mg/mq e.v g. 1 schedula settimanale in combinazione con nintedanib (200 mg b.i.d.), a scelta
dell’investigatore, fino a un massimo di sei cicli totali. In caso di sospensione del docetaxel, nintedanib
poteva essere proseguito fino a massima tollerabilità o progressione. I criteri di inclusione dei pazienti erano
gli stessi dello studio LUMELung 1. Dopo un follow-up mediano di 35.5 mesi, la PFS mediana fra i due
bracci era di 4.79 mesi per la schedula trisettimanale versus 4.82 mesi per quella settimanale (HR 0.97,
IC95% 0.68-1.38, P =0.8439) e la OS è di 8.49 mesi versus 9.62 mesi per, rispettivamente, le schedule
trisettimanale e settimanale (HR 0.88, IC 95% 0. 48-1.61, P =0.3131). Nessuna differenza in termini di
efficacia è stata identificata nelle due coorti dello studio: pazienti in progressione entro tre mesi dalla fine
della chemioterapia di prima linea e pazienti in progressione dopo tre mesi dalla fine della chemioterapia di
prima linea. La tossicità è stata superiore per la schedula trisettimanale mentre nessuna differenza in qualità
di vita è stata identificata tra le due schedule. Lo studio supporta quindi l’opzione di utilizzare la schedula
settimanale di docetaxel in quanto meglio tollerabile, pur preservando l’efficacia della schedula
trisettimanale che rimane l’unica approvata e rimborsata al momento della stesura delle linee guida.
seconda linea, mentre attualmente una possibile opzione di trattamento approvata e rimborsata in Italia in
dall’espressione di PD-L1) o pembrolizumab (per i tumori con PD-L1 ≥ 1%), avendo questi 3 farmaci
dimostrato, in studi randomizzati di fase 3, una superiorità a docetaxel in termini di OS e con un profilo di
tossicità favorevole rispetto al docetaxel da solo. Non esistono tuttavia confronti diretti tra
Limiti: Un potenziale rischio di bias per questo studio è rappresentato dal fatto che l’analisi gerarchica della
OS è stata introdotta prospetticamente quando lo studio era già iniziato e dopo che l’analisi primaria per la
PFS era già stata effettuata, ma prima della chiusura del database per la OS; inoltre, personale dello sponsor
è stato coinvolto nella stesura del protocollo, nonché nell’analisi e nella interpretazione dei dati. Una
limitazione in termini di trasferibilità può essere rappresentata dal fatto che l’età della popolazione inclusa
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LINEE GUIDA
NEOPLASIE DEL POLMONE
2020
nello studio (età mediana 60 anni, range 53-67) è inferiore a quella solitamente osservata nella pratica clinica
in questa patologia.
da NSCLC ad istologia adenocarcinoma, localmente avanzato o metastatico, soprattutto per i pazienti con
In studi randomizzati dedicati ai pazienti anziani, la mono-chemioterapia con un agente di terza generazione
(vinorelbina) ha dimostrato un significativo prolungamento della sopravvivenza globale rispetto alla terapia
Per quanto riguarda l’utilizzo di doppiette contenenti derivati del platino, lo studio IFCT-0501, trial fancese
di fase 3 randomizzato, ha arruolato 451 pazienti anziani (età 70-89 anni) con NSCLC avanzato e
performance status di 0-2 [394]. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere carboplatino (AUC 6 e.v. g.1
ogni quattro settimane) + paclitaxel (90 mg/mq e.v. gg. 1,8,15 ogni quattro settimane) o una
incremento della OS in favore della doppietta (mediana: 10.3 versus 6.2 mesi, HR 0·64, IC 95% 0·52–0·78,
P< 0·0001), al costo di una maggiore tossicità, soprattutto in termini di neutropenia febbrile (qualsiasi grado:
9.4% versus 4.0%) e morti tossiche (4.4% versus 1.3%). Uno studio randomizzato di fase 2 condotto in
Giappone ha valutato una schedula simile di carboplatino/paclitaxel utilizzando però una dose inferiore di
taxano (carboplatino AUC 6 e.v. g.1 ogni quattro settimane e paclitaxel 60 mg/mq e.v. gg. 1,8,15 ogni
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