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LINEE GUIDA

NEOPLASIE DEL POLMONE


2020

mg/mq e.v g. 1 schedula settimanale in combinazione con nintedanib (200 mg b.i.d.), a scelta

dell’investigatore, fino a un massimo di sei cicli totali. In caso di sospensione del docetaxel, nintedanib

poteva essere proseguito fino a massima tollerabilità o progressione. I criteri di inclusione dei pazienti erano

gli stessi dello studio LUMELung 1. Dopo un follow-up mediano di 35.5 mesi, la PFS mediana fra i due

bracci era di 4.79 mesi per la schedula trisettimanale versus 4.82 mesi per quella settimanale (HR 0.97,

IC95% 0.68-1.38, P =0.8439) e la OS è di 8.49 mesi versus 9.62 mesi per, rispettivamente, le schedule

trisettimanale e settimanale (HR 0.88, IC 95% 0. 48-1.61, P =0.3131). Nessuna differenza in termini di

efficacia è stata identificata nelle due coorti dello studio: pazienti in progressione entro tre mesi dalla fine

della chemioterapia di prima linea e pazienti in progressione dopo tre mesi dalla fine della chemioterapia di

prima linea. La tossicità è stata superiore per la schedula trisettimanale mentre nessuna differenza in qualità

di vita è stata identificata tra le due schedule. Lo studio supporta quindi l’opzione di utilizzare la schedula

settimanale di docetaxel in quanto meglio tollerabile, pur preservando l’efficacia della schedula

trisettimanale che rimane l’unica approvata e rimborsata al momento della stesura delle linee guida.

Quando lo studio LUME-Lung 1 è stato disegnato il docetaxel rappresentava il trattamento standard di

seconda linea, mentre attualmente una possibile opzione di trattamento approvata e rimborsata in Italia in

questo setting è rappresentata dall’immunoterapia con nivolumab e atezolizumab (indipendentemente

dall’espressione di PD-L1) o pembrolizumab (per i tumori con PD-L1 ≥ 1%), avendo questi 3 farmaci

dimostrato, in studi randomizzati di fase 3, una superiorità a docetaxel in termini di OS e con un profilo di

tossicità favorevole rispetto al docetaxel da solo. Non esistono tuttavia confronti diretti tra

docetaxel/nintedanib verso nivolumab, atezolizumab o pembrolizumab nella seconda linea di trattamento di

pazienti con istologia adenocarcinoma.

Limiti: Un potenziale rischio di bias per questo studio è rappresentato dal fatto che l’analisi gerarchica della

OS è stata introdotta prospetticamente quando lo studio era già iniziato e dopo che l’analisi primaria per la

PFS era già stata effettuata, ma prima della chiusura del database per la OS; inoltre, personale dello sponsor

è stato coinvolto nella stesura del protocollo, nonché nell’analisi e nella interpretazione dei dati. Una

limitazione in termini di trasferibilità può essere rappresentata dal fatto che l’età della popolazione inclusa

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nello studio (età mediana 60 anni, range 53-67) è inferiore a quella solitamente osservata nella pratica clinica

in questa patologia.

Bilancio beneficio/danno: Probabilmente a favore dell’aggiunta di nintedanib a docetaxel in pazienti affetti

da NSCLC ad istologia adenocarcinoma, localmente avanzato o metastatico, soprattutto per i pazienti con

malattia in progressione entro i 9 mesi dall’inizio della terapia di prima linea.

Qualità globale Forza della


Raccomandazione clinica
delle evidenze raccomandazione

Nei pazienti affetti da NSCLC ad istologia adenocarcinoma,


localmente avanzato o metastatico, l’aggiunta di nintedanib
Molto bassa a docetaxel può essere considerata, soprattutto per i pazienti Positiva debole
con malattia in progressione entro i 9 mesi dall’inizio della
terapia di prima linea.
COI: nessun conflitto dichiarato

8.2.4 Pazienti anziani e Performance status 2

In studi randomizzati dedicati ai pazienti anziani, la mono-chemioterapia con un agente di terza generazione

(vinorelbina) ha dimostrato un significativo prolungamento della sopravvivenza globale rispetto alla terapia

di supporto, mentre la combinazione di agenti di terza generazione (gemcitabina/vinorelbina) non ha

dimostrato vantaggi rispetto a gemcitabina o vinorelbina in mono-chemioterapia [392, 393].

Per quanto riguarda l’utilizzo di doppiette contenenti derivati del platino, lo studio IFCT-0501, trial fancese

di fase 3 randomizzato, ha arruolato 451 pazienti anziani (età 70-89 anni) con NSCLC avanzato e

performance status di 0-2 [394]. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere carboplatino (AUC 6 e.v. g.1

ogni quattro settimane) + paclitaxel (90 mg/mq e.v. gg. 1,8,15 ogni quattro settimane) o una

monochemioterapia con vinorelbina o gemcitabina. In questo studio è stato osservato un significativo

incremento della OS in favore della doppietta (mediana: 10.3 versus 6.2 mesi, HR 0·64, IC 95% 0·52–0·78,

P< 0·0001), al costo di una maggiore tossicità, soprattutto in termini di neutropenia febbrile (qualsiasi grado:

9.4% versus 4.0%) e morti tossiche (4.4% versus 1.3%). Uno studio randomizzato di fase 2 condotto in

Giappone ha valutato una schedula simile di carboplatino/paclitaxel utilizzando però una dose inferiore di

taxano (carboplatino AUC 6 e.v. g.1 ogni quattro settimane e paclitaxel 60 mg/mq e.v. gg. 1,8,15 ogni

quattro settimane) in confronto a docetaxel in mono-chemioterapia, riportando un profilo di tossicità

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