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per principianti
Iacopo Carbone
Professore associato in diagnostica per immagini
Dipartimento di Scienze Radiologiche, Oncologiche ed Anatomo-Patologiche
Sapienza Università di Roma
Michele Anzidei
Ricercatore Universitario
Dipartimento di Scienze Radiologiche, Oncologiche ed Anatomo-Patologiche
Sapienza Università di Roma
Iacopo Carbone
Michele Anzidei
Questo manuale è stato pensato e scritto da Princi-
pianti della radiologia toracica ed è destinato a tutti i
Colleghi Specializzandi che si avvicinano ad un campo
di studio estremamente vasto e complesso.
Buona lettura !
Indice
1. Trachea
2. Carena
3. Bronco destro
4. Bronco sinistro
5. Bronco lobare superiore
6. Bronco lobare inferiore
7. Bronco lobare medio
Figura 1.1
1. Lobo superiore
2. Lobo medio
3. Lobo inferiore
Figura 1.2
8 CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA
Il parenchima polmonare è suddiviso in lobi dalle scissure polmonari. Ogni lobo ha una sua
indipendenza anatomica e funzionale. Il polmone sinistro presenta due lobi (superiore e infe-
riore), separati dalla scissura principale. Il polmone destro presenta tre lobi (superiore, medio
e inferiore) separati tra loro da due scissure: la scissura secondaria (o orizzontale), che passa
orizzontalmente tra lobo superiore e medio, e la scissura principale, che separa il lobo medio
dall’inferiore.
Segmenti polmonari
I segmenti polmonari sono territori lobari resi anatomicamente indipendenti tra loro da una
vascolarizzazione (ramo arterioso polmonare) e ventilazione (bronco) e rete venosa propria.
10 CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA
POLMONE SINISTRO
Lobo superiore
1. Apicale Posteriore
3. Anteriore
4a. Lingulare superiore
5a. Lingulare inferiore
Lobo Inferiore
6. Basale Superiore
7. Basale Antero
9. Basale Laterale
Figura 1.6
POLMONE DESTRO
Lobo superiore
1. Apicale
3. Anteriore
2. Posteriore
Lobo Medio
4b. Laterale
5b. Mediale
Lobo Inferiore
6. Basale superiore
8. Basale Anteriore
9. Basale Laterale
Figura 1.7
CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA 11
1. Mediastino superiore
2. Mediastino anteriore
3. Mediastino medio
4. Mediastino posteriore
Figura 1.8
Compartimenti mediastinici
Il mediastino si trova nella porzione mediana del torace, compreso antero-posteriormente tra
sterno e colonna vertebrale, limitato inferiormente dalla cupola diaframmatica, e superior-
mente dal piano orizzontale che passa per la prima vertebra toracica, tangente al margine
superiore della prima costa. Il mediastino è divisibile in quattro compartimenti.
Nel mediastino anteriore (spazio pre-vascolare) sono presenti: timo, vasi mammari interni,
pericardio, legamenti sterno-pericardici, tessuto connettivo lasso, linfonodi. Nel mediastino
superiore sono presenti: arco dell’aorta, arteria brachiocefalica, arteria carotide comune di
sinistra, arteria succlavia sinistra, parte superiore della vena cava superiore, parte superio-
re del dotto toracico, dell’esofago e della trachea, linfonodi, tessuto adiposo. Il mediastino
medio (spazio vascolare) è occupato da: cuore, pericardio, aorta ascendente, arterie e vene
polmonari, vena cava superiore e inferiore, nervo frenico, vago e laringeo ricorrente, carena
tracheale, bronchi principali, linfonodi. Infine, nel mediastino posteriore si localizzano: aorta
discendente, esofago, dotto toracico, vena azygos ed emiazygos, strutture nervose, linfonodi.
Figura 1.8
12 CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA
Stazioni linfonodali
3p. Linfonodi
retrotracheali
3a. Linfonodi
pre-vascolari
Figura 1.10
• Zona superiore
Stazione 2: Linfonodi paratracheali superiori di destra – Il bordo superiore di questa zona
è delimitato lateralmente dall’apice del polmone destro e centralmente dal bordo superiore del
manubrio. Il bordo inferiore è rappresentato dal piano passante per l’intersezione tra margine
caudale della vena brachiocefalica e asse medio della trachea.
Stazione 2: Linfonodi paratracheali superiori di sinistra – Il bordo superiore è rappresentato
lateralmente dall’apice del polmone di sinistra, e medialmente dal margine superiore del manu-
brio. Il margine inferiore si trova in corrispondenza del bordo superiore dell’arco aortico.
• Zona vascolare:
Stazione 3A: Linfonodi prevascolari – Il bordo superiore della zona pre-vascolare è l’apice
del torace. Inferiormente arriva a livello della carena. Anteriormente è delimitato dalla parete
posteriore dello sterno, e posteriormente dal bordo anteriore della vena cava superiore a de-
stra, e dall’arteria carotide a sinistra.
Stazione 3P: Linfonodi retrotracheali – Sono linfonodi collocati nella regione retrotrachea-
le. Il bordo superiore è l’apice toracico, l’inferiore giunge a livello della carena.
• Zona inferiore:
Stazione 4R: Linfonodi paratracheali inferiori di destra – Il bordo superiore di questa re-
CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA 13
gione è delimitato dall’intersezione del margine della vena innominata e la trachea. L’inferiore
è il margine inferiore della vena azygos.
Stazione 4L: Linfonodi paratracheali inferiori di sinistra – Il bordo superiore è il margine
superiore dell’arco aortico. L’inferiore è costituito dal margine superiore dell’arteria polmona-
re di sinistra.
Stazione 5: Linfonodi subaortici – La finestra aortopolmonare è delimitata superiormente dal bor-
do inferiore dell’arco aortico, e inferiormente dal margine superiore dell’arteria polmonare di sinistra.
Stazione 6: Linfonodi para-aortici – Discendono antero-lateralmente rispetto al decorso
dell’aorta ascendente e l’arco aortico.
Stazione 7: Linfonodi subcarenali – Il bordo superiore è la carena e il margine inferiore
della trachea. Inferiormente è delimitata dal bordo del bronco inferiore a sinistra e del bronco
intermedio a destra.
Stazione 8: Linfonodi paraesofagei – Giacciono adiacenti alle pareti dell’esofago, dal mar-
gine inferiore del bronco inferiore di sinistra e del bronco intermedio di destra, distalmente
fino al diaframma.
Stazione 9 : Linfonodi del legamento polmonare – Si trovano lungo il legamento polmona-
re, dalla vena polmonare inferiore fino la cupola diaframmatica.
• Zona ilare:
Stazione 10: Linfonodi ilari – Discendono adiacenti ai bronchi principali e i vasi ilari. Su-
periormente si estendono fino il margine inferiore della vena azygos a destra, ed al margine
superiore dell’arteria polmonare a sinistra. Inferiormente giungono fino le regioni interlobari.
Stazione 11: Linfonodi interlobari – Si distribuiscono dall’origine dei bronchi lobari. A de-
stra è presente un’ulteriore suddivisione per i linfonodi localizzati tra lobo superiore ed inter-
medio, ed intermedio e inferiore.
Stazioni 12, 13, 14: Linfonodi lobari, segmentali e subsegmentali – Seguono i bronchi lo-
bari, segmentali e subsegmentali bilateralmente.
Tavole anatomiche
Nelle pagine seguenti sono presentate una serie di immagini TC assiali. In ciascuna pagina,
l’immagine in alto presenta una finestra polmonare e vi saranno indicate le principali struttu-
re del polmone, l’immagine in basso, rappresentante lo stesso piano assiale, è stata ricostruita
con tecnica volume rendering, e vi saranno indicate le principali strutture mediastiniche e
stazioni linfonodali.
Abbreviazioni
Ln: Linfonodo - dx: destro - sx: sinistro
Figura 1.12
CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA 15
1. Aorta ascendente
2. Aorta discendente
3. Tronco polmonare
4. Arteria polmonare destra
5. Arteria polmonare sinistra
6. Vena cava superiore
(Azzurro): Ln ilari
(Blu): Ln pre-vascolari
(Giallo): Ln sub-aortici
(Verde): Ln subcarenali
Figura 1.13
16 CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA
1. Aorta ascendente
2. Aorta discendente
3. Tronco polmonare
4. Arteria polmonare di destra
(Verde): Linfonodi sub-carenali
(Azzurro): Linfonodi ilari
Figura 1.14
CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA 17
1. Aorta ascendente
2. Aorta discendente
3. Atrio destro
4. Vene polmonari destre
5. Ventricolo sinistro
6. Atrio sinistro
(Verde): Ln Para-esofagei
Figura 1.15
18 CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA
1. Atrio destro
2. Atrio sinistro
3. Aorta discendente
4. Ventricolo destro
5. Ventricolo sinistro
6. Setto interventricolare
Figura 1.16
CAPITOLO 1 – ANATOMIA TORACICA 19
1. Aorta addominale
2. Fegato
3. Vena porta
4. Milza
Figura 1.17
Bibliografia
Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste:
le parole sono importanti!
Nanni Moretti
Buona lettura…
Acino
L’acino è l’unità strutturale del polmone, posta distalmente rispetto al bronchiolo terminale.
Contiene i dotti alveolari e gli alveoli. Un lobulo contiene tra i tre a i venticinque acini. In con-
dizioni fisiologiche, gli acini non sono visibili con metodiche di imaging a causa delle ridotte
dimensioni, tuttavia le arteriole acinari possono essere occasionalmente identificate in HRTC.
L’accumulo di materiale patologico negli acini può risultare in opacità nodulari evidenti alla
radiografia toracica o in TC.
Aspetto nodulare
L’aspetto nodulare è caraterizzato, in radiografia toracica, dalla presenza di numerose piccole
opacità nodulari di vario diametro (dai 2 ai 10 mm), diffusi ubiquitariamente nel parenchima
polmonare. In TC può essere classificato a seconda della distribuzione anatomica in: centro-
lobulare, linfatica o casuale.
Atelettasia
L’atelettasia è una ridotta ventilazione di una parte o della totalità del parenchima polmonare.
Una delle cause più comuni è il riassorbimento di aria distalmente ad un’ostruzione delle vie
aeree. La parola collasso è considerata interscambiabile col termine atelettasia, soprattutto
quando si presenta con un importante aumento di densità polmonare. In Rx e TC si può
evidenziare una riduzione di volume ed aumento dell’opacità/densità nella zona di polmone
affetta. L’atelettasia è spesso associata a spostamenti delle scissure polmonari, dei bronchi, dei
vasi, del diaframma, del cuore e del mediastino. La distribuzione può essere lobare, segmen-
tale o subsegmentale. Può essere descritta come lineare, discoide, rotonda o a placca.
Atelettasia lineare
L’atelettasia lineare è un’area focale di atelettasia di forma lineare, solitamente estesa fino al
profilo pleurico. Assume un’apparenza orizzontale, raramente obliqua o verticale. Lo spessore
può variare dai pochi millimetri a più di un centimetro. Può essere descritta come discoide od
a placca a seconda della sua distribuzione.
CAPITOLO 2 – GLOSSARIO 23
Atelettasia rotonda
L’atelettasia rotonda è un collasso polmonare rotondeggiante associato a pleura fibrotica inva-
ginata e setti interlobulari ispessiti. È spesso conseguenza di versamento pleurico essudativo
legato ad asbestosi, e successiva cicatrizzazione pleurica, tuttavia, può presentarsi in qualsiasi
patologia associata a fibrosi pleurica. Alla radiografia toracica, l’atelettasia rotonda appare
come una massa sporgente dalla superficie pleurica, solitamente localizzata a livello del seg-
mento posteriore del lobo inferiore. Il livello della retrazione lobare dipende dal volume del
polmone atelettasico. È associata quasi invariabilmente con altri segni di fibrosi pleurica (ad
esempio, obliterazione del seno costofrenico). La trama vascolare può essere distorta e con-
vergere sulla massa (segno della cometa). In TC con mezzo di contrasto, si apprezza un po-
tenziamento del polmone atelettasico.
Bleb
Piccolo spazio a contenuto aereo nella pleura viscerale o nel contesto del parenchima polmo-
nare subpleurico, (<1 cm di diametro). Alla TC appare come uno spazio cistico contenente
aria delimitato da una parete sottile, localizzato nello spazio contiguo alla pleura.
Bolla
Per bolla si intende un’area rotondeggiante delle misure maggiori al centimetro, demarcata
da una sottile parete non più spessa di un millimetro. Le bolle sono solitamente accompa-
gnate da cambiamenti enfisematosi (specialmente enifisema parasettale e centrolobulare) del
parenchima polmonare limitrofe. Le bolle, e l’enfisema che le accompagna, sono facilmente
identificate e misurate in TC.
Bronchiectasia
La bronchiectasia è una dilatazione irreversibile del bronco. Normalmente è il risultato di
un’infezione cronica, di ostruzione delle vie respiratorie a monte, o di un’anomalia congenita.
Alla TC si apprezzano: la dilatazione della parete bronchiale (le dimensioni del bronco appa-
iono aumentate rispetto al vaso che lo accompagna), l’aspetto affusolato del bronco, la presen-
za di bronchi visibili ad 1 cm dalla superficie pleurica. La bronchiectasia può essere classifi-
cata come cilindrica, varicosa o cistica, a seconda della sua morfologia. Spesso la dilatazione
è accompagnata da un ispessimento della parete bronchiale dovuta alla deposizione di muco.
Bronchiolo
I bronchioli sono vie respiratorie non cartilaginee. I bronchioli terminali sono la parte più
distale delle vie aeree, e danno origine ai bronchioli respiratori che a loro volta si dividono in
dotti alveolari, le cui pareti sono costituite dagli alveoli, sede di scambi gassosi. Non sono nor-
malmente visualizzati in TC nei soggetti sani. Patologie delle piccole vie aeree, ispessimenti
o infarcimenti di muco possono rendere visibili i bronchioli, sotto forma di aree nodulari
ramificate denominate come “segno dell’albero in fiore”.
Bronchiolita
Un bronchiolita è un linfonodo calcifico peribronchiale che erode la parete del bronco, spesso
secondario ad infezione da Histoplasma o M. Tubercolosis. Alla TC è evidente un piccolo
focolaio calcifico adiacente a una via aerea, frequentemente localizzato nel lobo medio.
Bronchiolite
La bronchiolite è un’infiammazione bronchiolare associata a varie patologie. Alla TC il segno
diretto dell’infiammazione è evidenziabile come “segno dell’albero in fiore”, ovvero noduli
centrolobulari e ispessimento della parete bronchiolare.
Broncocele
Il broncocele è una dilatazione bronchiale dovuta alla deposizione di secrezioni (muco com-
patto), causate nella maggioranza dei casi da un’ostruzione prossimale congenita (atresia bron-
chiale) o acquisita (ad esempio cancro ostruttivo). In Rx appare come una struttura tubulare
opaca a forma di V o Y. Alla TC è evidenziabile come iperattenuazione dovuta al muco, che
può essere più o meno densa a seconda delle condizioni di base (molto densa in aspergillosi
broncopolmonare). Nel caso di atresia bronchiale, il parenchima polmonare limitrofo potreb-
be presentare una ridotta attenuazione per la conseguente ridotta ventilazione e perfusione.
Broncocentrico
Alla TC è un termine applicato per descrivere alterazioni patologiche centrate sulla struttura
broncovascolare. Esempi di patologie a distribuzione broncocentrica sono la sarcoidosi, il
sarcoma di Kaposi e la polmonite organizzata.
Broncogramma aereo
Con il termine broncogramma aereo ci si riferisce all’aspetto che assume il bronco areato e
CAPITOLO 2 – GLOSSARIO 25
pervio nel contesto di un parenchima polmonare opacizzato e disventilato. Il segno può sot-
tintendere pervietà delle vie aeree in un territorio polmonare atelettasico o consolidato (es.
polmonite).
Cavità
Una cavità è uno spazio pieno d’aria, visibile in TC come zona a bassa attenuazione all’interno
di parenchima polmonare consolidato o di un nodulo. Una cavità è spesso prodotta dall’espul-
sone di materiale necrotico tramite drenaggio. Può essere presente livello idro-aereo.
Centrolobulare
Termine utilizzato per descrivere la regione del core broncovascolare del lobulo secondario
(ove ha sede l’arteriola intralobulare). Il termine centrolobulare è usato per indicare un coin-
volgimento patologico che si estende oltre al bronchiolo terminale, fino i bronchioli respira-
tori o i dotti alveolari. In TC l’arteriola intralobulare appare come una piccola opacità punti-
forme o lineare localizzata al centro del lobulo secondario, di solito ad 1 cm dalla superficie
pleurica. Anormalità centrolobulari includono noduli, aspetto ad albero in fiore (patologia
delle piccole vie aeree), ispessimento o infiltrazione dell’interstizio, ridotta attenuazione do-
vuta ad enfisema localizzate in vicinanza dell’arteriola intralobulare.
Cisti
Una cisti è uno spazio rotondeggiante circoscritto da una parete fibrosa o epiteliale di spessore
variabile. In TC appaiono come aree di variabile dimensione presentanti una parete superiore
ai 2mm di spessore, non associate a enfisema polmonare. Le cisti possono contenere aria,
materiale fluido, corpuscolato o solido. Il termine è spesso usato per descrivere slargati spazi
aerei circoscritti da pareti ispessite in patologie quali linfoangioleiomiomatosi o istocitosi a
cellule di Langerhans. In pazienti con fibrosi grave, si possono osservare cisti con pareti par-
ticolarmente ispessite con disposizione “a favo d’ape”.
Collasso
Vedi atelettasia.
Compartimento mediastinico
Anatomicamente i compartimenti mediastinici si distinguono in anteriore, medio, posteriore
e superiore. (Vedi capitolo 1. Anatomia Toracica)
Consolidamento
Per consolidamento si intende un essudato o un qualsiasi processo patologico che sostituisce
l’aria alveolare con tessuto più denso, rendendo il polmone solido (ad esempio nella polmo-
nite infettiva). Alla TC si apprezza un aumento omogeneo dell’attenuazione parenchimatosa,
che rende non visualizzabili i margini dei vasi e le pareti delle vie aeree. La valutazione della
densità dell’area consolidata ha un valore limitato nella diagnosi differenziale (ad esempio,
bassa densità nella polmonite lipoide, alta densità nella tossicità da amiodarone.)
26 CAPITOLO 2 – GLOSSARIO
Distribuzione perilinfatica
La distribuzione perilinfatica indica una distribuzione sovrapponibile a quella dei vasi linfati-
ci polmonari, quindi lungo i margini broncovascolari, i setti interlobulari, le vene polmonari
e la pleura. Gli alveoli sono sprovvisiti di vie linfatiche. In TC le anomalie a distribuzione
perilinfatica sono localizzate a livello dell’interstizio perilare, peribroncovascolare o centro-
lobulare.
Distribuzione perilobulare
Con questo termine ci si riferisce ad una distribuzione lungo le regioni periferiche del lobulo
secondario (i setti interlobulari o la pleura viscerale o le zone perivasali).
Enfisema
L’enfisema è un aumento degli spazi aerei permanente, distale al bronchiolo terminale con
distruzione delle pareti alveolari. L’enfisema è solitamente classificato a seconda della localiz-
zazione: prossimale (centroacinare o più comunemente centrolobulare), distale (parasettale)
o ubiquitario (panacinare o panlobulare). In TC l’enfisema appare come una o più aree focali
di ridotta attenuazione, non delimitate da pareti visibili. Nei casi di enfisema panacinare, le
aree di ipodensità sono maggiormente diffuse.
Enfisema bolloso
Tipologia di enfisema associato ad un preesistente enfisema panacinare o parasettale, e con
marcata distruzione del parenchima polmonare.
Enfisema centrolobulare
Tipologia di enfisema caratterizzata dalla distruzione delle pareti alveolari centrolobulari, con
slargamento dei bronchioli respiratori e degli alveoli. È la più comune forma di enfisema,
associata al fumo di sigarette. Alla TC sono evidenziabili aree di attenuazione ridotta, non
delimitate da pareti, a distribuzione non uniforme e localizzate prevalentemente nelle zone
apicali. (sinonimo di enfisema centro-acinare)
Enfisema interstiziale
L’enfisema interstiziale è caratterizzato da aria nell’interstizio polmonare, tipicamente nelle
guaine peribroncovascolari, nei setti interlobulari e nella pleura viscerale. È un ritrovamento
alquanto comune nei neonati che hanno ricevuto ventilazione meccanica. In TC appare come
ridotta attenuazione o piccole cisti perivascolari.
Enfisema panacinare
Questo tipo di enfisema coinvolge tutte le porzioni dell’acino e del lobulo secondario più o
meno uniformemente. Predomina nei lobi basali. L’enfisema panacinare è associato a defi-
cienza di alfa 1 antitripsina. In TC si manifesta come riduzione generalizzata della densità
parenchimatosa polmonare e riduzione del calibro dei vasi. Se il quadro è particolarmente
severo, l’enfisema panacinare può associarsi ad enfisema centrolobulare.
CAPITOLO 2 – GLOSSARIO 27
Enfisema parasettale
L’enfisema parasettale è caratterizzato da un coinvolgimento prevalentemente distale dei dotti
e dei sacchi alveolari. È localizzato in prossimità della superficie pleurica e dei setti interlo-
bulari. In TC è evidente una ridotta attenuazione negli spazi subleurici lungo i setti connet-
tiviali interlobulari, con molti spazi aerei dilatati. Possono essere presenti delle bolle a livello
periferico.
Finestra aorto-polmonare
La finestra aorto-polmonare è la regione mediastinica delimitata anteriormente dall’aorta
ascendente, posteriormente dall’aorta discendente, cranialmente dall’arco aortico, inferior-
mente dall’arteria polmonare di destra, medialmente dal legamento arterioso e lateralmente
dalla pleura e dal polmone sinistro. Rappresenta, in radiografia AP, la concavità focale del
bordo mediastinico sinistro al di sotto dell’aorta e sopra l’arteria polmonare sinistra. La fine-
stra aorto-polmonare è un sito comune dove ricercare linfoadenopatie in svariate patologie
neoplastiche o infiammatorie.
Ilo
L’ilo polmonare è l’area della superficie mediale del polmone ove si approfondano vasi, nervi e
bronchi. L’ilo in TC è ben delimitabile, e sono visualizzabili con elevata risoluzione spaziale le
strutture che lo compongono (bronchi, arterie, vene, linfonodi, nervi ed altri tessuti).
Interstizio
L’interstizio è costituito da tessuto connettivo nel parenchima polmonare, e comprende tre
divisioni a seconda della localizzazione: l’interstizio bronco-vascolare, che avvolge e sostiene i
bronchi, le arterie e le vene dall’ilo fino al bronchiolo respiratorio; l’interstizio parenchimato-
so o acinare, situato tra le membrane alveolari e capillari; e l’interstizio subpleurico, contiguo
ai setti interlobulari.
Infarto
L’infarto è il danno tissutale dovuto alla ridotta perfusione vascolare. Può risultare in ischemia
necrotica, tuttavia la necrosi nel parenchima polmonare è poco comune, poiché la vitalità del
tessuto è mantenuta dalla circolazione arteriosa bronchiale. L’infarto polmonare in TC è ca-
ratterizzato da un’area di forma triangolare con la base rivolta verso la pleura, e l’apice diretto
verso l’ilo. La densità dell’area infartuata può variare a seconda di un eventuale infarcimento
emorragico o di aree necrotiche centrali.
Infiltrato
Il termine indica una regione di maggiore opacità o addensamento polmonare dovuto a un
riempimento degli spazi aerei o interstiziali.
Linfoadenopatia
Il termine linfoadenopatia è utilizzato comunemente per descrivere uno slargamento dei lin-
fonodi. In TC appare come un linfonodo o un gruppo di linfonodi aumentati di dimensioni.
I linfonodi mediastinici ed ilari presentano dimensioni che possono variare dai pochi mil-
limetri a 12 mm. Non esiste un cut-off dimensionale per distinguere un linfonodo da una
linfoadenopatia, per quanto siano stati proposti valori limiti quali 1 cm di diametro trasverso
per i linfonodi mediastinici, e 3 mm di diametro trasverso per i linfonodi ilari.
Lobo
Il lobo costituisce la divisione primaria del polmone (tre lobi a destra e due a sinistra). Ogni
lobo è avvolto da pleura viscerale, eccetto in prossimità dell’ilo, ove la scissura interlobare è
incompleta.
Lobulo
Il lobulo è l’unità strutturale del polmone delimitata da setti di tessuto connettivo. Il lobu-
CAPITOLO 2 – GLOSSARIO 29
Massa
Termine utilizzato per indicare una qualunque lesione polmonare, pleurica o mediastinica di
dimensioni superiori ai 3 centimetri di diametro.
Micetoma
Il micetoma è una massa prodotta dall’aggregazione di ife, occasionalmente può essere causa-
ta da Asperigillus. È caratterizzata da una cavità preformata infarcita di cellule infiammatorie,
macrofagi, muco e fibrina. In TC può mostrare un aspetto spugnoso con foci calcifici. Un
sinonimo di micetoma è fungus ball.
Micronodulo
In TC un micronodulo è una focale, rotondeggiante area solida di dimensioni inferiori ai 3
mm di diametro.
Miliare
In TC è caratterizzata da svariati micronoduli rotondeggianti inferiori ai 3 mm di diametro,
uniformi per dimensioni ed aspetto e distribuite bilateralmente.
Nodulo
Per nodulo si intende un’opacità rotonda o irregolare, più o meno definita, che misura dai
pochi millimetri ad un massimo di 3 cm di diametro. I noduli possono classificarsi in mi-
cronoduli, noduli solidi, parzialmente solidi o non solidi. Un micronodulo misura meno di
3 mm. La differenza tra nodulo solido e non solido sta nella capacità di distinguere al suo
interno le strutture vascolari e bronchiali (nel nodulo solido sono indistinguibili e la densità è
omogenea, nel nodulo non solido l’aspetto a vetro smerigliato rende ancora visibili le strutture
vascolari). Un nodulo parzialmente solido o semi-solido è costituito contemporaneamente da
tessuto solido ed a vetro smerigliato.
Oligoemia
Riduzione del volume di sangue. La riduzione è frequentemente regionale, occasionalmente
generalizzata. In TC appare come una riduzione del calibro e del numero dei vasi polmonari
in un territorio limitato.
Opacità
Per opacità si intende un’area la cui struttura presenta alto grado di attenuazione dei raggi x
rispetto il territorio circostante. È un termine aspecifico che non ne identifica la dimensione,
l’eventuale natura patologica o anormalità.
30 CAPITOLO 2 – GLOSSARIO
Opacizzazione parenchimatosa
L’opacizzazione parenchimatosa è un’area di aumentata attenuazione. L’opacizzazione può es-
sere prettamente solida (consolidamento) oppure a vetro smerigliato (nella quale si riescono
ancora a definire i margini dei vasi e delle vie aeree).
Scissura
Una scissura è il ripiegamento della pleura viscerale tra le superfici di due lobi polmonari. Le
scissure interlobari sono prodotte da due strati di pleura viscerale e separano i vari lobi. Alla
TC appaiono come linee regolari di 1 mm o meno di spessore. Varianti anatomiche alquanto
comuni sono le scissure sovrannumerarie, le quali separano vari segmenti all’interno di uno
stesso lobo. La scissura azygos, al contrario delle altre scissure, è formata da quattro foglietti
pleurici, due parietali e due viscerali, e delimita il lobo azygos, variante anatomica presente
nel 1% della popolazione.
Parenchima
Tessuto polmonare ove avvengono gli scambi gassosi, costituito da alveoli e capillari.
Pattern reticolare
In TC, l’aspetto o pattern reticolare è caratterizzato da un ispessimento nodulare dei setti o
linee interlobulari, o delle pareti delle cisti nel polmone a favo d’ape.
Pattern reticolo-nodulare
È un aspetto che nasce dalla combinazione di pattern nodulare e reticolare, con presenza di
micronoduli ed elementi reticolari.
Placca pleurica
Una placca pleurica è una lesione fibro-ialina a basso contenuto cellulare, che origina a livello
della superficie pleurica parietale, con frequente localizzazione diaframmatica o sotto-costa-
le. Le placche pleuriche sono fortemente associate all’esposizione cronica ad asbesto. In TC
appaiono come ispessimenti pleurici solidi-calcifici ben demarcati. Lo spessore può variare
da 1 a 5 cm di dimensione.
Pneumatocele
Lo pneumatocele è uno spazio repleto di gas e delimitato da una parete propria. Può essere
esito di polmonite, trauma od aspirazione di fluido idrocarbonioso. Si forma in seguito ad una
combinazione di necrosi parenchimatosa ed ostruzione a valvola delle vie aeree. In TC appare
come un’area gassosa più o meno rotondeggiante e dotata di una parete propria.
Pneumomediastino
Con questo termine si identifica la presenza di gas nel compartimento mediastinico, al di fuo-
ri dell’esofago o delle vie aeree principali. Può essere dovuto a una rottura alveolare spontanea
con fuga di aria lungo l’interstizio broncovascolare fino al mediastino. In TC è bel evidenzia-
bile come presenza di aria nei compartimenti mediastinici.
Pneumopericardio
Presenza di aria o gas nello spazio pericardico. In Rx si distingue dallo pseudomediastino poi-
ché la radiotrasparenza dovuta alla presenza di aria non si estende oltre il sacco pericardico.
con totale perdita della struttura acinare. Le cisti possono presentare dimensioni differenti,
dai pochi millimetri ai numerosi centimetri di diametro, hanno spessori parietali differenti
e sono allineate tra loro. In Rx, si può evidenziare un aspetto del polmone con opacità gros-
solantamente ad anello, simili ad un favo d’ape. Alla TC appaiono come grappoli di cisti, a
localizzazione subpleurica e con pareti ben definite. È considerato segno specifico di fibrosi
polmonare, ed è un ritrovamento fondamentale per effettuare diagnosi di UIP (polmonite
interstiziale usuale)
Polmonite
Infiammazione dello spazio aereo o dell’interstizio polmonare. Può essere infettiva, con essu-
dato e conseguente consolidamento. Il termine è utilizzato anche per patologie non infettive,
nelle quali vi è comunque un coinvolgimento infiammatorio e fibrotico del polmone.
Polmonite organizzata
La polmonite organizzata si manifesta con un pattern istologico tipico, ovvero un impegno
delle vie aeree e spazi aerei distali da parte di agglomerati di tessuto connettivo, con scarsa o
assente infiammazione interstiziale e fibrosi. La polmonite organizzata criptogenica è un di-
sturbo clinico facente parte delle polmoniti idiopatiche interstiziali, tuttavia si può riscontrare
anche nelle infezioni, nelle polmoniti da ipersensibilità o nelle patologie vascolari del collage-
ne. In TC è caratterizzata da consolidamento delle vie aeree, con distribuzione subpleurica o
basale, a volte broncocentrica. Altre manifestazioni includono zone ad aspetto a vetro smeri-
gliato, ad albero in fiore od a opacità nodulari.
Pseudocavità
La pseudocavità è un’area rotondeggiante o ovalare di bassa densità, presente all’interno di
noduli, masse o aree di consolidamento. Può rappresentare parenchima o vie respiratorie
risparmiate, bronchiectasie, o enfisema focale. Normalmente misura meno di 1 cm e non
presenta una parete propria.
Pseudoplacca
Una pseudoplacca è un’opacità contigua alla pleura viscerale formata da noduli conglobati. Si-
mula per apparenza le placche pleuriche. È un ritrovamento comune nella sarcoidosi, silicosi
e pneumoconiosi da esposizione al carbone.
Recesso azygos-esofageo
Il recesso azygos-esofageo è un recesso posteriore destro mediastinico, nel quale si estende
il bordo del lobo inferiore die destra. È limitato superiormente dall’arco della vena azygos,
posteriormente dalla vena azygos stessa e dalla pleura anteriore alla colonna vertebrale, e me-
dialmente dall’esofago e dalle strutture adiacenti ad esso. In radiografia frontale, il recesso si
trova orientato verticalmente, delimitato inferiormente dall’interfaccia tra il lobo destro infe-
riore e il mediastino adiacente e superiormente dall’arco aortico con convessità verso sinistra.
Alla TC, tale recesso deve essere indagato per l’eventuale presenza di piccole lesioni collocate
al suo interno che potrebbero sfuggire alla radiografia.
34 CAPITOLO 2 – GLOSSARIO
Segmento
È l’unità che costituisce il lobo. È perfuso da un’arteria segmentale polmonare e drenato da
una vena intersegmentale. Ogni lobo può essere composto dai due ai cinque segmenti.
Setto interlobulare
I setti interlobulari sono strutture a foglietto lunghe dai 10 ai 20 mm che delimitano i lobuli,
perpendicolari alla pleura periferica. Sono composti da tessuto connettivo e contengono vasi
linfatici e venule polmonari. In TC appaiono come sottili strutture di difficile visualizzazione
nel polmone sano.
CAPITOLO 2 – GLOSSARIO 35
Spazio aereo
Lo spazio aereo è la parte del polmone contenente gas, compresi i bronchioli respiratori,
escluse le vie puramente di conduzione, quali i bronchioli terminali. È un termine utilizzato
per specificare la localizzazione di un’alterazione patologica (consolidazione o noduli dello
spazio aereo).
Bibliografia
Nella gestione del nodulo polmonare incidentale indeterminato esistono diverse possibilità:
• Ignorare il reperto
• Programmare un follow-up con esame TC
• Effettuare una TC con mezzo di contrasto o una PET-TC
• Eseguire una biopsia (FNAB o core-biopsy)
• Intervenire chirurgicamente (open o VATS)
La scelta dell’opzione più appropriata dipende da un’attenta valutazione dei fattori di rischio
pre-test del paziente e dall’analisi delle caratteristiche morfologiche del nodulo.
I fattori di rischio correlati con l’insorgenza di neoplasie polmonari sono numerosi ed in-
cludono: fumo di sigaretta, età, esposizione a sostanze cancerogene (radon, asbesto, uranio),
fibrosi polmonare, anamnesi familiare positiva per neoplasie, anamnesi patologica positiva
per neoplasie
Fig. 3.2a – Nodulo solido di forma ovoidale, adiacente alla pleura, con margini
regolari, di natura benigna. 3.2b) Nodulo solido localizzato al lobo superiore di
destra a margini irregolari, di natura maligna.
Il VDT dei noduli non solidi è generalmente più lungo, con una media di 813 giorni (fig. 3.5).
Fig. 3.5 – Nodulo “non solido” a lenta crescita. A) nodulo osservato al primo con-
trollo; B) follow-up dopo 6 mesi e C) dopo 12 mesi, con riscontro di lenta crescita.
Approfondimento diagnostico con agobiopsia: nodulo di iperplasia adenomato-
sa atipica con nidi di cellulle di carcinoma bronchioloalveolare.
CAPITOLO 3 – NODULI POLMONARI: IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO 41
I noduli misti infine presentano un VDT di valore intermedio tra i primi due, di circa 457
giorni (fig. 3.6).
Fig. 3.6 – Nodulo misto. A)Primo riscontro; B) rivalutazione a 10 mesi: crescita dei
diametri e della componente solida.
In passato linee guida prevedevano uno stretto follow-up TC di ogni nodulo polmonare inde-
terminato (3, 6, 12, 18 e 24 mesi dalla diagnosi), indipendentemente dai fattori di rischio pre-
test e dalle caratteristiche morfologiche e dimensionali del nodulo. Questo tipo di follow-up
ha determinato un aumento indiscriminato degli esami TC e dell’esposizione a radiazioni,
un aumento dei costi di gestione ed una riduzione della credibilità clinica dei radiologi. Si
è pertanto reso indispensabile lo sviluppo di nuove linee guida, tenendo in considerazione
nuovi parametri, tra cui le dimensioni e la tipologia del nodulo (solido, subsolido, misto) ed
i fattori di rischio.
Nel caso dei noduli solidi è dimostrato che la stabilità morfologica e dimensionale a due anni
dalla diagnosi è indice di benignità e non giustifica test diagnostici aggiuntivi, mentre la cre-
scita richiede una diagnosi istologica salvo specifiche controindicazioni cliniche. Attualmente
esistono due linee guida di riferimento che prendono in considerazione le dimensioni del
nodulo ed i fattori di rischio:
Fleischner Society (2005), per noduli di dimensioni inferiori o uguali a 8 mm nei pazienti a
basso rischio:
il follow-up con esame TC deve essere effettuato in base alle dimensioni del nodulo (tab.3.1)
42 CAPITOLO 3 – NODULI POLMONARI: IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Tab. 3.1 – Linee guida della Fleischner Society per pazienti a basso rischio.
Dimensione nodulo Management
≤ 4 mm No FUP
> 4-6 mm FUP CT a 12 mesi; se invariato, non ulteriore FUP
> 6-8 mm FUP CT a 6-12 mesi, poi a 18-24 mesi se invariato
> 8 mm FUP TC a 3,9, e 24 mesi, TC con mdc,
PET, e/o biopsia*
* in base alle competenze e alle strumentazioni di cui si dispone.
Fleischner Society (2005), per noduli di dimensioni inferiori o uguali a 8 mm nei pazienti ad
alto rischio:
il follow-up con esame TC deve essere più frequente e prolungato nel tempo (Tab. 3.2):
Tab. 3.2 – Linee guida della Fleischner Society per pazienti ad alto rischio.
Dimensione nodulo Management
≤ 4 mm FUP CT a 12 mesi; se invariato, non ulteriore FUP
> 4-6 mm FUP CT a 6-12 mesi, poi a 18-24 mesi se invariato
> 6-8 mm FUP CT a 3-6 mesi, poi a 9-12 e 24 mesi se invariato
> 8 mm FUP TC a 3,9, e 24 mesi, TC con mdc,
PET, e/o biopsia*
* in base alle competenze e alle strumentazioni di cui si dispone.
American College of Chest Physicians (2007), per noduli di dimensioni superiori a 8 mm: per i
noduli con dimensioni comprese tra 8 e 30 mm valgono le seguenti raccomandazioni in base
ai fattori di rischio pre-test:
• bassa probabilità (inferiore al 5%): follow-up TC a 3, 6, 12 e 24 mesi
• probabilità intermedia (5-60%): raccomandati test diagnostici aggiuntivi (TC con mdc,
PET-TC)
• alta probabilità (superiore al 60%): raccomandato prelievo bioptico prima della chirur-
gia o della VATS.
2. Pazienti giovani: nei pazienti di età inferiore ai 35 anni il carcinoma polmonare è molto
raro, ed i rischi per l’esposizione alle radiazioni sono maggiori. In assenza di una dia-
gnosi di neoplasia nota, l’esposizione a TC per il follow-up di piccoli noduli incidentali
è sconsigliata. In questi casi si ritiene più indicato un singolo follow-up TC a bassa dose
di radiazioni entro 6-12 mesi dal primo riscontro.
3. Pazienti con febbre di natura da determinare: in alcuni casi un nodulo polmonare può
rappresentare una localizzazione infiammatoria o infettiva in fase attiva. In questi casi
un follow-up a breve distanza o la possibilità di un diverso approccio diagnostico (bron-
coscopia con broncolavaggio) devono essere presi in considerazione.
Nel 2013 sono state redatte della Fleischner Society delle linee guida di riferimento che pren-
dono in considerazione la morfologia del nodulo , differenziando i noduli ground glass puri
(pGG) dai i noduli ground glass con componente solida, la dimensione del nodulo ed il nu-
mero di noduli (se singolo o se multipli) (Tab.3.3).
E’ interessante notare come, a differenza di quanto detto per i noduli solidi, per i noduli “non
solidi” non esiste una sostanziale differenziazione tra individui fumatori e non fumatori; que-
sto è dovuto in parte all’aumento di incidenza di adenocarcinomi in pazienti giovani e non
fumatori.
44 CAPITOLO 3 – NODULI POLMONARI: IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Tab. 3.3 – Linee guida della Fleischner Society per il management dei noduli non solidi
Tipo di nodulo Management Note aggiuntive
Nodulo solitario pGG No FUP Ricostruzioni a 1 mm
≤ 5 mm per confermare che il nodulo
sia un pGG
Nodulo solitario pGG FUP a 3 mesi per confermare la TC-PET non raccomandata
> 5 mm persistenza del nodulo, poi FUP
annuale con TC per 3 anni
Nodulo solitario FUP TC a 3 mesi per confermare TC-PET raccomanda
parzialmente solido la persistenza. per noduli con componente
Se componente solida <5 mm: solida
FUP annuale per 3 anni. >10 mm
Se componente solida ≥5 mm:
biopsia o resezione
Noduli multipli pGG FUP TC a 2 e 4 anni Considerare diagnosi
≤ 5 mm alternative per noduli
multipli pGG
Noduli multipli pGG FUP TC a 3 mesi per confermare TC-PET non raccomandata
> 5 mm senza lesione la persistenza, poi FUP annuale
dominante TC per almeno 3 anni
Noduli multipli con una FUP TC iniziale a 3 mesi per Considerare chirurgia per
o più lesioni dominanti confermare la persistenza. pazienti con sospetta lesione
o mGGO Biopsia o resezione per lesioni maligna dominante
confermate con componente
solida > 5 mm.
Nei casi in cui non sia riferita in anamnesi una patologia oncologica attuale o pregressa e non
vi sia la possibilità di effettuare una diagnosi di patologia infiammatoria/infettiva/granuloma-
tosa, i noduli polmonari multipli possono risultare difficilmente inquadrabili, in assenza di
linee guida dettagliate per la diagnosi ed il follow-up. Alcuni piccoli studi sono stati condotti
su popolazioni specifiche, in particolare nei pazienti immunodeficienti/immunosoppressi o
con AIDS, nei pazienti con infezioni polmonari note ed in quelli con patologia polmonare
diffusa non neoplastica, ma non consentono di trarre conclusioni definitive. Gli unici risultati
significativi e la miglior evidenza clinica sull’argomento sono stati ottenuti in due studi:
• Il modello di Brock utilizzato con dati del Pan-Canadian Early Detection of Lung Can-
cer Study è l’unica analisi multivariata che include noduli polmonari multipli ed ha
CAPITOLO 3 – NODULI POLMONARI: IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO 45
dimostrato una modesta correlazione negativa tra noduli multipli e probabilità di mali-
gnità.
• Il trial Nederlands-Leuvens Longkanker Screenings Onderzoek (NELSON) ha proposto
l’utilizzo di un algoritmo diagnostico basato sulle caratteristiche morfologiche del no-
dulo di maggiori dimensioni in presenza di noduli polmonari multipli.
Nei casi in cui sia invece nota una patologia oncologica attuale o pregressa, i noduli pol-
monari multipli possono essere spesso più facilmente inquadrati come di natura secondaria,
presentando caratteristiche variabili in relazione al tumore primitivo. Permane comunque
generalmente valido l’approccio diagnostico basato sui dati anamnestici e sulle caratteristiche
morfologiche e di localizzazione dei noduli, al fine di effettuare una diagnosi differenziale tra
i vari tipi di neoplasia polmonare primitiva ad esordio multifocale. I quadri neoplastici mul-
tifocali più frequenti sono discussi a seguire.
Il carcinoma invasivo comprende vari pattern istologici, tra cui quello a crescita lepidica, l’aci-
nare, il papillare, il micropapillare e quello a componente prevalentemente solida; sono tuttavia
molto frequenti le varianti istologiche miste. Radiologicamente, la forma invasiva dell’adenocar-
cinoma può presentarsi come nodulo polmonare singolo, area di consolidamento parenchimale
segmentaria/lobare, o patologia polmonare diffusa a prevalente distribuzione interstiziale. In
quest’ultimo caso l’aspetto TC più frequente è quello di noduli parenchimali multipli di aspetto
più o meno definito, a densità solida o semisolida, spesso associati ad halo sign, comunemente
a distribuzione broncocentrica; la forma diffusa può inoltre manifestarsi con multiple aree di
consolidamento parenchimale, con possibile broncogramma aereo (figure 3.7 e 3.8).
Tab. 3.4
Classificazione adenocarcinoma E’ necessario tuttavia considerare che sulla
polmonare IASLC/ATS/ERS 2011 sola base dei dati TC può essere particolar-
Lesioni pre-invasive mente difficile riuscire a differenziare un
adenocarcinoma polmonare da metastasi
Iperplasia adenomatosa atipica AAH (<5mm) endoalveolari diffuse; in questi casi è per-
Adenocarcinoma in situ-AIS tanto necessaria la valutazione di altri aspetti
(<3cm, no invasione) diagnostici fondamentali, tra cui l’eventuale
Adenocarcinoma minimamente invasivo-MIA coesistenza di un tumore extra-polmonare
(<3cm, invasione <5mm) e/o di linfoadenopatie mediastiniche o to-
raciche localizzate in sedi non tipiche per le
Adenocarcinoma invasivo
neoplasie polmonari primitive.
(>3cm, invasione >5mm)
Una percentuale non trascurabile (8% circa) di tumori polmonari di nuova diagnosi insorge
in pazienti con una pregressa storia di neoplasia, sia toracica che extra-toracica.
I casi di tumore polmonare primitivo multiplo (Multiple Pulmonary Lung Cancer, MPLC)
sono in aumento, sia per il miglioramento delle tecniche diagnostiche, sia per l’aumento della
sopravvivenza dei pazienti oncologici.
I tumori polmonari primitivi multipli possono essere sia sincroni che metacroni e risulta
particolarmente difficoltoso distinguerli da lesioni metastatiche, sia a causa della condivisione
di analoghe caratteristiche istologiche, sia per la difficoltà di tipizzare lesioni che spesso insor-
gono in aree di pregresso trattamento radioterapico, inevitabilmente soggette a modificazioni
nella morfologia tissutale.
La distinzione tra tumore polmonare primitivo, sincrono o metacrono, e metastasi intrapol-
monari si basa attualmente su criteri clinico-patologici ben definiti (tabelle 3.5-3.7).
Si confida nella possibilità che nuove metodiche molecolari e genomiche possano contribuire
ad una valida e chiara differenziazione, soprattutto per una corretta scelta del trattamento, in
prima istanza chirurgico, nel caso di secondo tumore polmonare primitivo.
48 CAPITOLO 3 – NODULI POLMONARI: IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Linfoma polmonare
Sarcoma di Kaposi
Metastasi
Una percentuale molto elevata (84-98%) delle lesioni polmonari multiple risulta essere di
natura metastatica. Le metastasi polmonari sono molto comuni e conseguono alla dissemina-
zione ematogena o linfatica da neoplasie polmonari, mammarie, gastrointestinali, dei tessuti
molli, dell’osso e genitourinarie.
Le metastasi da disseminazione ematogena sono noduli solidi, approssimativamente ton-
deggianti e circoscritti, di dimensioni variabili, più spesso localizzati nelle regioni polmonari
periferiche; caratteri peculiari possono essere ricondotti a metastasi da particolari istotipi ne-
oplastici.
• Miliari, con numerosissimi noduli di piccole dimensioni a distribuzione ubiquitaria,
sono più frequenti nel melanoma, nel carcinoma midollare della tiroide e nel carcinoma
renale (figura 3.10).
• Di grandi dimensioni (anche superiori ai 10 cm), sono tipiche dei sarcomi, del carcino-
ma del colon-retto, del carcinoma renale e del melanoma (figura 3.11).
• Cavitate, sono più frequenti nei carcinomi squamocellulari della testa e del collo,
della cervice uterina e della vescica, nell’adenocarcinoma gastrico e nel sarcoma
(figura 3.12).
• Calcifiche, sono tipiche dell’osteosarcoma, del condrosarcoma, del carcinoma papilla-
re della tiroide e dei tumori mucinosi del tratto gastro-intestinale, mammari ed ova-
rici; calcificazioni intranodulari possono peraltro insorgere in esito a chemioterapia
(figura 3.13).
• A crescita lepidica, ovvero quelle diffuse lungo le strutture anatomiche della parete al-
veolare senza distruzione delle stesse, generano zone di consolidamento parenchimale
simil-pneumonitico, talvolta anche con broncogramma aereo, oppure noduli semisolidi
con alone periferico; queste lesioni sono poco frequenti ma riconducibili alla diffusione
di istotipi quali l’adenocarcinoma polmonare e gli adenocarcinomi gastrointestinali.
• Emorragiche, con “halo sign” periferico, sono più frequentemente riscontrabili nei tu-
mori particolarmente vascolarizzati, tra cui i corioncarcinomi, gli angiosarcomi ed i
melanomi (figura 3.14).
CAPITOLO 3 – NODULI POLMONARI: IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO 51
Bibliografia
How should pulmonary nodules be optimally investigated and managed? By ME Callister ME et al. Lung
Cancer. 2016 Jan;91:48-55. doi: 10.1016/j.lungcan.2015.10.018
Guidelines for management of small pulmonary nodules detected on CT scans: a statement from the Fleischner
Society et al H Macmahon et al. Radiology. 2005;237 (2): 395-400.
Recommendations for the management of subsolid pulmonary nodules detected at CT: a statement from the
Fleischner Society et al by DP Naidich et al. Radiology. 2013;266 (1): 304-17.
Update in the evaluation of the solitary pulmonary nodule by MT Truong et al. Radiographics. 2014;34 (6):
1658-79.
CAPITOLO STADIAZIONE DELLE NEOPLASIE
4 POLMONARI
Angelo Iannarelli
Introduzione
Il cancro del polmone è la neoplasia più diffusa al mondo e rappresenta la prima causa di
decesso per neoplasia nel sesso maschile; inoltre la sua incidenza è in netto aumento nella
popolazione femminile, in tutto il mondo. Il tasso di mortalità è in aumento in Asia e in
Africa e in riduzione nei paesi occidentali, grazie allo sviluppo tecniche diagnostiche sem-
pre più precise e diffuse, e allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche.
Una completa resezione della neoplasia è associata ad una migliore sopravvivenza ma, pur-
troppo, la percentuale di pazienti candidabili all’intervento al momento della diagnosi è
bassa e varia in letteratura dal 25% al 60%.
Risulta evidente che il fattore che maggiormente influenza la prognosi è lo stadio della ma-
lattia al momento della diagnosi. Il sistema di stadiazione per i tumori solidi maggiormente
utilizzato e accettato a livello internazionale è il sistema TNM (Tumour, Nodes, Metastasis).
Tale sistema ha subito molteplici aggiornamenti dall’epoca in cui è stato proposto da Pierre
Denoix (1943) ad oggi; esso si basa sulla valutazione dell’estensione anatomica del tumore.
L’ “International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC)” nel 2010 ha introdotto
delle modifiche nella VII edizione del “TNM classification of malignant tumours”, avvalen-
dosi di un campione più vasto, proveniente da diversi centri di riferimento. Una versione
online estremamente chiara e accessibile è disponibile sul sito http://staginglungcancer.org/.
Tradizionalmente il TNM si riferisce al “Non Small Cell Lung Cancer” (NSCLC) che rap-
presenta l’85% dei casi, e non sarebbe applicabile al microcitoma o “Small Cell Lung Can-
cer” (SCLC). Infatti, la classificazione del SCLC prevede solamente la divisione tra malattia
“locale” e “estesa” e l’unica opzione terapeutica è spesso soltanto la chemioterapia sistemica.
Tuttavia la nuova versione (7° TNM) è applicabile anche ai SCLC.
L’imaging ha un ruolo fondamentale nella stazione del cancro del polmone e grazie allo svi-
luppo di nuove tecniche diagnostiche ha raggiunto livelli di affidabilità altissimi. Ad oggi, la
PET (in particolare combinata con la TC) è una metodica diffusamente accettata ed utiliz-
zata ma il database dal quale è scaturito il 7° TNM, basandosi su dati di almeno un decennio
fa, non ne ha tenuto conto. Pertanto, il suo ruolo nella stadiazione secondo il sistema TNM
non è stato ancora codificato.
Le metodiche di imaging consentono di ottenere una stadiazione clinica della neoplasia (cT,
cN, cM) che non deve essere confusa con la definitiva stadiazione istologica (o patologica),
che avviene dopo la resezione chirurgica o la biopsia (pT, pN, pM). Nei casi di resezione
chirurgica dovrebbe essere inclusa anche la descrizione dei margini (R1: margini con evi-
denza di malattia; R0: margini esenti da malattia). La correlazione tra stadiazione clinica
e patologica è riportata intorno al 35-55% ma sono auspicabili livelli di coerenza maggiori
nel prossimo futuro.
56 CAPITOLO 4 – STADIAZIONE DELLE NEOPLASIE POLMONARI
Un database retrospettivo è stato sviluppato dal 1990 al 2000 a partire da 46 centri di rife-
rimento, di 19 paesi diversi, per un totale di 81015 pazienti. 67725 pazienti erano affetti da
NSCLC e 13290 da SCLC e solo il primo gruppo è stato incluso nell’analisi. La sopravvivenza
è stata stimata con il metodo di Kaplan-Meier. I gruppi prognostici sono stati valutati con
l’analisi della regressione di Cox tenendo in considerazione il tipo cellulare, il sesso, l’età e la
provenienza.
• Nervo frenico
• Pleura mediastinica
• Pericardio parietale
• Bronco principale < 2 cm dalla carena ma che non infiltra la carena
Tumore associato a atelettasia o polmonite ostruttiva che coinvolgono
l’intero polmone
T4 Tumore di qualsiasi dimensioni che infiltra una delle seguenti strutture:
• Mediastino;
• Cuore;
• Grossi vasi;
• Trachea;
• Nervo laringeo ricorrente;
• Esofago;
• Corpo vertebrale;
• Carena;
Nodulo distinto in un lobo diverso ma nello stesso polmone
Sono molte le novità introdotte nel T staging dal nuovo TNM e riguardano dimensioni e lo-
calizzazione del tumore primitivo e presenza di noduli satelliti (Tabella 4.2).
La vecchia classificazione divideva i tumori in 2 classi con un valore soglia di 3 cm. Il nuovo
sistema prevede 5 classi categorizzate con cut-off di 2, 3, 5 e 7 cm. Tumori minori di 2 cm sono
classificati come T1a; tra 2-3 cm come T1b (Figura 4.4). I T2 sono divisi nelle sottoclassi T2a
(3-5 cm) e T2b (5-7 cm). I tumori maggiori di 7 cm sono considerati T3.
Il tumore di Pancoast è classificato come T4 se è presente infiltrazione delle radice nervose di
C8 o di metameri di più alti, del plesso brachiale, dei vasi succlavi, delle vertebre. Viceversa,
è classificato come T3 se coinvolge solamente le radici nervose toraciche (livelli D1 o D2).
La nuova classificazione non tiene conto della infiltrazione di una scissura da parte di un
singolo tumore, in quanto la presenza di questa caratteristica non determina modificazioni
della prognosi.
Pazienti con nodulo satellite nello stesso lobo del T primitivo e non in contatto con esso sono
considerati T3 (figura 4.5) (in precedenza T4); se il nodulo satellite è localizzato in un diverso
lobo ma nello stesso polmone, si tratta di un T4 (Figura 4.6) (in precedenza M1) ed è pertanto
candidabile a pneumonectomia.
Noduli nel polmone controlaterale sono considerati come metastasi intratoraciche (M1a) e
questi pazienti hanno una prognosi migliore rispetto a quelli con diffusione extratoracica
(M1b).
58 CAPITOLO 4 – STADIAZIONE DELLE NEOPLASIE POLMONARI
L’unica novità introdotta nella nuova classificazione riguarda la nomenclatura delle diverse
stazioni linfonodali, al fine di omogeneizzare il linguaggio di comunicazione tra radiologo
e clinico (Figura 4.1 e 4.2). Sono state definite le seguenti stazioni linfonodali: sovraclaveare
(stazione 1), mediastinica superiore (stazioni 2-4), aortopolmonare (stazioni 5 e 6), sotto-
carenale (stazione 7), mediastinica inferiore (stazioni 8 e 9), ilare (stazione 10 e 11); zona
periferica (stazione 12-14).
La stazione sottocarenale è stata definita in maniera più chiara come zona al di sotto della
linea passante tra l’origine del bronco principale di sinistra e l’origine del bronco per il lobo
medio. Il confine tra lato sinistro e destro per i linfonodi paratracheali è dato dal bordo late-
60 CAPITOLO 4 – STADIAZIONE DELLE NEOPLASIE POLMONARI
rale sinistro della trachea (non dalla linea mediana). La stazione R4 si estende dal margine in-
feriore della vena innominata al margine inferiore della vena azygos; la stazione L4, dall’arco
aortico al margine superiore dell’arteria polmonare sinistra; la stazione 2, dal bordo del livello
4 al margine superiore del manubrio sternale; la stazione sovraclaveare, dal margine inferiore
della clavicola al margine inferiore della cricoide.
Diverse tecniche sono state utilizzate per la valutazione del coinvolgimento linfonodale. Al-
cuni autori hanno riportato una sensibilità e una specificità di TC e PET del 60% e 81% e del
84% e 89%, rispettivamente.
Fig. 4.1
Fig. 4.2
CAPITOLO 4 – STADIAZIONE DELLE NEOPLASIE POLMONARI 61
IIb
IIIa
Tipi di resezione
La strategia chirurgica viene pianificata in base alle caratteristiche del tumore e alla complian-
ce del paziente.
Negli stadi I si può optare per resezioni di minima come la segmentectomia o la “wedge re-
section”. Se da una parte la “wedge resection” (o resezione atipica) assicura una migliore com-
pliance postoperatoria, con una minore incidenza di insufficienza respiratoria nei pazienti
con funzionalità polmonare ridotta, dall’altra parte la segmentectomia ha mostrato risultati
migliori in termini di minore tasso di recidiva loco-regionale. Questo può essere spiegato dal
fatto che essa assicura una completa rimozione dei vasi linfatici che drenano il tumore 16, che
invece rimangono in sede nella “wedge resection”.
La maggior parte dei tumori del polmone viene comunque trattata con lobectomia, tecnica
che assicura un risultato oncologico migliore rispetto alle metodiche di minima prima elenca-
te; la pneumonectomia si rende necessaria nei casi in cui la lobectomia non risulti sufficiente
all’eradicazione completa della neoplasia.
La pneumonectomia è generalmente indicata nei casi in cui il tessuto neoplastico infiltra la
grande scissura determinando un coinvolgimento sia del lobo superiore che dell’inferiore.
Inoltre, l’infiltrazione delle strutture ilari come l’arteria polmonare principale, le vene pol-
monari superiori e inferiori e/o il bronco principale, rende mandatoria la pneumonectomia.
Una particolare eccezione è rappresentata dai casi di infiltrazione del solo bronco principale
in cui è possibile optare per una lobectomia previo utilizzo della tecnica “sleeve resection”
caratterizzata da asportazione e broncoplastica.
Alla stessa maniera, un coinvolgimento focale della arteria polmonare principale può essere
trattato con resezione ed angioplastica.
Ovviamente, nei casi in cui si rendesse obbligatoria la pneumonectomia sarà necessario valu-
tare la tollerabilità del paziente a tale intervento, soprattutto nei casi di insufficienza cardiaca
e di scarsa riserva polmonare.
CAPITOLO 4 – STADIAZIONE DELLE NEOPLASIE POLMONARI 65
stessa, con o senza erosione costale o vertebrale. Come per quanto concerne lo studio del
mediastino, l’induzione di un pneumotorace può aiutare nella visualizzazione dell’invasione
parietale. Nei casi di tumori di Pancoast la RM ha mostrato risultati lievemente migliori in
termini di sensibilità rispetto alla TC nella valutazione delle strutture limitrofe. E’ opinione
comune che nei casi di sospetta infiltrazione del solco superiore è raccomandabile eseguire
radioterapia e chemioterapia prima di sottoporre il paziente a chirurgia.
I pazienti con malattia linfonodale N2 tipo “bulky” vengono sottoposti a chemioterapia ne-
oadiuvante e solo se le masse linfonodali regrediscono adeguatamente può essere presa in
considerazione la chirurgia; in caso contrario il trattamento definitivo è la radioterapia.
I pazienti con linfoadenopatie mediastiniche e ilari controlaterali, scalene o sopraclaveari
(N3) vengono allocati nello stadio IIIb e sono pertanto considerati inoperabili.
Bibliografia
The revised TNM staging system for lung cancer by R Rami-Porta et al. Ann Thorac Cardiovasc Surg 2009;
15: 4-9
The IASLC Lung Cancer Staging Project: a proposal for a new international lymph node map in the forthcoming
7th edition of the TNM classification for lung cancer. J Thorac Oncol. 2009;4(5):568-.
Lung cancer: assessing resectability by Leslie E Quint. Cancer Imaging (2003) 4, 15–18.
Treatment of non-small cell lung cancer-stage IIIA: ACCP evidence-based clinical practice guidelines (2nd
edition), American College of Chest Physicians by LA Robinson et al. Chest. 2007;132(3 Suppl):243S.
CAPITOLO
5 MASSE MEDIASTINICHE
Andrea Fiorelli, Giovanni Barchetti
Indicazioni alla TC
La TC è indicata per confermare e caratterizzare le alterazioni espansive mediastiniche
di natura neoplastica e non neoplastica identificate radiograficamente, consentendo di
definire correttamente la localizzazione dell’alterazione, i suoi rapporti anatomici me-
diastinici ed extra-mediastinici, le sue caratteristiche tissutali (cistica, vascolarizzata,
calcificata, adiposa) e la coesistenza di reperti ancillari utili alla diagnosi. Per quanto in
alcuni casi non sia raggiungibile una diagnosi pre-operatoria certa, la TC contribuisce in
ogni caso a porre le opportune indicazioni alle successive procedure diagnostiche (PET,
biopsia, mediastinoscopia, chirurgia). Nei pazienti con sintomatologia rilevante e con-
corde con il sospetto di una lesione espansiva mediastinica ma con RX negativo, la TC
può essere comunque indicata anche sulla sola base del dato clinico (i.e. miastenia gravis
e sospetto timoma).
Indicazioni alla RM
La miglior capacità di caratterizzazione tissutale associata all’elevata risoluzione di con-
trasto della RM ne suggerisce l’applicazione nella differenziazione delle lesioni media-
stiniche a contenuto misto o che originano da strutture anatomiche non adeguatamente
valutabili con TC, con particolare riguardo alle lesioni originanti dalle strutture del me-
diastino posteriore (esofago, nervi mediastinici e spinali, vertebre), dal cuore (tumori
cardiaci, pericardite) e dai grossi vasi (vasculiti). Indicazioni ulteriori sono rappresentate
dall’impossibilità di utilizzare i mezzi di contrasto iodati e da problematiche di radiopro-
tezione in pazienti pediatrici.
72 CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE
Patologia Mediastinica
Il mediastino può inoltre essere sede di complicanze secondarie a patologie originanti in altre
regioni anatomiche, tra cui parete toracica, collo ed addome; in particolare, processi infiam-
matori non controllati possono estendersi nel mediastino e determinare mediastiniti e pneu-
momediastino.
Timoma
Il timoma è il più comune tumore primitivo del mediastino anteriore. Si manifesta nei pazien-
ti con più di 20 anni di età ed è ugualmente comune nei due sessi; circa la metà dei pazienti
con timoma sono asintomatici. Il timoma è associato nel 40% dei casi con sindromi parane-
oplastiche, incluse miastenia gravis (30%), aplasia eritrocitaria pura (5%) ed ipogammaglo-
bulinemia (5-10%).
Le dimensioni di un timo fisiologico variano in relazione con l’età e, pertanto, distinguere un
fisiologico residuo timico o un timo giovanile da una piccola massa può risultare difficile, in
particolare nei pazienti pediatrici e nei giovani adulti. Nella diagnosi differenziale è necessa-
rio considerare l’iperplasia timica (rebound) post-chemioterapia (10%), che può mimare una
massa del mediastino anteriore.
Nella radiografia standard del torace il timoma si può presentare come un’opacità di forma
ovalare a crescita lenta, in sede mediastinica anteriore, e può simulare una cardiomegalia. La
proiezione laterale può essere di aiuto in quanto la presenza di un timoma può determinare
una riduzione o un’obliterazione dello spazio retrosternale (Fig 5.1).
Fig. 5.1 – RX Torace (Proiezioni Standard): nella proiezione PA si osserva uno slar-
gamento del profilo mediastinico sinistro, mentre nella proiezione L-L si osserva
un’obliterazione dello spazio retrosternale.
All’esame TC, il timoma benigno si presenta come una massa omogenea, ovalare o lobulata,
a margini regolari; può essere o meno visibile una capsula periferica. Nel 25% dei casi sono
presenti calcificazioni puntiformi; nelle lesioni invasive le calcificazioni possono essere peri-
feriche con aspetto “a guscio d’uovo”.
74 CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE
Nel circa il 30% dei casi, e generalmente nei tumori di notevoli dimensioni, (Fig 5.2).
Prima della somministrazione del mezzo di contrasto il timoma mostra un’attenuazione di
circa 45-75 HU (simile a quella della muscolatura della parete toracica), e dopo la sommini-
strazione del m.d.c. presenta un potenziamento lieve ed omogeneo; il timoma invasivo mo-
stra invece un potenziamento eterogeneo, in relazione alla presenza di aree necrotiche.
Altre patologie che coinvolgono il timo sono le cisti, che rappresentano circa l’1% delle masse
mediastiniche. Le più comuni sono congenite, uniloculari, secondarie alla presenza di un
dotto timofaringeo pervio; quelle acquisite sono invece solitamente multiloculari e dovute
a processi infiammatori. Il timo può essere sede di origine o di coinvolgimento secondario
da parte di patologie linfoproliferative, con ingrandimento di entrambi i lobi o insorgenza di
lesioni di tipo cistico che possono essere difficili da discriminare dal timoma.
Fig. 5.2 – Esempio di Timoma cistico: lesione cistica localizzata nello spazio car-
diofrenico di destra con associato tessuto solido vascolarizzato.
Linfoma
Le linfoadenopatie del mediastino anteriore possono essere associate a patologie linfoproli-
ferative come il linfoma di Hodgkin (LH) e non-Hodgkin (LNH), a sarcoidosi ed altre con-
dizioni infiammatorie, ad infezioni ed a metastasi, costituendo nel complesso la causa più
comune di masse mediastiniche anteriori.
Le linfoadenopatie del mediastino anteriore sono di più comune riscontro nel LH, special-
mente la variante a sclerosi nodulare (70% circa) (Fig 5.3). Poiché le masse linfomatose sono
composte di frequente da multiple linfoadenopatie conglobate, esse presentano contorni lo-
bulati o policiclici: questo aspetto può aiutare a differenziare i linfonodi patologi da altre mas-
se mediastiniche. Le masse linfomatose hanno normalmente densità omogenea, ma quando
raggiungono dimensioni considerevoli possono mostrare una componente necrotica (aree di
minor attenuazione) o emorragica (aree di aumentata attenuazione). Alcune caratteristiche
CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE 75
dei linfomi possono mimare quelle della sarcoidosi in quanto entrambe le condizioni causano
linfoadenopatie mediastiniche; tuttavia la sarcoidosi, rispetto ai linfomi, si presenta raramente
con linfonodi nel mediastino anteriore, raramente si associa con versamento pleurico e coin-
volge prevalentemente linfonodi bronchiali più distali rispetto a quelli coinvolti nel linfoma.
1) Teratoma
E’ una lesione riscontrata spesso incidentalmente in pazienti asintomatici e rappresenta il
60% dei tumori a cellule germinali. Si può presentare in forme diverse tra cui quella matura
(solida), cistica (cisti dermoide), immatura, maligna (teratocarcinoma) e mista. Circa il 75%
dei teratomi sono del tipo solido maturo e sono più comuni nel sesso femminile, mentre
76 CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE
la forma maligna è più comune nel sesso maschile. Tali lesioni sono considerate ad origine
mediastinica primitiva in assenza di localizzazioni di analoga natura in sede testicolare o re-
troperitoneale. La TC è generalmente in grado di identificare e caratterizzare l’origine della
lesione ma può non essere in grado di predirne la benignità/malignità, necessitando indi-
spensabilmente la correlazione con i
markers ed i dati istologici. Più significativo il ruolo dell’imaging nella valutazione della rispo-
sta alla terapia e nell’identificazione delle recidive (Fig 5.4).
Fig. 5.4 – Esempio di Tumore a cellule germinali (teratoma variante solida ma-
tura) localizzata nel mediastino anteriore. La lesione appare disomogenea con
presenza di varie componenti tissutali (tessuto cartilagineo, osseo, adiposo e
ghiandolare).
2) Seminoma
Rappresenta il 20% dei tumori a cellule germinali ed è una patologia esclusiva del sesso ma-
schile, più frequente nella III decade di vita, ed esordisce spesso con dolore toracico e dispnea.
Si presenta come una voluminosa lesione localizzata in sede mediastinica anteriore, a struttu-
ra omogenea e margini regolari; le calcificazioni e l’invasione della parete toracica sono rari,
mentre più frequenti risultano le metastasi ad ossa, polmoni e linfonodi toracici.
3) Tumori non-seminomatosi
Rappresentano il 10 % dei tumori a cellule germinali, e sono più frequenti tra la III e la IV de-
cade di vita nei pazienti di sesso maschile, con sintomi respiratori all’esordio. Possono essere
associati a neoplasie ematologiche ed a sindrome di Klinefelter. Si presentano come una vo-
luminosa lesione localizzata in sede mediastinica anteriore, a margini scarsamente definiti. In
CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE 77
più del 50% dei casi la lesione mostra un’area di necrosi centrale e può obliterare i piani adipo-
si circostanti, associandosi a versamento pleurico/pericardico e metastatizzando ai polmoni.
Fig. 5.5 – Neoplasia papillifera della tiroide in fase avanzata, con coinvolgimento
del mediastino antero-superiore, linfoadenopatie patologiche laterocervicali ed
infiltrazione della trachea.
78 CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE
Cisti pericardica
Le cisti pericardiche sono più frequentemente secondarie ad un difetto dell’embriogenesi del-
la cavità celomatica, ma si possono anche riscontrare in seguito ad episodi infiammatori con
interessamento del pericardio. Si localizzano elettivamente a livello dell’angolo cardiofrenico
destro e risultano prevalenti negli adulti tra i 30 ed i 40 anni, quasi sempre asintomatici; solo
in una piccola percentuale di casi si hanno sintomi dovuti alla compressione delle strutture
adiacenti. L’aspetto TC è quello di una massa uniloculare, ben definita, a contenuto fluido. La
forma può essere ovale, rotonda, triangolare e le dimensioni possono raggiungere i 30 cm di
diametro (Fig 5.6).
Mediastinite Fibrosante
La mediastinite fibrosante è un’infiltrazione fibrotica diffusa del mediastino anteriore, medio
o posteriore. Il picco di incidenza si ha tra la II e la V decade. Tra i sintomi vi sono tosse, disp-
nea, emottisi e disfagia. L’eziologia è solitamente infettiva (istoplasmosi, nocardiosi, tuberco-
losi), ma può anche essere autoimmune o secondaria ad ostruzione linfatica. La TC dimostra
infiltrazione del mediastino da parte di tessuto fibroso che avvolge e spesso comprime i grossi
vasi, tra cui la VCS; si possono riscontrare masse ilari con attenuazione simile a quella del tes-
suto infiltrante, a volte con dense calcificazioni. Trachea e bronchi possono essere compressi,
con conseguenti atelettasie e polmoniti.
CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE 79
Patologie Infiammatorie
Ascesso
Di solito è una complicanza della sternotomia e occupa il mediastino anteriore. Spesso i pa-
zienti sviluppano sepsi, con una mortalità che raggiunge il 70%.
Tubercolosi
Le linfoadenopatie mediastiniche tubercolari si presentano più comunemente nei pazienti pe-
diatrici e nei pazienti con immunodeficienza acquisita. Tali linfoadenopatie mostrano un’area
centrale ipodensa, che corrisponde alla componente necrotica, e si localizzano più comune-
mente in sede paratracheale destra o anche nel mediastino anteriore ed in sede ilare (Fig 5.7).
Dopo la fase acuta i linfonodi tendono a calcificare.
Sarcoidosi
Fino all’80-90% dei pazienti hanno linfoadenopatie toraciche. La TC di solito mostra linfono-
di ingranditi con margini ben definiti in sede paratracheale e ilare bilaterale. Le calcificazioni
sono rare e solo nei casi a decorso cronico si possono osservare calcificazioni a guscio d’uovo.
80 CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE
Metastasi
Il carcinoma broncogeno è la prima causa di linfoadenopatie mediastiniche metastatiche. Al-
tri tumori primitivi extratoracici che possono metastatizzare al mediastino sono il tumore
della mammella, il tumore a cellule reanali, il melanoma ed i tumori del testa-collo. L’esame
TC non permette una precisa caratterizzazione della linfoadenopatia, ma esistono tre criteri
che permettono di identificare un linfonodo “sospetto” per metastatico:
1) criterio dimensionale (> 9 mm di diametro, misurato sull’asse corto del linfonodo);
tale criterio non tiene tuttavia conto delle metastasi linfonodali di piccole dimensioni,
soprattutto nelle fasi iniziali, e dei linfonodi infiammatori di grandi dimensioni;
2) criterio morfologico: un linfonodo infiammatorio presenta generalmente forma ovale,
con una netta differenza tra i suoi diametri, mentre un linfonodo metastatico ha una
forma rotondeggiante con diametri equivalenti.
3) criterio densitometrico: la necrosi può essere più spesso associata a linfoadenopatie me-
tastatiche, in particolare se di grandi dimensioni; alcune patologie infiammatorie, tra
cui la tubercolosi sono tuttavia frequentemente associate a linfoadenopatie necrotiche.
Patologie Vascolari
Le più comuni patologie vascolari originanti dai vasi del mediastino sono quelle dei grossi
vasi, in particolare dell’aorta toracica, ed includono l’aneurisma, l’ematoma intramurale e la
dissezione. Sono patologie di interesse prevalentemente vascolare e non saranno trattate in
questo testo.
Ematoma
Gli ematomi mediastinici sono causati più spesso da lesioni venose in seguito a un traumi
chiusi o meno frequentemente in seguito a lesioni iatrogene dirette. Si possono anche ri-
scontrare ematomi spontanei in pazienti in cura emodialitica. In TC l’ematoma si presenta
come una raccolta fluida iperdensa in condizioni basali, in possibile associazione a bolle d’a-
ria. Possono associarsi edema dei tessuti molli della parete toracica, fratture sternali o costali.
Nella maggioranza dei casi il mezzo di contrasto permette di identificare la localizzazione e la
natura del sanguinamento.
Patologie dell’esofago
Cancro dell’esofago
La neoplasia esofagea può apparire sia come una massa intraluminale sia come un ispessi-
mento della parete con o senza stenosi del lume. La TC è utile nella stadiazione dei carcinomi
dell’esofago toracico e può mostrare lo spessore e l’estensione longitudinale del tessuto patolo-
gico, il coinvolgimento del tessuto periesofageo, dei linfonodi e dell’albero tracheobronchiale
(Fig 5.8).
CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE 81
Fig. 5.8 – Esempio di cancro esofageo: lesione intraluminale esofagea che deter-
mina distensione fluida dell’esofago a monte.
Dilatazione dell’esofago
Le cause di dilatazione esofagea diffusa possono essere divise in 2 principali categorie:
- Secondarie a disordini della motilità esofagea (acalasia, sclerodermia, lupus sistemico
eritematoso, neuropatia alcolica, effetti di farmaci anticolinergici, esofagite etc.)
- Secondarie a ostruzione distale (stenosi benigna o maligna o compressione causata da
una massa estrinseca). La TC è utile per dimostrare l’ispessimento della parete seconda-
rio all’infiltrazione da parte del tumore (pseudoacalasia) o alla compressione estrinseca.
Nell’acalasia o in altri disordini della motilità esofagea lo spessore della parete dell’organo do-
vrebbe essere conservato, tuttavia in alcuni casi si può osservare un ispessimento simmetrico
della parete alla giunzione gastro-esofagea come conseguenza di una distensione inadeguata,
pregresse procedure di dilatazione, miotomia o esofagite, con difficile differenziazione rispet-
to ad un’infiltrazione tumorale.
Masse adipose
Ernia di Bochdalek
L’ernia di Bochdalek è un difetto congenito postero-laterale che risulta nella persistenza del
canale pleuro-peritoneale. Sono di solito localizzate sul lato sinistro, con un rapporto di 9:1
a causa della chiusura precoce del canale pleuroperitoneale destro e la protezione relativa
fornita dal fegato. Gli organi coinvolti nell’erniazione possono essere lo stomaco, il piccolo o
grosso intestino, l’omento o il rene. Alla TC una piccola ernia di Bochdalek contenente grasso
è osservata nel 6% dei pazienti circa.
Lipomatosi mediastinica
Questa entità è dovuta a infiltrazione adiposa del mediastino secondaria a malattia di Cu-
shing, terapia cortisonica ad alto dosaggio, obesità. L’infiltrazione può essere localizzata nel
mediastino anteriore, in prossimità della vena azygos e dell’aorta ma anche nell’area paraver-
tebrale e nello spazio extrapleurico adiacente alle coste.
Tumori neurogeni
I tumori neurogeni di solito si presentano come masse mediastiniche localizzate nel media-
stino posteriore, in particolare a livello delle logge paravertebrali, lungo il decorso dei nervi
intercostali e simpatici. Possono essere suddivisi divisi in tre categorie:
1) tumori che originano dai nervi periferici (schwannoma 32% e neurofibromi 10%), più
comune negli adulti (Fig 5.9);
2) tumori che originano dai gangli simpatici (ganglioneuroma 25%, ganglioneuroblasto-
ma nel 14%, e neuroblastoma nel 15%), più comuni nella popolazione pediatrica;
3) tumori che originano dai paragangli (paraganglioma, chemodectoma nel 4%).
Spondilite infettiva
Le infezioni dello scheletro assile sono spesso causate dallo Staphylococcus aureus e da altri
agenti gram-positivi. La spondilite tubercolare è probabilmente la forma di tubercolosi mu-
scoloscheletrica di più frequente riscontro. Infezioni fungine come la coccidioidomicosi pos-
sono simulare la tubercolosi sia clinicamente sia radiologicamente. I reperti TC della spondi-
lite infettiva sono quelli di un coinvolgimento diffuso o focale dei tessuti molli paravertebrali
e di una distruzione osteolitica delle vertebre con o senza sclerosi marginale. Se l’infezione è
causata da batteri piogeni si possono osservare bolle aeree nell’osso o nei tessuti molli.
Trauma spinale
La TC ha un importante ruolo in caso di trauma per la valutazione degli elementi posteriori
del mediastino, dell’ematoma paravertebrale e dei frammenti ossei nel canale spinale; la TC è
84 CAPITOLO 5 – MASSE MEDIASTINICHE
inoltre utile nella classificazione delle lesioni e nella determinazione del sito della decompres-
sione chirurgica.
Ematopoiesi extramidollare
Si associa ad alcune forme di anemia emolitica cronica come la talassemia, la sferocitosi ere-
ditaria, l’anemia falciforme in omozigosi o nei casi di massiva sostituzione del midollo osseo
da parte di carcinomi o linfomi.
La TC mostra delle masse paravertebrali unilaterali o bilaterali, spesso lobulate, lungo la co-
lonna dorsale inferiore, senza erosione dei corpi vertebrali. La presenza di alterazioni ossee
tipiche può aiutare nella diagnosi di talassemia o anemia falciforme.
Bibliografia
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No:S79-9.
CAPITOLO REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA,
6 CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA
Fabrizio Boni
La chirurgia polmonare
Una varietà di tecniche operatorie sono attualmente disponibile nell’ambito della Chirurgia
Toracica, tra cui la pneumonectomia (intrapleurica, extrapleurica, intrapericardica e la sleeve
pneumonectomy), la lobectomia, le resezioni anatomiche limitate (sleeve lobectomy, segmen-
tectomia) e le resezioni non anatomiche (sleeve resection). In base all’approccio si possono
ulteriormente distinguere gli interventi open, che richiedono una sternotomia o una toraco-
tomia, e quelli mini-invasivi, che richiedono l’uso del toracoscopio (Tab. 6.1)
A. Pneumonectomia:
La tecnica intrapleurica è la più comune e consiste nella resezione del polmone e della pleura
viscerale. La pneumonectomia extrapleurica comprende la resezione en-bloc del polmone,
della pleura parietale e mediastinica, del pericardio e del diaframma. La pneumonectomia
intrapericardica prevede l’asportazione del polmone con legatura della porzione intraperi-
cardica dell’arteria e/o della vena polmonare; si associa l’asportazione di qualsiasi porzione di
pericardio infiltrata e la chiusura del difetto pericardico con rete sintetica. Si rende necessaria
nei casi in cui il tessuto patologico, invadendo l’ilo, richieda l’asportazione del pericardio per
rimuovere l’estensione prossimale del tumore e/o la parte del pericardio coinvolta. La slee-
ve pneumonectomy è un intervento aggressivo eseguito in presenza di carcinomi bronchiali
estesi all’angolo broncocarenale o alla porzione distale della trachea; la continuità anatomica
viene ricostituita mediante anastomosi termino-terminali, eventualmente con posizionamen-
to di lembi a protezione.
Nell’imaging post-pneumonectomia il quadro anatomico muta drasticamente: è pertanto
fondamentale avere familiarità con tali variazioni e con la loro evoluzione cronologica al fine
di riconoscere precocemente le complicanze ed altresì non confondere come quadri patolo-
gici le fasi della normale evoluzione post-chirurgica. L’evoluzione del paziente post-pneu-
monectomia può essere efficientemente seguita con l’RX che, nelle prime fasi, dimostrerà
una trachea posizionata medialmente, una modesta congestione ilare controlaterale e un
cavo chirurgico occupato da fluido e gas; il grado di accumulo di aria e gas è estremamente
variabile, sebbene nei primi 4-5 giorni approssimativamente la metà dell’emitorace risulterà
occupato ed in una settimana si stabilirà il classico livello idro-aereo. Successivamente si
inizia ad osservare uno shift mediastinico omolateralmente al lato operato per la coesistente
iperespansione compensatoria del polmone controlaterale e l’iniziale riassorbimento del gas
nel cavo chirurgico (il progressivo shift nelle settimane successive dimostrerà il continuo
riassorbimento del gas nel cavo). La totale obliterazione del cavo si verifica abitualmente
nell’arco di settimane-mesi. Una volta avvenuta l’obliterazione, il cuore ruota posteriormen-
te e il polmone controlaterale ernia oltre la linea mediana, disponendosi anteriormente al
cuore e all’aorta. Risulta perciò importante sottolineare come un rapido shift mediastinico
verso il polmone residuo nell’immediato post-operatorio vada considerato come patologico
e fortemente sospetto per atelettasia del polmone controlaterale o per accumulo massivo
di gas e/o fluido nel cavo (da fistola, emorragia o empiema). Nelle fasi successive, uno shift
verso il parenchima residuo sarà indicativo di una delle possibili complicanze tardive.
Fig. 6.1 – Fasi evolutive post-lobectomia. Il primo radiogramma precoce (A) mostra
un cavo chirurgico occupato prevalentemente da liquido con presenza di drenaggio
pleurico; notare il sollevamento dell’emidiaframma. Nei due controllo successivi (B-C)
si osserva riespansione del parenchima residuo con obliterazione del cavo.
C. Chirurgia pleurica:
La chirurgia della pleura si avvale di diverse tipologie d’intervento. Il più frequente è la pleu-
rodesi, ossia la produzione (chirurgica) di una pleurite adesiva sterile con obliterazione del
spazio pleurico potenziale dopo la completa evacuazione del liquido pleurico.
Le indicazioni all’esecuzione della pleurodesi sono: versamento pleurico ricorrente, special-
mente se neoplastico e pneumotorace ricorrente. Esistono tre diverse tipologie di pleurodesi:
• Sclerosante: Talco (in polvere), bleomicina, doxiciclina
• Citostatica: Cisplatino
• Meccanica: Abrasione con bovie scratch pads (tamponi graffianti), utilizzato in pazienti
giovani con malattia benigna.
88 CAPITOLO 6 – REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA, CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA
D. Complicanze post-chirurgiche:
La conoscenza del normale iter post-operatorio e delle sue variazioni consente un più facile
riconoscimento delle possibili complicanze che, per definizione, vengono distinte in precoci
e tardive.
- Complicanze precoci
1. Edema polmonare: si tratta di una condizione potenzialmente mortale che può com-
plicare una pneumonectomia, con un tasso di prevalenza pari al 2.5-5% (meno frequen-
te in caso di bi-lobectomia, raro in caso di lobectomia, meno dell’1% dei casi) e una
mortalità dell’80-100%. Il meccanismo patogenetico risulta in gran parte sconosciuto
sebbene un incremento della pressione idrostatica e un’alterata permeabilità capillare
abbiano senza dubbio un ruolo chiave. Tra le concause si registrano: sovraidratazione
in corso di intervento, insufficienza ventricolare sinistra, ipoprotidemia, danno capil-
lare settico, prolungata esposizione ad alte concentrazioni di ossigeno. Pazienti sotto-
posti a pneuomonectomia destra hanno maggiore probabilità di sviluppare un edema
polmonare probabilmente perché l’accumulo di liquido nel cavo chirurgico determina
un incremento del flusso ematico verso il polmone di sinistra, che normalmente riceve
invece solo il 45% della gittata e contiene approssimativamente il 45% del sistema lin-
fatico polmonare.
La diagnosi di edema polmonare post-pneumonectomia, in un paziente che sviluppa
rapidamente dispnea ed ipossia, è sostanzialmente una diagnosi di esclusione clinica e
radiologica rispetto ad cause infettive (comprese polmoniti da aspirazione), trombo-
embolismi, fistole bronco-pleuriche e altre cause di ARDS. Radiografie toraciche seriali
dimostreranno, nei casi più severi, una tipica comparsa di opacità parenchimali del tutto
sovrapponibile ad altre forme di ARDS. Nei casi più lievi i segni saranno quelli classici
dell’edema polmonare, con strie di Kerley, ispessimento delle cuffie peribroncovasali e sa-
lienza degli ili vascolari. Qualora si rendesse necessario l’uso della TC, gli aspetti salienti
saranno rappresentati da ispessimento dei setti interlobari e delle cuffie e opacità polmo-
nari diffuse; solo se il fluido accumulato supera il circolo linfatico si avrà la comparsa di
versamento pleurico.
4. Fistola bronco-pleurica (FBP): è una complicanza potenzialmente fatale con una preva-
lenza del 2-13% e un tasso di mortalità del 16-23%. La causa di morte in questi pazienti è
generalmente dovuta a polmoniti da aspirazioni associate con conseguente ARDS. Si verifica
più comunemente dopo una pneumonectomia destra piuttosto che sinistra in relazione alle
diverse caratteristiche anatomiche dell’albero bronchiale di destra (in primo luogo dovute
al diverso calibro). Questa complicanza può in realtà essere annoverata sia tra quelle pre-
coci che tra le tardive, dovuta nel primo caso ad una deiscenza della sutura, nel secondo ad
una recidiva o infezione peri-anastomotica. I segni radiologici in presenza di FBP possono
essere rappresentati da: continuo aumento del residuo aereo intrapleurico, comparsa di un
livello idroaereo o variazioni nel contesto di un livello idroaereo già presente, sviluppo di un
pneumotorace iperteso, discesa > 1,5-2 cm del livello idroaereo nel cavo chirurgico. Quindi,
poiché un aumento dell’aria e un decremento del fluido sono segni importanti di FBP, è fon-
damentale monitorare i cambiamenti del livello idroaereo in pazienti che hanno subito una
pneumonectomia. L’HRCT ha un’importanza chiave in questi pazienti, non solo nella diagno-
si ma anche nel planning del trattamento, consentendo spesso, grazie anche alle ricostruzioni
multiplanari, la diretta visualizzazione del tramite fistoloso tra il lume bronchiale e il cavo
chirurgico (figura 6.3).
90 CAPITOLO 6 – REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA, CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA
5. Empiema: è una seria ma non frequente complicanza, con un’incidenza del 2-16% (più
frequente nei casi di completamento di pneumonectomia dopo precedente lobectomia) e
con una mortalità del 16-71%. La mortalità risulta ovviamente maggiore se associata a FBP.
Pur essendo essenzialmente una complicazione precoce, può talora incorrere anche a mesi
o anni dall’intervento. Alla radiografia l’empiema può presentarsi con la comparsa di mul-
tipli livelli idroaerei nel contesto del cavo; tuttavia nei casi in cui inizialmente non ci siano
alterazioni in tal senso, la radiografia può non essere diagnostica. La TC (figura 6.4) risul-
ta senza dubbio superiore nella valutazione dei pazienti con sospetto clinico di empiema,
mettendo in evidenza un’espansione del cavo chirurgico (il comportamento risulta in effetti
analogo a quello di un processo espansivo); altri segni saranno rappresentati da: versa-
mento complicato, ispessimento irregolare della pleura parietale residua (con evidenza di
potenziamento di parete in caso di somministrazione e.v. di m.d.c.), convessità o parziale
perdita della normale concavità del profilo mediastinico del cavo, dimostrazione di una
FBP (eventualmente associata).
CAPITOLO 6 – REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA, CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA 91
7. ARDS: è riconosciuta come una complicanza fatale, con prevalenza di circa il 5% (nelle
pneumonectomie) e tasso di mortalità dell’80% (rispetto al 65% delle ARDS in pazienti
non operati). La diagnosi, in presenza di clinica concorde, viene raggiunta mediante ra-
diografie seriali che dimostreranno la rapida comparsa di opacità diffuse nel parenchima
92 CAPITOLO 6 – REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA, CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA
9. Gossypiboma: il termine è utilizzato per descrivere una massa di natura iatrogena e ricon-
ducibile a tessuto di granulazione circostante garze chirurgiche. Lo spazio pleurico è il sito
più comunemente coinvolto, anche se la massa può talora invaginarsi all’interno del polmone
e simulare una lesione parenchimale. La TC dimostrerà una massa con frequente potenzia-
mento parietale e porzione centrale iperdensa; spesso può essere presente aria centrolesionale
(figura 6.6). Nel post-operatorio precoce, la massa può essere confusa radiologicamente con
un ascesso, un empiema loculato, un ematoma complicato o un sieroma. In caso di riscontro
tardivo, tra le diagnosi differenziali andranno considerate infezioni croniche, processi granu-
lomatosi o neoformazioni.
10. Atelettasia: può essere il risultato di una mancata ventilazione del parenchima residuo in
caso di resezioni polmonari parziali; si verifica in circa il 5-10% dei casi di sleeve resection
e può conseguire alla formazione di edema a livello del sito anastomotico, all’interruzione
dell’epitelio ciliare e dei vasi linfatici o alla parziale denervazione del lobo. La TC dimostrerà
aree di opacità a vetro smerigliato o franchi consolidamenti nell’area atelettasica.
11. Altro: tra le complicanze precoci meno frequenti ma meritevoli di considerazioni vanno
ricordate la torsione polmonare, l’erniazione cardiaca o la deiscenza anastomotica.
- Complicanze tardive:
1. Sindrome post-pneumonectomia: si tratta di una complicanza tardiva caratterizzata da
compressione delle principali vie aeree intratoraciche, in conseguenza ad una esagerata rispo-
sta compensatoria che si sviluppa dopo una resezione polmonare. I soggetti giovani, essendo
maggiormente responsivi, risulteranno più facilmente affetti. La stenosi bronchiale produce
stridore obiettivabile e facilita lo sviluppo di infezioni. La radiografia del torace può mostrare
depiazzamento di trachea, mediastino e cuore nel cavo chirurgico. La TC e la broncoscopia
forniscono un’eccellente documentazione della compressione aerea; la TC inoltre, grazie alla
visione panoramica, dà anche informazioni specifiche sul sito di ostruzione bronchiale.
2. Fistola esofago-pleurica: si tratta di una complicanza devastante che occorre in circa lo 0.2-
1% dei pazienti sottoposti a pneumonectomia. Sebbene possa verificarsi anche come compli-
canza precoce (da danno iatrogeno o da compromissione dell’apporto arterioso), si tratta più
comunemente di una complicanza tardiva dovuta ad un’infiammazione cronica a livello eso-
fageo o perianastomotico o ad una recidiva di malattia. La radiografia convenzionale risulta
spesso inadeguata nella diagnosi; l’esofagografia può mettere in evidenza la fistola. Tuttavia la
TC risulta senza dubbio la metodica migliore poiché consente non solo di valutare la presenza
del tramite, ma visualizza anche la causa sottostante e l’empiema eventualmente associato.
4. Infezioni: sebbene molto meno frequenti rispetto alla fase precoce, le infezioni tardive pos-
sono manifestarsi come FBP o come empiema pleurico.
cidive (figura 6.7); tuttavia in caso di recidive di piccole dimensioni, non ben definite e in as-
senza di depiazzamento delle strutture circostanti, la differenziazione con la fibrosi post-chi-
rurgica può non essere agevole; la correlazione con l’esame broncoscopico e l’eventuale valuta-
zione con PET-TC può essere di aiuto, così come la valutazione seriale in corso di follow-up.
La radioterapia polmonare
La radioterapia (RT) rappresenta attualmente una possibilità terapeutica in pazienti con tumore
del polmone; può essere proposta con differenti obiettivi: intento curativo (stadio I-II non ope-
rabili per altre ragioni), terapia adiuvante o neoadiuvante (stadio IIIa), intento palliativo.
Le classiche tecniche di RT portavano ad un rilascio significativo di dose radiante oltre i margini
del tumore con conseguente significativo rischio di danno polmonare radiazione-indotto (radiation
induced lung disease, RILD) sul parenchima sano circostante. Al fine di ridurre gli effetti tossici
dell’esposizione radiante, sono state sviluppate tecniche terapeutiche innovative, come la 3D-confor-
mal radiation therepy (CRT) e la terapia stereotassica (SBRT); entrambe le tecniche utilizzano fasci
di radiazione multipli che generano una distribuzione della dose strettamente confinata al target.
Nonostante i significativi benefici dovuti a queste tecniche innovative, la possibilità di danno pa-
renchimale da radiazione è tutt’ora un rischio concreto nei pazienti sottoposto a terapia radiante
per neoplasie di tutto l’ambito toracico; il rischio di danno da radiazione risulta strettamente
correlato alla dose radiante, al sito tumorale e a fattori paziente-specifici (come ad esempio un
coesistente trattamento CHT, poiché farmaci come l’actinomicina D, il busulfano e la bleomici-
na possono potenziare il danno attinico). La correlazione tra dose e danno radiante non è line-
are ma generalmente si osserva un incremento della prevalenza al di sopra di un certo cut-off.
Il parenchima polmonare difficilmente viene danneggiato per dosi totali inferiori a 20 Gy (dose
subcritica), mentre è comune il riscontro di alterazioni per dosi di 30-40 Gy e praticamente
costante per dosi maggiori a 40 Gy.
CAPITOLO 6 – REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA, CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA 95
Fig. 6.8 – Processo eteroplasico a livello del lobo superiore destro (A); il pazien-
te viene sottoposto a lobectomia (B) con successiva radioterapia convenzionale
adiuvante. A distanza di 1 mese si osserva consolidamento parenchimale con
broncogramma aereo e aree di ground-glass periferiche (C-D); reperti compati-
bili con danno polmonare acuto.
Fig. 6.9 – Processo eteroplasico a livello del segmento dorsale del lobo superiore
destro (A); il paziente viene sottoposto a lobectomia (B) con radioterapia adiuvan-
te. A distanza di 8 mesi, si osserva consolidamento parenchimale con perdita di
volume e bronchiectasie da trazione (C-D); reperti compatibili con fibrosi radiote-
rapia-correlata.
98 CAPITOLO 6 – REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA, CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA
Dopo CRT e SBRT la fibrosi polmonare cronica può svilupparsi in accordo con uno dei
tre patterns descritti: conventional modified, mass-like, scar-like.
- Il pattern conventional modified consiste in un’area di ben demarcato consolida-
mento parenchimale con perdita di volume e bronchiectasie da trazione; è così de-
finito perché molto simile al pattern post-RT classica, da cui tuttavia differisce per
la minore estensione.
- Il pattern mass-like è una derivazione del precedente; quando infatti le alterazioni
precedentemente descritte sono focali e confinate ad un’area di 2 cm perifericamente
alla lesione trattata si parla di mass-like pattern. Usualmente l’alterazione mass-like
appare di dimensioni maggiori rispetto alla lesione trattata in origine.
- Il pattern scar-like consiste in un’opacità lineare, di larghezza < 1 cm, associata ad
una moderata/severa perdita di volume; questa alterazione permane a livello del sito
tumorale trattato anche quando la lesione risulta completamente (o quasi) scompar-
sa. Rappresenta il pattern più difforme da quelli classici descritti dopo un trattamen-
to convenzionale.
C. Diagnosi differenziali:
La diagnosi di tossicità radiante risulta spesso difficile da porre con certezza poiché
un’infezione o una recidiva possono manifestarsi clinicamente e radiologicamente in
modo sovrapponibile. La precisa conoscenza del timing, tipologia e dose di trattamento
radioterapico è fondamentale per implementare l’accuratezza diagnostica.
- Polmoniti: la presenza di un’infezione deve essere presa in considerazione in pre-
senza di una TC che dimostri opacità polmonari prima del completamento della
RT o anomalie parenchimali diffuse o bilaterali. Altri segni suggestivi di infezione
possono essere noduli controlobulari, indicativi di processi bronchiolitici (tree-in-
bud), talora associati a consolidamenti o cavitazioni (comuni in caso di TBC). In
alcuni casi una sovra-infezione può complicare una tossicità da radiazione; spesso
in questi casi compaiono fenomeni di cavitazione. Nella diagnosi differenziale va ri-
cordato il decorso più indolente della polmonite radiante rispetto a quella infettiva;
un esordio improvviso dei sintomi (e dei reperti radiologici) depone maggiormente
per processo infettivo.
- Linfangite carcinomatosa: può mimare clinicamente un’anomalia da RT causando
dispnea; tuttavia la maggiore severità e la più rapida progressione dei sintomi in
presenza di linfangite, in associazione ad un pattern radiologico rappresentato da
ispessimento irregolare dei setti interlobulari e delle cuffie peribronchiali, versa-
mento pleurico e linfoadenopatie mediastiniche, consente di ottenere una diagnosi
confidente.
- Recidiva: solitamente si manifesta entro 2 anni dal trattamento e dipende dalle
dimensioni della lesione trattata, dal suo stadio, istotipo nonché dal tipo di trat-
tamento eseguito. La diagnosi di recidiva risulta spesso molto difficile alla TC in
pazienti che hanno sviluppato alterazioni fibrotiche post-RT, specialmente nelle
forme mass-like. Un consolidamento parenchimale con margini regolari e bronco-
CAPITOLO 6 – REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA, CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA 99
La chemioterapia polmonare
Nel management del paziente con neoplasia polmonare la CHT riveste senza dubbio un ruolo
chiave; in pressoché tutte le classi di pazienti infatti trova spazio il trattamento chemioterapi-
co, sia come terapia neoadiuvante (stadi IIIa e IIIb), che adiuvante (stadio I, II e III).
I classici farmaci inibiscono la divisione cellulare ed hanno pertanto come target le cellule
in rapida proliferazione; al contrario, le nuove classi (target therapy) sono dirette a speci-
fiche molecole responsabili dell’attività cellulare, sia a livello della membrana che in sede
intracellulare. I chemioterapici citotossici interferiscono con la sintesi di DNA ed RNA o
con la divisione cellulare, alterando la crescita cellulare con vari meccanismi. Tra questi i
più comuni comprendono agenti classici come il ciclofosfamide (agente alchilante), il ci-
splatino (agente DNA-intercalante), il fluorouracile (antimetabolita), la doxorubicina (an-
traciclina) e la bleomicina; tra quelli di più recente introduzione ricordiamo la gemcitabina
(antimetabolita), l’oxiplatino (analogo del platino), il paclitaxel e il docetaxel (taxani, agenti
antimitotici) e l’irinotecano (inibitore della topoisomerasi). Se il danno indotto dal farmaco
alla cellula è troppo ingente per essere riparato, l’esito sarà la necrosi o l’apoptosi; l’obiettivo
è un effetto maggiore sul tessuto tumorale anziché su quello sano.
Le terapie molecolari si sono sviluppate grazie all’incremento delle conoscenze sulla biolo-
gia dei tumori; il loro target è rappresentato da antigeni (nel caso di anticorpi monoclonali)
o molecole di segnale (nel caso di inibitori di kinasi). Di questi gruppi fanno parte farmaci
diretti contro EGFR (un fattore di crescita cellulare coinvolto nella proliferazione tumorale)
e contro il gene ALK (un recettore di membrana che produce uno stimolo di crescita per
le cellule) oppure farmaci che bloccano l’angiogenesi (target: VEGF). Un ultimo farmaco
(immunofarmaco) è il Nivolumab, il primo e unico inibitore di checkpoint immunitario
PD-1, attualmente in uso in pazienti con tumore non a piccole cellule squamocellulare. Un
riassunto delle principali classi di farmaci utilizzati nel trattamento delle neoplasie polmo-
nari e dei possibili aspetti di tossicità parenchimale sono riassunte nelle tabelle 6.4 e 6.5.
Tab. 6.4 – Principali classi di farmaci chemioterapici utilizzati nelle neoplasie polmonari
Principali chemioterapici utilizzati nella neoplasia polmonari
Analoghi del platino Cistiplatino, carboplatino
Antimetaboliti Gemcitabina, pemetrexed
Alcaloidi della vinca Vinorelbine
Taxani Docetaxel, paplitaxel
Inibitore topoisomerasi Etoposide, topotecan
Inibitore tyr-kinasi Gefitinib, erlotinib, afatinib, crizotinib
Inibitore PD-1 Nivolumab
CAPITOLO 6 – REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA, CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA 101
La conoscenza dei basilari meccanismi d’azione di questi farmaci garantisce da un lato una
maggiore accuratezza nella valutazione della risposta (o meno) alla terapia, dall’altra una
pronta diagnosi (quanto meno di sospetto) di eventuali eventi avversi. Ad esempio, riguar-
do il primo punto, sarà importante nella valutazione di un paziente in trattamento con
immunofarmaco essere consapevoli di come un aumento dimensionale della lesione ad un
primo, ravvicinato follow-up possa rappresentare una possibile risposta alla terapia (attiva-
zione immunitaria intratumorale). Riguardo il secondo punto, se c’è attualmente una buona
dosa di prevedibilità per quanto riguarda la tossicità dei farmaci classici, non si può dire lo
stesso per le terapie target, i cui effetti tossici appaiono spesso meno prevedibili.
Tossicità polmonare:
In un paziente in trattamento chemioterapico per neoplasia polmonare, la comparsa di
alterazioni parenchimali possono dipendere da tossicità del farmaco, infezioni o dalla pato-
logia primitiva. Tra le alterazioni farmaco-indotte si possono riconoscere differenti pattern:
- Infiltrati polmonari: possono manifestarsi con esordio precoce con infiltrati parenchi-
mali, edema polmonare e reazione da ipersensibilità o versamento pleurico, sia con
esordio tardivo (2 o più mesi dopo la terapia) con infiltrati e fibrosi. La tossicità di
alcuni farmaci di vecchia generazione può essere dose dipendente (dose cumulativa
per bleomicina e carmustina). All’esame TC si possono distinguere 4 differenti tipi di
infiltrato polmonare farmaco-correlato: aree aspecifiche di opacità a vetro smerigliato,
multiple aree di consolidamento parenchimale, aree sparse di opacità a vetro smeri-
gliato con ispessimento dei setti interlobulari e estese aree di vetro smerigliato bilate-
rali o consolidamento parenchimale con bronchiectasie da trazione (figura 6.10). Il
pattern più comune è rappresentato da aree aspecifiche di opacità a vetro smerigliato,
mentre quello associato ad un più alto tasso di mortalità è costituito da estese aree di
vetro smerigliato bilaterali, indicative di danno alveolare diffuso.
102 CAPITOLO 6 – REPERTI POLMONARI POST-CHIRURGIA, CHEMIOTERAPIA E RADIOTERAPIA
Fig. 6.10 – Infiltrati polmonari a livello del lobo medio (A-B) in paziente con tumore
polmonare in terapia con bleomicina; risoluzione pressoché completa 3 mesi do-
po la sospensione del farmaco (C-D).
Bibliografia
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Lung Abnormalities at Multimodality Imaging after Radiation Therapy for Non–Small Cell Lung Cancer by
Anna Rita Larici et al. RadioGraphics 2011; 31:771–789.
CAPITOLO
7 POLMONITI E BRONCHIOLITI
Alessandro Maria Ferrazza, Paolo Baldassarri
I processi infettivi del tratto respiratorio inferiore possono rimanere localizzati a livello delle
vie aeree (tracheiti, bronchiti e bronchioliti) o raggiungere il parenchima polmonare (polmo-
niti). Sebbene nella diagnosi di un processo pneumonico la radiografia standard del torace
risulti comunemente uno strumento diagnostico sufficiente, in molti casi (e in particolare in
presenza di processi atipici o di interessamento bronchiolare), si rende necessario l’approfon-
dimento con esame HRCT.
Polmoniti
Ascesso I più comuni agenti patogeni sono i batteri anaerobi. Può presentarsi
Polmonare in diverse forme, dal semplice riscontro microscopico, all’estensione lo-
bare. Si presenta come cavità singole o multiple, isolate o all’interno di
una zona di consolidamento. Livelli idro-aerei sono evidenti nel 72%
dei casi.
Polmonite I più comuni agenti eziologici sono i virus e lo P. jiroveci; è caratterizzata
Interstiziale da edema ed infiltrato infiammatorio a localizzazione interstiziale (setti
e tessuto peri-broncovasale). L’associazione con una bronchiolite può
dar luogo ad opacità centrolobulari di tipo nodulare o lineare.
L’utilizzo della TC torace permette la visualizzazione di alcuni segni particolari che possono
permettere di guidare la diagnosi eziologica del processo pneumonico. Si descrivono i se-
guenti fenotipi radiologici:
celi (cavità ripiena d’aria a pareti sottili) è comune, osservandosi nel 50% dei pazienti
pediatrici e nel 15% degli adulti; comunemente si sviluppano nella prima settimana e
regrediscono spontaneamente in settimane o mesi. Un quadro particolare è la polmonite
stafilococcica su base ematogena, caratterizzata da noduli/masse bilaterali, con margini
scarsamente definiti o confluenti, a prevalente localizzazione subpleurica e con frequen-
te tendenza alla cavitazione; in circa il 70% dei casi questi noduli si sviluppano in prossi-
mità di un vaso arterioso (segno del vaso afferente, Fig. 7.2).
4. Batteri: Anaerobi
Sono la causa del 20-35% delle polmoniti comunitarie. Il pattern radiologico tipico è quello
della broncopolmonite con aree di consolidamento segmentarie. In caso di polmonite anaero-
bica da aspirazione di materiale contaminato (comune in terapia intensiva), la localizzazione
tipica riflette il flusso gravitazionale (segmenti posteriori dei lobi inferiori). La percentuale di
escavazione è compresa tra 20-60%.
6. Micobatteri atipici
Come nella TBC, i pattern radiologici possono essere eterogenei. Una forma comune è rap-
presentata da cavitazioni singole o multiple (20-60% dei casi). Un secondo pattern è rappre-
sentato da piccole (< 1 cm) opacità nodulare bilaterali, con distribuzione centrolobulare e
distribuite a chiazze; frequente inoltre il riscontro di bronchiectasie ed opacità a vetro sme-
rigliato.
7. Micoplasmi
Il Mycoplasma pneumoniae causa il 15% delle polmoniti comunitarie. Presenta un pattern
simile a quello delle polmoniti virali, con opacità alveolo-interstiziali (con aspetto a vetro
smerigliato), ispessimento delle cuffie peribroncovasali e consolidamenti lobari o segmentari.
Le linfoadenomegalie sono rare; più comune il versamento pleurico (20%), comunque unila-
terale e modesto.
8. Funghi
- Histoplasma capsulatum: le manifestazioni cliniche e radiologiche sono estremamente
variabili. Le manifestazioni tipiche sono:
- Istoplasmosi acuta: zone scarsamente definite di consolidamento parenchimale. Co-
mune la linfoadenopatia ilare (frequentemente calcifiche); possono associarsi bron-
chioliti.
- Istoplasmoma: Nodulo a margini netti di 0.5-3 cm, nella maggior parte dei casi a
livello di un lobo inferiore; talora associato a piccoli noduli satelliti. Spesso presen-
tano una calcificazione centrale (a bersaglio) o diffusa.
- Istoplasmosi cronica polmonare: zone di consolidamento segmentario a localizza-
zione apicale; si può avere la colonizzazione di bolle aeree con livelli idroaerei.
- Istoplasmosi cronica mediastinica: masse iliari o mediastiniche con componenti cal-
cifiche; si possono avere fenomeni ostruttivi a livello delle strutture bronco-vasali.
9. Virus
- Citomegalovirus: rara causa di polmonite in pazienti immunocompententi, diviene co-
mune in pazienti immunodepressi (AIDS o post-trapianto). Il quadro è solitamente ca-
ratterizzato da zone di attenuazione a vetro smerigliato, consolidamenti parenchimali e
opacità reticolonodulari a sviluppo bilaterale (Fig. 7.8).
CAPITOLO 7 – POLMONITI E BRONCHIOLITI 113
- Varicellavirus: si presenta con opacità nodulari di 5-10 mm, generalmente disposte nelle
zone periferiche ma con tendenza alla coalescenza in sede peri-ilare; può verificarsi una
progressione verso il consolidamento. Più raramente può presentarsi con focolai di cal-
cificazioni diffuse in entrambi i polmoni.
Bronchioliti
Diverse patologie polmonari si manifestano con flogosi dei bronchioli membranosi e respi-
ratori; ne consegue che gli aspetti radiologici delle bronchioliti siano estremamente variabili.
L’ispessimento delle pareti dei bronchioli o il riempimento degli stessi genera un quadro ca-
ratterizzato da noduli centrolobulari e opacità lineari (aspetto “ad albero in fiore”, Fig. 7.9);
questo aspetto è comune delle bronchioliti acute infettive e può associarsi ad opacità alveo-
lo-interstiziali.
Inoltre il restringimento del lume bronchiolare determina una riduzione della ventilazione
con vasocostrizione riflessa; la redistribuzione del flusso ematico genera aree di parenchima
con diversa attenuazione con aspetto a mosaico (“mosaic perfusion”). Un elemento caratte-
ristico della bronchiolite obliterante con polmonite organizzativa (BOOP) è invece il conso-
lidamento parenchimale (mono o bilaterale). Aree di opacità a vetro smerigliato sono altresì
comuni nelle bronchioliti respiratorie e nella BOOP. La seguente tabella riassume i diversi tipi
di bronchiolite e il corrispettivo aspetto radiologico e anatomo-patologico.
114 CAPITOLO 7 – POLMONITI E BRONCHIOLITI
Bibliografia
Viral pneumonias in adults: radiologic and pathologic findings by EA Kim et al. Radiographics. 2002 Oct;22
Spec No:S137-49.
Bronchiolitis obliterans organizing pneumonia: Pathogenesis, clinical features, imaging and therapy review by
Sara Al-Ghanem Sara et al. Ann Thorac Med. 2008 Apr-Jun; 3(2): 67–75.
Imaging of pulmonary viral pneumonia by T Franquet et al. Radiology. 2011 Jul;260(1):18-39.
CAPITOLO SEMEIOTICA E QUADRI DIAGNOSTICI
8 DELLE INTERSTIZIOPATIE
Alessandro Maria Ferrazza, Paolo Baldassarri
Pattern nodulare
Diagnosi Differenziale
Noduli con pattern random
Diagnosi comuni
Metastasi ematogene Forma e grandezza variabile dei noduli. Le neoplasie più
frequenti sono quelle del tratto gastrointestinale, polmone, seno,
melanoma e sarcoma.
Le metastasi ematogene calcifiche sono prevalentemente da
colon e ovaio specialmente se trattati con CHT, condrosarcoma
ed osteosarcoma.
Alone ground-glass: è apprezzabile in caso di emorragia
perilesionale.
In caso di metastasi miliari si osservano numerosi noduli della
stessa grandezza (tumori tipici sono il midollare della tiroide,
renale, testa e collo, ovarico e testicolare e melanoma).
Infezioni miliari Micobatteriche, da istoplasmosi o virali.
Emboli settici Associati a febbre. Cavitano in genere entro 24 ore
(Fig. 8.1 – in alto).
Prevalentemente in pazienti con linee centrali, endocardite
destra, abuso droghe e.v.
Talcosi intravenosa Noduli pin-point ad alta densità (dovute all’utilizzo di droghe e.v.
tagliate con talco).
Diagnosi meno comuni
Vasculiti Noduli dovuti a macrofagi repleti di emosiderina secondari a
emorragie localizzate. Alla TC visibili come aree di ground glass
(in genere distribuzione centrolobulare).
Diagnosi Differenziale
Noduli con pattern miliare
Diagnosi comuni
Tubercolare primaria o post-primaria Prevalentemente in pazienti immunocompromessi.
Espettorato in genere negativo, biopsia
transbronchiale spesso necessaria per arrivare alla
diagnosi.
Micobatteriosi Atipiche Spesso noduli centrolobulari ma occasionalmente
può dare un quadro miliare.
Infezioni virali In genere influenza e CMV.
Varicella ed Istoplasmosi Dopo la guarigione si può presentare con noduli
miliari calcifici.
Infezioni fungine Si può osservare nelle forme disseminate in pazienti
immunocompromessi.
Blastomicosi Simile a tubercolosi.
Metastasi Dai seguenti tumori: midollare della tiroide, renale,
testa e collo, ovarico e testicolare, melanoma.
Diagnosi meno comuni
Talcosi Secondaria ad abuso di droghe e.v.
Microlitiasi alveolare Noduli calcifici con risparmio della regione
immediatamente subpleurica (segno della
pleura nera).
Sarcoidosi e silicosi In genere noduli perilinfatici ma possono sembrare
miliari.
Istiocitosi a cellule del Langherans In genere noduli centrolobulari ma possono
sembrare miliari.
Polmonite da ipersensibilità In genere noduli centrolobulari ma possono
sembrare miliari.
Carcinoma bronchioloalveolare Noduli ground glass generalmente centrolobulari,
ma anche random e miliari in caso di
disseminazione ematogena.
Noduli densi o calcifici con pattern miliare possono essere dovuti alle seguenti patologie:
Istoplasmosi guarita, Varicella guarita, metastasi tiroidee dopo trattamento con I-131, Talcosi,
Microlitiasi alveolare.
120 CAPITOLO 8 – SEMEIOTICA E QUADRI DIAGNOSTICI DELLE INTERSTIZIOPATIE
Diagnosi Differenziale
Noduli con con pattern centrolobulare
Diagnosi comuni
Bronchiolite Secondaria ad infezione batterica, virale, fungina o micobatterica – tipica
infettiva nella forma tubercolare con diffusione endobronchiale.
Bronchiolite Patologia correlata a fumo (almeno 2 anni di storia di fumo), caratterizzata
respiratoria da macrofagi pigmentati intorno ai bronchioli respiratori. Interessamento
prevalente dei lobi superiori con noduli centrolobulari ed evoluzione in
enfisema.
Polmonite da Formazione di granulomi in risposta ad antigeni di vario tipo (polmone
ipersensibilità del contadino o dell’allevatore di uccelli). Interessamento prevalente dei
subacuta lobi superiori con risparmio delle zone inferiori e dell’angolo costofrenico
(aspetto tipico) con noduli centrolobulari che evolvono in cisti a pareti
sottili. Si può associare mosaic pattern.
Granulomatosi Patologia correlata con fumo verosimilmente legata a risposta allergica ad
a cellule del alcune componenti del fumo. Interessamento prevalente dei lobi superiori
Langherans con risparmio delle zone inferiori e dell’angolo costofrenico con noduli
centrolobulari che evolvono in cisti a parete sottile che possono aggregarsi
forma bizzarra.
Bronchiolite Legata ad iperplasia del tessuto linfoide associato ai bronchi (BALT) in
follicolare patologie come artrite reumatoide, sjogren, AIDS, infezioni, reazioni di
ipersensibilità. Noduli centrolobulari associati a noduli subpleurici e cisti a
pareti sottili e aree di ground glass. Si può associare ispessimento dei setti
interlobulari.
Diagnosi meno comuni
Aspirazione In genere aspirazione cronica di polveri di legumi. Caratterizzato da noduli
centrolobulari nei segmenti declivi.
Carcinoma Può avere aspetto di noduli centrolobulari quando è di piccole
bronchiloalveolare dimensioni.
Vasculiti Noduli centrolobulari ad opacità ground glass legati alla presenza di
macrofagi repleti di emosiderina secondari a emorragie localizzate.
Ipertensione In tutte le forme di ipertensione polmonare si possono avere noduli
polmonare centrolobulari dovuti ad arteriopatia plexogenica nell’ipertensione
arteriosa primitiva, a dilatazione capillare nella PVOD e a proliferazione
capillare nella PCH.
Insufficienza Si possono osservare noduli calcifici spesso raccolti a rosette negli stadi più
renale avanzati di insufficienza renale.
Papillomatosi Si osservano nell’1% e sono dovuti ad inseminazione del polmone per via
laringea endobronchiale. Noduli centrolobulari che tendono a cavitare in cisti.
122 CAPITOLO 8 – SEMEIOTICA E QUADRI DIAGNOSTICI DELLE INTERSTIZIOPATIE
Alcune patologie possono iniziare come pattern broncovascolare (per inalazione) ed evolvere
in pattern linfatico (per disseminazione).
Diagnosi Differenziale
Noduli con pattern perilinfatico
Diagnosi comuni
Sarcoidosi Noduli perilinfatici a localizzazione assiale dall’ilo con adenopatia ilare
e mediastinica. Possono aggregarsi in masse (alveolar sarcoids) che
possono contenere calcificazioni - tipico segno della galassia con
massa centrale circondata da piccoli noduli. Progredisce in fibrosi con
quadro reticolare.
Berilliosi Identico a sarcoidosi ma con esposizione professionale a Berillio.
Inalazione di Noduli perilinfatici a localizzazione assiale dall’ilo con linfoadenopatia
particelle di forma ilare. Possono aggregarsi in masse in sede dorsale. Progredisce in
rotonda fibrosi. Prevalenza nei lobi superiori (più ventilati). Le forme più tipiche
sono silicosi, pneumoconiosi da carbone (tipiche calcificazioni egg-
shell ilari nel 5% dei casi), talcosi e siderosi.
Linfangite Pattern perilinfatico prevalentemente assiale (75%). In genere legato
carcinomatosa ad adenocarcinomi. Differisce dalle pneumoconiosi perché in genere
risparmia interi lobi o un intero polmone, l’architettura polmonare
è risparmiata (mentre è distorta in sarcoidosi e silicosi), può essere
presente versamento pleurico (mai presente nelle pneumoconiosi).
Diagnosi meno comuni
Linphocytic Idiopatica o secondaria a infezioni HIV, EB, disproteinemia o S. Sjogren.
Interstitial Si presenta con noduli a pattern perilinfatico, cisti a pareti sottili (80%
Pneumonia (LIP) dei casi), e opacità ground-glass (100% dei casi).
Linfoma Non Hodgkin (25% dei casi) o Hodgkin (40% dei casi) con
coinvolgimento polmonare. Noduli polmonari > 1 cm spesso con
broncogramma.
Infezioni miliari Virali da CMV, tubercolari e fungine. Micronoduli polmonari più
spesso con pattern random o miliare ma possono mimare pattern
perilinfatico.
Bronchiolite Più spesso noduli con pattern centrolobulari associati a noduli
follicolare subpleurici, cisti a pareti sottili, aree di ground glass, ispessimento setti
interlobulari. Può mimare il pattern perilinfatico.
Sarcoma di Kaposi In pazienti con AIDS. Noduli con margine attenuato prevalentemente
periilari.
Amiloidosi Si può presentare con noduli perilinfatici a localizzazione
periferica (subpleurici) con ispessimento nodulare delle strutture
peribroncovasali ed ispessimento settale.
124 CAPITOLO 8 – SEMEIOTICA E QUADRI DIAGNOSTICI DELLE INTERSTIZIOPATIE
Si può osservare nel 60% dei soggetti normali in espirazione (massimo 1 lobulo per sezione
TC prevalentemente a livello lobi superiori e ventrali).
Può essere difficile da riconoscere se i lobuli sono quasi tutti iperdistesi.
Mosaic Pattern
Forme broncogene
Bronchiolite Si osserva attenuazione a mosaico nel 50% dei casi. Può essere
obliterante criptogenica, postinfettiva (in genere virale), tossica (da inalazione di
fumi come nel polmone dei riempitori di silos o da penicillamina),
secondaria a trapianto di midollo e polmonare (50% dei casi) o da
artrite reumatoide e malattie infiammatorie croniche intestinali.
Polmonite da Formazione di granulomi in risposta ad antigeni di vario tipo
ipersensibilità (polmone del contadino o dell’allevatore di uccelli, hot tub lung).
acuta-subacuta Caratterizzato da:
• noduli centrolobulari ground-glass che evolvono in cisti a pareti
sottili (1-14 cisti);
• mosaic pattern presente nell’85% dei casi;
• interessamento prevalente dei lobi superiori con risparmio delle zone
inferiori e dell’angolo costofrenico (aspetto tipico).
Bronchiolite In genere nelle forme virali. L’aspetto tipico sono i noduli
infettiva (virale) centrolobulari ma si può associare mosaic pattern.
Normale L’attenuazione a mosaico si può osservare nel 25% dei soggetti anziani
invecchiamento e non correla con l’abitudine tabagica.
del polmone
Fibrosi cistica In genere associato a bronchiectasie.
Mosaic patten Artefatto che si può osservare in caso di settaggio troppo piccolo
spurio della finestra polmonare.
Asma bronchiale Il mosaic pattern è raro, si osserva nel 3% dei casi, soprattutto nelle
forme di asma grave.
Enfisema In genere si osservano solo zone di minor attenuazione. Il mosaic
panlobulare pattern si può osservare nei lobi inferiori.
Forme arteriose
Ipertensione • Da cause vascolari (75%): tromboembolismo cronico, vasculiti,
arteriosa ipertensione polmonare primitiva, malattia polmonare veno
polmonare occlusiva (PVOD), emangiomatosi capillare polmonare (PCH).
In particolare le forme post-capillari (PVOD e PCH) hanno
caratteristiche aggiuntive:
– Ispessimento setti interlobulari
– Versamento pleurico
– Adenopatia mediastinica
• Da cause cardiache (10%)
• Da cause polmonari (5%)
128 CAPITOLO 8 – SEMEIOTICA E QUADRI DIAGNOSTICI DELLE INTERSTIZIOPATIE
Septal pattern
Ispessimento dei setti interlobulari dei SPL e sono visibili come brevi linee nella periferia
del polmone che arrivano alla pleura. Possono avere diversa morfologia: sfumati, nodulari,
irregolari.
Le diagnosi più comuni sono:
• Edema polmonare: sfumati (Fig. 8.8 A, 8.9).
• Fibrosi polmonare: irregolare.
• Linfangite carcinomatosa: sfumato o nodulare (Fig. 8.8 B). Si associano i seguenti quadri:
– prevalentemente pattern settale con ispessimento irregolare e nodulare;
– spesso risparmiati interi lobi o il polmone controlaterale;
– linfoadenopatia ilare.
Il Septal Pattern si può associare ad opacità ground-glass dando un quadro definito “Crazy
paving” pattern (Fig. 8.8 C) inizialmente descritto nella proteinosi alveolare dove il ground-
glass dipende da parziale riempimento alveolare con materiale proteinaceo ed il septal pat-
tern è dovuto ad ispessimento dei setti del SPL o accumulo di materiale alla periferia degli
spazi aerei.
Fig. 8.9 – Septal pattern con ispessimento liscio dei setti in paziente con edema
polmonare non cardiogeno da CHT.
130 CAPITOLO 8 – SEMEIOTICA E QUADRI DIAGNOSTICI DELLE INTERSTIZIOPATIE
Cystic pattern
Caratterizzato da spazi contenenti aria (o fluidi) con pareti più o meno definite. Per gravità
si ha maggior stiramento delle zone superiori quindi si localizzano prevalentemente a livello
dei lobi superiori.
Tutte le patologie che causano un pattern cistico aumentano il rischio di pneumotorace.
Alle prove funzionali si osserva inizialmente si osserva riduzione della diffusione di CO, poi
un quadro ostruttivo.
CAPITOLO 8 – SEMEIOTICA E QUADRI DIAGNOSTICI DELLE INTERSTIZIOPATIE 131
Cistic Pattern
Diagnosi comuni
Enfisema polmonare Dilatazione permanete degli spazi aerei distali fino ai bronchioli
terminali (fumo, deficit di alfa1AT, abuso di droghe ev). Può
essere centrolobulare, parasettale o panlobulare.
Granulomatosi a cellule Noduli centrolobulari che evolvono in cisti a parete sottile
del Langherans e possono aggregarsi forma bizzarra con risparmio delle
zone inferiori e dell’angolo costofrenico (correla con fumo,
probabilmente risposta allergica ad alcune componenti del
fumo) (Fig. 8.10 - sinistra).
Pneumatoceli Cisti a pareti sottili transitorie con risoluzione nell’arco di mesi.
Le principali cause sono:
• Polmonite da stafilococco
• Polmonite da Pneumocystis jirovecii in pz con AIDS (30%)
• Trauma
Diagnosi meno comuni
Linfangioleiomiomatosi Esclusivamente osservata nelle donne. Quadro TC caratterizzato
(LAM) da cisti uniformi su tutto il polmone che viene lentamente
sostituito (Fig. 8.10 - destra). Può dare come complicazioni
pneumotorace e versamento chiloso.
Polmonite da Evoluzione dei noduli centrolobulari in cisti a pareti sottili
ipersensibilità subacuta (in genere 1-14 cisti si osservano nel 10% dei casi).
Lynphocytic Interstitial Forma idiopatica o secondaria ad infezioni (HIV, EB),
Pneumonia (LIP) disproteinemia e S. Sjogren. Aspetto TC di cisti a pareti sottili
(80% dei casi in genere meno di 20 in numero), ground glass
(100%), noduli a pattern perilinfatico.
Desquamative Eziologia ignota, prevalenza maggiore nei forti fumatori.
Interstitial Pneumonia caratterizzata da cisti a pareti sottili (80%), in genere di piccole
(DIP) dimensioni, a livello dei lobi inferiori ed opacità ground-glass.
Idiopatic Pulmonary Quadro di honeycombing in sede basale o periferica (cisti su più
Fibrosis (IPF) file delle dimensioni di 0,3-1 cm). Può mimare il pattern cistico.
Papillomatosi laringea Caratterizzato da noduli centrolobulari a distribuzione gravitaria
che possono evolvere in cisti.
Coccidioidomicosi Infezione fungina endemica nelle regioni sud ovest degli USA
(Valley Fever). Caratterizzata nella sua forma tardiva da cisti a
pareti sottili spesso singole nei lobi superiore.
132 CAPITOLO 8 – SEMEIOTICA E QUADRI DIAGNOSTICI DELLE INTERSTIZIOPATIE
Reticular pattern
Reticular Pattern
Diagnosi comuni
Campi inferiori
Idiopatic Patologia idiopatica con quadro istologico di Usual Interstitial Pneumonia
Pulmonary (UIP).
Fibrosis (IPF) Temporalmente il pattern varia in diverse zone. Può essere primitiva (IPF),
secondaria a farmaci (CHT, nitrofurantoina, paraquat).
Quadro radiologico caratterizzato da pattern reticolare più evidente alle
basi e in sede subpleurica, bronchiectasie da trazione con distorsione
di pleura e strutture broncovascolari ed evoluzione in honeycombing
subpleurico (cisti di 2-25 mm disposte su più strati).
Non Specific Primitiva o secondaria a sclerodermia, artrite reumatoide, polimiosite/
Interstitial dermatomiosite.
Pneumonia Temporalmente il pattern è lo stesso in diverse zone.
(NSIP) Quadro radiologico caratterizzato da opacità ground glass che evolvono
in pattern reticolare con ispessimento settale più evidente alle basi e
periferica (risparmio dell’area immediatamente subpleurica in regioni
dorsali). Si associano bronchiectasie da trazione sproporzionate rispetto al
pattern reticolare (Fig. 8.12).
Campi superiori
Polmonite da Può mimare IPF e NSIP. Pattern reticolari con piccoli setti fibrosi che si
ipersensibilità estendono dal bronchiolo centrolobulare alla periferia del lobulo. La
cronica distribuzione è prevalente a livello delle regioni medie del polmone in