista funzionale, i capillari ango- con considerevoli variazioni interindividuali e tra le
lari della zona 2 sono analoghi a quelli della zona specie, e può essere innescata dall’acidosi, da una
1 e tendono anatomicamente ad agglomerarsi a riduzione nella pO2 venosa mista, dalla ripetuta
formare dei gomitoli vascolari con lume fessurato esposizione all’ipossiemia (come dimostrato in al-
(corner pleats). cuni modelli sperimentali), dall’ipossia perinatale,
Nella zona 3, invece, la pressione di ritorno elasti- da una minore attività dell’ossido nitrico, dalla ri-
co delle vene eccede la capacità di compressione duzione delle dimensioni dei segmenti polmonari,
della tensione di superficie, in questa zona piutto- dall’inibizione della cicloossigenasi e dall’assun-
sto bassa. Così, quando la pressione venosa supera zione di alcuni farmaci. Il riflesso è invece inibito
quella esercitata dal flusso aereo, i capillari settali dall’alcalosi, dall’ipercapnia, da un incremento del-
possono facilmente dilatarsi e accogliere il flusso la vascolarizzazione polmonare o della pressio-
sanguigno e i vasi angolari descritti in preceden- ne alveolare, da prostaglandine vasodilatatorie e
za non sono più riconoscibili come uniche entità ossido nitrico, dall’attivazione del complemento
perfuse. In tal modo, l’intera superficie alveolare si e dall’assunzione di calcio antagonisti, beta2-sti-
rende disponibile agli scambi gassosi alveolari. molanti e, paradossalmente dalla stimolazione
ipossica di chemorecettori periferici. La risposta
Vasocostrizione ipossica pressoria all’ipossia è bifasica, con un progressivo
Abbiamo visto come la circolazione polmonare incremento in occasione del calo della pO2 fino a
risenta di una regolazione passiva, conseguente circa 35-40 mmHg, seguita poi da un decremento
alle variazioni di volume polmonare e alla forza (vasodilatazione ipossica) in caso di ulteriore ridu-
di gravità. Tuttavia esiste un meccanismo attivo zione della pO2. L’aumento della pressione ventri-
intrapolmonare di controllo del flusso ematico in colare destra indotto dall’ipossia è principalmente
grado, in una certa misura, di correggere la distri- causato da una vasocostrizione delle piccole ar-
buzione del flusso gravità-dipendente. Tale riflesso, teriole precapillari, tuttavia anche le piccole vene
chiamato vasocostrizione ipossica polmonare, è polmonari si vasocostringono in risposta all’ipos-
caratteristicamente innescato dallo stimolo ipos- siemia per quanto il loro contributo alle variazioni
Il circolo polmonare
139

della pressione ventricolare destra risulti essere nel pressione venosa centrale, atriale destra, dell’arte-
complesso modesto (20-30%). ria polmonare e della pressione di incuneamento
I meccanismi biochimici alla base della vasocostrizio- dell’arteria polmonare (pulmonary capillary wedge
ne ipossica polmonare rimangono non del tutto chia- pressure), inoltre permette di stimare indiretta-
ri, tuttavia, al momento si pensa che una riduzione mente la portata e l’indice cardiaco, le resistenze
della pO2 possa avere un effetto inibente sui canali del vascolari e di raccogliere campioni di sangue veno-
potassio voltaggio-dipendenti delle cellule muscolari so misto per analizzare le pressioni parziali dei gas.
lisce, provocando una conseguente depolarizzazione Nel 1929 Werner Frossman attraverso un’incisione
di membrana, l’ingresso di calcio nella cellula e l’ac- nella sua vena anticubitale si inserì un catetere ad
corciamento delle fibre muscolari 7. Tale meccanismo un solo lume nel suo sistema venoso guidandolo
è stato finora osservato solo in cellule di muscolo li- per via fluoroscopica fino all’atrio destro. Nei pri-
scio di arterie polmonari isolate di pazienti affetti da mi anni 40 André Cournand, in collaborazione con
ipertensione polmonare idiopatica, tuttavia è stato Dickinson Richards sfruttò la stessa tecnica per
ipotizzato un meccanismo analogo anche in altre pa- eseguire multiple misurazioni emodinamiche car-
tologie polmonari, in grado di innescare la reattività diache  9. Per le loro scoperte Frossman, Cournand
polmonare vascolare e il rimodellamento dei vasi. e Richards furono insigniti nel 1956 del premio No-
È stato anche dimostrato come il tono vascolare bel per la Medicina.
polmonare sia modulato da una serie di deriva- Il catetere arterioso polmonare con palloncino,
ti endotelinici e mediatori solubili tra cui l’ossido invece, è stato per la prima volta utilizzato nel
nitrico, le prostacicline e il fattore iperpolarizzante 1953 dai fisiologi americani Lategola e Rahn per
derivato dall’endotelio. I vasi polmonari sono ric- esperimenti sulla misura dei valori pressori, per la
camente innervati dal sistema nervoso autonomo, raccolta di campioni di sangue e per l’occlusione
che comprende vie adrenergiche, colinergiche e vascolare a scopo sperimentale nei cani 10. Dal mo-
non adrenergiche/non colinergiche (NANC) 8. Tut- mento che il loro palloncino ricopriva l’estremità
tavia il ruolo del sistema nervoso autonomo nel distale della punta, essi furono in grado di misu-
regolare il controllo del tono vascolare polmonare rare indirettamente le pressioni prossimali dei vasi
risulta minore rispetto a quello esercitato sul circo- occlusi. Nel 1964 Ronald Bradley descrisse, per la
lo sistemico. Tale innervazione è infatti prevalente- prima volta, l’utilizzo del catetere arterioso nell’uo-
mente prossimale, cosa che suggerisce un maggior mo, utilizzando un catetere a due vie (prossimale e
effetto sulla modulazione della compliance polmo- distale) estremamente sottile (0,63 mm di diame-
nare rispetto a quello esercitato sul tono vascolare. tro) e privo di palloncino all’estremità. Tramite l’in-
Alterazioni della funzionalità del circolo polmona- troduzione di tale strumento riuscì a determinare
re possono essere riscontrate in quasi tutte le pa- la pressione arteriosa polmonare e a ricavare onde
tologie cardiache e polmonari. Questo può essere graficamente corrispondenti e, quindi, misurabi-
ricondotto al fatto che la circolazione polmonare li 11. Al 1968 risale invece la misurazione nell’uomo
è difficile da valutare, perchè gli strumenti a di- della gittata cardiaca attraverso il metodo della ter-
sposizione per misurare direttamente la pressio- modiluizione per mezzo di un catetere dotato di
ne polmonare sono invasivi e le misurazioni sono un termistore all’estremità 12.
ottenute a paziente supino e a riposo e pertanto Il limite del catetere di Bradley era rappresentato
potrebbero non rispecchiare fedelmente quello dalla mancanza di un palloncino all’estremità, con
che succede sotto sforzo o nelle attività della vita conseguenti difficoltà di posizionamento. La tecni-
quotidiana col paziente in ortostatismo. ca rimase pertanto clinicamente inutilizzata fino
agli anni ’70, quando Harold Swan e William Ganz
Il cateterismo cardiaco destro svilupparono l’attuale catetere arterioso a pallonci-
Il gold standard per la valutazione del circolo pol- no, prendendo spunto dalla navigazione a vela. Si
monare è rappresentato dal cateterismo cardiaco basarono infatti sul fatto che le barche dotate di
destro, che permette di fornire misurazioni della uno spinnaker riuscissero a compiere degli abbrivi
Manuale di fisiopatologia respiratoria
140

più facilmente rispetto a quelle dotate di una vela zando saponi e gel a base di alcool, guanti sterili,
convenzionale, pertanto il palloncino all’estremità mascherine chirurgiche, cuffie e un ampio telo ste-
del catetere gonfiato può svolgere la funzione di rile che copra il paziente lasciando libera solo l’area
uno spinnaker consentendo di guidare meglio il dove si deciderà di operare. Prima dell’inserimento
catetere. Dal momento che Swan intendeva deter- della guida è necessario eseguire un’anestesia loca-
minare la pressione atriale sinistra egli progettò il le (lidocaina al 1 o 2%), estesa anche alle strutture
catetere in maniera tale che le misurazioni potes- superficiali e profonde del sito di puntura e al pri-
sero essere effettuate distalmente rispetto al pal- mo tratto dell’ago. La somministrazione di benzo-
loncino 13. diazepine a breve durata di azione (es. midazolam),
Il materiale necessario per l’esecuzione del catete- può facilitare la procedura in pazienti ansiosi 14 15.
rismo cardiaco destro è elencato nella Tabella 15.I. I siti di inserzione più utilizzati nella pratica clinica
L’inserimento del catetere può avvenire a livello sono la vena giugulare interna di destra e la vena fe-
della vena succlavia, della giugulare interna, della morale di destra. La prima ha come punto di repere
vena femorale o delle vene antecubitali (basilica superficiale i margini del muscolo sternocleidoma-
o brachiale). L’utilizzo di un ecografo può essere stoideo, che possono essere resi più evidenti trami-
d’aiuto nel decidere quale sia la via d’accesso otti- te il sollevamento della testa dal lettino o tramite la
male, consentendo al medico operatore di valutare sua rotazione controlaterale. La palpazione dei due
le dimensioni, la configurazione e la posizione dei capi del muscolo (sternale e clavicolare) permet-
vasi sanguigni. La guida fluoroscopica è altamente te di delineare un triangolo al di sopra della metà
consigliata nel caso si decidesse di utilizzare la vena della clavicola. Il capo medio-sternale è più facil-
femorale o la brachiale. La procedura viene soli- mente palpabile di quello clavicolare. Normalmen-
tamente eseguita in sala angiografica, dove sono te, la vena decorre profondamente al muscolo ed
a disposizione un amplificatore di brillanza ed un emerge lungo il bordo mediale del capo clavicolare.
monitor per il costante controllo dei parametri La vena femorale, invece, può essere facilmente in-
vitali del paziente, che decombe supino sul tavolo dividuata prendendo come repere l’arteria femora-
operatorio in maniera tale da consentire al medico le, decorrendo circa 2 cm medialmente rispetto a
di osservare e rilevare i punti di repere anatomici quest’ultima 16.
del vaso che deciderà di incannulare. È importante Una volta individuata la vena che si intende incan-
procedere alla preparazione di un ampio campo
nulare, è necessario posizionare un introduttore,
operatorio asettico, allo scopo di ridurre al minimo
cioè un largo catetere venoso che consente l’intro-
le complicanze infettive. Ciò si può ottenere utiliz-
duzione del catetere arterioso centrale. La tecnica
utilizzata è in genere quella di Seldinger modifica-
ta, che consiste nell’incannulare la vena con l’ago
Tabella 15.I. Materiale necessario per il cateterismo dell’introduttore, verificando la posizione tramite
cardiaco destro. l’aspirazione di sangue venoso (in caso di dubbio
Disinfettante per la cute (Cloredixina 2%) è utile verificarne le caratteristiche tramite l’emo-
Guanti sterili, camici, mascherine e cufffiette gasanalisi). Una volta rimossa la siringa si inserisce
Garze e telo sterili una guida con l’estremità uncinata attraverso l’ago
senza forzarne la progressione e visualizzandone
5 cc di Lidocaina al 2%
la giusta posizione per mezzo del fluoroscopio. A
Ago da 25 Ga. questo punto si può rimuovere l’ago facendo at-
Introduttore con ago da 18 Ga. di lunghezza di 6 cm tenzione a non provocare la fuoriuscita della gui-
con foro largo da e, per mezzo di un bisturi, si esegue una piccola
Una guida con estremità a forma di J incisione laterale alla guida stessa, per facilitare
l’avanzamento dell’introduttore, accompagnato a
Catetere di Swan Ganz
delicati movimenti di avvitamento. Una volta che
Trasduttore l’introduttore è stabile e ben inserito si può rimuo-
Il circolo polmonare
141

vere la guida e ricontrollare la posizione endoveno- distalmente mentre, al contrario, se la traccia non
sa tramite aspirazione di un campione di sangue. si riesce ad ottenere o si ottiene dopo qualche se-
Si può quindi procedere all’inserimento del catetere condo di attesa, significa che il catetere si trova in
di Swan Ganz, orientato in maniera tale che la sua posizione troppo prossimale e si corre il rischio di
curva sia in grado di passare attraverso le came- farlo scivolare nel ventricolo destro 19.
re cardiache. Il percorso del catetere verso l’arteria Ogni misurazione pressoria è accompagnata da
polmonare può essere sempre monitorato in fluo- una curva che si rende visibile sul monitor del tra-
roscopia  17. La pressione nelle diverse regioni verrà sduttore di pressione. È quindi necessario imparare
costantemente rilevata da un trasduttore. Il pallon- a distinguere le diverse forme, determinate dalle
cino all’estremità del catetere può essere gonfiato variazioni di pressione, per poterne apprezzare ra-
una volta che la pressione trasdotta ci indicherà che pidamente le variazioni fisiologiche e patologiche.
la punta del catetere si trova in atrio destro. General- In assenza di insufficienza tricuspidale, la forma
mente tale manovra incontra scarsa resistenza, per- dell’onda pressoria in atrio destro riflette sia il ri-
tanto un’eccessiva difficoltà alla progressione del ca- torno venoso all’atrio destro durante la sistole
tetere può essere indice di malposizionamento della ventricolare che la pressione ventricolare destra di
punta del device. Al contrario, una ridotta resistenza telediastole (Figura 15.1a). Esistono, infatti, 3 com-
può indicare la rottura del palloncino. In tal caso il ponenti positive e due deflessioni negative in que-
catetere deve essere rimosso per verificarne l’inte- sta curva: l’onda A riflette la contrazione muscolare
grità. Il palloncino deve essere sgonfiato nel caso si durante la sistole atriale, l’onda X, invece, la caduta
intenda rimuoverlo, al fine di minimizzare il rischio pressoria in atrio che consegue a questo evento;
di danni miocardici o valvolari. l’onda T riflette la chiusura della tricuspide, mentre
Una volta collegato il catetere con il trasduttore di l’onda Y è dovuta alla caduta della pressione atriale
pressione è importante procedere alla taratura del- conseguente alla apertura della valvola tricuspide e
lo strumento per ricavare misurazioni accurate. Per il riempimento passivo del ventricolo destro.
ottenere il valore zero di riferimento occorre con- I valori pressori dell’atrio destro, in condizioni nor-
sentire al sistema di equilibrarsi con l’aria ambien- mali, oscillano tra 0 e 7 mmHg. Un loro aumento si
te, in modo tale che sia la pressione atmosferica a può riscontrare nell’ipertensione polmonare, nella
risultare il riferimento iniziale (valore pressorio 0). stenosi della valvola polmonare, nello shunt cardia-
Successivamente, si posiziona il catetere o il tra-
sduttore in uno specifico punto in modo da nega-
tivizzare gli effetti del peso del tubo e della colonna
di fluido. Questo punto si trova convenzionalmen-
te a livello dell’inserzione tra il piano frontale che
passa a metà tra la superficie anteriore e posteriore
del torace e il piano trasverso che si trova a livello
della articolazione tra il quarto spazio intercostale
ed il margine sternale 18.
La posizione del catetere all’interno dell’arteria
polmonare può essere verificata nel momento in
cui, sullo schermo del trasduttore di pressione,
compare una traccia piatta compatibile con la
pressione di incuneamento. In condizioni norma-
li, tale pressione si raggiunge dopo aver gonfiato il
palloncino all’estremità del catetere per il 75-100%
(circa 1,5 ml). Se dovesse comparire più precoce-
mente, cioè dopo aver introdotto 1 ml di liquido Figura 15.1. Onda pressoria dell’atrio destro (A) e del
ventricolo destro (B).
è verosimile che il catetere sia posizionato troppo
Manuale di fisiopatologia respiratoria
142

co sinistro-destro, nelle valvulopatie tricuspidali,


nel tamponamento cardiaco, nella patologia peri-
cardica costrittiva, nelle cardiomiopatie restrittive,
nel sovraccarico di volume e in caso di alterazione
della funzione contrattile del ventricolo destro.
Nella curva pressoria del ventricolo destro, la sisto-
le ventricolare è rappresentata da una rapida salita
seguita da un’altrettanto rapida discesa, mentre la
diastole ventricolare è rappresentata da una asce-
sa più graduale, che riflette la fase di riempimento Figura 15.2. Onda pressoria dell’arteria polmonare.
ventricolare precoce seguita dalla sistole atriale (Fi-
gura 15.1B). La fase di telediastole si verifica subito
dopo l’onda A descritta in precedenza. La forma ne di incuneamento polmonare capillare o pres-
dell’onda pressoria del ventricolo destro rappre- sione di chiusura dell’arteria polmonare. Valori di
senta due pressioni: la pressione di picco ventrico- normalità sono compresi tra i 6 e i 15 mmHg. La
lare destro e la pressione telediastolica ventricolare pressione di incuneamento, in genere, consente
destra. I valori della pressione di picco oscillano, di stimare la pressione ventricolare sinistra di tele-
in condizioni normali, fra i 15 e 25 mmHg, mentre diastole (cioè il precarico ventricolare sinistro) se
quelli della pressione di telediastole sono normal- non si ha alcuna ostruzione al flusso tra l’atrio e il
mente compresi fra i 3 e i 12 mmHg. Incrementi di ventricolo sinistro ma non permette la misurazio-
tali valori possono essere indicativi di ipertensione ne diretta del volume ventricolare telediastolico
polmonare, stenosi valvolare polmonare o embolia sinistro, della pressione idrostatica capillare o del-
polmonare. la pressione transmurale. Incrementi di tale valore
I principali componenti della traccia della pressio- pressorio possono essere riscontrati in caso vi sia
ne polmonare arteriosa sono costituiti dalla pres- un incremento della resistenza al riempimento
sione sistolica e dalla pressione diastolica. L’incisura del ventricolo sinistro da qualsiasi causa, come ad
che si identifica nella curva indica la chiusura della esempio in caso di stenosi mitralica, disfunzione
valvola polmonare. La forma di tale traccia è molto ventricolare sinistra, disfunzione diastolica ven-
simile a quella della curva della pressione arteriosa tricolare sinistra primaria, sovraccarico di volume
sistemica, ad eccezione del fatto che i suoi valori ventricolare sinistro o ischemia miocardica.
sono molto più bassi. I normali valori di pressio- Oltre alle misurazioni pressorie, il cateterismo car-
ne polmonare sistolica sono compresi tra i 15 e i diaco destro permette di ottenere una stima della
25 mmHg, mentre per quanto riguarda la pressio- portata cardiaca attraverso il metodo dell’indica-
ne diastolica, è normalmente compresa tra gli 8 e i tore di termodiluizione o tramite il metodo di Fick.
15 mmHg (Figura 15.2). Il primo metodo si basa sull’assunto che, se una so-
Come già sottolineato in precedenza, la pressione stanza indice viene aggiunta al torrente ematico, la
di incuneamento dell’arteria polmonare può esse- misurazione del flusso sarà inversamente propor-
re ottenuta gonfiando il palloncino posto all’estre- zionale alla concentrazione media dell’indicatore
mità distale del catetere, ostacolando in tal modo a valle. Nel caso della termodiluizione, l’indicato-
il flusso di sangue attraverso un ramo dell’arteria re è costituito da 10 ml di soluzione salina fredda,
polmonare e creando così una colonna statica di iniettata in bolo attraverso l’accesso prossimale
sangue tra la punta del catetere e l’atrio sinistro. del catetere arterioso. Qui si mescola al sangue
Quando le pressioni ad entrambi i capi della co- contenuto nel ventricolo destro, abbassandone
lonna si equilibrano, la pressione al capo distale del proporzionalmente la temperatura. Il termistore
catetere risulta essere uguale a quella presente in posizionato all’estremità distale del catetere è in
atrio sinistro. Tale valore rappresenta la pressione grado di registrare la variazione della temperatura
di incuneamento, conosciuta anche come pressio- del torrente ematico nel tempo e di consentire la
Il circolo polmonare
143

visualizzazione della stessa tramite una curva tem- dizioni normali, è pari a 3 volte la saturazione di
peratura/tempo, la cui area sotto la curva (AUC) ossigeno nel sangue dalla vena cava superiore som-
è inversamente proporzionale al flusso in arteria mata alla saturazione di ossigeno dalla vena cava
polmonare. In assenza di shunt intracardiaci, tale inferiore diviso 4.
flusso dovrebbe corrispondere alla portata cardia- Nonostante il cateterismo cardiaco destro rappre-
ca, consentendone così la stima. senti il gold standard per lo studio della circola-
Una volta determinata la portata cardiaca, pos- zione polmonare, le metodiche non invasive sono
sono essere stimate indirettamente le resistenze indispensabili nella pratica clinica per la diagnosi
vascolari, derivate sulla base della legge di Ohm, precoce e la diagnosi differenziale  20. La tecnica di
secondo cui la resistenza in un circuito è diretta- imaging maggiormente utilizzata è l’ecocardiogra-
mente proporzionale alla variazione di pressione ai fia che consente di stimare la pressione sistolica
capi del circuito e inversamente proporzionale al polmonare e la struttura e funzione ventricolare
flusso che lo attraversa, pertanto la resistenza va- sia a riposo che durante l’esercizio fisico, oltre ad
scolare sistemica risulta essere direttamente pro- essere facilmente eseguibile al letto del malato e re-
porzionale alla differenza tra la pressione arteriosa lativamente economica. La principale limitazione
polmonare media e la pressione atriale destra e di tale tecnica è rappresentata dal fatto di essere
inversamente proporzionale alla portata cardiaca. operatore-dipendente.
Il tutto va moltiplicato per 80. La resistenza vasco-
lare polmonare è invece pari alla differenza tra la Ecocardiografia
pressione polmonare media e la pressione atriale L’ecocardiografia consente essenzialmente di va-
sinistra diviso la portata cardiaca, anche qui il tut- lutare il cuore destro, in particolare il ventricolo, e
to va moltiplicato per 80. Anche se il metodo della l’arteria polmonare. Il ventricolo destro è analizza-
termodiluizione è stato meglio studiato rispetto al to tramite la valutazione dello spessore di parete,
calcolo della portata cardiaca utilizzando il meto- della forma, della dimensione e del contenuto del-
do di Fick, permangono diverse fonti di errore che le cavità ventricolari e l’osservazione della funzione
devono essere comunque considerate, come ad contrattile regionale. Un esame completo, in gene-
esempio il rigurgito tricuspidale che può portare a re, comprende la misurazione delle dimensioni del
sottostimare la portata cardiaca a seguito del re- ventricolo destro, dell’atrio destro, la valutazione
flusso della soluzione fredda nella vena cava, con della funzione sistolica del ventricolo destro, la mi-
minore raffreddamento del sangue in arteria pol- surazione della pressione sistolica in arteria polmo-
monare. Inoltre, la presenza di shunt intracardiaci nare con stima della pressione in atrio destro sulla
destro-sinistro e sinistro-destro possono fornire base delle dimensioni e della collassabilità della
valori di portata cardiaca falsamente elevati. vena cava inferiore 21 22.
Il metodo di Fick stima la portata cardiaca median- La prima analisi del ventricolo destro si basa sulla
te l’analisi del rapporto tra il consumo di ossigeno e misura dei volumi tramite la misurazione delle di-
la differenza artero-venosa di ossigeno moltiplicata mensioni lineari e delle aree ottenute su un singolo
per 10. Il consumo di ossigeno può essere ricavato piano tomografico ecocardiografico, grazie alla re-
tramite l’analisi dell’aria espirata oppure può essere gola di Simpson modificata, un assunto matema-
stimato grazie ad un nomogramma basato su età, tico che permette di calcolare i volumi di forme
genere, altezza e peso. La differenza artero-venosa, non matematicamente definite, come la somma
invece, può essere calcolata secondo la formula: di dischi ellittici impilati l’uno sull’altro. Le superfici
Differenza arterovenosa di O2  =  1,34 x concen- delle camere destre possono essere stimate attra-
trazione di emoglobina x (saturazione arteriosa verso la proiezione apicale delle quattro camere
dell’ossigeno – saturazione dell’ossigeno nel sangue cardiache. In questo modo, la dislocazione settale
venoso misto). causata dall’allargamento del ventricolo destro in
La saturazione d’ossigeno nel sangue venoso misto fase di contrazione può essere quantificata calco-
può essere stimata nel paziente a riposo e, in con- lando un indice di eccentricità, cioè il rapporto tra
Manuale di fisiopatologia respiratoria
144

gli assi paralleli e perpendicolari sull’asse corto lun- sono causare ampie oscillazioni nella stima della
go la proiezione parasternale  23. Un metodo utile pressione sistolica polmonare.
e comunemente utilizzato per valutare la funzione Il versamento pericardico nei pazienti affetti da
sistolica ventricolare destra è la misurazione dell’e- ipertensione polmonare non è una condizione fre-
scursione sistolica del piano passante per l’annulus quente, è facilmente identificabile e quantificabile
tricuspidale (TAPSE) verso l’apice cardiaco  24. La ecocardiograficamente, ed è spiegabile con l’au-
misurazione è ottenuta nella modalità M-mode ed mentata pressione idrostatica nei capillari pericar-
è pertanto scarsamente influenzata dalla variabili- dici legata all’incremento della pressione di riem-
tà legata all’operatore. Ha inoltre un elevato valo- pimento ventricolare destra, anche se l’aumento
re predittivo positivo riguardo la sopravvivenza in della permeabilità capillare o l’iponchia possono
pazienti affetti da ipertensione polmonare, con un giocare un certo ruolo in alcune patologie sistemi-
valore di cut-off di 18 mm 25. che. La presenza di fluido pericardico è in ogni caso
Un altro indice di funzionalità ventricolare destra è sempre associata ad una prognosi peggiore 29.
rappresentato dal cosiddetto TEI-index o indice di
performance miocardica. Tale indice è il rapporto Risonanza magnetica nucleare
tra il tempo di contrazione isovolumetrica som- e tomografia assiale computerizzata
mato al tempo di rilasciamento isovolumetrico e il La risonanza magnetica e la TC cardiache sono tec-
tempo di contrazione ventricolare destra 26. È stato niche non invasive che vengono sempre più utiliz-
dimostrato come l’allungamento del periodo di ri- zate per lo studio della struttura e della funzione
lasciamento isovolumetrico non sia unicamente la del ventricolo destro e delle variazioni morfologi-
conseguenza di un’anomala fase diastolica ma sia che dell’arteria polmonare. Per lungo tempo la ra-
invece secondario ad un incremento del periodo diografia standard del torace è stata utilizzata per
di contrazione ventricolare legato ad un aumento la diagnosi dell’ipertensione polmonare sulla base
della tensione di parete del ventricolo destro 27. Per- della dilatazione delle arterie polmonari, in partico-
tanto il TEI-index potrebbe essere considerato più lare valutando l’incremento del diametro dell’arte-
come il riflesso di una disfunzione sistolica piut- ria polmonare discendente destra. Misure del dia-
tosto che di un’anomala funzionalità diastolica. Il metro dell’arteria polmonare sono state condotte
valore di normalità di tale indice è di 0,28 ± 0,04. anche su immagini ottenute da risonanza magne-
Valori maggiori di 0,88 si associano a una prognosi tica e TC. Queste hanno il vantaggio di consentire
peggiore in pazienti con ipertensione polmonare una visualizzazione diretta dell’arteria polmonare
arteriosa idiopatica. principale sul piano perpendicolare. L’incremento
La pressione in arteria polmonare può essere sti- del rapporto tra il diametro dell’arteria principale
mata ecocardiograficamente utilizzando la formu- e il diametro aortico è stato individuato come un
la semplificata del teorema di Bernoulli e assumen- indicatore affidabile di ipertensione polmonare
do che la pressione arteriosa polmonare sistolica sia sulle immagini TC  30 che di RM  31. Comunque,
e quella del ventricolo destro siano uguali. Si può variazioni del diametro dell’arteria polmonare non
quindi calcolare un gradiente pressorio tricuspida- sembrano essere sensibili ai cambiamenti della PAP
le a partire dalla velocità di rigurgito tricuspidali- nel tempo. Altri segni indiretti di ipertensione pol-
co misurata con il Doppler, e ottenere una stima monare, sia TC che RM, sono costituiti dall’allarga-
della pressione atriale destra, attraverso l’analisi del mento del ventricolo destro, dall’ipertrofia ventri-
diametro della vena cava inferiore e della sua col- colare destra e dalla dislocazione del setto.
lassabilità inspiratoria. Così, la pressione sistolica In particolare, nell’ultimo decennio, l’utilizzo della
polmonare sarà uguale a 4 volte la velocità di rigur- risonanza magnetica ha preso sempre piu piede
gito tricuspidale al quadrato sommata alla pressio- nello studio delle patologie cardiovascolari, dive-
ne atriale destra 28, pertanto è comprensibile come nendo la tecnica di imaging di prima scelta nella
minime variazioni nella rilevazione della velocità di valutazione di diverse patologie congenite e ac-
rigurgito tricuspidale e della pressione atriale pos- quisite, di cardiomiopatie dilatative e malattie dei
Il circolo polmonare
145

grossi vasi ed è divenuta la principale tecnica di parametri necessari per la valutazione del circolo
imaging per la valutazione complessiva della fun- polmonare e del cuore destro. Per questo motivo
zione e della struttura ventricolare. L’utilizzo di tale una nuova tecnica ibrida, il cateterismo in tempo
tecnica è stato facilitato dallo sviluppo di sistemi reale sotto guida MRI, è stato messo a punto per
che hanno migliorato la visualizzazione del flusso lo studio dell’ipertensione polmonare. Kuehne et
ematico cardiaco e dall’individuazione di alcuni al.  34 hanno per primi dimostrato la validità di tale
parametri come i volumi ventricolari e la frazione metodo per la stima del post carico ventricolare
di eiezione. Molto utile è stata ad esempio la pos- destro e della contrattilità miocardica in soggetti
sibilità di modificare le sequenze pulsatili in modo sani ed in pazienti con ipertensione polmonare ed
tale da rendere il sangue più scuro o più chiaro è stato constatato come, nonostante il secondo
rispetto al tessuto circostante, facilitando così gli gruppo fosse caratterizzato dalla presenza di una
studi anatomici e generando immagini dinamiche maggiore contrattilità miocardica, la funzione del-
di sangue luminoso nel tempo di 5-18 s, con con- la pompa ventricolare destra fosse nel loro caso
seguente limitazione degli artefatti da movimento. maggiormente compromessa e come inoltre, oltre
Dalla combinazione di immagini acquisite in ma- alla misurazione della pressione arteriosa polmo-
niera continuativa lungo l’asse corto è possibile nare media, un’accurata stima in tempo reale delle
calcolare i volumi ventricolari telesistolici e tele- resistenze vascolari polmonari potrebbe fornire un
diastolici destri e sinistri, le frazioni di eiezione e la quadro completo del rimodellamento vascolare
massa miocardica con un alto grado di accuratezza così come un’indicazione sulla risposta della vasco-
e riproducibilità, facilitando la valutazione della se- larizzazione polmonare a diversi trattamenti far-
verità della patologia, cambiamenti nella struttura macologici. Sempre lo stesso gruppo in uno studio
e di conseguenza eventuali risposte terapeutiche. successivo ha dimostrato come la valutazione delle
L’accuratezza della risonanza magnetica nella valu- resistenze vascolari polmonari utilizzando il cate-
tazione della massa ventricolare destra è stata di- terismo sotto guida MRI e la mappatura della MRI
mostrata in uno studio di Calverley et al.  32, in cui possano fornire risultati maggiormente riprodu-
è stato dimostrato come le misurazioni ottenute cibili rispetto al tradizionale metodo basato sulla
con la risonanza magnetica corrispondano alle ri- termodiluizione.
levazioni ottenute durante studi autoptici. Tutta- La risonanza magnetica cardiaca, pur essendo una
via, sebbene sia stata dimostrata una correlazione metodica eccellente per la valutazione dei volumi
con la pressione arteriosa polmonare, il significato e dei flussi presenti nelle camere cardiache, non è
predittivo della massa ventricolare destra è scono- al momento altrettanto valida per lo studio della
sciuto. pressione polmonare 35 36. È infatti già stata utilizza-
Lo stroke volume e la frazione di eiezione possono ta per la valutazione della pressione polmonare ar-
essere derivate dai volumi di telediastole e di te- teriosa sistolica 37 e del ventricolo destro 38 ma non
lesistole. In uno studio di van Wolferen et al.  33 è è ancora una tecnica sufficientemente accurata da
stato dimostrato come l’evidenza della dilatazione poter ipotizzare una sostituzione del cateterismo
del ventricolo destro e di una bassa frazione di eie- cardiaco destro. Può comunque fornire adeguate
zione associate ad un ridotto stroke volume basale informazioni prognostiche. Van de Veerdonk et
ottenuti con la risonanza magnetica fosse correla- al. 39 hanno dimostrato come la frazione di eiezione
ta ad una ridotta risposta terapeutica in pazienti ventricolare destra misurata con la risonanza ma-
affetti da ipertensione polmonare. Inoltre, è stato gnetica cardiaca potesse rappresentare un fattore
evidenziato come l’ulteriore incremento della dila- prognostico di mortalità più forte della resistenza
tazione del ventricolo destro e la riduzione dello vascolare polmonare, correlando in modo indi-
stroke volume fossero predittivi di insuccesso tera- pendentemente alla mortalità. In futuro, quindi,
peutico e morte. l’utilizzo del cateterismo cardiaco destro sotto
Tuttavia, la RM, in quanto manovra non invasiva, guida della RM potrà verosimilmente facilitare la
non consente di misurare accuratamente tutti i diagnosi di ipertensione polmonare, riducendo l’e-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
146

sposizione del paziente alle radiazioni e fornendo pidamente, portandoci a riconsiderare la gestione
anche informazioni sulla struttura e sulla funzione della malattia e, nel contempo, a ricercare meto-
cardiaca in maniera più completa rispetto al sem- diche riproducibili e preferibilmente non invasive
plice cateterismo cardiaco destro. per la diagnosi e il monitoraggio. Le informazioni
In conclusione la fisiopatologia del circolo polmo- scaturite da queste nuove metodiche di sicuro
nare resta, a oggi, un campo scarsamente esplorato modificheranno l’approccio clinico e colmeranno
a causa delle difficoltà nel suo studio, dal momento le lacune ancora esistenti sulla fisiopatologia dell’i-
che richiede ancora l’utilizzo di metodiche invasive. pertensione polmonare. Consentiranno inoltre di
Negli ultimi decenni sono stati fatti passi da gigan- individuare fattori prognostici, di mettere a punto
te sia nella comprensione della sua fisiologia che precise subclassificazioni e di mettere in evidenza
della sua patologia e i progressi terapeutici nell’am- eventuali relazioni tra i parametri emodinamici mi-
bito dell’ipertensione polmonare si susseguono ra- surati e l’esercizio fisico e la qualità della vita.

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148

16 La distribuzione della ventilazione


e della perfusione

Carlo Gulotta, Emiliano Gatti, Laura Maugeri


Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga, Orbassano (TO)

Gli scambi gassosi intrapolmonari consistono nel le singole molecole di gas, richiede un gradiente di
trasferimento di ossigeno dall’aria inspirata al san- concentrazione.
gue e di anidride carbonica dal sangue all’aria espi- La ventilazione è resa possibile dalla differenza
rata e si realizzano attraverso diversi processi inte- (gradiente) tra pressione intrapleurica (Ppl) e pres-
grati di natura meccanica e chimica, che si possono sione alveolare (Pa), a sua volta dovuta all’azione
schematicamente così suddividere: dei muscoli inspiratori che ad ogni atto permet-
1. ventilazione tono l’espansione della gabbia toracica, e alle pro-
2. diffusione prietà meccaniche (elastiche e viscose) del sistema
3. perfusione. respiratorio.
In realtà, dei vari meccanismi implicati nell’esple- Per ventilazione (o ventilazione/minuto, e) si in-
tamento degli scambi gassosi, il più importante e tende inoltre la quantità di aria ventilata in un mi-
critico nel determinare eventuali alterazioni dei va- nuto (cioè il prodotto del volume corrente per la
lori tensivi dei gas ematici è l’accoppiamento della frequenza respiratoria, f):
ventilazione e della perfusione ( ) a livello del
singolo alveolo e, soprattutto, la distribuzione dei e = Vt x f
rapporti nei due polmoni.
La e è per la precisione la quantità di aria espirata
La ventilazione in un minuto, che è uguale a quella inspirata solo se
La ventilazione è il processo meccanico attraverso il consumo di ossigeno ( O2) è uguale al volume di
il quale ad ogni atto respiratorio una determinata CO2 eliminata ( CO2); solitamente, tuttavia, si os-
quantità di aria (volume corrente, Vt,) viene intro- servano delle piccole differenze (infatti il quoziente
dotta nelle vie aeree di conduzione (vie aeree su- di scambio respiratorio R = O2/ CO2, in condizio-
periori, trachea e bronchi fino alla 16a generazione) ni di normale alimentazione a riposo è pari a circa
e di qui alla zona respiratoria (bronchioli respira- 0,82) 1.
tori, dotti e sacchi alveolari, alveoli) e poi espira- Bisogna in realtà considerare che l’aria fresca di-
ta tramite un percorso opposto. Lo spostamento sponibile per gli scambi gassosi non è tutta quella
dell’aria avviene essenzialmente per convezione introdotta, ma soltanto la quota che giunge a ven-
nelle vie aeree di conduzione, quindi, oltre i bron- tilare gli spazi respiratori (bronchioli respiratori,
chioli terminali, per diffusione molecolare. Il flusso dotti e sacchi alveolari, alveoli), detta ventilazione
convettivo (o di massa) è generato da un gradiente alveolare ( a), che si ottiene sottraendo alla e la
di pressione e la sua velocità si riduce progressiva- ventilazione dello spazio morto ( d), cioè quella
mente con la distanza dalla bocca (fino ad azzerarsi non utile agli scambi:
a livello dei sacchi alveolari), mentre la diffusione
molecolare, dovuta ad un movimento casuale del- a= e- d
La distribuzione della ventilazione e della perfusione
149

Lo spazio morto anatomico, porzione di volume Esiste inoltre uno spazio morto detto fisiologico,
corrente che non partecipa agli scambi gassosi, è co- che ha una definizione funzionale (volume del
stituito dalle vie aeree di conduzione e consta di cir- polmone che non elimina CO2); nei soggetti sani
ca 150 ml; esso dipende essenzialmente dalla morfo- esso coincide essenzialmente con lo spazio morto
logia del polmone. In tal modo, se si considera un Vt anatomico, mentre in soggetti con patologia pol-
medio di 500 ml, in ogni respiro corrente il volume monare può essere significativamente maggiore a
di aria disponibile per gli scambi alveolo-capillari causa della disomogeneità dei rapporti , che
(Va) sarà pari a (500-150) ml, cioè 350 ml; ne deriva determinano la presenza di una quota di spazio
che in un minuto la ventilazione alveolare ( a), ad morto definito alveolare (Vda), come vedremo più
una frequenza respiratoria media di 15 atti/minuto, avanti in questo capitolo.
sarà pari a 350 ml x 15 atti/min, cioè 5.250 ml/min La a può essere misurata in laboratorio attraverso
(a fronte di una e di 7.500 ml/min), mentre la ven- la determinazione della concentrazione di CO2 nel
tilazione dello spazio morto, d, sarà pari a (7.500- gas alveolare (end-tidal). Analogamente, lo spazio
5.250) ml/min = 2.250 ml/min (che corrisponde al morto fisiologico si può misurare in laboratorio ed
prodotto del volume di spazio morto anatomico è descritto dall’equazione di Bohr:
per la frequenza respiratoria, cioè 150 ml x 15 atti/
min = 2.250 ml/min) 2 (Figura 16.1). Vd/Vt = (PaCO2 – PeCO2)/PaCO2
Si può facilmente comprendere come un incre-
mento della frequenza respiratoria conduca a un dove PaCO2 e PeCO2 sono la pressione parziale di
aumento della ventilazione dello spazio morto CO2 rispettivamente nell’aria alveolare e nell’espi-
(che di fatto è una ventilazione sprecata). rato (nel soggetto normale, la PaCO2 e la pressione

Figura 16.1. Rappresentazione schematica della ventilazione polmonare, con la suddivisione in volumi e flussi, e della
perfusione (definizioni nel testo) (da West 1970 2, mod.).
Manuale di fisiopatologia respiratoria
150

parziale di CO2 su sangue arterioso, PaCO2, sono con l’emoglobina, dipende dall’entità del flusso
virtualmente identiche). ematico, cioè, in altri termini, è limitata dalla per-
È interessante, infine, alla luce di quanto fin qui fusione).
discusso, considerare la ventilazione in termini di Per perfusione ( ), parlando di scambi gassosi, si
pattern respiratorio, cioè come prodotto del flusso intende la velocità di flusso sanguigno attraverso il
medio inspiratorio per il tempo inspiratorio frazio- letto vascolare polmonare (circolazione polmona-
nale: re), o, in altri termini, il volume di sangue che passa
attraverso i polmoni in un minuto (pari a circa 5 L/
e= Vt/Ti x Ti/Tt min, come la portata cardiaca), che è equivalente
alla ventilazione alveolare. Questa equivalenza tra
Da tale relazione si comprende come l’efficacia del- flusso ematico polmonare e ventilazione alveolare
la ventilazione dipenda dalla relazione tra tempo è di fondamentale importanza per l’efficienza degli
inspiratorio e tempo espiratorio, soprattutto in scambi gassosi, che è massima quando il rapporto
condizioni patologiche, in cui il tempo espiratorio ventilazione/perfusione è virtualmente pari ad 1
può essere abnormemente elevato, a causa di co- (in fisiologia = 0,8), come vedremo.
stanti di tempo elevate. Il volume di sangue capillare polmonare, invece,
La costante di tempo di un’unità alveolare τ, che che è quello a stretto contatto con la membrana
per definizione è data dal prodotto della com- aria-sangue, è di circa 75 ml. A livello dei capillari
pliance C per la resistenza R (τ = C x R), esprime polmonari, pertanto, il tempo medio di transito
in effetti il tempo che intercorre tra l’applicazione dei globuli rossi è di circa 0,75  s. Poiché il tempo
di uno stimolo (la variazione di pressione) e il suo medio che l’ossigeno impiega a legarsi con l’emo-
effetto (la generazione di un flusso) e corrisponde globina è di circa 0,25 s, esiste una capacità di ri-
alla misura dell’isteresi. Ricordiamo che l’isteresi è serva del tempo di transito che risulta molto utile
la caratteristica di un sistema di reagire in ritardo durante l’esercizio fisico.
alle sollecitazioni applicate, in dipendenza dello Al contrario della ventilazione, che è un processo
stato precedente; nel caso del polmone l’isteresi ciclico, la perfusione ematica polmonare è conti-
giustifica il diverso comportamento della curva nua e unidirezionale (dal ventricolo destro alle ar-
di insufflazione e deflazione (nella insufflazione, a terie polmonari, ai capillari, alle vene e di lì all’atrio
causa della maggiore tensione superficiale dovu- sinistro); la sua funzione principale (ma non uni-
ta al minor volume alveolare, il lavoro elastico per ca) è quella di trasportare il sangue ossigenato dai
espandere il polmone è maggiore). polmoni al cuore sinistro perché sia immesso nel
circolo sistemico e di trasportare il sangue venoso
La perfusione misto (desossigenato) dal cuore destro ai polmoni.
Abbiamo detto che a livello della zona respiratoria A differenza del circolo sistemico, il circolo polmo-
(bronchioli respiratori e alveoli) il principale mec- nare è un sistema a bassa pressione, cioè a elevata
canismo di spostamento dei gas inspirati è la diffu- capacitanza; la caduta totale di pressione tra arte-
sione, processo che si conclude attraverso la mem- rie polmonari ed atrio sinistro è di soli 10 mmHg
brana alveolo-capillare (fino all’interno del globulo e la resistenza vascolare polmonare è pari a circa
rosso), consentendo all’ossigeno di passare dall’aria 1/10 di quella sistemica. Queste peculiari caratte-
al sangue capillare polmonare e all’anidride carbo- ristiche rendono il circolo polmonare in grado nel
nica dal sangue all’aria. contempo di accogliere l’intera gittata cardiaca,
Come è noto, il trasferimento di un gas attraverso di partecipare agli scambi gassosi e di mantenere
la membrana alveolo-capillare varia in funzione di asciutti gli alveoli (in condizioni di normalità). Il ca-
molti fattori, tra cui la solubilità, la velocità di rea- libro dei capillari polmonari, inoltre, è strettamente
zione con l’emoglobina plasmatica e la perfusione dipendente dalla loro pressione transmurale, cioè
ematica (ad esempio la velocità di trasferimento dalla differenza tra la pressione al loro interno e la
del protossido d’azoto, gas che non si combina pressione alveolare.
La distribuzione della ventilazione e della perfusione
151

La perfusione polmonare può essere calcolata è la pressione che questo gas eserciterebbe se oc-
sfruttando il principio di Fick nel seguente modo: cupasse da solo tutto il volume della miscela (pari
al prodotto della sua frazione F per la pressione to-
= O2/(CaO2 – Cv̅O2) tale), in una unità alveolare con rapporto pari
a 1 a livello del mare l’aria inspirata ha FiO2 di 0,21
dove O2 è il consumo di ossigeno per minuto, e una PO2 di 0,21 x (760-47) mmHg = 150 mmHg
CaO2 è la concentrazione di ossigeno nel sangue (dove i due termini tra parentesi sono rispettiva-
arterioso e Cv̅O2 è la sua concentrazione nel san- mente la pressione barometrica e la pressione di
gue venoso misto. vapore acqueo) ed una PCO2 di circa 0  mmHg,
mentre nel sangue venoso misto la PO2 è di circa
Il rapporto ventilazione/perfusione 40 mmHg e la PCO2 di 45 mmHg. A livello alveola-
e la sua distribuzione re, invece, in virtù dell’equilibrio tra apporto con la
Come accennato all’inizio del capitolo, un corretto ventilazione e rimozione con la perfusione, la PO2
funzionamento dei processi di ventilazione, diffu- è pari a 100 mmHg e la PCO2 a 40 mmHg. Quanto
sione e perfusione polmonare non è di per sé suffi- più il rapporto si allontana da 1, tanto più i va-
ciente a garantire scambi gassosi ottimali. lori di PO2 e PCO2 nel sangue arterioso si modifica-
L’elemento critico che rende più o meno efficienti no consensualmente, lungo una curva ben definita
gli scambi gassosi è l’accoppiamento della ventila- nota come diagramma O2-CO2 (Figura 16.2).
zione con la perfusione, noto come rapporto . È intuitivo che alterazioni del possono deriva-
Idealmente tale rapporto dovrebbe essere prossimo re da un difetto relativo dell’una o dell’altra com-
a 1 e uguale in tutti gli alveoli, secondo il principio ponente del rapporto, per ragioni sia di ordine fi-
elementare della conservazione della massa. In con- siologico che patologico.
dizioni di stabilità, infatti, la quantità di ossigeno (o
di qualunque altro gas inspirato) prelevato dall’aria Cause di ventilazione non uniforme –
è uguale a quella assorbita all’interno del sangue ca- meccanismi di regolazione
pillare. Nel caso dell’ossigeno la quantità assorbita è La ventilazione all’interno del polmone normale si
quella richiesta dal metabolismo corporeo ( O2). distribuisce sempre in maniera non omogenea per
La quantità di gas scambiata in ogni singolo al- ragioni fisiologiche, alle quali possono aggiungersi
veolo è funzione del rapporto tra la velocità di condizioni patologiche che peggiorano tale diso-
rifornimento del gas all’alveolo (ventilazione) e la mogeneità fino a causare alterazioni importanti
velocità della sua rimozione attraverso il circolo degli scambi gassosi. La principale causa di diso-
(perfusione), cioè del rapporto . Matemati- mogenea distribuzione statica della ventilazione è
camente, la gravità. È stato dimostrato da tempo  4, median-
te l’inalazione di xenon radioattivo, che esiste un
a/ = k (CaO2 – Cv̅O2)/(PiO2 – PaO2) gradiente verticale nella distribuzione della venti-
lazione, con le zone più declivi del polmone (in un
per l’ossigeno e soggetto in posizione seduta le basi) più ventilate
di quelle proclivi (gli apici). Considerando sempre
a/ = k (Cv̅CO2 – CaO2)/(PaCO2 – PiCO2) un soggetto in posizione seduta, alle basi la pres-
sione intrapleurica è meno negativa che agli apici,
per l’anidride carbonica, dove Ca e Cv̅ rappresen- a causa principalmente del peso del polmone. Per
tano le concentrazioni dei gas rispettivamente nel tale ragione gli alveoli hanno un volume di ripo-
sangue arterioso e venoso misto e Pi e Pa le pressio- so (a livello della capacità funzionale residua, FRC)
ni parziali dei gas rispettivamente nell’aria inspirata più basso degli alveoli apicali e si trovano su una
e in quella espirata 3. porzione più ripida della curva pressione/volume,
In accordo con la legge di Dalton, secondo la quale cioè hanno una maggiore distensibilità, per cui
la pressione parziale di un dato gas in una miscela possono espandersi di più durante l’inspirazione
Manuale di fisiopatologia respiratoria
152

Figura 16.2. Diagramma O2/CO2 e distribuzione dei rapporti . In ascissa la PO2 alveolare, in ordinata la PCO2. A destra,
nel punto I (gas inspirato), il rapporto tende a infinito (effetto spazio morto alveolare) perché non c’è perfusione e le
pressioni parziali dei gas nell’alveolo sono uguali a quelle dell’aria inspirata (150 mmHg la PO2 e 0 mmHg la PCO2). Al centro,
nel punto A (gas alveolare), il rapporto è pari a 1; in questa condizione ideale, la PO2 e la PCO2 alveolari sono pari rispet-
tivamente a 100 mmHg e 40 mmHg e, in condizioni normali, eguagliano quelle di fine capillare. A sinistra, infine, nel punto
v̅ (sangue venoso misto), il rapporto è pari a 0 per assenza di ventilazione (effetto shunt); di conseguenza le pressioni
parziali dei gas a livello alveolare eguagliano quelle del sangue venoso misto (40 mmHg la PO2 e 45 mmHg la PCO2). La linea
che congiunge I a v̅ passando per A indica tutte le possibili composizioni del gas alveolare, a seconda dei rapporti , dati
i valori nell’aria inspirata (I) e nel sangue venoso misto (v̅) (da West 1970 2, mod.).

(a parità di variazione della pressione, la variazione renchima polmonare provoca la chiusura delle
di volume nell’unità di tempo sarà maggiore). Tale vie aeree nelle regioni basali a volumi più alti del
distribuzione regionale della ventilazione si inver- RV, peggiorando gli scambi gassosi. Meccanismi
te a volume residuo (RV), cioè quando il polmone analoghi comportano alterazioni anche gravi de-
si trova al minimo volume possibile (al termine di gli scambi gassosi, fino all’insufficienza respirato-
un’espirazione massimale). In questo caso alle basi ria vera e propria, in condizioni patologiche quali
la pressione intrapleurica è superiore a quella at- l’enfisema polmonare. La ventilazione, inoltre, indi-
mosferica e causa la chiusura delle vie aeree e la pendentemente dalla gravità, diminuisce in manie-
compressione degli alveoli, che non potranno es- ra proporzionale alla distanza lungo le vie aeree e
sere ventilati finché il gradiente pressorio non si varia, a un dato livello orizzontale, anche a causa
inverte; gli alveoli apicali, invece, si trovano su una delle variazioni anatomiche intrinseche nella geo-
porzione favorevole della curva pressione/volume metria delle vie aeree.
e sono ben ventilati. Considerando, infine, la distribuzione dinamica dei
Nei soggetti anziani la perdita di elasticità del pa- gas, bisogna tener presente che la distribuzione
La distribuzione della ventilazione e della perfusione
153

per convezione (che si realizza lungo le vie aeree di La ventilazione, infine, è regolata a livello chemo-
conduzione), essendo dipendente da un gradiente cettoriale (glomi aortici e carotidei) da stimoli di
di pressione, è regolata dalla compliance (distensi- natura chimica che sono essenzialmente la PO2 e la
bilità) regionale, dalla resistenza, dalla costante di PCO2 arteriose.
tempo e dalle differenze regionali delle variazioni
dinamiche della pressione pleurica; semplificando, Cause di disomogeneità
la distribuzione regionale dei gas inspirati mostra della perfusione –
una dipendenza significativa dal flusso. meccanismi di regolazione
La valutazione della distribuzione dinamica dei gas È stato dimostrato  4 che, analogamente alla venti-
è comunque molto complessa, a causa della varia- lazione, anche la perfusione polmonare ha una di-
bilità delle costanti di tempo. stribuzione disomogenea. In ortostatismo il flusso
Se la capacità di mantenere scambi gassosi ade- ematico diminuisce quasi linearmente dalla base
guati dipende dalla relativa omogeneità di distri- all’apice, e varia al variare della postura. In parti-
buzione dei gas inalati all’interno del polmone, colare, nel decubito supino la perfusione aumenta
alcune condizioni patologiche possono alterare agli apici mentre resta pressoché immodificata alle
significativamente questa capacità anche durante basi, mentre si instaura una differenza tra regioni
respiro tranquillo. Le alterazioni patologiche spes- anteriori e regioni posteriori (quest’ultime mag-
so si distribuiscono in maniera eterogenea, dipen- giormente perfuse). Durante esercizio fisico mode-
dendo da complesse interazioni tra le vie aeree e rato, invece, le differenze regionali diminuiscono.
il parenchima polmonare, causando caratteristiche La distribuzione della perfusione polmonare di-
variazioni dell’impedenza meccanica. Questo fe- pende essenzialmente da differenze della pressione
nomeno si verifica tipicamente nelle crisi di asma, idrostatica all’interno dei vasi. Schematicamente,
durante le quali si può osservare un peggioramen- secondo il modello di West  6, se la pressione arte-
to degli scambi gassosi dovuto sia alla riduzione lo- riosa polmonare cadesse al di sotto della pressione
cale di ventilazione in zone normalmente perfuse, alveolare, i capillari sarebbero schiacciati e non vi
sia all’incremento di impedenza meccanica dovuto sarebbe perfusione (cosiddetta zona 1). Ciò nor-
all’eterogeneità della ventilazione, con conseguen- malmente non accade, ma potrebbe verificarsi
te incremento del lavoro respiratorio 5. qualora la pressione arteriosa fosse abnormemente
La variabilità di distribuzione della ventilazione di- bassa o aumentasse la pressione alveolare (come
pende in modo significativo dalla regolazione del durante ventilazione a pressione positiva). Quan-
calibro delle vie aeree. Essa si esplica essenzialmen- do, scendendo verticalmente lungo il polmone, la
te attraverso le 2 vie principali del sistema nervo- pressione arteriosa polmonare aumenta ed eccede
so autonomo, il simpatico e il parasimpatico, che quella alveolare, ma la pressione venosa è più bas-
regolano il tono broncomotore mediante vari tipi sa di quella alveolare (zona 2), la perfusione è de-
di recettori sensibili a stimoli esterni (particelle, gas terminata dal gradiente pressorio arteria-alveolo.
irritanti), fluidi, stiramento e farmaci, con efferenze Nelle regioni basali, infine, la pressione venosa è
rispettivamente adrenergiche (recettori beta-adre- maggiore di quella alveolare (zona 3), per cui il flus-
nergici) e colinergiche (recettori muscarinici) diret- so ematico dipende dal gradiente pressorio artero-
te principalmente alla muscolatura liscia bronchia- venoso; qui si verifica la distensione dei capillari e
le, alle ghiandole mucipare e alle arteriole. I recet- spesso il reclutamento di ulteriori capillari. A bassi
tori beta-adrenergici, la cui stimolazione produce volumi polmonari, a causa dell’aumento della resi-
una risposta broncodilatatrice, e i recettori musca- stenza dei vasi extra alveolari, la perfusione si ridu-
rinici, che al contrario agiscono in senso bronco ce, a partire dalle basi (Figura 16.3 – ).
costrittore (oltre a favorire la produzione di muco, Il calibro dei vasi polmonari non è determinato sol-
che può incrementare le resistenze viscose delle vie tanto dai gradienti di pressione idrostatica e dal vo-
aeree), rivestono particolare interesse clinico, per il lume polmonare, ma risponde anche a molti degli
grande sviluppo della ricerca farmaceutica. stimoli a cui sono sensibili i bronchi, di cui le arte-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
154

riole condividono l’innervazione, anche se alcune guatezza degli scambi gassosi è l’accoppiamento dei
risposte sono in senso opposto (in particolare, il due processi di ventilazione e perfusione. Da quanto
parasimpatico media la vasodilatazione ed il sim- esposto nei precedenti paragrafi si evince come la
patico la vasocostrizione). disomogeneità della distribuzione di ventilazione e
Uno dei mediatori più importanti del calibro vasa- perfusione si rifletta in un’analoga fisiologica diso-
le, inquadrabile nel sistema NANC (non adrenergi- mogeneità di distribuzione dei rapporti ; quando
co - non colinergico), è l’ossido nitrico (NO). L’NO questa disomogeneità è incrementata da particola-
è un potente vasodilatatore (ma ha anche un effet- ri condizioni fisiologiche (quali l’esercizio fisico o il
to broncodilatatore) a brevissima emivita (3-4 se- normale invecchiamento) o patologiche, gli scambi
condi) e a diffusione paracrina, prodotto a partire gassosi risultano alterati, con conseguente alterazio-
dall’arginina da un enzima presente in varie cellule ne dei valori tensivi di ossigeno e anidride carbonica
a livello alveolare (cellule endoteliali, epiteliali, eosi- nel sangue (cfr. diagramma O2/CO2).
nofili, macrofagi, neutrofili), chiamato NO-sinteta- Bisogna inoltre ricordare che ventilazione e perfu-
si. Si conoscono 2 forme di NO-sintetasi, una costi- sione diminuiscono in maniera proporzionale alla
tutiva ed una inducibile; la sintesi di quest’ultima è distanza lungo le vie aeree, indipendentemente
stimolata da citochine pro infiammatorie esogene dalla gravità, e che sono influenzate anche dalle
ed endogene ed è inibita dai corticosteroidi. variazioni anatomiche della geometria vascola-
La produzione di NO in corso di flogosi, causan- re e bronchiale. A tal proposito si deve ricordare
do localmente vasodilatazione, agisce sugli scambi che la distribuzione ramificata delle vie aeree e dei
gassosi in senso peggiorativo, andando ad alterare vasi polmonari segue un comportamento frattale
il rapporto . D’altra parte, l’NO, somministrato (cioè ad ogni suddivisione si generano rami sempre
per via inalatoria, è stato impiegato dai primi anni più piccoli, pressoché identici all’originale, come
’90 come vasodilatatore in casi di insufficienza re- nel caso del cavolfiore), per cui in realtà esiste una
spiratoria acuta grave (ARDS, acute respiratory di- certa correlazione spaziale tra ventilazione e flusso
stress syndrome), dimostrando di migliorare l’ossi- ematico, di modo che zone adiacenti presentano
genazione per vasodilatazione selettiva (aumento simili caratteristiche di ventilazione e perfusione.
della perfusione) negli alveoli ben ventilati 7. Per schematizzare le possibili situazioni di altera-
È stato dimostrato 8 che anche vasodilatatori siste- ta distribuzione dei rapporti si può utilizzare
mici, quali la lacidipina, sono in grado di aumenta- il classico modello tricompartimentale di Riley  1.
re il flusso ematico polmonare, senza modificare la Secondo questo modello, si possono individuare 3
funzione respiratoria. situazioni limite:
Inoltre, un meccanismo molto importante che re- 1. Unità alveolari in cui la ventilazione e la per-
gola localmente la perfusione è la risposta all’ipos- fusione sono perfettamente accoppiate, per
sia alveolare, che causa vasocostrizione attraverso cui il rapporto è uguale o prossimo a 1, la
la contrazione della muscolatura liscia della parete PO2 alveolare è di circa 100 mmHg e la PCO2 di
arteriolare; tale meccanismo di compenso mira a 40 mmHg (secondo il diagramma O2/CO2);
riportare vicino alla normalità il rapporto di 2. Unità alveolari in cui non vi sia ventilazione e
zone poco ventilate, riducendone la perfusione. la perfusione sia conservata (cosiddetto effetto
Ricordiamo inoltre che anche l’anidride carbonica shunt), per cui il rapporto è pari a 0 e le
causa vasocostrizione, ad eccezione che nel circolo pressioni parziali dei gas a livello alveolare sa-
cerebrale. ranno sovrapponibili a quelle del sangue veno-
so misto (rispettivamente 40 mmHg la PO2 e 45
Effetti della disomogeneità mmHg la PCO2);
di distribuzione dei rapporti 3. Unità alveolari in cui non vi sia perfusione e la
valutazione/perfusione ventilazione sia conservata (cosiddetto spazio
Come accennato nell’introduzione di questo capi- morto alveolare), per cui il rapporto tende
tolo, il fattore più importante che determina l’ade- a infinito e le pressioni parziali dei gas nell’al-
La distribuzione della ventilazione e della perfusione
155

veolo saranno sovrapponibili a quelle dell’aria proprio ai valori di ossiemia e di capnia arteriose. Tali
inspirata (rispettivamente 150 mmHg la PO2 e meccanismi spiegano l’effetto finale dei vari tipi di
0 mmHg la PCO2). alterazione degli scambi gassosi sui gas ematici.
Si tratta ovviamente di una semplificazione, poiché In estrema sintesi, ricordiamo che quando prevale
nella realtà intervengono meccanismi di compen- l’effetto shunt (ad esempio in caso di polmonite o
so locali mirati a preservare il più possibile l’ac- atelettasia) i valori di CO2 tendono ad essere lieve-
coppiamento soprattutto nel caso dell’effetto mente superiori alla norma, come visualizzabile sul
shunt, per cui nelle zone poco ventilate si riduce la diagramma O2/CO2. L’ipossiemia e la lieve ipercap-
perfusione (per il meccanismo già citato della va- nia che si sono così determinate andranno a stimo-
socostrizione ipossica). lare i chemocettori, causando un incremento della
Tra i casi estremi descritti si trova tutto uno spettro ventilazione. L’aumento della ventilazione non avrà
di valori di , distribuiti lungo la curva del dia- tuttavia un effetto significativo sulla PO2 arteriosa,
gramma O2/CO2, a ciascuno dei quali corrisponde a causa della curva di dissociazione dell’emoglobi-
una sola coppia di valori di PO2 e PCO2 alveolare. na che è piatta per valori elevati di PO2, mentre la
La PO2 alveolare aumenta, in maniera non lineare, PCO2 sarà riportata a valori prossimi alla norma (o
all’aumentare del , mentre la PCO2 diminuisce di poco superiori).
quando il aumenta. In generale, la PO2 alveo- Nel caso dell’effetto spazio morto (ad esempio per
lare è più sensibile a variazioni del intorno al una tromboembolia polmonare massiva) gli effet-
range di normalità, mentre la PCO2 è sensibile (di- ti iniziali sui gas ematici (in particolare sulla CO2)
minuisce) soprattutto a variazioni del al di so- sono più gravi, ma il compenso dovuto all’iperven-
pra della norma (tra 1 e 10). Le pressioni parziali dei tilazione è più efficace, soprattutto nell’abbassare i
gas nell’aria alveolare e nel sangue capillare sono livelli di CO2 (fino all’ipocapnia).
determinate, oltre che dal , dalle pressioni par- Vale infine la pena ricordare che, affinché gli scam-
ziali nell’aria inspirata e nel sangue venoso misto e bi gassosi siano efficienti, è necessario che la ven-
dalle curve di dissociazione dei gas dall’emoglobina tilazione alveolare e la perfusione siano corretta-
(le quali a loro volta determinano la relazione tra mente accoppiate con la diffusione. Da un lato,
concentrazione e pressione parziale del gas 9). infatti, la capacità di diffusione del polmone (Dl)
A causa della disomogenea distribuzione della è determinata, oltre che dalle proprietà intrinseche
ventilazione e della perfusione nelle varie zone del della membrana alveolo-capillare (Dm), dal volu-
me capillare polmonare (Vc), ed è stato dimostra-
polmone, come già detto, anche i rapporti
to 10 che la disomogenea distribuzione dei rapporti
presentano un’analoga distribuzione topografica:
Dl/ (sia spaziale che temporale, a causa della pul-
agli apici prevalgono elevati (zone di relativo
satilità del flusso ematico) incrementa il gradiente
spazio morto), nelle zone centrali il approssi-
alveolo-arterioso di O2, cioè peggiora gli scambi
ma l’unità e alle basi prevalgono bassi (zone
gassosi. D’altra parte, la disomogenea distribuzio-
di relativo shunt), in quanto le differenze regionali
ne della ventilazione alveolare causa una riduzione
dovute agli effetti gravitazionali sono più marcate
della capacità di diffusione, dovuta ad un’alterata
per la perfusione (la ventilazione dagli apici alle
distribuzione dei rapporti Dl/ a.
basi aumenta di circa 2 volte, la perfusione di circa
10 volte). Come noto, il valore medio fisiologico del
rapporto è pari a 0,8 (Figura 16.4 – ).
Valutazione della disomogeneità
Gli effetti clinici di una disomogenea distribuzio- della distribuzione dei rapporti
ne del rapporto si esplicano principalmente a ventilazione/perfusione in ricerca
livello dei valori tensivi di ossigeno e anidride car- e nella pratica clinica
bonica su sangue arterioso e venoso misto; bisogna La valutazione dell’efficienza degli scambi gasso-
ricordare a questo punto che i meccanismi chemo- si e della distribuzione dei rapporti ventilazione/
recettoriali che regolano la ventilazione, in base alle perfusione può essere condotta essenzialmente a
esigenze metaboliche dell’organismo, sono sensibili 2 livelli:
Manuale di fisiopatologia respiratoria
156

- valutazione degli effetti della disomogenea di- Durante respirazione in aria ambiente, la P(a-a)O2
stribuzione dei rapporti ; è espressione del mescolamento venoso di sangue
- valutazione della distribuzione dei rapporti proveniente da compartimenti polmonari a basso
in sé per sé e delle loro componenti. rapporto (shunt virtuale), da compartimenti
In generale, la valutazione degli effetti, che è l’aspet- perfusi e non ventilati (shunt reale), da shunt veno-
to di maggiore rilevanza clinica, richiede metodiche arteriosi extra-alveolari e da eventuale gradiente
semplici, di applicazione pressoché routinaria nei alveolo-fine capillare dovuto a grave alterazione
laboratori di fisiopatologia respiratoria, mentre la della diffusione; non è invece determinata da com-
valutazione della distribuzione dei rapporti e delle partimenti ad elevato (spazio morto alveola-
loro componenti è più complessa, spesso confinata, re). Nel soggetto normale giovane si riscontrano
soprattutto in passato, ad un ambito di ricerca. fisiologicamente valori di P(a-a)O2 tra i 5 e i 10
Come già accennato nel precedente paragrafo, al- mmHg, a causa della fisiologica disomogeneità di
terazioni significative degli scambi gassosi possono distribuzione dei rapporti , e tende ad aumen-
essere evidenziate misurando le pressioni parziali tare con l’età secondo la relazione: P(a-a)O2   = 10
di ossigeno e anidride carbonica nel sangue. Nella + 0,43 x (età in anni – 20). È interessante notare
pratica clinica, il sangue che viene analizzato a que- come durante respirazione di miscela arricchita
sto scopo è quello arterioso (emogasanalisi arterio- di O2 la quota di P(a-a)O2 ascrivibile a difetti di
sa), sia per la rilevanza delle informazioni che tali diffusione si annulla, mentre la quota attribuibile
dati forniscono (rappresentando di fatto il risulta- a zone di shunt tende ad aumentare in maniera
to degli scambi gassosi intrapolmonari), sia per la direttamente proporzionale alla varianza della di-
facilità di accesso (rispetto al sangue venoso misto stribuzione della perfusione. Questo effetto è mas-
e ancor di più al sangue capillare polmonare); non simo per valori di PaO2 intorno ai 300-500 mmHg,
approfondiremo l’argomento perché già trattato in poi tende a diminuire finché, durante respirazione
un altro capitolo di questo libro. di ossigeno puro, la quota di P(a-a)O2 dovuta alla
Un altro indice importante che permette di quan- presenza di compartimenti a basso si azzera;
tificare le alterazioni degli scambi gassosi è il gra- la P(a-a)O2 residua è da attribuire esclusivamente a
diente alveolo-arterioso di ossigeno e di anidride shunt veno-arteriosi reali (alveolari, extra-alveolari
carbonica. È stato dimostrato da West 11 che la dif- ed extra-polmonari 12).
ferenza di pressione parziale di O2 tra aria alveolare Il calcolo della P(a-a)O2, ma anche del gradiente
e sangue arterioso, P(a-a)O2, correla linearmente alveolo-arterioso di CO2, può essere fatto a partire
con la varianza della distribuzione della perfusione dal diagramma O2-CO2, sottraendo i valori di pres-
ematica polmonare. Attualmente esistono analiz- sione misurati su sangue arterioso da quelli ideali.
zatori che forniscono automaticamente una stima Per quanto riguarda la valutazione dello spazio
dei gradienti di O2 e CO2, ma è possibile stimare morto fisiologico, abbiamo già fatto cenno all’e-
la P(a-a)O2 calcolando la PaO2 nel seguente modo: quazione di Bohr. Il volume dello spazio morto fi-
siologico rappresenta la somma dello spazio morto
PaO2 = PiO2 – PaCO2/R anatomico (vie aeree di conduzione) e dello spazio
morto alveolare (compartimenti ad alto ).
dove PiO2 è la pressione parziale di O2 nell’aria in- La stima dello spazio morto fisiologico e della ven-
spirata (che si assume pari a 150  mmHg a livello tilazione alveolare ottenuta con la misura dei gas
del mare), PaCO2 la pressione parziale di CO2 su respiratori è in realtà una stima semi-quantitativa,
sangue arterioso (misurata con l’emogasanalisi) e R poiché, come dimostrato da Farhi 9, in una unità al-
è il rapporto di scambio respiratorio ( O2/ CO2), veolare la pressione parziale di un gas (Pa) dipende
indice di efficienza metabolica delle cellule dell’or- dal relativo coefficiente di ripartizione aria/sangue
ganismo, che si assume pari a 0,82 (in condizioni (α/β) e dal rapporto secondo la relazione:
basali in un soggetto con normale alimentazione)
(Figura 16.5). Pa/Pv̅ = Pa/Pv̅ = (α/β)/(α/β + )
La distribuzione della ventilazione e della perfusione
157

dove Pa è la pressione su sangue arterioso e Pv̅ la


pressione su sangue venoso misto.
Nella pratica clinica è invece possibile misurare lo
spazio morto alveolare utilizzando la seguente for-
ma dell’equazione di Bohr:

Vda/Vt = (PaCO2 – PeCO2)/PaCO2

dove PaCO2 e PeCO2 sono la pressione parziale di


CO2 rispettivamente su sangue arterioso e nell’espi-
rato (end-tidal).
La presenza di una quota di spazio morto alveolare
misurata sulla PCO2 end-tidal è considerata fisiolo-
gica fino al 5% (Figura 16.5). Figura 16.5. Esempio reale di calcolo dei gradienti al-
Relativamente semplice è anche la misura della veolo-arteriosi di O2 e CO2 con i valori arteriosi misurati
quota di shunt, che nella pratica si effettua con la all’emogasanalisi e i valori alveolari misurati nell’espirato
(end-tidal). Le barre orizzontali evidenziano il gradiente
respirazione in ossigeno puro, calcolandola me- artero-alveolare di CO2, che viene utilizzato per il calcolo
diante la classica equazione dello shunt: dello spazio morto alveolare. Il gradiente alveolo-arterioso
di O2 è la distanza sull’asse delle ascisse tra il punto arterio-
s/ t = (Cc’O2 – CaO2)/(Cc’O2 - Cv̅O2) so a e quello alveolare A. Sono riportati i valori reali dei 3
parametri. Si noti che il valore di PO2 arteriosa è significati-
dove Cc’O2 è la concentrazione di ossigeno alla fine vamente alterato, in ragione dell’elevato gradiente e dell’in-
cremento dello spazio morto alveolare, che si considera
dei capillari polmonari (assumendo che la tensione
normale fino a 5%.
di O2 in questa sede sia pari alla PaO2), CaO2 è la
concentrazione di O2 nel sangue arterioso e Cv̅O2
nel sangue venoso misto (solitamente stimata).
Anche tale misura presenta i limiti già discussi per degli scambi gassosi in diversi contesti di patologia
la misura del gradiente alveolo-arterioso. polmonare 14.
La misura della distribuzione dei rapporti , Nel 2002 è stata sviluppata una nuova metodica
molto più complessa, si basa essenzialmente sul- non invasiva, denominata ALPE (acronimo di au-
la metodica dell’eliminazione in steady-state di tomatic, lung parameter estimation), pensata per la
6 gas inerti a differente solubilità (MIGET), la cui valutazione degli scambi intrapolmonari dei gas al
procedura originale è stata elaborata da Wagner e letto del paziente, che si basa sull’utilizzo di miscele
West 13 utilizzando l’equazione di Farhi. La metodi- a diversa frazione di O2 (FiO2) in 4-6 step per effet-
ca si basa sull’infusione endovenosa di 6 gas inerti tuare un’analisi rapida (10-15 minuti), automatica,
(attualmente si utilizzano esafluoruro di zolfo, ace- computerizzata 15. Il sistema, attualmente commer-
tone, etano, ciclopropano, enfluorano ed etere) a cializzato, consta essenzialmente di un ventilatore
coefficiente di partizione aria/sangue noto, com- (che misura il volume corrente inspiratorio ed espi-
preso in un range molto ampio, e nella misurazio- ratorio e la frequenza respiratoria), un analizzatore
ne delle loro concentrazioni nel sangue arterioso di gas (che misura la frazione inalata ed espirata di
e nell’espirato, corrispondenti a 6 compartimenti O2 e CO2) dotato di pulsossimetro e un computer
polmonari. In seguito ad una complessa elabora- atto a controllare la procedura, raccogliere ed ana-
zione matematica si ottiene una distribuzione di lizzare secondo due diversi modelli matematici i
valori di che rappresenta l’intero range possi- dati provenienti dal ventilatore e dall’analizzatore
bile. Negli ultimi decenni la MIGET è stata applica- di gas; i parametri che vengono calcolati, dalla re-
ta in diverse condizioni cliniche e sperimentali, for- lazione tra FiO2 e saturazione, sono lo shunt e la
nendo un quadro piuttosto chiaro delle alterazioni fa2, cioè la frazione di ventilazione di un comparti-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
158

mento che riceve il 90% di perfusione (considerata Conclusioni


normale quando pari a 0,9). Gli scambi gassosi si realizzano attraverso i processi
In epoca recente lo studio delle alterazioni degli di ventilazione, diffusione e perfusione. L’accoppia-
scambi gassosi è stato arricchito anche dall’appli- mento ottimale di ventilazione e perfusione pol-
cazione delle oscillazioni forzate, metodica nota da monare ( ) è critico nel determinare l’efficienza
circa 60 anni, alla valutazione della eterogeneità del degli scambi gassosi. La ventilazione, la perfusione
polmone (quindi della distribuzione dei rapporti polmonare e i rapporti sono distribuiti nel pol-
) mediante analisi dell’impedenza respiratoria mone in modo non uniforme, risentendo della gra-
(misura del rapporto pressione/flusso nel dominio vità e della postura. La ventilazione e la perfusione
della frequenza). sono regolate da meccanismi neuronali complessi,
Con questa metodica è stata valutata l’eterogenea che rispondono ad una varietà di stimoli a livello
distribuzione della ventilazione polmonare  5, do- locale e ai valori di PaO2 e PaCO2 a livello centrale,
vuta alla variabilità nelle costanti di tempo delle per mantenere l’omeostasi metabolica dell’orga-
vie aeree con alta impedenza a causa di condizioni nismo. Ventilazione, perfusione e i rapporti
patologiche, in diversi tipi di patologia polmonare variano in relazione a particolari condizioni fisio-
(insufficienza respiratoria acuta, asma, BPCO). Gli logiche (esercizio fisico, variazioni posturali, altitu-
autori hanno dimostrato che le variazioni di impe- dine) e patologiche. Quando il si discosta dal
denza (e delle sue componenti, resistenza e reat- valore ideale di 1 i valori di PaO2 e PaCO2 variano
lungo il diagramma O2/CO2, che descrive la relazio-
tanza) al variare della frequenza oscillatoria impie-
ne tra PO2 e PCO2 nell’alveolo, nel sangue arterioso
gata correlano con il tipo di patologia. L’impedenza
e nel sangue venoso misto per ciascun dato
meccanica del polmone, avendo questa peculiare
compreso tra 0 (alveolo perfuso ma non ventilato,
caratteristica di dipendere dalla frequenza oscilla- effetto shunt) e infinito (alveolo ventilato ma non
toria imposta al sistema respiratorio, è un parame- perfuso, effetto spazio morto). Nella pratica clinica
tro molto sensibile nell’individuare l’eterogeneità l’efficienza degli scambi gassosi può essere valutata
strutturale e funzionale delle vie aeree e si presta dall’emogasanalisi arteriosa e dal calcolo del gra-
bene anche a monitorarne l’evoluzione. diente alveolo-arterioso di PO2 e PCO2, ma è pos-
Ricordiamo infine che in anni relativamente recen- sibile stimare abbastanza semplicemente anche lo
ti sono state utilizzate anche le tecniche di imaging spazio morto fisiologico, la ventilazione alveolare e
(sia radiologiche che nucleari) per la valutazione la perfusione. La valutazione della distribuzione dei
qualitativa e semiquantitativa di ventilazione e rapporti è più complessa e si attua attraverso
perfusione. La trattazione di questo particolare la tradizionale metodica MIGET o mediante nuo-
aspetto esula tuttavia dallo scopo di questo capi- ve recenti acquisizioni quali l’ALPE o l’applicazione
tolo. delle oscillazioni forzate.

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160

17 L’emogasanalisi arteriosa
Alessandro Maria Ferrazza, Matteo Bonini, Paolo Palange
con la collaborazione di Andrea Rossi*
Università “La Sapienza”, Roma; *Università di Verona

La funzione fondamentale dell’apparato respirato- Storia


rio è quella di mantenere una corretta omeostasi La misurazione dei gas arteriosi è stata sviluppa-
dei gas arteriosi attraverso un efficace scambio tra ta nel XIX secolo e ha avuto un enorme impatto
l’aria inspirata/alveolare e la circolazione polmo- sulla pratica clinica. Fino al 1950 la tecnica messa
nare. L’emogasanalisi arteriosa (EGA) rappresen- a punto da van Slyke veniva considerata il “gold
ta allo stato attuale il miglior esame disponibile standard” per la misurazione del contenuto di O2
nella pratica clinica per la valutazione dell’entità e CO2 nel sangue. Con tale metodica i gas venivano
e dei meccanismi fisiopatologici determinanti va- separati dal sangue tramite un sistema a pressione
rie alterazioni della funzione polmonare. È tutta- negativa e successivamente la loro pressione veniva
via da ricordare che l’apparato respiratorio non è misurata con un manometro. Sebbene questa tec-
composto solo dal parenchima polmonare (inclu- nica sia stata utilizzata per diversi anni, la sua vera
dendovi le vie aeree), cioè la struttura anatomica e propria diffusione in ambito clinico è avvenuta
prettamente addetta allo scambio dei gas attra- solo negli anni ’50, durante l’epidemia di poliomie-
verso la membrana alveolo-capillare, ma anche lite a Copenaghen. In quel tempo, i medici avevano
dalla pompa ventilatoria, a sua volta composta una limitata esperienza nell’interpretazione dei gas
arteriosi e, durante le prime settimane dell’epide-
dal sistema di controllo della ventilazione, dalla
mia, gli alti valori di CO2 nei pazienti con paralisi
meccanica della parete toracica (meglio toraco/
respiratoria venivano erroneamente interpretati
addominale) e dai muscoli respiratori a 1. Lo scam-
come alcalosi metabolica. Bjorn Ibsen per primo
bio gassoso avviene mediante il passaggio dell’O2
propose che tale valore potesse essere legato alla
dall’aria alveolare al sangue venoso misto e della ritenzione di CO2. Questa ipotesi fu poi conferma-
CO2 dal sangue venoso misto all’aria alveolare. Il ta da Paul Astrup che sviluppò un elettrodo per la
risultato è il sangue arterioso ossigenato. La Tabel- misurazione del pH ematico 2.
la 17.I ( ) riporta i valori della pressione parziale Solo più tardi furono introdotti elettrodi specifici
dei gas in un soggetto normale a livello del mare per la misurazione dell’O2 (elettrodo di platino) e
in aria ambiente. della CO2 (elettrodo di vetro per la misurazione
L’EGA è l’indagine fondamentale per la diagnosi di del pH circondato da una soluzione di bicarbona-
insufficienza respiratoria, definita appunto dall’al- to, mantenuta da una sottile membrana di teflon),
terazione della pressione parziale dei gas, O2 e CO2, che rappresentano i capostipiti degli attuali elet-
nel sangue arterioso. trodi di misurazione 2-5.

Vedi capitoli singoli relativi in questo volume.


a
L’emogasanalisi arteriosa
161

Tecnica ne dei gas arteriosi misurati all’EGA è una lettura


Il prelievo per la valutazione degli scambi gassosi integrata delle tre principali variabili che entrano
deve essere eseguito da un’arteria. In genere viene in gioco: PaO2, pressione parziale arteriosa di CO2
preferita l’arteria radiale a livello del polso dove si (PaCO2), frazione inspirata di O2 (FiO2).
superficializza fino allo strato sottocutaneo ed è
possibile palparla facilmente contro la diafisi dista- Gas arteriosi
le del radio. È buona norma, prima di eseguire il Le cause e la gravità della riduzione della PaO2
prelievo, effettuare il test di Allen per valutare la (ipossiemia) possono essere quindi definite con
pervietà dell’arteria ulnare. una lettura integrata di PaO2 e PaCO2. In presenza
Al paziente viene richiesto di chiudere con forza il di ipossiemia, una prima classificazione può essere
pugno per circa 30 secondi al fine di eliminare la fatta dividendo le cause in a) associate o b) non
maggior quantità possibile di sangue dalla mano. associate a ritenzione di CO2. In quest’ultimo caso
Prima di aprire il pugno l’esaminatore comprime (insufficienza respiratoria di tipo I, o insufficienza
contemporaneamente le arterie radiale ed ulnare polmonare pura) l’ipossiemia è principalmente do-
al livello del polso. La mano aperta rimarrà pallida. vuta a una compromissione dello scambio dei gas.
A questo punto l’esaminatore rilascia l’arteria ul- In presenza invece di una concomitante ritenzione
nare ed osserva la rivascolarizzazione del letto un- di CO2 (insufficienza ventilatoria) l’evento fisiopa-
gueale che normalmente avviene entro 6 secondi. tologico iniziale è rappresentato dalla riduzione
Se il tempo di rivascolarizzazione è più lungo se ne della ventilazione alveolare ( a). L’associazione di
deduce che l’apporto di sangue dall’arteria ulnare insufficienza polmonare ed insufficienza ventilato-
non è sufficiente e che in caso di complicazioni da ria costituisce l’insufficienza respiratoria completa,
puntura dell’arteria radiale (lacerazioni o trombo- definita anche insufficienza respiratoria di tipo II.
si) si potrebbe incorrere in gravi conseguenze 6. Infatti, inserire un paziente in una delle categorie
sopra elencate con un semplice criterio di tipo
Interpretazione qualitativo (PaCO2 normale o alta), in molti casi
Un concetto fondamentale per una corretta in- non risulta possibile poiché, anche in presenza di
terpretazione dell’EGA, è che la valutazione di un ipoventilazione alveolare (ritenzione di CO2), po-
singolo dato scorporato dal contesto clinico e dagli trebbe essere presente una concomitante com-
altri parametri emogasanalitici appare non solo di promissione dello scambio dei gas dovuto ad altri
scarsa utilità, ma può portare a conclusioni com- meccanismi patogenetici. Nelle patologie polmo-
pletamente errate. Inoltre, è necessario avere sem- nari acute ad esempio, la ritenzione di CO2 può es-
pre presente la curva di dissociazione dell’Emoglo- sere conseguente all’insorgenza di fatica respirato-
bina. ria secondaria all’aumento del carico di lavoro respi-
Una pressione parziale arteriosa di O2 (PaO2) di ratorio per riduzione dell’elasticità del parenchima
55 mmHg potrebbe rappresentare un valore poco polmonare (edema polmonare) o alle aumentate
preoccupante in un paziente affetto da broncop- resistenze delle vie aeree (asma bronchiale). Nella
neumopatia cronica istruttiva (BPCO) in ossigeno- Tabella 17.II ( ) vengono schematicamente ripor-
terapia domiciliare che esegue un controllo ambu- tate le principali cause di ipossiemia ed ipercapnia
latoriale; ma se si riferisse ad un giovane con una separatamente.
polmonite in atto potrebbe configurare un quadro Mentre l’ipercapnia e quindi l’insufficienza ven-
di Acute Lung Injury (ALI). Allo stesso modo un va- tilatoria è unanimemente definita dalla presenza
lore di PaO2 di 80 mmHg potrebbe essere del tutto di PaCO2 > 45 mmHg, sulla definizione di ipossie-
normale se l’EGA fosse stata eseguita in aria am- mia vi è meno accordo. Vengono infatti proposte
biente ma sarebbe allarmante se si riferisse ad un due soglie: a) PaO2 < ai limiti inferiori della norma
paziente che sta respirando una miscela di aria con secondo valori teorici per età  7  8, oppure b) PaO2
frazione di O2 (FiO2) al 50%. <60mmHg che corrisponde alla zona di passaggio,
Il miglior metodo per una corretta interpretazio- nella curva di dissociazione dell’HbO2, dalla parte
Manuale di fisiopatologia respiratoria
162

alta e piatta alla parte inferiore e ripida, e ad una Sulla base della relazione PO2-PCO2, Mays ha co-
SaO2 < 90%. struito un interessante diagramma, meno utiliz-
Una più accurata valutazione che consenta di scor- zato di quello che dovrebbe essere nella pratica
porare la componente ventilatoria da quella legata clinica, per calcolare la PaO2 standard in presenza
ad alterazioni dello scambio dei gas può essere ot- della combinazione di variazioni della ventilazione
tenuta con il calcolo del gradiente alveolo-arterio- alveolare (PaCO2) con di maldistribuzione del rap-
so di PO2 mediante la seguente formula 9: porto a/ (Figura 17.1) 11.
Una nota importante sulle variazioni della PaCO2
P(a-a)O2 = [(Pb– PH2O) x FiO2 – PaCO2/R] – PaO2 è il suo legame con la ventilazione alveolare ( a),
come dalla formula, talvolta nominata come equa-
dove Pb rappresenta la pressione barometrica (cir- zione ventilatoria:
ca 760 mmHg al livello del mare), PH2O la pressione
parziale di vapore acqueo nelle vie aeree (47 mmHg PaCO2 = K x CO2 / e x (1- Vd/Vt)
a 37 °C) ed R il quoziente respiratorio (il rapporto
tra la produzione di CO2 ed il consumo di O2, che a dove e è la ventilazione polmonare totale, cioè
riposo è normalmente CO2/ O2 = 0,8-0,9). e = Vtxf, Vd è il volume dello spazio morto e Vt
La prima parte dell’equazione (tra parentesi quadre) il volume corrente. A parità di CO2, il prodotto
rappresenta l’equazione del gas alveolare: la pressio- PaCO2 x a è una costante, quindi una relazione
ne parziale di ossigeno alveolare (PaO2) viene stima- inversa non lineare. Pertanto, l’iperventilazione
ta sottraendo alla pressione parziale di O2 nell’aria alveolare causa ipocapnia (PaCO2  <  36  mmHg),
ispirata la PaCO2 (normalmente sovrapponibile alla come accade normalmente nell’ipossiemia primi-
PaCO2) corretta per R. Infatti O2 e CO2 competono tiva senza lesioni della pompa ventilatoria. La ta-
nell’alveolo, per cui l’aumento della PaCO2 deter- chipnea indica invece solo un aumento della fre-
mina un aumento della CO2 alveolare e una con- quenza ventilatoria che può essere associato sia ad
seguente riduzione della PaO2, che comporta a sua iper-che ad ipo- ventilazione alveolare, dipenden-
volta una riduzione proporzionale della PaO2. Per- temente dal volume corrente con cui avviene la
tanto, il calcolo della PaO2 permette di eliminare la ventilazione. Infatti, la ritenzione di CO2 è frequen-
componente di riduzione della PaO2 legata all’ipo- temente causata da una modalità particolare di
ventilazione. A questo punto la differenza tra PaO2 e ventilazione caratterizzata da tachipnea (> 25 atti/
PaO2 cioè la P(a-a)O2 permette di stimare il gradien- min e > 30 atti/min nei casi gravi) e ad un basso vo-
te di O2 tra aria alveolare e sangue arterioso. Questo lume corrente (< 400 ml, in genere). In questo caso
gradiente è direttamente dipendente dall’efficienza il rapporto Vd/Vt aumenta (in un soggetto norma-
dello scambio dei gas. Infatti tale valore non viene le il rapporto Vd/Vt ammonta a 0,2-0,3) e, a parità
alterato da patologie che determinano una riduzio- di CO2, a diminuisce per ogni dato livello di e.
ne isolata della ventilazione alveolare (Tabella 17.III). La ventilazione rapida e superficiale (rapid shallow
I valori normali di P(a-a)O2 aumentano con l’età da
6-10 mmHg all’età di 20 anni a 26-30 mmHg all’età
di 70 anni 6. Tabella 17.III. PaO2, PaCO2, P(a-a)O2 nelle condizioni
Una regola più semplice che può aiutare a un ini- patologiche di insufficienza polmonare, ventilatoria e
ziale orientamento nell’interpretazione integrata respiratoria.
di PaO2 e PaCO2 è la “regola del 140”. Infatti, in un PaO2 PaCO2 P(a-a)O2
Insufficienza
soggetto che respira aria ambiente (FiO2 = 0,21) a mmHg mmHg mmHg
livello del mare e che abbia una P(a-a)O2 normale, Polmonare Ridotta Normale Aumentata
la somma di PaO2 e PaCO2 dovrebbe essere circa o ridotta
140 mmHg. La riduzione di tale valore, anche in
Ventilatoria Ridotta Aumentata Normale
presenza di ipoventilazione e ritenzione di CO2,
segnala il peggioramento dello scambio dei gas 10. Respiratoria Ridotta Aumentata Aumentata
L’emogasanalisi arteriosa
163

DIAGRAMMA PaO2 - PaCO2


55 INSUFFICIENZA
VENTILATORIA

50

IPO
SCOMPENSO VENTILO/PERFUSORIO V/Q

VE
45

NT
ILA
ZIO
NE
PaCO2 (mmHg)

40
PUNTO DI
EQUILIBRIO
35

IPE
RV
MALDISTRIBUZIONE V/Q

E
30

NT
ILA
ZIO
NE
25

Normale
20 -50 -40 -30 -20 -10 95% limiti
differenza tra la PaO2 teorica e osservata di confidenza

40 50 60 70 80 90 100 110 120 130


PaO2 (mmHg)

Figura 17.1. Relazione PaO2-PaCO2 secondo diversi valori di alterazione del rapporto a/ , seguendo le linee parallele
da destra verso sinistra (da Mays 1973 11, mod.).

breathing) è spesso determinata dalla necessità dei morto fisiologico”. All’aumento di Vd, il centro re-
muscoli respiratori di proteggersi dal rischio di fa- spiratorio reagisce con uno stimolo per aumentare
tica di fronte ad un aumento del carico di lavoro compensatoriamente e, sovraccaricando così la
ventilatorio b. pompa ventilatoria. Se vi sono condizioni di altera-
Una teoria, apparentemente in disaccordo con ta meccanica toraco-polmonare o di debolezza dei
quanto presentato sopra, è stata espressa da West, muscoli respiratori, il protrarsi e/o l’intensità del so-
il quale afferma che l’ipercania sarebbe anche, come vraccarico possono causare una condizione di fatica
l’ipossiemia, una conseguenza della maldistribu- dei muscoli respiratori c, al cui rischio la pompa ven-
zione del rapporto a/   12. Diciamo in apparente tilatoria reagisce con la ventilazione rapida e super-
contraddizione dato che la maldistribuzione del ficiale e quindi, in ultima analisi con una riduzione
rapporto a/ aumenta il rapporto Vd/Vt se in Vd della a e la conseguente ritenzione di CO2. Rimane
si comprende sia lo spazio morto anatomico sia le pertanto valido il concetto espresso nell’equazione
aree con elevato a/ (ad esempio nell’enfisema) ventilatoria, accettando che Vd comprenda appun-
tradizionalmente comprese nel concetto di “spazio to le aree ad elevato a/  13.

b
Vedi capitolo sul lavoro respiratorio in questo volume.
c
Vedi capitolo sul lavoro respiratorio in questo volume.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
164

Soggetti
Test dell’iperossia
sani Una volta individuata la presenza di un’alterazione
0.3 0.6 dello scambio dei gas sarebbe utile poter definire,
100
almeno in parte, il meccanismo fisiopatologico alla
90 0.9 base di tale alterazione. Diverse sono le tecniche
utilizzate nella ricerca per lo studio e la quantifi-
PaO2 (mmHg)

1.2
1.5 cazione dei meccanismi che portano all’alterazio-
1.8
ne dello scambio dei gas, ma nella pratica clinica la
60 Pazienti risposta alla somministrazione di supplemento di
BPCO
ossigeno può essere un test rapido e semplice per
poter distinguere almeno due importanti gruppi
patogenetici: shunt veri o shunt falsi (maldistribu-
30 zione del rapporto a/ ) (Tabella 17.II – ).
15 20 30 40 In presenza di uno shunt vero il sangue non ossi-
PvO2 (mmHg) genato passa direttamente dalle sezioni destre alle
sezioni sinistre del sistema cardiovascolare senza
Figura 17.2. Relazione tra Pv̅O2 e PaO2 nelle diverse condi- contatto con l’aria alveolare. Negli “shunt falsi” in-
zioni di maldistribuzione del rapporto ventilazione perfu- vece esiste un’alterazione della distribuzione del
sione. I numeri sulle linee interne al grafico rappresentano rapporto ventilazione perfusione di diverso grado
la deviazione standard della perfusione polmonare: tanto in varie porzioni polmonari o una alterazione della
maggiore è il numero tanto maggiore è la dispersione della
perfusione e quindi tanto peggiore è il rapporto tra la ven- membrana alveolo-capillare che compromette la
tilazione e la perfusione nelle unità regionali polmonari. diffusione dei gas e quindi l’ossigenazione del san-
La distribuzione del rapporto a/ è stata misurata con gue che attraversa il circolo polmonare. Per tale
la tecnica MIGET  13 (Immagine resa disponibile grazie alla ragione la risposta al supplemento di O2 è diversa
cortesia del Prof. R. Rodriguez-Roisin). nelle due condizioni. Generalmente il test viene ese-
guito aumentando la FiO2 di 0,2 (es. da 0,21 a 0,4 o
da 0,3 a 0,5) e valutando le modificazioni della PaO2
L’azione congiunta della maldistribuzione di a/ dopo il raggiungimento di un equilibrio (circa 10-12
e del valore della Pv̅O2 sulla PaO2 è ben illustrato minuti). Se si intende evitare eccessivi traumatismi
nella Figura 17.2. Essa mostra come un valore di alle arterie radiali del paziente, il monitoraggio del-
PaO2 corrisponda a un valore di Pv̅O2 per ogni le variazioni di SO2, misurate con la pulsossimetria,
diverso livello della distribuzione del rapporto possono consentire una stima delle variazioni di
a/ . A sua volta la Pv̅O2 è il risultato dell’estra- PaO2. È tuttavia da considerare che con l’uso delle
zione di O2 nei tessuti periferici, che aumenta ad pulsossimetria si perdono le variazioni di PaCO2 (e
esempio nella febbre, nella sepsi, nell’esercizio fisi- l’eventuale acidosi respiratoria) indotte dall’aumen-
co, nella bassa gittata cardiaca etc. to dell’ossigenazione. In presenza di una maldistri-
Secondo la Figura 17.2, la PaO2 peggiora con il ri- buzione del rapporto a/ (shunt falso) l’aumento
dursi della Pv̅O2 ad ogni livello di maldistribuzione della pressione alveolare di O2 (PaO2) negli alveoli
di a/ . Ad esempio nei pazienti in cui uno scom- ipoventilati o in quelli con problemi di diffusione
penso cardiaco cronico si associa alla BPCO, l’ipos- permette una buona ossigenazione del sangue arte-
siemia sarà peggiore rispetto ai pazienti con una rioso con incrementi della PaO2 fino a 100 mmHg.
sola di queste malattie per il combinarsi dei due D’altro canto, se è presente uno shunt anatomico
fattori: bassa Pv̅O2 per la ridotta gittata cardiaca e vero, la PaO2 aumenta molto poco (in genere meno
maldistribuzione del a/ per la BPCO. La bassa di 10 mmHg per uno shunt vero che interessa il 30%
Pv̅O2 rende l’ipossiemia meno sensibile alla som- della gittata cardiaca, Figura 17.3) perché il sangue
ministrazione di aria arricchita in ossigeno rispetto passa attraverso porzioni non ventilate del polmone
alla sola maldistribuzione di a/ . non influenzate dall’aumento di FiO2.
L’emogasanalisi arteriosa
165

to dipende dalla gravità delle alterazioni polmona-


ri ma, in alcune condizioni, può dipendere anche
dalla FiO2 somministrata al paziente (Tabella  17.
IV – ). Su tale parametro si basa la definizione
PaO2 (mmHg)

di Acute lung injury (ALI: PaO2/FiO2 < 300 mmHg)


e Acute respiratory distress syndrome (ARDS: PaO2/
FiO2 < 200 mmHg e < 150 mmHg nelle forme più
gravi) 14. Entrambe infatti contengono al loro inter-
no il valore di PaO2/FiO2 del paziente.
Un importante limite del rapporto PaO2/FiO2 è
che, in presenza di shunt anatomico vero, anche
FiO2 (%) aumentando la FiO2 si ha un piccolo effetto sulla
PaO2, pertanto all’aumentare della FiO2 il rappor-
Figura 17.3. Variazione della PaO2 all’aumentare della to PaO2/FiO2 non resta costante ma diminuisce.
FiO2 nel soggetto normale e in presenza di shunt anato- Questo deve essere tenuto in considerazione se si
mico di vario grado. deve valutare la condizione di un paziente. La cosa
più corretta in questo caso è cercare di ripetere gli
esami-EGA di controllo somministrando al pazien-
Frazione inspiratoria di O2 (FiO2) te sempre lo stesso valore di FiO2 in modo da ot-
Un’altra variabile da tenere in considerazione per tenere valori di PaO2 o di PaO2/FiO2 confrontabili.
l’interpretazione dell’EGA è la FiO2. Questa infat- Un altro limite del rapporto PaO2/FiO2 è che esso
ti può essere un importante fattore confondente non fornisce alcuna informazione circa il meccani-
nella corretta interpretazione, per cui la prima EGA smo fisiopatologico dell’ipossiemia.
dovrebbe essere effettuata in aria ambiente senza In conclusione, l’emogasanalisi arteriosa è l’inda-
supplemento di O2 per almeno 10 minuti. Se que- gine principale e irrinunciabile nella diagnosi e
sto non dovesse essere possibile, per le condizio- nella valutazione/correzione dell’insufficienza re-
ni cliniche del paziente, la gravità dell’ipossiemia spiratoria. L’interpretazione dell’esame implica la
può essere valutata con il rapporto tra PaO2 e FiO2 conoscenza di tutti i parametri necessari e quindi
(PaO2/FiO2). In un soggetto normale con una PaO2 non solo della PaO2 e PaCO2, ma anche della FiO2
di circa 95-100 mmHg e che respira aria ambiente e il calcolo della P(a-a)O2. Nell’apposito capitolo di
con FiO2 0,21, il rapporto PaO2/FiO2 ammonta a cir- questo volume verranno discussi i rapporti tra le
ca 450/470 mmHg. La riduzione di questo rappor- misure ottenute con l’EGA e l’equilibrio acido-base.

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167

18 L’equilibrio acido-base
e il gap anionico

Francesco Sgambato, Sergio Prozzo, Ester Sgambato


Ospedale “Sacro Cuore di Gesù”, Fatebenefratelli, Benevento

Life is a struggle, not against sin, Queste interrelazioni sono talmente strette da
not against the Money Power, dover essere considerate “non eludibili” e, far
not against malicious ‘animal magnetism’, finta di non volerne tener conto, è una pura il-
but against hydrogen ions lusione, che fa comodo alla nostra pigrizia men-
tale ma espone a errori tecnici ed anche a rischi
(La vita è una lotta, non contro il peccato, professionali 3.
non contro il Potere del Denaro, Nella pratica clinica, di che cosa è fatto questo “mi-
non contro il magnetismo animale ‘maligno’, lieu interieur”, o, meglio ancora, quali sono gli equi-
ma contro gli ioni di idrogeno) libri cruciali da salvaguardare?
H.L. Menchen, 1919 La risposta può essere semplice: sicuramente, in
primis, l’Idrogeno, l’Ossigeno e, di conseguenza,
l’equilibrio dell’Acqua (Figura 18.1).
“L’equilibrio acido-base e l’equilibrio idro-elettroli- Come dice Erri de Luca: “Gli atomi si sono distri-
tico sono insegnati, analizzati, imparati e dimenti- buiti in maniera pacifica, ma c’è stata un’epoca di
cati come parte di due mondi diversi” (L. Gattino- guerra tra ossigeno e idrogeno prima di raggiun-
ni)  1, trascurando uno dei “princìpi fondamentali” gere la concordia attraverso la formula dell’acqua.
L’acqua è… un trattato di pace” 4 e non bisogna mai
della Fisiologia, ovverosia che ogni nostra funzione
dimenticare che essa è fonte inesauribile di H+ e
vitale è legata alla stabilità di quel milieu interieur in
cui “l’uomo è immerso e che funge da sistema uni-
ficante di tutto l’organismo, e il cui equilibrio deve
essere sempre salvaguardato” 2.
Questa stabilità è essenzialmente basata sul rispet-
to di una “volgare fondamentale trinità”: l’equilibrio
acido-base, l’equilibrio idro-elettrolitico (ionico) e
l’equilibrio osmolare: tre sistemi così interconnessi
fra di loro che, le modificazioni all’interno di ognuno
di essi, si riflettono immediatamente anche sugli al-
tri due comparti oltre ad andare ad interferire con il
sistema di controllo della “volemia” (quarto elemen-
to cruciale, ma che deve essere sempre considerato
il primo per importanza nelle nostre preoccupazioni
al letto del paziente): “la correzione della volemia (e,
quindi, della perfusione) è una priorità assoluta an-
Figura 18.1. Gli equilibri omeodinamici cruciali.
che rispetto a tutti gli altri eventuali squilibri”.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
168

OH-. Il primo sistema acido-base ed il più semplice, Gli acidi prodotti normalmente, prima di raggiun-
è proprio l’acqua stessa. gere gli organi emuntori, passano nel sangue e que-
Quando, poi, si parla di acqua viene in mente auto- sto passaggio, dalla produzione alla eliminazione,
maticamente il sodio, che rappresenta lo “schele- deve avvenire senza modificare la normale concen-
tro osmotico dell’organismo” e che è strettamente trazione idrogenionica.
correlato all’acqua e alla Osmolalità; di converso, E questa è la più sorprendente qualità dei nostri
poi, sodio, acqua ed osmolalità riportano inevi- sistemi omeostatici, come espresso da Henderson
tabilmente al concetto di Volume plasmatico cir- Laurence J. (1878-1942) già nel 1908: “The most
colante (Volume “efficace” di sangue arterioso - significant and the most conspicuous property of
VESA), senza dimenticare, ovviamente, il Carbonio, blood is the extraordinary ability to neutralize large
l’Azoto e la Temperatura corporea (Figura 18.1). amounts of acids or bases without losing its neutral
reaction”  5 (“La più importante e la più evidente
L’equilibrio acido-base proprietà del sangue è la sua straordinaria abilità
L’organismo umano, per effetto del suo metaboli- nel neutralizzare larghe quantità di acidi o basi sen-
smo, produce in continuazione acidi che, secondo za perdere la sua reazione neutra”).
la definizione di Brønsted, sono sostanze capaci di Sorensen S.P.L. (1868-1939), poi, dimostrò, nel 1909,
generare idrogenioni (mentre le basi sono sostanze che “la normale concentrazione dello ione idrogeno
capaci di assorbire idrogenioni). è un fattore essenziale in tutti i processi biologici” 6.
I vari metabolismi (protidico, glicidico e lipidico) Tale concentrazione degli idrogenioni deve oscilla-
attraverso le diverse tappe metaboliche produco- re, nella norma, intorno a 40 nanoEq/L (corrispon-
no, come traguardo finale, tre sostanze: anidride denti a un pH di 7,40) e variazioni di questi numeri
carbonica (CO2), acqua (H2O) e ammoniaca (NH3), possono alterare tutti i processi metabolici. Se ne
oltre alla generazione di energia (ATP). può dedurre che gli H+ liberi, in effetti, sono pre-
Acqua e CO2 formano l’acido carbonico (H2CO3) senti in concentrazioni estremamente basse (nano
e ogni giorno vengono ricavati dai nostri processi Equivalenti/Litro) rispetto agli altri elettroliti (per
metabolici 15.000-20.000 milliEquivalenti (mEq) di es., sodio, potassio, etc.) che vengono espressi con i
CO2, che devono, poi, essere escreti. milliEquivalenti/Litro.
Inoltre, anche una normale dieta provoca la forma- Questa sorprendente scoperta fa meditare su una
zione di 50-100 mEq di H+ nelle 24 ore. Basti pensare, delle più importanti evidenze di fisio-patologia
semplicemente, che l’acqua potabile, proveniente nella vita dell’uomo: gli idrogenioni sono presenti
dal rubinetto, non ha pH 7,40, bensì pH variabile in- nell’ordine di grandezza di circa 3 milioni di vol-
torno a 5 (l’acqua pura ha pH 7); il latte ha pH 6,6; la te inferiori rispetto alla concentrazione del sodio
coca-cola ha pH 2,8; la soluzione fisiologica ha pH al (praticamente Davide e Golia).
di sotto di 7,0; la soluzione glucosata ha pH oscillan- Ciononostante essi sono indispensabili per il man-
te ma sempre acido intorno a 4,5 o 5,5. tenimento della vita e possono metterla in discus-
La maggiore preoccupazione del corpo umano, sione anche con piccolissime variazioni della loro
quindi, è quella di “difendersi dalla acidità”, perché concentrazione (per esempio, nell’ordine di soli
egli normalmente produce idrogenioni (H+, acidi) e 50 nanoEquivalenti).
non ossidrilioni (OH-, basi) e, di conseguenza, l’aci- Il fatto che, finora, abbiamo pensato agli idroge-
dosi è molto più frequente dell’alcalosi. nioni sempre in termini di pH (logaritmo negativo
La produzione di idrogenioni avviene già in con- in base dieci) e mai in termini assoluti, ci ha fatto
dizioni normali (fisiologiche), mentre l’alcalinità si perdere di vista l’unità di misura ed il termine di
crea solo per una situazione di patologia; né biso- riferimento e, di conseguenza, ce ne ha fatto sot-
gna dimenticare, al riguardo, che l’idrogeno è l’ato- tovalutare la loro immensa importanza ai fini della
mo presente in maggiore abbondanza nelle cellule sopravvivenza.
e che la maggiore quota dell’idrogeno è sotto for- Ne consegue che, a buon diritto, l’equilibrio acido-
ma di acqua. base può essere definito “l’equilibrio degli equilibri”
L’equilibrio acido-base e il gap anionico
169

perché, alla fine di tutte le attività metaboliche, è intuire la necessità che i tamponi siano continua-
quello che mantiene nella norma le funzioni più mente rinnovati nel corso della giornata, a pena di
delicate e più vitali, solo se riesce a tenersi in uno esaurimento delle scorte disponibili.
strettissimo range fisiologico. A questa cruciale funzione è deputato il rene con
Le difese, poste in essere dall’organismo contro le la sua attività di rigenerazione e riassorbimento dei
variazioni della normale concentrazione idrogenio- bicarbonati, oltre a quella di eliminare gli acidi fissi.
nica, si basano su tre differenti sistemi (i tamponi, i Ai tamponi organici (basi) è affidato, invece, il ruo-
polmoni ed i reni) con diversi tempi di intervento. lo di emergenza e istantaneità dell’intervento men-
I sistemi tampone corporei entrano in azione nel tre al polmone spetta il compito di eliminare gli
giro di pochi secondi e il sistema tampone bicarbo- acidi volatili (CO2).
nato/acido carbonico è il più importante di tutti, Se ci fossero solo i bicarbonati potremmo soprav-
per tre motivi fondamentali: vivere solamente per alcune ore (non più di mezza
- uno, perché è presente in quantità maggiori ri- giornata); se ci fossero solo i polmoni potremmo
spetto agli altri (65% sul totale); resistere per qualche giorno mediante la iperventi-
- due, perché è ubiquitario (è presente nel flui- lazione (fino a quando la fatica muscolare lo con-
do interstiziale, nel plasma, negli eritrociti, nelle sente); se ci fossero solo i reni moriremmo subito,
cellule, nelle ossa); perchè mentre essi arrivano a funzionare a pieno
- tre, perché è l’unico sistema che ha due vie di regime saremmo già morti per eccesso di acidi pro-
fuga all’esterno: una, rapida, attraverso i polmo- dotti ma non più tamponati.
ni trasformandosi in CO2 (che viene eliminata
immediatamente in pochi minuti) e l’altra ri- La poco famosa (ma basilare)
trasformandosi in bicarbonato ed idrogenioni, equazione di Henderson
i quali ultimi vengono eliminati, attraverso il Laurence J. Henderson (1878-1942), Professore di Fi-
rene, sotto forma di acqua, fosfati ed ammonio. siologia ad Harvard (Stati Uniti), abituato a studiare i
Il fondamentale segreto del suo successo, quindi, ri- sistemi biologici dal punto di vista matematico e fisi-
spetto a tutti gli altri sistemi tampone, pure impor- co-chimico, descrisse i sistemi tampone del sangue,
tanti, (proteine, fosfati e Hb) è che l’acido carbonico li caratterizzò matematicamente ed elaborò (1908)
è l’unico che può trasformarsi in qualche cosa di vo- la sua geniale e fondamentale formula 7, conosciuta
latile (la CO2) (Figura 18.2 – ). come “Equazione di Henderson”:
Anche il rene collabora bene, però è più lento ad
entrare in azione, ed impiega almeno 8-12 ore solo [H2CO3]
per dare inizio alla sua azione, che consiste, essen- [H+] = K
[HCO3-]
zialmente, nell’eliminare gli acidi fissi e gli idrogenio-
ni, oltre alla indispensabile funzione di recuperare i
Da questa equazione, generalmente poco nota, fu
tamponi bicarbonati mediante il loro riassorbimen- elaborata la famigerata e superflua equazione di
to già nel tubulo prossimale (per il 90% durante il Henderson-Hasselbalch, molto nota  8, in cui com-
primo passaggio glomerulo-tubulare): parvero i 4 antipatici logaritmi, che tanto hanno
contribuito a far diventare questo tema “ostico”,
CO2 CO2 + H2O H2CO3 H+ + HCO3- come comunemente viene definito.
Fase Fase
gassosa acquosa L’equazione resa complicata da Hasselbalch può
essere tranquillamente ignorata, perché non è ne-
I sistemi tampone corporei, infatti, sono presenti in cessaria per la comprensione del più importante
un totale di 2.400  mEq (globalmente), mentre gli capitolo della fisiologia e della medicina clinica,
acidi da tamponare prodotti nelle 24 ore (volatili e anzi possiamo affermare che essa è stata anche
non volatili) sono 15.000-20.000 mEq. “dannosa” ai fini della divulgazione di questo argo-
Questa discrepanza, tra gli acidi prodotti nelle 24 mento, perché ha scoraggiato numerose genera-
ore ed il totale dei sistemi tampone corporei, fa zioni di studenti e di medici, i quali si sono tenuti
Manuale di fisiopatologia respiratoria
170

alla larga da questo capitolo, generando una lacuna


culturale, mai più colmata negli anni successivi (e,
consequenzialmente, procurando danni alla salute
dei pazienti).
Nella precedente Equazione di Henderson, invece,
già era stata sintetizzata benissimo la problematica
dell’equilibrio acido-base, fissando il concetto fon-
damentale che la concentrazione degli idrogenioni
(e quindi l’acidità o la basicità di una soluzione) è
data dal rapporto quantitativo esistente fra la con-
centrazione dell’acido carbonico (H2CO3, al nume-
ratore) e la concentrazione dei bicarbonati (HCO3-,
al denominatore) secondo una costante (K). Figura 18.3. La concentrazione degli idrogenioni è la ri-
L’acido carbonico, poi, non è altro che una CO2 sultante del rapporto tra la funzione polmonare e quella
disciolta in acqua (CO2 + H2O = H2CO3) e questa renale (equazione di Henderson-Campbell umanizzata).
dissoluzione presenta una relazione perfettamen-
te lineare con la pressione dell’Anidride Carbonica
(PCO2) quindi “più aumenta la pressione della CO2 polmonare, aumenta la PCO2, si avrà un aumento
più quest’ultima si discioglie nell’acqua stessa e for- degli idrogenioni e quindi una acidosi di origine
ma acido carbonico” (Legge di Henry). “respiratoria”; se diminuisce la PCO2 diminuiscono
Per questi motivi Campbell (nel 1962) 9 propose ge- gli idrogenioni e si avrà una alcalosi “respiratoria”.
nialmente di esprimere l’equazione di Henderson Se diminuiscono i bicarbonati (al denominatore) si
anche in un altro modo, sostituendo l’acido carbo- avrà un aumento degli idrogenioni liberi e, di con-
nico con la PCO2 al numeratore, dando origine alla seguenza, una acidosi di origine “metabolica”; se
definitiva Equazione di Henderson-Campbell che è aumentano i bicarbonati, diminuiscono gli idroge-
la più semplice da utilizzare: nioni liberi e si avrà una alcalosi “metabolica”.
In questa maniera, indiscutibilmente semplice, si
[PCO2] capiscono i quattro paradigmi fondamentali dell’e-
[H+] = K quilibrio acido-base (acidosi respiratoria, alcalosi re-
[HCO3-]
spiratoria, acidosi metabolica e alcalosi metabolica).
Essa, infatti, ci consente di passare dalla chimica Quando il disturbo primario è “respiratorio” scat-
(spesso antipatica) alla clinica (più congeniale a ta il meccanismo di compenso “metabolico” del
noi medici). Considerato, infatti, che a regolare la rene, che interviene regolando la escrezione di ioni
pressione dell’anidride carbonica è deputato pre- idrogeno ed aumentando o diminuendo il riassor-
valentemente il polmone e a regolare la concentra- bimento dei bicarbonati.
zione del bicarbonato è deputato prevalentemente Quando il disturbo primario è “metabolico” scatta
il rene, possiamo concludere che la concentrazione il meccanismo di compenso “respiratorio” dei pol-
degli idrogenioni è la risultante del rapporto fra la moni che, con la ventilazione, regola la fuoriuscita
funzione del polmone e la funzione del rene (Figu- della CO2.
ra 18.3). La Figura 18.4 mostra in maniera diversa, mediante
Questa immagine ci semplifica la memorizzazione la immagine di una bilancia, l’equilibrio acido-base
della formula ed è semplice richiamare alla mente in condizioni normali, ma il senso non cambia; su un
che il polmone sta al di sopra del diaframma (linea piatto la PCO2 e sull’altro piatto i bicarbonati. In que-
della frazione) ed il rene sta al di sotto di esso. ste condizioni normali, la concentrazione idrogenio-
In condizioni patologiche questo equilibrio si può nica è uguale a 40 nanoEq/L (e il pH è uguale a 7,40).
rompere generando le alterazioni acido-base, isola- Come dice Luciano de Crescenzo: “l’equilibrio deve
te o miste. Per esempio, se, a causa di una patologia essere inteso in questo modo: la doccia ha due mano-
L’equilibrio acido-base e il gap anionico
171

sempre più facilmente comprensibili se si fa riferi-


mento alla formula di Henderson “modificata” da
Campbell piuttosto che a quella di Hasselbalch con
gli odiosi logaritmi.
Con questa nuova impostazione didattica, l’equi-
librio acido-base, nei suoi principi fondamentali,
diventa un gioco da ragazzi e la elaborazione ma-
tematica, necessaria per effettuare i calcoli durante
la pratica clinica (calcolo dei bicarbonati necessari,
calcolo dei compensi attesi, etc.), ridiventa di per-
tinenza delle scuole elementari (basta saper fare le
moltiplicazioni e le divisioni) senza astrusi calcoli
logaritmici, che la maggior parte di noi medici non
sa più fare senza una buona calcolatrice.
Figura 18.4. La bilancia dell’equilibrio acido-base. L’equilibrio acido-base, quindi, finisce di essere un
“tema di élite”, notoriamente etichettato “ostico”, e
diventa finanche simpatico per tutti gli influssi utili
pole, una per l’acqua calda e una per l’acqua fredda. nella diagnosi e nella terapia dei malati critici.
Manovrando, ora l’una ora l’altra, è possibile ottenere È utile segnalare che, in questi ultimi anni, l’equa-
la giusta temperatura” 10 e io aggiungo: “anche a diver- zione “modificata” da Campbell viene citata in
se gradazioni di acqua calda e di acqua fredda”. modo impreciso, sia nei testi scientifici che duran-
Si può avere la giusta temperatura desiderata te i congressi, sotto l’appellativo di “equazione di
dell’acqua non solo con molta acqua calda e mol- Kassirer-Bleich”, facendo riferimento ad un lavoro
ta acqua fredda ma anche con poca acqua calda e di questi due autori del 1965 12.
poca acqua fredda. Ovviamente, con la prima solu- Questa moda ha preso piede e sarà difficile scardi-
zione (molta acqua calda e molta acqua fredda) si narla, ma una lettura attenta dello stesso lavoro di
avrà un maggiore dispendio di energia. Kassirer fa subito notare due elementi importanti
Antoine de Saint-Exupery, il famoso autore fanta- ai fini di una attribuzione corretta:
sioso de Il Piccolo Principe, esprime lo stesso con- 1) l’anno di stampa del lavoro di Kassirer e Bleich
cetto in un modo a lui più congeniale: “Si porta (1965) è successivo a quello di Campbell “RI-
l’aeroplano in equilibrio tra le mani, come una pH” del 1962;
tazza troppo piena” 11. 2) gli stessi autori Kassirer e Bleich citano chiaramen-
Anche la formula di Henderson-Campbell ha in sé te, nel loro testo e nella loro bibliografia, il lavoro
qualche cosa di magico, infatti, se si sostituiscono i precedente, ove viene proposta la equazione “mo-
valori numerici alle formule chimiche, cioè il valore dificata” ed a cui essi fanno riferimento.
di 40 al posto della PCO2, il valore di 24 al posto dei Sembra più giusto, quindi, che l’equazione fina-
bicarbonati HCO3- ed il valore di 24 al posto della le venga definitivamente chiamata equazione di
costante K, si avrà la gradita sorpresa di scoprire Henderson-Campbell e che se ne consigliasse l’uti-
che il risultato della equazione è molto semplice: lizzo per la pratica clinica e per la didattica. Kassirer
[H­+] = 40 nanoEquivalenti, perché il 24 al numera- e Bleich, di certo, non l’avranno a male, perché non
tore ed il 24 della costante K si elidono a vicenda. si tratta di un esproprio ai loro danni, ma di una
semplice restituzione ai legittimi proprietari.
[PaCO2] 40
[H+] = K [H+] = 24 •
[HCO3-] 24 Il concetto dei “compensi attesi”
fisiologici (o “adattamenti previsti”)
La comprensione continua a rimanere difficile nel- Questo è un capitolo “fondamentale” per la com-
le forme miste (“squilibri misti”) ma essi restano prensione della emogasanalisi.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
172

Ad ogni patologico squilibrio acido-base corrisponde Miscelando CO2 e bicarbonati in maniera equi-
una risposta compensatoria “fisiologica” che è già pre- librata sui due piatti della bilancia, si ottiene una
vedibile in base a tabelle numeriche standardizzate. concentrazione normale di idrogenioni e si preser-
Il mantenimento della condizione vitale, infatti, va la buona sopravvivenza.
dipende da questo equilibrio “dinamico” di forze La natura umana dispone di un ottimo programma
contrastanti, ma nelle giuste proporzioni, mante- matematico di miscelazione automatica, migliore
nute stabili da un incredibile sistema di regolatori dei migliori miscelatori esistenti in commercio, e in
automatici cooperanti, che agiscono, simultanea- fisiologia umana le risposte compensatorie (cioè gli
mente o in successione, secondo meccanismi di ag- “adattamenti” per ottenere la miscelazione al pun-
giustamento interdipendenti, previsti dai normali to giusto) sono stati studiati con grande precisione.
processi fisiologici 13. A ogni “disturbo primario” del sistema acido-base
Il mantenimento della concentrazione idrogenio- conseguono “adattamenti fisiologici”, già calcola-
nica nel range di normalità (40 ± 4 nanoEq) dipen- bili in buona approssimazione matematica, fino a
de, in massima parte, dal rapporto fra la pressione certi limiti naturali oltre i quali non si va.
della anidride carbonica al numeratore (PCO2) v.n. I compensi fisio-patologici avvengono secondo
40 mmHg e i bicarbonati al denominatore (HCO3-) rapporti numerici ben codificati nella pratica clini-
v.n. 24 mEq/L. ca e, per questo motivo, vengono chiamati “com-
Se questo rapporto viene mantenuto stabile, la con- pensi attesi” ovverosia già previsti e calcolabili
centrazione idrogenionica rimarrà normale, indi- (“adattamenti previsti”) come espressi nella Tabel-
pendentemente dai valori numerici presenti sui due la 18.I.
piatti della bilancia (numeratore e denominatore). Nella tabella sono indicati i vari squilibri acido-ba-
In una frazione, se i valori al numeratore e al deno- se, le corrispondenti alterazioni primitive, le rispo-
minatore aumentano (o diminuiscono) in maniera ste compensatorie previste e i limiti di compenso
corrispondente, il risultato della frazione rimarrà oltre i quali l’organismo non è capace di andare
costante senza variazioni. spontaneamente.

Tabella 18.I. Schema dei compensi attesi per i disturbi primari dell’equilibrio acido-base.
COMPENSO RENALE E RESPIRATORIO AI DISTURBI PRIMARI DELL’EQUILIBRIO ACIDO-BASE NELL’UOMO
DISORDINE ALTERAZIONE RISPOSTA COMPENSATORIA PREVISTA LIMITI
PRIMITIVA
Acidosi metabolica ↓ [HCO3-] Diminuizione di 1,2 mmHg della PCO2 per ogni mEq/L 10-15 mmHg
di caduta dei bicarbonati [HCO3-]
Acidosi metabolica ↑ [HCO3-] Aumento di 0,7 mmHg della PCO2 per ogni mEq/L 55 mmHg
di aumento dei bicarbonati [HCO3-]
Acidosi respiratoria ↑ PCO2
Acuta Aumento di 1 mEq/L dei bicarbonati [HCO3-] 30 mEq/L
per ogni 10 mmHg di aumento della PCO2
Cronica Aumento di 3,5 mEq/L dei bicarbonati [HCO3-] 45 mEq/L
per ogni 10 mmHg di aumento della PCO2
Alcalosi respiratoria ↓ PCO2
Acuta Riduzione di 2 mEq/L dei bicarbonati [HCO3-] 18 mEq/L
per ogni 10 mmHg di diminuzione della PCO2
Cronica Riduzione di 5 mEq/L dei bicarbonati [HCO3-] 12-15 mEq/L
per ogni 10 mmHg di diminuzione della PCO2
L’equilibrio acido-base e il gap anionico
173

Questa tabella sintetica è cruciale nella pratica cli- riesce a riassorbire i bicarbonati nelle quantità giu-
nica e conviene tenerla, plastificata, nel taschino ste, oppure ha avuto un vomito biliare e ha perso
del proprio camice per l’utilizzo veloce nelle situa- bicarbonati, oppure ha avuto una diarrea alcalina,
zioni cliniche critiche, oppure, più modernamente, etc.
può essere memorizzata sul proprio telefonino cel- Analogo ragionamento vale per tutte le altre con-
lulare, al posto di tanti giochini inutili. dizioni di squilibrio acido-base e relativi compensi,
Per esempio in un’acidosi acuta, dovuta a causa valutabili facilmente mediante la consultazione
respiratoria, è previsto (o atteso) un aumento di della Tabella 18.I, che rimane cardine della diagno-
1 mEq dei bicarbonati per ogni 10 mmHg di aumen- stica differenziale in tal senso.
to della PCO2, cosicché nell’ipotesi di una ipercapnia Come si può constatare, in essa non sono presenti
di 70  mmHg, insorta acutamente, bisogna “atten- logaritmi, a dimostrazione ulteriore di quanto essi
dersi” un valore dei bicarbonati di 27 mEq/L, perché non siano necessari per apprendere questo delica-
all’aumento della PCO2 (40 + 10 +10 +10 = 70), i bi- to e vitale argomento.
carbonati devono diventare 24 + 1 + 1 +1 = 27. E ve lo immaginate se si dovessero calcolare ma-
La funzione di adattamento fisiologico renale (se tematicamente i compensi attesi in chiave loga-
funziona bene) si attua con un meccanismo lento, ritmica?
in quanto impiega almeno 8-12 ore solo per dare Precedentemente, era praticamente impossibile
inizio alla sua azione e, una volta avviato il com- calcolarli con la formula di Hasselbalch mentre è
penso, la sua attività rimane stabile e il suo contri- semplicissimo se si utilizza l’equazione di Hender-
buto risulta determinante. son-Campbell.
Nella forma cronica è previsto l’aumento di 3,5 - Tutto quanto detto ci aiuta a capire subito che, nel-
4 mEq di bicarbonati per ogni 10 mmHg di aumen- la lettura dell’emogasanalisi, è importante leggere
to della PCO2, perché i reni hanno già avuto tutto il bene entrambi i valori della PCO2 e dei bicarbonati
tempo per poter lavorare a pieno regime. (al numeratore ed al denominatore), mentre non
Per esempio, in una ipercapnia cronica, sempre è affidabile leggere la sola concentrazione idroge-
con valori di PCO2 di 70 mmHg, è da “attendersi” nionica (o pH) perché si può avere una concentra-
un valore dei bicarbonati approssimativamente zione idrogenionica normale (40  nanoEq/L) pur
vicino ai 34,5 mEq/L, perché ai fini del compenso avendo una PCO2 molto elevata al numeratore
innescato dall’aumento della PCO2 (40 + 10 +10 (per es., 80  mmHg) ed un valore di bicarbonato
+10  = 70), i bicarbonati diventeranno 24 + 3,5 + molto elevato al denominatore (per es., 48 mEq/L),
3,5 +3,5 = 34,5. entrambi espressioni di patologie importanti con-
Se i valori reali, riscontrati dall’emogasanalisi, si di- comitanti (una acidosi respiratoria + una alcalosi
scostano da quelli “attesi”, è necessario ipotizzare la metabolica).
presenza di una ulteriore patologia oltre a quella re- Altrettanto gli idrogenioni possono apparire ancora
spiratoria (si tratterà, quindi, di un disturbo misto). normali (40 nanoEq/L) pur avendo una PCO2 molto
Per esempio, a proposito della forma “cronica” su bassa al numeratore (per es., 20 mmHg) ed un valore
descritta, qualora si riscontri un valore dei bicar- di bicarbonato corrispondentemente basso al deno-
bonati pari a 28 mEq/L, non bisogna pensare che minatore (per es., 12 mEq/L), i quali saranno segnali
tale reperto sia superiore alla norma di 24, ma anzi di gravi patologie concomitanti (una alcalosi respi-
che tale numero è inferiore a quello “atteso” secon- ratoria + una acidosi metabolica).
do i normali compensi fisiologici che prevedono La variazione di questi rapporti di forze controbi-
34,5, per cui esiste sicuramente la co-presenza di lanciate altera la posizione centrale dell’ago della
una seconda patologia, che a noi tocca ricercare bilancia e può determinare “acidemia” o “alcale-
approfondendo le indagini clinico-anamnestiche e mia”, oppure (col peggioramento della condizione
laboratoristiche. clinica patologica) si può arrivare fino alla morte,
Per esempio può darsi che il paziente abbia anche se i valori degli idrogenioni vanno al di sotto di 16
una concomitante patologia renale, per cui non o al di sopra di 160 nEq/L.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
174

Il compenso metabolico renale può avvenire e la profondità degli atti respiratori (ed è questa la
mediante diversi adattamenti: soluzione migliore, come compenso fisiologico re-
1. incorporando gli idrogenioni ed eliminandoli spiratorio, fino a che lo consentano le forze).
sotto forma di acqua nelle urine (H2O, due idro- Questo paziente con ipercapnia ha il piatto della
genioni per ogni molecola); bilancia abbassato a sinistra con l’ago rivolto verso
2. combinandoli al tampone fosfato o ai tamponi la acidosi respiratoria e a noi medici ed infermieri
organici (acidità titolabile); tocca farlo respirare bene, ossigenarlo con cautela,
3. eliminandoli sotto forma di ioni ammonio tenerlo seduto, tenerlo sveglio, farlo tossire, farlo
(NH4+) principalmente come cloruro di ammo- espettorare, broncodilatarlo, curare la sua even-
nio (NH4Cl); tuale infiammazione e/o la sua infezione e, se non
4. eliminando o riassorbendo i bicarbonati. basta tutto ciò, ventilarlo in maniera non invasiva
Quando, invece, il disturbo primario è metabolico e, in ultima analisi, intubarlo, per fargli eliminare la
scatta il meccanismo di compenso respiratorio CO2 in eccesso.
dei polmoni che, con la ventilazione, regola la fuo- Frattanto, mentre noi tentiamo di fare il possibile
riuscita di CO2. secondo le nostre competenze e capacità, l’istinto
Il quesito che viene posto più spesso è il seguente: di sopravvivenza del paziente lo porta a iperventi-
“Come si fa a capire quale sia il disturbo patoge- lare, come già si è detto, per ridurre la ipercapnia
netico iniziale (o primitivo) e quale dei due è il (fenomeno facilmente visibile e misurabile nel mo-
fattore di compenso (secondario)?” nitoraggio clinico).
La risposta più classica è che contano molto gli Se ciò non è più possibile, per motivi legati alla gra-
aspetti anamnestici e quelli clinici, ma può aiutare vità della patologia e/o delle condizioni generali,
anche la visione dell’emogasanalisi, tenendo pre- l’organismo ha ancora un ultimo sistema per difen-
sente che non esiste il “super-compenso” e che un dersi, in maniera meno facilmente visibile.
suo discostamento deve far pensare ad un disordi- Egli non può far altro che tentare di riassorbire i bi-
ne misto. carbonati in modo che aumentino il loro “peso” sul
Anzi, il vero compenso rimane quasi sempre “in- piatto a destra della bilancia, onde controbilancia-
completo” e la quota di idrogenioni alterati, in un re la ipercapnia sull’opposto piatto, il che in chia-
senso o nell’altro, non viene mai riportata, solo con ve chimico-matematica fa aumentare la quantità
il meccanismo compensatorio, oltre il valore nor- dei bicarbonati al denominatore della equazione
male di 40 nEq. (compenso o adattamento fisiologico metabolico).
In particolare, le alterazioni di origine metabolica Tutto ciò è quello che frequentemente si riscontra
non ottengono mai il compenso perfetto e, quindi, in ambito pneumologico, in particolare nelle aci-
già se si rilevano valori normali degli idrogenioni dosi respiratorie croniche delle BPCO o dei Cuore
deve trattarsi di acidosi o di alcalosi respiratoria so- polmonari cronici.
vrapposta o concomitante (e “non spiegabile con In tal modo le difese istintive dell’organismo ot-
la sola azione compensatoria”). tengono che i due piatti della bilancia puntino
L’unica eccezione avviene nella forma di alcalosi all’equilibrio e la lancetta tenda ad andare al cen-
respiratoria “cronica”, dove gli idrogenioni possono tro sul valore normale della concentrazione idro-
rientrare nella norma per effetto dei meccanismi di genionica (o pH).
compenso, e dove si può realmente parlare di com- Non sempre, però, il valore dei bicarbonati corri-
penso “completo” raggiunto. sponde a quello dei compensi previsti, che avven-
gono secondo precisi riferimenti numerici e che
La vitale importanza della alcalosi “devono” essere calcolati in base alla Tabella 18.I (il
metabolica in “pneuòmologia” che è facilmente eseguibile).
Se il paziente ha una quantità eccessiva di CO2, a Nella pratica quotidiana di noi medici, però, non
causa di una patologia toraco-polmonare, l’organi- è infrequente constatare che viene posta molta
smo tende a difendersi aumentando la frequenza attenzione ai bicarbonati nelle patologie metabo-
L’equilibrio acido-base e il gap anionico
175

liche e/o nefrologiche, mentre questo stesso para- Inoltre, analogamente sul versante dei cationi (co-
metro viene trascurato nelle patologie respiratorie. lonnina a sin. rossa), il riassorbimento del sodio
In effetti esso è cruciale anche in queste patologie e (carica positiva) impone la fuoriuscita di altre ca-
talvolta incide sulla stessa sopravvivenza. Vediamo riche positive (potassio, idrogenioni) e questi idro-
insieme il perché. genioni lasciano liberi bicarbonati facilitandone il
Nei pazienti con cuore polmonare cronico, che già riassorbimento.
conosciamo da tempo e che si ricoverano periodi- Molte volte, se ci si fa attenzione durante la lettura
camente per fenomeni di riacutizzazione, si riscon- dell’emogasanalisi, si riscontrano alti valori dei bi-
tra spesso ipossiemia con ipercapnia e conseguen- carbonati, spesso altissimi, anche molto oltre i va-
te acidosi respiratoria. lori attesi (per esempio, 48, 56, etc. mEq/L).
Molte volte, però, se facciamo attenzione anche ai Questa evenienza è più frequente di quanto si cre-
bicarbonati (come è doveroso che sia), scopriamo da ed è molto seria perché può compromettere la
che essi sono in quantità elevata, non solo rispetto vita dei pazienti. Infatti, se si richiama alla mente
alla norma ma anche rispetto ai compensi “attesi”, l’immagine della bilancia, si intuisce facilmente il
cioè coesiste insieme alla acidosi respiratoria anche rischio che il paziente corre.
una condizione di alcalosi metabolica. Se egli ha un valore elevato dei bicarbonati, l’ago
Molte sono le cause possibili in questo tipo di pa- della bilancia punta verso la alcalosi metabolica
zienti: per esempio, la somministrazione cronica di e il paziente, sempre per istinto di sopravvivenza,
diuretici è spesso causa di questa condizione per mette in atto automaticamente alcuni meccanismi
vari motivi patogenetici, ma anche l’abuso di corti- di difesa. Innanzitutto cerca di bloccare l’ulteriore
sone ne può essere responsabile, come pure il vo- riassorbimento dei bicarbonati a livello renale e, se
mito gastrico con perdita di cloro o la diarrea acida, questo non basta, gli rimane una unica possibilità,
o una condizione di ipovolemia, etc. cioè quella di far aumentare l’anidride carbonica
I diuretici creano volutamente una perdita di liqui- sul piatto opposto della bilancia, per riportare il
di con una contrazione dei volumi circolanti. Se la sistema in equilibrio.
perdita diviene eccessiva si può avere una condi- Per ottenere questo, però, l’unica sua arma è quel-
zione di ipo-volemia che, notoriamente, innesca la la di “non respirare”, abbassando la profondità e la
attivazione del sistema renina-angiotensina-aldo- frequenza degli atti respiratori.
sterone, con un favorito riassorbimento del sodio a Così questi pazienti, in alcalosi metabolica, tendo-
livello del tubulo distale e, conseguentemente, dei no alla ipoventilazione con una frequenza respira-
bicarbonati. toria bassa (facilmente misurabile clinicamente) ed
Tale condizione genera anche, per il principio ovviamente diventano sempre più ipossiemici fino
dell’elettroneutralità, una conseguente deplezione alla morte.
di cloro, in quanto i livelli plasmatici di cloro varia- Inoltre l’alcalosi metabolica aumenta la eccitabili-
no inversamente a quelli dei bicarbonati (alcalosi tà neuro-muscolare, riduce la portata cerebrale ed
ipo-cloremica). aumenta l’affinità dell’emoglobina per l’ossigeno
Secondo tale principio dell’elettroneutralità, nel riducendone la sua liberazione nei tessuti.
nostro organismo, in ogni istante, deve essere pre- In effetti, la difficoltà dell’individuazione clinica è
sente una condizione di neutralità ionica (cioè, la insita proprio nella constatazione che non esistono
somma dei cationi, sostanze a carica positiva, deve sintomi patognomonici dell’alcalosi metabolica,
essere sempre uguale a quella degli anioni, sostan- fatta eccezione per segnali aspecifici quali l’astenia,
ze a carica negativa). il respiro lento e superficiale e la ipereccitabilità
Nelle “torri gemelle” dello ionogramma di Gam- muscolare, fino poi (nell’aggravarsi delle condizio-
ble (Figura 18.5 – ) 14  15 questo comportamen- ni cliniche) alle alterazioni della coscienza fino al
to antitetico ed accoppiato di cloro e bicarbonati coma.
permette di mantenere costante la concentrazione In conseguenza di tutto quanto detto, è utile me-
anionica totale. morizzare, nel nostro archivio mentale, che il ri-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
176

schio di mortalità per alcalosi metabolica è molto in chiave istintiva, perché tenta in tutti modi di op-
più alto del rischio di mortalità per acidosi respi- porsi a manovre che stanno compromettendo la
ratoria. sua sopravvivenza.
Le procedure terapeutiche consigliate in questi casi
“Cave ventilationem”: attenzione sono:
ai bicarbonati e alla ventilazione - eventuale ventilazione “graduale”;
- riduzione dei diuretici (se possibile);
meccanica nell’alcalosi metabolica - riduzione del cortisone (se possibile);
Nei pazienti con acidosi respiratoria ed alcalosi ma-
tabolica se si attua una ventilazione meccanica non - infusione di cloruro di sodio, in quanto la infu-
invasiva (o invasiva) bisogna fare molta attenzione sione di cloro, “nella colonna dx degli anioni”,
ed essere graduali. faciliterà la fuoriuscita (Figura 18.6 – ) dei bi-
Infatti con la ventilazione meccanica non è molto carbonati per il rispetto della elettroneutralità;
difficile abbassare i valori della anidride carbonica - freno all’eventuale vomito gastrico;
(per esempio da 80 a 60) anche in breve tempo, ma - somministrazione di cloruro di potassio (per os
non bisogna dimenticare la coesistente presenza di o per via EV, se concomita ipopotassiemia);
bicarbonati alti, i quali non si abbasseranno mai con - freno all’eventuale diarrea acida;
la stessa velocità, in quanto il rene è lento anche nel- - utilizzo dell’acetazolamide, inibitore della ani-
la fase di auspicabile dismissione dei bicarbonati. drasi carbonica che è efficace nei primi giorni
E allora che cosa succede? iniziali di terapia, favorendo la eliminazione re-
L’acidosi respiratoria migliora (con la diminuzio- nale dei bicarbonati.
ne della CO2) ma l’alcalosi metabolica peggiora,
mancando il contrappeso sull’altro piatto della L’equilibrio idro-elettrolitico (o ionico)
bilancia. La correzione rapida dell’ipercapnia fino Come già abbiamo detto, l’equilibrio ionico si fon-
a valori quasi normali può provocare l’instaurarsi da essenzialmente sul principio di elettroneutralità,
della cosiddetta “alcalemia da overshoot”, che, a secondo il quale nel nostro organismo dobbiamo
causa della riduzione acuta della [H+] (o incremen- avere, in ogni istante, una situazione di elettroneu-
to del pH), può generare vasocostrizione cerebrale tralità, cioè la somma dei cationi (sostanze a carica
o provocare alterazioni neurologiche gravi, come positiva) deve essere sempre uguale alla somma
convulsioni e coma. degli anioni (sostanze a carica negativa) anche se
Questa evenienza deve essere tenuta bene in con- qualche singolo componente di essi può cambiare
siderazione e bisogna agire gradualmente, in modo temporaneamente la sua concentrazione.
da avere una diminuzione contemporanea sui due Spesso si fa confusione sul concetto di “elettroneu-
piatti della bilancia (ovverosia al numeratore ed tralità”, che non deve essere frainteso con quello di
al denominatore della equazione di Henderson) “neutralità” utilizzato dal punto di vista acido-base.
in maniera da lasciare quanto più possibile stabi- Nell’equilibrio acido-base (E.A.B.), convenzional-
le l’ago al centro, con una normale concentrazione mente, si intende per “neutralità” la presenza di un
degli idrogenioni (ed un normale pH.) pH = 7, cioè né acido né basico, bensì neutro (di-
Una ventilazione veloce è inopportuna in quanto, verso, poi, dal pH normale o fisiologico, che è pari a
riducendo la CO2 senza una contemporanea ri- 7,4, cioè tendenzialmente basico [o alcalino]).
duzione dei bicarbonati, la lancetta della bilancia Con il termine di “elettroneutralità”, invece, si in-
dell’equilibrio viene spostata verso l’alcalosi meta- tende che le cariche negative (anioni = a privativa,
bolica e si favorisce la depressione respiratoria con senza ioni) devono essere controbilanciate da un
ipossiemia ancora più grave. pari numero di cariche positive (cationi), in modo
Questo è il classico paziente che tende a resistere da annullarsi scambievolmente dal punto di vista
contro la ventilazione e che, in genere, viene inter- ionico (la “t” presente nella parola cationi, simile
pretato come un soggetto che “inspiegabilmente si al simbolo +, aiuta a memorizzare che si tratta di
oppone alla ventilazione”, cosa che veramente fa, cariche positive).
L’equilibrio acido-base e il gap anionico
177

La normale composizione del liquido extracellu- Esprimendo il contenuto in grammi (e non in mEq)
lare plasmatico ed il principio di elettroneutralà un litro di soluzione fisiologica contiene 3,568 gram-
vengono espressi chiaramente nello ionogram- mi di sodio (Na+) e 5,432 grammi di cloro (Cl-), per-
ma di Gamble del 1938 (Figura 18.6 e Tabella tanto, questo litro apporta una quantità di sodio
18.II – ) 16 17. ampiamente sufficiente al fabbisogno giornaliero
In questa tabella fondamentale si evince chiaramen- che si aggira intorno ai 3 g/die, reperibili in 5-6 g di
te che la somma dei cationi (Na+ + K+ + Ca++ + Mg++ cloruro di sodio (sale da cucina).
+ Altri) corrisponde a 154 mEq/L e la somma degli Oltre al contenuto di cationi e anioni, che rispetti
anioni (cloro + bicarbonati + proteine + fosfati + il principio di elettroneutralità, nella pratica clinica
solfati + acidi organici) raggiunge lo stesso valore quello che conta di più nella classica Soluzione Fi-
totale di 154 (questo è il motivo per cui la classica siologica è che essa sia isotonica (o iso-osmotica);
soluzione fisiologica, utilizzata comunemente nella la sua osmolalità, infatti, è 308 mOsmoli/litro, cioè
pratica clinica, è stata realizzata allo 0,9 g %, perché corrispondente quasi a quella normale plasmatica
è fatta in modo da contenere 9 g di cloruro di sodio che oscilla tra 290 e 295 mOsm/L.
per ogni litro, il che corrisponde precisamente a 154 Nello stesso tempo se, per conoscerne il pH, sotto-
mEq di Na -cationi e 154 mEq di cloro -anioni). poniamo ad analisi le soluzioni fisiologiche comu-

Figura 18.6. Sintesi delle interrelazioni esistenti fra i tre equilibri: acido-base, idro-elettrolitico ed osmolare (cosiddetta
“volgare fondamentale trinità”).
Manuale di fisiopatologia respiratoria
178

nemente utilizzate nel nostro reparto, possiamo grandimento o del rimpicciolimento delle stesse
scoprire con grande sorpresa che esso oscilla da va- cellule.
lori di 4,5 fino a valori di 7,0 mentre non troveremo Ne consegue, intuitivamente, quanto sia impor-
mai un valore di pH di 7,40 pari o vicino a quello tante mantenere la concentrazione del sodio (e
fisiologico. dell’osmolalità) nei limiti della normalità. Il sodio
Possiamo affermare, quindi, che l’utilizzo della So- già da solo rappresenta più del 90% della osmolali-
luzione “normale”, cosiddetta Fisiologica, rispetta tà (2 x 140 = 280) e quasi può essere assunto come
sia il principio della elettro-neutralità che quel- sinonimo della osmolalità.
lo della iso-osmolalità, mentre non rispecchia il
principio della neutralità acido-base, per cui “non Le interrelazioni esistenti tra i tre
è perfettamente fisiologica” almeno dal punto di equilibri: la volgare fondamentale
vista acido-base e, di conseguenza, la infusione di trinità
generose dosi di soluzione fisiologica non è inin- In definitiva, per mantenere costante il “milieu in-
fluente sull’equilibrio acido-base. terieur” di Claude Bernard è indispensabile che, in
Sempre dalla Tabella  18.II ( ) si può estrapolare qualsiasi istante, siano conservate le interrelazioni
che nella colonna dei cationi esistono, ovviamente, normalmente esistenti tra i tre equilibri (ionico,
anche gli idrogenioni, che per la loro quantità mol- acido-base e osmolare) espressi graficamente nella
to bassa (espressa in nano Equivalenti) sono inclusi Figura 18.6, che consente di acquisire alcune infor-
nella categoria “altri”, insieme al Litio ed alle Para- mazioni utilissime sia nella fisiologia che nella pa-
proteine a carica positiva. tologia 18.
L’archiviazione in memoria di questa immagine
L’equilibrio osmolare può ritornare molto utile nella pratica clinica quo-
L’acqua passa liberamente dal compartimento del tidiana e non può mancare nel bagaglio culturale
liquido intracellulare (LIC) a quello extracellula- di fondo di qualsiasi medico clinico (in sostanza, è
re (LEC) (o viceversa) in base alle variazioni della uno dei “fondamentali”).
pressione osmotica, fino a raggiungere l’equilibrio, La sua analisi consente di ricavare alcune rapide e
perché, per il principio della iso-osmolalità, nel banali conclusioni:
soggetto normale, la osmolalità endocellulare e la 1) esistono connessioni evidenti fra l’equilibrio
osmolalità extracellulare debbono essere sempre acido-base e quello idro-elettrolitico, i quali pre-
perfettamente uguali; questo riequilibrio può av- sentano alcuni elementi strettamente in comune,
venire grazie alle proprietà della membrana cellula- quali i bicarbonati (rinvenibili, tra gli anioni, nella
re, che è permeabile liberamente all’acqua, mentre colonna di destra dello ionogramma di Gamble, e
non è permeabile liberamente al sodio. L’osmolali- altrettanto presenti al denominatore nella equa-
tà esprime la concentrazione di sostanze osmoti- zione di Henderson); modificazioni di questo anio-
camente attive (osmoli) presenti in 1 Kg di acqua. ne, ovviamente, si riflettono in entrambi i sistemi.
Essa può essere misurata con l’osmometro oppure Apparentemente, poi, osservando anche attenta-
può essere calcolata con una semplice formula, uti- mente la figura, sembrerebbe che non ci siano altri
lizzando i parametri laboratoristici routinari già co- elementi di collegamento, ma non bisogna trascu-
munemente presenti nelle nostre cartelle cliniche: rare che nella colonna di sinistra, tra i cationi, sotto
la voce “altri”, si possono reperire proprio gli idro-
Posm = 2 x [Na+] +
[Glicemia] +
+
[Azotemia]
= 290 m0sm/L
genioni (Tabella 18.II – ), i quali sono presenti,
18 2,8 ovviamente, anche nella equazione di Henderson.
2) Esiste una connessione evidente fra l’equilibrio
L’osmolalità del LEC, dovuta in particolar modo osmolare e quello idro-elettrolitico, i quali presen-
al Na+, condiziona il volume di acqua nel LIC e di tano un elemento strettamente in comune, quale
conseguenza incide significativamente sui volumi il sodio, presente tra i cationi, nella colonna di sini-
e sulla funzionalità delle cellule, a causa dell’in- stra dello ionogramma di Gamble, e rinvenibile an-
L’equilibrio acido-base e il gap anionico
179

che nella formula della osmolalità, in cui anzi viene l’acidosi) ma anche su quello osmolare (aumentan-
moltiplicato per due. do la osmolalità) e su quello ionico (cambiando la
Qualsiasi modifica di tale catione si rifletterà, intu- composizione sia dei cationi che degli anioni della
itivamente e direttamente, in entrambi i sistemi, e, colonna di sinistra dello ionogramma di Gamble),
anzi, nell’equilibrio osmolare la variazione del sodio senza dimenticare, inoltre, le interferenze sulla vo-
inciderà al doppio, per cui sue variazioni, magari lemia.
non influenti significativamente sull’equilibrio ioni- Analizzando queste interconnessioni, sempre più
co, possono avere importanza maggiore nell’equili- ci si rende conto che il corpo umano è un “insieme
brio osmolare. inscindibile” e che i singoli apparati, pur nobili nella
Il sodio della formula della osmolalità, poi, è pre- loro specifica identità, concorrono solo ad un fine
sente nel plasma sia sotto forma di cloruro di so- supremo in cui ognuno di loro perde la sua auto-
dio che di bicarbonato di sodio, per cui si possono noma individualità.
intuire gli ulteriori rapporti esistenti tra l’equilibrio
osmolare e quello idro-elettrolitico, facendo riferi- Il gap anionico
mento visivo alla colonna dx degli anioni. Il “gap (o divario) anionico” (“anion gap” nella lette-
In questo compartimento, se diminuiscono i bicar- ratura anglosassone) è un banale parametro labo-
bonati, per esempio, devono per forza aumentare ratoristico ricavabile dalla misurazione degli elet-
gli altri anioni onde rispettare la elettroneutralità troliti sierici (quasi sempre già presenti in cartella)
e, generalmente, aumenta il cloro. Per tale motivo e rappresenta un indice importante per valutare la
cloro e bicarbonati sono da considerarsi stretta- condizione sia dell’equilibrio idro-elettrolitico che
mente interconnessi e la loro somma rimane co- di quello acido-base 18.
stante (se aumenta l’uno, diminuisce l’altro e vice- Esso è utilizzabile come un indizio per la presen-
versa, con un rapporto di 1 a 1); se, invece, come si za di alcune malattie, anche potenzialmente gravi,
riscontra talvolta, il cloro e i bicarbonati sono di- che, diversamente, potrebbero passare miscono-
minuiti entrambi, questo ci fa capire che esiste un sciute.
patologico aumento di qualche altro anione non In ambito squisitamente “pneumologico” il gap
misurato, presente al di sotto di loro nella colonna anionico non trova motivi particolari di interes-
di dx 19-21. se in quanto esso è da riferirsi a patologie di tipo
3) A prima vista tra equilibrio acido-base ed equi- metabolico, ma “intellettualmente” è molto utile
librio osmolare (alla base del triangolo della Figura conoscerlo perché consente di cogliere alcuni “fon-
18.6) sembra che non ci sia alcun collegamento e, damentali” della medicina.
infatti, non si intravedono elementi in comune tra In particolare, si possono capire, una volta per tut-
le due formule. te, i rapporti intercorrenti tra l’equilibrio acido-base,
Ma, meditando con più attenzione, emerge, come quello idroelettrolitico e quello osmolare. Bastereb-
già abbiamo detto, che il bicarbonato (HCO3-) è be solo questo fine autodidattico a giustificare un
presente nel plasma sia sotto forma di acido carbo- maggiore impegno nell’approfondimento di questo
nico (H2CO3) che nelle vesti di bicarbonato di sodio argomento, al di là anche dei suoi reali risvolti pratici
(NaHCO3), per cui, in quest’ultima forma, a causa (grandi o piccoli che siano) nella gestione di molte
del sodio, ha sicure interferenze con la osmolalità, patologie nei pazienti critici complessi.
realizzando punti di collegamento tra i due sistemi. D’altronde oggi, in ambiente ospedaliero, è diffi-
In terapia, poi, quando si somministrano bicarbo- cile trovare pazienti con patologia d’organo isola-
nati (per os o per via endovenosa) bisogna sempre to, mentre sempre più spesso si è costretti a con-
ricordare che si sta somministrando anche sodio frontarsi con multi-patologie concomitanti, il che
(le formulazioni esistenti in commercio sono di richiede una attenzione alla “complessità” immu-
bicarbonato di sodio) e, quindi, bisogna tener con- nologica-infettivologica, cardio-respiratoria, meta-
to che non si va ad interferire solo sull’equilibrio bolica, idro-elettrolitica, acido-base, nutrizionale,
acido-base (correggendo il valore dei bicarbonati e della interazione tra farmaci, etc.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
180

Normalmente tutti i cationi esistenti nel plasma Questa differenza (o disavanzo) viene detta gap o
potrebbero essere misurati, ma, nella pratica clini- divario anionico e in termini numerici la formula
ca routinaria, vengono dosati generalmente solo il matematica è la seguente:
Na e il K, i quali esprimono il 94% di tutti i cationi
presenti nel LEC. (Na+ + K+) – (Cl– + HCO3–) = 15 ± 3
Gli anioni, presenti nella colonna di dx, invece, ven- (140 + 4) – (105 + 24) = 15 ± 3
gono comunemente trascurati in toto. Nel nostro
stesso reparto è uno sforzo continuo convincere
definitivamente tutti gli infermieri, in particola- Un piccolo-grande segreto finalmente svelato
re quelli più anziani, che, quando richiediamo “gli La Figura 18.7 riporta la griglia, utilizzata per avere
elettroliti”, intendiamo dire, almeno sodio, potassio una visione sintetica del quadro acido-base, idro-
e cloro. elettrolitico e metabolico.
Immancabilmente si corre il rischio che il cloro Sulla fascia centrale della figura sono espressi tut-
venga omesso nella richiesta, se non abbiamo avu- ti i parametri importanti dell’E.A.B. e sulla fascia
to l’attenzione di indicarlo specificamente (“mi inferiore, che continua in verticale sul lato destro,
raccomando, con gli elettroliti, anche il cloro”!). ci sono i parametri importanti dell’E.I.E. con il gap
Per qualche motivo inconscio esso deve essere anti- anionico. Nella fascia superiore sono rappresenta-
patico a tutti, per cui si tende ad attuare la rimozione ti quattro parametri metabolici fondamentali (tra
involontaria o volontaria. Eppure, come vedremo, il cui l’ac. lattico e l’albumina).
cloro è molto importante, non fosse altro perché Proprio l’utilizzo quotidiano di questa griglia ci ha
rappresenta l’elettrolita quantitativamente più si- svelato un piccolo-grande segreto delle interrela-
gnificativo tra gli anioni ed, insieme ai bicarbonati, zioni tra i vari equilibri che (non ci vergogniamo
esprime l’84% di tutti gli anioni presenti nel LEC. ad ammetterlo) per molti anni non avevamo ca-
Per tale motivo il cloro dovrebbe rientrare nella pito, anche perché nessuno ce lo aveva insegnato
routine diagnostica di laboratorio nei pazienti cri- né lo avevamo ritrovato in qualche testo didatti-
tici e, qualora venissero frapposte questioni di costi co.
da parte degli amministratori, si può tranquilla- Esiste un ponte tra l’equilibrio acido-base e quello
mente “barattare”, in cambio, l’eliminazione della idro-elettrolitico ed è rappresentato dai bicarbo-
azotemia nei pazienti non critici, considerando l’u- nati, i quali, insieme agli idrogenioni, sono gli unici
tilizzo ormai routinario della creatininemia. elementi in comune tra i due sistemi.
Non è solo una battuta goliardica affermare che Il bicarbonato, infatti, è un anione, perché ha una
per interpretare bene i disturbi acido-base ed idro- carica negativa (importante nell’equilibrio idro-
elettrolitici bisogna avere i “clorioni”. elettrolitico) ma contemporaneamente è anche una
Anche lo stesso bicarbonato non viene misurato base, in quanto accettore di idrogenioni, per cui inci-
routinariamente, come pure gli altri anioni (i fosfa- de sostanzialmente nell’equilibrio acido-base.
ti, i solfati, gli ac.organici e le proteine). Le sue concentrazioni sono quantitativamente si-
Invece sarebbe auspicabile che, routinariamente, gnificative sia nell’ambito idro-elettrolitico che in
nei pazienti critici, lo studio della configurazione quello acido-base, per cui le sue variazioni incidono
ionica del plasma venisse ampliata almeno al sodio in maniera sostanziale e visibile in questi comparti.
e al potassio (come cationi) ed al cloro ed al bicar- Di sicuro funge da “trade union” e ogni variazione
bonato (come anioni). passa attraverso il suo snodo, che è strettamente
Se la somma di tutti i cationi “misurati” (Na+ e K+) è connesso alla concentrazione del cloro.
sempre superiore alla somma degli anioni “misura- Se diminuiscono i bicarbonati aumenta il cloro, il
ti” (Cl– e bicarbonati–), la loro differenza esprimerà che fa risultare normale il gap anionico, perché la
una quota importante degli altri anioni presenti loro somma rimane costante, in quanto alla ipo-
ma non misurati (i fosfati, i solfati, gli ac.organici e bicarbonatemia corrisponde una ipercloremia (e
le proteine). viceversa).
L’equilibrio acido-base e il gap anionico
181

“non misurati”. Questi anioni sono tutti capaci di


determinare acidosi metabolica con due distinti
meccanismi correlati tra loro:
- perché possiedono intrinsecamente caratteri-
stiche di acidità;
- perché, in quanto anioni, sottraggono spazio ai
bicarbonati, la cui diminuzione è causa di acidosi.
Quindi, dinanzi a un’acidosi metabolica con gap
anionico elevato, bisogna pensare alle numerose
condizioni in cui aumentano gli anioni non misu-
rati. Le cause più frequenti sono riassunte nell’acro-
nimo KUSMALE, facilmente memorizzabile perché
richiama alla mente il respiro di Kussmaul, tipico
delle acidosi metaboliche ed, in particolare, della
cheto acidosi diabetica che è al primo posto nell’a-
cronimo (Tabella 18.III).
Negli ultimi tempi l’acronimo è stato aggiornato da
Figura 18.7. Griglia sintetica nella valutazione clinico- KUSMALE a KUSMALERP essendosi aggiunte altre
laboratoristica globale. due ipotesi eziopatogenetiche, quali la rabdomio-
lisi e le iperproteinemie, che possono determinare
acidosi metabolica a gap anionico aumentato.
L’equilibrio acido-base, però, verrà modificato a
Nella insufficienza respiratoria e, quindi, nella con-
causa della variazione dei bicarbonati, per cui si
seguente acidosi respiratoria, avvengono operazioni
avrà un’acidosi metabolica con ipercloremia a gap
anionico normale. compensatorie che possono essere così riassunte:
Questo fatto fa sì che la lettura del valore del clo-
ro (ipocloremia od ipercloremia) ci fa intuire che
esiste un problema a carico dei bicarbonati nel Tabella 18.III. Acronimo delle acidosi metaboliche a
gap anionico elevato.
versante acido-base e ci impone di eseguire una
emogasanalisi. Quindi, dalla sierologia routinaria
semplice (comprendente il cloro) si può risalire, in
maniera indiretta, ad un anomalia acido-base.
Se invece il cloro e i bicarbonati sono entrambi di-
minuiti, il gap anionico aumenterà, e la rilevazione
di questo dato ci fa intuire che esiste un patologico
aumento di uno (o anche più di uno) degli anioni
“comunemente non misurati”, i quali sono presenti
nella colonna al di sotto del cloro e dei bicarbonati.
Ne derivano, di conseguenza, alcune regole mne-
moniche e pratiche per orientarsi nel labirinto de-
gli equilibri e delle loro patologie.
Un aumento del gap anionico è di norma sinonimo
di un accumulo di acidi nel sangue (acidosi meta-
bolica). Se si riscontra, per esempio, un gap anio-
nico di 25, al posto del normale 15, vuol dire, nella
maggior parte dei casi, che il cloro e/o i carbonati
sono diminuiti ed esiste un aumento degli anioni
Manuale di fisiopatologia respiratoria
182

- i bicarbonati vengono riassorbiti a livello renale volte che viene insegnato)  1 anche perché ancora
(al 90% nel tubulo contorto prossimale) secon- ci si ostina ad insegnarlo utilizzando una equazio-
do i paradigmi indicati nella Tabella 18.I, diver- ne (quella famigerata di Hasselbalch) che è stata
sificati tra forma acute e forme croniche; ampiamente dimostrata essere superflua, inutile e
- gli ioni cloro vengono eliminati in scambio (1:1) dannosa, con i suoi quattro logaritmi 22-24.
con i bicarbonati; Dannosa in quanto ha tenuto lontani gli studenti
- il sodio viene trattenuto insieme al bicarbonato; da un tema “vitale”, frettolosamente ritenuto ed
- l’osmolarità tenderà ad aumentare. etichettato “ostico”, e che, invece, con l’equazione
I meccanismi di compenso renale fanno sì che il ri- di Henderson, senza logaritmi, è semplice, grade-
assorbimento del bicarbonato corrisponda appros- vole, finanche entusiasmante perché, con poco
simativamente alla perdita del cloro, e, pertanto, dispendio di energie, può aprire la mente alla com-
l’acidosi respiratoria non influenza il gap anionico, prensione di tutte le piccole interconnessioni tra
che risulta normale, ma che può mutare se vi si as- l’E.A.B., l’E.I.E., l’equilibrio osmolare e la fisiopatolo-
socia anche l’acidosi lattica per la fatica muscolare gia generale.
e per la ipossia periferica, oppure se concomitano Tutta questa complessa problematica, apparente-
le altre patologie facenti parte del KUSMALERP. mente insormontabile, si riduce, in fondo, a pochi
piccoli “files” mnemonici, facilmente “scaricabili” e
Conclusioni “impiantabili”, con un po’ di buona volontà, anche
Lo studio degli Equilibri deve per forza rappresen- su computers scarsamente dotati.
tare un “fondamentale” nella cultura medica ed è La conoscenza, anche sommaria, di questi proble-
uno dei principi unificanti nella formazione gene- mi fa ridurre le condizioni in cui i pazienti muoiono
rale in medicina, che sempre più è orientata alla “per cause imprecisate o per arresto cardio-circola-
cura delle patologie gravi nei pazienti critici, pluri- torio” e fa aumentare la percezione che essi aveva-
patologici e, come tali, complessi. no squilibri idro-elettrolitici, acido-base, osmolari
Nella nostra attività lavorativa quotidiana di medici, e/o volemici.
non c’è nulla di quello che facciamo routinariamente La chiave del problema, infatti, consiste, frequente-
che non incida o non interferisca su queste materie, mente, nel saper ritrovare la miscela appropriata o
e queste considerazioni fanno sì che questi temi sia- meglio “l’insieme armonioso” dei vari ioni nelle giuste
no argomenti di cui dobbiamo occuparci per forza. concentrazioni, tali da mantenere le condizioni vitali.
Essi sono praticamente ineludibili, a meno che non Alla fine si può scoprire che imparare l’equilibrio
vogliamo auto-ingannarci o auto-illuderci. acido-base è più facile che apprendere tutte le fun-
L’equilibrio acido-base, quello idro-elettrolitico, zioni del nostro apparecchio cellulare, con il quale,
quello osmolare ed il mantenimento della “volemia invece, abbiamo familiarizzato meglio.
efficace” rappresentano aree della medicina senza Con la differenza che il cellulare aiuta, al massimo, a
confini e la loro comprensione è fondamentale nel risolvere qualche banale problema della nostra vita
trattamento dei pazienti “acuti” e/o critici. pratica quotidiana, mentre “gli equilibri”, di cui ab-
“Unfortunately the acid-base equilibrium is usually biamo parlato, ci aiutano spesso a conservare la vita
forgotten as many times as it is taught” (Purtroppo, degli altri, il che rimane l’obiettivo principe della no-
l’equilibrio acido-base viene dimenticato tutte le stra professione e dà senso alla nostra vita di Medici.

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184

19 La broncodilatazione
Antonio Foresi, George Cremona*
Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Sesto San Giovanni (MI); * Ospedale San Raffaele, Milano

Nei pazienti che presentano una ostruzione delle Inoltre in anni recenti è stato dimostrato che la
vie aeree, la valutazione della risposta acuta ai far- reattività al broncodilatatore in asma e BPCO dif-
maci broncodilatatori, denominata anche prova ferisce non solo quantitativamente, ma anche qua-
di reversibilità dell’ostruzione delle vie aeree, è una litativamente, differenza che è riconducibile ai dif-
procedura comunemente usata negli pratica clini- ferenti meccanismi fisiopatologici delle due malat-
ca e nella ricerca farmacologica. I risultati di questo tie. Inoltre come è noto le due condizioni possono
test sono stati e sono tuttora, largamente utilizzati coesistere nello stesso paziente.
per prendere decisioni sul trattamento, sulla inclu- Non è pertanto sorprendente che i più recenti
sione/esclusione negli studi con farmaci respiratori aggiornamenti delle linee guida su asma e BPCO
o in generale nella ricerca pneumologia, nonché per abbiano sottolineato anche l’importanza della cli-
l’etichettatura diagnostica, asma vs broncopneumo- nica, nella diagnosi di queste malattie e dell’inte-
patia cronica ostruttiva (BPCO). Nonostante la ri- grazione della spirometria nel contesto clinico. In-
sposta acuta alla somministrazione di un broncodi- fatti, anche se l’asma è tipicamente associato con
latatore abbia goduto di una grande popolarità e di una riduzione dell’ostruzione, la reattività al bron-
una vasta utilizzazione, nel corso degli anni si sono codilatatore suggerisce soltanto in un determina-
consolidate evidenze scientifiche ampie che hanno to contesto clinico appunto, la diagnosi di asma in
sollevato molti interrogativi sulla sua applicazione quanto il test per se manca di sensibilità; pertanto
come strumento decisionale nei settori nei quali ha né tale risposta né quella di qualsiasi altro singolo
goduto di una tradizionale accettazione. È ben noto test o misura è sufficiente per diagnosticare l’a-
che l’ostruzione delle vie aree che caratterizza l’asma sma. Inoltre nella BPCO è stato affermato che “il
è ben modificabile con i broncodilatatori mentre grado di reversibilità del flusso aereo non è più
quella della BPCO è generalmente scarsa. Anche se raccomandato per la diagnosi o la previsione a
non c’è un chiaro consenso su ciò che costituisce “la lungo termine della risposta ai broncodilatatori o
reversibilità” o una risposta acuta significativa ad un corticosteroidi” 2.
broncodilatatore, a generazioni di studenti è stato Tuttavia è importante sottolineare che la valuta-
insegnato che l’asma e la BPCO possono essere diffe- zione della reattività al broncodilatatore rimane
renziate sulla base della risposta al broncodilatatore. tuttora un criterio per l’inclusione ed esclusione
Tuttavia, è stato sottolineato in letteratura che “re- dei soggetti negli studi sull’asma e sulla BPCO ed è
versibilità contro irreversibilità” non è un approccio tuttora parte della valutazione funzionale respira-
adeguato a fare una distinzione tra le due malattie, toria. È pertanto chiaramente il momento di rive-
in quanto una ostruzione “irreversibile” è ben nota dere come stiamo applicando il cosiddetto test di
in asma e molti pazienti con BPCO hanno una re- reversibilità e come ne stiamo utilizzando le infor-
versibilità sostanziale dell’ostruzione dopo sommi- mazioni che ne derivano alla luce delle più coerenti
nistrazione di un broncodilatatore 1. evidenze scientifiche.
La broncodilatazione
185

Definizione della risposta Le curve flusso-volume forzate massimali non va-


lutano le possibili variazioni di FRC che avvengono
al broncodilatatore dopo inalazione di broncodilatatore e che espri-
Attualmente non esiste un chiaro consenso su
quale debba essere la modalità di esecuzione della mono una importante risposta in termini funzio-
risposta al broncodilatatore che dovrebbe essere nali e clinici. La riduzione del grado di iperdisten-
universalmente adottata. Diversi fattori non com- sione polmonare a riposo nella BPCO potrebbe
pletamente standardizzati possono influenzarne la essere dovuta sia a variazioni delle componenti
misurazione  3. La Task Force ATS/ERS raccomanda statiche che regolano la FRC (rapporto tra forze
l’utilizzo di un b2-adrenergico a breve durata di elastiche del polmone e gabbia toracica) che delle
azione, come il salbutamolo o di un anticolinergi- condizioni funzionali delle vie aeree. Se si assume
co, come l’ipratropio bromuro  3. La combinazione che l’inalazione delle comuni dosi di broncodilata-
di questi due farmaci è infatti in grado di identifi- tore non riduce significativamente la pressione ela-
care la presenza di una risposta significativa in un stica del polmone, allora si può ragionevolmente
numero maggiore di pazienti rispetto ai farmaci sospettare che ogni riduzione di FRC dopo bronco-
singoli. Il farmaco deve essere somministrato in dilatazione possa essere dovuta alla modificazione
quattro dosi separate (100 µg/dose di salbutamo- di quei meccanismi che mantengono alto il volu-
lo spray predosato) utilizzando un distanziatore. me polmonare. Una stima molto semplice della va-
Tale dose elevata di salbutamolo è stata scelta riazione di FRC indotta dal broncodilatatore può
per ridurre al minimo la variabilità della risposta. essere fatta misurando la variazione della capacità
In alternativa una dose di 40 o 80 µg di ipratropio inspiratoria (IC), con l’assunzione che TLC non si
bromuro spray predosato può essere somministra- modifichi 4.
to. Inoltre, si raccomanda che la spirometria venga Le resistenze delle vie aeree, standardizzate per
eseguita 15 minuti dopo la somministrazione di il volume polmonare ed espresse come condut-
salbutamolo e 30 minuti dopo la somministrazio- tanza specifica delle vie aeree ed altri indici quali
ne di ipratropio bromuro. Tuttavia, alcuni fattori quelli desunti dalle curve flusso-volume inspira-
devono attentamente essere considerati per la cor- torie forzate, non hanno ancora trovato pratica
retta interpretazione della risposta ai broncodila- applicazione clinica. Sebbene la misura delle re-
tatori. Ad esempio i flussi ed i volumi polmonari sistenze delle vie aeree (Raw) e della conduttanza
espiratori si riducono se l’inspirazione precedente specifica (sGaw) prima e dopo broncodilatatore
la manovra espiratoria è lenta e se il respiro viene sia un indice usato in alcuni laboratori e possa
trattenuto per alcuni secondi a TLC prima dell’e- rappresentare da un punto di vista teorico, uno
spulsione dell’aria, a causa della riduzione della dei metodi migliori per valutare la risposta ai
pressione elastica generata dal tessuto polmonare. broncodilatatori  5, l’uso pratico è tuttavia molto
Di conseguenza la velocità della inspirazione a TLC limitato a causa della difficoltà tecnica della misu-
e il tempo di “breath holding” dovrebbero essere ra e della notevole variabilità delle misure, dovuta
standardizzati. L’effetto dell’inspirazione profonda agli effetti del pattern respiratorio e della diso-
che precede la manovra può facilmente alterare il mogenea distribuzione dell’ostruzione nell’albero
calibro delle vie aeree e quindi il flusso espiratorio, bronchiale.
secondo le proprietà isteretiche delle vie aeree e I parametri scelti e i valori soglia per una significati-
del parenchima circostante. Poiché l’isteresi delle va risposta bronchiale all’inalazione acuta di un far-
vie aeree si riduce a seguito della broncodilata- maco broncodilatatore, sono molteplici 6. L’assenza
zione, l’incremento dei flussi espiratori massimali di consenso rispetto ad una risposta significativa si
è minore di quello registrato durante le manovre deve principalmente alla reale difficoltà nella defi-
espiratorie iniziate da un volume polmonare infe- nizione del valore soglia ed alla differente espres-
riore a TLC. Conseguentemente, il FEV1 può spesso sione della risposta.
sottostimare il reale incremento del calibro bron- I parametri funzionali respiratori più frequente-
chiale dopo broncodilatazione. mente utilizzati per la valutazione della reattività
Manuale di fisiopatologia respiratoria
186

al broncodilatatore in ragione delle loro elevata sta significativa al broncodilatatore superiori. La


riproducibilità, sono quelli ottenuti durante le ma- reattività al broncodilatatore è stata studiata nella
novre espiratorie forzate massimali, ovvero il FEV1 popolazione generale. Uno studio di popolazione
e la FVC 3. effettuato su 4.000 soggetti sani ha evidenziato
Il valore soglia è quel valore misurato che separa che le medie pesate ed il 95% percentile del FEV1
i soggetti “normali” dai soggetti “patologici” indi- e della FVC misurata dopo la somministrazione di
pendentemente dal tipo di patologia ostruttiva e 200 mcg di salbutamolo sono: variazione assoluta:
che statisticamente può essere misurato in meno 284  ml (263-305) e 322  ml (271-373); variazione
del 5% dei soggetti normali. La distribuzione del- rispetto al basale: 12,0% (11,2%-12,8%) e 10,5%
la reattività al broncodilatatore è di tipo continuo, (8,9%-12,0%); variazione rispetto al teorico 10,0%
normale. Pertanto la definizione di un livello soglia (9,5% t-10,5%) e 9,2% (7,9%-10,5%) 9.
che individui una risposta funzionale significativa Sebbene sia evidente che qualsivoglia valore soglia
è arbitraria  7. Tenendo questo fatto in mente, pur venga assunto come significativo questo in ultima
tuttavia, una definizione del valore soglia che per- istanza sia arbitrario, è stato stabilito che una varia-
metta di interpretare la risposta, può basarsi a) zione di 100 ml del FEV1 è percepibile dai pazienti e
sulla variazione spontanea del parametro valutata che una differenza minima clinicamente significati-
in individui sani od ostruiti; b) sulla variabilità del va del FEV1 è compresa tra il 5-10% e tra 100-140 ml.
parametro dopo placebo in pazienti ostruiti; c) sul- In aggiunta, come già sottolineato, l’inalazione di
la variabilità del parametro dopo farmaco bronco- un farmaco broncodilatatore è in grado di modifi-
dilatatore in soggetti sani. care anche i volumi polmonari in assenza o in pre-
Occorre ricordare che il coefficiente di variazione senza di modificazioni al flusso, per cui è stato pro-
(CoV) intraindividuale ed intragionaliero dei pa- posto di valutare la risposta come modificazione
rametri spirometrici è sensibilmente maggiore nei della IC e della FRC. Essendo l’uso delle modifica-
soggetti ostruiti rispetto a quello dei soggetti sani 5. zioni indotte non finalizzato all’uso diagnostico, il
In questi ultimi la variabilità della FVC e del FEV1, valore soglia per una risposta significativa dovreb-
espressa in termini assoluti, è pari a circa 150-180 be essere valutato all’interno della popolazione in
ml. Si stima che la variabilità della FVC e del FEV1 in studio  10. Il valore soglia per la IC rispetto al valore
pazienti ostruiti, espressa come percentuale, sia cir- basale, è del 9%  4; il valore soglia rispetto al valo-
ca 2-3 volte superiore a quella dei soggetti normali. re teorico della IC è invece pari al 12% e 213 ml  11
Sulla base del coefficiente di variabilità spontanea oppure pari al 10% e 300  ml  12. Il corrispondente
intragiornaliera dei diversi parametri respiratori in valore soglia per la FRC misurata con metodo ple-
soggetti ostruiti, è stato stimato che un aumento tismografico, pari a -12% 5.
rispetto ai valori basali, pari a 11-13% del FEV1 e I differenti metodi di espressione dei parametri spi-
9-11% della FVC rappresenta una risposta significa- rometrici sono stati esaminati per quanto riguarda
tiva. Quando il FEV1 è misurato in una popolazione la dipendenza della risposta dal livello di ostruzio-
adulta ostruita ad intervalli di tempo brevi, la varia- ne basale sia in asmatici che in pazienti con BPCO 6.
bilità spontanea può raggiungere i 200 ml 8: questo In generale si può affermare che un certo grado di
significa che in un paziente con un FEV1 iniziale di correlazione con l’ostruzione di base è presente
700 ml la variabilità spontanea è del 29%, mentre per qualsiasi metodo di espressione dei risultati.
con un valore iniziale di FEV1 pari a 2 litri, un valo- Il massimo di dipendenza della risposta dal grado
re di 200 ml implica una variazione spontanea del di ostruzione basale, valutato con il FEV1, si ha, sia
10%. Una variazione del 18% delle Raw e del 35% nell’asma che nella BPCO, con l’espressione della
delle sGaw rispetto al valore di base, è considera- variazione come percentuale del valore basale  6.
ta valore soglia significativo. È importante sotto- Pertanto l’utilizzo di tale metodica amplifica la ri-
lineare che la variabilità intraindividuale misurata sposta nei pazienti più severamente ostruiti essen-
in diversi giorni dei diversi parametri respiratori è do in qualche modo il grado di reversibilità prede-
maggiore, risultando i valori soglia per una rispo- terminato dal grado di ostruzione basale. Il grado
La broncodilatazione
187

di dipendenza dell’espressione della risposta come Infatti la minore variabilità della risposta si ottiene
variazione assoluta rispetto al valore iniziale del quando questa è espressa come percento del valo-
FEV1 è certamente inferiore tendendo comunque re teorico o come percento del valore possibile 6.
la risposta a essere maggiore nei pazienti più ostru- È evidente pertanto che una singola misurazione
iti  8. Invece la minore correlazione della risposta al della broncodilatazione indotta non permette al-
broncodilatatore rispetto ai valori basali del FEV1 cuna classificazione di presenza o assenza di rever-
quando questa è espressa in relazione ai valori teo- sibilità 8. Dopo assunzione di 400 µg di salbutamo-
rici 6 8 ne raccomanda fortemente l’uso 13. lo e di 80 µg di ipratropio bromuro la misurazione
Sebbene sia del tutto evidente che la definizione della risposta valutata con il FEV1 variava nel 52%
della soglia di risposta è in qualche modo arbitra- e nel 38% dei pazienti, rispettivamente  7 a secon-
ria essa può dipendere, almeno in parte, dal tipo di da che si utilizzasse il criterio soglia ATS 14 o ERS 13.
utilizzazione che si vuol fare della risposta. Tutta- Soltanto il 4% dei pazienti dimostra una costante
via è attualmente largamente accettato il compro- risposta significativa quando questa è valutata ri-
messo che prevede l’uso combinato della variazio- petutamente nello stesso soggetto in un periodo
ne del valore FEV1 ≥ 12% rispetto al valore basale di un anno 15.
e ≥ 200 ml, quali criteri raccomandati dall’ATS che La riproducibilità a breve della risposta a dosi alte
incorporano un misura assoluta di miglioramento di farmaci broncodilatatori, espressa come varia-
della funzione polmonare, il che potrebbe fornire zione della IC, risulta invece buona 11.
un approccio più globale 14. Tuttavia occorre ricor-
dare che nei pazienti con un basso valore basale Implicazioni cliniche
di FEV1, individuare una reattività significativa al La capacità di una qualsivoglia soglia di risposta
broncodilatatore può essere difficoltoso. Ad esem- significativa di distinguere due differenti tipi di pa-
pio un cambiamento del FEV1 da 560, 600, e 640 ml tologie è strettamente connessa alla distribuzione
a 750, 700 e 800 ml pur essendo l’aumento del 25% della risposta: quanto più le singole patologie han-
e sempre inferiore a 200 ml, quindi non significa- no risposte differenti tanto maggiore è la specifici-
tiva; pur tuttavia con tutta probabilità queste mo- tà e sensibilità della soglia di risposta e viceversa.
dificazioni si associano ad un miglioramento della Tuttavia, la distribuzione della risposta ad un far-
dispnea e della qualità della vita in un paziente maco broncodilatatore in popolazioni non selezio-
con BPCO, in quanto a piccole variazioni del FEV1 nate con patologia ostruttiva delle vie aeree avente
possono corrispondere modificazioni significative differente patogenesi, ha un andamento continuo
delle resistenze delle vie aeree durante il respiro a unimodale, indipendentemente: 1) dal metodo di
volume corrente con riduzione del lavoro respira- espressione della risposta; 2) da differenze signi-
torio. ficative nelle risposte medie in differenti gruppi.
Pertanto è impossibile attribuire alla risposta al
Riproducibilità broncodilatatore valutata in acuto o in cronico, un
L’interpretazione della reattività acuta al bronco- valore assoluto nella diagnosi differenziale tra asma
dilatatore è complicata dalla variabilità intrinseca e BPCO, avendo il test un basso potere diagnostico
della misurazione. Considerevole variazione esiste anche quando eseguito in modo standardizzato 16.
nella risposta al broncodilatatore nel tempo. In ge- Sebbene i risultati non siano sempre facilmente
nerale si può affermare che la riproducibilità del- confrontabili in quanto differenti popolazioni sono
la risposta è alquanto bassa tendendo la risposta state studiate e differenti metodi di esecuzione del
a variare in relazione alla variazione spontanea  6 o test e soprattutto di espressione dei risultati sono
indotta da farmaci del grado di ostruzione. La va- stati utilizzati, appare evidente come la risposta
riabilità della risposta è fortemente condizionata acuta al broncodilatatore abbia un buona specifici-
dalla variazione della funzione nel breve e nel lungo tà ed una bassa sensibilità. Occorre ricordare inol-
periodo: entro certi limiti, una riduzione della fun- tre che qualora si esprimano i valori in percentuale
zione si associa ad un aumento della reversibilità. del valore basale e vengano studiati pazienti con
Manuale di fisiopatologia respiratoria
188

ostruzione bronchiale lieve (FEV1 intorno ad 80% della FVC che risulta significativa nel 50%  17. In-
del teorico), la sensibilità può risultare estrema- fine anche in assenza di variazioni significative del
mente bassa  16. L’espressione della risposta come FEV1 e della FVC, il RV e la IC aumentano in circa
variazione del FEV1 in percento del predetto ha un terzo dei pazienti con iperinflazione modera-
una sensibilità e specificità migliori per variazioni ta e in circa i 2/3 dei pazienti con iperinflazione
percentuali più basse rispetto alla espressione in severa 18.
percento del basale 16. La migliore sensibilità e spe- Le possibili associazioni tra la risposta acuta al
cificità si hanno per variazioni percentuali del FEV1 broncodilatatore o tra la costante assenza nel tem-
rispetto al predetto pari a circa il 10-15% 1. Peraltro po di risposta, ovvero dello status di irreversibilità,
la predittività positiva è bassa e fortemente dipen- e differenti variabili cliniche sono tuttora oggetto
dente dalla prevalenza della patologia, mentre la di ricerca: i risultati non sono univoci principal-
predittività negativa è buona  16. Apparentemente mente in ragione della scarsa standardizzazione
l’aggiunta della presenza di variazione assoluta del della metodica e della eterogeneità delle popola-
FEV1 di 200 ml non aggiunge nulla alla specificità zioni studiate.
e sensibilità del test, almeno quando la risposta è Sebbene nei pazienti BPCO con reversibilità acuta
espressa come variazione percentuale rispetto al al broncodilatatore la risposta al broncodilatatore
valore basale. Peraltro la variazione assoluta sem- a lunga attività è maggiore, l’assenza di reversibilità
bra essere in grado di attenuare parzialmente l’ef- non si associa a mancanza di risposta 19. Pertanto la
fetto della variabilità spontanea del parametro sul- reattività al broncodilatatore non può essere uti-
la risposta, almeno nei pazienti con marcata ostru- lizzata per predire la risposta clinica e funzionale a
zione. Le modificazioni della FVC, espresse come lungo termine dei broncodilatatori a lunga attività
percentuale rispetto al valore basale, quando con- ed anche in assenza di reversibilità, la terapia bron-
siderate non in congiunzione con le variazioni del codilatatrice deve essere prescritta  3. La rilevanza
FEV1 hanno valori di sensibilità e specificità sempre clinica di tali effetti in ragione della notevole va-
più bassi del FEV1. Che la reattività al broncodila- riabilità interindividuale nella risposta, necessita di
tatore abbia una bassa sensibilità nel differenziare essere valutata nei singoli individui 20.
asma e BPCO è confermata dai risultati degli studi La risposta al broncodilatatore (200  µg di salbu-
ISOLDE 7 e UPLIFT 17. In ambedue gli studi condotti tamolo) non predice il decremento del FEV1 post
su popolazioni molto ampie, la risposta bronchia- broncodilatatore in un periodo di 11 anni in una
le è stata valutata dopo assunzione di due farmaci larga popolazione di pazienti con BPCO  21. Un ef-
ad un dosaggio adeguato (400 µg di salbutamolo e fetto opposto è stato trovato nello studio ECLIPSE:
80 µg di ipratropio bromuro) e la risposta valutata la riduzione/anno del FEV1 risultava essere di
secondo differenti valori soglia. Approssimativa- 17 ± 4 ml/anno più grande nei soggetti che dimo-
mente il 40% dei pazienti mettevano in evidenza stravano un aumento del FEV1 del 12% rispetto al
una risposta significativa con i criteri ATS 14 e circa valore basale e di 200 ml dopo 400 µg di salbuta-
il 35% con i criteri ERS 13, nel primo studio di circa il molo 22.
54% ed il 39% nel secondo. Sebbene la percentuale Lo studio UPLIFT ha dimostrato come nei pazienti
di risposte significative diminuisca con l’aumenta- che dimostrano una reattività ai broncodilatatori
re della ostruzione, tuttavia anche nei soggetti più significativa in termini di variazione del FEV1 rispet-
ostruiti circa il 20% dei pazienti  17 avevano una ri- to al valore teorico (ma non con gli altri indici), la
sposta significativa del FEV1 secondo i criteri ATS. mortalità per tutte le cause è significativamente in-
In pazienti enfisematosi con iperinflazione severa feriore rispetto a quella che si ha nel gruppo dei pa-
dopo 200 µg di salbutamolo soltanto l’11% ave- zienti in cui la risposta non è significativa 19. Invece
va una risposta significativa con il FEV1, e più del lo studio ECLIPSE ha dimostrato come nei pazienti
50% con la FVC (criteri ATS), e ben il 26% avevano BPCO che presentavano persistentemente una ri-
una variazione significativa della IC  18. In presenza sposta significativa in termini di FEV1 alla inalazio-
di ostruzione grave la risposta prevalente è quella ne di 400 µg di salbutamolo, la mortalità è simile
La broncodilatazione
189

a quella dei pazienti con ostruzione “irreversibile”, Conclusioni


dopo correzione per le differenze del FEV1 basale 15. È chiaramente il momento di rivedere come stia-
Il miglior valore di FEV1 ottenibile dopo broncodi- mo applicando il test di reversibilità acuta dell’o-
latazione con salbutamolo ed ipratropio sia nell’a- struzione delle vie aeree sia in clinica che in ricer-
sma che nella BPCO predice la mortalità per tutte ca. È indubbio che il vecchio modello “reversibilità
le cause indipendentemente dal grado di reversibi- contro irreversibilità” non è un approccio adeguato
lità. Quindi in ambedue le condizioni la reattività al nella diagnosi differenziale tra l’asma e la BPCO in
broncodilatatore non ha un valore prognostico im- quanto in ragione del fenotipo dell’asma ad esem-
portante mentre la valutazione della risposta per pio esiste una quota irreversibile anche in tale pa-
individuare il valore massimo di funzione sembra tologia mentre una reversibilità quantitativamente
essere clinicamente importante 23. Questo significa e spesso qualitativamente diversa (sia in termini
che in termini di prognosi un basso valore di FEV1 di tipo di farmaco che di tipologia di parametro
e una grande reversibilità oppure un alto valore di funzionale) è presente anche nella BPCO di qualsi-
FEV1 ed una bassa reversibilità sono la stessa cosa. voglia grado di severità. Esiste cioè una sostanziale
Che questo sia vero anche per le variazione della sovrapposizione nella risposta ai broncodilatatori
FVC non è stato mai esaminato. Tuttavia la mor- tra asma e BPCO oltre che spesso un’overlap tra le
talità per asma sembra essere associata al grado di due patologie per cui il valore diagnostico del “test
reversibilità in una popolazione di asmatici giovani, di reversibilità acuta” per differenziare l’asma dalla
rappresentando un maggior grado di reversibilità BPCO è molto limitato e non dovrebbe essere uti-
probabilmente un non ottimale controllo della lizzato per includere od escludere i pazienti negli
malattia 24. studi di farmacologia dell’asma e della BPCO.
In teoria, rappresentando la variabilità della rispo- I risultati degli studi sulla risposta ai broncodilata-
sta al broncodilatatore in via indiretta la variabilità tori sono alquanto confusi e spesso contradditori
del tono bronchiale, questa dovrebbe essere in cor- in ragione di una assoluta mancanza di standardiz-
relazione con le riacutizzazioni. Dati recenti atte- zazione delle metodiche, della preponderante non
costanza della risposta nel tempo per cui il test ne-
stano come un miglioramento del FEV1 di 100 ml
cessita di essere ripetuto ad intervalli di tempo, del-
si associa a una riduzione del numero delle riacu-
la eterogeneità dei parametri di funzionalità respi-
tizzazioni del 12% 25. L’efficacia della combinazione
ratoria utilizzati, della variabilità dei “valori soglia”
salmeterolo/fluticasone in pazienti con BPCO  26 si
utilizzati, della scarsa definizione della variazione
dimostra in grado di migliorare di più la funzione
minima clinicamente significativa di differenti pa-
respiratoria nei pazienti con reversibilità significati- rametri clinici e funzionali in differenti fenotipi di
va rispetto a coloro in cui non è dimostrabile. Que- asma e BPCO. È evidente che il modello di bronco-
sto effetto potrebbe essere alla base della riduzione dilatazione del futuro prevede la doppia bronco-
nel numero delle riacutizzazioni di grado modera- dilatazione, la misurazione di flussi e volumi, e la
to/grave. In aggiunta nei pazienti con BPCO con ripetizione nel tempo, essendo ciò molto più com-
una significativa reversibilità in termini di FEV1 la plicato e più dispendioso sia in termini di tempo
riduzione delle riacutizzazioni che si associa al trat- che di risorse. La sua praticabilità è condizionata
tamento con fluticasone/salmeterolo è maggiore oltre che dalle risorse disponibili anche dal valore
rispetto al trattamento con solo salmeterolo  27. che esso dimostrerà di avere sia nella pratica clinica
Inoltre i pazienti con BPCO che presentano una quotidiana che nella ricerca.
condizione di non reversibilità del FEV1 costante Sebbene le implicazioni cliniche della reattività
nel tempo tendono ad avere un maggiore numero ai broncodilatatori siano tuttora non del tutto
di riacutizzazioni anche dopo aver corretto per il ben chiarite, tuttavia alcune prospettive di cam-
valore di FEV1 basale rispetto ai pazienti con rever- biamento del modo in cui la metodica è vista ed
sibilità  15. La assenza di reversibilità si associa alla utilizzata possono essere proposte. Ad esempio
stato di frequente riacutizzatore 15. nell’asma la risposta acuta al broncodilatatore po-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
190

trebbe rappresentare non più un cut-off diagno- risposta non costante. Nella BPCO la FVC dovrebbe
stico bensì un metodo per individuare la presenza essere il parametro funzionale primario nella valu-
di una componente irreversibile e una misurazio- tazione della risposta ai broncodilatatori in quanto
ne fisiologica che caratterizzi lo stato di controllo la percentuale di pazienti che dimostrano una varia-
parziale o totale della malattia da utilizzare sia nel zione significativa è maggiore rispetto a quella che si
follow-up clinico che nella caratterizzazione delle ha con il FEV1. Ad essa andrebbe aggiunta sempre la
popolazioni di asmatici inclusi in trial clinici ed in misurazione della IC in quanto parametro funziona-
studi osservazionali. le le cui variazioni indotte rappresentano modifica-
Sebbene la percentuale dei pazienti che dimostra- zioni dell’intrappolamento d’aria e dell’iperinflazio-
no una risposta significativa alla inalazione acuta di ne, ed hanno perciò una correlazione evidente con
broncodilatatori dipenda dai parametri considera- variabili clinico funzionali importanti per il paziente
ti e dai valori soglia predefiniti, tuttavia è evidente come la dispnea, la tolleranza all’esercizio, la qualità
come circa l’80% dei pazienti con BPCO dimostri- di vita ma anche la mortalità.
no una variazione significativa del FEV1 o della FVC Si può stimare che l’assenza di risposta sia per-
quando la reattività al broncodilatatore sia testata sistente soltanto in circa il 20% dei pazienti con
almeno tre volte e con una combinazione di farma- BPCO, abbiano cioè uno status di irreversibilità.
ci (beta-adrenergici ed anticolinergici) a dosaggio È probabile che tale fenotipo funzionale di BPCO
adeguato. Pertanto una singola misurazione non possa avere caratteristiche cliniche del tutto pecu-
permette di classificare i pazienti visto che circa il liari sia in termini di presenza di riacutizzazioni che
50% dei pazienti con BPCO moderata-severa ha una di prognosi infausta.

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20 La broncoprovocazione
Nicola Scichilone
Università di Palermo

L’iperreattività bronchiale consiste in una esagerata ha acquisito nel tempo un significato ben più am-
risposta delle vie aeree ad una vasta ed eterogenea pio di quello per il quale originariamente era stato
serie di stimoli spasmogeni, endogeni ed esogeni, coniato.
sia immunologici che non immunologici. In senso Sulla scorta di quanto esposto, la caratteristica
lato, la condizione di maggiore reattività andrebbe fondamentale dell’iperreattività bronchiale risiede
distinta in funzione del distretto interessato (ovve- nella comparsa di broncoostruzione in seguito ad
ro la porzione nasale, le vie aeree extratoraciche, esposizione a stimoli di entità inferiore rispetto a
le vie aeree inferiori), della componente struttura- quelli che inducono una risposta in condizioni di
le coinvolta (letto vascolare, strutture ghiandolari, normale eccitabilità bronchiale, definite per que-
apparato neuronale, muscolo liscio bronchiale), o sto condizioni di normoreattività. Da ciò si evin-
dello stimolo che la evoca (chimico, fisico, farma- ce che la differenza fra i soggetti “iperresponsivi”
cologico). È considerata aspecifica quando viene e i soggetti cosiddetti “normoresponsivi” è di tipo
indotta da agenti fisici o chimici; specifica quan- quantitativo, nel senso che aumentando opportu-
do invece è causata dagli allergeni che operano namente l’intensità dello stimolo si può evocare
attraverso un meccanismo immunologico (IgE- una reazione broncoostruttiva anche nel soggetto
mediato). Nel contesto clinico la definizione di sano (Figura  20.1). Tale fenomeno implica la pre-
iperreattività bronchiale sottende comunemente senza di una zona di transizione tra normo- ed
l’esaltata risposta delle vie aeree a stimoli aspecifici, iperresponsività, il cui passaggio è definito da cri-
riservando le forme specifiche a quelle evocate in teri puramente arbitrari.
particolari condizioni sperimentali. Come verrà discusso di seguito, l’iperreattività
Oltre che il termine di iperreattività, che descrive la bronchiale riveste una notevole importanza clini-
spiccata reazione bronchiale in termini ostruttivi, ca perché da un lato può precedere la comparsa
spesso vengono impiegati indifferentemente i ter- di asma, identificandosi quale fattore di rischio
mini di ipersensibilità e di iperresponsività. Tutta- indipendente di asma, dall’altro può associarsi ad
via, col termine di ipersensibilità ci si riferisce più un più rapido declino della funzione respiratoria,
specificatamente a un abbassamento della dose sia nei soggetti asmatici che in individui affetti da
soglia (minima dose di un agente broncocostrittore altre patologie respiratorie, e ad un peggioramento
in grado di determinare una significativa riduzione dei sintomi respiratori. Quale deve essere, dunque,
del calibro tracheobronchiale), mentre con quello il corretto approccio del medico nei confronti di
di iperreattività si indica l’entità dell’aumento della una condizione di esaltata risposta bronchiale in
curva dose-risposta ottenuta somministrando, una assenza di una chiara sintomatologia respiratoria?
volta superata la dose-soglia, dosi crescenti di un In altre parole, è indicato un trattamento mirato al
agente spasmogeno. Il termine iperreattività bron- fine di prevenire possibili evoluzioni dell’iperreatti-
chiale è tuttavia quello più comunemente usato ed vità bronchiale? Inoltre, nella gestione e trattamen-
La broncoprovocazione
193

tamente sulle fibre muscolari lisce inducendo uno


stato di ipereccitabilità, ossia di incremento della
capacità contrattile che si traduce in una maggiore
e/o più rapida broncocostrizione. Il danno epite-
liale che consegue alla flogosi bronchiale espone
le terminazioni nervose agli stimoli esterni con in-
nesco di meccanismi riflessi che inducono una au-
mentata reattività del muscolo liscio. D’altro canto,
la flogosi bronchiale può direttamente innescare
riflessi neuronali.
Le alterazione strutturali che si verificano a carico
della parete bronchiale possono contribuire ad una
Figura 20.1. Progressiva riduzione del FEV1 rispetto al va- eccessiva costrizione delle vie aeree, costituendo
lore pre-test in funzione di dosi crescenti di spasmogeno. la componente persistente della IB, ovvero scarsa-
Da notare la condizione di normoreattività in cui la riduzio- mente responsiva alla terapia medica. Per ragioni
ne non raggiunge la soglia del 20% rispetto al riferimento. puramente geometriche, l’ispessimento della pare-
L’iperreattività può essere distinta in termini di gravità sulla
te bronchiale e la conseguente riduzione del calibro
base della precocità del raggiungimento del valore soglia.
bronchiale amplificano l’entità di restringimento del
lume a parità di stimolo spasmogeno 2 3. Infatti, poi-
to della malattia asmatica può essere giustificato ché la resistenza di un tubo è inversamente propor-
un approccio farmacologico modulato in funzione zionale alla quarta potenza del raggio, a parità di sti-
della gravità dell’iperreattività bronchiale? Queste molo broncocostrittore una via aerea di calibro mi-
domande pretendono risposte chiare e inequivo- nore subirà un incremento maggiore delle resisten-
cabili, e inducono a considerazioni sulla oppor- ze. Occorre ricordare a tal proposito che nell’asma
tunità di intendere l’iperreattività bronchiale un l’ispessimento della parete bronchiale si oppone alle
fattore di rischio (o di aggravamento) ovvero una forze di trazione radiale che durante le manovre di
entità nosologica distinta. inspirazione profonda esercitano una distensione
Il capitolo affronterà gli aspetti associati alla defi- dei bronchi. A livello del muscolo liscio bronchiale,
nizione e ai meccanismi patogenetici dell’iperreat- tale distensione si traduce in una riorganizzazione
tività bronchiale, da adesso abbreviata in IB, ne af- del citoscheletro e dei rapporti tra actina e miosina,
fronterà gli aspetti legati alla valutazione laborato- riducendone così le proprietà contrattili  4 5. Diversi
ristica, e approfondirà le implicazioni diagnostiche Autori hanno suggerito che nei soggetti asmatici la
e terapeutiche dell’IB nell’asma e nelle patologie riduzione della forza di trazione causata dall’ispes-
respiratorie quali la rinite e la broncopneumopatia simento della parete bronchiale ostacolerebbe la
cronica ostruttiva (BPCO). dilatazione bronchiale esercitata dalle inspirazioni
profonde, con conseguente persistenza della bron-
Meccanismi patogenetici coostruzione e accentuazione della reattività del
La patogenesi dell’IB è complessa e può riconoscere muscolo liscio. Va ricordato che l’effetto di disten-
diversi meccanismi che in parte interagiscono 1. È oggi sione bronchiale esercitato dalle manovre di inspi-
acclarato che l’IB riconosca una componente variabi- razione profonda può risultare alterato anche per
le e una persistente. La prima è influenzata dal grado una riduzione delle forze di retrazione elastica che
di infiammazione bronchiale, mentre la seconda si si verifica in corso di enfisema (Figura 20.2). In altri
caratterizza per alterazioni strutturali e pertanto non termini, la IB sarebbe il risultato da un canto di una
reversibili del letto vascolare, della membrana basale aumentata eccitabilità del muscolo liscio bronchiale
che va incontro ad ispessimento per neoapposizione e dall’altro della scomparsa dell’effetto broncopro-
di matrice e del muscolo liscio che si ipertrofizza. tettivo delle inspirazioni profonde 6 7.
I mediatori della flogosi bronchiale agiscono diret- Il rimodellamento della parete delle vie aeree che
Manuale di fisiopatologia respiratoria
194

Figura 20.2. L’immagine descrive l’effetto delle forze di interdipendenza tra vie aeree e parenchima in un soggetto sano
(A), in un soggetto asmatico caratterizzato da ispessimento della parete bronchiale (B), e in un individuo affetto da BPCO
in cui si somma la riduzione della componente connettivale (C). L’effetto finale è in entrambi i casi la persistenza dell’o-
struzione bronchiale e una condizione di esaltata reattività bronchiale.

si verifica in corso di asma cronico, oltre che dalla ra 20.3). Oltre che per aumento della contrattilità
sintesi e dalla deposizione, è accompagnato dalla della fibra muscolare liscia, i fenomeni di iperplasia
degradazione di alcune componenti della matrice, e di ipertrofia muscolare possono indurre un au-
quali ad esempio l’elastina; questo processo prote- mento degli effetti della contrazione muscolare;
olitico potrebbe ridurre il carico elastico imposto occorre infine menzionare la possibilità di un alte-
dal tessuto connettivo alla muscolatura liscia, fa- rato rilasciamento muscolare o difetto del control-
cilitandone un maggiore accorciamento. È verosi- lo della contrattilità stessa.
mile che in corso di asma si realizzino alterazioni La muscolatura liscia delle vie aeree presenta uno
delle proprietà meccaniche della parete delle vie stato di contrazione (tono bronchiale) che contri-
aeree secondarie ad una alterata architettura e ad buisce a mantenere la rigidità, nonché la pervietà,
un aumento della deposizione di collageno, prote- delle vie aeree, rendendole più stabili nei confronti
oglicani ed elastina. delle ampie oscillazioni della pressione transmurale
Da quanto esposto, appare evidente come il mu- che si verificano in corso di esercizio fisico o in rap-
scolo liscio bronchiale costituisca il centro effettore porto ad altre condizioni nelle quali sono frequenti
della risposta bronchiale agli stimoli esterni (Figu- aumenti delle pressioni intra-pleuriche. Lungo tutti
La broncoprovocazione
195

bero respiratorio agli stimoli ostruttivi. In condizioni


di normalità, esiste una continua attività parasimpa-
tica di lieve entità, che garantisce un certo grado di
contrazione del muscolo liscio (tono bronchiale). In
presenza di stimoli nocivi, l’attivazione del sistema
parasimpatico induce broncocostrizione, che fina-
listicamente mira a proteggere le basse vie respira-
torie. Le fibre nervose colinergiche parasimpatiche
efferenti originano dai nuclei motori vagali del tron-
co encefalico e si dirigono ai gangli parasimpatici, lo-
calizzati sulla parete bronchiale. Le fibre colinergiche
post-gangliari innervano la muscolatura liscia e le
ghiandole sottomucose. La densità dell’innervazio-
ne decresce dalla trachea ai bronchioli terminali e,
nella specie umana, l’epitelio e gli alveoli non sono
innervati. L’acetilcolina agisce su tre tipi di recettori
muscarinici: M1, M2 ed M3. I recettori M1, localizzati
Figura 20.3. Alterazioni a carico del muscolo liscio bron- sui neuroni pregangliari e sulle ghiandole sottomu-
chiale che possono indurre IB. cose, sembrano favorire la neurotrasmissione para-
simpatica; i recettori M2 ed M3 sono localizzati sulla
muscolatura liscia e sulle ghiandole sottomucose.
i bronchi di medio calibro, al decrescere del diame- L’attivazione dei recettori M2 inibisce il rilasciamen-
tro, le bande di muscolatura si dirigono dall’ester- to del muscolo liscio indotto dai β-adrenocettori. I
no all’interno della cartilagine, localizzandosi tra le recettori M2 sono anche presenti a livello delle ter-
placche cartilaginee. Dai bronchi di medio calibro, minazioni nervose colinergiche, determinando un
in tutte le vie aeree a valle fino ai dotti alveolari, le controllo a feedback negativo del rilascio di acetilco-
bande di muscolatura presentano un andamento lina. I recettori M3 (presenti probabilmente anche a
elicoidale e la contrazione di queste fibre spiralifor- livello della muscolatura liscia vascolare) causano un
mi riduce sia il diametro che la lunghezza delle pic- incremento del Ca++ intracellulare con conseguente
cole vie aeree. All’interno della muscolatura liscia, i
contrazione del muscolo liscio 8.
filamenti sottili e spessi hanno una organizzazione
Il sistema non adrenergico non colinergico (NANC)
caotica. I filamenti sottili sono costituiti principal-
agisce sia come sistema inibitorio sia come eccita-
mente da α-actina e dai filamenti spessi di miosina
torio. L’attività eccitatoria, definita non colinergica
composti da catene pesanti e leggere (essenziale
e regolatoria). L’effettore finale della contrazione in quanto diversa da quella vagale, è esercitata so-
muscolare è rappresentato dal meccanismo di for- prattutto da fibre afferenti mieliniche, definite fi-
mazione di ponti tra miosina e actina. bre C, localizzate nella mucosa delle vie aeree, rese
Il tono basale della muscolatura liscia è modulato più accessibili in seguito allo sfaldamento dell’epi-
principalmente dall’innervazione parasimpatica telio. La stimolazione di tali fibre determina trami-
(sistema eccitatorio colinergico), che rappresenta il te attivazione di un riflesso assonico, il rilascio di
sistema neurale broncocostrittore predominante mediatori, tra i quali la sostanza P, che inducono
nella specie umana, mentre la stimolazione del siste- contrazione della muscolatura liscia, incremento
ma simpatico produce broncodilatazione (sistema della permeabilità vascolare, cui consegue edema
inibitorio adrenergico). Il controllo operato da questi delle vie aeree, ed aumento della secrezione muco-
sistemi interessa non solo la muscolatura liscia ma sa. Gli effetti di questi neuropeptidi, simili a quelli
anche altre strutture parietali (ghiandole, vasi) che osservati con i mediatori flogistici, vengono definiti
possono influenzare le modalità di risposta dell’al- come “infiammazione neurogena” 9.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
196

Valutazione laboratoristica immediatamente dopo aver inalato dosi crescen-


ti dell’agente broncocostrittore. Trattandosi di
Esecuzione un test “dose-risposta”, la validità è condizionata
dall’accuratezza dei sistemi di erogazione del far-
L’iperreattività bronchiale viene misurata per
maco e dall’accuratezza della misura delle risposte.
mezzo dei test di broncoprovocazione  10  11. I test
Il test andrebbe eseguito solo nei soggetti in grado
possono essere specifici (quando si utilizza la so-
di eseguire prove spirometriche di buona qualità.
stanza considerata responsabile della comparsa di
L’esperienza del personale, l’applicazione dei proto-
sintomatologia, ad esempio un allergene specifi-
colli e il buon funzionamento della strumentazione
co o una sostanza presente sul luogo di lavoro) o
sono i principali fattori che devono essere control-
aspecifici. In questo capitolo verranno trattati solo
lati per ottenere la standardizzazione della misura.
questi ultimi, poiché i test specifici sono raramen-
Nella pratica clinica, il test andrebbe condotto ne-
te utilizzati nella pratica clinica perché non scevri
gli individui con funzione respiratoria nella norma
da effetti collaterali anche maggiori, e riservati ad
indagini sperimentali. Gli stimoli impiegati nei test (FEV1 > 80% del predetto) dopo opportuna valuta-
di stimolazione aspecifica sono numerosi e di vario zione della presenza di fattori che possono aumen-
tipo, e distinti in diretti ed indiretti. Nei test diretti tare o diminuire la risposta bronchiale allo spa-
vengono utilizzati stimoli farmacologici quali l’ista- smogeno, falsando così la reale entità della IB: tra i
mina, gli agonisti colinergici noti come metacolina primi, una recente infezione del tratto respiratorio,
e acetilcolina, e mediatori chimici quali i leucotrie- l’esposizione a sostanze allergeniche o al fumo di
ni cisteinici e le prostaglandine, che agiscono diret- sigaretta; tra i secondi, farmaci antiasmatici (bron-
tamente sui recettori presenti sulla muscolatura codilatatori, teofilline, antileucotrieni) o alcuni cibi
liscia bronchiale  12. I test indiretti utilizzano invece o bevande (té, caffe, cioccolata). Va inoltre posta
stimoli fisici (l’esercizio fisico, l’iperventilazione eu- attenzione a possibili interazioni farmacologiche: i
capnica, l’iperventilazione di aria secca e raffred- beta-bloccanti e i parasimpaticomimetici possono
data a -20 C°, gli aerosol ipotonici o ipertonici) e aumentare e prolungare la risposta al test. Anche
chimici (mannitolo e adenosina monofosfato) per l’atropina e gli anticolinergici sono in grado di ini-
indurre broncocostrizione attraverso il rilascio di bire la risposta spasmogena. Circa l’azione degli
una varietà di mediatori della flogosi, che agiscono steroidi inalatori e dei cromoni, nei documenti
su specifici recettori della muscolatura liscia bron- ufficiali delle società scientifiche viene affermato
chiale. Pertanto, la risposta ad un test indiretto che si tratta di farmaci che possono avere effetti
indica la presenza di un infiltrato infiammatorio a acuti e prolungati sulla reattività bronchiale, e si
livello bronchiale, tale da rilasciare una significativa raccomanda pertanto di tenere in considerazione
concentrazione di mediatori ai quali segue bronco- tali trattamenti nell’interpretazione dei risultati, e
costrizione 13 14. non ne viene raccomandata la sospensione. Quan-
Nell’ambito degli stimoli chimico-farmacologici do il test viene eseguito come accertamento di pri-
i più comunemente utilizzati sono gli agenti mu- ma diagnosi d’asma è consigliabile la sospensione
scarinici, quali la metacolina, e l’istamina. Nella del trattamento con steroidi; se invece è eseguito
pratica clinica si preferisce utilizzare la metacolina durante trattamento con steroidi inalatori, questo
perché, a differenza dell’istamina, non determina dovrebbe essere precisato nel referto. È importan-
irritazione laringotracheale e non produce effetti te sottolineare, però, come la reattività bronchiale
sistemici ad alte dosi. In particolare, il test di pro- possa ridursi con trattamento steroideo inalatorio
vocazione bronchiale con metacolina (che agisce anche di sole 4 settimane. Alcune condizioni costi-
direttamente sulla muscolatura bronchiale) è sicu- tuiscono controindicazioni assolute, in particolare
ro e accurato perché la broncocostrizione indotta una funzione respiratoria gravemente compromes-
è strettamente dose-dipendente. Il test consiste sa (FEV1 inferiore ad un litro o al 50% del predetto),
nell’esecuzione di una serie di spirometrie sem- un recente infarto del miocardio o ictus ischemico,
plici ad intervalli di tempo prestabiliti, eseguite ipertensione arteriosa non controllata o aneurisma
La broncoprovocazione
197

dell’aorta noto, mentre altre condizioni, quali ad è difficile costruire una curva dose-risposta. Il test
esempio una ostruzione bronchiale di grado mo- della nebbia ultrasonica e il test di iperventilazione
derato, rappresentano controindicazioni relative e con aria secca si ispirano a meccanismi di spasmo-
vanno valutate di caso in caso. genicità in buona parte riferibile allo stesso mecca-
Il test di broncoprovocazione viene eseguito me- nismo dell’esercizio fisico, ma sono poco utilizzati
diante inalazione di dosi crescenti di metacolina nella pratica clinica soprattutto per la minore sen-
somministrate tramite dosimetro connesso ad un sibilità rispetto a quella della broncostimolazione
nebulizzatore. L’inalazione avviene a partire dalla con metacolina.
capacità funzionale residua (cioè dal termine di Negli anni recenti è stato introdotto nella pratica
una normale espirazione) fino a capacità polmo- clinica un nuovo test di stimolazione bronchiale
nare totale (ovvero massimo riempimento dopo di tipo indiretto che impiega quale agente bron-
inspirazione forzata). Un metodo alternativo è rap- cocostrittore il mannitolo  15  16. Il mannitolo è un
presentato dall’aerosol in continuo attraverso una alcool-zucchero convertito in polvere e successiva-
maschera facciale in genere per 2 minuti. Le inala- mente incapsulato che si comporta come un agen-
zioni si susseguono ad intervalli regolari ottenendo te ad azione osmotica. L’inalazione della polvere di
così un effetto cumulativo. Il test va interrotto se, mannitolo determina infatti la riduzione del cali-
dopo la somministrazione della prima inalazione bro bronchiale attraverso un aumento transitorio
costituita da sola soluzione tampone, si registra dell’osmolarità dei fluidi delle vie aeree che provo-
una risposta broncocostrittrice caratterizzata da ca il rilascio di mediatori flogistici e spasmogeni.
una caduta del FEV1  >  10% rispetto al valore di Il test si è dimostrato, oltre che sicuro e di facile
base, espressione di spiccata iperreattività. Il para- esecuzione, anche dotato di buona riproducibilità.
metro più frequentemente usato per descrivere il Il test succitato sembra riflettere in misura maggio-
grado di iperreattività bronchiale è la PC20 o la PD20 re rispetto alla metacolina la flogosi a carico delle
per il FEV1, ovvero rispettivamente la concentrazio- vie aeree in soggetti asmatici. Gli stimoli osmotici
ne o la dose di farmaco cumulativa, necessaria a far come il mannitolo possono rivelarsi una valida al-
diminuire il FEV1 del 20% rispetto ai valori basali ternativa ai classici test di broncoprovocazione per
(pre-stimolazione). Tale indice viene ricavato per ottenere informazioni sul grado di severità dell’a-
interpolazione tra le dosi di spasmogeno inalate. sma, sugli effetti del trattamento e sul livello di
Fra le metodiche di valutazione della IB, un cenno aderenza alla terapia.
a parte merita la valutazione della risposta all’eser-
cizio fisico. Per l’esecuzione del test si impiegano di Indicazione e interpretazione
solito la corsa libera, il cicloergometro ed il tappe- La principale indicazione all’applicazione dei test
to rotante: la prima è più fisiologica ed è più spa- di broncoprovocazione è rappresentata dai casi
smogena (perché permette di raggiungere livelli di soggetti con anamnesi suggestiva di patologia
di iperventilazione maggiore), mentre gli altri due broncoostruttiva che, in condizioni di base, presen-
consentono una migliore standardizzazione. Per tino un quadro spi­rometrico normale: una rispo-
essere uno stimolo idoneo ad indurre broncospa- sta positiva orienta verso la diagnosi di ostruzione
smo l’esercizio fisico deve essere di intensità tale bronchiale reversibile (più spesso l’asma bronchia-
da indurre un significativo incremento della venti- le), mentre una risposta negativa, pur non esclu­
lazione polmonare (che deve raggiungere almeno dendo del tutto questa diagnosi, la rende poco
il 60% della massimale) e di durata sufficiente ad probabile. I test di provocazione bronchiale sono
innescare i meccanismi che portano all’ostruzione dotati infatti di una sensibilità più elevata rispetto
bronchiale (almeno 6-8 minuti). Il test si conside- alla spirometria e al test di reversibilità per quanto
ra positivo se il FEV1, misurato nelle registrazioni concerne la diagnosi di asma bronchiale. A questo
spirometriche eseguite dopo l’esercizio, si riduce di proposito, vanno richiamati i concetti di sensibilità
almeno del 10% rispetto al valore di base. Tuttavia, e specificità del test nel percorso diagnostico dell’a-
a differenza che con gli altri agenti, con l’esercizio sma. Il test di stimolazione bronchiale alla metaco-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
198

lina è infatti altamente sensibile ma poco specifico quanto identifica i soggetti esposti a un maggior
per la diagnosi di asma; in altri termini, il riscontro rischio di eventi broncoostruttivi gravi e di morte
di “falsi negativi” è minimo mentre non va trascu- per asma. È importante sottolineare che nei casi di
rata la possibilità di falsi positivi. Da quanto detto, iperreattività più spiccata il plateau non può essere
si deduce che l’indicazione al test andrebbe sempre raggiunto poiché al crescere dello stimolo il grado
inserita e valutata nel contesto della probabilità cli- di ostruzione continua ad accentuarsi pericolosa-
nica pre-test (sintomi e prevalenza della malattia): mente e impone comunque l’interruzione del test.
se la probabilità pre-test è bassa, il test assume ri- La risposta fornita dai test di iperreattività può in
levanza nel caso di risposta negativa per escludere opportuni casi fornire elementi utili al controllo dei
con ragionevole certezza la presenza di asma (alto risultati delle terapie: in questa prospettiva l’inter-
valore predittivo negativo); nel caso di elevata pro- vento terapeutico non deve essere diretto soltanto
babilità pre-test, la positività del test supporta il a incrementare la soglia, ma deve mirare a correg-
sospetto diagnostico, anche se la probabilità post- gere la tendenza alla broncoostruzione estrema at-
test non si modifica in maniera apprezzabile (basso traverso una riduzione della pendenza della curva
valore predittivo positivo). e del livello di plateau. Un altro parametro che può
Il test di broncoprovocazione fornisce indicazioni essere valutato nel corso dell’esecuzione del test di
non solo sulla presenza di IB, distinguendo così tra stimolazione bronchiale è la riduzione della capa-
soggetti normo- e iperreattivi, ma consente di de- cità vitale. Diversi studi hanno dimostrato che la
terminare il grado di IB, distinto in funzione della più marcata riduzione della capacità vitale durante
precocità del raggiungimento del valore soglia (il il test sia espressione di spiccata reattività per un
20% di riduzione del FEV1 rispetto al valore di riferi- più diffuso effetto broncocostrittivo che coinvolge
mento pre-test) in lieve, moderato o grave. Il grado anche le vie aeree periferiche, rendendo conto di
di IB si è dimostrato ben correlato con la severità fenomeni di air trapping durante il test. Tale com-
dell’asma, con le variazioni nel picco di flusso espi- portamento si appalesa soprattutto nelle forme di
ratorio e con l’entità del trattamento da adottare asma a rischio di gravi attacchi asmatici o di scarso
per un controllo della malattia. È stato, infatti, ri- controllo di malattia.
scontrato che in presenza di miglioramenti clinici Da quanto detto, appare evidente come il test di
dell’asma, si osservano parallele riduzioni del grado stimolazione bronchiale mediante inalazione di
di AHR. Sulla scorta di tali osservazioni è stato con- spasmogeno sia in grado di fornire informazioni
dotto uno studio prospettico che ha dimostrato non solo sulla presenza di IB, ma anche e soprat-
come il monitoraggio periodico della IB, in aggiun- tutto sulle caratteristiche di questa (entità della IB,
ta ad un adeguato controllo clinico e funzionale, assenza di plateau, parallela riduzione della capa-
possa essere d’ausilio nella gestione della patologia cità vitale). Tali dati contribuiscono a determinare
asmatica al fine di ottenere un miglior controllo di il valore diagnostico e prognostico del test. Riassu-
malattia. Tuttavia, altri studi clinici hanno smentito mendo, il test di broncoprovocazione ha un ruolo
l’assioma di una corrispondenza diretta tra gravità diagnostico nei casi dubbi di asma bronchiale. Nel
della IB e gravità dei sintomi respiratori, e provato caso di asma noto, il test può contribuire a defi-
altresì che la variazione del livello di IB in risposta nire il rischio di accelerato declino della funzione
alla terapia farmacologica risulta estremamente respiratoria o di instabilità dei sintomi respiratori.
variabile e non univoca. Un ambito di possibile utilizzo del test meritevole
Mentre la definizione della soglia è importan- ancora di conferma è invece la modulazione della
te per la diagnostica fondamentale tra normo- e terapia antiasmatica in funzione del livello di gra-
iperreattività, la definizione del livello del plateau vità dell’IB.
e, ancor di più, il riconoscimento della tendenza Numerosi studi osservazionali longitudinali hanno
verso un’ostruzione indefinitamente ingravescen- consentito di affermare che la IB può precedere e
te (assenza di plateau) può essere molto impor- condizionare lo sviluppo di asma bronchiale, ve-
tante da un punto di vista clinico-prognostico in nendo oggi annoverata tra i fattori di rischio più
La broncoprovocazione
199

importanti di tale condizione morbosa. Infatti, la dall’asma. Tuttavia, poiché il test ha un’alta sensibi-
presenza di IB in soggetti asintomatici può rappre- lità e un alto valore predittivo negativo nell’asma,
sentare una fase di transizione tra una condizione la negatività del test tende a favorire una diagno-
di normalità e la presenza di asma bronchiale. Nei si di BPCO. In aggiunta, l’IB potrebbe riconoscere
soggetti affetti da rinite senza sintomi delle basse meccanismi diversi nelle due patologie, e l’identi-
vie respiratorie, il riscontro di IB è stato associato ficazione di tali meccanismi potrebbe consentire
ad un aumento significativo delle probabilità di di differenziare le patologie croniche ostruttive  22.
sviluppo di asma bronchiale. È peraltro dimostrato Come precedentemente esposto, la broncocostri-
sia in setting di laboratorio che in studi in ambien- zione in risposta a stimoli spasmogeni è il risultato
te aperto come la reattività bronchiale aumenti in di forze opponenti, da un lato quelle associate alla
risposta all’esposizione verso stimoli allergenici  17. contrazione del muscolo liscio bronchiale, dall’al-
Pertanto, il riscontro di IB mediante l’esecuzione di tro le forze di distensione sostenute dal connettivo
un test di broncoprovocazione in soggetti rinitici interstiziale. Quando il parenchima polmonare va
esenti da sintomatologia asmatica può idealmen- incontro a distruzione, come nel contesto dell’en-
te consentire di identificare gli individui a maggior fisema, il carico che si oppone alla contrazione del
rischio di sviluppo di asma. Resta da dimostrare se muscolo liscio bronchiale si riduce favorendo così
tale forma di IB “asintomatica” possa giovarsi di op- la broncocostrizione. In questo contesto, appare
portuno trattamento farmacologico 18. indicato valutare la reattività bronchiale, ossia la
Un altro ambito di potenziale indicazione all’esecu- pendenza della curva dose-risposta. La relazione
zione del test di stimolazione bronchiale riguarda la tra il grado di distruzione parenchimale e di ecces-
BPCO. Le informazioni disponibili sulla prevalenza siva broncocostrizione trova la massima espressio-
della IB nella BPCO sono limitate a causa della scar- ne nei pazienti con deficit di alfa-1-antitripsina  23.
sa numerosità di studi specificamente volti all’ana- Poiché la forza di retrazione elastica è considerata
lisi di tale associazione 19 20. Dagli studi disponibili, è il fattore limitante la broncocostrizione, la BPCO
possibile affermare che l’IB nei pazienti con BPCO è si pone come una condizione in cui fenomeni di
strettamente dipendente dalla storia di fumo e dal broncocostrizione eccessiva possono manifestarsi.
livello iniziale di ostruzione bronchiale. Le linee gui- Pertanto, le alterazioni strutturali polmonari alla
da internazionali sulla gestione della BPCO descri- base delle diverse condizioni morbose possono
vono la IB come un fattore di rischio dell’insorgen- esitare in specifiche risposte bronchiali ad agenti
za della malattia, secondo solo al fumo di sigaretta. broncocostrittori. Nella pratica clinica, la valuta-
L’aumentata reattività bronchiale sembrerebbe zione del livello di riduzione della capacità vitale
accompagnarsi ad un aumento della mortalità nei durante un test di broncoprovocazione può espri-
soggetti con BPCO  21, indipendentemente da fat- mere una misura indiretta della eccessiva bronco-
tori quali il fumo o la ridotta funzione respiratoria. costrizione, ed aiutare pertanto ad identificare sog-
La valutazione dell’IB nella BPCO può essere indi- getti potenzialmente a rischio di severa broncoco-
cata quando si pongono problemi di diagnosi dif- strizione. Nelle condizioni di BPCO già accertate, il
ferenziale tra le forme lievi di BPCO, in cui la fun- test di broncoprovocazione può contribuire a defi-
zione respiratoria è solo lievemente compromessa, nire la prognosi e il trattamento 24. Il quesito clinico
e l’asma, cercando di individuare caratteristiche o più importante riguarda la dimostrazione di uno
peculiarità dell’IB nella BPCO che consentano di ri- stato di IB, la cui presenza costituisce un predittore
solvere i dilemmi diagnostici. L’eterogeneità clinica indipendente di mortalità. Nella gestione del pa-
della BPCO infatti implica che nella pratica clinica ziente con BPCO, l’impiego del grado di IB per mo-
casi di asma possano erroneamente essere identi- dulare la terapia farmacologica rimane oggetto di
ficati quali BPCO, soprattutto nei soggetti di età approfondimento, come peraltro nell’asma.
avanzata o che presentino disabilità. Nel caso in cui Le alterazioni strutturali e fisiologiche del polmone
si sospetti la BPCO, una positività al test di bron- connesse al fenomeno dell’invecchiamento possono
coprovocazione non aiuta a differenziare la BPCO contribuire alla patogenesi dell’IB; evidenze epide-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
200

miologiche suggeriscono che l’IB si associ a elevata in supporto di questa ipotesi è il riscontro di una re-
morbilità nella popolazione anziana. L’analisi della lazione diretta tra il numero di sigarette fumate e la
relazione tra IB e invecchiamento si basa su studi severità dell’iperreattività. D’altro canto, l’aumenta-
di popolazione rivolti innanzitutto alla valutazione ta reattività bronchiale osservata nei soggetti anzia-
della prevalenza dell’IB nelle diverse fasce d’età, in ni fumatori o ex-fumatori potrebbe essere mediata
soggetti esenti da patologia respiratoria. Nel conte- dall’effetto del fumo sul calibro bronchiale.
sto di una revisione sistematica degli studi volti a sta-
bilire la relazione tra IB e invecchiamento, l’IB ha mo-
strato una prevalenza crescente con l’età  25. È noto
Conclusioni
infatti che la funzione polmonare declina progressi- In conclusione, il test di stimolazione bronchiale
vamente con l’età, principalmente per una riduzione trova la sua massima applicazione nell’approccio
della pressione di ritorno elastico polmonare. Poiché diagnostico e nella valutazione prognostica dell’a-
la forza di retrazione elastica è considerata il fattore sma, ma il suo impiego andrebbe esplorato anche
limitante la chiusura delle vie aeree in corso di bron- in condizioni patologiche croniche a carico delle
cocostrizione, le alterazioni dell’elasticità polmonare alte (rinite) e basse (BPCO) vie aeree. Infatti, l’iden-
possono condurre a una esagerata ostruzione bron- tificazione di una esaltata reattività bronchiale in
chiale. Ciò ha importanti implicazioni cliniche, per- pazienti rinitici che prelude alla comparsa di asma
ché pone la popolazione anziana a rischio di episodi ne può consentire il precoce riconoscimento e l’op-
di broncocostrizione severa. A queste considerazio- portuno trattamento; d’altro canto, poiché l’IB è
ni va aggiunto il ruolo del fumo di sigaretta. I fuma- annoverata tra le componenti patogenetiche della
tori asintomatici mostrano un aumento del grado di BPCO ed è un predittore indipendente di morta-
IB rispetto ai non fumatori 26. Ovviamente, tale diffe- lità, la riduzione dell’IB mediante strategie di ces-
renza diventa più evidente nella popolazione anzia-
sazione del fumo di sigaretta può potenzialmente
na, in cui la durata di esposizione al fumo di sigaretta
è verosimilmente maggiore. Molti fattori sono stati influire sulla storia naturale della malattia. Da ciò
chiamati in causa per spiegare l’effetto del fumo sul- la possibile indicazione all’esecuzione del test di
la comparsa dell’IB; questi possono essere distinti, da broncoprovocazione anche in tali individui. Infi-
un lato, nella condizione di infiammazione cronica ne, l’IB assume un’importanza non trascurabile nei
delle vie aeree e alterazioni a carico dell’epitelio in- soggetti di età più avanzata, dati gli stretti legami
dotte dal fumo, che a loro volta sono responsabili fisiopatologici tra le alterazioni polmonari connes-
dell’esaltata reattività bronchiale agli stimoli esterni; se all’invecchiamento e l’insorgenza di IB.

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21 L’ossido nitrico
Fabio Luigi Massimo Ricciardolo
Università di Torino

L’ossido nitrico (NO), radicale libero gassoso, in ronale (nNOS), la NOS inducibile (iNOS) e la NOS
passato era semplicemente considerato un inqui- costitutiva endoteliale (eNOS). Nel polmone l’NO
nante ambientale tossico. Negli anni ‘80 molti studi derivato da NOS costitutive è in grado di mediare
dimostrarono che NO era un importante media- una varietà di risposte fisiologiche tra cui svilup-
tore biologico nei mammiferi  1. Negli ultimi due po polmonare, rilassamento della muscolatura
decenni il ruolo dell’NO è divenuto evidente anche liscia delle vie aeree, broncoprotezione in rispo-
nel polmone: a basse concentrazioni agisce come sta a stimoli broncocostrittori e motilità ciliare  1 3.
agente rilassante della muscolatura liscia, come fat- Alte concentrazioni di NO derivato da iNOS sono
tore broncoprotettivo e come neurotrasmettitore state implicate nei meccanismi di difesa aspecifici
del sistema nervoso inibitorio non-adrenergico dell’ospite contro i patogeni, così come nelle ma-
non-colinergico, mentre ad alte concentrazioni lattie infiammatorie croniche. La maggior parte di
agisce come mediatore infiammatorio  1. Per que- questi effetti ha luogo attraverso la formazione di
sta ragione sono stati sviluppati dispositivi per la anione perossinitrite (ONOO-), un ossidante alta-
misurazione dell’NO nell’aria esalata e nel 1991 mente reattivo prodotto dalla reazione tra NO e
è stato rilevato per la prima volta NO nel respiro anione superossido (O2-) generato nelle vie aeree
esalato dei mammiferi  1, mentre nel 1993 elevati infiammate  3 (Figura 21.1 – ). In alternativa alle
livelli di questa molecola sono stati descritti per NOS, la L-arginina può essere metabolizzata dalle
la prima volta in pazienti asmatici  2. Da allora un arginasi (arginasi I e II) le quali catalizzano la sintesi
gran numero di pubblicazioni ha dimostrato il ruo- di poliammine ed L-prolina tramite la conversione
lo dell’NO esalato come biomarcatore dell’attività di L-arginina in L-ornitina 3. Infine, la dimetil argini-
infiammatoria bronchiale in asma ed oggi un nu- na asimmetrica (ADMA) è un importante inibitore
mero crescente di evidenze sottolinea la potenziale endogeno della formazione di NO attraverso la via
applicazione clinica della misurazione dell’NO fra- arginina/NOS, in quanto riduce la disponibilità in-
zionato (FeNO) nel respiro esalato degli asmatici. tracellulare di arginina. ADMA inibisce competiti-
vamente NOS interferendo con il suo legame all’L-
Biosintesi e regolazione dell’ossido arginina, così che un’elevata presenza di ADMA si
nitrico nel polmone traduce in disaccoppiamento di NOS, ridotta sin-
Nelle vie aeree l’NO è prodotto da un’ampia varie- tesi di NO e aumentata produzione di anione su-
tà di tipi cellulari tra cui cellule epiteliali, nervose, perossido e perossinitrite 4.
infiammatorie ed endoteliali vascolari 1. L’NO viene Nei soggetti asmatici è stata dimostrata l’espressione
generato tramite ossidazione dell’amminoacido L- costitutiva di iNOS nelle cellule epiteliali bronchiali 1
arginina da parte dell’ossido nitrico sintasi (NOS). e durante le esacerbazioni d’asma si è notata sia una
Esistono tre isoforme distinte di NOS, tutte espres- sovra-espressione della iNOS epiteliale  1 che un’au-
se nelle vie aeree  1, ovvero la NOS costitutiva neu- mentata attività 5 (Figura 21.1 – ).
L’ossido nitrico
203

In conclusione, la produzione di NO è modulata da re. Il paziente inserisce il boccaglio ed inala per 2-3
un complesso scenario che coinvolge la via dell’L- secondi tramite la bocca fino alla capacità totale
arginina/NO insieme all’equilibrio (dovuto a diver- polmonare quindi esala immediatamente in quan-
sa espressione ed attività) tra tutti i fattori metabo- to il respiro trattenuto può alterare i livelli di FeNO.
licamente coinvolti 4. Durante l’esalazione due fattori sono cruciali per
assicurare misurazioni riproducibili e standardizza-
Metodi per la procedura te dell’NO esalato delle basse vie aeree: l’esclusione
standardizzata della misurazione dell’NO nasale e la standardizzazione della veloci-
on-line di ossido nitrico esalato tà di flusso di esalazione. L’NO nasale può essere
Molti modelli di analizzatore per la misurazione escluso chiudendo l’apertura velo-faringea duran-
di NO sono stati impiegati per uso di ricerca, ma te l’esalazione e tale risultato può essere raggiun-
quello principalmente adoperato per scopi clinici to esalando contro una resistenza espiratoria ad
è l’analizzatore a chemiluminescenza basato sulla una pressione positiva del boccaglio. La procedura
reazione ozono-NO con metodo “on-line” e “off- provoca la chiusura del velo pendulo come confer-
line” 6. mato da studi sulla misurazione della CO2 nasale
Per misurazione “on-line” si intende un test di NO e sulla insufflazione nasale di argon. La pressione
esalato con visualizzazione in tempo reale del suo del boccaglio dovrebbe essere almeno pari a 5 cm
profilo respiratorio, mentre una misurazione viene di H2O per assicurare la chiusura del velo pendulo
definita “off-line” quando il gas esalato raccolto in ed escludere la contaminazione dell’espirato con
un “reservoir” viene analizzato successivamente. NO nasale. I valori di plateau dell’NO esalato va-
Inoltre la concentrazione di FeNO è espressa in riano considerevolmente con la velocità di flusso
parti per “billion” (ppb, cioè parti per miliardo). di esalazione a causa della variazione di diffusione
I metodi “on-line” si riferiscono alle esalazioni in dell’NO delle vie aeree e del tempo di transito nelle
cui l’espirato è campionato continuativamente vie aeree. La standardizzazione del flusso di esala-
dall’analizzatore di NO ed il profilo di NO ottenu- zione è cruciale per ottenere misure riproducibili.
to viene rapportato al tempo e ad altre variabili Basse velocità di flusso (<  0,1  L/s) amplificano le
dell’esalazione (quali flusso e/o pressione nelle vie concentrazioni dell’NO misurato e sono utili nel
aeree). Ciò consente all’operatore di verificare la discriminare i vari soggetti.
conformità delle pressioni e dei flussi richiesti ed La velocità di flusso pari a 0,05 L/s è ritenuta, sulla
il raggiungimento di un adeguato plateau di NO. base delle conoscenze attuali, un ragionevole com-
Sebbene i livelli di NO ambientale non alterino i promesso tra sensibilità della misurazione e be-
livelli di plateau di NO esalato, l’inalazione di aria nessere del paziente. In generale una esalazione è
priva di NO è preferibile. Infatti quando viene ina- giudicata adeguata se la velocità di flusso di esala-
lato gas contenente alti livelli ambientali di NO si zione media è 0,05 L/s (± 10%) durante il tempo di
osserva un picco precoce nel profilo di NO esalato generazione di un plateau dell’NO e il flusso istan-
in rapporto al tempo, probabilmente dovuto al- taneo non è meno di 0,045 L/s o più di 0,055 L/s in
l’NO, derivato dall’ambiente, presente nello stru- qualsiasi momento durante l’esalazione.
mento e nello spazio morto del paziente. Questo Le esalazioni a flusso costante, quando raggiun-
picco richiede tempo per essere eliminato (“wash te, danno un profilo di NO a singolo respiro (NO
out”) per cui si allunga il tempo necessario per rag- esalato rispetto l’asse del tempo) che consiste di
giungere un plateau. una fase di “wash out” seguita da un plateau di
Nel corso della fase inalatoria il paziente deve es- NO il quale è in genere riproducibile e piatto ma
sere seduto in modo confortevole con il boccaglio può fluttuare verso l’alto o verso il basso. La fase di
in posizione ed altezza appropriate. Lo stringinaso “wash out” è talvolta seguita da un picco precoce
non deve essere usato perché determina l’accumu- di NO prima del plateau. I picchi precoci vengono
lo di NO di provenienza nasale promuovendone la ignorati e solo i plateau di NO vengono interpre-
dispersione attraverso la via nasofaringea posterio- tati. La durata dell’esalazione deve essere di alme-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
204

no 6-10 s per ottenere un plateau dell’NO con un negli atopici indipendentemente dalla rinite. Que-
profilo di tempo di almeno 3 s. Una volta raggiun- sti dati suggeriscono che la rinite allergica, insieme
to un plateau di 3 s non c’è ragione di continuare ad atopia e asma, deve essere tenuta in conside-
l’esalazione. Dovrebbero essere effettuate ripetute razione nella misurazione del FeNO 9. Nei bambini
esalazioni riproducibili fino ad ottenere tre valori asmatici sensibilizzati alle graminacee l’esposizione
di plateau di NO con uno scostamento rispetto al a questi pollini porta ad un aumento delle con-
valore medio non superiore al 10%. L’NO esalato centrazioni di FeNO che successivamente ritorna
viene quindi calcolato come media di questi tre ai valori pre-stagionali  10. Nei giovani adulti i livelli
valori. Per consentire ai soggetti di riposare do- medi di FeNO erano significativamente più alti ne-
vrebbero trascorrere tra le esalazioni almeno 30 s gli individui con eczema rispetto a quelli senza, in
di respiro a volume corrente al di fuori del circuito quelli con rinite allergica rispetto a quelli senza e in
di misurazione dell’NO. quelli con asma atopica rispetto a quelli senza sug-
Recenti dimostrazioni suggeriscono che è possibi- gerendo che eczema, rinite allergica e atopia sono
le ricavare altri parametri relativi alla dinamica di tutti indipendentemente associati ad elevati livelli
scambio dell’NO attraverso le misurazioni multi- di FeNO 11.
flusso quali la capacità di diffusione delle vie aeree È noto che il FeNO è associato a un fenotipo in-
(DawNO), la concentrazione della superficie mu- fiammatorio di asma a prevalenza eosinofilica 12. In
cosale (CawNO), il massimo flusso nelle vie aeree studi su espettorato 13, lavaggio bronco-alveolare 14
(J’awNO: prodotto di DawNO x CawNO) ed i livelli e biopsie bronchiali 15 è stata dimostrata la relazio-
di NO alveolare (Calv) usando un modello bicom- ne tra infiammazione delle vie aeree di tipo eosino-
partimentale del polmone (compartimento delle filico e alti valori di FeNO nell’asma sia in età infan-
vie aeree e compartimento alveolare). Il vantaggio tile che adulta con diversi livelli di gravità, prima
principale di questo approccio è la capacità di ri- o dopo trattamento steroideo. Più recentemente è
conoscere l’attività infiammatoria a carico speci- stata descritta una correlazione positiva tra i livel-
ficamente delle vie aeree o delle regioni alveolari. li di FeNO e il numero di eosinofili nella mucosa
Il contributo addizionale delle misurazioni di NO bronchiale di asmatici atopici dopo stimolazione
esalato a flussi multipli rimane comunque uno con allergene, dimostrando che i livelli di FeNO ri-
strumento di ricerca piuttosto che di applicazione flettono l’aumentata infiltrazione eosinofilica nella
clinica 6. mucosa bronchiale degli asmatici durante esacer-
bazione allergica 16.
FeNO come biomarcatore di flogosi Berry et al. hanno riportato che un FeNO di 36 ppb
bronchiale in asma (a una velocità di flusso di 50 ml/s) possiede una
Inizialmente elevati livelli di FeNO sono stati ri- sensibilità ed una specificità per l’eosinofilia su
scontrati nei pazienti asmatici rispetto ai controlli espettorato maggiore del 3% (valore soglia fissato
sani 2 7 e, in particolare, negli asmatici atopici rispet- dagli autori come clinicamente significativo) pari
to ai non-atopici  8. Il FeNO è un biomarcatore di al 78% ed al 72%, rispettivamente  13. Nello studio
atopia ed infiammazione allergica delle vie aeree di Shaw et al., un FeNO minore di 26  ppb ha un
nei soggetti con sintomi respiratori. Jouaville et al. valore predittivo negativo dell’85% per l’eosinofilia
hanno osservato che i livelli di FeNO aumentava- su espettorato inferiore al 3%  17. Di conseguenza
no in relazione al numero di positività alle prove un basso FeNO è utile nel determinare l’assenza/
allergologiche cutanee (PAC) sia negli asmatici bassi livelli di infiammazione delle vie aeree di tipo
che nei soggetti non asmatici. I bambini asmatici eosinofilico.
avevano sempre valori di FeNO più alti rispetto ai A causa della risposta eterogenea alla terapia per
non asmatici a parità di numero di positività alle l’asma, l’identificazione di biomarcatori in grado di
PAC. Tra i bambini non asmatici il livello di FeNO valutare l’efficacia di specifici trattamenti potrebbe
aumentava solamente negli atopici affetti da rinite, migliorare la probabilità di successo della cura. Lo
mentre tra i bambini asmatici il FeNO aumentava studio EXTRA ha esplorato la potenziale capacità
L’ossido nitrico
205

di tre biomarcatori dell’infiammazione guidata da traverso una potenziale analisi di classe longitudi-
cellule Th2 (ovvero FeNO, eosinofili del sangue e nale, sono stati identificati cinque fenotipi di asma
periostina sierica) di funzionare come fattori pre- nell’infanzia caratterizzati da diverse età di inizio in
dittivi dell’efficacia dell’omalizumab nell’asma grave relazione al FeNO misurato a 4 e 8 anni: gli autori
allergico, suddividendo i pazienti nei sottogruppi a hanno trovato che il FeNO a 4 anni era maggiore
basso e ad alto contenuto di biomarcatore. Dopo nel fenotipo di asma nell’infanzia persistente e con
48 settimane di omalizumab si osservava una si- inizio in età intermedia rispetto al fenotipo transi-
gnificativa riduzione percentuale delle esacerba- torio o nullo di asma nell’infanzia, e che il FeNO a
zioni in tutti e tre i sottogruppi con biomarcatore 8 anni era più alto nei fenotipi di asma nell’infanzia
più elevato rispetto ai corrispondenti sottogruppi persistenti rispetto ai fenotipi transiente o nullo,
con biomarcatore più basso, indicando che questi ma soltanto tra i bambini con sensibilizzazione al-
pazienti possono ottenere un maggiore beneficio lergica a 8 anni  21. Questo studio suggerisce che la
dall’assunzione di omalizumab 18. fisiopatologia dei fenotipi di asma nell’infanzia dif-
ferisce tra bambini atopici e non atopici.
FeNO e funzionalità polmonare Attraverso analisi di gruppo l’obesità è stata identi-
Nella gestione dell’asma è cruciale la misurazione ficata come parte di un fenotipo caratterizzato da
della funzionalità polmonare tramite spirometria. minore atopia ed insorgenza di asma in età adulta,
Inizialmente si pensava che la respirazione forzata e gli asmatici con elevato indice di massa corporea
dovuta alla spirometria potesse alterare il risultato mostravano ridotti livelli di FeNO e di eosinofilia
del FeNO. In realtà è stato evidenziato, sia nei bam- nell’espettorato 22. Negli asmatici a insorgenza ritar-
bini che negli adulti, che i valori di FeNO non ven- data l’obesità è associata ad un più basso rapporto
gono modificati da una precedente spirometria se tra L-arginina e ADMA; ciò spiega perchè il FeNO è
la misurazione del FeNO viene eseguita 10 minuti inversamente correlato all’indice di massa corpo-
dopo la spirometria, infatti anche se spirometrie ri- rea negli asmatici obesi ad insorgenza tardiva i qua-
petute hanno un effetto immediato sul FeNO, un li mostrano un ridotto rapporto L-arginina/ADMA
intervallo di 10 minuti sembra essere sufficiente a associato ad aumentati sintomi respiratori, mino-
riportare i valori ai livelli pre-spirometrici 19. re infiammazione allergica, ridotta qualità di vita
In uno studio prospettico su 44 asmatici non fu- asmatica e più basso volume polmonare  23 sugge-
matori, trattati, clinicamente stabili è stato dimo- rendo che l’obesità sia un fattore di peggioramento
strato che un FeNO ≥ 28 ppb, indipendentemente dell’asma in relazione a livelli di FeNO difettivi.
dal FEV1, aumentava di 3,4 volte il rischio relativo Per il FeNO, finora, non è stata dimostrata un’as-
di esacerbazioni (p = 0,0007) e che la combinazio- sociazione diretta con la gravità dell’asma, ma nei
ne di un FeNO ≥ 28 ppb e di un FEV1 ≤ 76% del pazienti affetti da asma grave refrattario il livello
predetto aumentava la probabilità (85%) di future di FeNO è risultato più alto nei soggetti con un
esacerbazioni mentre gli asmatici con la combina- fenotipo eosinofilico positivo rispetto ai soggetti
zione di un FEV1 > 76% e di un FeNO < 28 ppb ave- con un fenotipo eosinofilico negativo  24. Altri stu-
vano una probabilità pari a zero di esacerbazione di hanno dimostrato che livelli di FeNO più bassi
asmatica entro 18 mesi; questi dati suggeriscono negli asmatici gravi rispetto ai lievi sono associa-
che la combinazione di FeNO e FEV1 percentuale ti all’infiammazione neutrofilica suggerendo che
del predetto possono stratificare il rischio di esa- nell’asma grave lo stress ossidativo dipendente da
cerbazione asmatica 20. neutrofili è capace di convertire l’NO in radicali ni-
trativi 25.
FeNO e fenotipi di asma Nell’asma è stata descritta una complessa relazione
I fenotipi di asma nell’infanzia sono oggetto di di- tra metaboliti dell’acido arachidonico e sintesi di NO.
battito e studi recenti  21 hanno esplorato il ruolo Rispetto a un FeNO basale simile tra asma aspirino-
del FeNO nell’identificare specifici fenotipi correla- inducibile (AIA) ed aspirino-tollerante (ATA), l’ina-
ti ad alti valori di FeNO. In uno studio olandese, at- lazione di aspirina (L-ASA) aumentava significativa-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
206

mente i livelli di il FeNO solo nei pazienti con AIA, Lo studio di Travers su individui sani ha dimostrato
mentre nessun cambiamento veniva osservato nei che negli adulti l’atopia, la condizione di fumatore
pazienti con ATA e nei controlli. Gli eosinofili dell’e- corrente o passato e il genere influenzano significa-
spettorato aumentavano significativamente dopo tivamente i livelli di FeNO, indicando ad esempio
inalazione di L-ASA solamente nei pazienti con AIA che il più alto “limite superiore del normale” si trova
e vi era una relazione significativa tra l’aumento de- nei maschi atopici mai fumatori (56,5 ppb), mentre
gli eosinofili nell’espettorato e l’aumento del FeNO il più basso si trova nelle femmine non atopiche fu-
dopo stimolazione con ASA. Tali dati suggeriscono matrici (30,5 ppb) 29. In un altro studio su soggetti
che il FeNO potrebbe indicare l’infiammazione eosi- sani non fumatori i fattori chiave considerati era-
nofilica delle vie aeree durante l’esposizione ad ASA no età e altezza: gli individui più anziani e più alti
nei pazienti con asma ASA-inducibile 26. avevano livelli di FeNO più elevati con un “limite
Uno studio recente ha dimostrato che in un de- superiore del normale” compreso tra 24 ppb (età
terminato fenotipo di asma grave a insorgenza in 25-34 anni; altezza < 160 cm) e 54 ppb (età 65-75
età adulta (prevalentemente non atopico: 66%) un anni; altezza > 190 cm)  30. Per quanto riguarda la
alto livello di FeNO e l’eosinofilia nell’espettorato relazione tra età e FeNO negli adulti esistono risul-
sono fattori potenzialmente associati alla gravità tati contrastanti e diversi studi riportano livelli di
dell’asma suggerendo che l’asma grave a insorgenza FeNO maggiori negli uomini.
in età adulta è un fenotipo specifico caratterizzato
principalmente da uno stato non atopico e da una FeNO nella diagnosi di asma
infiammazione eosinofilica persistente delle vie e nel controllo
aeree correlata al FeNO  27. Nello studio SARP, de- Le linee guida attuali hanno messo in luce il po-
terminando il FeNO e le principali caratteristiche tenziale ruolo diagnostico del FeNO nell’asma  31. Il
dell’asma in 446 individui con vari livelli di gravità FeNO può essere molto utile nel differenziare l’a-
di asma e 49 soggetti sani, Dweik et al. hanno di- sma da altre patologie, con alta sensibilità e speci-
mostrato che tutti i pazienti con asma e alti livelli ficità a livelli limite pre-specificati  32. Smith et al.  32
di FeNO avevano una maggiore reattività delle vie hanno dimostrato che le misurazioni di FeNO nei
aeree, eosinofilia nell’espettorato, atopia, iperinfla- pazienti con sintomi respiratori cronici non diagno-
zione ma ridotta consapevolezza dei loro sintomi. sticati sono fortemente predittivi di una diagnosi
Tra gli asmatici gravi alti livelli di FeNO identifica- di asma. Le limitazioni del ruolo diagnostico del
vano quei pazienti caratterizzati da più alta ostru- FeNO derivano principalmente dal fatto che nell’a-
zione delle vie aeree ed iperinflazione e dall’acces- sma l’infiammazione delle vie aeree non è sempre
so più frequente in pronto soccorso. Questi dati associata ad aumentato FeNO (ad esempio infiam-
suggeriscono che il FeNO è in grado di fornire una mazione neutrofilica delle vie aeree). Le recenti li-
classificazione indipendente della gravità dell’asma nee guida di pratica clinica sul FeNO indicano che
e nel gruppo dei pazienti con asma grave è capa- 26 ppb è il limite ottimale per una significativa eo-
ce di identificare il fenotipo di asma più reattivo e sinofilia (3%) nell’espettorato 31. Le linee guida ATS
maggiormente riacutizzatore 28. suggeriscono che un FeNO <  25  ppb negli adulti
(< 20 ppb nei bambini) sia un forte indicatore di
Valori di riferimento e fattori una improbabile responsività ai corticosteroidi ina-
che influenzano il feno latori (ICS), mentre un FeNO > 50 ppb negli adulti
Numerosi studi hanno focalizzato l’attenzione sulla (> 35 ppb nei bambini) sia un forte indicatore di
derivazione di valori di riferimento sia in adulti che una probabile responsività agli ICS 31 (Figura 21.2).
in bambini tenendo conto dei comuni fattori che Nei soggetti senza diagnosi di asma un FeNO
alterano il FeNO. Fattori demografici tra cui età, < 25 ppb (< 20 ppb nei bambini) indica che l’in-
peso e genere sono stati classificati come determi- fiammazione eosinofilica delle vie aeree e la rispo-
nanti per i valori di FeNO in studi di popolazione sta agli ICS sono improbabili, suggerendo una pos-
su soggetti non asmatici. sibile diagnosi alternativa. D’altro canto, durante il
L’ossido nitrico
207

Figura 21.2. Diagramma di flusso riguardante l’applicazione della misurazione del FeNO nella diagnosi dell’asma alla
prima visita.

monitoraggio di soggetti con asma diagnosticato, la FeNO al valore limite di 46 ppb raggiungeva una
presenza di sintomi associata a un FeNO > 50 ppb sensibilità del 32%, una specificità del 93% ed un
negli adulti (> 35 ppb nei bambini) può indicare: valore predittivo positivo dell’80% per diagnostica-
dosi inadeguate di ICS, elevata esposizione aller- re l’asma. Sulla base dei dati dello studio la diagnosi
genica o rischio di esacerbazione. Nei soggetti con di asma può essere esclusa con un FeNO ≤ 12 ppb,
asma diagnosticato un FeNO < 25 ppb negli adul- mentre un FeNO > 46 ppb può essere diagnostico
ti (< 20 ppb nei bambini) può indicare assenza di di asma 33. Un altro modo per identificare l’interval-
beneficio dall’aumento degli ICS (Figura 21.3). Nei lo normale per un singolo paziente è raggiungere il
soggetti con asma diagnosticato senza sintomi mo- migliore livello personale di FeNO dopo un ciclo di
nitorati se i livelli di FeNO sono >50 ppb negli adul- corticosteroidi orali.
ti (> 35 ppb nei bambini) la riduzione della dose di Infine, uno studio recente ha dimostrato che l’asma
ICS può comportare una ricaduta, mentre nei pa- (diagnosticato sulla base di standard di riferimen-
zienti con asma diagnosticato l’assenza di sintomi to) può essere confermato con un FeNO > 31 ppb
con un FeNO < 25 ppb negli adulti (< 20 ppb nei [valore positivo predittivo (PPV) 82%] ed escluso
bambini) suggerisce che la dose di ICS può essere con un FeNO ≤ 12 ppb [valore predittivo negati-
ridotta o anche sospesa 31. vo (NPV) 81%] durante il check-up di routine degli
Uno studio di medicina generale ha valutato pa- pneumologi, e che la precisione del FeNO aumenta
zienti con problemi alle basse vie aeree per una quando i pazienti con infiammazione neutrofilica
potenziale diagnosi di asma sulla base del FeNO. Il vengono estromessi dall’analisi, indicando che l’ac-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
208

Figura 21.3. Diagramma di flusso riguardante l’applicazione della misurazione del FeNO nel monitoraggio di pazienti
asmatici durante le visite successive.

curatezza diagnostica del FeNO è soddisfacente in normali di FeNO sulla base di età e peso) identifica
tutta la popolazione dello studio e straordinaria- individui a rischio di eccessivo uso di broncodila-
mente aumentata quando vengono tenuti in con- tatori al bisogno e richiedenti corticosteroidi orali
siderazione i fenotipi infiammatori 34. entro 1 anno 36.
Numerosi studi hanno dimostrato che i livelli di
FeNO sono aumentati nell’asma, aumentando ul- FeNO nella gestione clinica
teriormente quando si deteriora il controllo dell’a-
sma o quando si verificano esacerbazioni. Nell’a- dell’asma
sma i cambiamenti del FeNO durante la terapia Nell’asma un’accurata valutazione e monitoraggio
con ICS precedono il miglioramento dei sintomi, dell’infiammazione delle vie aeree sono importanti
del FEV1 e l’eosinofilia nell’espettorato. Pertanto il per una gestione ottimale del paziente asmatico, dal
FeNO è un sensibile fattore predittivo della perdita momento che i sintomi di asma possono non neces-
di controllo dell’asma 35. Uno studio recente punta- sariamente riflettere il processo infiammatorio che
va a fornire limiti clinicamente rilevanti utilizzan- sta alla base. Il FeNO predice la probabilità di rispo-
do valori di FeNO normalizzati in asmatici atopici sta agli ICS più stabilmente di spirometria, risposta ai
non fumatori trattati con ICS e concludeva che un broncodilatatori o iperresponsività delle vie aeree alla
valore di FeNO oltre il 300% del predetto (valori metacolina  31. Nello studio di Smith et al.  37 il limite
L’ossido nitrico
209

ideale era 47 ppb con un NPV dell’89% per il cambio Calhoun et al. hanno confrontato tre diversi ap-
di risposta agli ICS. Anche quando gli asmatici (non procci in 342 asmatici adulti: gestione basata su ri-
allergici) non mostravano eosinofilia nell’espettorato, lievo medico (n = 114), su un biomarcatore (usan-
il FeNO era altamente predittivo della risposta agli do il FeNO, n = 115) e sui sintomi (n = 113). Tra i
ICS alla soglia limite di 33 ppb  38. Studi randomizzati tre gruppi non vi era nessuna differenza nel tempo
disegnati per valutare se le prognosi di asma possano di insuccesso del trattamento. Poiché i pazienti
migliorare usando misurazioni regolari di FeNO come avevano un asma ben controllato, non sorprende
base per correggere la dose di ICS hanno fallito nel che un biomarcatore come il FeNO, che riflette
mostrare benefici clinicamente rilevanti  39, sebbene l’infiammazione e che può essere discordante dai
in uno studio la riduzione della dose di ICS veniva fa- sintomi, non fosse di aiuto.
cilitata senza compromettere il controllo dell’asma 40. Nonostante i risultati incoraggianti di alcuni studi
Una recente meta-analisi sull’efficacia di adattare gli il FeNO generalmente non è raccomandato per la
interventi sull’asma in base ai valori di FeNO ha di- gestione dell’asma, ma una valutazione sistemati-
mostrato che i benefici dell’utilizzo di una strategia ca degli studi randomizzati pubblicati sulla terapia
basata sul FeNO non erano statisticamente diversi dell’asma guidata dal FeNO ha concluso che i risul-
per le esacerbazioni di asma, ma la strategia del FeNO tati misti di questi studi [studi ASTRAL (ASthma
consentiva negli adulti una riduzione della dose finale TReatment ALgorithm)] erano dovuti a specifici
giornaliera di ICS 41. problemi di disegno e metodologici che potreb-
Uno studio recente del gruppo di Gibson ha rivelato bero avere portato a conclusioni non corrette  44.
che il FeNO può essere utilizzato come strumento Pertanto sono giustificati nuovi studi che reclutino
di gestione in una popolazione asmatica seleziona- specifiche popolazioni di asmatici.
ta piuttosto che generale. Tra 203 donne asmatiche
in gravidanza, quelle con sintomi di asma e basso
FeNO (< 16 ppb) ricevevano β2 agonisti ad azione
Conclusioni
L’asma è una patologia eterogenea con diversi fe-
prolungata (LABA) e basse dosi di ICS, mentre le al-
notipi clinici, fisiopatologici e infiammatori che
tre con sintomi e alto FeNO (> 29 ppb) ricevevano
dosi maggiori di ICS attraverso un cambiamento a escludono l’uso di un singolo fattore come mar-
gradini delle dosi. Nel corso della gravidanza le esa- catore unico di monitoraggio della malattia e
cerbazioni totali di asma si riducevano significativa- di determinazione delle risposte ai trattamenti.
mente da 0,62/asmatica incinta a 0,29 nel gruppo Tuttavia, nell’asma il FeNO è attualmente l’unico
del FeNO tramite un algoritmo di gestione basato su biomarcatore non invasivo facilmente applicabi-
FeNO e sintomi. Il numero di pazienti che usavano le capace di fornire informazioni sull’infiamma-
ICS era maggiore nel gruppo del FeNO (77%) rispet- zione delle vie aeree sensibile ai corticosteroidi. Il
to al gruppo di controllo (46%), ma la dose media di ruolo del FeNO è stato segnalato in diversi aspetti
ICS era più bassa nel gruppo del FeNO 42. Pertanto il dell’asma tra cui previsione di nuova insorgenza di
FeNO potrebbe essere selettivamente usato in una asma, riconoscimento di diversi fenotipi di asma
specifica popolazione asmatica. (specialmente negli asmatici difficili/gravi), sup-
Uno studio di 12 mesi su 14 asmatici lievi-moderati porto della diagnosi di asma, miglioramento della
ha dimostrato una riduzione della dose media di gestione dell’asma e monitoraggio dell’efficacia dei
ICS in accordo a un algoritmo a gradini e ad un corticosteroidi e della terapia biologica in asmatici
progressivo miglioramento dei punteggi dei sinto- selezionati. L’autore sostiene l’idea di un corretto
mi associati ad una riduzione dei livelli di FeNO e di uso del FeNO da parte dei medici, insieme ad altri
eosinofili nell’espettorato. Questi dati suggeriscono strumenti diagnostici (test di funzionalità polmo-
che negli adulti con asma stabile il cambiamento nare, analisi dell’espettorato, etc.), per i fenotipi di
di dose degli ICS, in accordo sia al FeNO che all’eo- asma difficile da controllare allo scopo di gestire al
sinofilia nell’espettorato, determina un buon con- meglio i problemi clinici anche in relazione a rischi
trollo clinico a lungo termine 43. futuri avversi.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
210

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22 Il test cardiopolmonare
Fabiano Di Marco, Rocco Francesco Rinaldo, Stefano Centanni
Università di Milano

Nella moderna medicina specialistica la maggior che fornisce riguardo alle risposte fisiologiche del
parte dei test diagnostici risponde a quesiti molto soggetto allo sforzo fisico, trova utilità in diversi
specifici: la spirometria, ad esempio, indaga alcuni momenti clinici  1: la fase diagnostica, la valutazio-
aspetti della meccanica ventilatoria; il test di diffu- ne della progressione di malattia, la prognosi e la
sione polmonare al monossido di carbonio l’efficien- valutazione precedente e successiva a diversi tipi
za dell’apparato respiratorio nello scambio gassoso; di interventi terapeutici. Il test da sforzo cardio-
l’ecocardiogramma la meccanica del cuore… e così polmonare in ambito clinico è utile per valutare:
via. Purtroppo o per fortuna la complessità dell’or- la tolleranza all’esercizio fisico; la dispnea di origine
ganismo uomo non si riduce a questi specifici aspet- sconosciuta o la sproporzione tra sintomi e dia-
ti ma fonda la sua complessità nell’integrazione dei gnosi; la progressione della malattia e la prognosi
diversi apparati e delle diverse funzioni. Da questo nei pazienti affetti da malattie respiratorie e car-
punto di vista il test da sforzo cardiopolmonare (C- diache; il broncospasmo indotto dall’esercizio; l’in-
PET) costituisce un unicum dal momento che apre dicazione per il trapianto di polmone e di cuore;
una finestra sulla fisiologia del polmone, del cuore, l’efficacia degli interventi terapeutici, farmacologici
del circolo e dei tessuti periferici ad alto metaboli- e non farmacologici; il rischio operatorio per re-
smo ossidativo, ossia i muscoli; il tutto restituendo sezione polmonare; l’indicazione e l’efficacia degli
dati preziosi per valutare lo stato di benessere dei interventi riabilitativi.
singoli apparati e, ancora più importante, sulla loro In ambito cardio-respiratorio la dispnea è un sinto-
integrazione. Solo mediante questo tipo di valuta- mo predominante e la scarsa tolleranza all’esercizio
zione si potrà avere una visione completa del pa- con conseguente limitazione di qualsiasi attività
ziente, sottraendosi a visioni parziali che non con- fisica è riportata dal paziente come un problema
sentono di comprendere ad esempio come un pa- reale. Ma spesso in ambito clinico si fa ricorso, nella
ziente con una pessima meccanica ventilatoria sia in valutazione del paziente, a parametri funzionali ot-
grado di svolgere un’attività fisica intensa. Un altro tenuti in condizione di riposo. Il C-PET rappresenta
valore aggiunto del test da sforzo è proprio la misu- uno strumento di valutazione funzionale ideale,
ra delle diverse variabili, che verranno commentate che permette di stabilire effettivamente la perfor-
in seguito, durante l’esercizio e non a riposo come mance fisica massimale del paziente e fornisce dati
succede nella maggior parte dei casi. Solo l’esercizio obiettivabili e ripetibili. Inoltre permette di ottene-
fisico permette di svelare precocemente il deficit di re indicazioni circa i meccanismi fisiopatologici alla
apparati con alta riserva funzionale e tra questi vi è base della scarsa tolleranza all’esercizio. Come già
certamente l’apparato respiratorio. ricordato l’esercizio fisico, per di più, è un fattore
stressante che permette di individuare eventuali
Indicazioni processi patologici precocemente, rispetto ad altri
Il C-PET, grazie alla globalità delle informazioni esami eseguiti a riposo. Il C-PET dunque è indicato
Il test cardiopolmonare
213

nell’iter diagnostico della dispnea di origine non tre patologie cardio-respiratorie croniche. Il C-PET
definita, qualora gli esami di primo livello eseguiti fornisce preziose informazioni sul performance
siano risultati non indicativi. Inoltre, permetten- status del paziente prima della riabilitazione, utili
do di individuare sia processi patologici organici per valutare la tollerabilità in termini di sicurezza e
(cardiaci, respiratori, muscolari) che condizioni per ottimizzare l’intensità dell’allenamento. Inoltre
limitanti l’esercizio di altra natura (es. iperventila- permette la valutazione dell’efficacia di interventi
zione psicogena, decondizionamento), il test car- terapeutici come quello riabilitativo stesso, ma an-
diopolmonare fornisce informazioni utili a evitare che farmacologici (es. introduzione di terapia con
il ricorso ad esami superflui e, qualora restituisca broncodilatatore) e non farmacologici (es. ridu-
valori soddisfacenti, serve a rassicurare il paziente zione del volume polmonare chirurgica o bronco-
circa i suoi sintomi. Il C-PET è inoltre indicato nella scopica). A questo scopo possono essere utilizzati
valutazione funzionale di diverse patologie cardio- protocolli a carico costante per valutare la durata
logiche e respiratorie: la sua validità, sia nell’ambito massima dell’esercizio tollerata. Oltre alle indica-
della valutazione della compromissione funzionale zioni descritte fino ad ora in ambito clinico il C-PET
che in quello prognostico, è riconosciuta in pazien- trova largo utilizzo nella valutazione funzionale
ti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva di atleti nel campo della Medicina Sportiva, la cui
(BPCO), patologia polmonare interstiziale, patolo- trattazione esula dagli scopi di questo testo.
gia polmonare vascolare, fibrosi cistica, scompenso
cardiaco, cardiomiopatie e cardiopatia ischemica Metodologia
cronica. In aggiunta permette di discriminare le di- Eseguire un test da sforzo cardiopolmonare richie-
verse componenti che condizionano la tolleranza de un lavoro di équipe. È necessario quindi che vi
all’esercizio, quando questa ha eziologia multifatto- siano, oltre a medici esperti nell’interpretazione
riale. Il test da sforzo cardiopolmonare può anche dei dati misurati, operatori formati nell’utilizzo del
essere utilizzato, seguendo gli opportuni protocolli, materiale, nella rilevazione manuale dei parametri
nella valutazione del broncospasmo indotto dallo necessari, nella rilevazione di eventuali sintomi e
sforzo. Il C-PET riveste infine una notevole impor- nell’assistere la preparazione del paziente e la cor-
tanza nell’ambito della chirurgia toracica; infatti retta esecuzione del test. Inoltre, nonostante il C-
diverse linee guida internazionali hanno da tempo PET sia correlato ad una mortalità molto bassa (2-5
inserito negli algoritmi di valutazione funzionale decessi ogni 100.000 test effettuati) ed in generale
pre-operatoria dei pazienti da sottoporre a resezio- limitata a pazienti con gravi patologie cardiache, è
ne polmonare, il suo utilizzo per la stratificazione opportuno che siano garantite tutte le condizioni
del rischio  2. Anche in caso di trapianto cardiaco per un pronto intervento, in caso di necessità  4.
il valore di consumo di ossigeno ottenuto duran- Le controindicazioni del C-PET sono elencate in
te test da sforzo cardiopolmonare è stato assunto Tabella  22.I ( ). Come si evince dalla tabella le
come criterio per la selezione dei pazienti sottopo- controindicazioni assolute sono molto limitate
nibili all’intervento  3, mentre questo non è ancora rendendo ragione del fatto che questo tipo di test
considerato tra i criteri per l’indicazione a trapian- può essere eseguito nella stragrande maggioranza
to polmonare, rimanendo comunque il C-PET un dei pazienti, soprattutto in ambito pneumologico.
valido test per la valutazione funzionale anche in In ambito clinico il test viene prevalentemente ef-
questi pazienti. L’utilizzo del C-PET non si limita alla fettuato su un cicloergometro o su un treadmill,
chirurgia toracica, dal momento che il suo utilizzo con monitoraggio della frequenza cardiaca e del-
è stato proposto nella valutazione pre-operatoria la pressione arteriosa e registrazione dell’ECG a
nell’anziano candidato ad interventi di chirurgia 12 derivazioni. Il cicloergometro ha il vantaggio di
maggiore e in chirurgia bariatrica. La riabilitazione permettere una quantificazione del lavoro applica-
respiratoria, come dimostrato dalla letteratura cre- to ed è quindi più comodo per stabilire il rapporto
scente, si sta affermando sempre più come valido tra consumo di ossigeno ed il lavoro svolto. Inoltre
intervento terapeutico in pazienti con BPCO e al- rende più agevole il monitoraggio dei parametri
Manuale di fisiopatologia respiratoria
214

emodinamici e l’eventuale prelievo di campioni alcuni casi selezionati o in ambito di ricerca si può
di sangue durante il test, oltre ad offrire un buon fare ricorso all’emogasanalisi su sangue arterioso o
profilo di sicurezza. Con il treadmill si impone al capillare.
paziente un tipo di esercizio più familiare e si ot- Sono due i principali protocolli di test che posso-
tiene il raggiungimento, a causa dell’utilizzo di più no essere utilizzati: protocollo di esercizio a carico
gruppi muscolari, di valori di O2 maggiori di circa di lavoro incrementale massimale e protocollo di
il 5-10% rispetto al cicloergometro. Gli svantaggi esercizio a carico di lavoro costante. Il test cardio-
sono però che il carico di lavoro esterno applica- polmonare con protocollo incrementale è attual-
to può essere solamente stimato, il difficile utilizzo mente il più diffuso in ambito clinico-diagnostico
in soggetti con problemi di coordinazione, il costo e prevede che il carico di lavoro esterno applicato
maggiore ed il maggior numero di artefatti elet- al paziente aumenti progressivamente nel tempo,
trocardiografici. Nell’ambito della Medicina dello fino all’ideale raggiungimento di un lavoro massi-
Sport vengono inoltre impiegati sistemi ergometri- male o di condizioni limitanti l’esercizio che por-
ci che rispettano le condizioni e i movimenti carat- tano all’interruzione. L’incremento del carico deve
teristici di diverse attività sportive e quindi l’utiliz- essere selezionato in base ai valori teorici predetti
zo di gruppi muscolari specifici. di lavoro massimale (si veda oltre) e al grado di al-
I moderni laboratori si avvalgono di computer in- lenamento del soggetto indagato, in modo da rag-
terfacciati ai sistemi ergo-spirometrici ed elettro- giungere l’interruzione del test entro 8-12 minuti.
cardiografici utilizzati e di software che permetto- Protocolli con incrementi di lavoro a rampa (incre-
no l’integrazione e l’elaborazione dei dati registrati; menti molto piccoli di carico in tempi brevi – es.
questi vengono forniti sia in maniera tabulare che 1-4 W ogni 6 secondi) consentono una progressio-
su grafico (il cosiddetto plottaggio dei dati). Attual- ne dell’esercizio più graduale e lineare e sono solita-
mente vengono impiegati diversi sistemi spirome- mente preferiti a protocolli con incrementi a gradi-
trici per la determinazione dei flussi alla bocca e la no (es. aumento di 20 W all’inizio di ogni minuto di
derivazione dei volumi respiratori, che si basano su esercizio). Le misurazioni ottenute con questo pro-
differenti metodi di trasduzione: pneumotacogra- tocollo sono riproducibili nel breve termine e sono
fo, flussimetro a turbina o flussimetro di massa. Per di grande valore diagnostico e prognostico. Il C-PET
la misure relative ai gas respirati sono stati utiliz- a carico costante (per cui si rimanda a testi speci-
zati per anni diversi metodi, tra cui l’impiego della fici per una trattazione più ampia) prevede che il
sacca di Douglas e della camera di miscelazione. A paziente protragga l’esercizio per il maggior tempo
oggi, tramite i sistemi computerizzati di misura- possibile impostando un carico fisso (circa il 75-
zione e analisi attualmente diffusi, è però possibile 80% del lavoro massimo tollerato durante l’esecu-
avere a disposizione dati misurati in tempo reale. zione di un C-PET a carico incrementale eseguito in
Per questo motivo la pratica più adottata è quel- precedenza). La durata del C-PET a carico costante
la di misura respiro-per-respiro (breath-by-breath) è noto in inglese come endurance time, parametro
delle concentrazioni di O2 e CO2 alla bocca. Per che si è dimostrato sensibile nel valutare l’efficacia
l’analisi della PO2 si utilizzano analizzatori parama- di interventi farmacologici e non farmacologici in
gnetici, elettrochimici o a ossido di zirconio, men- pazienti cardiopatici e pneumopatici. La differenza
tre per la misura di PCO2 si utilizzano analizzatori clinicamente significativa tra due endurance time è
ad infrarossi. Ogni laboratorio deve curarsi di in- stata fissata a 1,25 minuti nel caso di pazienti affetti
serire nei propri protocolli di gestione periodiche da BPCO 5.
calibrazioni dei sistemi spirometrici e di analisi dei
gas che vanno inoltre eseguite prima di svolgere un Considerazioni speciali sull’uso del C-PET
test, per evitare interferenze dovute alla variazione per la diagnosi di broncocostrizione indotta
delle condizioni ambientali (umidità, temperatura, dallo sforzo
etc.). La saturazione emoglobinica di ossigeno vie- Il sistema ergospirometrico può essere utilizzato,
ne misurata in continuo tramite pulsossimetria; in con alcuni accorgimenti, nello studio della bronco-
Il test cardiopolmonare
215

costrizione indotta dallo sforzo (Exercise-Induced trattazione si rimanda a testi specifici, pressione ar-
Bronchoconstriction – EIB)  6. Infatti nella diagnosi teriosa, frequenza cardiaca e rilevazione dei sinto-
di questa condizione l’intensità dell’esercizio e l’u- mi – infatti, vengono forniti indici della funzione
midità dell’aria inspirata sono determinanti fonda- cardiaca, metabolica e ventilatoria del soggetto
mentali. Per questo molti protocolli per valutare la testato (Tabella 22.II). Segue una breve trattazione
presenza di EIB raccomandano di eseguire il test delle principali variabili misurate o calcolate.
in un ambiente con aria secca (<  10  mg H2O/L).
L’intensità ideale di esercizio prevede invece che Consumo di ossigeno
sia raggiunta una ventilazione che sia pari almeno Con consumo di ossigeno, o O2, si intende la
a 17,5 (ma preferibilmente più di 21) volte i valori quantità di ossigeno estratta dai gas inspirati
di FEV1 ottenuti alla spirometria a riposo. Anche la nell’unità di tempo. È il parametro principale mi-
frequenza cardiaca può essere usata per valutare il surato dal C-PET e la sua importanza nel definire la
livello di intensità, ma è troppo suscettibile a varia- capacità di esercizio di un individuo sottende una
zioni legate allo stato di allenamento del soggetto. base fisiologica profonda e complessa7. Esso rias-
Le più recenti linee guida ATS (2012) propongono sume la capacità di accoppiamento delle funzioni
un protocollo che prevede un rapido incremento dei sistemi ventilatorio e cardiovascolare durante
di intensità di esercizio nei primi 2-4 minuti fino al l’esercizio fisico che ha come fine ultimo quello di
raggiungimento dei livelli di ventilazione richiesti. rispondere alle richieste energetiche dei processi
Una volta ottenuto questo livello di intensità l’e- di respirazione cellulare che avvengono, dal punto
sercizio deve essere protratto per 4-6 minuti. Nella di vista quantitativo, principalmente a livello del-
mezz’ora successiva al termine dell’esercizio vengo- le cellule muscolari. Infatti, il suo valore è il risul-
no quindi eseguite spirometrie in serie (indicativa- tato dell’interazione di diversi importanti processi
mente a 5, 10, 15 e 30 minuti dopo l’interruzione fisiologici: la ventilazione e la diffusione dei gas a
dell’esercizio). Il FEV1 misurato deve essere con- livello della membrana alveolo capillare che garan-
frontato con i valori basali ottenuti prima del test; tiscono l’internalizzazione di ossigeno dall’aria am-
una riduzione ≥ 10% è indicativa di EIB, anche se biente al torrente ematico; il trasporto dello stesso
diversi laboratori adottano come cut-off riduzioni gas che, per funzione ed adattamenti del sistema
di almeno il 15% per aumentare la sensibilità del cardiovascolare, viene condotto fino ai muscoli,
test. Per riduzioni del FEV1 tra il 10 ed il 24% si parla dove può essere utilizzato nei processi mitocon-
di EIB lieve, tra il 25 ed il 50% di EIB moderata e driali di produzione dei substrati energetici. Que-
riduzioni superiori al 50% del valore basale identi- sto complesso rapporto può essere rappresentato
ficano l’EIB grave. con l’equazione di Fick, che esprime il consumo di
ossigeno come il prodotto tra la gittata cardiaca e
Variabili misurate col C-PET la differenza artero-venosa di ossigeno. Da quanto
e loro implicazioni fisiologiche detto finora si desume che, nonostante in italia-
Col C-PET possono essere quantificate ed espresse no il termine consumo abbia in generale un’acce-
sotto forma di parametri diverse variabili, espres- zione negativa, in ambito fisiologico un soggetto
sione della risposta dell’organismo all’applicazione avrà una performance d’esercizio tanto maggiore
di un lavoro esterno. Inoltre i software utilizzati quanto più alta sarà la quantità di ossigeno che il
per la registrazione e analisi dei dati permettono sistema cardio-respiratorio è in grado di portare in
di avere una rappresentazione grafica di molti dei periferia e che i muscoli sono in grado di utilizza-
parametri misurati. Si ha quindi a disposizione una re per i processi aerobici, vale a dire il consumo di
grande mole di dati: più queste informazioni ven- ossigeno. L’integrità del sistema cardio-respiratorio
gono integrate tra loro, più saremo in grado di ve- deve inoltre garantire l’altro requisito fondamenta-
dere il quadro complessivo della risposta allo sfor- le affinché l’individuo sia in grado di sostenere lo
zo dell’individuo. Oltre alle misurazioni di un test sforzo richiesto durante esercizio fisico: garantire
da sforzo “classico” - ECG a 12 derivazioni, per la cui un’adeguata rimozione di anidride carbonica, CO2
Manuale di fisiopatologia respiratoria
216

Tabella 22.II. Principali variabili misurate col test da sforzo cardiopolmonare


Variabile Significato clinico Valori normali e risposta durante sforzo
O2peak -- Il più alto valore di consumo di O2 registrato durante il -- Valori >84% del O2max predetto
ml/kg/min test -- Aumenta di 6 ml/min per ogni kg in
-- Descrive la capacità funzionale del soggetto eccesso rispetto al peso ideale teorico in
-- Importante dal punto di vista prognostico soggetti sovrappeso
Soglia -- Identifica il momento in cui si instaura un metabolismo -- Normalmente si inscrive ad un valore pari
Anaerobica anaerobico con produzione di acido lattico al 40-65% del O2max predetto
-- Si valuta col metodo della V-slope e degli equivalenti -- Precoce in quadri patologici e di
ventilatori decondizionamento
Slope O2/W -- Indice di efficienza cardiovascolare -- Valori >10 ml/min/W
ml/min/W -- Utile in pazienti con sospetta ischemia del miocardio -- Incremento lineare durante l’esercizio
Polso -- Rapporto tra consumo di ossigeno e frequenza cardiaca -- Valori >80% del predetto
dell’ossigeno -- Riflette il comportamento della gittata sistolica durante -- Fase iniziale di incremento e fase tardiva
ml/battito lo sforzo stazionaria
-- Indice di contrattilità miocardica -- Plateau precoce e deflessione in fase
tardiva sono patologici
Riserva -- Differenza tra la massima ventilazione volontaria predetta -- Valori superiori al 15%
Ventilatoria e la ventilazione massima registrata durante l’esercizio -- Ridotta in caso di patologia polmonare e
negli atleti d’élite
Slope e/ CO2 -- Indice di efficienza ventilatoria e del matching -- Valori generalmente inferiori a 25,
ventilazione-perfusione aumenta con l’età
-- Importante dal punto di vista prognostico -- Calcolata eliminando la fase finale
di iperventilazione (compensazione
dell’acidosi metabolica)
e/ CO2 -- Rapporto tra ventilazione al minuto ed eliminazione di -- Valore alla soglia anaerobica < 34
CO2 -- Fase stazionaria alla soglia anaerobica
-- Indice di efficienza ventilatoria (tamponamento isocapnico) e
-- Utile nell’identificazione della soglia anaerobica incremento più tardivo
e/ O2 -- Rapporto tra ventilazione al minuto e consumo di O2 -- Nadir alla soglia anaerobica, valori < 34
-- Indice di efficienza ventilatoria, più complesso da -- Incremento progressivo dalla soglia
interpretare anaerobica in poi
-- Utile nell’identificazione della soglia anaerobica
PetCO2 -- Pressione di CO2 nella frazione finale dell’esalato (fase -- A riposo 36-42 mmHg
alveolare) -- Aumenta durante sforzo di 3-8 mmHg
-- Indice di matching tra ventilazione e perfusione
P(a-et)CO2 -- Indice di matching tra ventilazione e perfusione (richiede -- Positiva a riposo di circa 2 mmHg
EGA) -- Valori al picco dell’esercizio di -4 ±3
mmHg
P(a-a)O2 -- Indice di efficienza dello scambio gassoso (richiede EGA) -- Valori al picco <35 mmHg
Vd/Vt -- Rapporto tra ventilazione dello spazio morto e volume -- Valori a riposo < 0,30
corrente -- Valori al picco dell’esercizio <0,18
-- Indice di matching tra ventilazione e perfusione
-- Con misura indiretta utilizzando PetCO2 si rischiano stime
erronee
Quoziente -- Definito dal rapporto tra consumo di O2 ed eliminazione -- A riposo circa 0,7
Respiratorio di CO2 -- Al picco dell’esercizio massimale >1,10
-- Riflette il substrato metabolico utilizzato
-- Utile per definire l’entità del sforzo (massimale vs.
submassimale)
Il test cardiopolmonare
217

(il CO2 o CO2 output). Il dato misurato col C-PET QR cellulare. Il RER misurato al picco dell’esercizio
è espresso in litri di ossigeno al minuto, ma viene viene considerato un’attendibile indice dello sforzo
solitamente normalizzato per il peso del soggetto compiuto dal soggetto e solitamente un rapporto
in modo da facilitare il confronto inter-individuale. superiore a 1,10 è espressione di una intensità di
È opportuno sottolineare che il O2 misurato du- esercizio che si avvicina al livello massimale.
rante un esercizio incrementale può essere riporta-
to come O2 massimale ( O2max) o O2 al picco Soglia anaerobica
dell’esercizio ( O2peak): il primo sottintende che La soglia anaerobica (o Anaerobic Treshold - AT)
sia stato raggiunto il limite fisiologico del soggetto viene misurata durante il test da sforzo incremen-
che è identificato dal raggiungimento di un plate- tale come il valore di O2 a cui la quota di ossi-
au nella curva del consumo di ossigeno nella fase geno che viene fornita ai muscoli non riesce più
finale dell’esercizio. Il secondo, invece, rappresenta a soddisfare le richieste metaboliche necessarie
il valore di O2 massimo misurato, solitamente al alla rigenerazione totalmente aerobica di ATP. Per
picco dell’esercizio (media di un intervallo di circa poter proseguire l’esercizio diventa necessario il
20-30 secondi). Esiste una quota di soggetti sani e passaggio da un metabolismo prevalentemente di
la maggior parte dei pazienti in cui il plateau non tipo aerobico ad uno misto aerobico-anaerobico:
si evidenzia per l’incapacità di mantenere lo sforzo questo è il momento in cui inizia la produzione di
massimale per un intervallo di tempo sufficiente, acido lattico. Si fa riferimento ad essa anche come
in cui si può assumere che il valore più alto regi- alla soglia lattica o soglia ventilatoria. Quest’ultimo
strato corrisponda realmente al O2max. Quindi sarebbe il termine più corretto, in quanto il dato
nella pratica clinica si farà riferimento al O2peak misurato in modo non invasivo mediante il C-PET
piuttosto che al O2max. fa riferimento ai gas espirati. Questo valore risulta
comunque una buona stima della vera e propria
Quoziente respiratorio
soglia anaerobica valutata mediante la misura dei
Il quoziente respiratorio (QR) esprime la quantità lattati. L’identificazione dell’AT si ottiene tramite
di anidride carbonica prodotta in relazione all’ossi- l’analisi dei dati misurati con C-PET rappresentati
geno consumato. Il suo valore è influenzato da di- graficamente. Ci sono alcuni parametri, infatti, che
versi fattori, i più importanti dei quali sono il tipo variano in maniera strettamente correlata ai diver-
di substrato energetico utilizzato e le richieste os- si assetti metabolici che si succedono durante un
sidative di quest’ultimo per la produzione di ATP. esercizio incrementale. Il metodo più utilizzato è
Un QR intorno a 1,0 (stesso volume di CO2 pro- quello, cosiddetto, della V-slope: si valuta indivi-
dotta per O2 bruciato) è indice di un metabolismo duando sul grafico che esprime i dati misurati di
prevalentemente basato sui carboidrati, mentre un O2 in funzione del CO2 il punto in cui la penden-
rapporto di circa 0,7 (produzione in volume del za di progressione (la slope) cambia (Figura 22.1).
70% della CO2 rispetto all’O2 bruciato) riflette un Questa flessione riflette la crescita tendenzial-
metabolismo di tipo lipidico. Ciò che possiamo mi- mente lineare dei due valori prima della soglia ed
surare con il C-PET è un indice (definito dagli auto- il successivo incremento della produzione di CO2
ri anglosassoni Respiratory Exchange Ratio - RER o (conseguenza dell’accumulo di acido lattico a livel-
talvolta solo R) degli eventi metabolici che avven- lo muscolare), più accentuato rispetto all’aumento
gono a livello cellulare ed è stimato tramite la mi- del consumo di ossigeno. La soglia anerobica può
surazione dello scambio dei gas alla bocca. Il valore essere anche identificata valutando gli equivalenti
del RER, in condizioni basali, riflette il metabolismo respiratori, cioè i valori di ventilazione ( e) rappor-
tissutale. In corso di un esercizio a carico incremen- tati rispettivamente ai valori di O2 e CO2. Infatti,
tale subisce invece l’influenza della quota aggiunti- in seguito al passaggio ad un metabolismo di tipo
va di CO2 rispetto a quella generata dal metaboli- misto aerobico-anaerobico, i lattati prodotti ven-
smo cellulare, prodotta dal tamponamento dell’a- gono tamponati a livello intracellulare dai bicar-
cido lattico, per cui il RER risulterà maggiore del bonati, con produzione di ulteriore CO2. Questa
Manuale di fisiopatologia respiratoria
218

anaerobica tramite la misura della concentrazione


V-Slope
dei lattati (incremento) e dei bicarbonati (riduzio-
ne) su campioni di sangue è raramente utilizzato
nel setting clinico.
CO2 L/min

Polso dell’ossigeno
Il rapporto tra il consumo di ossigeno e la frequen-
za cardiaca viene definito polso dell’ossigeno. Espri-
me la quantità di ossigeno che viene estratta per
ogni battito cardiaco. È considerato un indice del
volume della gittata sistolica, anche se questo con-
O2 L/min
cetto è stato messo in discussione in particolare in
Equivalenti ventilatori e/ O2 presenza di desaturazione arteriosa di O2. Questa
e/ CO2 assunzione è basata sull’equazione di Fick, già men-
zionata in precedenza, per cui il rapporto O2/fc
(cioè il polso dell’ossigeno) equivale al prodotto tra
la gittata sistolica e la differenza artero-venosa di
ossigeno. La progressione del polso dell’ossigeno
durante esercizio incrementale descrive il contri-
buto della gittata sistolica all’aumento del consu-
mo di ossigeno. Nella fase iniziale questa mostra
una crescita significativa, fino a che il meccanismo
di Frank-Starling lo consente, per poi raggiungere
O2 L/min
una fase di plateau (una volta raggiunta la massima
differenza artero-venosa di O2). Da questo momen-
Figura 22.1. Identificazione della soglia anaerobica.
to in poi la gittata sistolica non può più aumen-
tare, per cui un incremento della gittata cardiaca
è sostenuto unicamente dall’incremento della
quota aggiuntiva di CO2 stimola un incremento frequenza cardiaca fino al termine dell’esercizio. Il
della ventilazione, per cui il rapporto tra e e CO2 mantenimento della fase di plateau dipende dalla
rimane inizialmente lineare con i valori dell’equiva- contrattilità del miocardio, per cui un’inflessione
lente ventilatorio e/ CO2 stabili (fase di tampo- del polso nelle fasi più avanzate dell’esercizio può
namento isocapnico). Non si assiste, invece, a un essere segno di una disfunzione contrattile. Oltre
incremento di O2 proporzionato alla ventilazione, alla valutazione della morfologia del polso dell’os-
per cui i valori di e/ O2 iniziano ad aumentare. In sigeno è di rilevanza clinica, nel definire la risposta
questo punto viene identificata la soglia anaerobi- cardiocircolatoria, il valore misurato al picco dell’e-
ca (Figura 22.1). Questo comportamento riflette la sercizio, da confrontare col predetto teorico.
maggiore dipendenza dalla ventilazione del CO2
rispetto al O2, a causa della più spiccata solubili- Slope O2/Work
tà nel sangue e nei tessuti dell’anidride carbonica. La pendenza della progressione del consumo di os-
L’AT è indicata in ml/kg/min di O2 o come percen- sigeno rappresentato graficamente in funzione del
tuale del O2max predetto del soggetto. Nei sog- lavoro esterno applicato è un indice di efficienza
getti non allenati solitamente viene raggiunta tra del lavoro aerobico. L’incremento del consumo di
il 40-60% del O2max, ma può instaurarsi più tar- ossigeno e l’aumento del carico di lavoro hanno
divamente in soggetti abituati all’esercizio. Data la normalmente un rapporto lineare. Come prece-
possibilità di ottenere una valutazione attendibile dentemente ricordato con un cicloergometro è
non invasivamente, la determinazione della soglia possibile conoscere esattamente il carico di lavoro
Il test cardiopolmonare
219

applicato (espresso in watt), mentre con un tre- aumentate richieste metaboliche, come durante
admill è solamente possibile averne una stima. Di lo sforzo. La ventilazione/minuto ( e) durante l’e-
interesse clinico è la misurazione della pendenza sercizio è data dalle due componenti che la defi-
della slope O2/Work, il cui valore normale medio niscono: il volume corrente (Tidal Volume o Vt) e
è di circa 10  mL O2/min/W. Nella maggior parte la frequenza respiratoria (f). Normalmente a bassa
dei casi, nonostante ci possano essere diversi mo- intensità di esercizio, l’incremento della ventilazio-
tivi, una sua riduzione è dovuta a condizioni che ne è sostenuto dall’aumento del Vt (atti respira-
compromettono il flusso di O2 ai gruppi muscolari tori più profondi). Con il progredire dell’esercizio
impegnati nell’esercizio: principalmente patologie entrambe le componenti danno un contributo,
cardiache oltre a patologia polmonare vascolare fino a circa il 70-80% della massima intensità del-
o patologia occlusiva delle arterie periferiche. Ol- lo sforzo; da questo momento in poi è il solo in-
tre alla riduzione della pendenza della slope O2/ cremento della frequenza respiratoria a sostenere
Work, va valutata la linearità della sua progres- l’aumento di ventilazione. Il Vt si stabilizza media-
sione, che può risultare non conservata in alcuni mente quando raggiunge il 50-60% della capacità
quadri patologici sempre prevalentemente cardio- vitale, mentre la frequenza respiratoria in soggetti
vascolari. Questa slope viene utilizzata come indice sani non atleti tende a triplicarsi rispetto al basale.
precoce di ischemia miocardica, in presenza di un Lo stimolo ad aumentare la ventilazione durante
punto di inflessione nella sua progressione. Infatti l’esercizio di moderata intensità è dato dall’aumen-
all’instaurarsi del deficit miocardico durante l’eser- to delle richieste metaboliche e dall’aumento di
cizio la velocità di progressione della slope O2/ produzione di CO2, mentre ad alte intensità, una
Work può diminuire, condizionando la comparsa volta instaurata l’acidosi lattica, il drive ventilatorio
di una seconda slope meno ripida. è dettato dall’abbassamento del pH. La ventilazio-
ne nell’individuo sano non rappresenta mai una
̇ 2
fc e rapporto HR/ O limitante dell’esercizio, che infatti non raggiunge
In individui sani la frequenza cardiaca durante eser- il 100% della ventilazione massima predetta, tradi-
cizio incrementale aumenta in maniera lineare con zionalmente identificata nella massima ventilazio-
l’esercizio e con il consumo di ossigeno. La differen- ne volontaria (MVV). La misurazione diretta della
za tra la massima frequenza cardiaca predetta ed MVV è stata progressivamente abbandonata nel
il valore di frequenza massimo osservato durante tempo, in favore di una sua stima ottenuta dai va-
il test è definito riserva di frequenza cardiaca. Nel lori di FEV1 misurati nel soggetto moltiplicati per
soggetto sano un ridotto valore al picco dell’eser- un fattore che va da 35 a 40, a seconda degli autori.
cizio suggerisce uno sforzo complessivo submas- La differenza tra la MVV e la e massima raggiunta
simale, mentre nei pazienti può essere attribuito durante l’esercizio prende il nome di riserva ven-
a una limitazione cardiovascolare (compreso l’u- tilatoria. Sebbene possa essere anche del 50% nel
tilizzo di farmaci cronotropi negativi). Pertanto soggetto sano, è stato individuato un valore pari al
è importante correlare il dato agli altri parametri 15% come limite inferiore della norma. La riserva
valutati col C-PET. La slope fc/ O2 è un indice della ventilatoria può essere erosa in caso di patologia
capacità del sistema cardiaco, ed in particolare del- respiratoria, soprattutto la BPCO, o nei soggetti
la risposta cronotropa, di soddisfare le aumentate molto allenati.
richieste metaboliche con un adeguato apporto
periferico di O2. Si considera normale un aumento Rapporto Vd/Vt
di 3,5 battiti per mL/kg di O2 al minuto. Il mantenimento di un adeguato scambio dei gas
durante l’esercizio è garantita da un efficiente ac-
Ventilazione e riserva ventilatoria coppiamento tra la ventilazione e la perfusione
L’aumento della ventilazione è uno dei mezzi prin- delle unità polmonari. Normalmente la ventilazio-
cipali tramite cui l’organismo regola lo scambio ne totale è data dalla somma del volume di ven-
dei gas e l’equilibrio acido-base, in condizioni di tilazione alveolare, che è quello che prende effet-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
220

tivamente parte allo scambio dei gas, e il volume paziente, si riduce fino al nadir in corrispondenza
di ventilazione dello spazio morto (Dead Volume della soglia anaerobica. L’aumento della ventilazio-
o Vd), che include la ventilazione delle vie aeree ne in questa fase è ancora lineare con l’aumentata
in cui non avvengono gli scambi gassosi (spazio produzione di CO2 che caratterizza il periodo di
morto anatomico) e quella quota di alveoli con tamponamento isocapnico, mantenendo stabili i
rapporto ventilazione/perfusione ( ) non otti- valori di e/ CO2. Al termine di questa fase (punto
male (spazio morto fisiologico). Durante lo sforzo, di compensazione ventilatorio), l’aumento di ven-
nel soggetto sano l’aumento di volume corrente tilazione dovuto all’acidosi causa un aumento del
produce un importante incremento della ventila- rapporto e/ CO2. La pendenza dell’incremento
zione alveolare. Il rapporto Vd/Vt può essere defi- della ventilazione in funzione del CO2 espressa
nito come la frazione di ogni atto respiratorio che graficamente – slope e/ CO2 – è considerata un
va “sprecata” e fornisce quindi informazioni circa indicatore dell’efficienza ventilatoria durante l’eser-
la quota di ventilazione inefficace in termini di cizio (normale Vd/Vt). Il rapporto e/ CO2 viene
scambi gassosi. Nel soggetto sano lo spazio morto preferito alla slope e/ O2, in quanto ha un com-
si riduce da circa 1/3 del volume corrente in con- portamento più lineare fino al punto di compen-
dizioni di riposo (Vd/Vt = 0,3), fino a 1/5 durante sazione ventilatoria ed è più facilmente interpreta-
esercizio (Vd/Vt  =  0,2); il sistema diventa quindi bile. La pendenza di questa relazione rispecchia la
più efficiente durante l’esercizio. Il rapporto Vd/Vt necessità di ventilazione al minuto per l’eliminazio-
può risultare aumentato sia per patologie delle vie ne di 1 L di CO2. Solitamente nell’individuo sano
aeree, in cui è sbilanciato principalmente per questo valore si attesta attorno ai 25-30 L, mentre
una ventilazione non uniforme, che per patologie può essere aumentato in presenza di un alterato
vascolari polmonari in cui vi è una perfusione non rapporto Vd/Vt.
adeguata di alveoli normo-ventilati. In entrambi i
casi il rapporto può essere alterato a riposo e non Pressioni End-Tidal di ossigeno ed anidride
decrescere durante lo sforzo. Per quantificare diret- carbonica
tamente il Vd è necessaria la misura invasiva della Le pressioni “end-tidal” sono le pressioni di ossi-
PaCO2, mentre i software utilizzati per analizzare i geno e di anidride carbonica misurate alla bocca
dati ottenuti durante C-PET ne forniscono una sti- alla fine di un’esalazione spontanea, cioè la frazio-
ma utilizzando i valori dei gas misurati alla bocca, i ne alveolare dell’esalato. Sono definite rispettiva-
quali però non riflettono esattamente le pressioni mente PetO2 e PetCO2. Queste vengono conside-
dei gas ematici. Pertanto questa stima del Vd/Vt rate come una traccia del comportamento delle
non viene considerata completamente attendibile pressioni dei due gas a livello arterioso. La PetO2
e può produrre stime erronee del rapporto. tende a ridursi nella fase iniziale dell’esercizio, fino
a raggiungere il nadir all’AT. Al contrario i valori di
Equivalenti ventilatori
PetCO2 tendono ad aumentare durante la prima
Il rapporto tra la ventilazione e il consumo di ossi- fase dello sforzo. In soggetti con buona chemo-
geno ( e/ O2) è definito equivalente ventilatorio sensibilità, al raggiungimento della soglia anaero-
per l’ossigeno, mentre il rapporto tra ventilazione bica si ha un aumento della ventilazione, con ridu-
e output di anidride carbonica ( e/ CO2) è l’equi- zione di estrazione dell’O2 dall’aria respirata ed un
valente ventilatorio per la CO2. Normalmente il conseguente incremento progressivo della PetO2
e/ O2 decresce durante la prima fase dell’eser- fino al termine dell’esercizio incrementale massi-
cizio fino al suo nadir, in prossimità della soglia male. Diversamente, la PetCO2 rimane pressoché
anaerobica. In seguito l’aumento della ventilazione invariata, per l’intera durata del già citato feno-
porta il rapporto ad aumentare fino al picco dell’e- meno del tamponamento isocapnico. L’ulteriore
sercizio. Il e/ CO2, dopo una fase iniziale variabile aumento di ventilazione dovuto all’instaurarsi
in cui si può assistere ad un aumento dei valori per di acidosi metabolica (punto di compensazione
l’iperventilazione dovuta all’iniziale discomfort del ventilatoria) causa poi una più tardiva riduzione
Il test cardiopolmonare
221

dei valori di PetCO2. La rappresentazione grafica Interpretazione


dei valori di PetO2 e PetCO2 durante lo sforzo po-
trebbe quindi essere utilizzata per identificare la Considerazioni generali
soglia anaerobica, ma a causa della dipendenza di
questi da una buona chemosensibilità si preferi- Durante un test da sforzo cardiopolmonare viene
sce utilizzare il metodo già descritto in preceden- misurato un numero ragguardevole di variabili. Per
za della V-slope. quanto ciascuna misurazione vada considerata in-
dividualmente, il potenziale diagnostico e l’impatto
Misurazione invasiva di PaO2 e PaCO2 sul processo clinico decisionale dei risultati ottenu-
ti è maggiore quando questi vengono interpretati
Come precedentemente discusso la valutazione con un approccio integrato8. I dati possono essere
invasiva delle pressioni arteriosa di O2 e CO2 me- visualizzati come valori parametrici delle singole
diante emogasanalisi non è comune nella pratica variabili o espressi in grafici; quest’ultimo metodo
clinica. Nei casi in cui però questi dati siano di- permette l’integrazione di più variabili tra di loro,
sponibili, tramite il confronto tra le misurazioni condizione favorevole per l’interpretazione anche di
dei gas espirati alla bocca e i valori di pressioni test submassimali. Un approccio interpretativo otti-
parziali dei gas arteriosi si acquisiscono altri pa- male richiede che i risultati del C-PET siano valutati
rametri utili nella valutazione dell’efficienza degli sia in forma tabulare che espressi graficamente, con
scambi gassosi. La differenza tra la pressione al- particolare attenzione alle tendenze che ne emer-
veolare di ossigeno e quella arteriosa – la P(a-a) gono. A seconda del quesito clinico sarà opportu-
O2 – a riposo ha valori tra gli 8 ed i 15 mmHg. La no soffermarsi su specifiche variabili. Solitamente
PaO2 durante l’esercizio non aumenta e la diffe- viene incluso nel referto un numero di otto o nove
renza alveolo-arteriosa di ossigeno può raggiun- grafici chiave del test. I dati ottenuti devono essere
gere anche i 30-35 mmHg. Una P(a-a)O2 aumen- confrontati con valori teorici predetti per valutare
tata in modo anomalo può essere dovuta ad un se l’esame sia normale o meno. In letteratura sono
mismatch ventilo-perfusorio, ma anche ad un di- stati proposti diversi valori di riferimento e solita-
fetto di diffusione o ad uno shunt destro-sinistro. mente i software di analisi utilizzati durante il C-PET
Anche la differenza tra la pressione arteriosa di integrano direttamente le equazioni, permettendo
anidride carbonica e la PetCO2 – la P(a-et)CO2 – un confronto istantaneo tra i valori misurati e i pre-
può essere utilizzata per valutare l’efficienza della detti. È opportuno che ciascun laboratorio di test
ventilazione a sostenere le richieste metaboliche cardiopolmonare selezioni i valori di riferimento che
dello sforzo. Nel polmone sano, a riposo, la PaCO2 meglio rappresentino le caratteristiche della popo-
è generalmente maggiore della PetCO2 di circa lazione che si intende testare. Quando si interpre-
2  mmHg. Durante l’esercizio, con l’aumento del- tano i dati di un test ovviamente è necessario cono-
la produzione di CO2, la differenza tende invece scere il motivo per cui è stato eseguito, oltre ad ogni
a negativizzarsi. Questo fenomeno è dovuto al informazione clinica aggiuntiva riguardo al paziente
fatto che la porzione di esalato analizzata (frazio- (comorbilità, terapia farmacologica, etc.), in modo
ne alveolare) è quella con la maggior tensione di da inserire i risultati ottenuti in un quadro comples-
anidride carbonica di un ciclo respiratorio com- sivo il più esaustivo possibile. Altrettanto importan-
pleto. La PaCO2 invece è determinata dalla PCO2 te è conoscere il motivo dell’interruzione del test e
alveolare media dell’intero ciclo respiratorio e la presenza di sintomi durante lo svolgimento dello
rappresenta una media della tensione di anidride stesso e valutare se vi sia una qualche relazione con
carbonica dentro l’alveolo durante tutto il ciclo le variabili fisiologiche registrate.
stesso. Al picco dell’esercizio la P(a-et)CO2 è circa I sintomi che ricorrono più frequentemente sono
-4 mmHg. Una P(a-et)CO2 che non si negativizza affaticamento muscolare alle estremità inferiori, di-
durante l’esercizio può essere indicativa di altera- spnea, dolore toracico, vertigine o capogiri. La sen-
zione del rapporto tra ventilazione e perfusione o sazione di dispnea spesso è dovuta alla spropor-
di uno shunt destro-sinistro. zione tra il drive respiratorio centrale efferente e
Manuale di fisiopatologia respiratoria
222

la risposta della pompa ventilatoria muscolare (di- to nella norma. Il riscontro di una compromissione
saccoppiamento neuromeccanico). L’affaticamen- funzionale suggerisce invece la presenza di una o più
to muscolare invece è dovuto a diversi fattori, che cause limitanti, che andranno pertanto individuate.
possono essere presenti singolarmente o combina- Non bisogna dimenticare che, avendo escluso cause
ti tra loro, tra cui: una compromissione del traspor- patologiche (cardiache, polmonari, metabolico-mu-
to di ossigeno agli arti inferiori, uno scarso stato scolari), un ridotto consumo di ossigeno può esse-
nutrizionale ed uno stato di decondizionamento. re dovuto ad uno stato di scarso allenamento allo
Esistono alcuni strumenti validati per quantificare sforzo, o decondizionamento. Il O2 viene espresso
l’intensità dei sintomi, che vengono utilizzati. Tra in litri al minuto, ma il parametro più significativo ai
questi i più frequentemente adottati sono la scala fini di interpretazione e valore prognostico del test è
Borg della percezione dello sforzo e quella modifi- il consumo di ossigeno normalizzato per il peso. Nei
cata della dispnea, e le cosiddette scale visuoanalo- soggetti obesi il costo del lavoro per muovere il cor-
giche (VAS) per fatica, dispnea o dolore. po è maggiore che in soggetti normopeso, pertan-
Valutare l’intensità dello sforzo compiuto dal pa- to il valore di O2peak registrato andrà “pesato” (in
ziente è importante per un’interpretazione più proporzione al “peso ideale” predetto del soggetto)
accurata dei risultati, soprattutto qualora emerga per ottenere un dato che rispecchi il reale consumo
una riduzione della capacità di esercizio. Infatti di ossigeno prodotto per far fronte al carico di lavo-
fattori motivazionali e psicologici possono portare ro esterno affrontato.
ad eseguire sforzi submassimali e alla precoce in- Per definire la capacità aerobica del soggetto testa-
terruzione del test; questo può risultare un fattore to deve poi essere individuata la soglia anaerobi-
di confondimento. Per quanto non esista un gold ca. Non sempre questo è possibile (es. in caso di
standard per la stima della massimalità dello sfor- interruzione precoce del test) e in pazienti affetti
zo, il documento congiunto di American Thoracic da scompenso cardiaco l’assenza di AT rappresenta
Society ed American College of Chest Physician1 un fattore prognostico infausto. La soglia anaero-
individua alcuni criteri che suggeriscono uno sfor- bica normalmente si inscrive tra il 40 ed il 60% del
zo di tipo massimale: 1) raggiungimento del consu- valore di O2max predetto; una soglia anaerobica
mo di ossigeno predetto o di plateau dello stesso; precoce può essere indicativa di scarso allenamen-
2) raggiungimento del lavoro massimo predetto; to, ma anche segno di scompenso cardiaco.
3) evidenza di limitazione ventilatoria; 4) valori di
RER superiori a 1,15; 5) dispnea o fatica muscolare Risposta ventilatoria
massima valutate con la scala di Borg. Il raggiungi- Per identificare una limitazione ventilatoria deve
mento della frequenza cardiaca massimale predet- per prima cosa essere presa in esame la riserva ven-
ta viene incluso tra questi criteri, ma è considerato tilatilatoria (differenza tra la massima ventilazione
poco indicativo data l’influenza su di essa di alcune volontaria stimata tramite il FEV1, che va quindi
condizioni ampiamente diffuse nella popolazione misurato prima del test, e la massima ventilazione
(es. fibrillazione atriale o l’utilizzo di farmaci crono- registrata durante il test), che deve essere almeno
tropi negativi). del 15%. Questa differenza è ridotta per diminu-
I momenti cardine per la corretta interpretazione zione della capacità di ventilare alla bocca flussi
di un C-PET sono riportati di seguito. adeguati in patologie polmonari quali la BPCO o le
patologie restrittive (questi ultimi quadri sono più
Massima capacità di esercizio e capacità
spesso associati a frequenze respiratorie superiori
aerobica
a 50-60 atti al minuto). Una riduzione della riserva
La valutazione della capacità di esercizio del sog- ventilatoria può però anche riflettere un’eccessiva
getto si basa sul O2 raggiunto al picco dello sforzo. domanda ventilatoria come avviene negli atleti.
Questo valore deve essere confrontato con il teorico Nella valutazione della risposta ventilatoria all’eser-
predetto. Un O2 di picco maggiore dell’84% del va- cizio bisogna poi verificare che la frequenza respi-
lore di O2 massimo predetto può essere considera- ratoria sia normale (entro 50-60 atti al minuto) e
Il test cardiopolmonare
223

che i volumi correnti durante sforzo siano sovrap- Risposta cardiocircolatoria


ponibili a quelli predetti. Uno dei principali indicatori dell’efficienza cardio-
L’efficienza dell’accoppiamento tra ventilazione circolatoria da valutare è la pendenza del rappor-
e perfusione polmonare nel garantire un ade- to O2/W. Valori inferiori a 10  mL/min/W sono
guato scambio dei gas viene valutato tramite la riscontrati sia in caso di scompenso cardiaco che
slope e/ CO2 (che normalmente è di circa 25-27) di ischemia miocardica. In quest’ultimo caso può
e dai valori degli equivalenti respiratori alla soglia esservi anche il già citato fenomeno della doppia
anaerobica ed in particolare del rapporto e/ CO2 slope. Del polso di ossigeno deve essere valutato sia
(normalmente inferiore a 30). Se l’efficienza venti- il valore raggiunto al picco dell’esercizio (che risulta
latoria risulta compromessa bisognerà valutare lo ridotto in presenza di deficit contrattile ma anche
scambio dei gas: la saturazione emoglobinica di O2 in caso di decondizionamento), che l’andamento
(SaO2), PetCO2 e PetO2. Una riduzione della SaO2 durante l’intero test. Infatti un suo appiattimento
indica chiaramente un deficit negli scambi gassosi precoce o un’inflessione dello stesso nella parte fi-
e, qualora siano stati effettuati prelievi di sangue ar- nale dell’esercizio sono indici di compromissione
terioso, una PaO2 ridotta con incremento della P(a- cardiaca. In caso di scompenso cardiaco, valutan-
a)O2 può essere riscontrata sia in quadri di BPCO do la progressione del O2 possono essere notate
che di fibrosi polmonare o in generale di perdita delle fluttuazioni oscillatorie dei valori durante l’e-
del letto capillare vascolare. Questi cambiamenti sercizio: questo fenomeno prende il nome di respi-
riflettono un inadeguato rapporto e un’altera- ro periodico, ed è un segno prognostico negativo.
zione del tempo di transito capillare polmonare del Naturalmente, oltre a queste variabili prettamen-
flusso ematico dovuto all’inadeguato reclutamento te di pertinenza del C-PET, devono essere valuta-
capillare rispetto alle necessità emodinamiche dello te anche la progressione della frequenza cardiaca
sforzo. La PetCO2 può risultare ridotta sia in caso di (ed eventuali deficit cronotropi) e della pressione
iperventilazione cronica per acidosi metabolica cro- arteriosa. Dal tracciato elettrocardiografico, infine,
nica che per patologie che causino un incremento va valutata la presenze di reperti patologici quali
del Vd/Vt come la patologia vascolare polmonare slivellamenti del tratto ST o aritmie.
(per riduzione della perfusione di alveoli normo ven-
tilati), la BPCO (in cui si ha un aumento dello spazio Strategie interpretative
morto fisiologico) o lo scompenso cardiocircolatorio Esistono diversi approcci all’interpretazione della
grave (in cui il flusso sanguigno capillare polmonare grande mole di dati che il C-PET offre. Il gruppo del
è lento rispetto alla ventilazione delle unità alveolari). Professor Wassermann ha proposto una strategia
In questo caso conoscere il valore di PaCO2 permette più rigida, che prevede l’utilizzo di algoritmi defi-
di distinguere l’iperventilazione cronica (in cui risul- niti che prendono in considerazione una singola o
terà ridotta), dall’aumentata ventilazione di spazio più variabili alla volta con scelte dicotomiche, fino
morto in cui non si assisterà a negativizzazione della ad arrivare alla diagnosi (Figura 22.2 – ). Un’al-
P(a-et)CO2. La PetCO2 può risultare però aumentata tra scuola di pensiero, abbracciata dal documen-
durante l’esercizio in caso di BPCO con ostruzione to ATS/ACCP sul C-PET e dalle raccomandazione
particolarmente severa. L’iperventilazione acuta è in- ERS  9 sull’utilizzo del test da sforzo nella pratica
vece caratterizzata da alti valori di e/ CO2 e e/ O2 clinica, prevede un approccio diverso basato sull’a-
associati ad un RER maggiore di 1. Vi sono poi alcuni nalisi generale del quadro dei risultati e sull’identi-
casi in cui si può assistere a un mancato incremento ficazione di pattern di risposta cardiopolmonare a
della slope e/ CO2 dopo la soglia anaerobica: insen- cui sottostanno i diversi meccanismi fisiopatologici
sibilità dei chemocettori all’aumento della concen- di limitazione all’esercizio (si veda più avanti il pa-
trazione di idrogenioni, BPCO grave con importante ragrafo dedicato ai quadri polmonari). Il primo ap-
limitazione della meccanica ventilatoria o in caso di proccio ha certamente il vantaggio della semplicità
obesità grave, a causa dell’alto carico di lavoro respi- e può quindi essere utilizzato anche da chi abbia
ratorio. poca esperienza nella refertazione dei C-PET, men-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
224

tre il secondo, pur risultando all’inizio più comples- bocca e un minor collasso delle vie aeree, a fronte
so, si adatta maggiormente alla complessità clinica però di una minor compliance del sistema toraco-
soprattutto di pazienti spesso anziani e con diverse polmonare e di una maggiore pressione positiva di
comorbilità. fine espirazione (PEEP) da vincere per iniziare un
nuovo ciclo respiratorio. Tutto ciò si traduce in un
Principali quadri pneumologici maggiore costo di ossigeno per sostenere il lavoro
In ambito pneumologico il test da sforzo cardiopol- respiratorio: infatti al picco dell’esercizio sogget-
monare offre molteplici possibilità: la misurazione ti anziani sani spendono per la ventilazione circa
del grado di intolleranza all’esercizio, l’identifica- il 13% del O2 complessivo, mentre pazienti con
zione delle cause dell’intolleranza all’esercizio, la BPCO grave arrivano ad impegnarvi fino al 40% del
valutazione prognostica in pazienti affetti da pneu- consumo di ossigeno totale. L’instaurarsi di questi
mopatie e la valutazione della risposta ad interventi processi durante lo sforzo è dunque correlato alla
terapeutici (sia farmacologici che non) con i test riduzione della tolleranza all’esercizio nel paziente
a carico costante  10. In pazienti affetti da patolo- affetto da BPCO. Inoltre nel quadro della BPCO fre-
gie respiratorie è frequente individuare anomalie quentemente si verifica una maldistribuzione ven-
del trasporto dell’ossigeno durante C-PET. Questa tilo-perfusoria durante sforzo, con aumento della
compromissione è caratterizzata da un basso O2 al ventilazione dello spazio morto. In questi pazienti
picco dell’esercizio, dovuto a tre principali motivi: 1) si può anche verificare ipossiemia esercizio-indot-
riduzione della gittata cardiaca a causa di cambia- ta, verosimilmente dovuta allo shunt intrapolmo-
menti primitivi o secondari nelle resistenze vascola- nare causato dall’alterato rapporto ventilo-perfu-
ri del circolo polmonare o secondariamente ad una sorio ed accentuato dalla caduta del contenuto di
compromissione cardiaca; 2) riduzione del conte- ossigeno del sangue venoso misto (che si verifica
nuto arterioso di ossigeno, a causa di una riduzio- normalmente a causa del più marcato aumento di
ne della ventilazione complessiva, della capacità consumo di ossigeno dello sforzo rispetto all’au-
di diffusione alveolo capillare o per un mismatch mento della gittata cardiaca – rapporto di circa
ventilo-perfusorio; 3) riduzione dell’utilizzo peri- 3:1), oltre che per difetti della diffusione. Infine in
ferico dell’ossigeno a causa di sedentarietà, scarso pazienti affetti da BPCO la capacità di esercizio è
stato nutrizionale o modifiche nella composizione ridotta a causa della limitazione dei processi me-
e nell’assetto enzimatico delle fibre muscolari. tabolici ossidativi a livello muscolare, conseguen-
Nel paziente affetto da BPCO l’interruzione dello za del rimodellamento delle fibre muscolari proprie
sforzo, solitamente per insorgenza di dispnea o della malattia, di sedentarietà, scarso apporto nutri-
senso di fatica agli arti inferiori, è dovuto a diver- zionale e terapia corticosteroidea; questo comporta
se componenti. L’elemento fisiopatologico domi- una importante sofferenza alle estremità inferiori du-
nante è la flusso-limitazione, che condiziona una rante lo sforzo ed è spesso motivo di un’interruzione
riduzione della massima capacità ventilatoria del precoce dell’esercizio.
paziente e determina un aumento del tempo espi- Le interstiziopatie (o Interstitial Lung Disease – ILD)
ratorio necessario ad eseguire un ciclo respirato- rappresentano un ampio ed eterogeneo spettro di
rio completo. Durante lo sforzo vi è un aumento patologie polmonari caratterizzate da un deficit re-
delle richieste ventilatorie, con aumento del volu- strittivo dovuto a rimodellamento e fibrosi del pa-
me corrente e della frequenza respiratoria: tutto renchima polmonare (es. la Fibrosi Polmonare Idio-
questo accentua la difficoltà allo svuotamento del patica – FIP) e le cui principali caratteristiche duran-
paziente BPCO a causa della riduzione del tempo te esercizio sono l’incapacità di aumentare il volume
espiratorio, provocando un progressivo incremen- corrente in modo tale da rispondere alle aumentate
to del volume di fine espirazione (fenomeno noto esigenze metaboliche. Lo stesso pattern individuato
come iperinsufflazione dinamica). Questo mecca- in patologie dell’interstizio polmonare può essere
nismo consente una maggiore distensione dei pol- osservato in patologie neuromuscolari ed in quel-
moni, una maggiore capacità di generare flusso alla le della parete toracica. La principale anche se non
Il test cardiopolmonare
225

esclusiva causa di intolleranza all’esercizio in questi ventilatoria con incremento dei valori della slope
pazienti è rappresentata dalla componente ventila- e/ O2 associata a un pattern respiratorio rapido
toria. Nei quadri di ILD il polmone è rigido (bassa e superficiale, con riduzione del volume corrente.
compliance), motivo per il quale i muscoli respira- Anche in questo caso, a causa del grande volume
tori sono soggetti ad alti carichi di lavoro. Inoltre ematico che deve essere ossigenato in un letto
durante lo sforzo la compliance del sistema tende a vascolare polmonare compromesso e a un minor
ridursi ulteriormente fino a che non è più possibile tempo di transito dei globuli rossi a livello della
aumentare il volume corrente. Dopo questo punto barriera aria-sangue, si produce desaturazione du-
solo incrementi abnormi della frequenza respira- rante lo sforzo. Con la progressione della malattia,
toria possono permettere di sostenere lo sforzo ed come anche negli stadi di fibrosi polmonare avanza-
aumentare la quota di ventilazione. Non è raro os- ta, la vasocostrizione ipossica e la progressiva distru-
servare frequenze respiratorie al picco dell’esercizio zione della superficie capillare polmonare causano
superiori ai 50 atti/minuto. Non è stata invece de- un ulteriore incremento delle resistenze vascolari.
scritta l’iperinsuflazione dinamica. L’ipossiemia da Queste fasi avanzate di malattia possono essere ca-
sforzo si verifica già nelle fasi precoci, anche prima ratterizzate dall’ipertrofia del ventricolo destro e dal
che i test di funzionalità respiratoria a riposo mo- cuore polmonare. Il deficit cardiaco avanzato si tra-
strino un deficit meccanico franco, per un iniziale duce anche in una riduzione della gittata sistolica,
deficit diffusivo evidenziato dall’iperdinamicità del per cui sarà necessario un incremento marcato della
circolo propria dell’esercizio fisico. Quando la fibrosi frequenza cardiaca a mantenere una gittata cardiaca
è in stato avanzato, con grave compromissione della adeguata (ridotta riserva cardiaca). Questo si riflet-
superficie di scambio alveolo-capillare, si verifica un te in un polso dell’ossigeno più basso con una fase
significativo aumento della P(a-a)O2 già a riposo ed precoce di plateau. Nella Tabella 22.III ( ) sono ri-
importanti fenomeni di desaturazione durante sfor-
assunte le caratteristiche C-PET dei principali quadri
zo.
pneumologici e di interesse clinico.
L’ipertensione arteriosa polmonare (IAP), che può
sommarsi ad altre patologie respiratorie come le Utilità del C-PET nella valutazione
ILD o la BPCO, è anch’essa associata a una ridotta prognostica in medicina respiratoria
tolleranza all’esercizio, la cui caratteristica princi-
pale è un’alterazione del rapporto dovuta alla L’utilizzo del C-PET nella valutazione prognostica
ridotta perfusione di unità alveolari normalmente è in crescita e in letteratura si trovano correlazio-
ventilate. Questa condizione patologica è caratte- ni tra i valori misurati durante test da sforzo e la
rizzata da un aumento delle resistenze vascolari prognosi per diverse affezioni cardio-polmonari  11
polmonari. Da questo risulta una ridotta efficienza (Tabella  22.IV). Inoltre l’utilizzo del C-PET è stato

Tabella 22.IV. Principali variabili cardiopolmonari utilizzate per la prognosi delle patologie polmonari.
Patologia Variabili sotto sforzo correlate a prognosi sfavorevole
BPCO - Riduzione del V̇O2 < 10 ml/kg/min
FIP - Riduzione del V̇O2 - Desaturazione >5%
- Aumento slope V̇e/V̇CO2
IAP - Riduzione del V̇O2 < 12 ml/kg/min - Riduzione PetCO2 al picco
- Aumento slope V̇e/V̇CO2 - Desaturazione >5%
Chirurgia toracica - V̇O2 picco <10 ml/kg/min o <35% del V̇O2max predetto: alto rischio
preoperatorio - ppoV̇O2 picco <10 ml/kg/min o <35% del V̇O2max predetto: alto rischio
BPCO: broncopneumopatia cronica ostruttiva; FIP: fibrosi polmonare idiopatica; IAP: ipertensione arteriosa polmonare primitiva;
ppoV̇O2: consumo di ossigeno predetto postoperatorio.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
226

sistematicamente inserito nella valutazione preo- può essere così stratificato in base al consumo di
peratoria di pazienti che devono essere sottoposti ossigeno post operatorio, che può essere predet-
a interventi di resezione polmonare. Le attuali in- to ( O2 predetto post operatorio – ppo O2) rap-
dicazioni prevedono la valutazione del consumo portando il O2 di picco registrato durante test
massimale di ossigeno in quei casi in cui valori di incrementale con la frazione di parenchima che
funzionalità respiratoria a riposo (FEV1 e DlCO) si prevede sia ancora funzionale dopo l’intervento
non permettono di definire il profilo di rischio per previsto (valutazione radiologica o scintigrafica nel
il tipo di intervento previsto. Il rischio operatorio caso della pneumonectomia) (Figura 22.3 – ).

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227

23 Il test del cammino


Claudio Bruschi
Fondazione Salvatore Maugeri IRCSS, Montescano (PV)

Diverse sono le tecniche attualmente disponibili da sforzo: il treadmill o il cicloergometro con ana-
per valutare la tolleranza all’esercizio fisico: alcune lizzatori dei gas espirati per le determinazioni di
forniscono dati sui diversi sistemi coinvolti nell’e- consumo di O2, produzione di anidride carbonica
sercizio e sul loro grado di efficienza e di perfor- e calcolo di parametri ed indici derivati) o di per-
mance, mentre altri consentono una valutazione sonale con competenze avanzate in materia. Nel-
più semplice e complessiva della capacità di eserci- la forma a oggi più largamente impiegata, l’unico
zio dell’individuo. Le prime sono in genere caratte- strumento che si è aggiunto è il saturimetro per la
rizzate dalla necessità di una strumentazione com- determinazione incruenta di SO2, generalmente
plessa e di un contributo di competenze specifiche dotato di memoria, che consente una registrazione
importanti per qualità e quantità, per i secondi continua durante tutto il test.
sono invece utilizzate metodiche alquanto sem- Il 6MWT è sicuramente un test facile da eseguire,
plici e competenze specifiche molto più limitate. ben tollerato dai pazienti e che si può considerare
Il test del cammino si colloca in questo secondo un buon proxy dell’attività fisica quotidiana dell’in-
gruppo ed è probabilmente il più largamente im- dividuo. Riportati tutti questi aspetti sicuramente
piegato in diversi contesti clinici. positivi del test vanno segnalati anche i suoi aspetti
La comparsa di questo tipo di valutazione risale critici: è sicuramente un test sub-massimale e come
all’inizio degli anni ’60, quando Balke  1 propose di tale assai più prossimo all’attività quotidiana di un
quantificare la tolleranza all’esercizio misurando test formale incrementale o di endurance, tutta-
la distanza percorsa dal paziente con il suo passo via la assoluta volontarietà della scelta del passo
abituale in un tempo prefissato. Per la valutazio- durante il cammino e delle eventuali soste che lo
ne della tolleranza all’esercizio dei soggetti sani fu possono interrompere rendono l’entità del carico
quindi proposto il cammino per un tempo di 12 di lavoro sopportato estremamente variabile so-
minuti  2; l’osservazione che un tale tempo potes- prattutto a livello interindividuale. Il 6MWT non
se essere eccessivo per pazienti affetti da diverse fornisce alcuna informazione sul consumo di O2
patologie croniche ed in particolare da bronchite durante l’esercizio né è in grado di indirizzare verso
cronica, ha portato all’individuazione di un tempo l’identificazione della causa della dispnea o della
di cammino più breve, 6 minuti (6 minute walking limitazione all’esercizio rilevata  5  6. In realtà è sta-
test - 6MWT), che si dimostrò altrettanto efficace to evidenziato come vi sia una buona correlazione
del test originario, in campo clinico 3 4. tra 6MWT e O2peak, ma limitatamente alle fasi
Il 6MWT è un test estremamente semplice, che più avanzate delle malattie respiratorie croniche  7.
nella sua forma originaria richiedeva unicamente la Il 6MWT è stato dimostrato essere ben correlato
disponibilità di un corridoio piano della lunghezza con misure di qualità della vita 8 e le sue variazioni a
di 35 metri, senza necessità di alcuna attrezzatura seguito di un intervento terapeutico sono risultate
sofisticata (quali quelle impiegate nei test formali correlate alle variazioni della dispnea  9. Con qual-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
228

che sorpresa si è anche registrato in diversi studi di angina stabile pregressa non preclude in assolu-
un buon livello di riproducibilità intraindividuale to l’esame ma impone una valutazione ecografica
(con un coefficiente di variazione intorno all’8%), prima del test, l’utilizzo di una premedicazione an-
maggiore ad esempio di quello osservato per FEV1 tianginosa e la pronta disponibilità dei farmaci di
in pazienti affetti da BPCO 4 8 10. emergenza (nitrati).
Una evoluzione del 6MWT è rappresentata dallo
shuttle-test in cui la frequenza del passo viene de- Aspetti tecnici e metodologici
terminata esternamente, richiedendo al soggetto Il test viene eseguito richiedendo al paziente di
di camminare in un corridoio piano di 10 metri, camminare in un corridoio piano di lunghezza
adeguando il proprio passo ad una frequenza im- compresa tra 20 e 50 metri, con una lunghezza
posta dall’operatore mediante un metronomo o al- consigliata di 30 m: i dati disponibili non hanno
tro segnale acustico ed aumentata ad ogni minuto: evidenziato differenze significative nel range so-
è una opzione interessante che consente di rendere pra riportato, nonostante il numero di inversioni
un poco più oggettivo il carico imposto e di assi- di marcia a ciascun estremo del percorso incida in
milare maggiormente l’esame ad un test incremen- qualche misura sul percorso totale; i due estremi
tale, ma che per converso richiede una maggiore del percorso devono essere ben evidenti (posizio-
collaborazione da parte del paziente, un rischio namento di “cono stradale” o altro segnale ben
relativamente maggiore in pazienti cardiopatici ed visibile) e il percorso marcato ogni 3 metri. È im-
una attenzione costante da parte dell’operatore: portante comunque, qualora il test venga eseguito
probabilmente tali limiti, pur modesti, hanno per prima e dopo un trattamento, che il percorso sia di
ora frenato l’impiego di questa “variante” del test identica lunghezza nelle due sedute. Il cammino su
del cammino. treadmill, anche se impostato dal paziente quanto
Il 6MWT è stato utilizzato in un’ampia varietà di alla velocità di scorrimento, non è sovrapponibile
condizioni cliniche e con finalità diverse, che sono al cammino “libero” su terreno piano, tendendo
sommariamente riportate in Tabella 23.I ( ) 11. Va in genere a sottostimare anche notevolmente la
tuttavia sottolineato come l’unica indicazione che capacità di esercizio. L’effetto di apprendimento è
ad oggi poggi su una reale evidenza è la misura del- stato considerato in passato come una possibile
la risposta ad un trattamento terapeutico, sia esso sorgente di errore nella valutazione delle variazio-
farmacologico o riabilitativo in pazienti con pato- ni indotte dal trattamento nel singolo paziente: è
logie cardiologiche o respiratorie; gli altri impieghi stato tuttavia dimostrato come la variabilità della
riportati in tabella, nonostante siano comparsi in distanza percorsa tra 2 esami successivi eseguiti a
numerosi studi, non vantano al momento evidenze distanza di 24 fosse inferiore al 6% 12.
solide e coerenti per uniformità di risultati, neces- Personale richiesto: non è richiesta la presenza del
sitando a tutt’oggi di lavori di validazione che, al medico per l’esecuzione del test che può essere su-
momento non sembrano incontrare l’interesse dei pervisionato da un tecnico di fisiopatologia (tecni-
ricercatori. co di area medica, infermiere professionale che ab-
Le controindicazioni assolute all’impiego del test biano ricevuto un training specifico in un labora-
sono rappresentate unicamente dalle patologie torio di fisiopatologia respiratoria). Dovrà tuttavia
cardiologiche di origine coronarica: angina insta- essere sempre disponibile un medico di riferimen-
bile e infarto del miocardio nel mese precedente. to e di immediata reperibilità per il trattamento di
Sono da considerare controindicazioni relative la eventuali emergenze, mentre solo limitatamente
tachicardia a riposo (> 120 bpm), e l’ipertensione a patologie specifiche cardiologiche (vedi sopra)
arteriosa (>  180 mmHg sistolica e/o 100  mmHg il medico dovrà essere presente durante tutto l’e-
diastolica). Per queste condizioni cliniche la deci- same. Il personale che supervisiona il test dovrà
sione sull’opportunità dell’esame richiede una va- essere specificamente addestrato relativamente
lutazione medica, specifica per il singolo paziente alle modalità di esecuzione del test, di istruzione
e una supervisione medica dell’esame. Una storia ed incoraggiamento del paziente, di registrazione
Il test del cammino
229

dei risultati ed essere qualificato per l’utilizzo delle tica” muscolare) misurata mediante scala di Borg. Il
metodiche fondamentali di primo soccorso per le paziente inizierà quindi a camminare senza essere
eventuali emergenze (BLS o meglio BLSD). accompagnato dal tecnico (o infermiere professio-
Attrezzatura richiesta: estremamente limitata, nale) lungo il percorso. Il paziente andrà incorag-
comprende un cronometro, un contagiri, due coni giato con frasi standard (es. “stai andando bene, hai
per indicare gli estremi del percorso (o simili), uno ancora…minuti di cammino!): è stato dimostrato
sfigmomanometro ed un saturimetro per la deter- che l’incoraggiamento del paziente aumenta signi-
minazione incruenta di SpO2, possibilmente dota- ficativamente la distanza percorsa  13. L’incoraggia-
to di memoria. mento, basato su frasi standard può essere utilizza-
Criteri di sicurezza per l’esecuzione del test: il locale to con cadenze diverse (ogni 30”, 60”, 120”) purché
utilizzato deve permettere una risposta rapida ed secondo un criterio standardizzato; le linee guida
appropriata a situazioni di emergenza; devono es- ATS del 2002  11 raccomandano di sollecitarlo ogni
sere immediatamente disponibili sul posto presidi 60”. Qualora il paziente si fermi lungo il percorso il
farmacologici (salbutamolo MDI, nitroglicerina su- cronometro non andrà fermato e il paziente dovrà
blinguale), una sorgente di ossigeno, un defibrilla- essere incoraggiato a riprendere il percorso appena
tore automatico (sul posto o nelle adiacenze, pos- ritenga che la dispnea o comunque la sua condi-
sibilmente su carrello di emergenza, comunque di zione fisica glielo consenta (sempre con frasi “stan-
rapida disponibilità). dard”). Al termine dei 6 minuti andrà misurato il
Preparazione del paziente: il paziente deve essere a cammino totale percorso (numero di giri per la
riposo da almeno 10 minuti e non deve aver ese- lunghezza del percorso ed eventuali metri percorsi
guito esercizi fisici “intensi” (relativamente alle sue nell’ultimo giro, quando incompleto) e registrate
condizioni generali) nelle 2 ore precedenti il test. SpO2 istantanea, Borg per la dispnea e la “fatica”
Deve aver ricevuto la sua terapia farmacologica muscolare. Qualora sia stata registrata in continuo
standard, deve indossare abiti e scarpe adatti ad SpO2 durante il 6MWT, potrà essere analizzato il
una attività fisica moderata, impiegare gli eventua- tracciato valutando indici diversi (SpO2 media,
li ausili per il cammino che gli siano stati prescritti minima, tempo trascorso con SpO2 < 90 e all’88%
ed utilizzare l’ossigenoterapia, qualora fosse neces- etc.). Il tecnico a cui è affidato l’esame dovrebbe es-
saria, al flusso ad esso precedentemente prescritto sere stato addestrato mediante un protocollo stan-
per l’attività fisica. dard ed aver già eseguito un numero adeguato di
Modalità di esecuzione del test e misure: durante test sotto supervisione di un altro tecnico esperto
i 10 minuti di riposo assoluto sopra riportati, si prima di poter eseguire l’esame in maniera auto-
istruirà il paziente su quanto richiesto dall’esame, noma; sarebbe opportuno verificare che vi sia una
descrivendolo sommariamente ma in modo chia- ridotta variabilità interindividuale tra gli operatori
ro, sollecitandolo con istruzioni “standard” a cam- di una stessa struttura diagnostica.
minare quanto più speditamente possibile, senza
correre, per 6 minuti lungo il percorso predetermi- Interpretazione dei risultati
nato, segnalandogli che potrà modificare il passo Tra i risultati dell’esame il ruolo centrale è ricoperto
in rapporto alla dispnea sino a fermarsi qualora la dalla distanza percorsa: non sono tuttavia ad oggi
dispnea o la “fatica muscolare” glielo imponesse, disponibili equazioni di normalità per la distanza
per poi riprendere il cammino appena lo riterrà totale percorsa (6MWD) ottenute da campioni
possibile. Prima di iniziare il test è una buona cosa rappresentativi della popolazione generale. I diver-
che colui che somministra il test mostri al paziente si lavori presenti in letteratura su soggetti normali,
come lo si esegue, con particolare attenzione alle pur essendo difficilmente paragonabili per diver-
inversioni di marcia agli estremi del percorso. sità di età del campione, metodica di campiona-
Prima del test vengono registrati pressione arterio- mento e numerosità, portano a ritenere che i valori
sa, frequenza cardiaca, SpO2 (incruenta, general- medi di 6MWD possano grossolanamente collo-
mente al dito) e dispnea (ed eventualmente la “fa- carsi intorno ai 500-600 metri, ma non è possibile
Manuale di fisiopatologia respiratoria
230

definire con sicurezza il peso delle variabili antro- variabile di riferimento nota). L’analisi era basata
pometriche (età, etnia, peso, altezza, BMI), del li- su un data set generato da tutti gli studi inclusi
vello di “fitness” del soggetto etc., per la definizione e che comprendevano un totale di 460 pazienti
di una equazione di normalità realmente affidabile. con FEV1 39,2 + 14,1% del teorico. Come indici di
Qualora il test venga praticato prima e dopo un riferimento per l’anchor-based method sono sta-
trattamento terapeutico/riabilitativo, va conside- ti impiegati il Chronic Respiratory Questionnaire
rata la variazione registrata: non vi sono ad oggi (CRQ) e altri strumenti specifici per la BPCO, ma
evidenze sicure su quale modalità sia la migliore le correlazioni ottenute tra di essi e l’incremento
per esprimere tale variazione (differenza in valore della distanza percorsa nel 6MWT erano deboli
assoluto, in cambiamento percentuale, in varia- (r 0,30) e non soddisfacevano i criteri previsti per
zione rispetto al valore atteso). Le linee guida ATS la definizione di una MID significativa 17. Gli autori
raccomandano, in assenza di più sicure evidenze, di hanno quindi deciso di applicare 3 diversi metodi
considerare la variazione dei metri percorsi. L’entità basati sulla distribuzione: tra questi il più consoli-
della variazione da ritenere significativa differisce dato è lo “standard error for measurement” (SEM),
anche sensibilmente nei diversi lavori consegnati che è uguale alla deviazione standard (SD) x√(1-r),
alla letteratura: in uno studio su pazienti BPCO se- dove r è il coefficiente di reliability. Con un passag-
veri, clinicamente stabili, una variazione della per- gio successivo, l’analisi è stata stratificata per età,
cezione della performance in termini clinicamente genere e FEV1. È stato quindi utilizzato l’effect-size
significativi era riportata dagli stessi pazienti per method, calcolando la SD della variazione di distan-
incrementi della distanza percorsa compresi tra 37 za percorsa: un incremento della distanza percorsa
e 71 metri  14; gli autori hanno quindi concluso che pari a 0,5xSD rappresenta un moderato effect-size
in questi pazienti è necessario un incremento di al- e i ricercatori lo considerano generalmente un ef-
meno 70 m perché il miglioramento possa essere fetto importante 18. È stato inoltre determinato un
ritenuto clinicamente significativo. In uno studio empirico “rule effect size”  19: è stato calcolato che
relativo a pazienti con scompenso cardiaco cronico una variazione pari all’8% del range osservato em-
(CHF) tale variazione scendeva a 43 m 15 . È eviden- piricamente (compreso tra lo 0,5° e il 99,5° percen-
te come questi due esempi sottolineino la cautela tile) corrisponda ad un effetto moderato/rilevante.
con cui i risultati di questo test, peraltro assai utile Infine, è stata confrontata la proporzione dei pa-
e largamente impiegato, dovrebbero essere consi- zienti nei quali si registravano miglioramenti delle
derati, diversamente da quanto attualmente acca- variabili di outcome riferite dal paziente (St. Ge-
de nella pratica clinica e spesso anche negli studi orge’s Respiratory Questionnaire - SGRQ, Chronic
scientifici. Il fatto stesso che il valore del risultato Respiratory Questionnaire – CRQ, e Feeling Ther-
ottenuto sia così variabile per soggetti affetti da pa- mometer - FT) maggiori delle rispettive MID con
tologie diverse dovrebbe indurre a serie riflessioni quella dei pazienti nei quali si registravano effetti
sulla necessità di ottenere evidenze più solide su rilevanti in termini di 6MWT.
cui basare l’impiego di questo test. I 3 metodi basati sulla distribuzione hanno portato
Nel 2008 Puhan et al.  16 hanno pubblicato un ar- a considerare come significativa una differenza tra
ticolo in cui venivano analizzati i dati relativi a 9 il prima e dopo trattamento di almeno 35 metri nei
diversi studi su pazienti BPCO di gravità media o pazienti BPCO moderati o severi (Tabella 23.II – ).
elevata nei quali il test era impiegato ai fini di mi- Questa variazione non risultava significativamente
surare l’effetto del trattamento riabilitativo. Sono correlata alle MID determinate per outcome ripor-
stati utilizzati 3 diversi metodi basati sulla distri- tati dal paziente (SGRQ, CRQ, FT). Considerato che
buzione dei dati e si è cercato di determinare la le distanze medie percorse dai pazienti nei 9 studi
“minimal important difference” (MID), utilizzando considerati erano comprese tra i 323 e i 435 me-
un “anchor based method” (identificazione del- tri con ampie deviazioni standard, si vede come la
la variazione di metri percorsi risultata correlata variazione di 35 metri nel singolo soggetto possa
a una variazione clinicamente significativa di una rappresentare una percentuale assai variabile del
Il test del cammino
231

valore basale: ne consegue che la percentuale non una variazione di 6MWD di almeno 54 metri per-
può essere considerata una modalità corretta di ché il paziente non riferisse, al termine del tratta-
espressione del risultato e come la stessa variazio- mento riabilitativo di “sentirsi pressappoco come
ne assoluta vada considerata con molta cautela. È prima”  14. Per contro era necessaria una variazione
interessante osservare come in pazienti BPCO con in negativo più ampia (-70 metri) perché i pazienti
ostruzione da media a rilevante il valore di SEM riferissero di apprezzare un modesto peggioramen-
non risultasse significativamente influenzato dal to soggettivo.
grado di ostruzione (Figura 23.1). Le correlazioni tra le variazioni di 6MWD con le va-
Anche altri autori hanno utilizzato la Minima Dif- riazioni di parametri spirometrici e con la mortalità
ferenza (Clinicamente) Importante (MID) per la non sono ancora supportate da evidenze consistenti
valutazione della risposta al trattamento nei pa- e univoche. Vi sono tuttavia alcuni studi che dimo-
zienti BPCO. Una review comparsa poco prima del strano come la riduzione di 6MWD con il progredi-
lavoro di Puhan suggeriva che la MID per 6MWD re della malattia in pazienti BPCO possa essere un
fosse compresa tra 54 e 80 metri  26. Utilizzando i predittore indipendente della sopravvivenza: Pinto-
dati ottenuti in uno studio su pazienti con BPCO Plata et al.  29 hanno studiato un gruppo di pazienti
severa, in questa stessa review veniva calcolato un affetti da BPCO severa (FEV1 basale 1,04 ± 0,39 litri,
coefficiente di ripetibilità di 86 metri e di conse- con decadimento annuo di -106 ± 173 ml) seguiti
guenza era suggerito di considerare come clini- per un periodo di 2 anni ed hanno registrato nei
camente non significative le variazioni di entità non-survivors una più consistente riduzione annua
minore  27. Peraltro uno studio di Patel e Sciurba  28 di 6MWD (-40 metri) di quella registrata nei survi-
individuava in 107 metri la variazione minima a di- vors (-22 metri), mentre FEV1 mostrava variazioni
mostrazione dell’efficacia di un trattamento breve. assai simili tra i 2 sottogruppi (118 vs 102 ml). Va tut-
Altri autori hanno segnalato come fosse necessaria tavia segnalato che anche il valore basale di 6MWD
era significativamente diverso nei due sottogruppi:
275 ± 98 metri per i survivors contro i 188 ± 98 metri
dei non-survivors.
Nella stessa direzione vanno i risultati di Casanova
et al. 30 che hanno dimostrato come in una popola-
zione seguita per un tempo medio di 60 mesi (mi-
nimo 36) il 6MWT fosse un predittore di mortalità
nei pazienti con FEV1 < 50% e come la desaturazio-
SEM (m)

ne durante cammino fosse anch’esso un predittore


di mortalità (Figura 23.2); tuttavia gli stessi autori
riportavano come la significatività di questi due in-
dici fosse inferiore a quella della sola PaO2 rilevata
a riposo.
È infine noto come la distanza percorsa nel 6MWT
entri nel “BODE”, proposto da Celli come un sem-
plice sistema di grading multidimensionale per de-
finire la gravità della BPCO 31: il punteggio comples-
FEV1 % teorico sivo è ottenuto per somma dei punteggi attribuiti a
4 variabili – FEV1 (% pred), 6MWD (m) MMRC Dy-
spnea Scale e BMI – ciascuna delle quali dispone di
Figura 23.1. Stime di SEM stratificato per FEV1: la nume- un range di gravità compreso tra 0 e 4. È da notare
rosità dei 3 gruppi era di 54 soggetti per FEV1 > 50%, 107 come i pazienti che non sono compromessi in ma-
soggetti per FEV1 compreso tra 35% e 50% e 140 soggetti niera notevolmente elevata quanto a capacità di
per FEV1 < 35% 16.
esercizio rientrino nella prima categoria di 6MWD,
Manuale di fisiopatologia respiratoria
232

tati in questo breve capitolo mettono in evidenza


come anche per questa specifica applicazione non
vi sia uniformità di risultati, soprattutto per quanto
riguarda l’entità della variazione da ritenere signifi-
cativa in senso funzionale e clinico; le altre finalità
per le quali l’esame viene attualmente impiegato
mostrano limiti ancora maggiori e devono indurre
ad una cautela anche più marcata.
Sarebbe opportuno disporre di studi più corretti
e fondati su casistiche ampie e rappresentative
della popolazione “normale” per poter utilizzare
con maggiore sicurezza questo test, che continua
a riscuotere grande successo per la sua semplicità
Figura 23.2. Curve di sopravvivenza di pazienti BPCO in e sicurezza di esecuzione, ma il cui effettivo valore
stadio GOLD 4, con FEV1 < 50% del teorico e PaO2 a ri- ai fini diagnostici è in realtà al momento alquanto
poso < 60 mmHg, divisi in desaturatori durante esercizio
(SpO2 < 90%, linea tratteggiata) e non desaturatori duran- limitato. Va infine fatto un cenno, pur brevissimo,
te 6MWT (SpO2 >90%, linea continua) (da Casanova et al. alla comparsa in letteratura di strumenti diversi
2008 30, mod.). dal 6MWT per la quantificazione della capacità di
esercizio, come il “4 meter gait-speed”, nel quale vi-
ene determinata la velocità del cammino nei primi
della quale fanno parte tutti i soggetti che percor- 4 metri di percorso su un tracciato predeterminato
rono almeno 350 metri nei 6 minuti. In realtà, quin- (analogamente a quanto avviene per il 6MWT) es-
di, il ruolo di questa variabile diventa significativo eguito al passo “abituale” del paziente (4MGS): un
nel determinare il punteggio di gravità dei pazien- recente lavoro di Kon et al  32 ha evidenziato una
ti solo all’interno del sottogruppo maggiormente buona correlazione tra questo parametro e la dis-
compromesso: al di sotto dei 350 metri il punteg- tanza percorsa nello shuttle walk test (SWT), men-
gio è stato definito, peraltro arbitrariamente, per tre una correlazione più modesta, ancorché sig-
intervalli di 100 metri (349-250, 249-150, < 150). nificativa veniva trovata con l’MRC dyspnea scale
Quanto sin qui esposto evidenzia la necessità di e con lo score del SGRQ. I pazienti con una lenta
interpretare i risultati di questo test, di largo imp- 4MGS avevano un ridotto SWT e valori più elevati
iego soprattutto in campo pneumologico e cardio- dell’MRC dyspnea score e di SGRQ. Al momento
logico, con la giusta cautela. Fermo restando che tuttavia questi risultati, pur interessanti e pro-
il modo più corretto di utilizzarlo è fondato sulla mettenti sono da cosiderarsi ancora preliminari,
registrazione delle variazioni di 6MWD nello stesso necessitando di ulteriori conferme sperimentali,
soggetto, soprattutto per cercare di quantificare gli che ne definiscano con sicurezza il valore clinico ed
effetti di un trattamento riabilitativo, i dati ripor- i campi di corretta applicazione.

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Manuale di fisiopatologia respiratoria
234

24 I valori teorici
Francesco Pistelli, Eti Maria Giulia Di Vincenzo*, Laura Carrozzi, Matteo Bottai**,
Isa Cerveri*, Giovanni Viegi***
Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa; * Policlinico San Matteo, Pavia; ** Karolinska Institutet, Stockholm
(Sweden); *** Istituti di Biomedicina e di Immunologia Moleculare CNR, Palermo, e di Fisiologia Clinica CNR, Pisa

L’interpretazione delle prove di funzione respirato- lativamente agli strumenti, ai protocolli di misura
ria si basa sul confronto delle misure osservate in ed ai valori teorici. Nel 1960, l’European Commu-
un singolo soggetto/paziente con quelle indicate, nity for Steel and Coal (ECSC) (acronimo italiano:
per quell’individuo, dai “valori teorici” (o “valori CECA - Comunità Europea del Carbone e dell’Ac-
di riferimento” o “valori predetti”), e valutando se ciaio) fu la prima istituzione ad emanare racco-
siano comprese o meno all’interno di un interval- mandazioni  3. Nel 1971, fu pubblicato un aggior-
lo di “normalità”. I valori teorici rappresentano la namento comprendente i valori teorici per la volu-
misura dei parametri di funzione respiratoria che metria statica 4. Negli USA, i primi passi per la stan-
ci si aspetta di osservare in un individuo “normale”, dardizzazione della spirometria furono compiuti
cioè non affetto da patologie o sintomi respiratori alla fine degli anni 1970 dall’American Thoracic So-
e privo di fattori di rischio respiratori (come il fumo ciety (ATS), che elaborò anche un documento per
di tabacco o l’esposizione professionale a polveri o l’applicazione nelle ricerche epidemiologiche  5  6.
gas), che ha le stesse caratteristiche antropometri- Nel 1983 la ECSC pubblicò un documento sulla
che (in particolare, razza, genere, età e altezza) del standardizzazione della spirometria, con equazioni
soggetto/paziente in esame. I valori teorici sono per valori teorici calcolate combinando equazioni
calcolati da “equazioni di riferimento” o “equazioni pubblicate nei trenta anni precedenti (“Summary
di predizione”, derivate da misure osservate in un equations”) 7. Le stesse “Summary equations” furo-
campione rappresentativo di soggetti “normali” se- no successivamente riproposte in un documento
lezionato dalla popolazione generale. ufficiale della European Respiratory Society (ERS)
nel 1993  8 e costituiscono ancora oggi i valori teo-
Cenni storici rici più utilizzati nella pratica clinica dei laboratori
Nel 1846, John Hutchinson introdusse l’uso dello spi- di fisiopatologia respiratoria in Europa. Succes-
rometro per la misura di quella che lui stesso definì sivamente, sia negli USA sia in Europa, sono stati
“capacità vitale” 1. Le sue osservazioni su 1.923 “cases pubblicati documenti di aggiornamento sulla stan-
considered as healthy” dimostravano che questa mi- dardizzazione delle prove di funzione respiratoria,
sura era correlata direttamente all’altezza ed inversa- con raccomandazioni sulla derivazione dei valori
mente all’età dell’individuo. Un secolo più tardi, nel teorici e sull’interpretazione della spirometria  9-11.
1947, Tiffenau e Pinelli pubblicavano i primi risultati I documenti di riferimento attuali sulle raccoman-
sulla misura della manovra di espirazione forzata, dazioni per la standardizzazione e l’interpretazione
aprendo la strada alla spirometria moderna 2. delle prove di funzione respiratoria e l’uso dei va-
Da allora si è assistito ad una progressiva standar- lori teorici sono quelli pubblicati congiuntamente
dizzazione delle prove di funzione respiratoria, re- dall’ATS e dall’ERS nel 2005 12-15.
I valori teorici
235

Scopo del capitolo numeroso di soggetti “normali”; la probabilità di


Lo scopo di questo capitolo è descrivere le basi selezionare soggetti “normali” si riduce all’aumen-
metodologiche e biostatistiche per il calcolo e l’uso tare dell’età dei soggetti in studio, in particolare
dei valori di riferimento per le prove di funzione tra gli uomini oltre i 50 anni di età. Ad esempio,
respiratoria, con le possibili implicazioni riguardo tra i soggetti di 8-16 anni di età della popolazione
all’interpretazione delle misure osservate, e fornire generale degli Stati Uniti, partecipanti allo studio
un riferimento per le principali equazioni di predi- NANHES III, il 67% soddisfaceva i principali criteri
zione dei valori teorici ottenute in studi condotti in per la definizione di soggetto “normale” (cioè, as-
Italia e a livello internazionale. senza di bronchite cronica, asma bronchiale, respi-
ro sibilante, tosse, espettorato, abitudine al fumo di
Le basi metodologiche e sigaretta) a fronte del 28% dei soggetti in età adul-
biostatistiche del calcolo ta, mentre nella classe d’età 51-65 anni solo l’8%
degli uomini era “normale” a fronte del 14% delle
Criteri di selezione dei soggetti normali donne 16. Ancora più difficile è selezionare soggetti
che si conservino “normali” nel tempo; ad esempio,
I valori teorici sono calcolati da equazioni derivate è stato osservato che solo il 18% dei soggetti “nor-
da misure di funzione respiratoria, che sono osser- mali” partecipanti alla prima indagine epidemiolo-
vate in un campione rappresentativo di soggetti gica condotta nel Delta del fiume Po soddisfaceva
“normali” selezionato dalla popolazione generale. gli stessi criteri di selezione alla seconda indagine
I criteri di selezione hanno l’obiettivo di escludere condotta otto anni dopo  17. È stato calcolato che
quei soggetti che presentino caratteristiche che in- il numero di soggetti necessario per convalidare i
fluiscono negativamente sulla misura della funzio- valori teorici, al fine di evitare differenze spurie do-
ne respiratoria. I più importanti criteri di selezione, vute a errori di campionamento, è di almeno 150
raccomandati nei documenti di standardizzazione, maschi e 150 femmine 18.
prevedono di escludere i soggetti che riferiscono
sintomi respiratori (quali tosse, espettorato, di- Selezione delle equazioni di riferimento
spnea, sibili), una storia di diagnosi medica di ma-
lattie respiratorie (quali asma bronchiale, enfisema Idealmente, le equazioni di riferimento utilizzate in
polmonare, bronchite cronica, tubercolosi) o di un singolo laboratorio dovrebbero essere derivate
malattie cardiovascolari, ospedalizzazioni per con- dalla stessa popolazione cui appartengono i sog-
dizioni polmonari o toraciche, esposizioni al fumo getti/pazienti che vi afferiscono, utilizzando per
di sigaretta, e ad agenti nocivi sul lavoro  10  11. Tali l’acquisizione delle misure di funzione respiratoria
informazioni sono di solito raccolte tramite que- lo stesso strumento e protocollo di misura operati-
stionari auto- o etero- somministrati. Tuttavia, non vo in quel laboratorio 15. Tuttavia, è pratica abitua-
esiste un comportamento omogeneo nell’uso dei le che nel laboratorio di fisiopatologia respiratoria
criteri di selezione e gli studi sulla derivazione dei siano utilizzate equazioni già pre-impostate negli
valori teorici mostrano un’ampia variabilità nei cri- strumenti. Al fine di ridurre le fonti di variabilità, e
teri applicati; in alcuni casi sono stati considerati conseguenti errori interpretativi, pertanto, nel se-
come criteri di esclusione anche la presenza di se- lezionare le equazioni di riferimento è importante
gni patologici riscontrati alla radiografia o all’esame seguire le raccomandazioni dei documenti di stan-
obiettivo del torace o nei tracciati elettrocardio- dardizzazione  15. Queste consigliano di verificare
grafici. Sono stati proposti anche altri più stringenti che:
criteri di selezione, come ad esempio l’esposizione - la popolazione “normale” da cui sono derivate
a fumo passivo o malattie respiratorie nell’infanzia, abbia intervallo di età e caratteristiche etniche,
che non sono abitualmente considerati, anche per antropometriche, socioeconomiche e ambien-
evitare il rischio di selezionare soggetti “super nor- tali sovrapponibili a quelle della popolazione in
mali”  11. Ovviamente, più restrittivi sono i criteri cui tali equazioni sono applicate;
applicati, più difficile è selezionare un campione - le misure di funzione respiratoria da cui sono
Manuale di fisiopatologia respiratoria
236

derivate le equazioni di predizione siano state - sono state derivate a partire da equazioni pub-
raccolte utilizzando strumento e protocollo di blicate, non dai dati di funzione respiratoria ori-
misura simili a quelli utilizzati nel laboratorio di ginali osservati;
fisiopatologia respiratoria in cui sono applicate; - i parametri di VC, IVC, EVC e di FVC, e di con-
- le equazioni di predizione siano state derivate seguenza i rapporti tra FEV1 e VC o FVC, sono
usando modelli statistici validi e biologicamen- stati considerati equivalenti, poiché, in diverse
te plausibili; pubblicazioni originali, non era riportato chia-
- nelle equazioni siano riportati i limiti dell’inter- ramente da quale manovra derivasse il singolo
vallo di normalità o siano fornite informazioni parametro;
per calcolarli; - ne viene consigliata l’applicazione in soggetti
- le equazioni di predizione selezionate proven- d’età compresa tra i 18 e i 70 anni, e per estra-
gano dalla stessa fonte bibliografica per tutti i polazione anche in soggetti oltre i 70, anche se
parametri di funzione respiratoria considerati. le equazioni sono state calcolate per soggetti di
Inoltre, è raccomandato di evitare che le equa- 25-70 anni d’età.
zioni siano applicate in soggetti con età e misure
antropometriche fuori dall’intervallo di quelle dei Calcolo dei valori teorici
soggetti nei quali sono state derivate (estrapolazio- Il calcolo dei valori teorici è un processo complesso
ne) 10 11 15. che si articola in una serie di passi consecutivi. Per
Come indicazione generale, il documento di stan- semplicità espositiva, questi passi sono elencati qui
dardizzazione ATS-ERS del 2005, raccomanda di di seguito.
utilizzare, per gli USA, le equazioni di riferimento
NANHES III per i soggetti di 8-80 anni di età  16 e Passo 1. Selezione dei soggetti normali
quelle di Wang et al. per i soggetti di età inferio-
re agli 8 anni 19, mentre, per l’Europa, non racco- Il calcolo dei valori teorici può essere effettuato
manda una serie specifica di equazioni, anche se solo dopo che un campione di soggetti normali sia
riconosce che quelle più diffuse e utilizzate sono le stato selezionato dalla popolazione di riferimento,
equazioni ERS 1993 8 per i soggetti di 18-70 anni di come descritto nelle sezioni precedenti. La validi-
età e quelle di Quanjer et al. per l’età pediatrica  20; tà e applicabilità dei valori teorici dipende stret-
inoltre, il documento evidenzia la necessità di un tamente dalla qualità del campione selezionato.
nuovo ampio studio europeo sulla derivazione di Affinché i valori teorici siano validi occorre che il
equazioni di riferimento aggiornate. campione dei soggetti selezionati sia il più possibile
La mancanza di una chiara raccomandazione all’u- simile alla popolazione dei soggetti ai quali i valori
so delle equazioni ERS 1993 in Europa deriva dal- sono applicati. Ad esempio, valori calcolati a parti-
le dimostrazioni che queste equazioni possono re da campioni selezionati molti anni fa o estratti
condurre a errori interpretativi di sovrastima della da popolazioni diverse per composizione etnica o
funzione respiratoria  21  22. In effetti, le cosiddette stile di vita possono essere non adeguati.
“Summary equations”, ERS 1993 o CECA 1983, pre-
Passo 2. Individuazione dei predittori
sentano diversi limiti metodologici:
più importanti
- sono state calcolate a partire da più di 20 serie
di equazioni pubblicate tra gli anni 1950 e 1980, In una popolazione di soggetti normali la funzione
e soggette così a quello che è definito “effetto respiratoria varia da individuo a individuo. È natu-
coorte” (vale a dire che la funzione respirato- rale che la funzione di un bambino di 10 anni sia
ria, ad esempio nei soggetti nati nel 1950, si è diversa da quella di un adulto di 30, quella di un
sviluppata in modo diverso durante l’accresci- uomo da quella di una donna, quella di un sogget-
mento rispetto a quella dei soggetti nati nel to alto da quella di un soggetto basso. Età, altezza e
1980, a causa di fattori biologici e/o ambientali genere sono noti predittori della funzione respira-
diversi presenti in epoche diverse); toria in soggetti sani. In alcuni studi è stato osserva-
I valori teorici
237

to che BMI, definito come peso (kg) diviso altezza molti anni, il modello statistico più comunemen-
(metri) al quadrato, può essere un ulteriore predit- te utilizzato è stato quello di derivare equazioni di
tore importante  17, in quanto può cogliere aspetti predizione lineari stratificate per intervalli di età 23.
della corporatura di un soggetto potenzialmente Questa metodica determina un conflitto nei valori
non spiegati soltanto da età, altezza e genere. di riferimento ai punti di transizione tra le diverse
classi d’età. Più recentemente sono stati utilizzati
Passo 3. Predizione della funzione respiratoria modelli matematici più complessi, come ad esem-
Per predire i valori di funzione respiratoria è neces- pio gli “splines” cubici naturali, che consentono
sario capire come questa varia al variare dei predit- di descrivere con una sola equazione continua la
tori importanti, quali età, altezza e genere. Questo funzione respiratoria su tutto l’intervallo d’età stu-
è un passo delicato che spesso richiede l’applica- diato 17 24.
zione di strumenti statistici avanzati. A titolo illu- Le differenze tra maschi e femmine sono moltepli-
strativo, la figura 24.1 mostra la relazione della FVC ci: pertanto, i valori teorici sono di solito derivati
con età e con altezza in un campione di soggetti separatamente nei due generi. Infine, ciascun indi-
sani selezionato dall’indagine epidemiologica con- ce di funzione respiratoria presenta caratteristiche
dotta nel Delta del fiume Po  17  23. I punti rappre- proprie che richiedono approcci metodologici spe-
sentano i valori osservati e la curva indica approssi- cifici.
mativamente un valore medio di FVC. La relazione
Passo 4. Definizione dei limiti di normalità
tra FVC ed altezza è chiaramente curvilinea ed è
spesso approssimata da una funzione parabolica. Per valutare la funzione respiratoria di un sogget-
La relazione tra FVC ed età è più complessa e non to, in particolare se questa è da considerarsi nor-
facilmente approssimabile con semplici funzio- male, è importante capire che, in una popolazione
ni polinomiali come ad esempio una parabola. In di soggetti sani con stessa età, altezza e genere, la
letteratura sono stati utilizzati diversi approcci. Per funzione respiratoria varia. È naturale che alcuni
FVC (litri)

FVC (litri)

Altezza (cm) Età (anni)

Figura 24.1. Relazione tra FVC e altezza (quadro di sinistra) e età (quadro di destra) in un campione di soggetti “nor-
mali” selezionati dalla popolazione generale (studio nel Delta del Po, Pistelli et al., 2000) 17. I cerchi rappresentano i valori
osservati e la curva indica approssimativamente il valore medio di FVC.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
238

soggetti abbiano una funzione superiore e altri in- vato. Utilizzare tale criterio conduce a considerare
feriore rispetto al valore medio atteso per la loro normale la quasi totalità dei giovani, spesso anche
età, altezza e genere. Perciò conoscere soltanto il quando questi sono malati, e considerare anormali
valore medio di funzione per età, altezza e genere molti anziani, anche quando questi sono sani.
non è sufficiente per valutare efficacemente se la La corretta applicazione dei criteri di riferimento
funzione di un soggetto sia normale o no. È invece permette un’oggettiva valutazione della funzio-
necessario stabilire un limite inferiore di normalità. ne respiratoria di un soggetto. Quando il sogget-
Questo passo richiede nuovamente l’uso di metodi to viene osservato più volte a distanza di tempo,
statistici avanzati. Nel corso degli anni sono stati l’evoluzione della funzione respiratoria può essere
utilizzati diversi approcci. I metodi proposti più seguita analogamente a quanto viene fatto con le
recentemente sono GAMLSS  25 e quantile regres- curve di accrescimento per i neonati. Se valutati in-
sion  26 che consentono di stimare direttamente i sieme con altri importanti aspetti quali abitudini di
percentili della funzione respiratoria. Ad esempio, fumo e comorbosità, i valori teorici della funzione
il quinto percentile corrisponde al valore di FVC al respiratoria possono aiutare a completare l’inqua-
di sotto del quale si trova soltanto il 5% dei soggetti dramento clinico di un soggetto.
sani per dati età, altezza e genere. Questo valore è
spesso utilizzato come limite inferiore di normalità. Valori teorici per la spirometria
Altri metodi definiti in passato prevedono l’uso del e per i volumi polmonari in Italia
rapporto tra il valore osservato per ogni soggetto La seguente sezione ha l’obiettivo di presentare i
e il corrispondente valore atteso medio per età, al- valori teorici per la spirometria e per i volumi pol-
tezza e genere. Questo rapporto è talvolta espresso monari ottenuti da campioni di soggetti normali
in percentuale: “percento del predetto”. italiani adulti, esaminati nel corso di indagini epi-
demiologiche. La Tabella 24.I riporta l’elenco e le
Calcolo dei limiti di normalità caratteristiche degli studi pubblicati da cui sono
I passi indicati nella sezione precedente consento- state ricavate le equazioni di riferimento per i di-
no di derivare validi valori teorici attraverso i quali versi parametri.
è possibile valutare efficacemente la funzione re-
spiratoria di un soggetto. Se i passi non sono seguiti Spirometria
con attenzione, i valori di riferimento possono es- La prima opportunità di derivare equazioni di ri-
sere inattendibili. Una volta ottenuti valori teorici ferimento su soggetti normali italiani si è realizza-
adeguati, è essenziale che siano utilizzati ed inter- ta nell’ambito dell’indagine epidemiologica longi-
pretati correttamente. Errori di varia natura sono tudinale condotta a partire dagli anni ‘80 su un
frequenti nella pratica clinica ed epidemiologica 27. campione di popolazione generale residente nel
Per valutare correttamente la funzione respiratoria Delta del fiume Po  23. Nella prima fase trasversa-
di un soggetto, le linee guida internazionali racco- le dello studio, selezionando i dati dei parametri
mandano l’utilizzo di limiti di normalità specifici spirometrici di 801 soggetti normali (538 femmi-
per età, altezza e genere. Un valore che può essere ne e 263 maschi) sono state derivate equazioni
considerato normale per un bambino di 10 anni, di predizione, distinte per genere e per gruppi di
può non esserlo per un uomo di 30 o di 80 anni. età. L’andamento di VC, FVC e FEV1 rispetto all’età
Utilizzare lo stesso valore teorico per ogni sogget- mostrava infatti la presenza di tre punti di cambia-
to è spesso una grossolana approssimazione con mento della regressione che delimitavano altret-
gravi conseguenze sulla valutazione della funzione tanti gruppi di età (diversi per i maschi e le fem-
polmonare di un soggetto. Ad esempio, definire mine) corrispondenti alle fasi di crescita, stabilità
normale un valore di funzione perché è superiore e declino della funzione polmonare. Applicando
all’80% del valore predetto è in generale sbagliato, una tecnica matematica proposta da Knudson et
anche quando il valore predetto utilizzato è spe- al. 28, furono identificati 6 diversi gruppi di età per
cifico per età, altezza e genere del soggetto osser- i quali furono ottenuti i coefficienti di regressione
I valori teorici
239

Tabella 24.I. Studi da cui sono stati calcolati valori teorici ottenuti da campioni di soggetti “normali” appartenenti alla
popolazione italiana.
Range di età N di
Anno di
Autore dei soggetti soggetti Parametri funzionali Variabili in equazione
pubblicazione
studiati studiati
Paoletti P23 1986 8 - 64 801 VC, FVC, FEV1, FEV1/FVC%, Età, altezza
FEV1/VC%, PEF, FEF25-75,
FEF75-85, Vmax50, Vmax75.
Pistelli F17 2000 8 - 70 1.039* VC, FVC, FEV1, FEV1/FVC%, Età, altezza, BMI
FEV1/VC%, PEF, FEF25-75,
FEF75-85, Vmax50, Vmax75.
Pistelli R29 2003 65-85 429 FVC, FEV1, FEF 25-75, Età, altezza,
Variabili di
valutazione geriatrica
multidimensionale**
Pistelli F24 2007 8 - 74 497 VC, FVC, FEV1, FEV1/FVC%, Età, altezza, BMI
FEV1/VC%, PEF, FEF25-75,
FEF75-85, Vmax50, Vmax75.
Tantucci C30 2006 65 - 85 241 Capacità Vitale Inspiratoria Età, altezza, BMI
Bottai M 26
2011 411 Capacità Vitale Inspiratoria Età, altezza, BMI
Viegi G33 1988 8-64 181 Closing Volume, Closing Età, altezza
Volume/Vital Capacity,
Closing Capacity, Closing
capacity/Total Lung
Capacity
Paoletti P34 1992 8-64 712 Volume Residuo Età, altezza, peso
BMI = Body Mass Index. * 893 soggetti “trasversali” (che hanno eseguito una sola rilevazione) e 146 “longitudinali” (che hanno eseguito due
rilevazioni). ** vedi testo per una descrizione dettagliata.

lineare per altezza ed età relativi a FVC, FEV1, VC ne emergeva dall’osservazione della distribuzione
e flussi medi ed istantanei ai vari livelli di FVC, da dei valori predetti di FVC e di VC applicata ad un
utilizzare per il calcolo dei corrispondenti valori ipotetico campione di soggetti di età compresa
teorici. In considerazione della distribuzione non tra 8 e 64 anni: l’andamento con l’età dei due vo-
gaussiana dei dati, il 95° percentile della distribu- lumi polmonari era sovrapponibile fino all’inizio
zione dei valori espressi in percento del teorico è della fase di declino della funzione (35 anni per i
stato il criterio di normalità proposto. Le equa- maschi e 40 anni nelle femmine) durante la qua-
zioni di predizione così ottenute sono state con- le i valori di VC si mantenevano costantemente
frontate con quelle ottenute da altre popolazioni più elevati indicando una maggiore velocità di
europee e americane con caratteristiche simili. Le declino con l’età da parte di FVC rispetto a VC.
predizioni italiane sono risultate più elevate per Pur emergendo da dati di tipo trasversale (quindi
l’FVC in entrambi i generi; per FEV1 i valori sono raccolti su soggetti diversi appartenenti a diverse
stati sovrapponibili, con l’eccezione delle equa- classi di età), tale fenomeno dimostrava “epide-
zioni derivate dallo studio americano pubblicato miologicamente” l’effetto dell’età sulle proprietà
da Ferris nel 1965. Un’interessante considerazio- meccaniche del sistema ventilatorio.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
240

La realizzazione, 8 anni più tardi, della seconda dipendenza degli indici di funzione respiratoria dal
fase dello studio, effettuata sullo stesso campione BMI, mentre il confronto con le altre equazioni di
di popolazione generale e con stessa metodologia riferimento ha dimostrato una variazione significa-
standardizzata  17, ha permesso di derivare nuove tiva nei valori teorici ottenuti quantizzabile fino ad
aggiornate equazioni di predizione con due prin- un massimo di 400 ml di differenza per FEV1 e di
cipali aspetti innovativi: la possibilità di disporre 500 ml di differenza per VC. Le cause di tali impor-
di dati longitudinali (osservando quindi il reale tanti differenze sono attribuibili a variazioni tem-
andamento con l’età della funzione polmonare) porali e di caratteristiche delle popolazioni, così
e l’applicazione di modelli statistici più comples- come all’impiego di diversa strumentazione per
si denominati “splines cubici naturali“ (“natural l’esecuzione della spirometria; esse sottolineano la
cubic splines”). L’uso di tale tecnica (cfr. anche il necessità di utilizzare valori di riferimento aggior-
paragrafo Calcolo dei valori teorici) permette una nati ed il più possibile simili alle popolazioni affe-
modellizzazione in continuo del non lineare an- renti ai laboratori. Le implicazioni correlate all’uso
damento della funzione polmonare rispetto all’età. delle diverse equazioni possono essere clinicamen-
Si ottiene così un’unica equazione di predizione, ri- te anche molto rilevanti, come dimostrato dai dati
spettivamente per i maschi e le femmine, che tiene di prevalenza di ostruzione delle vie aeree ottenibili
conto delle fasi biologiche di crescita, stabilizzazio- applicando le diverse equazioni la cui variazione è
ne e declino dei parametri di funzione respiratoria. risultata compresa tra -3% e +28%.
È interessante notare come in tale modello, insie- Un altro importante studio italiano dal quale sono
me all’altezza ed all’età, compaia come significativo stati ottenuti dati su soggetti normali per la de-
predittore della funzione polmonare anche il BMI, rivazione di valori teorici, è stato lo studio multi-
il cui coefficiente nell’equazione è positivo fino ad centrico SARA (“Salute Respiratoria nell’Anziano”)
un certo valore (25,7 kg/m2 nei maschi e 29,9 kg/m2 condotto negli anni 1996-97 su una popolazione
nelle femmine) per poi divenire negativo secondo di età compresa tra 65 e 85 anni  29. Lo studio rap-
un andamento parabolico. Più recentemente, sele- presenta l’unica rilevazione spirometrica di larga
zionando un gruppo di soggetti non fumatori sani numerosità sulla popolazione anziana, raccolta su
dal campione di popolazione partecipante alla se- un campione distribuito su varie aree geografiche
conda fase dello studio del Delta Padano, è stato della penisola e plausibilmente rappresentativo
applicato un modello di “regressione quantilica” della realtà nazionale. I dati sono stati analizzati
per la stima dei valori dei percentili sulla distribu- utilizzando un’analisi di regressione multipla, se-
zione della IC 26. Questo studio pilota apre interes- paratamente nei maschi e nelle femmine, selezio-
santi prospettive di analisi statistica, applicandola nando dalla popolazione arruolata nello studio i
in questo alla stima di valori di normalità per la IC, soggetti non fumatori, senza diagnosi di malattie
ma proponibile per la modellizzazione di altri test. respiratorie croniche, diabete, ipertensione, insuf-
L’opportunità di un’indagine epidemiologica con- ficienza renale o epatica, alterazioni ECG maggiori.
dotta dallo stesso gruppo di ricerca su un altro In una prima analisi sono state considerate nel mo-
campione di popolazione generale, residente nel dello di predizione l’età e l’altezza; in una successi-
centro Italia (provincia di Pisa- studio di Pisa) negli va analisi sono state considerate anche variabili di
anni 1990-92 24, ha fornito la definizione di ulteriori valutazione geriatrica multidimensionale, quali lo
equazioni di predizione italiane popolazione-spe- stato mentale ed affettivo e la condizione generale
cifiche, ed il confronto dei valori predetti ottenuti di salute, dimostrando una significativa influenza
su quella popolazione con quelli provenienti dalla di tali caratteristiche sulla stima dell’effetto dell’età
popolazione italiana del Delta Padano e dai set di sulla funzione respiratoria e migliorando le stime
dati più comunemente utilizzati nella pratica clini- dei valori di predizione ottenuti.
ca in Europa (dati ECSC) 7 e negli Stati Uniti (NHA- Nello stesso campione di soggetti anziani, sono stati
NES III) 16. Le equazioni ottenute, applicando i mo- ottenuti valori teorici relativi alla IC  30. La selezione
delli di analisi in continuo, hanno confermato una dei soggetti sui cui dati elaborare le equazioni di
I valori teorici
241

predizione è stata eseguita includendo soggetti non nari a partire da campioni o gruppi di popolazione
fumatori, con un BMI < 30 Kg/m2 senza evidenza di normale sufficientemente numerosi è correlata alla
ostruzione delle vie aeree o di alterazioni restrittive. relativa complessità dell’esecuzione delle manovre
I modelli di predizione sono stati sviluppati sepa- necessarie in ambito epidemiologico. A nostra co-
ratamente in maschi e femmine, utilizzando analisi noscenza l’unico esempio italiano è ad oggi rappre-
di regressione multipla e incorporando età, altezza sentato dall’indagine epidemiologica condotta sul
e BMI. La distribuzione dei valori predetti ottenuti campione del Delta Padano nel corso della quale
dimostra un evidente declino della misura di tale era stata prevista la misurazione della SBN2 e del-
parametro con l’età; tale declino appare molto più la DlCO in singolo respiro. In particolare per SBN2
marcato di quello stimato applicando i valori teorici il numero di soggetti in grado di eseguire corretta-
europei calcolati come differenza tra i valori di TLC e mente la manovra è risultato pari al 42% di coloro
di FRC, misurati con pletismografo o metodo di dilu- che hanno correttamente eseguito la manovra di
izione su popolazioni inferiori a 70 anni di età. FVC. Tuttavia, anche in questo caso è stato possibi-
Sono, infine, da citare due lavori interessanti con- le, su sottocampione di soggetti normali, derivare
dotti su campioni provenienti da popolazione ita- equazioni di predizione e definire i valori di nor-
liana pediatrica. Il primo 31, è riferito ad una popo- malità (95° percentile) per gli indici del volume di
lazione di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, residen- chiusura. Il confronto con altri studi, dimostrava
te in tre aree geografiche del Lazio ed arruolata nel un andamento sovrapponibile della distribuzione
corso di un’ampia indagine condotta nelle scuole. dei valori di predizione rispetto all’età 33.
L’analisi dei dati spirometrici è particolarmente mi- Valori teorici sono stati forniti anche per il RV 34 cal-
rata allo studio delle relazioni tra i valori di FVC, colato sottraendo il valore della VC da quello della
FEV1 e flussi e le caratteristiche antropometriche, TLC, ottenuta con la tecnica della diluizione dell’e-
ed allo studio delle differenze attribuibili all’effetto lio in respiro singolo utilizzata per la misura della
modificatore del genere sull’andamento della fun- DlCO. La distribuzione per età dei valori mostra un
zione in queste fasi della crescita. Le predizioni ot- incremento del RV dagli 8 fino ai 20 anni (effetto
tenute sono valide per i volumi ma non per i flussi, di crescita); successivamente, i valori continuano
a causa dell’elevata variabilità dei dati ottenibili. Il ad aumentare seppure con una pendenza molto
genere è un predittore dei parametri di funzione meno evidente. Il confronto di tale distribuzione
respiratoria (che sono più elevati nei maschi) ma la con quelle della VC (che dall’età di 20 anni circa si
differenza scompare a parità di dimensioni polmo- riduce) e della TLC (che appare sostanzialmente
nari (controllando per i valori di FVC, considerato stabile) ottenute contestualmente, dimostrano
come proxy di capacità polmonare). Nei bambini il fisiologico fenomeno della graduale perdita del
sovrappeso la relazione tra altezza e volumi pol- ritorno elastico del parenchima polmonare con
monari si modifica con il genere. l’età, responsabile dell’aumento del volume in-
La seconda esperienza italiana pediatrica  32 ri- trappolato e della riduzione volumetrica. È anche
guarda un campione di 1.249 bambini di età com- interessante notare come nell’equazione di predi-
presa tra 3 e 6 anni, selezionato tra gli asili nido zione (ottenuta da un’analisi di regressione lineare
della città di Torino; 766 degli arruolati sono stati in due classi di età) il valore del RV appare signi-
in grado di fornire prove di funzione accettabili ficativamente correlato al peso (oltre che all’età e
e riproducibili; sono stati calcolati valori di riferi- all’altezza) ma solo nel genere femminile.
mento per FVC, FEV1 e flussi medi ed istantanei.
Nelle equazioni, il BMI, l’altezza, il peso ed il gene- I valori teorici per la capacità
re sono predittori di funzione polmonare. di diffusione polmonare
Volumi polmonari Introduzione
La difficoltà di ottenere dati funzionali da cui deri- Pur essendo un importante test di funzione pol-
vare equazioni di riferimento per i volumi polmo- monare globale, la DlCO è ancora poco utilizzata
Manuale di fisiopatologia respiratoria
242

nella valutazione clinica delle malattie respiratorie. Non bisogna dimenticare, quando si calcolano e si
I primi studi sul coefficiente di diffusione all’inizio analizzano i valori di DlCO, che i documenti inter-
del secolo XX si devono ai coniugi Krogh  35 i quali nazionali raccomandano di correggere la formula
si basarono sull’elevata affinità del CO all’emoglo- per fattori quali anidride carbonica, spazio morto
bina per stimare una delle funzioni fondamentali del volume inspirato, emoglobina e carbossiemo-
della respirazione, lo scambio di gas tra l’aria ed il globina. Tuttavia, è interessante notare che, in uno
sangue. studio su 739 uomini e 475 donne di una casistica
Un contributo di rilievo alla comprensione del si- di laboratorio di fisiopatologia respiratoria, noi  46
gnificato fisiopatologico della DlCO è venuto tra la abbiamo dimostrato che quando venivano appli-
metà degli anni ‘50 ed i primi anni ‘60 ad opera di: cate tutte e quattro le correzioni, le differenze per-
Ogilvie et al.  36 37, i quali hanno posto le basi per la centuali tra valore di DlCO non aggiustato e valore
standardizzazione del metodo in singolo respiro o aggiustato erano di solo lo 0,9% nei maschi e 2,9%
in apnea; Roughton e Foster 38, i quali sono stati in nelle femmine. Quindi, una quota elevata di varia-
grado di suddividerla nelle due componenti prin- bilità tra laboratori di DlCO deriva da variabilità tra
cipali, la Dm ed il Vc moltiplicato per la costante soggetti, che non può essere evitata, ed a differenza
theta che esprime il tasso di legame del CO agli eri- nelle tecniche del test (es. calcolo del Va, misure
trociti per mmHg di pressione parziale di CO; Jones di concentrazioni dei gas), da superare attraverso
e Meade 39, i quali hanno proposto uno dei metodi un processo di approfondita standardizzazione tra
più utilizzati per il calcolo del tempo di apnea. laboratori.
A partire dagli anni ‘60 e ‘70, Bates negli USA  40 e
Cotes in Inghilterra  41 hanno molto lavorato per I valori teorici per la capacità di diffusione
diffondere l’utilizzo della DlCO in clinica ed in me- polmonare in Europa
dicina del lavoro.
Un forte impulso, anche alla definizione dei valori In Europa, sin dal 1983 fu compiuto un tentativo
normali di riferimento, è stato dato dai documenti di standardizzazione della refertazione dei valori
di standardizzazione europei  42 e americani  43 che, di DlCO insieme a quelli degli indici spirometrici e
a beneficio della comunità internazionale, si sono volumetrici polmonari, ispirato inizialmente ad esi-
unificati negli anni 2000 su iniziativa dell’ATS e genze di medicina del lavoro 7.
dell’ERS 13. Nel 1993, il documento fu integrato e ripubblica-
La raccomandazione all’uso della DlCO tra i test di to  42: tuttora tali valori normali vengono usati in
primo livello, insieme alla spirometria e ai volumi molti laboratori, con ovvi problemi di inadeguatez-
polmonari, è contenuta nel documento sulle stra- za dovuti all’effetto coorte con modificazioni an-
tegie interpretative dei test di funzione respirato- tropometriche della popolazione, alle innovazioni
ria  15, dove è presentato un algoritmo che aiuta il tecnologiche, alla necessità, per i produttori di ap-
clinico ad orientarsi nei vari scenari di normalità/ parecchi di misurazione della DlCO, di conformarsi
anormalità dei test, individuali o combinati. agli standard più recenti 13.
Affrontare il tema dei valori normali della DlCO, oltre Alcuni laboratori ancora utilizzano i valori normali
alla considerazione dei fattori antropometrici (gene- proposti da Cotes e Hall 41 o da Crapo e Morris 47 o
re, età, altezza) che influenzano anche gli altri test di da Miller et al. 48 o da Knudson et al. 49.
funzione respiratoria, implica aver chiaro che il valo- Altri valori normali di DlCO pubblicati per popola-
re di DlCO è influenzato dal Va e dalla KCO. zioni europee, ma probabilmente non utilizzati al
Nonostante sia stato proposto da Chinn, Cotes et di fuori del paese di pubblicazione, sono quelli di:
al.  44 che si possa fare a meno del KCO, noi concor- Roca et al.  50 e di Garcia-Rio et al. per la Spagna  51;
diamo con la difesa del KCO sostenuta da Hughes e Gulsvik et al. per la Norvegia 52; Aguilaniu et al. per
Pride 45 e pensiamo che quindi si debbano utilizza- la Francia 53; Thompson et al. per popolazioni cau-
re entrambi i parametri nella valutazione del test casiche  54 (studio effettuato in Australia). Esistono
di DlCO. anche valori di riferimento per Dm e Vc 55.
I valori teorici
243

I valori teorici per la capacità di diffusione specialmente, in associazione con lo slope del plate-
polmonare in Italia au alveolare di azoto (indice derivato dal test del vo-
Gli unici valori normali di DlCO pubblicati in Italia lume di chiusura) e con gli espirogrammi forzati 58.
sono quelli provenienti dalla nostra indagine epi- La caratteristica di longitudinalità dell’indagine
demiologica sul campione di popolazione generale epidemiologica nel Delta del fiume Po, dove le mi-
del Delta del fiume Po 56 (Tabella 24.II –  , derivata sure di DlCO (e degli altri indici di funzione polmo-
da Tabella I e Tabella II della pubblicazione origina- nare) sono state eseguite due volte a distanza di 8
le), separatamente per genere e per gruppi d’età sia anni sugli stessi soggetti, ci ha offerto l’opportunità
per DlCO e TLC (alias Va) (pannello superiore) sia (rara in letteratura ed unica in Italia) di valutare le
per KCO (alias Dl/Va) (pannello inferiore). variazioni temporali in DlCO  59. È emersa così una
Il confronto con i valori di predizione esistenti all’e- caratteristica non desumibile dall’analisi degli stu-
poca in letteratura mostrò che i nostri valori erano di trasversali: negli adulti ultraquarantenni della
tra i più alti tra quelli pubblicati. Ciò è stato confer- popolazione generale, DlCO declina in modo più
mato successivamente dal lavoro di Thompson et accentuato indipendentemente dal genere, dall’a-
al.  54 (Figure 24.2a-24.3c –  , derivate dalla Figu- bitudine al fumo e dal livello iniziale di FEV1.
ra 1 della pubblicazione originale). Le nostre ipote- Recentemente, è aumentata l’attenzione sulla pos-
si per cercare di spiegare questo fenomeno si sono sibile influenza dell’indice BMI sulla funzione respi-
basate sulle caratteristiche della nostra popolazio- ratoria 60.
ne (rigorosa selezione di normalità; zona prevalen- Abbiamo applicato modelli di regressione lineare
temente rurale con bassi livelli di inquinamento mediana per stimare le mediane della variazione
atmosferico) e del nostro strumento (Pulmonary (calcolata come valore al follow-up meno valore
Desk System della Hewlett Packard), specialmente iniziale) di VC, FVC, FEV1 e DlCO, come funzione
per quanto riguarda la misura del Va che entra al della variazione di BMI durante il periodo di follow-
numeratore della formula di calcolo della DlCO. In up, separatamente per genere. L’entità di riduzione
effetti, abbiamo verificato che, per la misura della della funzione respiratoria tendeva a essere mag-
spirometria, tale strumento applicava un algoritmo giore tra coloro che avevano inizialmente valori più
che consentiva di campionare l’aria a flussi molto elevati di BMI, specialmente tra i maschi. È interes-
bassi per definire la fine del test, con conseguenti sante notare che, per la DlCO, le variazioni longitu-
valori elevati di Va dinamici 57. dinali di BMI causavano un lieve incremento, non
Un valore aggiunto dell’uso del test in singolo re- statisticamente significativo. È quindi ragionevole
spiro di He per la misura di DlCO in epidemiologia pensare che BMI sia un fattore importante per gli
è appunto la possibilità di stimare la TLC (alias Va) indici di funzione respiratoria, da tenere in consi-
in modo semplice ed accettabile dalla popolazione derazione nella derivazione di future equazioni di
generale. Ciò ci ha consentito di stimare il valore predizione.
del RV per sottrazione del valore della VC dal va-
lore del Va e quindi di pubblicare successivamente Lo scenario internazionale
anche i valori di riferimento per RV 34. Esiste una vastissima letteratura riguardante studi
Poter disporre di valori di riferimento derivati con sulle equazioni di riferimento per il calcolo dei va-
lo stesso strumento e dalla medesima popolazione lori teorici, condotti in aree geografiche di tutto il
su cui si applicheranno è una situazione ideale in mondo, in popolazioni di diversa etnia e in diversi
fisiopatologia respiratoria, in quanto porta a mini- intervalli d’età. Nei documenti di standardizzazio-
mizzare la variabilità strumentale che, come detto ne pubblicati dall’ATS nel 1991 10 e dall’ATS-ERS nel
sopra, è un elemento importante nella valutazione 2005  15 sono contenute tabelle riepilogative sugli
dei risultati di DlCO. In effetti, nel nostro caso ciò ha studi, fino a quel momento disponibili, riguardanti
consentito di massimizzare il valore del test che ha i valori teorici per la spirometria, i volumi polmo-
dimostrato un’elevata associazione con le condizio- nari e la DlCO. Inserendo come parole chiave “refe-
ni patologiche e sintomatologiche, sia da solo sia, rence equations” and “lung function” in una ricerca
Manuale di fisiopatologia respiratoria
244

su “PubMed.gov”, dal 2005 al 2013, si ritrovano più respiratorie, soprattutto nella loro fase avanzata.
di 50 studi dedicati alla derivazione di nuove equa- I risultati del prelievo arterioso vengono usual-
zioni di riferimento, a dimostrazione del costante mente confrontati con intervalli di riferimento
interesse in questo settore e dell’esigenza di aggior- rilevati in soggetti sani. Nonostante questa analisi
namento dei valori teorici, stimolata dall’evoluzio- rappresenti uno dei più usati supporti nella prati-
ne delle caratteristiche delle popolazioni di sogget- ca clinica, vi sono sorprendentemente solo pochi
ti/pazienti studiate, degli strumenti, delle tecniche studi attuali sui valori teorici sia dei gas ematici
di misura e dei modelli statistici per l’analisi dei che dello stato acido-base. In un editoriale del
dati di funzione respiratoria. In effetti, essendo uno 1993 sul Report del Working Party sulla standar-
strumento per l’interpretazione della funzione re- dizzazione dei test funzionali respiratori, Gib-
spiratoria, le equazioni di predizione richiedono di son  61 sottolinea come anche quest’area necessi-
essere periodicamente aggiornate. Il documento terebbe di standardizzazione. A tutt’oggi essa non
di standardizzazione dell’ATS-ERS del 2005, racco- entra a far parte degli statement ufficiali delle più
manda che l’aggiornamento sia effettuato ogni 10 importanti Società scientifiche, come è avvenuto
anni 15. invece sempre per i test di funzione respiratoria
Nel 2006, riconoscendo la necessità di avere equa- che sono stati oggetto di aggiornamenti continui.
zioni di riferimento aggiornate, la difficoltà nell’im- In generale, i valori teorici dovrebbero essere ot-
plementare un nuovo progetto di raccolta dati e la tenuti da studi di soggetti “normali” o “sani” con
validità della metodologia di analizzare, con tecni- le stesse caratteristiche antropometriche dei sog-
che aggiornate, serie di dati già raccolti seguendo getti che vengono valutati nella pratica clinica.
protocolli standardizzati, un gruppo di esperti ha Idealmente poi, essi dovrebbero essere calcolati
istituito il progetto Global Lung Initiative (GLI) che, con equazioni derivate da misurazioni eseguite in
nel 2008, è stato strutturato come “Task Force ERS” un campione rappresentativo di soggetti sani di
e successivamente ha ricevuto l’egida di 6 società una popolazione generale. Occorre però sottoli-
scientifiche respiratorie internazionali. Così, nel neare che, mentre per esempio i valori teorici dei
2012, sono state pubblicate le “Global lung function test funzionali respiratori sono ottenuti in manie-
2012 equations”, equazioni di riferimento per solo ra incruenta, quelli dei gas ematici necessitano di
alcuni parametri spirometrici (FEV1, FVC, FEV1/ un prelievo arterioso, solitamente dell’arteria ra-
FVC, FEF25-75%), derivate, a partire da 72 serie di dati diale. Questo aspetto ha determinato la necessità
originali raccolti in 26 paesi di 5 continenti, su un di utilizzare soggetti volontari, reperiti all’interno
totale di 74.187 soggetti suddivisi in 8 gruppi et- dei laboratori e spesso retribuiti, ed ha condizio-
nici, utilizzando il modello statistico GAMLSS, che nato la disponibilità di studi basati su campioni
produce equazioni continue su tutto l’intervallo di
di soggetti normali di numero adeguato, corret-
età analizzato, dai 2,5 ai 95 anni  25. È interessante
tamente distribuiti per fasce d’età e comparabili
notare che, nei dati raccolti su soggetti caucasici in
con quelli della popolazione generale.
un periodo di tre decadi, non è stato evidenziato
alcun trend nel livello di funzione respiratoria in
I primi studi
coorti di nascita successive (effetto coorte) 18.
Nei primi importanti studi condotti negli anni
60-80  62-67, per la definizione dei valori teorici vie-
I valori teorici per altri parametri ne tipicamente utilizzato solo un modello di ana-
funzionali respiratori lizzatore di un singolo centro e vengono quindi
ignorate le piccole ma significative differenze inter-
Gli indici emogasanalitici strumenti e inter-laboratori. I valori teorici dei gas
Introduzione ematici sono tratti da gruppi numericamente limi-
L’analisi dei gas nel sangue arterioso è diventata tati di soggetti poiché le apparecchiature non sono
da più di 40 anni sempre più importante nella dia- ancora state automatizzate ed i tempi richiesti per
gnostica e nel trattamento delle malattie cardio- ciascun esame sono molto lunghi. In particolare, le
I valori teorici
245

Tabella 24.III. Intervalli di riferimento e mediane di PaO2 e SaO2 (da Macintyre et al. 2005 13, mod.).
Componenti Numero Età, anni Limite inferiore Mediana Limite superiore
PaO2, kPa 131 20-39 11,1 (10,6-11,6) b
13,6 (13,3-13,7) a
15,5 (15,0-16,0)b
SaO2, % 131 20-39 96,6 (96,0-97,3)b 98,2 (98,1-98,4) 99,5 (99,3-99,7)b
PaO2, kPa 37 40-76 9,3c 11,8 (11,1-12,3) 14,7c
SaO2, % 37 40-76 95,1c 98,0 (97,6-98,3) 99,7c
a
Per le mediane è stato calcolato il 95% CI (tra parentesi) b il 95% dell’intervallo di riferimento non parametrico (90% CI) in accordo con IFCC c valori
minimi e massimi. Il numero di questo gruppo era troppo basso per stimare il 2.5 e 97.5 percentile.

classi di età più avanzate includono generalmente I progressi legati all’innovazione tecnologica
pochi soggetti e comunque si arrestano solitamen-
degli anni ’90
te intorno ai 65-70 anni. In questi viene evidenziata
Negli anni ’90, l’uso dell’emogasanalisi è sempre più
una chiara relazione inversa tra età e valori di os-
siemia. I valori teorici per soggetti di età superiore frequente grazie alla distribuzione capillare di ana-
vengono estrapolati da equazioni non rappresen- lizzatori dei gas ematici tecnologicamente sempre
tative per le fasce di età più avanzate, amplificando più perfezionati. Le misure dei gas vengono ormai
così il trend in decremento della PaO2 con l’età e effettuate routinariamente utilizzando apparec-
portando ad una significativa misclassificazione chiature automatizzate con l’uso di algoritmi com-
dei soggetti più anziani. puterizzati per aggiustare le non linearità del siste-
PaO2 (mmHg)

Min-Max
25%-75%
Media

Età (anni)

Figura 24.4. Andamento della PaO2 in funzione dell’età ad intervalli di 5 anni (da Cerveri et al. 1995 68, mod.).
Manuale di fisiopatologia respiratoria
246

ma e le inaccuratezze. Vengono quindi pubblicati recente che ha permesso di superare anche que-
nuovi, importanti studi sui metodi di misura ed in sta problematica avendo utilizzato 6 moderni di-
particolare sui valori teorici dei gas ematici basati versi emogasanalizzatori 73. È stato condotto in un
in generale su campioni di soggetti normali molto ampio campione di volontari sani giovani e in un
più consistenti rispetto al passato 68-71. I valori risul- gruppo più piccolo di soggetti di età compresa tra
tano anche molto diversi da quelli ottenuti dai pre- 20 e 76 anni. Nelle Tabelle  24.III e 24.IV sono ri-
cedenti strumenti manuali  72  73. La CO-ossimetria, portati rispettivamente gli intervalli di riferimen-
precedentemente non disponibile, diventa parte to dei valori mediani di PaO2 e SaO2 e quelli dello
integrante dell’emogasanalisi e permette quindi di stato acido-base. Al momento sono i migliori va-
valutare anche i valori teorici della SaO2. Alcuni di lori teorici disponibili e possono essere utilmente
questi studi hanno cominciato ad includere sog- impiegati nella pratica clinica.
getti di età molto avanzata ed hanno fornito quin-
di valori di riferimento più adatti alla nuova pratica L’effetto dell’età e del genere sulla PaO2
clinica dove la misura dei gas ematici veniva richie- Alcuni studi hanno specificamente dimostrato che
sta sempre più frequentemente per pazienti sem- la PaO2 nei soggetti sani molto anziani non poteva
pre più anziani  69  70. Oltre all’età è stato possibile essere predetta dalle tabelle classiche essendo nei
definire specificamente l’influenza sui valori teorici dati reali risultata significativamente più alta che
di molte altre variabili quali il genere, il peso cor- in quelli estrapolati  63  66  74. In uno studio condot-
poreo, la posizione corporea durante l’esecuzione to in un campione di soggetti di età compresa tra
del prelievo, l’iper o ipoventilazione indotta dalla 40 e 90 anni  68, è stato documentato che la PaO2
puntura arteriosa e la pressione barometrica. tende a diminuire con l’età ma solo fino ai 75 anni,
I valori medi di PaO2 registrati nei diversi studi dove invece si evidenzia l’inversione del trend (Fi-
sono risultati però molto variabili. Tra le varie gura 24.4). Nel recente studio di Klaestrup et al.  73
spiegazioni (diversa selezione dei soggetti, diverse la PaO2 diminuiva fino ai 76 anni di 0,29  kPa per
metodiche di prelievo, diversa posizione del cor- decade (intervallo di confidenza della slope -0,11°
po) va tenuto in grande considerazione l’uso di -0,47 kPa). La dipendenza della PaO2 dall’età sem-
diverse apparecchiature che possono dare diffe- brerebbe di scarsa importanza clinica nei soggetti
renze nei valori medi fino al 5-10%. Questo sug- di età superiore ai 75 anni.
gerirebbe che ogni laboratorio o centro clinico Una sovrastima di un effetto dell’età nei soggetti
generi i suoi propri valori di normalità o scelga più anziani è stata osservata anche nei valori spi-
quelli della letteratura che hanno impiegato la rometrici estrapolati rispetto a quelli realmente
stessa apparecchiatura. Vi è però attualmente a misurati  75. L’analogia dell’andamento della PaO2 e
disposizione in letteratura uno studio del tutto della VC e l’assenza di correlazione tra le 2 varia-

Tabella 24.IV. Intervalli di riferimento e mediane dello stato acido-base (da Macintyre et al. 2005 13, mod.) .
Componenti Genere 2.5 Percentilea Medianab 97.5 Percentilea
pH F 7,384 (7,381-7,388) 7,418 (7,413-7,423) 7,468 (7,454-7,482)
M 7,376 (7,362-7,389) 7,406 (7,404-7,413) 7,455 (7,440-7,470)
FM 7,382 (7,377-7,388) 7,413 (7,409-7,417) 7,462 (7,452-7,472)
PaCO2, kPa F 4,1 (3,8-4,4) 4,9 (4,7-4,9) 5,6 (5,5-5,7)
M 4,5 (4,3-4,7) 5,3 (5,2-5,4) 6,0 (6,0-6,1)
FM 4,3 (4,1-4,4) 5,1 (5,0-,2) 6,0 (5,8-6,1)
a
il 95% dell’intervallo di riferimento non parametrico (90% CI) in accordo con IFCC. per le mediane è stato calcolato il 95% CI (tra parentesi). F,
b

femmine (n=96), M, maschi (n=86).


I valori teorici
247

bili suggeriscono che la maggiore PaO2 nelle classi non era rappresentativo della popolazione genera-
di età più avanzate non è dovuta alla maggiore VC le: il primo utilizzava in realtà un gruppo di soggetti
ma che entrambi i fenomeni hanno una comune normali estratto in maniera random da un campio-
spiegazione; l’ipotesi formulata più ragionevole ne rappresentativo, ma pur sempre troppo limita-
sembrerebbe essere la selezione naturale per la to numericamente per poter asserire che tale rap-
quale gli individui che sopravvivono di più sono presentatività fosse conservata; il secondo studio
quelli con i parametri vitali migliori (effetto soprav- era stato eseguito su volontari sani, parenti degli
vivenza). studenti della facoltà di medicina.
Per quanto riguarda il genere, la PaO2 è simile nelle Più recentemente sono comparsi dati su campioni
femmine e nei maschi, mentre la PaCO2 è più bassa numericamente consistenti ottenuti da studi multi-
nelle femmine rispetto ai maschi, anche se le diffe- centrici: in Brasile, Britto et al. 81, nel 2013, hanno ot-
renze sono risultate minime e non rilevanti per la tenuto risultati del tutto analoghi a quelli di Enright:
pratica clinica 73. la distanza media percorsa nei 6 minuti dai soggetti
maschi era di 586 m (+106 m), risultando maggiore
L’effetto di altri fattori sulla PaO2 di 54 metri rispetto alla distanza media percorsa dal-
È noto da tempo che la posizione del corpo nel le donne. Anche in questo caso l’equazione ottenu-
momento del prelievo arterioso può influenzare ta impiegando le variabili antropometriche spiegava
lo scambio gassoso  76. In uno studio del 2002  77 è meno del 50% (46%) della variabilità.
stata documentata la presenza di una notevole dif- Valori medi inferiori sono stati riportati da uno stu-
ferenza tra la PaO2 misurata con prelievo esegui- dio su volontari sani eseguito in Arabia Saudita  82,
to in posizione seduta e supina negli anziani. Tale segnalando un’influenza della etnia sulla tolleran-
differenza correla positivamente con FEV1/FVC e za all’esercizio: 409 metri (+51) per i maschi e 386
negativamente con BMI. Può essere attribuita alle (+45 m) per le femmine. Anche in questo caso il
proprietà elastiche del polmone ed è ben noto campione esaminato era relativamente numeroso
come l’elasticità polmonare diminuisca con l’età. (298 soggetti) ma non rappresentativo della po-
La posizione è quindi un fattore importante di cui polazione generale e l’equazione ottenuta spiegava
tenere conto durante la valutazione degli scambi solo il 25% della varianza.
gassosi in particolare negli anziani. La letteratura recente è relativamente ricca di lavo-
ri su gruppi particolari di soggetti (obesi, cardiopa-
Il test del cammino tici etc.), così come diversi studi hanno affrontato
Ai fini della valutazione di qualsiasi test funzionale il problema dei valori di normalità in età pediatrica
eseguito in maniera puntuale è indispensabile po- (si rinvia a testi specifici).
ter far riferimento a valori di normalità affidabili:
purtroppo questa condizione non è soddisfatta in Conclusioni e prospettive
maniera adeguata per quanto concerne il test del I valori teorici calcolati dalle equazioni di riferimen-
cammino. Il documento ATS del 2002 78 a tale ri- to sono lo strumento interpretativo delle misure di
guardo, nel riferire questo importante limite inter- funzione respiratoria. Un loro uso corretto non può
pretativo, riportava i dati ottenuti pochi anni pri- prescindere dal conoscere e tenere in considerazio-
ma da Enright et al., le cui equazioni di normalità ne le problematiche inerenti la loro derivazione
spiegavano solo il 40% della varianza del parame- ed applicazione. Al pari di altri strumenti, inoltre,
tro: correttamente, nel documento si faceva quindi anche i valori teorici necessitano di un periodico
riferimento alla distanza media percorsa, distinta aggiornamento.
per genere (580 metri per gli uomini e 500 metri Lo scenario attuale della fisiopatologia respirato-
per le donne)  79. Valori assai simili erano ottenuti ria in Italia vede la grave mancanza di equazioni di
in un secondo studio riportato nel documento su riferimento aggiornate. Ancora oggi, nel secondo
un campione di dimensioni ridotte 80. Per entrambi decennio del ventunesimo secolo, i valori teorici
gli studi il campione di soggetti normali analizzato più comunemente utilizzati nella pratica clinica
Manuale di fisiopatologia respiratoria
248

sono quelli calcolati con le equazioni di riferimen- del valore teorico, quando ottenute in laboratori
to ERS 1993 o CECA 1983, che sono state derivate diversi.
con strumenti e su soggetti degli anni 1950-1970. Nella prospettiva di derivare valori teorici aggior-
Nonostante la disponibilità di alcune equazioni nati per la popolazione italiana, in vari laboratori di
di riferimento popolazione-specifiche per alcune fisiopatologia respiratoria sul territorio nazionale è
aree italiane, la scelta dell’uso delle equazioni ERS stato avviato un progetto (denominato ITApred,
1993 o CECA 1983 da parte della stragrande mag- progetto per la derivazione di equazioni di riferi-
gioranza dei laboratori di fisiopatologia respirato- mento italiane per i test di funzione respiratoria),
ria è almeno in parte motivata dal fatto che queste finalizzato alla raccolta standardizzata di misure di
offrono un set completo di valori teorici per tutti funzione respiratoria riguardanti la curva flusso-
i parametri dei test di funzione respiratoria, pre- volume, i volumi polmonari e la diffusione polmo-
supposto fondamentale per un corretto inquadra- nare. L’obiettivo sarà quello di derivare equazioni
mento diagnostico delle misure di volumetria sta- di riferimento complete per l’interpretazione delle
tica, dinamica e di diffusione polmonare osservate prove di funzione respiratoria.
nel singolo soggetto/paziente, e per aumentare la Al momento della stesura del presente capitolo, la
confrontabilità delle misure, espresse in percento raccolta dati è ancora in corso.

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251

25 La valutazione funzionale
preoperatoria

Angelo Guido Corsico, Elena Salvaterra*, Davide Piloni, Vanessa Ronzoni*


Università Pavia; * Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia

La valutazione funzionale preoperatoria è fonda- principali fattori di rischio si devono annoverare


mentale per identificare il rischio di complicanze l’abitudine tabagica e la presenza di broncopneu-
polmonari perioperatorie e contribuisce a stimare mopatia cronica ostruttiva (BPCO) 1.
il rischio di disabilità respiratoria a lungo termine. Sono proprio i pazienti affetti da neoplasia polmo-
Le informazioni che si ottengono dalle indagini nare che devono essere sottoposti ad una amputa-
funzionali preoperatorie forniscono le informazio- zione del parenchima polmonare a presentare più
ni necessarie affinché il paziente possa esprimere spesso le comorbilità legate al fumo di sigaretta,
un consenso informato alle procedure proposte quali BPCO e/o malattie cardiovascolari, che incre-
tenendo conto delle probabilità di sopravvivenza mentano il rischio perioperatorio. Benché non esi-
e del rischio di complicanze. Per alcune malattie, sta una definizione condivisa di ciò che costituisce
e in particolare per il carcinoma polmonare, l’ap- una complicanza polmonare postoperatoria, ven-
proccio chirurgico costituisce l’unica concreta gono generalmente considerate tali le atelettasie,
possibilità terapeutica. Tuttavia, quale sia il grado le polmoniti o gli infiltrati documentati radiologi-
di rischio operatorio accettabile per malattie ad camente, la febbre postoperatoria, l’insufficienza
elevata mortalità è un problema complesso ed an- respiratoria, la ventilazione meccanica prolungata
cora aperto; ciò che è certo è che la decisione fina- e la permanenza in una unità di terapia intensiva.
le dovrebbe essere presa solo dopo aver esposto e Il rischio diminuisce tanto minore è la durata
discusso con il paziente e/o i suoi familiari lo stato dell’intervento, con anestesia locale o regionale,
attuale della malattia ed i vari scenari che si pro- più la sede dell’intervento è lontana dal diafram-
spettano a breve, medio e lungo termine. La valu- ma. Infatti, gli interventi sul torace e sull’addome
tazione fisiopatologica preoperatoria è ovviamen- causano considerevoli riduzioni della capacità
te fondamentale anche per consentire ai medici di vitale e dei volumi mobilizzabili ma soprattutto
predisporre i percorsi più appropriati per ridurre della capacità funzionale residua (FRC). A seguito
il rischio di complicanze e per programmare una dell’intervento chirurgico la funzione dei muscoli
eventuale degenza post-operatoria in unità di te- respiratori peggiora in conseguenza di un alterato
rapia intensiva. controllo nervoso sui muscoli respiratori, dell’effet-
to della incisione chirurgica e del dolore, di mec-
Le complicanze polmonari canismi riflessi di inibizione del nervo frenico, di
post-operatorie cambiamenti della meccanica toraco-addominale
Le complicanze polmonari costituiscono la più fre- e del rapporto tensione/lunghezza dei muscoli. L’a-
quente causa di morbilità postoperatoria. In gene- nestesia, in particolare, produce uno spostamen-
rale, gli interventi sul torace e sull’addome superio- to craniale della posizione di fine espirazione del
re sono quelli associati alle più elevate percentuali diaframma, riducendo il normale tono muscolare
di complicanze polmonari postoperatorie e tra i di fine espirazione. Questo cambiamento nel dia-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
252

framma riduce la FRC e comprime il parenchima nale, esami di basso costo e facilmente disponibili.
polmonare nelle regioni dipendenti (Figura 25.1  – Qualora il paziente presenti patologie respiratorie
). L’altro elemento importante nell’eziologia associate (per esempio asma bronchiale o BPCO)
delle complicanze respiratorie postoperatorie è il la valutazione funzionale preoperatoria deve esse-
volume di chiusura, cioè il volume polmonare al re effettuata dopo l’ottimizzazione del trattamen-
quale il flusso proveniente dalle parti dipendenti to farmacologico e devono essere considerati in
dei polmoni si interrompe durante l’espirazione a ogni caso i valori post-broncodilatatore 3.
causa della chiusura delle vie aeree. Quando si ri- La contemporanea determinazione dei volumi
duce la FRC o aumenta il volume di chiusura, le vie polmonari dinamici, in particolare del FEV1, e della
aeree di parte dei polmoni sono soggette a chiusu- capacità di diffusione (DlCO) preoperatori costitu-
ra prematura e atelettasia. Questo provoca un’al- iscono il primo step per l’inquadramento del pa-
terazione del rapporto ventilazione-perfusione, un ziente candidato all’intervento 4.
aumento dello shunt, con conseguente ipossiemia, Molti studi hanno mostrato una correlazione tra la
e promuove il ristagno delle secrezioni che contri- riduzione del FEV1 e l’aumento del tasso di morbilità
buisce all’insorgenza di polmoniti, con conseguen- e mortalità respiratorie 5-8. Tuttavia in alcuni pazienti
te peggioramento dell’insufficienza respiratoria. con BPCO è possibile osservare una perdita minima
Tuttavia, grazie alle migliorate tecniche chirurgiche se non un miglioramento della funzionalità respira-
e rianimatorie, gli interventi sull’addome superio- toria dopo 3-6 mesi dalla lobectomia, probabilmen-
re, sul torace, in particolare le resezioni polmonari, te grazie ad un effetto attribuibile alla riduzione di
sono procedure che sempre più frequentemente volume polmonare  9-11. Questo effetto si manifesta
possono essere prese in considerazione anche in subito dopo l’intervento, dimostrando come l’im-
pazienti con funzionalità polmonare compromes- patto dell’intervento chirurgico nei pazienti con
sa e/o in pazienti anziani. BPCO possa essere minore di quanto sarebbe atteso
considerando i pazienti non ostruiti 12.
La selezione dei pazienti A causa della scarsa correlazione tra FEV1 e diffu-
e la valutazione minima sione polmonare è necessario determinare la DlCO
Devono essere sottoposti a una valutazione fun- in tutti i pazienti e non solo quando è presente una
zionale respiratoria preoperatoria per interventi malattia interstiziale polmonare nota o di recen-
sul torace o sull’alto addome tutti i soggetti forti te riscontro. Infatti più del 40% dei pazienti con
fumatori, i pazienti sintomatici o con malattie FEV1 > 80% possono presentare una DlCO < 80% 13.
respiratorie e quelli obesi; lo stesso dovrebbe Inoltre il valore della DlCO preoperatorio risulta un
essere fatto in caso di interventi prolungati ed fattore prognostico indipendente per la sopravvi-
estesi anche se in altre sedi. Tuttavia secondo venza a lungo termine dopo resezione polmona-
l’American College of Physicians  2 la valutazio- re 14 e correla con la qualità di vita residua 15. Tutti i
ne funzionale dovrebbe essere ristretta solo ai soggetti con FEV1 e DlCO > 80% del predetto sono
pazienti con una pregressa diagnosi di BPCO o definiti a basso rischio operatorio e possono esse-
asma. Invece, per quanto riguarda gli interventi re avviati direttamente all’intervento di resezione
di resezione polmonare tutti i pazienti dovreb- polmonare, quale che esso sia.
bero essere sottoposti almeno a una spirometria,
al test di diffusione polmonare e alla emogasa- La determinazione della funzione
nalisi arteriosa. polmonare residua postoperatoria
In linea di massima nella valutazione preoperato- Il rischio di complicazioni operatorie risulta cor-
ria del paziente candidato alla resezione polmo- relato alla funzione polmonare prevista postope-
nare è necessario ricorrere a esami non invasivi e ratoria (ppo); nei pazienti candidati all’intervento
che comportino essi stessi un basso rischio. Inoltre, di resezione polmonare è essenziale quindi stimare
considerando il contesto socio-economico attuale quale sarà la funzione respiratoria residua, la qua-
è importante impiegare, in una successione razio- le dipenderà dall’estensione della resezione che
La valutazione funzionale preoperatoria
253

si prevede di effettuare (pneumonectomia, bilo- Il test da sforzo cardiopolmonare


bectomia, lobectomia o segmentectomia), sia in Il test da sforzo cardiopolmonare (C-PET) è una
termini di FEV1ppo, sia DlCOppo. Nonostante la tecnica fisiopatologica sofisticata che comprende
scintigrafia polmonare sia il metodo di riferimen- la registrazione di ECG da sforzo, frequenza car-
to, esistono altri metodi per calcolare la funzione diaca, saturazione ossiemoglobinica, ventilazione
polmonare ppo. per determinare il massimo consumo di ossigeno
Il più semplice è quello anatomico e si basa sul sem- al minuto.
plice conteggio del numero di segmenti da rimuo- La misurazione del massimo consumo di ossigeno
vere  4. Una semplice formula matematica, consi- ( O2max) rappresenta l’ulteriore informazione per
derando i polmoni costituiti da 19 segmenti (5 in la stratificazione del rischio in pazienti con funzio-
ciascuno dei lobi inferiori, 4 per il lobo superiore ne polmonare compromessa.
sinistro, 3 per il lobo superiore destro e 2 per il lobo La risposta in termini di portata cardiaca e di O2
medio), attribuisce un uguale contributo (5,26%) ad ogni stress metabolico (come l’esercizio fisico)
a ogni segmento: ppo= preop x [1-(S x 5,26)/100], è correlata al grado di allenamento del soggetto e
dove S è il numero di segmenti da resecare. Con alla eventuale presenza di malattia cardiaca o pol-
il metodo anatomico si corre il rischio di sovrasti- monare. L’ossigeno viene trasportato e liberato a
mare la perdita funzionale poiché il parenchima livello periferico dove può essere utilizzato dalle
in molti casi può essere già funzionalmente esclu- cellule. Se in seguito ad una aumentata richiesta
so prima dell’intervento  3  16. Questo errore risulta metabolica il consumo di ossigeno si dimostrerà
essere minimo in caso di interventi di lobectomia adeguato, il sistema cardiorespiratorio avrà rispo-
mentre è apprezzabile in caso di interventi mag- sto appropriatamente allo stress (quest’ultimo sarà
giori 16. fronteggiabile con una risposta inferiore al valore
I metodi funzionali per calcolare FEV1ppo e DlCOppo di soglia anaerobica). Se invece il sistema non riu-
si basano essenzialmente sulla valutazione del con- scirà a soddisfare un aumento delle richieste me-
tributo funzionale della zona da amputare ottenu- taboliche (come avviene durante l’esercizio oltre la
soglia anaerobica) si avrà una elevata produzione
to con diverse metodiche di imaging: scintigrafia
di lattati con acidosi metabolica che limiterà l’at-
polmonare perfusoria, ventilatoria  17 o tomografia
tività muscolare. Questo ragionamento può es-
computerizzata  18. Il metodo consigliato è quello
sere applicato allo stato di stress ipermetabolico
della scintigrafia polmonare perfusoria con ma-
delle fasi postchirurgiche di riparazione tissutale,
croaggregati di albumina marcata con tecnezio. La
nelle quali il sistema cardiopolmonare deve essere
valutazione del ppo si ottiene sottraendo al valore in grado di soddisfare le necessità energetiche ri-
preoperatorio il contributo del parenchima da re- chieste. Se in queste fasi si creerà uno squilibrio fra
secare stimato dalla scintigrafia polmonare quanti- richiesta e O2, il metabolismo aerobico e la fun-
tativa. In pratica: FEV1 (o DlCO) post pneumonec- zione cellulare saranno alterati con il risultato che
tomia = valore preoperatorio x (1- frazione della nell’organismo si svilupperà sofferenza metabolica,
perfusione totale del polmone resecato); FEV1 (o ponendo di fatto le premesse per un aumento del-
DlCO) post lobectomia = valore preoperatorio x (1- la morbilità e della mortalità postoperatoria  19. La
y/z), dove y = numero di segmenti polmonari fun- presenza di una adeguata riserva cardiorespirato-
zionali o non ostruiti da rimuovere e z = numero ria potrà invece far fronte alle aumentate richieste
totale dei segmenti funzionanti. metaboliche e prevenire la comparsa di compli-
Secondo alcuni autori quando FEV1ppo o DlCOppo canze. Sulla base di questo ragionamento il C-PET
ottenuti con il metodo anatomico del semplice rappresenta un logico approccio per la valutazione
calcolo matematico risultino maggiori del 40% del della riserva cardiorespiratoria.
teorico, si può evitare di ricorrere alla scintigrafia Analogamente a FEV1ppo e DlCOppo, è possibile
polmonare con un considerevole risparmio di de- stimare i valori previsti postoperatori di O2max
naro e di tempo 16. tramite scintigrafia polmonare perfusoria. Valori di
Manuale di fisiopatologia respiratoria
254

O2max ppo < 10 mL/Kg/min indicano un rischio Valori di FEV1ppo e di DlCOppo > 40% del predetto
molto alto di complicanze e di mortalità posto- non costituiscono un fattore di esclusione per re-
peratorie e dovrebbero essere proposti ai pazienti sezioni polmonari. Tuttavia alcuni autori ritengono
trattamenti alternativi a quello chirurgico. che, dato il miglioramento nella gestione periope-
ratoria e nelle tecniche chirurgiche, tale limite do-
Test da sforzo a bassa tecnologia vrebbe essere abbassato al 30% 25.
La necessità di ridurre i costi ed i tempi della va- Valori di FEV1ppo o DlCOppo < 30% del predetto
lutazione preoperatoria ha stimolato la ricerca di sono indicativi di un aumentato rischio di morte
test semplificati per la valutazione della capacità di perioperatoria e di complicanze cardiopolmonari
sforzo dei soggetti candidati all’intervento. dopo resezione polmonare.
Lo stair-climb test è un test da sforzo economi- Valori di FEV1ppo o DlCOppo < 60 % del predetto
co che rispetto alla cyclette appare in grado di ma entrambi >30% indicano un aumentato rischio:
coinvolgere una più ampia massa muscolare  20 21. è necessario eseguire ulteriori indagini per una mi-
É stata riscontrata una significativa correlazione gliore stratificazione 24.
tra il dislivello compiuto salendo le scale e il pic- Valori di O2max > 20 mL/Kg/min o > 75% del pre-
co di O2 durante questo esercizio; il valore cut detto costituiscono un basso rischio operatorio,
off di 22 metri (che corrisponde all’incirca a 5 anche in caso di pneumonectomia.
piani di scale) risulta predire nell’86% dei casi un Valori di O2max < 10 mL/Kg/min o < 35% del pre-
valore O2max > 15 mL/kg/min 22. detto correlano con un elevato rischio di mortalità
Un altro test surrogato del C-PET è lo shuttle walk e morbilità postoperatorie e rappresentano una
test (SWT) che consiste nel far camminare il paziente controindicazione a resezioni polmonari maggiori,
avanti e indietro tra 2 punti a distanza di 10 metri si devono considerare alternative chirurgiche mi-
(shuttle) più volte possibile, la velocità del cammino ninvasive o alternative non chirurgiche 24.
è dettata da un segnatempo sonoro e la velocità au- Valori di O2max compresi tra 10 e 20 mL/Kg/min
menta ogni minuto. Il test si considera concluso nel correlano con un significativo rischio di mortalità e
caso in cui il paziente rimanga senza fiato o sia inca- morbilità, tuttavia non risultano essere conclusivi e
pace di mantenere la velocità di cammino richiesta. la decisione di procedere all’intervento deve con-
La distanza compiuta correla con il O2max 23. siderare altri fattori come il O2max ppo calcolato
La capacità di percorrere più di 400 m allo SWT sulla base della scintigrafia.
suggerisce un valore O2max > 15 mL/kg/min 23.
Concludendo, i test da sforzo a bassa tecnologia Gli algoritmi decisionali
hanno una valore predittivo positivo, ovvero se i Poiché la spirometria valuta la ventilazione, la DlCO
pazienti superano i valori di cut-off possono esse- valuta la diffusione polmonare, le tecniche di split
re inviati all’intervento senza ulteriori indagini, in imaging valutano il contributo regionale, l’esercizio
caso contrario si rende necessaria l’esecuzione di fisico valuta la capacità cardio-polmonare di tra-
un formale C-PET 24. sportare O2 questi test sono fra loro complemen-
tari e possono essere utilizzati in successione. Gli
Soglie di rischio algoritmi decisionali servono a rendere razionale
Un FEV1 e una DlCO > 80% del predetto costituisco- il percorso per una corretta classificazione del ri-
no un basso rischio operatorio e non necessitano schio perioperatorio del paziente. Ad oggi non esi-
di ulteriori accertamenti, anche in caso di pneumo- stono studi di confronto tra i diversi algoritmi che
nectomia. dimostrino la superiorità di uno di essi. Pertanto la
Valori di FEV1ppo e di DlCOppo > 60% del predetto scelta dell’algoritmo deve tenere conto delle impli-
indicano un basso rischio di morte perioperato- cazioni economiche e della disponibilità delle varie
ria e di complicanze cardiopolmonari in seguito a metodiche nelle diverse sedi.
resezione polmonare e anche in questo caso non Alcuni algoritmi che possono essere utilizzati sono
sono consigliate ulteriori indagini. quelli proposti da Wyser  26 nel 1999 (Figura 25.2),
La valutazione funzionale preoperatoria
255

PFR:
FEV1, DlCO

TCP:
O2max

FEV1 ppo e DlCOppo

O2maxppo

Figura 25.2. Algoritmo decisionale proposto da Wyser et al. (da Wyser et al. 1999 26, mod.).

Beccaria  16 nel 2001 (Figura 25.3), Brambilla  27 nel All’ultimo livello vengono posizionati gli studi scin-
2009, Brunelli  4 nel 2009, ACCP  24 nel 2013 (Figu- tigrafici per il contributo funzionale frazionato, che
ra 25.4) (Tabella 25.I – ). sono applicati dapprima per il calcolo di FEV1ppo o
La maggior parte degli algoritmi prende in conside- DlCOppo e poi per il calcolo del O2max ppo otte-
razione per primi i valori di FEV1 e di DlCO espressi nuto con il test da sforzo cardiopolmonare.
in percentuale del predetto, mentre altri suggeri-
scono di utilizzare già al primo livello, almeno in La disabilità respiratoria nel lungo
caso di lobectomia, FEV1ppo o DlCOppo ottenuti
però con il metodo anatomico del semplice calco- termine
lo matematico. Quasi tutti gli algoritmi considerati Nonostante i pazienti non considerino le compli-
inseriscono come esame di secondo livello il test da cazioni nell’immediato postoperatorio sufficienti
sforzo cardiopolmonare, ad eccezione di Brambilla per rinunciare a importanti interventi chirurgici ma
che anticipa la valutazione del contributo regiona- siano meno disposti ad accettare un’invalidità per-
le che viene però effettuata con la tomografia com- manente 28 gli studi raramente hanno preso in con-
puterizzata piuttosto che con gli studi scintigrafici. siderazione le conseguenze a lungo termine di un
Le recenti linee guida dell’ACCP suggeriscono di intervento di resezione polmonare. Questa mancan-
utilizzare come valutazione di screening un test da za riguarda sia le informazioni relative alla funzione
sforzo a bassa tecnologia e successivamente un test respiratoria, che quelle sulla capacità di attendere
da forzo cardiopolmonare formale per una miglio- alle attività della vita quotidiana e di mantenere una
re definizione del rischio nei soggetti in cui il test normale vita di relazione e sulla qualità della vita. Il
da sforzo semplificato non è stato soddisfacente. fattore limitante gli studi di questo tipo è, inevitabil-
Manuale di fisiopatologia respiratoria
256

O2max

ppo O2max

Figura 25.3. Algoritmo decisionale proposto da Beccaria et al. 16.

FEV1 ppo e
DlCOppo

TCP:
O2max

Figura 25.4. Algoritmo decisionale proposto dalle linee guida ACCP (da Brunelli et al. 2013 24, mod.).
La valutazione funzionale preoperatoria
257

mente, la selezione della casistica dovuta alla limita- la descritta e deve comprendere studi di imaging
ta sopravvivenza dei pazienti. e la determinazione dei volumi polmonari statici,
Tenendo in considerazione questo limite è possibi- indispensabili per guidare nella scelta tra interventi
le fare alcune osservazioni. Nell’immediato posto- di tipo conservativo e riduzione di volume polmo-
peratorio la funzionalità respiratoria decresce con nare. Infatti, lo studio NETT  34 ha mostrato come
il nadir subito dopo l’intervento  29 30. Dopo lobec- l’intervento di riduzione di volume tende ad avere
tomia, a 3-6 mesi dall’intervento FEV1 e DlCO mi- esito favorevole nei pazienti con enfisema disomo-
gliorano mentre dopo pneumonectomia il miglio- geneo che interessi soprattutto i lobi superiori, con
ramento del FEV1 è marcatamente inferiore 31. volume residuo > 150% del teorico, e che abbiano
Anche la capacità di esercizio misurata come una bassa capacità di esercizio in O2 terapia dopo
O2max decresce a seguito dell’intervento e la appropriata riabilitazione  35. Viceversa la presenza
tolleranza all’esercizio è limitata principalmente di FEV1 < 20% del teorico e DlCO < 20% del teorico
dal discomfort agli arti inferiori in caso di lobecto- o di FEV1 < 20% in presenza di enfisema omogeneo
mia e dalla dispnea in caso di pneumonectomia  32 alla TC, oppure una PAP sistolica >  45  mm Hg o
che in quest’ultimo caso non migliora nel tempo. una PAP media > 35 mm Hg, si associano a esito
Da una casistica italiana risulta che il rischio di sfavorevole 36.
incorrere in insufficienza respiratoria, ossigeno-
terapia, dispnea, scarsa qualità della vita a 6 mesi La sindrome delle apnee ostruttive
dall’intervento è contenuto in caso di FEV1ppo nel sonno (OSAS)
> 40% del teorico mentre è elevato nei pazienti con È ormai noto un aumentato rischio anestesiolo-
una maggiore compromissione funzionale 16. gico nel paziente con OSAS, specie nel paziente
non diagnosticato e quindi non trattato  37. Que-
Resezione polmonare nei pazienti sto fenomeno può essere attribuito sia all’alterata
con funzione respiratoria molto meccanica delle alte vie aeree, che presentano una
compromessa elevata collassabilità, esaltata dalla posizione supi-
I pazienti con funzione respiratoria gravemente na assunta durante l’intervento 38 39, che ai farmaci
compromessa sono stati generalmente considerati utilizzati, con una aumentata sensibilità ai farmaci
inoperabili. Tuttavia anche pazienti con grave com- oppiacei  37  40. Per tale ragione anche nei pazienti
promissione funzionale possono essere sottoposti sottoposti a procedure di chirurgia toracica è ne-
a interventi limitati (segmentectomie, resezioni cessario ricercare attivamente i segni ed i sintomi
a cuneo) o a concomitante riduzione di volume di OSAS per poter avviare il paziente ad una cor-
polmonare quando siano presenti le indicazioni 33. retta diagnosi e ad un corretto trattamento prima
Infatti, alcune casistiche suggeriscono che i pazien- dell’intervento. Per un corretto approccio diagno-
ti con funzione polmonare estremamente ridotta stico-terapeutico si rimanda alle linee guida speci-
(FEV1 basale < 35% del teorico) possono tollerare fiche per questa patologia 41.
un intervento di riduzione di volume polmonare Tuttavia è possibile sottolineare che in presenza
combinato con la resezione di un tumore polmo- di segni e sintomi suggestivi per OSAS si devono
nare con un accettabile tasso di mortalità e esiti espletare le opportune pratiche diagnostiche e se
postoperatori sorprendentemente buoni. la diagnosi è positiva i pazienti vanno addestrati
Sebbene le indicazioni per questo tipo di interven- all’uso della CPAP e trattati prima dell’intervento.
to siano ancora in evoluzione, i candidati più pro- Quando ciò non sia fattibile per la ristrettezza dei
mettenti sembrano essere pazienti con un tumore tempi, al momento della visita anestesiologica si
in un lobo superiore che sia anche interessato da può indagare la presenza di una OSAS con semplici
enfisema e che rispettino contemporaneamente i questionari che possono permettere di adottare le
criteri per l’intervento di riduzione di volume (cioè, necessarie misure precauzionali perioperatorie così
DlCO e FEV1> 20% del predetto). In questi pazienti la come suggerito dalla American Society of Anesthe-
valutazione preoperatoria è più complessa di quel- siologists 42-44.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
258

Riabilitazione respiratoria semplice calcolo matematico, in caso di interventi


Anche se è intuitivo pensare che un ricondizio- più estesi è opportuno il calcolo dei valori previsti
namento fisico prima dell’intervento possa essere postoperatori tramite scintigrafia perfusoria. Se i
vantaggioso, non ci sono al momento dati affidabi- test preliminari mostrano un rischio aumentato è
li che sostengano l’utilità di una riabilitazione pol- raccomandata l’esecuzione di ulteriori indagini per
monare preoperatoria per i pazienti con cancro del una migliore stratificazione del rischio, valutando
polmone, né tantomeno indicatori funzionali che caso per caso l’opportunità di eseguire test da sfor-
possano spingere ad attuarla in specifici sottogrup- zo a bassa tecnologia nei casi in cui la funzionali-
pi di pazienti. tà polmonare risulti parzialmente compromessa,
Vi sono invece dati a sostegno di un immediato oppure la necessità di eseguire un test da sforzo
beneficio della riabilitazione postoperatoria dopo cardiopolmonare formale. Se il test da sforzo do-
l’intervento di resezione polmonare quando sia at- vesse mostrare una ridotta tolleranza all’esercizio
tuata durante il ricovero. In questo caso sono stati è doveroso indagare il grado di rischio del paziente
riscontrati miglioramenti della performance fisica, calcolando i valori previsti postoperatori median-
dei sintomi e dei test di funzionalità respiratoria te scintigrafia, qualora non si fosse già eseguita,
(FEV1)  45  46. Sono quindi auspicabili ulteriori studi oppure calcolare il consumo massimo di ossigeno
a sostegno dell’utilità della riabilitazione polmo- previsto postoperatorio. Qualora non si disponesse
nare dopo l’intervento chirurgico di resezione pol- degli strumenti idonei per le indagini sarà necessa-
monare per neoplasia, che possibilmente aiutino rio inviare il paziente ad aumentato rischio ad un
a individuare i soggetti maggiormente suscettibili centro di riferimento.
di miglioramento tenendo conto della valutazione Le indagini funzionali forniscono variabili in grado
fisiopatologica preoperatoria. di orientare il processo decisionale; la loro utilità
aumenta notevolmente se i risultati di tali indagini
Conclusioni vengono inseriti in un appropriato algoritmo de-
Grazie al miglioramento delle tecniche chirurgiche cisionale. Gli algoritmi decisionali descritti devono
e rianimatorie la resezione polmonare è una proce- essere considerati un prezioso sussidio che consen-
dura che sempre più frequentemente viene consi- te di ottimizzare i risultati cercando di contenere i
derata anche in pazienti anziani e in pazienti con costi, ogni decisione medica deve comunque esse-
funzionalità polmonare compromessa. Soprattut- re basata sull’esame clinico di ogni singolo pazien-
to in questi soggetti, in cui il rischio di morte e di te e in ultima analisi sul “buon senso” poiché non
complicanze postoperatorie come l’insufficienza esiste una definizione univoca di quale sia il rischio
respiratoria e l’invalidità permanente è significati- operatorio accettabile.
vamente aumentato, risulta di fondamentale im- Per i pazienti a elevato rischio O2max < 10 mL/Kg/
portanza la valutazione funzionale preoperatoria min o < 35% del predetto è consigliabile considera-
volta alla quantificazione del rischio stesso. La cor- re tecniche chirurgiche minivasive, resezioni a cu-
retta stratificazione del rischio è indispensabile al neo o altre opzioni terapeutiche non chirurgiche;
fine di ottenere un valido consenso informato, di qualora si scelga la terapia chirurgia è raccoman-
scegliere l’intervento più opportuno, di prevedere data una riabilitazione polmonare postoperatoria.
l’eventuale necessità di mettere in atto procedure Nei pazienti ad alto rischio comunque inviati alla
specifiche per ridurre i rischi perioperatori e di pre- chirurgia è raccomandata una riabilitazione pol-
dire la funzione respiratoria a medio termine. monare preoperatoria o postoperatoria e la piena
È possibile individuare i pazienti a basso rischio disponibilità di una terapia intensiva postoperato-
operatorio ottenendo informazioni da semplici ria. Inoltre è sempre raccomandato, indipenden-
test di funzionalità respiratoria: in tutti i pazienti temente dal grado di compromissione funzionale
devono essere valutate la spirometria e la diffusio- preoperatorio, il trattamento della dipendenza da
ne alveolo-capillare; in caso di lobectomia è utile fumo di sigaretta in tutti i pazienti candidati all’in-
il calcolo dei valori previsti postoperatori tramite tervento.
La valutazione funzionale preoperatoria
259

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26 L’invecchiamento del polmone


Vincenzo Bellia
Palermo

Negli ultimi anni le scienze, così come, per altre vie, incremento per la popolazione generale risulta pari
le arti e le cronache hanno registrato diversi impat- al 9,7% 4. Su queste basi è prevedibile che nel 2030
ti di un fenomeno di portata epocale: l’umanità sta gli anziani rappresenteranno circa un terzo della
invecchiando e lo fa più velocemente di quanto ci popolazione italiana.
aspettassimo e fossimo pronti a gestire. Più recentemente, al crescere della consapevo-
Gli aspetti scientifici del fenomeno sono oggetto lezza del fenomeno si è accompagnata la pre-
di attenta speculazione, anche nella prospettiva occupazione circa le conseguenze previdenziali
(ancora piuttosto lontana) di interventi realmente e assistenziali dei nuovi equilibri che si stanno
protettivi o correttivi  1. Di fatto le conoscenze ac- creando all’interno della popolazione. Mentre si
quisite su questa vasta tematica sono ancora par- discute sulla sostenibilità dello stato sociale, così
ziali ed ampie restano le zone d’ombra. come l’abbiamo conosciuto sinora, si comprende
L’invecchiamento è dovuto all’effetto combinato sempre di più che per affrontare la nuova realtà
della consolidata contrazione della natalità da una è necessario comunque conoscerne meglio le ca-
parte e di un incremento particolarmente elevato ratteristiche. Alle scienze biologiche e mediche è
della longevità dall’altra: in questa prospettiva il affidato il compito di definire meglio i contorni
fenomeno non è nuovo perché era riconoscibile, del fenomeno analizzando sia le caratteristiche fi-
particolarmente nei paesi industrializzati, da pa- siologiche dell’invecchiamento, sia le conseguen-
recchi decenni. Tuttavia dal secondo dopoguerra il ze che quest’ultimo determina sulla suscettibilità
fenomeno stesso mostra un’accelerazione rispetto a contrarre le malattie 5.
alle previsioni di statistici e demografi, finendo per
interessare con meccanismi diversi tanto i paesi più L’invecchiamento dell’apparato
ricchi quanto quelli economicamente svantaggiati respiratorio tra salute e malattia
o in via di sviluppo. L’attenzione nei confronti della dimensione del
Sulla base dei dati del censimento del 2010 il 13% tempo che trascorre, determinando mutamenti
della popolazione degli USA superava i 65 anni funzionali irreversibili, non è estranea né nuova nel
d’età  2. Per quanto riguarda il nostro paese al rile- patrimonio culturale e nella stessa prassi quotidia-
vamento ISTAT del primo gennaio 2012 è stata re- na della fisiopatologia respiratoria. Come discusso
gistrata la presenza di 148,6 anziani ogni 100 giova- nel capitolo precedente dedicato a “I valori teori-
ni 3: questo pone l’Italia insieme con la Germania ai ci”, per consentire l’interpretazione diagnostica dei
vertici della classifica dei paesi più popolati da an- dati funzionali, e in primis della spirometria, occor-
ziani in Europa. Per quanto riguarda la velocità del re confrontare le misure effettuate con i dati di rife-
fenomeno si segnala che tra l’anno 2000 e il 2010 rimento per il test in questione, precedentemente
la popolazione degli ultrasessantacinquenni è cre- raccolti su ampie casistiche di soggetti sani, sele-
sciuta del 15,1%, laddove il corrispondente tasso di zionando per il controllo i soggetti confrontabili
Manuale di fisiopatologia respiratoria
262

per le principali variabili; tra queste, oltre all’etnia, dividui della stessa specie e persino da un organo
al genere ed alle dimensioni corporee, conta molto all’altro all’interno dell’individuo  6. A causa della
l’età. A riguardo di quest’ultima è indiscusso l’ef- rilevante variabilità di ciò che definiamo “norma-
fetto bimodale che il tempo esercita sulle variabili le” funzione respiratoria dell’anziano, può essere
funzionali respiratorie e che si articola in una pri- difficile tenere distinta quest’ultima dagli effetti di
ma fase di crescita maturativa (che si completa al patologie e comorbilità età-correlate 7.
raggiungimento dell’età adulta) cui fa seguito una La consapevolezza del fatto che la senescenza è fi-
seconda fase di declino della funzione respiratoria. siologica e non risparmia alcuno non priva il feno-
Questo ultimo fenomeno è parte del progressivo e meno dei connotati largamente negativi con cui è
generalizzato decadere della struttura e del funzio- riguardato nella nostra cultura: in effetti il caratte-
namento degli esseri viventi che definiamo “invec- re più importante dell’invecchiare è rappresentato
chiamento”. da una crescente perdita di efficienza dei processi
Questo fenomeno consiste nella progressiva per- adattativi al mutare dell’ambiente. Come prima ci-
dita della capacità di preservare l’integrità dell’or- tato, questa limitazione colpisce sia i poteri ripara-
ganismo, unita ad una altrettanto progressiva tivi del danno che consegue all’usura “fisiologica”,
riduzione della capacità di riparare i danni subiti sia le risorse di riserva da impegnare nel contra-
nel tempo (Figura 26.1 – ). L’organismo che in- sto con le noxae “patologiche”, responsabili, cioè,
vecchia va incontro a progressive modificazioni dell’insorgenza delle malattie.
della struttura (rimodellamento), in genere di tipo Se dunque, anche alla luce della crescente impor-
adattativo; queste ultime, anche quando assicura- tanza del ruolo attivo delle persone anziane nella
no l’efficacia dell’attività svolta, cioè la capacità di nostra società si tende ormai a rifiutare la concezio-
raggiungere l’obiettivo prefissato, realizzano tale ne classica che assimila la vecchiaia ad una malattia
risultato con un’efficienza progressivamente de- (“senectus ipsa morbus”), è pur vero che i bersagli
crescente: infatti a parità di risultato (per esem- funzionali ed i percorsi evolutivi della senescenza
pio il mantenimento di un’adeguata velocità del del polmone e quelli delle pneumopatie croniche
flusso all’interno delle vie aeree) aumenta il co- più diffuse sono spesso assimilabili sul piano qua-
sto in termini di impiego di risorse (corrispon- litativo, differenziandosi invece gli uni dagli altri su
dente nell’esempio citato all’esigenza di erogare quello quantitativo (Figura 26.2 – ).
più elevate pressioni per fare fronte all’aumento L’esempio che meglio chiarisce questa prospettiva
di resistenza dovuto alla perdita di stabilità delle è rappresentato dal rapporto tra polmone senile
piccole vie aeree di un polmone invecchiato). Al e polmone enfisematoso: la prima espressione si
rimodellamento strutturale si accompagnano (o riferisce al polmone invecchiato fisiologicamente,
conseguono) modificazioni funzionali di segno in assenza, cioè dell’esposizione a noxae patogene
negativo: declina infatti la capacità di percepire come il fumo di tabacco. La seconda connota inve-
gli stimoli e di rispondere ad essi, ma soprattutto ce il polmone colpito da BPCO e in fase avanzata
declina l’efficacia dei sistemi di difesa (meccanici, della malattia. Le due entità condividono l’iperdi-
nervosi, immunitari etc., vedi oltre). Questo com- stensione degli spazi aerei e la perdita di elasticità
plesso di cambiamenti esita in una facilitazione a del parenchima, ma si differenziano per l’intensità
contrarre le malattie e in ultima analisi predispo- dei fenomeni: questa risulta modesta nel polmone
ne all’exitus dell’individuo. senile (in cui la struttura del polmone è complessi-
La senescenza colpisce tutti gli organismi viven- vamente ben conservata), mentre appare marcata
ti, quali che ne siano la complessità ed il livello nell’enfisema (che si caratterizza specificamente
raggiunto nella scala dell’evoluzione. Il processo è per la presenza di fenomeni distruttivi del paren-
universale e dunque rappresenta la norma. Tutta- chima) 8 9. Alla luce di questa netta differenziazione
via esso si mostra complessivamente eterogeneo appare fuorviante e da abbandonare l’espressione
in quanto si realizza con modalità e cinetica di- “enfisema senile” tante volte utilizzata nel passato
verse da specie a specie, così come tra i diversi in- nell’accezione di “polmone invecchiato”.
L’invecchiamento del polmone
263

Meccanismi dell’invecchiamento re e che si accentua per effetto di flogosi e di stress


Alla base del complesso di alterazioni che definiamo ossidativo. Ne risulta che la lunghezza dei telomeri
“invecchiamento” si pongono vari meccanismi an- è espressione non soltanto della dotazione di telo-
cora in parte inesplorati 10. I principali tra questi sono meri alla nascita, ma anche dell’età e della veloci-
lo stress ossidativo, le modificazioni di lunghezza dei tà alla quale si realizza l’accorciamento per effetto
telomeri, il decadimento dei meccanismi di risposta di variabili patologiche. In questa prospettiva non
biochimica e cellulare all’invecchiamento, compresa può sorprendere l’ennesimo incrociarsi del percor-
la cosiddetta “immunosenescenza”). so fisiologico della senescenza con quello patologi-
co delle malattie respiratorie: alterazioni della lun-
Lo stress ossidativo ghezza dei telomeri, marcatori di invecchiamento,
sono state registrate nell’enfisema e nella fibrosi
Lo stress ossidativo consiste negli effetti dannosi polmonare idiopatica (FPI). La disfunzione dei te-
esercitati dall’eccesso di specie reattive dell’ossige- lomeri concorre infatti a mantenere attiva la flogo-
no (ROS) prodotte nel corso della respirazione. La si e a limitare il potenziale replicativo delle cellule
gestione dei processi di neutralizzazione di queste chiamate a riparare il danno 12.
molecole altamente lesive è uno dei compiti più Sulla base di queste evidenze è stata elaborata
impegnativi del network molecolare e cellulare un’ipotesi circa le strette relazioni che l’invecchia-
dell’organismo. L’azione degli ossidanti si esercita mento intrattiene con la malattia; secondo questa
principalmente sulla conformazione delle proteine ipotesi la BPCO (e per vie diverse la FPI) sarebbero
di controllo, sulle interazioni di queste tra di loro assimilabili a processi in cui l’invecchiamento dei
e con il DNA, nonché sull’attività dei meccanismi polmoni risulta accelerato rispetto a quello che
enzimatici. Un eccesso di ROS endogeni, come si si osserva nel polmone senile indenne da malat-
verifica con l’invecchiamento, ha per effetto l’e- tia 13 14.
stendersi e l’accentuarsi del danno ossidativo. Ana-
logamente un sovraccarico di ROS esogeni è alla Decadimento dei meccanismi di risposta
base del danno polmonare da fumo di tabacco. In biochimica e cellulare all’invecchiamento
altre parole senescenza e tabagismo condividono
Alla base della senescenza si pone un declino di
le modalità patogenetiche del danno da ossidanti
innumerevoli funzioni biologiche causato da una
e, come si vedrà, non solo di questo. In realtà l’ap-
progressiva perdita di efficienza della complessa
proccio tradizionale (basato sul concetto che la pa-
macchina regolatrice cellulare. In questo ambito
togenesi del danno sia legata a una sproporzione
si sovrappongono e si incrociano ancora una vol-
globale tra carico di ossidanti e arsenale comples-
ta fenomeni che connotano l’invecchiamento in
sivo di fattori antiossidanti disponibile) riflette una
quanto tale e fenomeni riferibili alle prime fasi di
semplificazione eccessiva dei meccanismi in que-
sviluppo di vere e proprie malattie. Tra i protago-
stione e non riesce a spiegare lo scarso successo dei
nisti di questi processi sono le cosiddette molecole
tentativi terapeutici basati sulla somministrazione
anti invecchiamento ed in particolare le sirtuine.
di antiossidanti  11. Esistono infatti molteplici mec- Si tratta di una famiglia di molecole enzimatiche
canismi, regolati in modo indipendente, tra i quali che partecipano alla regolazione della senescenza
è difficile riconoscere le possibili problematiche ca- e, quando carenti, sono coinvolte nella patogenesi
renziali e le conseguenti esigenze suppletive. di molteplici malattie età-correlate tra cui merita
ricordare la BPCO e le neoplasie maligne 15. Di que-
La regolazione della lunghezza dei telomeri
sto contesto fa parte anche l’immunosenescenza,
I telomeri sono brevi sequenze nucleotidiche ri- cioè la progressiva compromissione delle risposte
petitive, poste all’estremità dei cromosomi. Tali immuni innate ed adattive (alterazioni dei subset
sequenze assicurano la stabilità dei cromosomi at- linfocitari, ridotte riserve proliferative, condizioni
traverso un progressivo accorciamento, che per le di flogosi cronica etc.). Queste alterazioni concor-
cellule somatiche si manifesta ad ogni ciclo cellula- rono a determinare l’aumento di rischio di malattie
Manuale di fisiopatologia respiratoria
264

infettive, autoimmuni e neoplastiche che costitu- ramento dell’alimentazione debbano consentire


isce una delle caratteristiche di più frequente ri- che i polmoni degli attuali giovani si conservino in
scontro con l’avanzare dell’età. migliore salute (cioè con più alti valori di FEV1) sino
Un ruolo importante al riguardo rivestono i toll-like all’età senile.
receptors: le evidenze, pur se non del tutto univo- Inoltre non può essere trascurato l’effetto della
che, indicano nell’anziano un deficit dell’espres- mortalità che colpisce prevalentemente i soggetti
sione di tali recettori con conseguente alterazione in condizioni meno ben conservate: questo fa sì
della capacità di rapido riconoscimento e di distru- che negli studi trasversali i dati raccolti nei campio-
zione dei patogeni 16. Tutto questo si traduce in una ni di età più avanzata, in quanto riferiti ai sogget-
risposta polmonare aberrante e virtualmente pe- ti sopravvissuti, di fatto non riguardino campioni
renne, connessa com’è alla più o meno inapparente rappresentativi della popolazione generale, ma
esposizione ad inquinanti inalatori: l’espressione un sottogruppo selezionato per un migliore stato
più compiuta delle conseguenze di questa combi- complessivo di salute, compresa verosimilmente
nazione di fattori morbigeni è la BPCO 17. una funzione respiratoria meglio conservata.
I problemi sin qui accennati non ricorrono nel caso
Invecchiamento del sistema degli studi longitudinali nei quali le variabili suscet-
respiratorio: problemi metodologici tibili di modificazione con l’età, come in primis i
Studiare gli effetti dell’invecchiamento sulle strut- volumi e i flussi, vengono periodicamente rilevate
ture e sulle funzioni respiratorie significa in genere sempre negli stessi soggetti. Questo tipo di studi è
identificare le caratteristiche distintive di queste, molto meno frequente in letteratura perché molto
ponendo a confronto i parametri oggetto di in- più difficile e costoso da realizzare per la necessi-
teresse in campioni differenziati per età. Questo tà di far fronte a problemi come l’avvicendamento
approccio, apparentemente ovvio, soffre di un im- degli operatori, il deterioramento e l’aggiornamen-
portante limite metodologico: la garanzia della le- to degli strumentari, le dinamiche demografiche,
gittimità del confronto “trasversale” tra “giovani” e l’effetto dell’apprendimento.
“vecchi” risiede nell’ipotesi secondo cui le differen- Come appare evidente, su queste basi è lecito ma-
ze osservabili tra i gruppi a confronto corrispon- nifestare qualche incertezza circa la correttezza
dono alle modificazioni cui il gruppo più giovane metodologica di molti degli studi su cui è costruito
andrebbe incontro se, seguito longitudinalmente, l’edificio delle nostre conoscenze. Peraltro le riserve
raggiungesse l’età del gruppo più anziano. Tale ipo- avanzate sono soltanto una parte delle cautele in-
tesi si mostra poco convincente in quanto non tie- terpretative che occorre adoperare quando si stu-
ne conto dell’“effetto coorte”. Infatti i gruppi (gio- diano casistiche di cui fanno parte persone anzia-
vani contro anziani) messi a confronto in questo ne 18. Probabilmente la più rilevante tra tali cautele
tipo di studi fanno in realtà parte di popolazioni riguarda la legittimità dell’applicazione agli anziani
diverse, sulle quali hanno agito (per il gruppo più di metodi di misura come la spirometria che richie-
anziano) o agiranno (negli attuali giovani) variabi- dono attenzione, capacità d’ascolto, comprensione
li di lungo periodo difficilmente identificabili ma di istruzioni verbali non intuitive, nonché capaci-
comunque differenti. Per esempio è ragionevole tà di compiere sforzi fisici massimali ed esplosivi.
pensare che polmoni giovanili esposti all’attuale li- La loro applicazione in età geriatrica può sembra-
vello di inquinamento veicolare delle nostre città o re una vera e propria scommessa, tenuto conto
ai mutamenti meteorologici imputabili all’“effetto di quanto disabilità e fragilità siano diffuse tra gli
serra” giungeranno alla vecchiaia in condizioni anziani. Chi per scopi di ricerca studia popolazio-
peggiori (per esempio con valori di FEV1 più bassi) ni in cui è lecito prevedere la presenza di persone
di quelle degli attuali anziani, cresciuti in un mon- con limitazione delle capacità cognitive e fisiche o
do verosimilmente ben più pulito. D’altra parte anche soltanto chi è chiamato a svolgere la quoti-
non è meno lecito aspettarsi che il diffondersi delle diana routine diagnostica su utenti sempre più an-
vaccinazioni, la lotta al fumo passivo ed il miglio- ziani deve porsi la domanda: è realistico aspettarsi
L’invecchiamento del polmone
265

da questi soggetti di ottenere la stessa qualità del- nella popolazione di età pari o superiore ai 60 anni 22 23
le misure che le raccomandazioni degli organismi e in una sottodiagnosi nei pazienti al di sotto dei 45
scientifici internazionali ritengono esigibile nella anni 24. Per questa ragione è stato proposto di sostitu-
popolazione generale (e pertanto obbligatoria), ire il criterio della soglia predeterminata con la racco-
entro precisi termini di accettabilità e riproduci- mandazione a utilizzare come soglia il limite inferiore
bilità?  19 I ricercatori del progetto multicentrico della norma (LLN), corrispondente al 5° percentile
“Salute Respiratoria dell’Anziano (SaRA)”, nella fase inferiore della distribuzione normale del parametro,
preparatoria ad uno studio longitudinale condotto calcolato sulla base delle equazioni di riferimento più
su di una vasta coorte di soggetti ultrasessanta- accreditate. Tuttavia la versione 2014 del workshop
cinquenni ambulatoriali, distinti in controlli e casi report GOLD  25 mette in discussione questa propo-
di asma/BPCO, hanno effettuato un rigoroso con- sta adducendo che “è difficile stabilire quale di questi
trollo di qualità della spirometria 20. Nei controlli è criteri sia corretto 26 per diagnosticare la BPCO e non
stata registrata una percentuale di riproducibilità esistono studi che confrontino una diagnosi clinica
per il FEV1 pari al 95,8%; un deficit cognitivo, una basata su entrambi gli approcci”. La questione rimane
maggiore brevità della distanza percorsa al test del dunque aperta, anche se la considerazione circa i co-
cammino (in altre parole forme diverse di disabili- sti, i rischi ed i disagi che comporta attribuire una pa-
tà età-correlate) e un più basso livello di scolarità tente di malattia in un numero non esiguo di anziani
erano fattori indipendenti di rischio per un livello sani sollecita all’uso di criteri più restrittivi e maggior-
inferiore di accettabilità, mentre il genere maschi- mente ancorati a riferimenti statistici validati.
le e l’età costituivano fattori di rischio per una più
bassa riproducibilità. La riproducibilità migliorava Effetti dell’invecchiamento
col tempo quale effetto dell’apprendimento: questi su strutture e funzioni
rilievi richiamano l’attenzione sul fatto che misura- Sulla base di quanto sinora discusso appare eviden-
re in modo appropriato il respiro nell’anziano è cer- te che il sistema respiratorio non solo non è rispar-
tamente possibile ma richiede esperienza, pazien- miato dall’invecchiamento, ma anzi ne subisce in
za e disponibilità a ricercare per ciascun soggetto modo particolarmente intenso le conseguenze: la
il linguaggio, i tempi e i modi utili per ottenere la ragione di tale particolare suscettibilità va ricercata
collaborazione necessaria. nel fatto che a livello alveolare una superficie com-
Si apre a questo punto un’altra rilevante problema- plessiva di circa 100 metri quadri è continuamente
tica: eseguita correttamente la misura funzionale bersagliata dagli insulti chimico-fisici e biologici
richiesta, è lecito interpretare il dato ottenuto nella provenienti dall’ambiente esterno. I polmoni sono
persona anziana in conformità con i criteri messi a quindi caratterizzati da una particolare intensità
punto e raccomandati per la popolazione generale? e continuità di rischio, derivante dall’inalazione
Per ragioni epidemiologiche l’interrogativo riguarda dell’aria atmosferica e di quanto questa veicola. Il
soprattutto la diagnosi di broncoostruzione nell’am- confronto, pur approssimato, del comportamento
bito della BPCO e le raccomandazioni delle linee medio delle più rappresentative variabili funziona-
guida della Global Initiative for Chronic Obstructive li (volumi polmonari, diffusione alveolo-capillare,
Lung Disease (GOLD). Tale organismo nel passato pressioni muscolari alla bocca, ossigenazione del
ha definito quale criterio diagnostico dell’ostruzione sangue arterioso) in coorti di 70-80 anni e di 20-30
(da utilizzare per porre diagnosi di BPCO) un rap- anni fa emergere un risultato univoco (Figura 26.3).
porto FEV1/FVC post-broncodilatatore al di sotto La sovrapposizione degli effetti fisiologici del pro-
del 70%  21. Questo facile criterio è stato largamente cesso di invecchiamento intrinseco all’organismo,
applicato senza tenere conto dell’età: ne è derivata la insieme con le conseguenze della pluridecennale
diffusione di un importante bias interpretativo. Dal esposizione al rischio ambientale, causa uno scadi-
momento che i volumi polmonari mostrano una mento marcato e generalizzato delle funzioni che
marcata dipendenza negativa dall’età, il criterio del riflette l’altrettanto esteso e variegato deteriora-
rapporto fisso induce in una sovradiagnosi di BPCO mento delle strutture anatomiche invecchiate 27.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
266

quelle citate si concretizza il rischio di ostruzione


durante il sonno: infatti a causa dell’ipotonia mu-
scolare che interviene in maniera generalizzata per
effetto del sonno, le pareti faringee possono collas-
sarsi, limitando (onde il fenomeno del russamento)
od impedendo del tutto il flusso dell’aria (onde le
apnee ostruttive). Il riscontro di questi fenomeni è
frequente nella popolazione geriatrica, per effetto
di molteplici fattori, tra cui il frequente incremento
ponderale, la menopausa ed altri squilibri nell’as-
setto ormonale, alterazioni del controllo della ven-
tilazione, l’insorgenza di comorbilità (in particolare
per quanto riguarda l’apparato cardiovascolare),
interazioni ed effetti indesiderati dei farmaci  29.
Si segnala che nonostante il citato aumento di
prevalenza, i fenomeni ipo-apnoici notturni del-
la persona anziana, non sono necessariamente di
Figura 26.3. Diagramma sinottico che pone a confronto i accresciuta gravità sul piano clinico-prognostico.
livelli di alterazione dei principali parametri di fisiopatolo- Nell’approccio al paziente anziano con apnee/
gia respiratoria osservati in due coorti di soggetti sani, ap- ipopnee occorre dunque valutare caso per caso le
partenenti rispettivamente alla fascia d’età 20-30 anni ed a
quella 70-80 anni (Immagine resa disponibile dalla cortesia
indicazioni alle diverse scelte terapeutiche.
del prof. V. Grassi che si ringrazia). La senescenza si accompagna anche ad altri feno-
meni morfo-funzionali relativi al tratto respiratorio
superiore che possono avere conseguenze poten-
zialmente temibili. Il riferimento va in primo luogo
Le vie aeree superiori al diaframma ed alle strutture muscolari esofagee
L’efficacia funzionale della respirazione è determi-
nata in primo luogo dall’integrità dell’intero ap- che nell’insieme consentono la progressione del
parato, a partire dalla condizione delle prime vie bolo alimentare verso lo stomaco e ne impedisco-
aeree. Nell’anziano tale integrità non è pienamente no il reflusso. Questo ultimo fenomeno, in connes-
preservata e si registrano ad ogni livello modifica- sione o meno con un’ernia dello iato, è comunque
zioni morfologiche più o meno rilevanti che hanno maggiormente presente nella popolazione geria-
invariabilmente ricadute sul funzionamento. trica: le persone anziane presentano infatti più
Per quanto riguarda le prime vie si segnala che il spesso condizioni favorenti un reflusso, quali una
grado di pervietà delle fosse nasali aumenta nell’an- riduzione della peristalsi esofagea e della pressione
ziano a causa dell’ipotrofia della mucosa e del ri- dello sfintere esofageo inferiore  30. A ciò si aggiun-
modellamento delle strutture osteo-cartilaginee. ge dopo i 70 anni l’aumento di ampiezza dello iato
Anche la componente vascolare subisce un’involu- esofageo 31.
zione, cosicché complessivamente vengono limita- Le conseguenze possono essere più complesse e
te le importanti capacità nasali di “clearance”, di ri- pericolose se colpiscono persone che manifestano
scaldamento e di umidificazione dell’aria inspirata. turbe della deglutizione secondarie a qualcuna del-
In età geriatrica anche le strutture faringo-laringee le patologie neurologiche che colpiscono frequen-
possono subire alterazioni anatomiche capaci di temente in età avanzata. In questi casi è concreto il
determinare un malfunzionamento  28: in partico- rischio di insorgenza di disfagia e di aspirazione del
lare a livello faringeo possono prodursi alterazioni materiale alimentare nei polmoni con conseguente
dello scheletro mandibolare, apposizione di gras- polmonite ab ingestis 32.
so nei tessuti, alterazioni dell’occlusione, edentu- L’anziano può essere maggiormente esposto alle
lia. Negli anziani portatori di modificazioni come conseguenze di questi fenomeni in quanto meno
L’invecchiamento del polmone
267

consapevole degli stessi anche a causa del difetto della sarcopenia che spesso colpisce gli anziani.
cognitivo che spesso lo colpisce limitando le ca- Questa condizione riconosce molteplici concau-
pacità di autocontrollo; infine il paziente anziano se, da quelle primitive, cioè riferibili direttamente
più spesso del giovane fa uso di farmaci sedativi o alla biologia dell’invecchiamento, a quelle secon-
ipnotici capaci di modificare il tono muscolare e darie (come la malnutrizione o lo stile di vita se-
di limitare le capacità di controllo volontario delle dentario o l’effetto di malattie e terapie concomi-
funzioni in questione 33. tanti) per le quali il collegamento con l’invecchia-
mento è indiretto o mediato (Figura  26.4 – ).
Gabbia toracica e muscoli La sarcopenia non è la sola determinante negati-
respiratori va della condizione muscolare: infatti la funzione
Nel corso dell’invecchiamento il torace modifica dei muscoli può essere sensibilmente influenzata
progressivamente la propria forma arrotondan- anche dalla geometria della gabbia toracica: il re-
dosi così da somigliare alla forma “a botte” tipica stringimento degli spazi intercostali determina
dell’enfisema. A determinare questa modificazione un accorciamento dei muscoli intercostali, che
morfologica sono gli effetti della ipercifosi dorsale sono quindi chiamati ad operare in condizioni
che colpisce il 20-40% della popolazione anziana più sfavorevoli sul piano del rapporto lunghezza-
come conseguenza del restringimento degli spazi tensione 39.
intervertebrali dovuta alla degenerazione dei dischi Peraltro anche sul piano strutturale e biochimico
intersomatici  34. Alla genesi del dismorfismo con- intervengono importanti modificazioni. Sul piano
corrono i crolli vertebrali secondari all’osteoporosi, istologico é stato segnalato un adattamento strut-
non rari particolarmente nel genere femminile  35. turale di segno negativo consistente nella redistri-
Questa ipercifosi corrisponde in termini anatomici buzione dei diversi tipi di fibra muscolare con ridu-
a un aumento dell’angolo di curvatura vertebrale zione delle fibre di tipo II, resistenti alla fatica e pre-
in misura superiore ai 40° che costituiscono il 95° dominanza di quelle di tipo I e II B, più facilmente
percentile della distribuzione di questo parametro soggette ad affaticamento 40. Sul piano biochimico
nella popolazione sana 36. si segnala che i muscoli dell’anziano posseggono
L’invecchiamento delle strutture osteoarticolari riserve più limitate di adenosina trifosfato mito-
non risparmia le coste, che tendono a decalcificar- condriale e sono, pertanto, meno efficienti nel fare
si, le cartilagini costali, che invece calcificano e le fronte ad incrementi del carico funzionale connessi
articolazioni costo vertebrali, che vanno incontro con le patologie broncopolmonari 41.
a fenomeni di tipo osteoartrosico. Questo insieme Sugli effetti funzionali complessivi di questi rima-
di alterazioni rende la gabbia toracica complessiva- neggiamenti strutturali la letteratura non è univo-
mente più rigida e più piccola del normale, quin- ca: si può comunque affermare che il trascorrere
di assai diversa dal vero “torace a botte” dell’enfi- del tempo non influenza i parametri di performan-
sematoso che riconosce i suoi tratti distintivi nel ce dei muscoli respiratori se non in età avanzata,
marcato aumento di volume e nel fattore causale quando i livelli delle pressioni massime producibili
rappresentato dalla distruzione del parenchima declinano progressivamente. Parallelamente anche
con conseguente compromissione delle proprietà l’endurance dei muscoli respiratori (cioè la capaci-
di ritorno elastico dell’organo 37. tà di sostenere uno sforzo prolungato) diminuisce
Per quanto riguarda gli effetti dell’invecchiamen- con la senescenza. Pertanto, pur di fronte ad una
to sui muscoli respiratori, è noto che l’anziano certa eterogeneità di risultati, si può concludere
lamenta una limitazione della forza contrattile che la persona anziana presenta una limitazione
di tali muscoli tanto in fase inspiratoria quanto della capacità di sostenere a lungo incrementi del
in fase espiratoria, con una penalizzazione più carico di lavoro e, pertanto, un rischio maggiore di
marcata nel genere femminile  38. Occorre tenere cedimento funzionale nel corso di patologie in cui
conto del fatto che tali effetti si inscrivono nella aumenta il carico resistivo (come la BPCO) o quello
generalizzata perdita di massa magra nell’ambito elastico (come le fibrosi polmonari).
Manuale di fisiopatologia respiratoria
268

Lo scadimento senile della condizione anatomo- stabilità per riduzione dello spessore della compo-
funzionale dei muscoli respiratori appare di impor- nente muscolare della parete 45, ma soprattutto per
tanza non secondaria, se si considera il rischio di diminuzione di efficacia dei meccanismi di interdi-
fatica (e di conseguente esaurimento funzionale) pendenza tra vie aeree e parenchima. Quest’ultima
cui l’anziano è maggiormente esposto, particolar- alterazione, a sua volta, è causata dalla riduzione
mente nelle patologie in cui l’aumento del carico della pressione di ritorno elastico già citata come
di lavoro respiratorio si accompagna ad altri fatto- caratteristica del polmone senile.
ri disfunzionali locali e sistemici. Tra questi in pri- Per quanto riguarda il parenchima distale, l’altera-
mis sono da temere le condizioni di ipossiemia, in zione anatomica più caratteristica dell’anziano è
quanto costringono il sistema ad operare in condi- la dilatazione dei dotti alveolari (ductectasia) con
zioni particolarmente penalizzate e sfavorevoli sul aumento della distanza tra le pareti alveolari 46. Per
piano energetico 42. effetto di tale aumento si riduce l’area della superfi-
Infine una menzione merita un’ulteriore importan- cie esposta agli scambi gassosi e con essa il rappor-
te conseguenza del deficit contrattile dei musco- to superficie/volume  47  48. All’alterazione della pa-
li respiratori che colpisce gli anziani: la riduzione rete non sembra corrispondere una proporzionale
dell’efficacia della tosse, causata dalla riduzione limitazione del letto capillare 49: questa discrepanza
della forza espulsiva della manovra espiratoria a potrebbe contribuire a determinare un certo grado
glottide chiusa. In realtà il deficit muscolare spiega di alterazione della distribuzione del rapporto ven-
solo in parte la perdita di efficacia della tosse che tilazione/perfusione.
colpisce in età avanzata. Il meccanismo della tosse La fisiologica riduzione delle proprietà di ritorno
(così come quello della deglutizione) è il risultato elastico polmonare che accompagna la senescenza
di un’attività riflessa in cui vengono attivate un’area è in genere interpretata come conseguenza di alte-
di corteccia motoria ed una di tipo sensoriale. Studi razioni qualitative o quantitative delle componenti
recenti sembrano indicare che la componente sen- biochimiche del tessuto interstiziale 50.
soriale sia più vulnerabile nei confronti degli effetti Queste alterazioni della struttura, accompagnate
dell’invecchiamento rispetto a quella motoria  43. dalle inevitabili conseguenze a carico del funziona-
Comunque generata, la perdita di efficacia della mento dell’interstizio, costituiscono fattori respon-
tosse coniuga i propri effetti negativi con quelli, già sabili del declino progressivo che colpisce le prin-
citati, determinati dalla caduta dei poteri del siste- cipali grandezze volumetriche. Gli altri importanti
ma immunitario e con quelli della difettosa clear- fattori causali sono l’elasticità delle strutture della
ance muco-ciliare: nell’anziano si registra infatti un gabbia toracica, la forza dei muscoli respiratori ed il
rallentamento e una irregolarità del battito ciliare grado di pervietà delle vie aeree, in particolare per
nel lume delle vie aeree con conseguente riduzione quanto riguarda quelle periferiche.
della mobilità dello strato di muco cui il tappeto Le più importanti modificazioni spirometriche as-
ciliare dovrebbe dare propulsione 44. sociate all’invecchiamento interessano i più bassi
volumi, quali il volume residuo e la capacità fun-
Polmoni zionale residua, che si incrementano progressiva-
Come precedentemente segnalato, nel corso mente con l’età (Figura 26.5). Questo andamento
dell’invecchiamento si assiste ad una progressiva è condizionato dal prevalere dell’effetto centrifugo
riduzione del volume del torace, accompagnata da della gabbia toracica, rispetto a quello centripeto
un graduale cambiamento di forma segnato da un polmonare, che risulta più compromesso dall’in-
arrotondarsi del tronco di cono. vecchiamento. La perdita di elasticità polmonare
Parallelamente si modificano anche le vie aeree determina inoltre una più precoce chiusura delle
ed il parenchima polmonare, soprattutto a livello vie aeree periferiche con aumento progressivo del
degli spazi aerei distali. Per quanto riguarda le vie volume di chiusura 51.
aeree le alterazioni più rilevanti colpiscono quel- Per quanto invece si riferisce alle modificazioni a
le periferiche che con l’invecchiamento perdono carico degli alti volumi spirometrici, l’osservazio-
L’invecchiamento del polmone
269

me. Questa riduzione colpisce particolarmente i


8 flussi relativi ai più bassi volumi di riempimento,
conferendo alla parte della curva successiva al pic-
7 TLC co un andamento concavo verso l’alto che è la con-
seguenza della disuniformità di distribuzione delle
alterazioni della pervietà delle vie aeree, così come
6
Capacità vitale
della disomogenea alterazione del comportamen-
to delle strutture elastiche del polmone senile.
Volume polmonare (L)

5 Anche la capacità di diffusione dei gas a livello della


membrana alveolo-capillare va incontro ad un ma-
4 FRC nifesto declino con l’invecchiamento 54. Il fenomeno
CV
può essere spiegato in parte con la citata ductectasia
3 che ha per conseguenza l’incremento delle distanze
che le molecole dei gas devono percorrere nel loro
RV
2 moto casuale, prima di impattare sulla membrana
alveolo-capillare. Un altro fattore potenzialmente
importante nel condizionare il processo di diffu-
1
sione è rappresentato dal meccanismo di trasporto
ematico del gas. Non può essere escluso che in alcu-
0 ni anziani una certa influenza negativa sulla capacità
20 40 60 80
Età di diffusione possa essere esercitata da riduzioni del
tempo di circolo connesse con fenomeni di tachi-
Figura 26.5. Evoluzione dei principali volumi polmona- cardia o da riduzioni del patrimonio emoglobinico
ri con l’avanzare dell’età. TLC: capacità polmonare totale; non rare in età geriatrica.
FRC: capacità funzionale residua; RV: volume residuo; CV:
volume di chiusura (Immagine resa disponibile dalla corte-
sia del prof. V. Grassi che si ringrazia).
La circolazione polmonare
Le valutazioni sugli effetti dell’invecchiamento sul
piccolo circolo sono in numero modesto e non
ne dell’andamento individuale mette in evidenza di significato univoco: i dati disponibili segnalano
comportamenti non uniformi. Per quanto riguar- un certo incremento della pressione arteriosa pol-
da la capacità polmonare totale, pur in presenza di monare e della wedge pressure con l’età matura; la
evidenze sperimentali discordanti, si può conclu- differenza si fa significativa attorno ai 50 anni  55.
dere che l’invecchiamento non influenza partico- A partire dai 35-40 anni si registra un aumento di
larmente questa grandezza 52. rigidità vascolare da rimodellamento della parete.
Per contro la capacità vitale diminuisce con l’e- L’aumento della pressione corrisponde ad un incre-
tà per effetto aritmetico congiunto della stabilità mento progressivo delle resistenze vascolari pol-
della capacità polmonare totale e dell’incremento monari, che si accompagna a ridistribuzione della
del volume residuo. Parallelamente al declino della perfusione con riduzione del normale gradiente
capacità vitale si realizza anche quello del FEV1, che verticale. L’aumento delle resistenze vascolari è
comincia dopo la maturazione attorno ai 30 anni e riconducibile a una fibrosi dell’intima cui può ac-
si realizza nel tempo ad una velocità di circa 30 ml compagnarsi un inspessimento della media  56. In
per anno, con differenze tra i due generi 53. assenza di processi patologici sovrapposti, le conse-
Nella persona anziana, parallelamente alla com- guenze clinico evolutive di queste alterazioni sono
promissione dei volumi, si registra una riduzione modeste. Si noti tuttavia che l’incremento delle re-
della velocità del flusso espiratorio che interessa sistenze, già osservabile a riposo, è particolarmente
tutti i livelli di volume lungo la curva flusso-volu- significativo nel corso di esercizio muscolare 57.
Manuale di fisiopatologia respiratoria
270

Il controllo della respirazione zioni a carico delle vie aeree e del circolo sin qui
Neppure il controllo chimico della respirazione menzionate, le capacità di compenso possono non
sfugge al destino di un progressivo declino all’a- bastare cosicché si produce un deficit degli scambi
vanzare dell’età: infatti sia la risposta ventilatoria gassosi, particolarmente evidente nel corso dell’e-
all’ipossia sia quella all’ipercapnia vanno incontro sercizio muscolare. Il corrispettivo più importante
ad una progressiva riduzione con l’invecchiamen- del progressivo scadimento degli scambi gassosi è
to  58. Questo fenomeno risulta connesso con una il fatto che con l’età che avanza si produce un pro-
limitazione della possibilità di adattamento del vo- gressivo declino della pressione parziale dell’ossige-
lume corrente, mentre meglio conservata sarebbe no nel sangue arterioso 62 63.
la capacità di adattamento della frequenza respi- Sulla base di esperienze limitate è stato a lungo ri-
ratoria  59. Come conseguenza gli anziani in salute tenuto che la velocità di questo declino fosse lega-
mantengono una adeguata ventilazione alveolare ta all’età in rapporto di correlazione lineare, secon-
respirando ad una frequenza maggiore con un do l’equazione 64:
volume corrente ridotto. Una interpretazione di
questa discordante capacità di adattamento dei PaO2 = 100,1 -0,323 . età (in anni).
parametri ventilatori può essere cercata nelle limi-
tazioni della performance dell’effettore meccanico Successivamente è stato dimostrato che la tenden-
(il sistema torace polmoni) attraverso cui si misu- za al declino della PaO2 rallenta sino a stabilizzarsi
ra la risposta al carico. In altre parole una rispo- nei soggetti di età più avanzata  65. La motivazione
sta difettiva di questo o quel parametro al carico di questo plateau può essere ricercata nel fatto che
chimico potrebbe dipendere almeno in parte non i dati relativi ai più anziani derivano da soggetti che
da depressione della sensibilità agli stimoli, ma da sono sopravvissuti particolarmente a lungo vero-
cattivo rendimento meccanico dell’effettore. Studi similmente perché in miglior stato di salute e con
successivi basati sulla misura di un parametro re- condizioni funzionali respiratorie meglio conservate.
gistrato in assenza di movimento, la pressione di Per quanto riguarda l’effetto della senescenza sulla
occlusione o P0.1, confermano che, comunque va- capacità di rimozione della CO2 le evidenze dispo-
lutata, la reattività agli stimoli chimici è depressa in nibili non indicano alcuna limitazione di questa
misura rilevante nelle persone anziane  59. Un’altra funzione, nonostante il fatto che nell’anziano il
caratteristica del deterioramento senile dei siste- volume dello spazio morto tenda all’incremento 66.
mi di controllo del respiro è rappresentata dalla Per spiegare questo comportamento disgiunto è
ridotta percezione degli incrementi del carico im- stato ipotizzato che l’invecchiamento, avendo tra
posto al sistema 60. Questo fenomeno, che si inscri- le sue conseguenze una riduzione del metaboli-
ve nell’ambito più ampio della perdita di capacità smo, si accompagnerebbe a una proporzionale ri-
sensoriale a vari livelli costituisce uno dei marcatori duzione della produzione di CO2.
più tipici della senescenza, con possibili interferen-
ze negative sulla fenomenologia clinica di impor- Conclusioni
tanti condizioni morbose 61. L’invecchiamento della popolazione sta costringendo
a riscrivere trattati e linee guida per aggiornare mo-
Gli scambi gassosi dalità diagnostiche e prassi di trattamento ad una
Con l’invecchiamento strutturale dei polmoni si realtà in veloce cambiamento. La centralità del ruolo
accentua la disuniformità di distribuzione del rap- del respiro e l’importanza crescente del rischio cui è
porto ventilazione/perfusione: questa è riscontra- esposto a misura che la vita si prolunga pongono alla
bile anche nel polmone giovane, ma risulta funzio- pneumologia ed alla fisiopatologia respiratoria sfide
nalmente irrilevante per effetto della compensa- nuove. Pertanto appare criticamente importante che
zione reciproca tra strutture con opposti orienta- crescano e si diffondano le conoscenze relative all’in-
menti del rapporto tra ventilazione e perfusione. terazione tra longevità e funzione e tra longevità e
Nell’anziano per l’accentuarsi delle diverse altera- storia naturale della malattia: già oggi si fanno strada
L’invecchiamento del polmone
271

nuove ipotesi interpretative che inquadrano la BPCO patologici, sia in quella della predisposizione dei
come assimilabile ad un processo di accelerato invec- più appropriati protocolli di utilizzazione delle
chiamento, mentre altri studi esplorano le relazioni misure funzionali: queste istanze appaiono tanto
tra meccanismi dell’invecchiamento e patogenesi di più importanti ed urgenti se si considera come, no-
fibrosi polmonare e BPCO intravisti come opposti nostante disabilità, solitudine, disagio economico,
corni di un unico dilemma che ha al centro il deterio- comorbilità siano spesso presenti nella vita delle
ramento senile di strutture e funzioni. persone anziane, non diminuiscono per questo la
Occorre dunque investire in nuovi studi diretti ad loro domanda di salute e di qualità di vita, il loro
approfondire queste tematiche sia nella direzione diritto a ricercarla ed il dovere del sistema sanitario
della miglior comprensione dei meccanismi fisio- di impegnarsi affinché l’ottengano.

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Finito di stampare nel mese di dicembre 2014
presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A.
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