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NEOPLASIE DEL POLMONE


2020

adiuvante in termini di sopravvivenza globale (HR 0.69 IC 90% 0.48-0.99, P=0.04) e di sopravvivenza libera

da malattia (HR 0.69, IC 90% 0.49-0.97, P=0.03) nei pazienti in stadio IB con tumori di diametro ≥4cm. In

maniera simile, un’analisi di sottogruppo dello studio randomizzato JBR10 (che ha testato la combinazione

di cisplatino + vinorelbina versus sola osservazione in pazienti in stadio IB-II) [165] ha riportato

un’interazione significativa tra dimensione del tumore (cut-off di 4 cm) e beneficio della chemioterapia

adiuvante in termini di sopravvivenza globale (P=0.02), nell’ambito dei pazienti in stadio IB. Sulla base di

questi dati, le principali linee guida internazionali [166,167] suggeriscono di considerare la chemioterapia

adiuvante nello stadio IB (VII edizione della stadiazione TNM) con tumori di dimensioni >4 cm, valutando

tuttavia il rapporto rischio/beneficio di tale approccio, per singolo paziente. Per quanto riguarda la

tempistica dell’inizio del trattamento adiuvante, tutti gli studi randomizzati arruolavano pazienti non oltre le

8 settimane dall’intervento. Salazar et al. nel 2017 hanno condotto uno studio osservazionale retrospettivo su

12.473 pazienti con NSCLC in stadio I-IIIA radicalmente operati evidenziando come la chemioterapia

adiuvante sia efficace, rispetto alla sola chirurgia, anche quando somministrata fino a 18 settimane

dall’intervento. Gli autori concludono che per i pazienti il cui recupero dall’intervento sia particolarmente

lento, ritardare la somministrazione della chemioterapia adiuvante fino a 4 mesi dopo la chirurgia non ne

inficia il potenziale vantaggio [168]. Inoltre, un’interazione significativa tra performance status del paziente

e beneficio della chemioterapia adiuvante in termini di sopravvivenza globale (P=0.01) e sopravvivenza

libera da malattia (P=0.009) è stata riportata per gli studi inclusi nella meta-analisi LACE [162].

Alla luce di quanto riportato, le principali linee guida internazionali suggeriscono che una chemioterapia a

base di cisplatino per 4 cicli di trattamento debba essere proposta a pazienti con NSCLC radicalmente

operato, in stadio II–III, con performance status di 0-1, senza significative comorbidità, e che abbiano avuto

una buona ripresa fisica dopo l’intervento chirurgico [166,169].

I dati di sopravvivenza relativi alle diverse fasce di età analizzate nella meta-analisi LACE hanno riportato

nei 414 pazienti di età ≥ 70 anni un HR di sopravvivenza globale di 0.90 (IC 95% 0.70-1.16), con un HR per

la sopravvivenza libera da eventi di 0.87 (IC 95% 0.68-1.11) [170]. Anche in questa analisi non è stata

riscontrata alcuna differenza in termini di tossicità (34% di tossicità di grado 3-5 nei pazienti <65 vs 41% nei

pazienti >70) e gli anziani hanno ricevuto meno chemioterapia. Nel complesso, considerando i limiti

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dell’evidenza (in particolare la disponibilità di soli dati ricavati da studi non dedicati ai pazienti anziani), il

ruolo della chemioterapia adiuvante nei pazienti anziani resta da definirsi, anche se in casi ben selezionati

tale approccio non dovrebbe essere precluso. I dati nella popolazione ≥ 75 anni sono decisamente esigui,

essendo pochi i pazienti con età ≥ 70 anni inseriti negli studi clinici; per tale motivo la scelta di effettuare il

trattamento in questa fascia di età deve sempre essere presa con estrema cautela [170,171].

Il ruolo di regimi chemioterapici a base di carboplatino è stato valutato nell’ambito di tre studi di fase III

[164,172,173]. Accanto allo studio di Strauss et al., sopra descritto, che ha riportato l’assenza di beneficio in

termini di sopravvivenza globale con la combinazione carboplatino + paclitaxel nei pazienti con NSCLC

radicalmente operato in stadio IB (T2N0) [164], Ou et al. hanno pubblicato i risultati di uno studio di fase III,

in cui 150 pazienti con NSCLC radicalmente operato in stadio IIIA(N2) sono stati randomizzati a un

trattamento chemioterapico contenente carboplatino in combinazione con paclitaxel o vinorelbina versus sola

osservazione. Dopo un follow-up mediano di 29 mesi, la sopravvivenza globale è risultata migliore nel

braccio chemioterapia, con una mediana di 33 (95% IC 27.4-38.6) versus 24 (95% CI 15.8-32.2) mesi (P =

0.037). La mediana della sopravvivenza libera da malattia è stata di 32 (95% CI 21.3-42.7) versus 20 (95%

CI 13.1-26.9) mesi, rispettivamente (P = 0.02) [174]. Entrambi gli studi, gravati da una neutropenia di grado

3-4 nel 35-40% dei casi, non hanno raggiunto il numero di pazienti pianificato e sono stati chiusi

anticipatamente per il lento arruolamento. Infine, Felip et al. hanno riportato i risultati di uno studio di fase

III, in cui 420 pazienti affetti da NSCLC radicalmente operato in stadio IA, IB, II o T3N1 (VII edizione

TNM) venivano randomizzati a chirurgia da sola o chirurgia seguita da chemioterapia a base di carboplatino

e paclitaxel. Dopo un follow-up mediano di 51 mesi, non è stata osservata alcuna differenza significativa in

termini di sopravvivenza globale (HR 1.01, IC 95% 0.62-1.65, P=0.97) e sopravvivenza libera da malattia

(HR 0.96, IC 95% 0.75-1.22, P=0.74). Tuttavia, solo il 66% dei pazienti che sono andati incontro ad

intervento chirurgico hanno poi ricevuto un trattamento chemioterapico adiuvante, per cui lo studio non

aveva la potenza sufficiente a dimostrare differenze significative tra i due bracci [173].

Le combinazioni più frequentemente impiegate come terapia adiuvante negli studi inclusi nelle meta-analisi

comprendono doppiette a base di cisplatino + vinorelbina, o vindesina, o vinblastina, o etoposide, oppure

triplette con cisplatino + mitomicina + vindesina, o vinblastina e ifosfamide [162,163].

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